Letture per il fine settimana, 18-9-2010

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Questa settimana: due secoli di relazione tra reddito pro-capite e aspettativa di vita; la fuga dei giovani dalla Grecia; una breve storia della privatizzazione Enel; Fini e il federalismo; la politica siciliana; ancora sul voto ''all'australiana''.

Buona lettura e buon fine settimana.

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Commenti

Ci sono 21 commenti

Quelli di Gapminder avevano fatto un bellissimo seminario a TED, dove ci sono anche altre cose piuttosto interessanti. In generale, per chi fosse interessato alla rappresentazione grafica di materiale quantitativo, c'e' il grande Edward Tufte.

Qui il link alla pagina TED su Hans Rosling, sulla colonna di destra si può andare a vedere i suoi talk (alcuni anche sottotitolati in italiano). Buona visione!

Non ho statistiche alla mano, ma penso che una sostanziale differenza tra i giovani greci e gli altri giovani dell'area mediterranea (PIGS) sia una maggiore conoscenza della lingua inglese.

OT: Il governo greco vuole emettere i "diaspora bonds" per finanziarsi a tassi inferiori a quelli di mercato...

uk.news.yahoo.com/22/20100915/tbs-uk-greece-finmin-4210405.html

Credo anch'io che la % di giovani greci con un inglese fluid sia elevata, sicuramente più elevata rispetto all'Italia. 

mah non so questa mi giungerebbe nuova. Conosco greci che abitano a Londra da anni e ancora quando dicono house sembra un Tornado in fase di decollo. Per non parlare dei miei compagni greci del master che studiavano sistematicamente con il vocabolario sotto mano impiegando ore e ore in traduzioni dall'inglese al greco.

Ancora novità.

Mi sembra che l'articolo di Costa sia un'ottima sintesi anche se trascura un paio di particolari: nel terzo governo Lombardo (quello creato dopo la creazione del PDL Sicilia per capirci), sono entrati due assessori "in orbita PD" nel Governo: Pier Carmelo Russo all'Assessorato Energia e il Prof. Mario Centorrino (UniMessina, economia) come Assessore alla Formazione (btw, il POR FSE 2007-2013 ha una dotazione di 2,1 mld di euro, giusto per capire). Ergo, il PD e' in ballo da mooolto tempo (ed e' per questo che ci sono stati scontri molto duri all'interno).

L'articolo sull'Enel è molto interessante, tuttavia la mia percezione come cliente Enel (da privato cittadino) è diversa da quanto lì riportato.

Ho trovato i costi aumentati (magari poco in termini relativi ad altri paesi, ma questo non lo posso percepire), la possibilità di comunicare con l'azienda per supporto è rimasta pessima, il nuovo contatore ha creato continuamente problemi di distacco per superamento potenza che prima non avevo o che erano risolvibili tramite relè differenziale (il contatore è in cantina ogni volta che salta giù son sei piani da fare).

Certo ora è possibile rivolgersi ad aziende concorrenti ma le offerte (analizzandole) non mi son sembrate così interessanti da imbarcarsi in un contratto biennale. Davvero non era possibile far meglio nella liberalizzazione (intendo nell'ottica del cittadino)?

 

Interessante anche questo sull'argomento energia e suoi costi in Italia.

Per trovare l'offerta più interessante per te puoi andare a guardare sul sito dell'Autorità Energia, che ha organizzato un apposito servizio:

www.autorita.energia.it/it/consumatori/consumatori.htm

www.autorita.energia.it/it/trovaofferte.htm

La faccenda del contatore è un poco più complicata: mentre la fornitra di elettricità è un mercato (più o meno) competitivo, la distribuzione è un monopolio naturale. Pertanto anche se dovessi cambiare fornitore, manterresti il contatore esistente.

Qui trovi un'ampia trattazione sul mercato elettrico: www.autorita.energia.it/allegati/relaz_ann/ra09_1_2.pdf

Comprendo che il fine del'articolo di Tito Boeri e Massimo Bordignon sia quello di evidenziare una tendenza politica, ovvero il tentativo di far nascere uno o più "partiti del sud" (tra questi probabilmente i finiani, ma prima di loro e con alterne fortune Lombardo in Sicilia, la lega dei sindaci di Bassolino...) su basi populiste e con connotazioni fortemente territoriali. Niente da aggiungere sul punto.

Ma dire che differenziare i costi standard è "un ossimoro (che standard sono, se non standardizzano?)", dato che "ogni differenza di costo unitario nel fornire queste prestazioni, nello spirito della legge delega sul federalismo, è attribuibile a sprechi e inefficienze, a errori di programmazione e di coordinamento delle amministrazioni che spendono di più", mi fa specie.

Su nFA più volte si è detto, credo di ricordare in alcuni articoli di Alberto Lusiani, che il mantenimento di salari nominali per i dipendenti pubblici uguali al nord come al sud sia una stramberia che influisce sui salari contrattati nel mercato privato, nel senso di mantenere alti i salari nelle regioni meno produttive là dove invece gioverebbe che questi scendessero un po'. Vista la natura labour-intensive di larga parte dei servizi pubblici, non credo sia follia pretendere una parametrizzazione dei "costi standard" su base territoriale in funzione di tali differenze, quindi attribuire costi più bassi alle regioni meno produttive. Altrimenti, il costo standard uguale per tutti e fatto pari a quello osservato nelle regioni più produttive, posto che queste risultino anche le più efficienti a gestire la spesa pubblica, viene ad incorporare un trasferimento occulto a vantaggio dei dipendenti pubblici delle regioni meno produttive.

E se pure si vuole accogliere la tesi per la quale i dipendenti pubblici in questione fanno lo stesso lavoro ed esprimono la medesima produttività, quindi devono essere pagati egualmente in tutte le regioni indipendentemente dai salari espressi dal mercato del lavoro locale (una tesi discutibile, ma nel'Italia della Triplice funziona così), non dovrebbe essere il salario reale, e non il nominale, ad essere equalizzato in modo da garantire la medesima capacità di consumo in loco? E quindi di nuovo, ciò richiede costi standard parametrati al costo della vita. Dove sta, in questo ragionamento, l'ossimoro di cui parlano su LaVoce?

Mi sembra abbia riscosso poco anche interesse il fatto che Fini abbia "endorsed" esplicitamente l'idea che il cosiddetto quoziente familiare sia il modo più equo per pagare le tasse.

Mi sembra che sia un altro punto forte del secondo pilastro, se non in ottica territoriale, quanto meno familista-corporativista.

 

Diego, hai formalmente ragione, ma fammi fare un paio di precisazioni (disclaimer: sono amico personale sia di Tito sia di Massimo).

1) Che le deviazioni dai costi standard siano sempre la conseguenza di sprechi e inefficienze non è la posizione di Massimo e Tito ma, come dicono loro, è lo spirito della legge delega sul federalismo. Avendola letta anch'io ho avuto la stessa impressione. Inoltre, anche se qua e la c'è qualche riferimento a una potenziale maggiore autonomia nel determinare i contratti nel pubblico impiego, questa possibilità è stata completamente ignorata nel dibattito successivo. Questo è anche più importante della lettera della legge, dato che tale lettera è molto ambigua e dice ben poco.

2) Alla luce del punto precedente sarebbe da ingenui totali presumere che Fini abbia in mente di fissare costi standard più bassi per le regioni del sud. E' ovvio che sta pensando al contrario, ed è questo che Massimo e Tito hanno giustamente discusso.

Secondo me Fini ha in mente soprattutto il Lazio, regione in cui ha una buona potenziale base di consenso di ex AN e che ha costi (soprattutto per la sanità) fuori misura. C'è una bella fetta di PdL che in quella regione è alla finestra, incerta se seguire il nuovo duce o quello vecchio. Se il vecchio si mostra più sensibile alle loro esigenze finanziarie, beh, questo li aiuterà a decidere.

Anche Google sta timidamente muovendosi in questa direzione con Public Data Explorer, che pare usi le stesse API di Gapminder.

Qui i dettagli: http://www.google.com/publicdata/faq, hanno comprato (google) la tecnologia di visualizzazione di gapminder, ma per ora almeno non c'e' una data api. Qualcuno ad eurostat dovrebbe prendere nota e buttare il catorcio che hanno e fare un accordo con google per la distribuzione dei loro dati. 

Lettura per il fine settimana... prossimo.

E' uscito "Dossier strage di Bologna. La pista segreta." di Gabriele Paradisi, Gian Paolo Pelizzaro e Francois de Quengo de Tonquédec.

Il libro ricostruisce gli scenari dell'epoca della strage, e attraverso documenti, dichiarazioni dei protagonisti, strafalcioni incredibili e sottili manipolazioni, arriva a delineare una pista rimasta segreta per 25 anni, movente, mandanti ed esecutori materiali.

Alla base del libro c'è il precedente lavoro di Pelizzaro e dell'altro consulente della commissione Mitrokhin, Lorenzo Matassa, che ha portato all'apertura di una nuova inchiesta da parte della procura di Bologna la quale a sua volta ha indotto il presidente Napolitano a dire che l'indagine potrebbe portare a sviluppi imprevedibili. Probabilmente gli sviluppi sono imprevedibili non tanto per quanto riguarda mandanti ed esecutori, ma piuttosto per tutti quelli che si sono mossi per nascondere e depistare.

I depistaggi ad opera dei servizi segreti iniziano subito dopo la strage, segno che per qualcuno i misteri non sono mai esistiti, e continuano fino ad epoca recente, con funzionari che cancellano informazioni importanti da comunicare al governo e parlamentari che modificano il significato dei documenti, con il risultato di riuscire quasi a fornire un alibi ai terroristi.

Perchè scrivo queste cose su questo sito?

Quando si diffondono menzogne in campo economico si può pensare che siano dettate dal bisogno di difendere l'orticello. Ma l'orticello non è fatto solo di soldi, è fatto anche di amicizie, rapporti, vicende.

Questo è un esempio di vicenda passata sui cui le menzogne ripetute si sono trasformate in verità; non è l'unico caso.

Non credo che compreró il libro, ma per curiosità quale sarebbe la pista?