Una forma estrema di "preferenze profonde" è quella che dichiara che gli uomini hanno una moralità innata e universale. Innata e universale sono parole scelte con cura, quindi vediamole bene. Innata significa: precedente a ogni formazione culturale e a ogni insegnamento. In ultima istanza, geneticamente determinata. Universale significa: comune ad ogni popolazione e cultura. E’ una conseguenza della prima tesi, con in più l’idea che il corredo genetico che determina la moralità sia abbastanza antico da essere lo stesso in popolazioni diverse.
Un sostenitore di questa tesi di recente è stato Marc Hauser di Harvard. Hauser era in origine uno studioso dei linguaggi nei primati. Per esempio, i suoi risultati iniziali famosi erano che le scimmie possono in parte avere una abilità di comprendere e usare una struttura generativa del linguaggio. Questa è la tesi di Chomsky, che il linguaggio umano abbia una struttura generativa: cioè che parole, o frasi, che fanno parte di un linguaggio specifico, si compongono usando poche regole semplici e universali, ovvero valide per tutti i linguaggi.
Che c’entra la morale? Basta applicare le tre parole chiave usate per il linguaggio, generativo, innato e universale, alla morale. La morale (come il linguaggio) ha regole semplici, che generano tutte le prescrizioni che vengono gudicate morali. La morale (come il linguaggio) è innata; e siccome è basata su regole semplici che sono comuni a tutti gli esseri umani, la morale (come il linguaggio) è anche universale. Bene, fin qui tutto chiaro: gli uomini sono "Nati per essere buoni" (ll titolo di Rorty è ironico, ma rende bene l’idea). Però c'è un problema.
Di recente il professor Marc Hauser (Harvard) è stato messo in leave dalla sua università dopo una inchiesta di tre anni. La ragione: l’inchiesta ha raggiunto la conclusione che i dati usati da Hauser erano sospetti (fabbricati, è il termine scortese usato dal New York Times). I dettagli in breve sono qui (New York Times) e in maniera più approfondita qui (Science e Nature).
Che dimostra questa vicenda? Un primo fatto è così ovvio che non lo dico nemmeno. Ce n’è un altro. Il primo avvertimento che qualcosa non andava non è venuto ieri, ma nel 1997, quando Gordon Gallup, un ricercatore della State University of New York at Albany, scoprì che i risultati di uno dei primi famosi papers di Hauser erano infondati. Nel 2001 Hauser annuncia che non è riuscito a replicare quei risultati. Da allora la sua ricerca ha incontrato difficoltà: un paper del 2002 è stato appena ritrattato. Poi i problemi recenti. L'inchiesta di Harvard ha individuato otto esempi specifici di scorrettezza scientifica ("scientific misconduct"). Eppure, gli eventi recenti sono venuti fuori perché dei collaboratori di Hauser si sono rifiutati di sottoscrivere i risultati che lui sosteneva di aver ottenuto in un risultato sperimentale. I dettagli sono disponibili in rete, leggete con cura nel paragrafo che comincia "i am getting a bit pissed here".
La vicenda ha qualcosa in comune con la scoperta che diversi centri di ricerca, in particolare quello della University of East Anglia, manipolavano i risultati delle indagini sul Global Warming. Basta a stabilire che c'è una distorsione sistematica? No. Però basta per consigliare di tenere gli occhi aperti. E per ricordarci una cosa semplice: i risultati delle scienze sociali possono essere più o meno graditi ai politici. Se un certo paradigma suggerisce che gli essere umani sono buoni, o bisognosi di assistenza, o tutte e due le cose; o se dimostra che c'è bisogno di un intervento pubblico in larga scala, il politico vede un'occasione di impiego lucrativo, perché c'è bisogno di lui per compiere quegli interventi.
Un terzo commento riguarda la ricerca sul linguaggio e quella sulla morale di Hauser. Le critiche alla prima hanno un impatto sulla seconda? Seconde me sì, e mi spiego. Il cuore della tesi è di rendere le facoltà innate più ampie possibili. Dire che le scimmie hanno facoltà vicine a quelle degli esseri umani (per esempio il linguaggio, o la capacità di capire le intenzioni degli altri) è un passo essenziale in questo esercizio retorico: se anche le scimmie le hanno, allora anche per noi uomini, che abbiamo una gran parte del corredo genetico delle scimmie, queste facoltà sono innate, genetiche, e non culturali.
Un quarto, e ultimo, commento. Come già nota Rorty nella recensione (e molti altri) la facoltà morale sembra essere flessibile in un modo preoccupante, se deve essere innata e universale. Ma non è tanto il fenomeno della esistenza di diverse morali, una a fianco dell’altra, che mi disturba. E’ la sorprendente coincidenza della morale con gli interessi di chi la sostiene. Un gran vecchio con la barba la chiamava falsa coscienza. Non voglio dire che la morale non possa guidare le azioni ma che, a volte, le azioni desiderate guidano la morale.
Concludiamo con una nota più leggera. Alla serie "quale sia la vera natura dell’uomo" si è aggiunto negli ultimi giorni il libro di Ryan e Jetha, Sex at Dawn. La tesi qui è che insieme a tutto il resto, anche i costumi sessuali sono stati determinati nell’età dei cacciatori-raccoglitori, e siamo oggi come venimmo determinati allora, anche in fatto di matrimonio e sesso. Ora, quella era una società dove non c’era proprietà privata, e si metteva in comune tutto, quindi...
Mi è tornato alla memoria il raccontino dei tre bambini, uno israeliano, uno arabo e l'altro europeo che crescono insieme come fratelli legatissimi l'uno all'altro vivendo in una bella famiglia fino alla pubertà. Ciascuno poi è costretto a ritornare a vivere nella sua terra d'origine. Reincontrandosi dopo altri 10 anni i 3 sono ex fratelli e si sparano addosso. Non so di ricerche, ma che la moralità possa essere innata ed universale e prescindere dal contesto umano e sociale nel quale ci si forma lo percepisco come poco convincente.