Letture per il fine settimana 15-5-2010

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Questa settimana: i fondamenti teorici del paternalismo obamaniano; come il governo italiano ha salvato l'universo; la proposta di Elena Kagan alla Corte Suprema USA; le elezioni in Nordreno-Westfalia; Enrico Letta sulle tasse; Paolo Ferrero sulla crisi greca; Steve Williamson sulla BCE.

Buona lettura e buon fine settimana.

  • Un lungo e interessante articolo di Andrew Ferguson sul Weekly Standard analizza il ruolo che sta giocando behavioral economics nel fornire i fondamenti teorici del paternalismo socio-politico obamaniano.
  • Phastido segnala il delirante comunicato governativo in cui ci si spiega che Berlusconi, di pirsona pirsonalmente, ha salvato il mondo. Come al solito la stampa internazionale, in mano ai comunisti, non ha dato il dovuto credito al nostro paese, continuando invece a screditarlo con tutte queste storie di mafia e corruzione. Sembra quasi di sentirlo urlare al telefono: Frauuuu Aaaangeeelaaa...
  • Due blog per chi vuole seguire la vicenda della nomina di Elena Kagan alla Corte Suprema statunitense. SCOTUSblog è un blog specializzato in legge costituzionale mentre Volokh conspiracy è di general interest per chi fa legge (voci di wikipedia qui e qui).
  • Andrea Mollica su Termometro Politico analizza con attenzione le elezioni del Nordreno-Westfalia che sono costate alla Merkel la maggioranza alla Camera Alta. Vale la pena di leggerlo perché delinea un quadro un po' più complicato di quello che è apparso sulla stampa.
  • Dopo Fassina, anche Enrico Letta si lancia in proclami di riduzione delle tasse in un articolo su Europa. In particolare afferma ''Oggi più che mai, a nostro avviso, dire "meno tasse" significa essere di centrosinistra.'' Come propaganda è un netto miglioramento rispetto a ''le tasse sono bellissime''. Ma la propaganda deve avere un minimo di credibilità. Noi siamo testardi, e quindi non possiamo fare a meno di osservare che Letta evita di dirci, come accuratamente ha evitato Fassina e come accuratamente evita il governo, quali spese vanno tagliate per compensare il minor gettito.
  • Paolo Ferrero, per chi non lo ricorda, è il segretario di Rifondazione Comunista. Sul suo blog, ci spiega che la crisi greca è un gigantesco complotto del Capitale contro i lavoratori. La sua ricetta è che la BCE stampi moneta e compri il debito di tutti gli stati dell'area euro, e in più che si nazionalizzino tutte le banche che si sono impegnate in ''attività speculative''. Lo dice sul serio, non è uno scherzo. Perché, chiederete voi, occuparsi di un personaggio la cui grottesca ignoranza è superata, in questo momento, solo dalla sua irrilevanza? Un po' perché è divertente. Un po' perché questo signore fino a un paio d'anni fa era ministro e niente affatto irrilevante. Un po' perché certe cose è bene segnarsele, nel caso in futuro qualcuno voglia renderlo meno irrilevante; per esempio proponendo di allearsi anche con lui pur di battere il centrodestra. Nel caso Ferrero non riuscisse ad intrattenervi per tutto il weekend, qui potete trovare il suo guru che sparla. Ma dove li trovano?
  • Cose di cui discutono, via email, i redattori di nFA: c'è correlazione fra omosessualità e pedofilia? Alcune fonti argomentano di sì, altre argomentano di no. Non scatenatevi troppo, per favore. Dati e fatti sono i benvenuti, elucubrazioni personali molto meno.
  • Per gli addetti ai lavori o per i seriamente curiosi di questioni monetarie: Steve Williamson spiega perché, a suo avviso, ora come ora le ultime decisioni della BCE non sono inflazionistiche.
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Commenti

Ci sono 25 commenti

Puo' essere che volevate linkare questo pezzo di Williamson?

Si', fatto casino. Grazie Antonio.

"La sua ricetta è che la BCE stampi moneta e compri il debito di tutti gli stati dell'area euro, e in più che si nazionalizzino tutte le banche che si sono impegnate in ''attività speculative''."

Bah, senza voler nulla togliere alla genialità di Ferrero, se gli stati devono intervenire massicciamente per salvare le banche che si sono impegnate in "attività speculetive" senza sapere quello che faceveno, tanto vale rilevarne il capitale, cioè nazionalizzarle de jure oltre che de facto.

Per il momento, in Europa almeno, il problema sembra essere l'opposto: le banche, ossia i risparmiatori privati i cui risparmi le banche intermediano - picccolo dettaglio, che tutti sembrano scordarsi in questa orgia di populismo che attraversa l'Europa: gli "speculatori" sul debito pubblico siete VOI!!! - stanno salvando gli stati che non riescono a pagare i debiti da loro accumulati.

Ossia: i risparmiatori privati, grandi, piccoli, medi e piccolissimi, stanno per il momento salvando i politici che hanno sperperato il denaro a loro prestato e/o raccolto via tasse sempre dalle medesime tasche!

Chi ritenga vero l'opposto (ossia che sono i governi che stanno salvando le banche) ha invertito la realtà nella propria testa. Evidentemente la casta ha vinto a mani basse: controlla come interpretate il mondo, esattamente come preti, frati, vescovi e papa facevano con le masse medievali.

Un lungo e interessante articolo di Andrew Ferguson sul Weekly Standard analizza il ruolo che sta giocando behavioral economics nel fornire i fondamenti teorici del paternalismo socio-politico obamaniano.

Più lungo che interessante dal punto di vista economico, punta a screditare la b.e., sulla base di facili ironie sugli esperimenti effettuati dai comportamentisti. In realtà l'articolo è una polemica a favore della mainstream neoclassica, che si è vista superata dalla b.e. nelle scelte di Obama. Non importa, l'articolo è un bell'esempio di polemica politica (ma, appunto, non di economia).

 

"E' di dominio pubblico che gli economisti non sono d'accordo tra loro. Discutono molto in pubblico, sono in disaccordo sulle cause della situazione presente e sulle politiche da attuare per migliorarla. Con una serie di etichette di ogni tipo designamo le diverse scuole economiche: i keynesiani a partire dalla Grande Depressione; i monetaristi con Milton Friedman, l'esponente più conosciuto che tiene alto il vessillo; più recentemente i sostenitori dell'economia dell'offerta con un vero e proprio establishment a Washington D.C.; il gruppo lievemente esoterico dei cosiddetti esponenti delle aspettative razionali [...]; naturalmente i pareggiatori di bilancio, e probabilmente ho tralasciato qualche altra razza lungo il cammino. Gli economisti sono in disaccordo sulle politiche che il governo dovrebbe attuare in materia economica e spesso sulle previsioni che formulano per l'immediato futuro dell'economia. Alla luce di questa confusione penso sia onesto chiedersi se l'economia sia una scienza, come qualcuno sosterrebbe."

                                                                Herbert A. Simon, 1988

 

Ovviamente la risposta è positiva, e più avanti Simon lo chiarisce. Qui mi interessava la citazione, perché cadeva a fagiuolo. Niente di nuovo sotto il sole (...ad avercelo, il sole).

Vedo che, alla fin fine, avevo fatto bene a mettere inizialmente il link anche ad un altro post di Steve sul tema inflazione. Rieccolo.

È lungo, nella parte centrale si fa una grande pippa sul Nuovo Monetarismo di W&W, continua a mio avviso a confondere il ruolo della (fiat) moneta qua currency con quello della (fiat) moneta qua credit (ossia, continua a non voler riconoscere che la variabile velocità a cui il circolante circola è determinata dall'attività creditizia del sistema bancario ed è determinante per l'andamento dei prezzi nominali, ma questo, Tony Apples, lo discutiamo il giorno 2 Giugno quando presento il mio paper da te a Oxford) e, ovviamente, occorre aggiustare al caso della ECB quello che dice per la Fed. Ma la sostanza del ragionamento la condivido (mica ci parliamo tutti i giorni per niente!) e si applica, mutatis mutandis, al caso euro e BCE.

In particolare, VincenzoP, non è vero che all'aumentare del passivo della banca centrale aumenta immediatamente la quantità di "circolante" (o credito) nell'economia reale. Come Steve spiega, come abbiamo visto succedere con la Fed da quasi due anni e come, da quanto capisco, la BCE intende fare si può "sterilizzare" pur aumentando il passivo. Basta convincere le banche a mantenere i fondi che sono stati loro trasferiti in cambio di titoli (pubblici europei, nel caso BCE, MBS, nel caso Fed) in excess reserves. Per fare questo, basta pagare un tasso attraente sulle riserve (l'IROR che SW menziona, che è una novità per la Fed ma non per le banche centrali europee e la BCE). Sino a che le banche trovano più conveniente "investire" in riserve presso la BCE non presteranno a privati. L'emissione di extra fiat money è, di fatto, sterilizzata in questa maniera.

Ovviamente fare questa operazione è "inflattivo", ma non nel senso comune della parola. È inflattivo dei valori patrimoniali delle banche, ossia dei loro corsi di mercato, ossia del mercato delle azioni in generale. Insomma, alimenta un'altra bolla finanziaria, se volete, ma non crescita del CPI. Spero questo risponda anche ai dubbi di Antonio sulla coerenza del mio argomento (e di Steve). Nota bene: coerenza. Non sto sostenendo di avere la sfera di cristallo, descrivo solo quando accaduto sino ad ora e lo scenario che mi sembra meno improbabile per il prossimo anno.

Vediamo lo scenario nei dettagli.

1. Le banche hanno titoli (debito greco o MBS, non fa differenza) comprati a 100 che al momento varrebbero, se realizzati, 70. Quindi dovrebbero mettere in bilancio perdite patrimoniali, ossia perdite di capitale.

2. La banca centrale (ECB o Fed) compra quei titoli a 95, quindi le banche fanno una perdita molto piccola. In cambio ricevono altro debito (pubblico) chiamato "moneta" e, teoricamente, di maggior qualità (motivo: i marines e le guardie di finanza tedesco-francesi sono più affidabili degli emissori di MBS e dei governi greco, spagnolo, eccetera).

3. La banca centrale riceverà gli interessi che arrivano sui titoli che compra e le perdite/guadagni in conto capitale. Notate che, per il momento, sembra essere andata bene sia a Fed che ECB, non hanno fatto perdite sul loro portafoglio. Le banche private, che ora hanno 95 di moneta, devono decidere dove impegnarla/prestarla.

4. La prestano alla banca centrale, lasciandola nelle riserve in eccesso. Su questo prestito la banca centrale paga un interesse, che va alle banche le quali, con tale interesse, migliorano il proprio conto economico.

5. Nel frattempo, ma è un'altra storia, la banca centrale presta anche a 0,25% o 1% alle medesime banche nel caso volessero comprare debito pubblico buono (quello garantito dai marines o dalla polizei) che rende un po' di più.

6. Sia 5. che 1. - 4. fanno salire i profitti delle banche. Esse hanno ricevuto assicurazione gratuita contro i loro investimenti in MBS e debito greco (chiunque fosse lì che cercava di vendere CDS privati ha perso nel suo investimento perché è arrivato l'assicuratore pubblico con il monopolio della carta moneta!) e, sul pagamento dell'assicurazione, ora ricevono e riceveranno un interesse garantito (IROR). Inoltre hanno accesso ad una arbitrage opportunity a cui non molti possono accedere: borrow overnight and invest in public debt at ten years.

7. Conclusione: tutta l'extra moneta emessa sta "inflazionando" i corsi delle istituzioni finanziarie. Come non mi stanco di ripetere da tre anni a questa parte: una "bolla" altro non è che "inflazione concentrata e settoriale". Follow the money, la regola non è cambiata. Solo che i cambiamenti nei mercati finanziari e nei meccanismi d'intervento delle banche centrali ora fanno fluire la moneta in rivoli e compartimenti diversi, più ristretti di prima. Se sia meglio o peggio non lo so, francamente.

Fine del mistero. Per il momento, ovviamente. Se quelle riserve scappano dalle riserve perché le banche private trovano più conveniente prestarle a destra ed a manca, allora il problema "inflazione" nel senso di "CPI che cresce" ri-spunt.

Vengo alla domanda di Giovanni Federico. Continuo nella medesima posizione di un mese fa, anzi rafforzata dalle scelte della settimana scorsa. Come ti dissi privatamente, la mia valutazione è che la scelta "euro" è irreversibile, sia per ragioni politiche che economiche. Costi quel che costi, Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Olanda e Spagna non molleranno. Slovenia e Slovacchia nemmeno, a mio avviso. Malta e Cipro non contano. Magari mollano Portogallo e Grecia, decidendo di diventare due paesi della nuova America Latina? So be it. Sarà più facile fare entrare la Turchia nella UE, il che mi sembrerebbe uno scambio vantaggioso per tutti noi. Detto questo, ossia che l'euro c'è e rimarrà, potrà svalutarsi e potranno esserci fenomeni inflattivi spinti dalla spesa pubblica di paesi come Italia, Spagna ed altri? Temo di sì. Ragione per cui NON acquisterei debito europeo a lungo con tassi fissi. Che l'euro si svaluti l'avevo previsto (ci ho pure scommesso, ma i keynesiani quando perdono non pagano mai ...) e credo farebbe bene visto che anche a 1,25 è ben al di sopra della PPP con il dollaro. Insomma: lo scenario che ritengo più probabile (un misto di lenta inflazione fiscale con strattoni monetari da ECB, tutto in un quadro di permanenza dell'euro che scende a 1,10 contro il dollaro) non mi sembra contradittorio. Ma, di nuovo, tutto dipende dalle scelte dei politici, quindi proibito fare previsioni serie. Assolutamente proibito.

P.S. Nessuno ha commentato sul fatto che, questo week end, il governo italiano ha all'improvviso scoperto di non avere i conti tanto in ordine come GT andava pomposamente sostenendo da due anni a questa parte!!! Nessuna osservazione seria da parte della cosidetta "opposizione" (ok, quello lo sapevamo già: oltre al populismo non vanno e quando c'è da discutere seriamente scappano, come provato dal mini dibattito con noi) ma nessuna osservazione neanche da parte dei colleghi de La Voce, di solito attenti ai voltagabbana voltremontiani ... e nessuna da parte nostra (che qualche volta bisogna fare l'altra ricerca!). Eppure il pollaio della casta si sta agitando alla grande ...

P.P.S. Ho fatto male ad andare a leggere La Voce. Ho trovato due articoli veramente in-condivisibili. Il secondo peggio del primo, devo dire.

Il primo di Marco Pagano che invoca la centralizzazione fiscale europea come "soluzione" ai problemi correnti. Possibile che si continui a cadere nell'illusione di poter risolvere problemi di incentivi e di moral hazard a colpi di proibizioni legislative e di devoluzione del "potere" a supposte tecnocrazie illuminate centrali, lontane da ogni tentazione elettoral-distributiva? Faccio davvero molta fatica a intenderne la logica. Forse che il centralismo fiscale italiano ha impedito al paese d'indebitarsi rovinosamente dagli anni '70 in poi? Forse che la Commissione o anche il Parlamento Europeo hanno saputo fare gli enforcers delle vuote promesse di Maastricht meglio di altre istituzioni? ... Marco teorizzò a suo tempo, con Francesco Giavazzi, l'utilità di farsi legare le mani attraverso Maastricht e l'euro ... visto che quel sistema non ha funzionato (chissà perché ... incentive compatibility anyone?) ora sostiene che occorre farsi legare anche i piedi fiscali dalla UE. Non oso pensare cosa proporrà di farsi legare la prossima volta: il collo?

Il secondo di Giancarlo Corsetti, che ci spiega ancora una volta la solita ricetta keynesian-suicida per uscire dalla crisi indebitandosi ancor di più ... solo che ora devono farlo gli altri per noi, che noi non possiamo più, altrimenti i mercati s'incavolano! Consiste, la ricetta del prode Corsetti, nel chiedere alla Germania (ed un pelino alla Francia) di spendere e spandere per far ripartire la famosa domanda aggregata. Certo, dice il nostro, che facciano investimenti per carità, non sia mai che io suggerisca la spesa corrente: gli investimenti pubblici, anche quelli che non ci si può permettere e magari servono a nulla come il ponte sullo stretto, son sempre produttivi, no? Tanto, si sa, è tutto un problema di domanda non di produttività, di spesa pubblica inutile, di carico fiscale eccessivo, di troppi parassiti ... Ah, se solo potessimo aumentare la domanda pubblica e fare un po' di svalutazione competitiva come ai tempi di Bettino, si risolverebbe tutto! Ed infine, siccome è tutta colpa della Germania e dei mercati che c'impediscono d'accedere alle nostre furbe soluzioni, che paghino loro, i tedeschi ed i mercati. Facciamo una bella ristrutturazione del debito e poi mandiamo avanti i tedeschi che, si sa, possono indebitarsi a go-go ... tanto, mal che vada, hanno la Bundeswehr!

 

 Controrisposta. Se tu dici che

 

Magari mollano Portogallo e Grecia, decidendo di diventare due paesi della nuova America Latina?

 

ammetti che alcuni governi possono decidere di uscire dall'euro "spontaneamente", sempre che qualcuno riesca a trovare un comma adatto nei trattati europei. In questo caso l'euro potrebbe non essere una scelta irreversibile. Quindi una delle sue caratteristiche essenziali viene a modificarsi. Poi si può discutere la percentuale di probabilità che ciascun paese "molli", e la spontaneità della sua scelta di "mollare" (vs. essere spinto fuori). Non dico che sia lo scenario più probabile - ma di fronte ad anni di stagnazione, sacrifici, calo dei salari reali etc. potrebbe diventare una scelta attraente.  Probabilità superiore a zero.

 

1) E' possibile avere un vostro commento su: I fondamenti teorici del paternalismo obamiano (lettura fine settimana del 15.05.2010) “ Behavioral economics—the governing theory of Obama’s nanny state" di Andrew Ferguson?

2) ... e suggerimenti per possibili letture, oltre a quelle già indicate da A. Bisin, su “Viva il paternalismo...” del 24 maggio 2007 di A. Bisin?

3) ed eventuali approfondimenti su "Il libertarismo dei raccoglitori di rifiuti nigeriani" (letture fine settimana del 01.05.2010)?

Forse chiedo un po' troppo... grazie mille in ogni caso.


si rende conto di quel che dice? quando leggo certe cose, rivaluto tremonti!

...è proprio questo il motivo per cui molti si sono buttati a dx, scegliere tra Ferrero e Tremonti può essere una tragedia ma è toccato farlo....