Letture per il fine settimana, 18-12-2010

/ Articolo / Letture per il fine settimana, 18-12-2010
  • Condividi

Questa settimana: un simposio su behavioral law and economics; e se la Scala chiudesse?; la crescente disuguaglianza del reddito negli USA e i suoi possibili effetti; disuguaglianza e crisi finanziarie; federalismo fiscale e meccanismi premiali; Peter Orszag va a Citigroup.

Buona lettura e buon fine settimana.

Indietro

Commenti

Ci sono 22 commenti

Ma sopratutto: chi ci va alla Scala? I soldi pubblici che lì si spendono/investono che beneficiano? E perché si  ritiene che certe forme di cultura siano così meritorie di tutela che il loro costo deve gravare su tutti noi? Perché io ho il sospetto che alla fin fine la Scala, e i suoi riti penosi di uova, animalisti e ribelli vari (che qualche anno dopo si scambiano le parti in concerto: da contestatori a contestati) sia un po' come il golf: dobbiamo pagare perché ci siano campi da golf in ogni capoluogo di provincia?

Comunque Ceronetti, da quello che avevo letto, è una specie di Massimo Fini in versi...insomma handle with care...

questo articolo de lavoce.info mostra l'andamento del fondo unico per lo spettacolo negli ultimi 20 anni. Mentre in termini nominali non ci sono stati grosse variazioni, in termini reali e' calato del 50%.

non so bene come si finanzino i teatri d'opera in altri paesi, tuttavia questo articolo dice che per la san francisco opera, una delle migliori negli states, i proventi dei biglietti sono circa il 35% del budget, mentre le donazioni individuali (di privati e business) rappresentano circa il 50% delle entrate.

qualcuno conosce i bilanci dei teatri italiani e quanto gli aiuti incidano nelle entrate? per la scala ho trovato questo, ma credo che sia solo l'associazione che raccoglie donazioni per la scala, non l'effettivo bilancio del teatro. (in ogni caso, se effettivamente quello da me linkato descrive le donazioni private alla scala, le differenza con le donazioni private alla sfopera sono enormi: parliamo di 600mila euro contro 34milioni di USdollars)

Beneficiano registi, allestitori, costumisti, cantanti, orchestrali, coristi, direttori d'orchestra, maschere. 

Conosco l'ambiente indirettamente, perché mio padre ha lavorato alla Scala - come contante solista - dal dopoguerra fino al pensionamento negli anni 70. Mi parlava spesso degli sprechi in sceneggiature milionarie, perdite di tempo innescate ad arte (è il caso di dirlo) per poter accedere al lavoro straordinario. 

Insomma la pioggia di soldi fa male, piu' della carenza. Alimenta una casta arrogante dove il favoritismo la fa da padrone e dove i meriti sono messi da parte. 

Devo dire che l'intervento di Ceronetti spinge a mio avviso verso un esame del rapporto tra cultura e potere, tra elite intellettuali (registi in primis) ed il mondo della politica. Quasi un mese fa scrivevo in un altro forum queste parole, sul tema del rapporto cultura potere:

"Gli intellettuali sono una lobby molto forte ed il loro parere sempre ben espresso in modo forbito e completo, come si conviene ad uno che ha studiato, trova tutti i canali per essere comunicato ai 4 venti. Se qualche cosa non va un regista non deve salire con gli attori sul tetto o su una gru, come fanno invece precari e clandestini. Contemporaneamente il potere è sempre molto attento a cio' che dice il mondo della cultura. Il legame è doppio: Il potere ha bisogno di essere sostenuto dalla cultura (soprattuto nei regimi) e il mondo della cultura ovviamente vuole essere pagato per il sostegno che dà. Il sostegno dello Stato, inoltre (e questa è a seconda ipotesi che faccio) il sostegno non è basato sul merito. Bene o male il mercato determina il successo o meno di un artista (e sistemi come youtube stano a dimostrare che nel campo audiovisivo ci si puo' affermare nel mondo anche senza soldi dello stato, basta essere bravi anche se si è sconosciuti) e con le nuove tecnologie si possono fare ottime cose anche con pochissimi fondi. Ho come il sospetto che allora i finanziamenti dello stato vadano, invece che a salvare pompei e costruire strutture museali nuove, ad alimentare una pletora di questuanti di dubbia qualità ma appartenenti ad una lobby piu' forte di altre. In fondo quelli bravi i soldi li trovano oggi, come li trovavano nel rinascimento, quando Bondi ancora non c'era. 

Noi invece siamo riusciti, per finanziare la cultura, ad inventare una tassa su un gioco d'azzardo (tra l'altro di tipo "non equo") come il superenalotto. In pratica si tassa l'ignoranza per finanziare la cultura. Grottesco."

Francesco 

La cosa per me più inspiegabile del finanziamento pubblico all'opera lirica è l'ammontare di certi emolumenti nel settore. Abbiamo avuto direttori di orchestra che percepivano diversi milioni di euro di compenso o pretendevano opere pubbliche per dirigere l'orchestra del teatro lirico "più famoso" del mondo. A che titolo sono dovuti quegli emolumenti ? Dove è il ritorno economico ?

Se l' NBA dovesse venir finanziata pubblicamente perchè è "qultuva" dubito che Gallinari o LeBron percepirebbero gli stessi stipendi, perchè i direttori di orchestra no ?

Interessante l'obbligo di inventario di fine legislatura regionale e giusta l'osservazione che sarebbe necessario un'inventario di inizio legislatura (anche se probabilmente gli uffici tecnici non avrebbero molta voglia di fare le stesse cose ad un mese di didstanza...).

Le mie obiezioni al "federalismo fiscale" alla Calderoli permangono:

- Come si può pensare che il meccanismo di premi e punizioni possa funzionare finché viene assegnato in responsabilità all'Esecutivo Nazionale, cioé la causa maggiore degli attuali squilibri clientelari dell'Italia

- Perché a maggiori vincoli finanziari imposti alle regioni (a cui si spera si associ una maggior capaicità finanziaria in entrata ed in uscita), non si associano maggiori vincoli anche all'Esecutivo Nazionale. Una norma che preveda vincoli da rispettare solo per gli enti locali e non per il governo centrale non può definirsi federalista.

Sinceramente troverei molto interessante questa norma applicata non alle giunte regionali, ma al governo nazionale:

"Il presidente della giunta regionale rimosso dal suo incarico è da ritenersi, ex lege (comma 3), conseguentemente interdetto da qualsiasi carica pubblica per un periodo di dieci anni, con contemporanea riduzione del 30% del rimborso delle spese elettorali spettante alla lista
ovvero alla coalizione che lo ha candidato."

Sinceramente queste norme mi sembrano un modo per la Lega Nord per "punire" (attraverso gli strumenti dello Stato Centrale) le Regioni del Sud, più che norme di uno Stato federale, dove, stante l'autonomia finanziaria di entrata e spesa delle Regioni, le Regioni inefficienti si puniscono da sole in seguito alla propria inefficienza.

Il fatto poi che il Governo Centrale mantiene il controllo e la discrezione di come applicare sanzioni e premi, implica che i politici ed i dirigenti di Regioni sprecone, ma dal colore politico giusto, potranno continuare a dormire sonni tranquilli.

P.S. Magari ho letto male, forse non ho capito bene il documento, mi piacerebbe un commento di qualcuno che ne capisce qualcosa di finanza pubblica di alto livello.

P.S. 2 E' oramai enorme il fastidio di molti amministratori comunali riguardo al fatto di essere obbligati a vincoli fortissimi di spesa ed entrata, mentre l'amministione dello stato continua a spendere e spandere irresposabilmente (talvolta aiutando en passant amministrazioni locali fallimentari).
E' un sondaggio, questo fastidio con tali norme è destinato ad aumentare oppure no?

 

 

Le mie obiezioni al "federalismo fiscale" alla Calderoli permangono:

- Come si può pensare che il meccanismo di premi e punizioni possa funzionare finché viene assegnato in responsabilità all'Esecutivo Nazionale, cioé la causa maggiore degli attuali squilibri clientelari dell'Italia

 

Osservazioni condivisibili.  Secondo me bisogna distinguere due piani:

  1. I decreti sul federalismo fiscale non hanno praticamente nulla a che fare con con un vero federalismo come si e' realizzato nei Paesi federali conosciuti, come ad esempio Svizzera e USA. In un contesto di federalismo genuino e sano, che sarebbe utile anche in Italia, gli enti federati hanno alcune competenze esclusive ben definite sia sulla spesa pubblica sia sull'imposizione fiscale, e su tali materie, che secondo Costituzione rimangono fuori dall'autorita' federale, rispondono esclusivamente di fronte agli elettori locali. E' evidente che predisporre controlli e sanzioni sull'operato degli amministratori locali e' uno strumento, anche utile e positivo, ma corrispondente ad un'impostazione statal-centralista e non federalista. E' un'osservazione che avevo gia' fatto diverso tempo fa commentando la bozza Calderoli: una versione scadente e statalista di federalismo, molto "italiana", per quanto contenente anche buone intenzioni e norme utili e positive. Le attenuanti che si possono concedere a Calderoli sono le limitazioni culturali diffuse nel Belpaese, dove la netta maggioranza e' incapace di vedere oltre l'usuale statal-centralismo, e gli ingombranti vincoli imposti dalla verbosa e scadente costituzione federale approvata dall'Ulivo nel 2001, che incorpora i principi dello statal-centralismo all'italiana riservando allo Stato centrale competenza esclusiva o concorrente su praticamente ogni aspetto dell'azione pubblica.
  2. preso atto che rimaniamo dentro lo statal-centralismo, le sanzioni sugli amministratori locali responsabili di dissento finanziario sono positive.

 

- Perché a maggiori vincoli finanziari imposti alle regioni (a cui si spera si associ una maggior capaicità finanziaria in entrata ed in uscita), non si associano maggiori vincoli anche all'Esecutivo Nazionale. Una norma che preveda vincoli da rispettare solo per gli enti locali e non per il governo centrale non può definirsi federalista.

 

Avrebbe poco senso imporre vincoli allo Stato centrale, specie in decreti attuativi del federalismo fiscale. Non credo si possa fare questa critica ai decreti di cui si parla, questa critica puo' essere semmai indirizzata a chi ha scritto e approvato la Costituzione vigente.

 

 

Sinceramente queste norme mi sembrano un modo per la Lega Nord per "punire" (attraverso gli strumenti dello Stato Centrale) le Regioni del Sud, più che norme di uno Stato federale, dove, stante l'autonomia finanziaria di entrata e spesa delle Regioni, le Regioni inefficienti si puniscono da sole in seguito alla propria inefficienza.

 

Non condivido l'affermazione: le norme sono neutre rispetto a Nord e Sud, e lo Stato centrale da' di fatto (e continuera' a dare secondo i decreti in preparazione) a tutte le Regioni risorse comparabili, con uno sbilancio ed una preferenza a favore del Sud finora, generalmente, che forse questi decreti attenueranno.

 

Il fatto poi che il Governo Centrale mantiene il controllo e la discrezione di come applicare sanzioni e premi, implica che i politici ed i dirigenti di Regioni sprecone, ma dal colore politico giusto, potranno continuare a dormire sonni tranquilli.

 

Questo rischio e' effettivamente presente, si tratta dell'usuale applicazione delle norme secondo le tradizioni italiane, e anche questo governo ha dato prova di rimanere nella tradizione.  Preso atto pero' che anche per limitazioni culturali italiane un federalismo decentemente onesto non e' possibile, e' sempre meglio che norme del genere esistano piuttosto che no.

 

In verita', in verita', l'idea e' ottima. Al sottoscritto che venera(va) tebaldi e/o callas (dipende molto da come mi sveglio al mattino) l'idea di chiudere appare eccellente, checche' ne dicano valeria marini e letizia moratti.

Il sunto e' lapidario (essendo sia breve che scolpibile su lapide funeraria): un gusto di pochissimi deve venir pagato da moltissimi per dar adito a otto/nove/ottantanove stronzette che esisbiscono il vestitino acquistato da ZARA/plus. Il resto son chiacchere. 

Una volta chiuse queste baracche (le fenice/scale/petruzzelli di bayreuth) la musica (che e' una cosa seria) il canto (che e' una cosa serissima) fiorisce a modo suo, esempi son molti, i miglior dei quali sono le perfettamente riproducibili.

Un recente studio (si noti non proprio delle  ali estreme del partito comunista palestinese, ma di a. Enterprise inst) lo potete osservar qui 

http://www.american.com/archive/2007/july-august-magazine-contents/america2019s-opera-boom