Letture per il fine settimana 20-3-2010

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In questo numero: Italia vs. Grecia, voto disgiunto alle regionali, l'involuzione del pensiero economico del PD, il disegno di legge 1167-B sull'arbitrato nelle cause di lavoro.

Buona lettura e buon fine settimana.

  • Mike Dicks, Chief economist a Barclays Wealth, discute in un articolo del Financial Times i pericoli presentati dai paesi dell'eurozona. L'articolo è pessimista sull'Italia, a partire dal titolo (che però almeno è in forma dubitativa).
  • Su Termometro Politico una analisi dei voti ai candidati governatori vs. voti alle liste di partito alle ultime regionali. Alle regionali si vota sia per il candidato governatore sia per i partiti che dovranno occupare i seggi del consiglio regionale. E' possibile votare solo il governatore oppure (tranne che nelle Marche) per un candidato governatore e per un  partito di altro schieramento. L'articolo propone un'analisi quantitativa di questo effetto. In alcune regioni gli scostamenti sono significativi e possono determinare il risultato; nel 2005 la regione con lo scostamento maggiore fu il Lazio.
  • Stefano Fassina, del centro studi Nens (quello di Visco e Bersani) ci spiega in una intervista su Il Riformista che il PD finora di è fatto contaminare dal paradigma neoliberista, ma che adesso bisogna ripristinare il primato della politica. I nuovi fari intellettuali della sinistra dovrebbero essere Giorgio Ruffolo, l'editorialista del Financial Times Martin Wolf e l'enciclica ''Caritas in Veritate''. L'articolo, per quel che ci è dato capire, non sembra essere uno scherzo.
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Commenti

Ci sono 104 commenti

Un vero cervello pensante questo Fassina, con una brillante carriera di "economista" mandato in gita a Washington a far due soldi ed imparare l'inglese al fondo ed alla banca su raccomandazione diretta di qualche politicante romano ...

Ma dove li trovano?

...

Circa il "Manifesto per la libertà del pensiero economico" (citato da Fassina), che mi ricordo di aver segnalato anch'io su queste pagine, ritengo interessante l'invito ad una apertura mentale, a combinare diversi metodi e strumenti di analisi. Quindi non si tratta di sottoscrivere verbatim l'appello, ma di riconoscere la narrow-mindedness e il carattere fomdamentalmente religioso (e talvolta chiuso e arrogante) di alcuni discorsi veicolati delle teorie economiche "dominanti" in quest'ultimo ventennio.

RR

 

 

non si tratta di sottoscrivere verbatim l'appello, ma di riconoscere la narrow-mindedness e il carattere fomdamentalmente religioso (e talvolta chiuso e arrogante) di alcuni discorsi veicolati delle teorie economiche "dominanti" in quest'ultimo ventennio.

 

Siccome non ne posso piu' di questi manifesti e appelli, lo dico col cuore: piantatela di sparare cazzate. Non avete capito una ceppa di economia, portate avanti una ideologica battaglia che e' politica anziche'  scientificia, e non so che farci, ma questo non vi autorizza a sparare cazzate.

Fassina (certo una maggiore varietà nei cognomi non guasterebbe, però va bene lo stesso..) ci informa di un seminario contro la dittatura delle teorie economiche dominanti ispirato al "Manifesto per la libertà del pensiero economico". Prego guardare nomi e data. I firmatari sono economisti italiani che conoscevano (o avrebbero dovuto conoscere) la situazione economica e sociale del loro paese. Sostenere che i guai trovavano origine nelle odiose teorie dominanti (altrove) che non si aprono al nuovo, alle teorie alternative é francamente ridicolo. All'epoca delle firme - siamo nel settembre del 1988 - il nostro fortunato paese ebbe in quell'anno ben tre governi. Fino ad aprile governo Goria, DeMita fino a luglio e poi il glorioso Andreotti 6. I Chicago boys che svolgevano i compiti nei ministeri economici furono: nel primo, Colombo Gava ed Amato; nel secondo Fanfani Amato e Colombo; nel terzo Cirino Pomicino Formica e Carli. Chi si interessa di foto segnaletiche può andare a dare una sbirciatina qui per vedere il resto delle squadre. Una sola risposta. Questa.

 

Applausi a scena aperta, ovazioni del pubblico in piedi, giovani discinte che si strappano capelli ed abiti correndoti appresso, giovani che giurano fedeltà eterna, madri in lacrime ...

Se non avessimo ne'elam dovremmo inventarlo!

Ma perché questi dementi non mettono te a dirigere la loro fottuta officina economica?

Val la pena di guardare il resto delle squadre segnalate da ne'elam. Si potrà osservare che, nel turbinio delle poltrone, in quegli anni ve n'era una, quella di ministro dell'Ambiente, che restava saldamente occupata dallo stesso signore. Trattavasi di Giorgio Ruffolo, nume tutelare del pensiero a cui Fassina vuole affidare le sorti della sinistra italiana. Ma che dico italiana? Mondiale. Questi sono gli eroi che lottano senza quartiere e ovunque contro il paradigma dominante, mica scherzi.

 

Scusa, ma se non ho capito male il manifesto è recente (successivo allo scoppio dell'attuale crisi) e trae ispirazione (mettiamola così, vah) da una lettera inviata a Repubblica nel 1988 da un gruppo di economisti.

Questa lettera del 1988 credo dicesse cose abbastanza diverse, altrimenti non mi spiego la firma di Sergio Ricossa, che mi rifuto di credere possa aver sottoscritto stronzate del genere.

 

Io l'intervista a Fassina non la capisco. In parte perche' non si spiega. Ad esempio, Tonia gli ha chiesto, con riferimento al manifesto linkato da ne'elam:

lei come firmatario del manifesto ha sottoscritto parole come "oggi entrano in crisi le teorie economiche dominanti e il fondamentalismo liberista che da esse traeva legittimazione e vigore". Che vuol dire?

E lui risponde:

Vuol dire che la discussione cominciata un po' in sordina nel partito nei mesi scorsi vuole ritrovare impulso dall'appuntamento di oggi [un seminario promosso dall'Associazione Paolo Sylos Labini, che ha promosso il manifesto]

Vi pare una risposta alla domanda? Delle tre l'una: o Fassina non capisce quello che ha firmato, oppure lo capisce ma non ci crede e quindi svicola oppure, che poi e' la stessa cosa, sta cercando di prenderci per il naso (si, si, ho usato backspace...).

In parte, invece, non la capisco perche' e' insensata. Il giudizio sulla "grande recessione" e':

La crisi e' un evento che mina talmente le basi dei paradigmi culturali su cui si sono rette le politiche economiche degli ultimi decenni che e' comparabile al crollo del Muro di Berlino.

Bene abbiamo detto, o abbiamo inteso dire, che Voltremont non e' peggio della cultura economica espressa da questo PD. Come Voltremont, infatti, Fassina attribuisce valore epocale ad eventi la cui natura epocale ancora e' tutt'altro che chiara. Chi gliel'ha detto che l'attivita' economica non tornera' mai sul trend precedente?

Cioe' chi gliel'ha detto che questa recessione, pur essendo una "grande recessione", non sara' in retrospettiva come tutte le altre recessioni del dopoguerra a meno appunto della sua severita'? Lasciamo per un attimo da parte il dibattito sulle cause remote degli eventi del 2008-2009--global imbalances rinforzate da cattive politiche monetarie e fiscali che hanno gonfiato la bolla immobiliare e non hanno regolato e supervisionato chi doveva essere regolato e supervisionato, oppure, come dice lui, i bassi redditi relativamente all'alto debito (ma come fai a idebitarti se hai basso reddito? Non basta questo a suggerire che non funziona come spiegazione?). Nella sua manifestazione questa e' una crisi finanziaria (che poi per ragioni che a priori non erano scontate si e' trasformata in crisi reale) che la teoria economica "dominante" e' perfettamente in grado di razionalizzare. Le conseguenze saranno permanenti? Io credo di no, ma nessuno puo' saperlo con certezza, nemmeno Fassina.

E invece lui cosa conclude? Conclude che la base comune per la nuova politica economica del PD e' l'essere d'accordo 

sulla critica ai paradigmi della teoria economica neoliberista dominante, che sono ormai definitivamente compromessi

Io faccio davvero fatica a capire cosa sia la "teoria economica neoliberista dominante". Provo a indovinare, visto il tono del manifesto (e a scanso di equivoci aggiungo che io sono assolutamente felice dell'esistenza di pluralismo metodologico in economia: ognuno faccia ricerca come gli pare su quello che gli pare): vuole dire la teoria neoclassica, quella con agenti che interagiscono dentro e fuori mercati piu' o meno concorrenziali, che hanno preferenze definite sui propri porci comodi ma se gli pare anche sui porci comodi degli altri, che ottimizzano in presenza di vincoli e di incertezza che puo' o non puo' essere rappresentata da distribuzioni di probabilita' note o inferibili, quella degli agenti che ogni tanto sbagliano, che cercano, che rivedono le proprie azioni se non sono soddisfatti e in questo modo spingono i mercati verso l'equilibrio, quella delle funzioni di utilita' e di produzione che hanno un significato anche quando le aggreghiamo, eccetera, eccetera, eccetera.

O che cos'e' che e' irrimediabilmente compromesso di tutto questo? L'idea che scegli quello che ti piace quando puoi permettertelo? L'idea che fai le cose con uno scopo? L'idea che prendi a prestito come un forsennato se i tassi di interesse reali sono negativi? L'idea che i debiti vanno poi ripagati? 

Non capisco, davvero non capisco. Una cosa la capisco, pero': se chi rilascia queste interviste e' responsabile economico del PD c'e' ancora molta strada da fare a sinistra (o a destra)? di Voltremont.

 

Il primo link non funziona se non si è registrati al FT...

Sarebbe possibile avere una breve sintesi del contenuto?

Ecco qua:

Is Italy the real joker in the eurozone pack?

By Mike Dicks

Published: March 16 2010 15:13 | Last updated: March 16 2010 15:13

The news this month of the Greeks’ substantive additional fiscal effort (of about 2 per cent of GDP) to add to the near 4 per cent tightening announced back in December raises significantly the probability that markets will give Greece the benefit of the doubt, and assume that it will avoid a debt default. In other words, there is a general presumption that public debt concerns are behind us, and that, if things do deteriorate further, Greece will not be left high and dry.

We suspect that this is overly optimistic: tightening on this sort of scale normally depresses economic activity by enough to ensure that the debt-to-GDP ratio keeps rising – thanks to a fall in the denominator rather than a rise in the numerator. More importantly, regardless of whether or not Greece’s attempt at ‘financial programming’ fails or not, its convulsions likely represent just a prologue to the main drama. For other members of the euro area have problems of their own to solve that are just as serious, if not worse, than Greece’s.

Before considering who the new, albeit reluctant, actors might be, consider two crucial points, not sufficiently emphasised by most commentators.

First, Greece’s high debt-to-GDP ratio is not really the big issue. When it comes to a potential default situation, what really matters is whether or not the authorities have the capacity to print money – creating inflation and eroding the value of the public debt, as opposed to rescheduling or reneging on debt obligations. In the case of a currency union, that possibility is ruled out for members. So the public debt ought perhaps not be measured against GDP but against exports. Remember, were Greece to leave EMU and introduce a “new drachma”, its existing euro debt would count as foreign currency liabilities.

Second, competitiveness is actually the key issue. Although everyone is focusing on raising taxes and cutting spending, to stop the haemorrhaging of public finances, what really matters is competitiveness. After all, if you lose that – say because your productivity falls or your wages rise – you will diminish your source of foreign revenues.

Taking a look at the numbers, it is apparent that the Greek problems are by no means unique, or indeed as bad as some other eurozone countries. According to OECD estimates, back in 1995 – when Germany’s relative unit labour costs (or “RULCs”) peaked – Greece’s were roughly on a par. By 2009, however, Greece’s were 17 per cent higher. Hardly surprisingly then, that this shift has been accompanied by Greece losing export market share in nine of the past ten years.

OECD data suggest both Italy and Spain have much bigger competitiveness problems. Since 1995, Spain’s RULCs have risen by nearly 30 per cent. And Italy’s are up by a humungous three quarters. Back in 1995, Italian manufacturers benefited from having labour costs per unit of output that were only 60 per cent of Germany’s. Now Italy’s RULCs are 30 per cent higher than Germany’s.

As a check on whether this matters, take a look at German export volumes and compare them to Italy’s. After the millennium, the former rose pre-crisis by about 70 per cent, and look set to return to that level again next year. Italy’s, by contrast, rose by just shy of 20 per cent pre-crisis, and do not look set to get back to their old peak this side of 2013, if even then.

Indeed comparing Italy’s public debt to its exports, instead of to its GDP gives a debt-to-“income” ratio of roughly 4. This is not just a big number, but is more or less spot on what Ken Rogoff and Carmen Reinhart have identified as being a key ‘tipping point’ for identifying when crises occur. (See “This Time is Different”, Princeton University Press, 2009.)

Of course, optimists point to non-export components of GDP as also representing income streams that the authorities can expropriate if they deem it fit to do so. Even if one accepts this argument – looking at the more traditional public-debt-to-GDP ratio as a gauge of the sustainability of public finances – then Italy’s, at 115 per cent of GDP at the end of last year, was still slightly above Greece’s.

The bottom line of all this is that, more likely than not, Europe’s problems are not going to go away. If, for example, the continent double-dips - a real possibility in 2011 - then pressures on the weakest members of the currency union are likely to rise, and the current strategy to ring-fence the Greeks will prove unsuccessful. As for political support to bail out the likes of Italy, that is a really thorny issue. Recently, the German Chancellor, Angela Merkel, asked why Germany might be expected to support Greece, when Greek workers can, and do, retire earlier than their German counterparts. I wonder what she might say if Italy was under the cosh? After all, OECD data show that Italians retire on average at the age of 60.8 years – almost one year earlier, on average, than the Greeks!

Mike Dicks is Chief Economist at Barclays Wealth

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Dal momento che il "Responsabile Economico del PD" dice le cazzate che dice, mostrando una colpevole e inescusabile ignoranza non solo dell'economia, ma anche della storia (vedi commento di Neelam) e della logica (vedi commento Giulio); dal momento che l'attuale classe dirigente delegittimata, perdente e del tutto fallimentare del PD mette al suo vertice gente che quanto a nuove idee si ispira nientemeno che a Ruffolo, io getto la spugna e non voterò alle prossime provinciali in Sardegna questa banda di falliti e ignoranti. Il mio voto è marginale, ma non mi interessa: io non li voterò comunque.

Avevo smesso di essere un iscritto, adesso smetto anche di un essere un elettore del PD. Scusate, ma mi hanno veramente rotto le scatole. Ci terremo Berlusconi per altri 10 anni, pazienza.

Ma io davvero, a parte le questioni della giustizia, come faccio a polemizzare con, per esempio, Franco Bocchini o gli altri elettori di destra, se a sinistra si leggono, ripeto: da parte del responsabile economico del PD, cose del genere? Ditemi, come posso?

Marco, oggi sei in Piazza San Giovanni?

 

come faccio a polemizzare con, per esempio, Franco Bocchini o gli altri elettori di destra, se a sinistra si leggono, ripeto: da parte del responsabile economico del PD, cose del genere?

 

Marco, ovviamente non hai alcuna possibilità di polemizzare con gli elettori di destra da liberale, se intendi farlo proponendo in sostituzione lo schieramento opposto, dal quale giungono ufficialmente simili baggianate. Rimane giusto, comunque, farlo commentando la varietà di porcherie assortite, semplicemente chiarendo - tristemente, se vuoi - che oggi un'alternativa credibile non c'è, il che non significa affatto sostenere l'attuale maggioranza.

Quanto a me, non posso esser destinatario dei tuoi strali .... Non so più come dirlo, ma ci riprovo: pur se considero il (catto)socialismo - stella polare della sinistra italiota, mai spenta ed oggi prepotentemente di nuovo luminosa .... - quanto di peggio possa capitare al governo del Paese, non sono un elettore dell'uomo di Arcore, e mai lo sono stato. Il mio voto, da qualche anno, va alla Lega - della quale non condivido molte posizioni, ma di cui ho visto una superiore qualità amministrativa, dalle mie parti - in seguito alla banale motivazione tattica che - nel deprimente panorama disponibile - ciò corrisponda al tentativo di spostare il baricentro politico verso nord. Punto.

Immagino che l'equivoco nasca dalla mia insistenza nel ricordare l'impossibilità - ora evidente anche a te, mi pare - di confidare in un cambiamento positivo guidato da PD et similia. Il motivo di tale reiterazione, peraltro, è la netta impressione che qui stiano aumentando i commentatori che continuano a non rendersene conto, oppure che ragionano in un'ottica di sostegno a qualunque cosa - anche la più culturalmente impresentabile - si opponga alla congrega al potere.

francamente io mi chiedo come mai potessi votarli prima: quando mai il PD ha avuto un pensiero (per non dire una prassi) liberista (per non dire liberale)?

 

Francamente non capisco se sia una brillante mossa politica, ché il PCI prendeva in media piu voti del PD, o se credono davvero a quel che dicono.

Nel primo caso mi (vi?) domando: ma avete capito o no che a vendere fuffa è più bravo qualcun altro, e l' unica speranza che avete è quella di smascherare chi la vende e proporre qualcosa di diverso? Vi si sente sempre dire che state a preparare il dopo B., ma se non siete riusciti a battere uno dei peggiori governi, manchevole sotto ogni punto di vista che non sia quello della propaganda, un avversario che per ogni partito in europa significherebbe vittoria a manbassa, cosa vi fa pensare che continuando così, o tornando addirittura indietro, il dopo B. tocchi a voi?

Nel secondo caso...boh!Non vi viene il sospetto che ispirare una politica economica ad un' enciclica abbia più o meno la stessa valenza e lungimiranza di basare una terapia oncologica sul brodo caldo e le affettuose carezze della nonna? Parliamo di buone intenzioni o dinamiche reali?

Ho da poco assistito in una piccola associazione ad una presentazione di fantasiosi progetti di auto ecologiche. Schizzi di apparenza leonardesca di prototipi anfibi in legno, mossi da pannelli solari e piccole pale eoliche(!!!).Il presunto funzionamento insomma violava più volte basilari leggi della fisica, o nei migliore dei casi garantiva prestazioni misere. Eppure gli spettatori presenti sembravano apprezzare, sembravano felici nel vedere finalmente proposte semplici per una mobilità ecologica e a basso costo(...). In quella situazione la mente è corsa alla politica economica della sinistra, e non solo.

 

stefano fassina è un segreto ammiratore ed emulo di tremonti

Parlando di Fassina e delle sue affermazioni, c'è una cosa che aggiungerei ai rilievi (ok, anche io uso spesso il backspace) già mossi qui da alcuni forumisti.

Fassina dice (cito) che "il centro sinistra è stato ampiamente contaminato dal pensiero dominante neoliberista". A parte chiedersi cosa sia oggettivamente codesto pensiero dominante, cosa che altri hanno già fatto, c'è da chiedersi in cosa consista questa "contaminazione". L'idea stessa della contaminazione allude al contatto (osceno?) tra un pensiero puro ed uno impuro. Viene naturale supporre che il pensiero puro sia quello dell'economia pianificata di stampo socialcomunista mentre il mercato e la sua accettazione rappresenterebbero il fattore contaminante. Il fatto che il mercato sia stato (almeno a parole) giocoforza accettato quando è caduto il comunismo sarebbe quindi una contaminazione. Da cui riprendersi riproponendo il primato della politica (vedi il "silete economisti").

A leggere l'esternazione di Fassina c'è da chiedersi se mai contaminazione ci sia stata o solo una pura operazione di trasformismo, pronto a gettare la maschera al primo segnale della ennesima "crisi irreversibile del capitalismo". 

Io comunque non vedo nessuna contaminazione nella sinistra e non vedo alcun alcun pensiero dominante neoliberista altrove. Infatti viviamo in società miste, dove si equilibrano tendenze diverse  (socialdemocratiche, democattoliche, liberali) ma tutti giocano al potere (perché male che vada lo Stato gestisce dal 35 al 55% del PIL). Non esisteno quindi fallimenti di pensieri puri, dato che non esistono pensieri puri al potere. La realtà è dominata di fatto dalle politiche statali.
Francesco

 

Secondo me le "volpi" del PD più che appendere il cervello al chiodo hanno pensato che l'elettore/consumatore voglia sentirsi promettere uno stato difensore, che protegga dai mercati cattivi e tuteli l'impiego a vita (ricordate quando ne ha parlato Voltremont? chi non ricorda è condannato all'acquisto di 3 copie delle istruzioni per il disuso). Non dico neanche promettere riduzioni delle tasse, non sia mai qualcuno fraintendesse con tagli allo stato sociale.
Non mi sembra una strategia particolarmente furba e mi pare pure che in passato a gareggiare in populismo con BS si perda solo.Su questi temi il mio analista politico favorito è Daniele Luttazzi (sì il comico). Non è assolutamente un paladino dei mercati nè un esperto di economia, però quando si tratta di radiografare le strategie comunicatrive di BS, Lega e PD è formidabile e divertentissimo. 
 
PS ancorchè profondamente deluso rimango elettore del PD (mai tesserato, mai candidato) che almeno nel lazio o in campania (del resto delle regioni non so abbastanza da avere un'opinione) mi pare una scelta (a questo giro) preferibile all'astensione. Parlo così perchè votare PDL rientra tra quelle azioni che la mia coscienza mi vieta di fare (a prescindere dal candidato).

 

Parlo così perchè votare PDL rientra tra quelle azioni che la mia coscienza mi vieta di fare (a prescindere dal candidato).

 

No, io no. In comune, e alle provinciali, ma anche alle regionali, voterei destra se ci fossero persone delle quali ho una stima comparativamente superiore a quella dei candidati di sinistra.

Alle comunali l'ho già fatto. Certo le elezioni politiche nazionali con lo stemmone "Berlusconi Presidente" sulla lista mi provocano una peristalsi inversa solo al pensiero, quindi più che una croce ci metterei una pietra sopra.

dai, sinceramente.. c'è da meravigliarsi del fatto che i politici, quelli delle mignotte, quelli delle tangenti, insomma, quelli, parlino del primato della politica? Dopo QUESTA crisi? Davvero ci si aspetta che il gruppo che sta al potere ammetta che tra le cause della crisi vi sono l'assenza di regole "perché tanto abbassiamo i tassi di interesse e ripartiamo come razzi", o che gli organi posti a controllare non hanno controllato una mazza, o che delle imprese pseudostatali hanno contribuito a portare il rapporto valore di mutui emessi/GDP all'80%, o che il lobbysmo (neanche tanto nascosto, viste le somme versate ai vari senatori per le proprie campagne elettorali da banche) è diventato dannatamente efficace nell'influenzare le decisioni politiche (bella la volcker rule, nevvero? o Timmy G. che vieta di pubblicare le counterparties di AIG????)??? Davvero ci si aspettava un mea culpa, o almeno una presentazione non distorta della realtà da parte di chi rientra tra i colpevoli? I signori in questione ci sono eccome. sono gli elettori che pare stiano su marte.

disse il compagno Clooney (che comunque verra' presto candidato all'assessorato alla cultura delle Lipari e sconfiggera' Briatore perche' e' piu' bello.)

Il punto e' di una semplicita' (lapalissiana). Il Pdl dopo aver esaurito le sacre fonti del marxismo (e' di moda solo in Nepal & Bhutan, e Weltroni vorrebbe avere.. la pelle nera,come diceva  il compagno Nino Ferrer) e' in uno stato di delirio. Come fu osservato qualche milione di volte, l'ultima da B. De Giovanni, l'unica cosa che mai fu tentata fu il partito della liberta', il liberismo etc., nelle sue varianti Baronali (Thatcher) o Californiche (Reagan) o mediocri (Blair.) Essi decisero che piuttosto che far qualcosa di nuovo la cosa migliore sia di dimostrare ai cardinali pedofili che sono piu' fedeli al papato di Berlusconi. 

Ergo la raccolta di vecchie zimarre (Ruffolo) ex-nazisti (Ratzinger), poveri deficienti (vari cosidetti scienziati economici che fecero parte del CdA della Rai) etc.

Tra breve penso "scopriranno" Viviane Forrester. 

Trattenuto da pressanti impegni di lavoro non vado a votare per trattenere la tsunami Brunetta, ma davvero non so se sia meglio fare il proprio mestiere....

perché, quando mai si era "evoluto"?

devo essermi perso qualcosa

Vi fu una evoluzione (i miei dotti colleghi di filosofia della scienza mi spiegarono che vi male-adattazioni.)

Passarono dal marxismo al situazionismo (che e' parola dotta per 'casino', si vedano le oper del tal G. Debord sul tema, secondo il quale, tutto fa spettacolo e quindi e' bene seguire il pensiero come cola dall'isola dei famosi.)

"Caro Olivetti,

rispetto all’articolo di Fassina ho alcuni punti di dissenso. In parte li ho già espressi sul mio sito, in parte li esporrò nel prossimo futuro.

Cordialmente

    Pietro Ichino"

Mi rivolgo in particolare agli accademici per chiedere cortesemente un parere su questo.

Sinceramente non mi sembrano argomenti molto diversi da quelli che espone Fassina, però provengono da una persona che, se non ho capito male, insegna a Parma e ad Harvard.

Sono un po' scosso perchè delle due una:

1 - Biagioli dice cose serie (e allora nonostante l'applicazione nella lettura di questo blog :) non ho capito molto dell'argomento)

2 - mi crolla il mito di Harvard

 

Dall'articolo di Biagioli ritaglio questo bel passaggio

All’ideologia del fondamentalismo del mercato (che assegna all’economia un falso status di scienza “naturale”) va contrapposta la visione keynesiana che vede nell’economia una scienza “morale” e perciò politica.

che andrebbe appeso nelle bacheche di tutti i Dipartimenti di Economia (non mi impanco a profondo conoscitore del Keynes, peraltro, ma in quanto ad epistemologia posso dire qualcosa).

D'altra parte (e possiamo dire anche "ovviamente"), l'Accademia dei Lincei, massima istituzione culturale italiana, si divide in due classi, quella di Scienze Fisiche e quella di Scienze Morali. Sorge spontanea la domanda: ma gli Accademici "fondamentalisti del mercato" accettano di buon grado di dover far parte della classe di Scienze Morali? Beh, penso che ad occhio e croce una soluzione pragmatica può funzionare - come scrive anche Biagioli nel suo articolo, per quanto riguarda le politiche economiche concrete. Ma il punto sui fondamenti rimane.

RR

 

mi crolla il mito di Harvard

 

Non è mai troppo tardi, o troppo presto meglio detto ...

P.S. Non so chi sia costui, ma fa lo stesso. Ad Harvard insegna, per esempio, Ben Friedman ... basta da solo.

non credo che il pensiero economico del PD lo si possa giudicare sulla base di un'intervista, anche se l'intervistato in questione è il responsabile del partito in materia di economia.  Il che non vuol dire che il programma del partito non meriti queste e peggiori critiche. Magari le merita, ma rivolgiamole al programma e non a un'insulsa intervista.

Per ciò che riguarda il dibattito stato mercato, sono abbastanza disorientato.

Boldrin ha scritto sul sito poco tempo fa che i mercati hanno bisogno di regolazione pubblica.." che ne garantisca trasparenza, concorrenza, libertà di accesso e così via (ossia di tutte quelle cose che chiunque regolarmente associa ad un mercato ben organizzato)". 

Perciò si tratta di capire in quali aspetti del mercato lo stato debba intervenire, non se debba intervenire o no.  Il garantire il funzionamento del mercato (e a far sì che tutti i cittadini partano più o meno dallo stesso punto) è una funzione dello stato.

Il Glass Steagal act di cui si è parlato qui e altrove, è un atto politico. La sua abolizione durante il governo Clinton pure. Dunque non si può dire che nessun intervento politico è corretto. Alcuni lo sono, altri no.

Più in generale, da non specialista nè in economia nè in scienze politiche, ho cercato nei pochi interventi che ho fatto, di attirare l'attenzione sul ruolo del potere, non solo politico, in economia.

Per esempio, il recente dibattito sul compenso dei CEO mi ha fatto dubitare che esistono meccanismi di solidarietà di classe o, dipendendo dal sistema concettuale adottato, di elite, che interferiscono nel libero gioco di domanda e offerta. Inoltre è stata fatta l'ipotesi che sia stato proprio il miraggio di questi bonus a incoraggiare i CEO delle banche a correre i rischi che hanno portato alla recente crisi finanziaria, e che li abbiano spinti a cercare di ottenere con ingenti contributi ai partiti politici la possibilità di correrli. Dunque il potere economico che interferisce sulla politica perchè essa crei le condizioni migliori perchè chi ha il potere economico lo consolidi, se necessario, a spese della collettività.

E' anche per questo, saltando di palo in frasca, che mi paiono poco convincenti le analisi di politica internazionale che parlano degli interessi nazionali e non degli interessi di chi le nazioni le dirige. Ma questa è un'altra cosa.

 

 

 

Apprendo da Dagospia che i Radicali hanno pubblicato  "l'elenco delle spese, delle collaborazioni, delle consulenze e dei contratti di fornitura di Montecitorio relativi al 2010".

I dati sono disponibili qui.  

 

Ho dato una veloce occhiata, nel campo in cui potrei dire la mia senza paura (impiantistica generale) c'è da sbellicarsi dalle risate, o da piangere, a seconda dei punti di vista...

Molto bella la "locazioni posti moto" per il Sig. Tommasetti: € 34.000,00 annui, chissà quante moto... ma poi perchè il garage ai parlamentari lo dovrei pagare io ? Boh...

Infine la Milano 90 s.r.l. è aggiudicataria di un terno al lotto giornaliero....

e volonta' della nazione il parco orologi venne sottoposto a manutenzione.

Costa solo 23 milioni, il che mi sebra davvero un affare, per chi e' anziano, mio fratello ama ricordarmi sempre che sono sono 48 miliardi (di lire.)

Sono 23600 (ventitremilaseicento) Euro . Ti sei confuso con i centesimi che sono "fondamentali" in questo paese formale.

NoiseFromAmerika, bisognerebbe inventarlo.

Merci M. Pierre pour votre intervention,

merci pour la correction précise et courtoise.

 

Mi correggo, solo 23mila euro per caricare gli orologi dell'onorevole Trombetta.

Citizen produce eccellenti aggeggi che vengon caricati dal sole......

 

Stefano Fassina, del centro studi Nens (quello di Visco e Bersani) ci spiega in una intervista su Il Riformista che il PD finora di è fatto contaminare dal paradigma neoliberista, ma che adesso bisogna ripristinare il primato della politica. I nuovi fari intellettuali della sinistra dovrebbero essere Giorgio Ruffolo, l'editorialista del Financial Times Martin Wolf e l'enciclica ''Caritas in Veritate''. L'articolo, perquel che ci è dato capire, non sembra essere uno scherzo.

Non solamente non era uno scherzo, ma sembra prendere sempre più piede come idea (qui oppure qui) anche se credo che sia più uno "strizzare l'occhio" all'elettorato cattolico progressista che non reale convinzione.