Letture per il fine settimana, 22-10-2011

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Questa settimana: la storia della Cassa di Risparmio di Rimini; una conta delle manifestazione ''indignate''; il manifesto dei TQ (trenta-quarantenni) del PD; la controrisposta dei trentenni; un'altra prova che il PdL è senza speranza; disuguaglianza e federalismo; quanto è sofisticato il movimento ''occupy wall street''?; il peso delle piccole imprese, una comparazione internazionale.

Buona lettura e buon fine settimana.

  • Un articolo de Linkiesta ripercorre la storia della Cassa di Risparmio di Rimini e della sua fondazione. Interessante ed educativo.
  • Nate Silver, nel suo blog sul New York Times, prova a contare quanta gente è scesa in piazza sabato scorso. Occhio tendente all'amerika, ma dice qualcosa anche del resto del mondo.
  • Quanto vecchio può essere un quarantenne? Tanto, veramente tanto.
  • Il Foglio pubblica il manifesto di un gruppo di trentenni del PD, di orientamento liberale. È un po' noioso ma il penultimo paragrafo (quello che inizia ''un paese in cui ogni ambito di potere ... '') merita di esser letto, almeno per il coraggio mostrato sulla riforma delle pensioni. Quanto contino questi signori nel PD non ho idea; sospetto non molto.
  • Tanto che c'è il Foglio publica pure un manifesto di un gruppo di prestigiosi esponenti del PdL (un nome su tutti: Mara Carfagna) che esorta il governo a puntare allo ''sviluppo''. In Italia è sempre buona norma essere diffidenti quando i politici parlano di misure per lo sviluppo.  Si tratta, normalmente, di misure per distribuir denaro ai loro amici. E infatti le richieste dei nostri eroi sono ''investimenti nelle infrastrutture, politiche di sostegno all’export, liberalizzazione dei servizi pubblici, misure di finanza straordinaria'', ossia, traducendo, mance per lavori pubblici, sussidi a certe imprese e una patrimoniale (o un condono, a scelta) per finanziare tutto questo. La ''liberalizzazione dei servizi pubblici'' in realtà va letta come ''nessuna liberalizzazione in altri settori, in particolare le professioni''. Aggiungete il patetico riferimento ''all’aggressione della speculazione internazionale'' e avrete la misura esatta di quanto pericolosi e illiberali siano gli ''sviluppisti'' del PdL.
  • Gli argomenti a favore del decentramento amministrativo sono tipicamente argomenti di efficienza. Il decentramento ha anche effetti distributivi, sia tra i territori sia all'interno dei territori. Questo ultimo aspetto, ossia quale effetto ha il decentramento sulla distribuzione personale del reddito all'interno delle regioni, è relativamente poco studiato. Dal punto di vista teorico la predizione non è chiara (ci sono sia ragioni per un aumento della disuguaglianza sia ragioni per una sua riduzione). Uno recente studio empirico (qui il paper completo) mostra che, almeno per i paesi dell'Europa occidentale, il decentramento tende a ridurre la disuguaglianza intraregionale.
  • Quanto è sofisticato il movimento ''occupy wall street''? Parecchio, a giudicare da alcuni cartelli di protesta (vedere qui per capire meglio a cosa si riferisce il cartello).
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  • Con un po' di ritardo, segnalo un articolo apparso sul blog dell'Economist che compara la quota di occupati in imprese con meno di 50 dipendenti in vari paesi, e discute le possibili cause e conseguenze.
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Commenti

Ci sono 125 commenti

Sarebbe interessante scoprire il peso di questi trentenni del PD all'interno del loro partito. Quel manifesto mi sembra tra le cose più sensate e condivisibili dette da politici italiani negli ultimi anni (e non sono io che mi entusiasmo per poco è il panorama di riferimento che è desolante)

Il peso non è tantissimo. Però dovrebbe essere sulla stessa linea l'evento organizzato da Renzi la prossima settimana (e quello di sicuro provocherà molta più discussione). Tra le altre cose, se ho capito bene, viene appoggiato apertamente il progetto di riforma del diritto del lavoro di Ichino.
Per me è la strada giusta, anche perchè comporta necessariamente una rottamazione di Fassina! :D

In compenso i quarantenni fanno veramente paura. Viene voglia di votare Renzi solo perché è il loro spauracchio.

Quanto è sofisticato il movimento ''occupy wall street''? Parecchio, a giudicare da alcuni cartelli di protesta (vedere qui per capire meglio a cosa si riferisce il cartello).

Il quale cartello si applica perfettamente anche al caso Abacus. A proposito di OWS, si e' parlato su nFA del film "Inside Job"? In particolare mi piacere sapere cosa ne pensate del j'accuse finale, riguardo al fatto che il mondo accademico degli economisti non abbia nessun anticorpo verso conflitti d'interesse. Per chi non avesse visto il film, questa scena e' una delle piu' interessanti. Qui c'e' un' intervista a Charles Ferguson in cui articola meglio.

Non ho visto inside job, ma posso immaginare, e la cosa riguarda soprattutto chi fa finanza, un campo che non conosco molto. C'e' un dibattito all'interno della professione da qualche mese sull'opportunita' nell'informare (nel proprio cv, web page, etc...) le attivita' di consulenza che si fanno. Mi pare siano tutti piu' o meno d'accordo, non so a che punto sia l'applicazione pratica.

Ho dibattuto Inside Job a Salamanca con Claudi Perez, un giornalista economico de El Pais, molto noto in Spagna. Il mio argomento è stato questo: film molto ben fatto ma molto misleading. Forse peggio che misleading, dannoso perché crea un falso nemico ed un falso problema distorcendo l'attenzione della gente dal problema/nemico vero (che è la concentrazione monopolistica denl mondo finanziario e la sua intima e corrompente connessione con il mondo politico).

In ogni caso, il film è misleading per tre ragioni:

- presenta una visione molto parziale della professione economica e di ciò che abbiamo detto e fatto negli anni che hanno preceduto la crisi finanziaria ed anche durante il periodo 2008-09;

- non ha l'onestà di notare che i soggetti che "pizzica" (giustamente) sono "particolari". Sono un subset chiave di qui colleghi (guarda caso quasi tutti provenienti dalle medesime università) che si dedicano da sempre allo sport del fare "politica ed affari". Niente di male (si fa per dire, ovviamente) ma è un'attività a cui si dedica al più il 2% della professione, sempre gli stessi. Da' notorietà e soldi e tante altre cose, ma è un'attività a cui solo una percentuale piccola di noi si dedica. Inoltre, anche questo conta, si scorda di sottolineare che quasi tutti quelli che pizzica (fatta eccezione per Glenn Hubbard, ma solo parzialmente) sono fra i più entusiasti supporters di politiche economiche attive, interventismo statale e via dicendo. 

- Non prova neanche a chiedersi se non vale lo stesso, tanto per prendere due esempi a caso, per medici e biologi. Quanta ricerca medico-biologica è determinata da contratti di consulenza per le grandi multinazionali del settore? Quanto conflitto d'interesse non rivelato esiste in quei settori (ed altri, ovviamente)?

In america ci sono meno freni alla crescita dimensionale delle piccole imprese, con il risultato che "In the US, surviving firms on average increase their employment by 60% by their seventh year, while employment gains among surviving firms in Europe are in the order of 10% to 20%."

Ecco spiegato, secondo me, perché in USA il 35% lavori nelle imprese con meno di 50 dipendenti mentre nei paesi europei piu' burocratici e dirigisti si arrivi quasi al doppio.

Proprio per questo la UE ha adottato nel 2008 lo Small Business Act, qui in italiano.

 

Le intenzioni programmatiche espresse nel manifesto pubblicato sul Foglio sono interessanti. Però nel Pd convivono troppe anime. Non si può fare l'occhiolino a tutti. La risintonizzazione con i tempi di ampi strati, per sottrarli alle seduzioni della nostalgia canaglia e delle brutali semplificazioni, dovrebbe essere condotta dalle élites, che invece magari preferiscono cavalcare l'onda e assecondare gli umori, invece di cercare di pilotarli sfidando l'impopolarità.

Se convivono e sono incompatibili, si separino! rimettere in movimento situazioni ingessate farebbe bene a tutti, almeno spero.

Le intenzioni programmatiche espresse nel manifesto pubblicato sul Foglio sono interessanti.

La cosa che m'è piaciuta meno, è il fatto che su 40 firmatari, 2 soltanto siano donne.

 

Ad essere sincero non mi pare che l'articolo del NYT apporti un gran valore aggiunto all'analisi sui movimenti OWS o degli Indignados

So perhaps the protesters are more ideologically minded than they are interested in partisan politics. In fact, they may be relatively disengaged from “politics as usual.” In a somewhat informal New York magazine survey of 100 protesters in Manhattan, only 39 percent reported having voted in the 2010 midterm elections.

Che è un po' come dire che la stragrande maggioranza degli indignati italiani non si sente rappresentato dalla sinistra e pensa che diserterà (se nonlo ha già fatto in precedenza) le urne, aggiungendo che i manifestanti sono per la maggior parte a sinistra del PD.  Niente che già non sapessimo.

Per me che non sono un economista, la tabella dell'Economist, e il commento sull'Italia quasi en passant, è avvilente da morire.

L'unica cosa che mi lascia un po' di ottimismo è una specie di sofisma: ora le cose vanno malissimo, ma non stiamo facendo niente. Se stessimo dando il massimo, e le cose andassero male ugualmente, saremmo a terra. Forse, se cominciassimo invecea fare qualcosa, le cose andrebbero meglio.

Però cambiamenti radicali nella rotta non ne vedo. Puro ottimismo della volontà.

Fine dei miei two cents.

Salve,

ho letto l'articolo su decentramento e disuguaglianza dei redditi (ho anche provato a dare una scorsa al paper originale) e mi è rimasto un dubbio.

Lo studio sembra mostrare che le aree a reddito più basso ma con alto decentramento fiscale hanno un livello di disuguaglianza dei redditi più basso delle aree con decentramento fiscale altrettanto alto ma con redditi più alti. Gli autori suggeriscono quindi che il decentramento fiscale potrebbe essere una buona policy da adottare per le regioni più povere perchè potrebbe ridurne le disuguaglianze interne.

Ma davvero bassa disuguaglianza in aree povere è un buon segno?

Non potrebbe essere che nelle regioni povere ci sia un "appiattimento" verso il basso dei redditi una volta che aumenta il decentramento e quindi vengon meno i trasferimenti da regioni più ricche. Cioè si finisce per essere tutti egualmente più poveri?

Sto in particolare pensando a quello che potrebbe succedere nelle regioni del Sud Italia se si interrompesse all'improvviso il flusso di denaro dal Nord.

Dato che l'alta borghesia meridionale è costituita per lo più da dipendenti pubblici, grand commis di Stato, mediatori di denari pubblici e imprenditori legati ai lavori pubblici, essa subirebbe un  impoverimento maggiore delle altre classi che meno dipendono da flussi di denari pubblici (artigiani, negozianti, contadini, piccoli professionisti, imprenditori privati e loro dipendenti) e quindi si realizerebbe una maggiore uguaglianza nei redditi, tagliando in sostanza i "papaveri più alti", alti solamente in virtù del centralismo ridistributore.

Non che questo scenario mi dispiacerebbe, ma volevo sapere quanto sia compatibile con i risultati dello studio citato.

Grazie.

 

 

Ma davvero bassa disuguaglianza in aree povere è un buon segno?

 

Che sia buono o catitvo segno ritengo che dipenda da come questa disugualianza si genera.

Ipotizzando una partenza da zero (tutti poveri in modo uguale) se la disugualianza fosse dovuta all'inizio di una certa prosperità economica guidata dal settore privato e dall'innovazione (perché su mille poveri basta che 100 inizino a guadagnare e la disugualianza sale) io direi che è un buon segno. Ed è chiaro che se 10 anni dopo trovi che sui 1000 poveri di prima ora quelli che guadagnano bene sono 500, abbiamo fatto passi avanti, anche se la disparità è aumentata. La disparità cominicerà a diminuire quando troveremo 200 poveri e 800 benestanti. Se tutto va bene, questo diventa un fenomeno stabile e solo una grave crisi economica e la conseguente riallocazione delle risorse puo' scompaginare la distribuzione dei redditi. Ma se il processo è costantemente guidato dall'innovazione, la macchina rimane in moto.

Se la disugualianza invece è generata solo o principalmente da trasferimenti, io lo considero un brutto segno. Per prima cosa quei soldi vengono da altre parti e questi prima o poi potrebbero interrompere il flusso. In secondo luogo i trasferimenti da solo non generano ricchezza ma solo l'illusione di un temporaneo benessere il quale genererà un popolo fortemente conservatore teso a conservare questo stato di grazia. Senza la benzina dei trasferimenti, questo tipo di motore si spegne e bisogna rimboccarsi le maniche per trovare un altro comburente.

 

@Sandro Brusco: grazie per aver segnalato il manifesto dei trentenni del PD, molto prolisso, ma IMVHO abbastanza promettente. Il problema è che i loro potenziali elettori sono molto minoritari nel paese, e probabilmente anche molto traviati.

Non solo! Anche ipotizzando che abbiano un potenziale seguito, l'attuale sistema elettorale (con candidaure imposte dall alto) li penalizza, perchè aumenta il potere della nomenklatura del partito a scapito delle correnti emergenti (ripeto:facendo finta che abbiano un seguito elettorale, cosa tutta da verificare)

 

L'Inkiesta pubblica a relazione della "Troika" sul debito Greco. Interessante lettura...

www.linkiesta.it/grecia-default

Interessante lettura...

Oggi sull'inserto domenicale di Hurriyet c'è un'intervista al Patriarca di Costantinopoli, in occasione del ventennale del suo insediamento, ed il titolista turco ha ovviamente sottolineato la cosa che gli è più saltata agli occhi, e cioé che gli Helleni gli scrivono lettere per chiedere di aiutarli a trovare un lavoro ed emigrare ad Istanbul.

Per prima cosa una segnalazione: le idee presentate nel manifesto sono ben più dettagliatamente illustrate nel libro, edito da Egea, "Non ci resta che crscere - Riforme: chi vince, chi perde, come farle". Il libro, curato da Tommaso Nannicini e scritto a più mani da economisti, politologi ecc., è stato presentato sabato 15 ottobre a Firenze con Renzi come "ospite interessato". Vale la pena di leggerlo perché può costituire una valida base di "manifesto elettorale" dell'Area. Segnalo anche il sito QdR (Qualcosa di Riformista), organo dell'associazione Libertà Eguale, periodico su cui scrivono alcuni dei nominativi firmatari del documento, in primis proprio Nannicini.

Due considerazioni sulla "forma" e sul merito.

1- Concordo con chi ha scritto che potevano uscire su Europa (che non credo avrebbe rifiutato la pubblicazione) anziché sul Foglio, soprattutto perché così si presta il fianco a chi, dentro il PD, li considera eretici, neo-liberisti, ecc. ecc.

2 - Ho trovato importante, in ottica di consenso elettorale, il richiamo all'esperienza Prodi che, con tutti i limiti che purtroppo ha avuto a seguito del pesantissimo condizionamento della sinistra/sinistra e della CIGL, è comunque stato l'unico esempio in oltre 60 anni di repubblica italiana, dove al governo è andato il blocco riformista. Bisognerebbe, credo, riflettere un pò di più su questo aspetto: di fatto il ricambio delle elites non c'è stato fino al '92, dopo di che, con la discesa del Cavaliere, tutta la vecchia DC/PSI, che era stata spazzata via da Tangentopoli, ha ripreso candidamente il potere e, tranne i due momenti dei governi Prodi, se ne sono visti gli effetti (in primis sulla spesa pubblica clientelare che è ripresa a gogò!)

 

 

 

Vale la pena di leggerlo

"I’d like to read this book on Kindle."

Il giornale oggi ci allieta con un bell'articolo di satira. Perchè è satira vero?

Inserisco il commento in coda a questo post che parla di letture. Sulla Stampa di oggi un articolo senza capo ne coda (della serie: 'vorrei ma non posso'...dire di più e allora scrivo tanto per scrivere).

Prof. Bisin, visto che lei è conosciuto e apprezzato dal giornale in questione, per favore potrebbe spiegare al Sig. Passerini (a proposito chi è ?) che i contributi previdenziali in Italia sono già pari al 33% e quindi sono elevatissimi e andrebbero ridotti (almeno al 25%) con conseguente riduzione delle uscite. E' preoccupante quando un giornale serio ospita degli articoli che fanno della demagogia spicciola. Ogni tanto qualcuno si ricorda di dire che c'è un 'cuneo contributivo' che zavorra il costo del lavoro che richiede di essere abbassato, ma nessuno ha mai il coraggio di dire che bisognerebbe ridurre proporzionalmente anche le prestazioni (per quelle future sarebbe automatico con il sistema contributivo) correnti. Non deve essere necessariamente fatto in un colpo solo, magari in 3-4 anni.

grazie

 

Io ho una domanda che mi piacerebbe porre: si sta molto parlando della riforma del mercato del lavoro, sarebbe possibile/economicamente sostenibile per l'Italia copiare la Danimarca?

Perché no, ... se avessimo pari produttività potremmo permetterci quel sistema.

http://www.danimarca.cc/il-mercato-del-lavoro-in-danimarca.html

PS: ma davvero considerate che la piena occupazione sia un obbiettivo auspicabile?

 

Nel week end alla stazione Leopolda di Firenze si è svolta la convention dei rottamatori guidata dal sindaco della città Matteo Renzi.

Su questo evento ci sarebbe IMHO moltissimo da dire, ma per carità verso lo sventurato lettore mi limito a segnalare un paio di passaggi significativi:

Un intellettuale di sinistra che  accusa la sinistra di conservatorismo e pronuncia frasi rivoluzionarie per quella parte politica, dicendo tra l' altro che per il debole il rischio è un' opportunità di riscatto. (nota: l'incipit non deriva da manie di grandezza di Baricco, ma dalla consegna da svolgere nei cinque minuti a disposizione di tutti: sono presidente del consiglio, vi dico cosa farei )

MR  che nel suo discorso  ( saltate pure i primi dieci minuti ) conclusivo dice che i tagli alla politica sono necessari da un punto di vista morale ma non saranno questi a risollevare l' economia italiana, e tra l' altro critica direttamente Fassina e dice che al suo posto preferirebbe uno Zingales (min 6:10 del video).

 

Dalla "convention" è inoltre uscito un documento non definitivo con cento proposte. Niente di nuovo, ma molte sembrano sensate ( altre fumose, altre no e basta ) e sopratutto di stampo chiaramente liberale, anche se la parole liberismo o affini non vengono mai pronunciate. Quest' ultimo aspetto è per me altamente positivo: vista la valenza ideologica che il termine ha in Italia, evitarlo aiuta a fare proposte in maniera laica ed evitare per quanto possibile di ricreare lo scontro lib/soc che fa saltare qualsiasi discussione razionale. In un paese di liberalidelc dove ci si etichetta liberali per proporre o approvare leggi liberticide questo pregio vale doppio.

 

Secondo voi nelle proposte c' è abbastanza ciccia per farci un articolo di analisi/critica?

Lo chiedo anche perché a naso credo siate un luogo di discussione seguito da chi ha partecipato all' evento, e quindi una vostra opinione sarebbe molto utile al dibattito.