Lo strano caso dell'abolizione dell'IMU

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Il governo ha approvato oggi la Legge di Stabilità 2016, confermando l'abolizione delle tasse sulla prima casa e affini (IMU agricola e sugli "imbullonati"). Questa abolizione da sola vale 5 miliardi l'anno, circa lo 0,3% del PIL.

Il vicepresidente della Commissione Europea, Valdis Dombrovskis, ha detto di voler capire dal governo il motivo della decisione di dare priorità all'abolizione di questa tassa sugli immobili anziché alla auspicata (da Commissione, OCSE, e altri) riduzione delle imposte sul lavoro. La domanda è più che legittima: la nostra pressione fiscale sul lavoro è una delle più alte d'Europa mentre il nostro tasso di occupazione (specialmente quello femminile) è uno dei più bassi. Ci sono quindi oggi in Italia sostanziali guadagni di efficienza derivanti da riduzioni del cuneo fiscale (al margine, quindi 5 miliardi non sono pochi), mentre è altamente improbabile che l'imposta ottimale sulla prima casa sia zero.

La pressione fiscale sugli immobili in Italia è piu' bassa che in paesi come Regno Unito, Francia, Giappone, Stati Uniti, Canada (ma più alta che in Germania e Spagna) -- dati qui -- mentre quella sul lavoro e l'evasione fiscale sono più alte che in questi paesi. Deve esserci un motivo. Sarebbe stata quindi una buona idea andare nella direzione esattamente opposta: aumentare le tasse sugli immobili, diminuire di pari importo quelle sul lavoro, subito. Una riforma di questo tipo sarebbe peraltro complementare al Jobs Act, che Renzi e i suoi economisti portano (giustamentemente) come un fiore all'occhiello.

Se il Sig. Rossi che fa l'idraulico paga oggi 1000 euro di IMU e 15.000 euro di IRPEF, nulla cambia per lui se il governo gli fa pagare 3000 euro di IMU e 13.000 euro di IRPEF. Ma qualcosa potrebbe cambiare per la Sig.ra Rossi, sua moglie, che oggi preferisce non lavorare perché il cuneo fiscale è troppo alto. Inoltre, il Sig. Rossi non può nascondere il suo immobile agli occhi del fisco e quindi i 3000 euro il governo li incassa senza difficoltà. Invece i 15.000 euro di IRPEF il Sig. Rossi può farli diventare 12.000 nascondendo un po' di reddito da lavoro autonomo. Il Sig. Rossi ha una casa ma non ha la liquidità per pagare elevate imposte sugli immobili? La casa può essere venduta e così l'imposta evitata. Per vivere in un appartamento, anche uno bello e confortevole, non c'è bisogno di esserne i proprietari. [nota: questo esempio e' sembrato a molti brutale perche' si e' erroneamente inferito che l'autore e' per mettere "la gente per strada"; si veda sotto nei commenti un chiarimento dell'autore e, nei commenti di Sandro Brusco, un semplice meccanismo intertemporale che implementa la "liquidazione" dell'asset senza mettere alcuno per strada superando al contempo gli elevati (in Italia) costi di transazione].

Renzi ha intorno ottimi economisti (il ministro Padoan in primis) i quali capiscono benissimo queste cose. Perché allora dare priorità all'abolizione della tassa sulla prima casa? Perché non andare nelle direzione esattamente opposta, adeguando magari la base imponibile ai valori di mercato degli immobili? L'imbarazzo di Padoan di fronte a queste domande è palpabile, quello degli altri posso immaginarlo. Queste domande sono naturalmente retoriche: tutti sanno che il motivo è puramente elettorale e che il capo l'ha avuta vinta. I sondaggi dicono che l'IMU è la tassa più odiata (forse perché rispetto ad IVA e IRPEF è l'unica di cui lavoratori dipendenti e pensionati si rendono conto pienamente) e quindi va abolita. Tutto il resto è fuffa accademica.

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Commenti

Ci sono 60 commenti

Ma i motivi elettorali possono essere buoni motivi, se si vuole non semplicemete avere ragione, ma anche avere il potere di governare. Quale sia un buon punto di equilibrio fra avere consenso da parte di un elettorato che è quello che è, e fare cose utili, questo mi sembra il problema reale. Penso che Renzi potrebbe avere ancora più coraggio e riuscire a vendere sia ciò che Zanella, insieme con Taddei, Perotti e magari Padoan, giustamente vorrebbero, sia perfino un taglio delle pensioni medie e alte con un passaggio meno graduale al contributivo. Ma non sono sicuro di avere ragione. Renzi mi sembra che abbia già dimostrato di essere un politico abile e audace, il mio dubbio è che nelle cose economiche abbia idee presuntuosamente sbagliate. Mi piacerebbe sapere il parere al riguardo di chi lo conosce da vicino, se può farcelo sapere in qualche modo senza scoprirsi troppo.

Vuole togliere un argomento ai populisti e demagoghi. Ma sono convinto anch'io che sia una scelta profondamete sbagliata, perchè appunto demagogica e populista.

La risposta e' in questa tua frase: " il Sig. Rossi non può nascondere il suo immobile agli occhi del fisco e quindi i 3000 euro il governo li incassa senza difficoltà. Invece i 15.000 euro di IRPEF il Sig. Rossi può farli diventare 12.000 nascondendo un po' di reddito da lavoro autonomo"
Un favore a chi puo' evadere. Che pare sia una sorta di sport nazionale.

Non solo la mossa anti IMU di Matteo da Firenze è demagogia potente, ma è pure ispirata al motto borbonico "facimm' ammuina": mentre tutti si fissano su IMI sì/IMI no, egli continua non solo a non fare, ma, più grave, a fare: ad esempio chi si è accorto in Italia che l' IRI è risorta più bella e più forte che pria ? Nessuno ha nulla da ridire sulla mentalità da sagra della salsiccia sottesa ad Expo, Giubileo, Olimpiadi forse a Roma ?Poi porto la mia personale esperienza di disoccupato con qualche soldo ereditato: solo perchè ho un po' di cultura economica, che egli non mi piace, se no tra tassare la mia casa con balzelli che dovrei pagare necessariamente intaccando il patrimonio ed una tassazione ad un mondo produttivo che non mi pensa nemmeno, PROPRIO PER MENTALITA', prima ancora che per tassazione sul lavoro, quale pensate che sceglierei ? Ci sono molti elettori in condizioni analoghe alle mie, e non vanno nemmeno su nfa.

Perché sempre chiamati in causa quando si parla di corruzione e malgoverno? Non mi pare che Craxi e Berlusconi avessero origini meridionali...

Giusto per stimolare la discussione.
Stamani mi son rovesciato il caffé bollente sui pantaloni, abbiate pazienza.

 

 

Se il Sig. Rossi che fa l'idraulico paga oggi 1000 euro di IMU e 15.000 euro di IRPEF, nulla cambia per lui se il governo gli fa pagare 3000 euro di IMU e 13.000 euro di IRPEF.

 

Finché non perde il lavoro. Se lo perde, o se si riducono i suoi clienti perché un idraulico non ha stipendio fisso, il signor Rossi con 3000 euro di IMU è in ginocchio, e si trova costretto a vendere (svendere) la casa che gli hanno lasciato i genitori, e trasferirsi in affitto in una casa popolare.
Se riesce a pagare l'affitto. Se non ci riesce, sotto un ponte.

 

Il Sig. Rossi ha una casa ma non ha la liquidità per pagare elevate imposte sugli immobili? La casa può essere venduta.

 

Giustappunto, come si diceva. Che bello!
Ah, beh, se si trova un compratore, si capisce. 
Ché se di signor Rossi ce ne sono tanti, e sono tutti in ginocchio come lui per via dell'IMU triplicata, come voi economisti ci insegnate ci saranno tanti venditori e pochi compratori, e dunque la casa che il padre del signor Rossi aveva costruitto in una vita di sacrifici per lasciare al figlio finirà svenduta a un Mezzaroma o un Casamonica per 80mila euro.
Soldi che in pochi anni andranno bruciati in affitti, o coperte e sacchi a pelo.
Ma non sarebbe più giusto (in linea di principio, almeno) tassare sempre i flussi e mai gli stock?
E non è scritto da qualche parte (forse era la Costituzione) che la Repubblica tutela il risparmio.. eccetera?

 

Finché non perde il lavoro. Se lo perde, o se si riducono i suoi clienti perché un idraulico non ha stipendio fisso, il signor Rossi con 3000 euro di IMU è in ginocchio, e si trova costretto a vendere (svendere) la casa che gli hanno lasciato i genitori, e trasferirsi in affitto in una casa popolare.
Se riesce a pagare l'affitto. Se non ci riesce, sotto un ponte.

 

E invece senza l'IMU va a chiedere l'elemosina ma poi la notte torna a dormire nella sua villona da centinaia di migliaia di euro?

E' così assurdo aspettarsi che la gente viva in case di valore proporzionale al proprio reddito?

Mi sembra la mentalità dei Malavoglia di Verga, che si indebitano e si rovinano per mantenere la proprietà di una casa che non possono più permettersi, solo che quello è un romanzo ambientato nella Sicilia dell'800, e già allora questa mentalità è criticata e derisa come arretrata, ora siamo nel 2015 e c'è ancora chi ragiona come un Malavoglia attaccato alla "roba".

sono tanti.

in questo spazio, mi pare massimo famularo avesse argomentato su i vantaggi di sostituire del tutto l'irpef con una tassa sull'abitare. ma non la ritrovo... adesso cerco meglio

Il primo è che vorrei capire cosa è stato abolito, visto che l'IMU doveva confluire nella IUC (imposta Unica comunale), quindi era residuale, poi l'IMU (IUC) stessa era diventata vessatoria in alcuni casi (su suggerimento della Agenzia delle Entrate..): vedi "capannoni agricoli" e macchinari, ancorchè imbullonati, che aumentavano il valore dell'immobile (e distruggevano le aziende).

Quindi senza il testo definitivo di cosa è stato effettivamente abolito, in quel casino che erano le imposte locali, farei attenzione, anche perchè già diverse categorie catastali NON pagavano alcunchè (anche la casa del famigerato idraulico, probabilmente, se non viveva in centro).

Poi ci sono le considerazioni politiche reali, e qui siamo in una win-win situation per Renzi: la tassa sulla casa è vista come il fumo negli occhi dagli italiani, soggetta a furbate e arbitrii (io mi son visto aumentare la rendita catastale per una supposizione. E' scritto proprio così: "si suppone che il numero di vani possa essere maggiore." Nero su bianco e 2.000 € partiti per il ricorso, che vincerò) e inoltre è la maggiore entrata per gli Enti Locali, ovvero quegli Enti che stanno mandando la spesa corrente (al netto delle pensioni) fuori controllo.

Quindi Renzi toglie una tassa odiata e allo stesso tempo costringe le Amministrazioni Locali ad andare con il cappello in mano a Roma a chiedere soldi, magari dovranno rinunciare alla Fiera della Rana Saltatrice (esiste), magari no, ma il concetto è quello.

Ovvero qualhe economista o semplice contabile può aver detto: se non togliamo l'ossigeno ai Comuni e li costringiamo a venire da noi anche per comprare le spillette questi continuano a spendere all'infinito, meglio recidere il tubo. Sarebbe un effetto collaterale, ma nemmeno tanto sgradito, costringere i Comuni a spendere e spandere un pò meno, visto che non potranno contare sui soldi "diretti" dei contribuenti.

E non diciamo "eh, ma se quello spende poi non lo rivotano", perchè è proprio l'opposto: più spende, più consenso compra.

Mi trovo perfettamente d'accordo con Zanella. Cui faccio un'unica critica: se l'obiettivo è spiegare le cose anche a persone che non le sappiano già, mettere la cosa nei termini:

 

Il Sig. Rossi ha una casa ma non ha la liquidità per pagare elevate imposte sugli immobili? La casa può essere venduta e così l'imposta evitata.

 

forse non è una grande idea. Diciamo che detta così suona un po' rude, brutale e molti qui smettono di leggere pensando "ecco il solito eocnomista folle schiavo della teoria astratta"... spero di essermi spiegato. Ma, a parte questo, la situazione è, come al solito frustrante. Riporto due commenti in cui mi sono imbattutto discutendo - come faccio da giorni - con persone, badate bene, che non si può liquidare come ignoranti. Per far capire perché poi idee così palesemente sballate trovino tanto consenso...

1) Commento al pezzo di Giulio, da me condiviso e commentato su fb

 

X: tutti i migliori economisti avranno sicuramente argomentato la cosa con perizia e avranno la ragione che un ragionamento fondato ha, detto questo, a me l'idea di dover pagare tasse su un bene acquistato pagando tasse e con soldi sui quali pago tasse non sembrerà mai equa. tassare i redditi, il conto in banca, i beni di lusso è un conto, la casa, specie la prima, è proprio un'altra storia. la casa è un diritto, capisco che in molte città d'italia è un diritto solo sulla carta, ma tant'è, rimane un diritto. e tante volte, specie i nostri genitori, non hanno ereditato un bel niente, se la sono sudata, lavorando e pagando le tasse, ripeto, su quello che guadagnavano. dover continuare a pagare la stessa tassa a vita è ridicolo e poi iniquo. piuttosto tassassero davvero i conti in banca.

Io: Eh, X, purtroppo io potrei risponderti solo con altri ragionamenti (auspicabilmente) fondati. Roba inutile, insomma.

X: rispondimi quando ti compri una casa .

 

2) Sulla bacheca di un militante Pd.

 

Y: Se io ho un appartamento che metto in affitto a 400€/mese, e quella è la mia unica fonte di reddito perché disoccupato, fra tasse sulla proprietà e irpef quello che mi rimane è 210€ al mese ossia poco più del 50% del totale incassato. È una rendita o sopravvivenza? Da qui il nodo politico: siamo sicuri che abbassare e cancellare le tasse sulla proprietà sia di destra è un tabù?

Z: Se non ci abiti, non e' la tua prima casa. E se paghi tutte quelle tasse, vuol dire che non puoi adottare la cedolare secca. Sei perciò ben al di sopra della sopravvivenza.

Y: Non ci abito per sopravvivenza, abito ancora a casa di mio padre perché non posso permettermi di vivere fuori casa. Hai fatto male i conti

 

Insomma, spero di aver reso l'idea...

ma le soluzioni al problema dei ''poveri in case con tasse alte'' ci sono e non richiedono necessariamente la vendita della casa, con tutti i costi di transazione monetari e non monetari che questo comporta. Una soluzione che si potrebbe adottare è quella di postporre il pagamento della tassa fino alla morte dell'occupante, per poi farla pagare al momento dell'eredità. Si eviterebbero in tal modo le storie sulle povere vecchiette senza soldi che abitano in case con imposte così alte da non poterle pagare  (non so quante ce ne siano veramente).  Questa se si vuole metter su un'imposta razionale che minimizza il costo sociale inevitabilmente associato a qualunque imposta. Ovviamente questo non ti fa guadagnare neanche un voto. Per cui, il buon Matteo si adegua e va dove i voti ci sono.

Esentare la prima casa è economicamente assurdo è puzza di incostituzionalità. Primo esempio: Pietro e Paolo sono colleghi; non sono poveri ciascuno di essi guadagna € 3000 lordi al mese e ne pagano 1000 di tasse. Pietro ha una "prima casa" (l'ha ereditata? L'ha vinta? L'ha comprata anni prima? non importa), Paolo sta in affitto e paga € 1000 al mese. Pagato il dovuto a Pietro rimangono € 2000 al mese per sbarcare il lunario, a Paolo solo € 1000; mandarci avanti una famiglia è dura. La loro "capacità contributiva" è manifestamente diversa, ma le tasse che pagano sono uguali. Se Pietro ha ancora da finire di pagare il mutuo, può detrarre gli interessi passivi, ma Paolo non può detrarre l'affitto.

Secondo esempio: Pietro e Paolo possiedono entrambi una "prima casa" di caratteristiche equivalenti; il primo vive e lavora a Milano,  il secondo a Roma. Ci sono variazioni nella loro condizione lavorativa, e Pietro deve trasferirsi a Roma, Paolo a Milano. Ciascuno affitta la casa dell'altro per € 1000 e con il ricavato paga il propio affitto. La loro condizione economica e la loro "capacità contributiva" non sono cambiate, ma adesso per ciascuno di essi la "prima casa" in quanto affittata non è più tale e devono pagare le tasse sugli immobili e sul reddito.

Non avevo letto questo commento prima di scrivere il mio piu' sotto.
Faccio notare che a in CH chi vive in casa propria (e quindi non è in affitto) viene imputato un reddito simbolico (tralascio come viene stimato perché non me lo ricordo piu' ma se interessa indago) che viene aggiunto alle altre fonti di reddito.

la sparata renziana e il pensiero  che vi è dietro (o che non vi è proprio)  falcia anche due argomenti secolari, per cui sono stati spese energie che, col senno di poi sarebbe stato meglio dedicare alla cura del proprio giardino.

1) la revisione degli estimi catastali, che  in un precedente sommesso borbottio del premier era stata semplicemente rinviata per difficoltà "tecniche", ora non ha proprio ragione di esistere. serviva a dare una base imponibile meno distorta, su cui poi magari ragionar di tasse etc. tutta la delega fiscale a me pare sia finita così, guai a cambiare.

2) a ruota: la sempre invocata, con molte ottime ragioni, autonomia impositiva degli enti locali perde il presupposto su cui si basa un po' dappertutto, cioè il patrimonio immobiliare residenziale. il sindaco, se vuole spendere per pagarsi la rielezione, in prospettiva avrebbe dovuto anche tassare in autonomia e non solo maledire roma. certo, come dice marco esposito, questo non era aancora vero, ma si doveva andare avanti, non tornare indietro in modo irrimediabile.

quanta foresta è stata tagliata per stampare gli atti dei convegni dedicati a questi argomenti?

L'IMU è una tassa patrimoniale per cui ritengo vada inserita nell'ambito di una imposta che gravi su tutti i patrimoni. Di fatto già ci sono (esempio quella sui dep. ammti) ma non è molto chiaro a tutto.

Ciò detto NON sono invece d'accordo con l'abolizione - anche per la prima casa - della TASI, in quanto è relativa a servizi erogati dai comuni e quindi non va assolutamente abolita, anzi. Andrebbe incrementata, o meglio, lasciata in totale gestione dei comuni a compensazione dei trasferimenti da centro alla periferia i cui fondi sono raccolti dalla fiscalità sul lavoro. Se i comuni erogano dei servizi sono i cittadini che ne usufruiscono che devono pagarli. Per cui la tasi va rinformata ed inoltre la devono pagare gli inquilini, e non i proprietari locatori. E’ la cosiddetta “Tassa del Sindaco” per cui sarà la sua amministrazione a risponderne.

 

L'IMU non è una tassa. E' una imposta. Sono due cose diverse.

TASI e TARI, invece, dovrebbero essere tasse. Clamorosamente, anche quest'ultime sono trattate come se fossero imposte, con valori e finalità fissati purchessia, anziché essere ancorati ai costi del servizio che dovrebbero coprire.

E' una ulteriore dimostrazione che il ns. sistema giuridico è incapace di difendere il cittadino dall'arbitrio amministrativo.

Propongo di spostare la discussione su come è ora la tassazione in Italia (qui spero siamo tutti d'accordo: una cosa immonda che penalizza lavoro e consumi) a come dovrebbe/potrebbe essere.

In fondo la raccomandazione europea di ridurre la tassazione del lavoro e non altre, a questo punta. Il governo ha reagito eliminando invece la tassazione sulla casa. La reazione in rete come sempre è su come sia giusto/ingiusto tassare la casa ed ovviamente l'80% del proprietari ha opinioni abbastanza chiare a proposito. Gli argomenti sono i soliti. Principalmente: il riparmio è il risultato netto di conferimenti già tassati e quindi è "sacro" e spesso in luogo della Casalinga di Voghera viene tirata il ballo una altrettanto mitica Anziana Zia Nullatenente, costretta a pagare diverse centinaia di Euri per ICI/IMU e acronimi vari.  Il che ha però un fondamento minimo di buon senso perché se esiste una no-tax-zone per i redditi, non esiste, a quanto mi risulta, per la tassazione sulla casa, mentre per i consumi ci sono aliquote IVA ridotte per i generi di prima necessità. Sempre con il semplice buon senso puo' sembrare strano che eliminando la tassazione su tutte le case lo si faccia sia per la Anziana Zia Nullatenente sia per chi possiede decine di palazzi in giro per l'Italia sia per chi castelli e villone le posside veramente.

Per tagliare la testa al toro vi propongo un'idea e poi la discutiamo con chi ci sta.
Come sempre non invento nulla ma attingo a piene mani ma prendo ampi spunti da come il capitale (casa compresa) è tassato in Svizzera, paese notoriamente illiberale e comunista.

L'idea è che la tassazione del capitale (mobile ed immobile, cumulati) sia tassato con aliquote progressive (con una pendenza blanda, tra 0.5 e 3 millesimi massimo) e con una zona di esenzione che salvi per esempio in primi 100'000. Supponendo che uno abbia una casa del valore stimato di 180'000 e 20'000 di risparmi, avrebbe un totale tassabile di 200'000 ma tolti i 100'000 di esenzione, sarebbe tassato per i 100'000 restanti allo 0.5% (quindi 500 euro). Considerato che se non avesse la sua casa sarebbe in affitto e sborserebbe mensilmente una cifra ben superiore, non mi sembra che questa tassazione metterebbe qualcuno sulla strada. Per contro chi di case ne ha 26 per un totale di 13 milioni, avrebbe sempre 100'000 di esenzione ma pagherebbe il 3%% sulla differenza. Quindi 38'700.  Naturalmente visto che quelle 26 case le affitta (o meglio 25, se in una ci abita) i soldi per pagare l'imposta non gli mancano.

Per come il concetto è sviluppato in Svizzera va aggiunto che la tassazione sul capitale diminuisce di fatto quella sul reddito. Non lo fa con complicati meccanismi di detrazione e deduzione ma semplicemente in fase di calcolo delle diverse aliquote. Se c'è bisogno di un gettito di 2 miliardi è chiaro che si può puntare tutto sulla tassazione dei redditi, predisponendo le aliquote che permettono di ottenerlo. Ma se siste la possibilità di tassare i capitali ed ottenere un gettito, mettiamo, di 200 milioni, automaticamente si riducono le necessità di cassa sui redditi (del 10%) e quindi si abbassano quelle aliquote. Sono consapevole che in Italia non si farebbe così e dovendo grattare il pentolone a fine anno come sempre, le imposte finirebbero per accumularsi. Ma appunto invito a discutere su come le cose dovrebbero essere, non su come sono.

Sul discorso attorno a su cosa sia giusto a proposito della tassazione degli immobili rilevo che se prendiamo due persone, Piero e Carlo e ipotizziamo che abbiano entrambi un reddito imponibile di 50'000, pensiamo che abbiano la stessa "capacità contributiva". Se pero' osserviamo che il primo non ha casa propria e vive in affitto mentre il secondo si' e vive in una casa che vale 200'000, il ragionamento cambia, secondo alcuni. Diciamo che Piero ha una capacità contributiva inferiore per cui o gli permettiamo di detrarre in tutto o in parte l'affitto oppure imputiamo qualche cosa di supplementare a Carlo. Alla fine pagheranno imposte leggermente diverse. In Svizzera, dove i capitali come sapete non mancano, hanno optato per la seconda soluzione ma con aliquote blande e zone sostanziali di esenzione. Le aliquote sono blande perché le spese dello stato sono basse e la competizione tra cantoni (ed anche tra comuni) aiuta ad avere imposte contenute ma questo lo sappiamo. Alla fine Carlo paga un po' per la sua casa (500) ma lui e Piero pagano meno per l'imposta sul reddito (perché la somma è fiscalmente neutra). In tutto pagano 500 in meno, probabilmente a spanne avremo che Piero paga 300 in meno e Carlo 200.

Risultato, capite perché malgrado il capitale sia imponibile in Svizzera, cosi' tanti francesi, tedeschi ed italiani abbiano deciso di trasferirsi lì e non si lamentano assolutamente di supposte violazioni sulla sacralità della casa. Si rifaranno eventualmente con la sacralità delle verginità delle rispettive figlie, giusto Michele? :-)

Ho come l'impressione che, se hanno accettato di farsi tassare la casa, la verginita' delle proprie figlie sia per loro passata decisamente in secondo piano :)

Grazie per il contributo, Francesco. Molto utile, ci faro' riferimento ad una cosa piu' articolata sul tema che sto giusto scrivendo ora con il mitico Brighella :) 

potreste smetterla di parlare di "imposte" chiamandole "tasse"? Sono due cose differenti.

Come detto da Sandro, il post e' sbrigativo, sono quei post che noi chiamiamo "twitteroni", commenti brevi (ma non banali) sul fatto degl giorno in cui pero' molto resta purtroppo tra le righe. In questo caso l'affermazione che piu' a suscitato scandalo e' stata la seguente:

 

Il Sig. Rossi ha una casa ma non ha la liquidità per pagare elevate imposte sugli immobili? La casa può essere venduta e così l'imposta evitata. Per vivere in un appartamento, anche uno bello e confortevole, non c'è bisogno di esserne i proprietari.

 

L'affermazione (certamente provocatoria) intendeva fare il seguente punto: una casa, sia essa la prima, la seconda, o la terza, e' un asset (un'attivita'), al pari di un titolo del debito pubblico italiano e di un conto corrente alle Cayman. Infatti se uno ha 100mila euro puo' decidere di detenerli in una qualsiasi di queste - e altre - forme (i costi di transazione del passaggio da una all'altra forma possono essere alti, ma questo e' un altro problema).

L'ostinazione di considerare la prima casa come un asset diverso, speciale, sacro, tutta un'altra cosa perche' noi o chi ce l'ha lasciata in eredita' ce la siamo sudata (non e' cosi' per ogni asset che si possiede?) e' alla base della confusione scatenata dalla mia affermazione. Un asset produce un ritorno per chi lo possiede. Il titolo del debito pubblico italiano produce interessi. Una casa produce un ritorno monetario se la dai in affitto oppure servizi abitativi di pari valore se ci stai dentro (sia che tu ci stia dentro 12 mesi all'anno -- prima casa -- sia che tu ci stia dentro poche settimane all'anno -- seconda casa). Per consumare quotidianamente servizi abitativi non e' necessario possedere l'asset che li produce, esattamente come per consumare quotidiniamante acqua non e' necessario possedere un pozzo.

"La casa puo' essere venduta" nella provocatoria affermazione in questione significa esattamente questo: il consumo di servizi abitativi puo' essere separato dalla proprieta' dell'asset che li produce.  La soluzione proposta da Sandro,

 

una soluzione che si potrebbe adottare è quella di postporre il pagamento della tassa fino alla morte dell'occupante, per poi farla pagare al momento dell'eredità. Si eviterebbero in tal modo le storie sulle povere vecchiette senza soldi che abitano in case con imposte così alte da non poterle pagare.

 

 e' infatti tra le righe di quello che ho scritto, perche' e' equivalente (esattamente equivalente) alla vendita di una frazione della nuda proprieta'. Sandro propone un interessante schema consistente nella cessione di tale frazione allo stato (che per definizione di nuda proprieta' viene incamerata alla morte dell'usufruttuario) a titolo di imposta (o tassa, che dir si voglia; chiedo scusa, in risposta a un altro commento, per la confusione tra tasse e imposte, che sono  cose diverse, lo so bene, ma la semantica non fa sostanza in questo caso; i pragmatici anglosassoni non sono andati in rovina di finanza pubblica per l'assenza di una tale distinzione e vivono benissimo con income tax e property tax)

Un altro argomento che leggo nei commenti e' che l'IMU e' iniqua perche' si tassa un bene che e' stato gia' tassato all'acquisto con reddito tassato quando e' stato prodotto. Faccio solo notare che questo e' vero anche per il bollo dell'auto, il "canone" RAI, e molte altre altre tasse.

il senso della proposta, ma mi sembra che finirebbe per trasformare l'imposta fondiaria in un doppione dell'imposta di successione. Va considerato poi che, in teoria, le imposte o tasse sulla casa sarebbero di pertinenza dei comuni mentre quella di successione spetta allo stato: occorrerebbe congegnare un meccanismo di ripartizione tra i due enti. Come suole, l'intendence suivrà.

 

(i costi di transazione del passaggio da una all'altra forma possono essere alti, ma questo e' un altro problema).

 

sì, è un altro problema che però è rilevante e che il governo si guarda bene dall'affrontare. ad esempio: il registro che per la gioia dei duellanti qua sopra, può essere tassa o anche imposta, ma che comunque  è medievale come concetto (il bollo, la ceralacca) e caro come il fuoco.

si può pensare che in un mercato fortemente illiquido, una riduzione dei costi di transazione abbia effetti vigorosi...magari si poteva cominciare da lì.

Egregi,

 il vs. racconto dell'individuo soffocato dalle imposte la cui casa verrà esecutata alla morte per ripagarle è raccapricciante.

Neanche il Bulgacov di "Cuore di cane" aveva immaginato tanto.

Mi avete convinto: le imposte sulla casa sono un crimine contro l'umanità.

Tutt'altra cosa sarebbero invece le tasse sulle stesse.

Le tasse, al contrario delle impostesulla proprietà, rappresentano il paradigma del contratto sociale, uno dei pilastri della democrazia, nonché l'approccio fiscale tipico del liberalismo classico.

Chiedo in anticipo perdono per la scarsa elasticità mentale ma non ho veramente capito se si tratta di un post ironico oppure serio. Direi il primo, dato che non ho mai sentito di nessuno che fosse più contento di farsi prelevare soldi sotto il nome di tassa anziché sotto il nome di imposta, ma mi è rimasto il dubbio ... 

Per "tassa", in italiano (diversamente che negli USA), si intende un tributo inteso a coprire il costo di un servizio pubblico. Ad esempio, TASi e TARI, che però ho commentato negativamente per altre ragioni giusto sopra.

Le "imposte" sono invece un prelievo di valore arbitrario, che alimenta il calderone generale delle spese pubbliche, da cui l'autorità pubblica attinge in modo anch'esso arbitrario.

Le prime (tasse), costituendo il corrispettivo di un servizio reso, sono giustificate e controllabili. Il presupposto del contratto sociale.

Inoltre, permettendo l'immediato confronto di efficienza tra le diverse amministrazioni, costituiscono uno strumento di democrazia.

Infine, togliendo all'amministrazione pubblica l'arbitrio concessogli dalle imposte, placano anche lo scetticismo del liberalismo classico.

Conclusione: tasse, non imposte. Ma tasse vere, non quell'"obbrobrio giuridico" rappresentato da TASI e TARI su cui sia io che Savino condividiamo il giudizio (vedere sopra).

PS: questa voleva essere una risposta qui sopra a Sandro Brusco. Per errore l'ho postato come nuovo intervento ma non so come correggere l'errore.

Non è che la questione mi appassioni più di tanto, ma il prelievo fiscale sugli immobili può benissimo essere considerato il corrispettivo di un servizio. Ciò che impedisce al primo venuto di impossessarsi di un immobile vuoto, anche solo per qualche ora, e di istallarcisi in permanenza, è l'esistenza di un catasto che certifica i diritti di proprietà su gli immobili e di una forza pubblica idonea a farli rispettare. Si può se si vuole discutere sulla misura e sulle modalità di determinazione di questo prelievo fiscale, e della migliorabile efficacia e tempestività dello Stato nel far rispettare il diritto di proprietà, ma resta il fatto che a fronte di questo c'è un servizio, e che questo è essenziale per l'effettivo godimento del bene immobiliare.

ma dal tuo quadro restano fuori i prelievi giustificati dalla prestazione dei servizi generali, come la difesa, l'ordine pubblico, la giustizia, ecc.che non possono essere remunerati se non da imposte (a meno di privatizzarli ...).

Mi sembrava di essere stato chiaro, ma evidentemente no. In soldoni:

1- se la pressione fiscale sull'abitazione si limitasse alle tasse (=copertura dei servizi ad essa legati), essa sarebbe molto inferiore all'attuale, non dovendo contribuire ad alimentare tutta la spesa nazionale ma solo ciò che è legata all'abitazione. Già ora TASI e TARI sono mediamente meno di un terzo dell'IMU. Ma costituiscono una specie di ibrido tra tasse ed imposte. Anche aggiungendo il contributo per il pattugliamento locale delle strade a prevenzione dei furti (esiste?), la loro impostazione rigorosa e trasparente come tasse diminuirebbe i balzelli.

2) Il valore dei tributi sugli immobili non sarebbe volatile come quando dipende dai capricci del ministro delle finanze di turno.

NOTA1: queste non sono una caratteristica da poco (lana caprina), neanche in economia: la prima voce di costo di ogni progetto imprenditoriale è costituito dalla spesa del sito produttivo. Fosse anche un garage o una cantina. Rendere questo valore volatile e imprevedibile ha le sue ricadute sull'imprenditorialità. Ma anche sui piani di vita dei cittadini. E direi che tutto ciò è provato dall'esperienza IMU.

3) Il collegamento tra fiscalità ed efficienza amministrativa diverrebbe trasparente ed evidente, permettendo la cosiddetta "democrazia coi piedi" (che non è titolo di demerito, come sembrerebbe). Inoltre, diverrebbe evidente quali comuni fossero virtuosi e quali da commissariare e da setacciare da corte dei conti e TAR.

4) Le diverse voci dell'attività pubblica sugli immobili sarebbero finalmente quantificate e soggette ad analisi. Poniamo che un tal comune sia altamente soggetto a furti in casa.  E' altamente probaile che i suoi abitanti siano disposti a pagare di più per attività indirizzate a tale fine,  e che i suoi amministratori siano più imbarazzati a stornare ingenti cifre, ad esempio, per il "gemellaggio" con cittadine sparse per il mondo.

NOTA 2: anche questi due aspetti non valgono poco in economia. Almeno, se si concorda con la massima "il mercato è un sistema giuridico" (Bohm Bawerk).

Conclusione: l'economia è inevitabilmente legata alla filosofia giuridica. Non lo dice solo la biogafia degli economisti più noti. Anche il buon senso dovrebbe suggerire che il mercato ha come protagonisti quotidiani degli individui, i quali vi operano se gli conviene. Altrimenti, o incrociano le braccia, o si nascondono o se ne vanno (salus populi suprema lex). Inutile denigrarli.

Questo articolo di Bordignon (http://bruegel.org/2015/10/renzis-risky-budget-strategy/) concorda con la diagnosi di NfA:

 

"Electoral considerations also explain some of Renzi’s otherwise puzzling choices, like the abolition of the property tax on the house of main residence of taxpayers. This is a decision taken by the premier alone, against the advice of all his economic consultants and the wishes of most of his party members, let alone the European Commission. The explanation is political."

 

Non solo fa un favore alle persone anziane che sono proprietari di case, e frega Berlusconi facendo una manovra che Berlusconi avrebbe voluto fare, ma anche, opponendosi alla Commissione Europea contenta gli anti-Europa di M5S e Lega.

 

L'articolo sostiene che e' una manovra pericolosa che lo mette contro la commissione e i leader del nord europa.

Il punto più interessante dell'articolo è quello in cui Bordignon elenca in modo preciso e puntuale tutti i rischi della strategia messa in atto da Renzi.  Di fatto, ed ora anche in qualche misura a livello europeo, si continua a dare credito all'idea che sia necessario fare maggiore deficit per sostenere la ripresa.  Non solo non è così, ma comportarsi come se lo sia proprio ora che la ripresa vera sembra essere alle porte, presenta rischi seri e da non sottovalutare.