Letture per il fine settimana, 16-6-2012

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Questa settimana: come fare le privatizzazioni; le società dei comuni e i loro debiti; Olivier Blanchard sulla Lettonia; l'evoluzione dell'età pensionabile in vari paesi; il sistema elettorale greco. Crisi e diseguaglianza del redditoFamilismo amorale a Venezia.  

Buona lettura e buon fine settimana.

  • Ciclicamente, qualcuno si accorge che nello stato patrimoniale della repubblica italiana ci sono anche un sacco di attività, nella colonna a fianco delle passività. E ciclicamente a qualcuno salta in mente che quelle passività, comunemente chiamate debito pubblico, che sembrano causare tanti problemi e tanto nervosismo, potrebbero essere cancellate usando i proventi della vendita di alcune attività. Se ne parla un po' e poi non se ne fa niente o se ne fa poco. Va avanti così da un paio di decenni, mentre prima di liquidare le attività non se ne parlava proprio e si lasciava spensieratamente crescere il debito. Comunque, in questo ciclo apparentemente siamo ritornati al punto in cui a qualcuno è venuto in mente che qualche soldino si può ricavare. Restiamo molto dubbiosi, ma molto bene ha fatto l'Istituto Bruno Leoni a emettere prontamente un decalogo con elementari regole di buon senso su come fare le privatizzazioni. Sottolineiamo in particolare l'ultimo punto (''vendere solo a soggetti privati'') che, confessiamo, pare talmente ovvio che a noi non sarebbe nemmeno venuto in mente di ribadirlo. E molto male avremmo fatto, perché poi si leggono cose del genere sul decreto sviluppo dell'ineffabile Passera: ''Così già stamane all’esame del cdm potrebbe passare la cessione di Sace e Fintecna - oggi sotto il controllo del Tesoro - alla Cassa depositi e prestiti, esterna al perimetro della pubblica amministrazione''. Eh già, la Cassa DDPP è esterna al perimetro. In fondo è posseduta dal Tesoro per solo il 70%.
  • Per continuare a parlare di cose che sono fuori dal perimetro della pubblica amministrazione ma solo per finta, segnaliamo un interessante articolo del Sole 24 Ore sui debiti delle società dei Comuni (qui un quadro grafico). I dati sono tratti dal Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti.
  • http://www.handelsblatt.com/Per qualche strana ragione i paesi baltici sono saliti alla ribalta nella continua diatriba austerità sì/austerità no. Un utile articolo di Olivier Blanchard cerca di tirare le somme (guardando in particolare alla Lettonia) su cosa è effettivamente successo e su quali lezioni più generali si possono trarre dall'esperienza. La risposta mi pare sia: non molte.
  • Su Il Post viene ripreso un grafico originariamente pubblicato sull'Economist riguardante l'evoluzione dell'età pensionabile (solo maschile) in vari paesi. Confesso che i dati mi generano qualche dubbio, almeno per l'Italia. Apparentemente, nel 1970 l'età ufficiale di pensionamento era di 60 anni, e fin qui ci siamo, ma quella effettiva era decisamente più alta. Ossia, se capisco giusto, c'era tanta gente che continuava a lavorare dopo aver maturato il diritto alla pensione? Per il 2010 il grafico mette un'età di pensionamento inferiore ai 60 anni, e questo a me pare un errore. I lettori che ne sanno di più sono invitati a commentare.
  • Come sanno tutti quelli che non hanno orbitato per lo spazio negli ultimi 3 mesi, domani si vota in Grecia, e l'importanza dell'elezione probabilmente va un po' al di là della Grecia. Può essere utile quindi rinfrescare la nostra conoscenza del sistema elettorale greco. Devo dire che la regola secondo cui una riforma elettorale non entra in vigore immediatamente ma solo dalla elezione posteriore alla successiva mi pare ben pensata. Lo stesso, sembra che i greci abbiano cambiato il sistema 4 volte nell'ultimo ventennio o giù di lì.
  • Molti di questi tempi sostengono l'esistenza di un nesso causale tra disuguaglianza del reddito e crisi finanziaria. Nei dati, poca cosa. Qui un paper recente (anche se - giudizio di storico - un po' quick and dirty).
  • Troviamo in un post di Facebook di Francois Velde e non resistiamo:

 

La natura nostra veramente è tal, chè facilmente acconsentimo à amici che ne richercha di qualche satisfattion, et di qualche commodo; il costume di questa città inveterato, et immutabile, è di tal sorte che difficilmente si da repulsa à chi domanda qualche servitio; i rispetti d'interesse d'ambition, o di parentado, o d'altro commercio son così potenti appresso di noi, che superan qualunque impedimento che dalla legge, dalle provision, et dal principe medesimo possa esser opposto. Semo nati con questa inclination, si educhemo in questo modo, si nutrimo in questi pensieri, non potemo quasi se non operar di questa maniera.
Sen. Tommaso Contarini (1584)

 

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Commenti

Ci sono 60 commenti

 In teoria le privatizzazioni sono assolutamente auspicabili. In pratica sono convinto che in questo momento siano un errore anche se le indicazioni dell'Istituto Bruno Leoni fossero seguite alla lettera, il che appare perlomeno  improbabile.

La ragione è molto semplice.  Qualsiasi riduzione del debito pubblico e quindi della spesa per interessi sarebbe un'ottima scusa per mantenere o addirittura aumentare la spesa corrente, esattamente come successe nel 2002-2008. Alla fine ci ritroveremmo con una spesa corrente al netto degli interessi/PIL più alta e senza gli assets. 

se si vede il patrimonio come garanzia del debito e se ne aliena la parte più appetibile e commerciabile per ridurre il debito la parte residua (del debito) sarà meno garantita (patrimonio residuo meno appettibile, commerciabile). Ciò potrebbe avere addirittura un effetto negativo sullo spread. L'operazione potrebbe risultare meno critica se si riducesse in modo selettivo il debito in mano agli investitori esteri. Ogni riduzione del debito comporterebbe comunque una minore spesa per interessi.

Ci sono assets che danno luogo a monopoli nazionali: poste, ferrovie; altri a monopoli locali come  trasporti su gomma, smaltimento rifiuti, acquedotti, distribuzione  gas, e certamente la lista è ancora più lunga. Alcune di queste attività sono regolate in modo ridicolo: le prime due, per esempio. Nè le cose vanno molto meglio per le altre. La loro cessione obbligherebbe a liberalizzare quei mercati. Fosse solo per questo la vendita sarebbe benvenuta.

Il tuo argomento può essere riassunto sotto il titolo "abbiamo una classe dirigente di inetti". Indubbiamente vero. Però questo non può rappresentare un ostacolo a qualunque manovra di buonsenso. Perché se vale per le privatizzazioni, allora vale anche (a fortiori) per la riforma delle pensioni. E anche per la riforma, che so, del trasporto pubblico locale. Qualunque intervento teso a ridurre una singola voce di spesa, apre una finestra di opportunità per aumentare un'altra voce a saldi costanti. Non c'è dubbio che tanto le privatizzazioni degli anni Novanta, quanto il "grace period" di bassi tassi di interesse garantiti dall'euro nei Duemila siano stati utilizzati così. Ma davvero pensiamo che non ci sia più alcuna speranza per questo paese? E, soprattutto, davvero pensiamo che la certezza di morire seppelliti sotto il peso di debito e interessi sia preferibile al rischio, per quanto alto, di morire seppelliti sotto il peso di debito e interessi leggermente più bassi e altre spese correnti leggermente più alte?

ho dato un'occhiata al grafico e mi pare che ci sia un errore evidente anche nel punto della aspettativa di vita. Quella italiana dovrebbe essere tra le piu' alte del mondo (comunque 3 anni piu' dei tedeschi) mentre nel grafico sembriamo uguali agli altri o anche meno longevi (per lo meno vedo il punto italiano inferiore a quello dei tedeschi).  I dati di riferimento per una verifica sono qui.

 

si leggono cose del genere sul decreto sviluppo dell'ineffabile Passera: ''Così già stamane all’esame del cdm potrebbe passare la cessione di Sace e Fintecna - oggi sotto il controllo del Tesoro - alla Cassa depositi e prestiti, esterna al perimetro della pubblica amministrazione''

 

Dopo uscite come questa non si lamenti il governo italiano se chi acquista i titoli di Stato chiede 5% di interesse piu' che per quelli tedeschi, nonostante l'alluvione di liquidita' garantita da Draghi. Cosa dovrebbe pensare un investitore di fronte ad un governo di tecnici che fa questo genere di scadente gioco delle tre carte?

e quindi capire che non è certo che derivi da queste cose lo spread.

suggerimento per la prossima rassegna di articoli. programma di fassina o del pd?