Non è un paese per giovani

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dinamica reddito per classi eta'

L'indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia viene svolta ogni due anni e raccoglie dati importanti che risultano altrimenti assai difficile da misurare. Tra le altre cose è di gran lunga la fonte migliore che abbiamo in Italia (e tra le fonti migliori a livello internazionale) sull'andamento dei redditi netti, della ricchezza e della distribuzione di queste variabili nella popolazione.

Colpevolmente, non l'abbiamo commentata quando è uscita l'ultima volta, nel febbraio 2010. Il Corriere titolò sull'aumento delle famiglie indebitate (in realtà assai modesto) mentre Repubblica segnalò nel titolo il calo del 4% del reddito netto delle famiglie rispetto alla precedente indagine di due anni prima. In entrambi i casi si tratta poco più di un taglia e cuci dalla pagina 7 della relazione, che riassume i risultati principali.

Mentre l'attenzione si è concentrata sull'effetto della congiuntura, in particolare gli effetti della crisi economico-finanziaria che nel 2008 aveva iniziato a manifestare i suoi effetti (vedi Nota in fondo al post), le lezioni più interessanti dell'indagine sono a nostro avviso quelle che si riferiscono alle dinamiche di più lungo periodo. In questo post ci concentriamo su queste e in particolare sulla disparità nella dinamica dei redditi tra la parte più giovane e la parte più anziana della popolazione.

La figura che abbiamo messo nel sommario (fonte: indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia) e che riproduciamo qua sotto è abbastanza chiara. C'è sicuramente un dato congiunturale: se guardiamo alle medie la crisi sembra aver colpito esclusivamente i cittadini di età inferiore a 55 anni, e in modo particolarmente duro quelli con meno di 45 anni.

dinamica reddito per classi di eta'

La congiuntura però è solo parte della storia, e forse nemmeno la più interessante. In periodo recessivo è normale attendersi che la popolazione attiva veda una riduzione del proprio reddito maggiore della parte di popolazione che vive di trasferimenti. In particolare, a meno di interventi legislativi per ridurre il livello delle pensioni, è normale che i redditi dei pensionati non soffrano della crisi, che finisce invece per colpire la popolazione attiva mediante riduzione del numero di occupati e calo dei redditi di chi conserva un impiego. Dato che la popolazione attiva è mediamente più giovane dei pensionati, la differente dinamica dei redditi per classi di età nel periodo 2006-2008 appare comprensibile. Questa interpretazione è confermata da un articolo di Montella, Mostacci e Pugliese apparso su La Voce lo scorso aprile. I tre ricercatori, partendo dall'indagine di Banca d'Italia, hanno analizzato la variazione percentuale del reddito nel periodo 2006-2008 in base alla condizione professionale del capofamiglia. Il risultato è nella figura qui sotto.

Si noti che, a parte i pensionati, l'unica altra categoria che è riuscita ad aumentare il proprio reddito reale (seppur di una percentuale miserrima) è quella dei dirigenti-direttivi. Si tratta anche in questo caso di lavoratori mediamente più anziani.

Come abbiamo detto però la congiuntura non è la parte più interessante, o preoccupante, della storia. La cosa invece preoccupante è la tendenza di più lungo periodo, visibile nei dati a partire dal 1993. Potete osservare nella prima figura sopra che il reddito equivalente delle classi più anziane (55-64 e oltre 65) è cresciuto in media più di quello delle classi più giovani nell'intero arco dei 15 anni rappresentati. Non è quindi solo un problema di migliore protezione dei redditi da trasferimento in periodo di recessione. Cosa è successo?

È francamente difficile credere che, a causa dell'innovazione tecnologica, i giovani siano diventati meno produttivi dei vecchi. Non solo le nuove leve entrate nel mercato del lavoro durante questo periodo godevano di un grado di istruzione medio più alto delle coorti precedenti, ma la natura dell'innovazione tecnologica sembrava particolarmente atta a favorire le nuove generazioni, sicuramente più a proprio agio tra le tecnologie informatiche. Non è successo niente di tutto questo, ed è successo invece l'esatto contraro.

In assenza di una spiegazione tecnologica (che forse esiste, ma che non siamo stati capaci di trovare) occorre guardare alle variabili istituzionali. Due ipotesi si presentano in modo abbastanza naturale. Da un lato lo sviluppo di un mercato duale del lavoro, con la dicotomia tra insiders protetti e outsiders non protetti, può aver penalizzato le giovani generazioni, meno rappresentate tra gli insiders. Dall'altro si è verificata una espropriazione fiscale a favore dei vecchi, che attraverso i vari governi hanno tassato i giovani per pagarsi pensioni che i giovani attuali non riusciranno mai a permettersi.

Ci concentriamo qui su questo secondo aspetto. Cominciamo da questa figura (fonte: indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia)

dinamica reddito per condizione professionale

Le persone ''in condizione non professionale'' sono principalmente i pensionati. Ponendo pari a 100 il reddito equivalente medio, osserviamo che per questa categoria c'è un aumento del 14% nell'arco dei 15 anni. Per i lavoratori dipendenti invece l'aumento è stato solo del 4%.  Ulteriori utili informazioni si ricavano guardando alla percentuale dei redditi delle famiglie che derivano da trasferimenti, riportata nelle seguente figura (fonte: come sopra)

composizione reddito familiare per provenienza

La figura mostra l'espansione della categoria dei trasferimenti, principalmente costituita dalle pensioni. In realtà qui è utile guardare ai numeri su un periodo di tempo ancora più lungo. Abbiamo guardato varie annate della indagine sui bilanci delle famiglie e abbiamo costruito la seguente tabella, che mostra l'evoluzione nel tempo della quota di reddito netto delle famiglie italiane proveniente da trasferimenti.

1969197519801989199119931995200020062008
16,415,817,317,320,222,124,823,223,525,1

La quota resta sostanzialmente stabile tra il 1969 e il 1989 e si impenna subito dopo. La crescita si ferma dopo il 1995, anno in cui viene passata la riforma Dini; la crescita del 2008 è la conseguenza dell'inizio della recessione che ha provocato una caduta degli altri redditi.

Il forte aumento della spesa per pensioni che si è verificato alla fine degli anni 80 può anche essere visto guardando ai dati di contabilità nazionale. La seguente figura descrive l'andamento della spesa pensionistica in rapporto al PIL (fonte: rapporto del nucleo di valutazione della spesa previdenziale).

spesa pensioni in rapporto al PIL

Anche se fattori demografici (riduzione del tasso di natalità e aumento dell'età media che portano ad un invecchiamento della popolazione) sono all'opera, il forte aumento della spesa pensionistica è indubbiamente indotto da provvedimenti legislativi che hanno avuto luogo negli anni Ottanta. Attribuire tutto questo ad un inevitabile "cambio demografico" è ipocrita: l'invecchiamento della popolazione conduce a un aumento della spesa pensionistica solo se la legislazione non cambia; la spesa può essere tenuta sotto controllo mediante aumento dell'età di pensionamento oppure riduzione dell'importo medio della pensione. Questi cambiamenti sono stati solo molto parzialmente introdotti nel tempo, ma chiaramente non in misura sufficiente e avendo sempre cura di preservare i diritti acquisiti delle leve più anziane. La spesa pensionistica è quindi rimasta agli alti livelli raggiunti all'inizio degli anni Novanta. È probabile che, quando i dati del 2009-2011 verrano resi noti, l'effetto della crisi in corso sarà del tutto evidente (nel 2008 era solo all'inizio) e la percentuale di redditi attribuibile ai trasferimenti sarà ancor maggiore del 25,1% rilevato nel 2008.

È abbastanza chiaro che rovesciare questa tendenza, ripristinando un minimo di equità intergenerazionale, richiederebbe provvedimenti di riforma ben più decisi e immediati di quanto finora si è visto. Chiunque segua con un minimo di attenzione il dibattito politico sa che tali provvedimenti sono estremamente improbabili, tanto nell'immediato come nel futuro prossimo. Questo paese non è, e non sarà per molto tempo, un paese per giovani. Chi decide di restare è bene lo sappia.

Nota: l'ultimo punto nella Figura 9 riprodotta nel sommario si riferisce a dati raccolti nella prima meta' del 2009 sulle esperienze delle famiglie durante il 2008. Dati dell'Istat indicano che il PIL ha cominciato a scendere in Italia a partire dal secondo trimestre del 2008.

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Commenti

Ci sono 146 commenti

Immagino che studi simili vengano fatti anche in altri paesi. Sarebbe possibile avere un sommario confronto con altre realtà?

Firmato un giovane che ha deciso di restare ;)

Trend simile negli USA, parrebbe.

Io proporrei di abbassare la quota dei trasferimenti dando a tutti i cittadini ormai fuori dalla forza lavoro una stessa pensione. La spesa pensionistica è di circa 300 MLD di Euro, i pensionati sono circa 16.6 MLN, significa che la spesa pro capite è di circa 18.000€. Bene Assicuriamo a tutti 1000€/mese,indipendentemente da contributi ed ultimo stipendio. Così si spenderebbero 13.000 €/anno con un un risparmio di oltre il 25%, circa 100MLD di Euro.

Sarebbe una manovra che vale circa il 4% del PIL

ehm, e i contributi pensionistici versati da quei nemici del popolo a stipendio medio-alto, anche in futuro che fine farebbero? così, per sapere...

ha studiato con giuliano amato? lo frequenta, di recente? potrebbe essere un'altra ipotesi.

nel 2009 le pensioni sono costate 232 miliardi di cui 40 circa per pensioni non contributive

i contributi sociali pagati 215 miliardi

con  la tua proposta questi ultimi li manteniamo invariati trasformandone un terzo in imposta?

 

Sandro, una piccola richiesta. Sarebbe possibile inserire un grafico che dia anche l'idea dei valori assoluti del reddito delle varie classi considerate (o della loro distribuzione rispetto al reddito complessivo)?

Comunque grazie dell'articolo, utilissimo. Di recente era stata sollevata qualche critica sulla "qualità" dei post su nFA. Ecco, credo che articoli come questo, ma anche come quelli recenti di Giulio o di Alberto siano invece esattamente ciò che molti lettori si aspettano da voi!

Il grafico no perché sono un impedito (quelli nel post me li ha messi Giulio), però i numeri che cerchi sono nell'indagine di bankitalia. Clicca e vai alla tabella B1 di pagina 63. Lì trovi il valore dei redditi medi per categoria (età, grado d'istruzione, settore etc.). Per i più impazienti ecco i valori medi per età:

 

Fino a 34 anni:   28.722

35-44:               31.472

45-54:               38.881

55-64:               38.928

oltre 64:             26.580

 

 

 

Comunque grazie dell'articolo, utilissimo. Di recente era stata sollevata qualche critica sulla "qualità" dei post su nFA. Ecco, credo che articoli come questo, ma anche come quelli recenti di Giulio o di Alberto siano invece esattamente ciò che molti lettori si aspettano da voi!

 

mi associo, completamente. stavolta c'è bisogno di dirlo perchè la discussione a seguire è partita invece in una maniera sgangherata ed irritante per faciloneria. proviamo a far NOI di meglio!

Comunque è impossibile che vengano tagliate le pensioni: i pensionati sono la parte dell'elettorato più fedele e attraente per i politici.

La conoscete la barzelletta del colloquio di lavoro dove l'intervistatore dopo aver chiesto ad un matematico ed uno statistico quanto fa due più due e dopo aver ricevuto come risposta "quattro" pone la stessa domanda ad un economista e costui con fare circospetto gli risponde all'orecchio "quanto vuole che faccia?"

Ecco, Sandro Brusco fa un po' così. Ignorando bellamente le evidenti disparità (evidenti anche nei grafici da lui stesso riportati) nelle dinamiche dei redditi tra lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti o tra lavoro e capitale si concentra su altre disparità, tutte interne al lavoro dipendente (giovani vs. vecchi, lavoratori vs. pensionati...divide et impera!) per avvalorare le sue tesi e giungere al risultato atteso: compiacere i fedeli lettori di NfA e gli altri appassionati cultori di uno degli sport più in voga in Italia in questi ultimi tempi: la caccia al pensionato, o meglio alle pensioni.

Io che sono solo un visitatore salutario di questi ineffabile sito non posso che fargli i complimenti per la faccia tosta!

Se sei un lettore saltuario, magari ti era sfuggito questo post che tratta anche dei temi cui tu fai riferimento.

Ciò detto, poichè io (come molti altri lettori lettori di nFA) non credo di avere preconcetti e di cercare compiacimenti, ma soono qui per provare a capire le cose, se hai obiezioni o altri modi di interpretare in modo più coerente i dati, sarei curioso di ascoltare.

Ciò detto, nessuno ce l'ha con i pensionati. Solo osservare che io, che ho 31 anni, sto pagando con il mio lavoro la pensione di mio padre e, forse, anche quella di mio nonno (che è morto da anni) e di quelli che sono andati in pensione a 50 anni... mentre a me di pensione, se ci arricvo, mi toccherà una miseria... beh, non mi pare questione irrilevante.

 

La pensione deve servire per garantire uno strumento di sussistenza al pensionato. Non mi sembra sensato tassare la parte produttiva (i lavoratori) per compiacere la parte improduttiva ( i pensionati) . Ecco da dove nasco "la caccia al pensionato". 

Resentini, hai tutto il diritto di essere in disaccordo con quello che dico, hai tutto il diritto di pensare che lo schema teorico che uso è inadeguato, hai tutto il diritto di pensare che i dati che uso sono poco affidabili, ma non hai diritto a darmi del prezzolato.

Questo è un sito indipendente, e non abbiamo mai chiesto a nessuno cosa vuole sentirsi dire.  In base a quali fatti, vorrei sapere, puoi lanciare un'accusa del genere, che come scienziato considero tra le più infamanti possibili? La faccia tosta, quindi, ce l'hai tu quando vieni qui a parlare a vanvera e a insultare gratuitamente la gente che cerca di ragionare.

Non ho nessuna voglia di discutere con individui arroganti e poco informati, quindi non risponderò a tuoi ulteriori interventi. Invito tutti i lettori a fare altrettanto.

Grazie Sandro per l'ennesimo articolo perfettamente argomentato, esposto in maniera semplice e chiara con l'ausilio di grafici.

 

La crescita si ferma dopo il 1995, anno in cui viene passata la riforma Dini

non è la spiegazione corretta in quanto la riforma Dini entrò in vigore il prino gennaio 2001 ed in modo molto morbido.

Il metodo contributivo era applicato a chi al 31 dicenbre 1995 non avesse almeno 18 anni di contributi e solo pro quota per i contributi posteriori.

Dal primo gennaio 2001 poteva essere poi scelto se più conveniente al pensionato.

Considerando i pensionamenti con 30 anni di contributi quindi solo a chi andasse in pensione dopo il 2007. ( sempre con il 60% di retributiva - sistema misto)

il regime contributivo totale sarà applicato solo a chi non ha contributi versati prima del 1996 e quindi andrà a regime tra il 2025 ed il 2030. 

Hai ragione Lallo, la frase messa così è fuorviante. Gli interventi sul sistema pensionistico erano iniziati già prima, con la riforma Amato del 1992 ed è vero che le riforme degli anni novanta erano disegnate in modo da dispiegare i propri effetti pieni solo nel lunghissimo periodo. 

 

Oltre a questo fatto economico, non è un paese per giovani anche per la considerazione che viene data a questi giovani. Spesse volte mi son sentito dire in discussioni in cui portavo dati di fatto, idee, tesi che ho imparato in università e numeri, come risposta "ah, ma tu sei giovane....non hai esperienza e non conta quello che impari sui libri"...A me fa girare le balle una risposta del genere...anche perchè, magari sullo stesso argomento, con gente giovane (intendendo nn solo 21 anni come me, ma 25-30-35) mi confronto (sbagliando a volte ovviamente) in maniera civile e rispettosa.

 

La mia paura è che un giovane con un progetto venga scartato da questi dinosauri perchè...è giovane...

Purtroppo lo spazio dato ai giovani si restringe in una societa` ricca (esattamente come lo spazio per la ricerca si restringe nelle attivita` produttive mature).

La ragione e` che i giovani sono piu` adatti a rischiare, rivoluzionare, conquistare o fallire completamente, i vecchi sono piu` adatti a mantenere le posizioni, ad evitare gli errori e le imprese rischiose. Soprattutto sono molto propensi a conservare gelosamente il potere, e a passarlo a persone che siano almeno vecchie dentro.

lo stesso concetto di giovane si e` modificato al punto da includere le persone di mezza eta`, mentre i vecchi vengono chiamati uomini maturi.

I giovani trovano spazio nelle societa` che hanno poco da perdere, e noi abbiamo ancora molta strada da fare in tal senso.

Stiamo parlando di un evento che ha probabilità zero. Tuttavia si puo' ritenere che il pensionato "ricco" cui viene dimezzata (o ridotta ad un terzo o n quarto) la pensione, volendo mantenere lo stesso tenore di vita, venderebbe la nuda proprietà della sua casa e la piena proprietà delle altre sue proprietà immobiliari. Ne risentirebbe quindi il patrimonio che presumibilmente una generazione di figli unici è destinata ad ereditare da entrambi i genitori. Ci sarebbero anche delle conseguenze sul sistema sanitario, perché nessuno sarebbe più in grado di pagarsi "badanti". Queste possibili conseguenze di un evento con probabilità zero concorrono a mantenere a zero la probabilità dell'evento.

Io giovane non sono più, ma uno sforzo per capire il punto di vista di qualcuno in condizioni radicalmente diverse dalla mia sono ancora capace di farlo.

Allora il "giovane" deve lavorare con salari bassi e precati dino a 70 anni e poi andare in pensione con il 40% del suo reddito (sperando che nel frattempo sia salito) per pagare le pensioni di chi ha lavorato fino a 55 anni (ma in alcuni casi anche meno) con maggiori garanzie e salari più alti, e poi ha avuto una pensione pari al 70% (ma spesso dell'80% e qualche volta anche di più) dell'ultimo stipendio. É chiaro che si inc%%%a, e propone soluzioni estreme, e magari un giorno anche più estreme ( http://it.wikipedia.org/wiki/I_viaggiatori_della_sera ).

In molte famiglie il rampollo, presumibilmente figlio unico, erediterà dai due gentiori e dai quattro nonni un paio di immobili che potrà vendere o affittare per integrare la magra pensione e non finirà come Umberto D ( http://it.wikipedia.org/wiki/Umberto_D.) ma questa è una soluzione gravemente iniqua. Infatti la possibilità di una serena vecchiaia non dipenderà dall'alacrità e dalla lungimiranza dell'interessato, ma da quelle dei genitori/nonni, su cui non avrà avuto alcuna influenza.

A questo punto varrebbe la pena di reintrodurre un'imposta di successione sostanziosa, piuttosto che tartassare esageratemente i pensionati con pensioni superiori alla minima.

In ogni caso non si puó prescindere dal riconoscere che l'attuale sistema pensionistico rappresenta un complesso di promesse fatte che non sarà possibile mantenere. La maggior parte dei politici responsabili sono morti da un pezzo ("The evil that men do lives after them; The good is oft interred with their bones") e non gliene possiamo chiedere conto..

Una domanda assurda, ma nemmeno poi tanto:

Cosa accardrà quando i "vecchi" per l'inevitabile ironia della vita non potranno più "tirare" la pensione?

Sia chiaro non auguro niente a nessuno, ma è incontrovertibile che come c'è stato un boom in un punto T della nostra storia questo finirà, con calma, non tutto insieme ma finirà.

Ci ritroveremo allora i giovani di oggi vecchi e dei nuovi giovani.

I vecchi' saranno pochi rispetto a quelli di oggi, i giovani' non sappiamo (probabilmente in gran parte di orgini straniere comunque).

A quel punto cosa potrebbe accadere? Le enorme risorse liberate che fine farebbero?

Volendo fare i pessimisti i giovani di oggi rimarranno fregati tutta la vita, oggi tutti i loro sforzi servono a pagare i vecchi, domani le risorse che si libereranno andranno probabilmente in gran parte ai giovani, in fondo è quello che han chiesto per tutta una vita no?

(a questo punto chi ha qualcosa da ereditare farebbe meglio a cominciare a trattare meglio genitori, zii e nonni fin da subito, vuoi mai che vada tutto alla badande ucraina...)

Temo sia difficile che si liberino risorse, perché chi pagherà sarà comunque in numero minore di chi prenderà la pensione (ovvero i neonati di oggi dovranno lavorare per mantenere 2 pensionati a testa):

 

Poi c'è la botta di futuri pensionati che oggi hanno tra i 40 e 50 anni, quando si ritireranno dal mondo del lavoro probabilmente il sistema pensionistico italiano andrà a farsi benedire con buona pace della mia generazione (trentenni) che adesso becca pochi soldi, maturando ne continuerà a beccarne pochi e la pensione la piglierà in ql...

 

Soprattutto se hanno studiato

Nell'Italia degli enormi sprechi, dei costi della politica piu' alti al mondo, dell'evasione fiscale più vergognosa, delle corporazioni più squallide, dello scudo fiscale abominevole, delle rendite finanziarie fra le meno tassate in Europa, si ritorna sempre sulle pensioni e sull'età pensionabile, che è già stata aumentata abbastanza insieme agli anni di lavoro, cerchiamo di trovare il modo di colpire le varie specie di parassiti che ammorbano il Paese.

P.S le baby pensioni sono state un'assoluta vergogna, tanto per essere chiaro, e non indurre i lettori a pensare che io ne sia sato un sostenitore.

off topic

Però bello.

Bello veramente. Come solo la BBc sa fare. E il TG1, ovviamente....

Lungi da me dal discutere i dati, come qualcuno fa, introducendo strane differenze, però questi dati, magari meno crudi, meno esposti di quelli di Sandro, si conoscono da tempo. Innalzare l'età pensionabile è una tendenza inevitabile, con il sistema delle "quote" ci stiamo già arrivando (piano, ok, ma ci stiamo muovendo in quella direzione.), ma non vedo il problema.

E' chiaro che quella di "premiare" gli anziani in questo paese è una tendenza politica, gli anziani vanno a votare di più dei giovani (ricerca datata, ma ricordo che ne avevamo già parlato), sono o fortemente ideologizzati (e quindi votano a prescindere), o facilmente influenzabili (la vecchina che vota SB perchè lo aveva detto Mike Bongiorno), mentre i giovani, a parte una frangia minoritaria ideologizzata, sono molto più attenti e informati, oltre che fortemente sfiduciati verso la politica.

Ergo, da politico, sommerei due più due, e direi: mi tengo buoni gli anziani, e ai giovani prometto "chiù pilo per tutti" e sono a posto. Destra e sinistra lo fanno ormai da tempo, per cui questi dati non mi colgono di sorpresa, mi sorprendo solo del fatto che vivo in un paese in cui l'agenda "politica" è dettata sempre dalle stesse persone, rapaci e incapaci.

Piccolo contributo: spostare la tassazione dalle persone (fisiche e giuridiche) ai beni potrebbe parzialmente riallineare le inefficienze del sistema. Ma non è una cosa su cui mi sento di contribuire molto, non essendo il mio campo.

Piccolo contributo: spostare la tassazione dalle persone (fisiche e giuridiche) ai beni potrebbe parzialmente riallineare le inefficienze del sistema. Ma non è una cosa su cui mi sento di contribuire molto, non essendo il mio campo.

 

In un paese dove una cospicua parte della popolazione vive di rendite, almeno parzialmente? Non credo sarebbe una buona idea, il valore degli asset calerebbe bruscamente (pensiamo al mattone) e la fuga di capitali sarebbe inevitabile.

Non c'è altra via che tagliare pesantemente le spese statali (dal 55% del GDP a un 35%). Mi rendo conto che è una prospettiva apparentemente poco verosimile, ma di riffa o di raffa sarà una strada obbligata entro alcuni anni. E dovrà comprendere, chiaramente, una sforbiciata a quell'orrore concettuale che sono i cosiddetti "diritti acquisiti" (meglio chiamarli "debiti acquisiti").

Purtroppo è un processo che prima di generare effetti positivi (presumendo che venga messo in atto, prima o poi) richiede parecchio tempo. E' precisamente il tempo che costringerà una o due generazioni a vivere molto al di sotto degli standard dei loro genitori.

Piccolo excursus: io vivo tra Sao Paulo, Milano e Londra. A Sao Paulo e Londra vedo ristoranti zeppi di giovani tra i 20 e 30 anni che possono spendere 70 euri a testa per cenare, a Milano sembra di entrare nelle mense delle case per anziani. Lo stesso per qualunque locale notturno, l'età degli avventori in Italia è ormai over-40, che risulta anche un po' ridicola per la tipologia di quei luoghi. Una tristezza assoluta.

Potete osservare nella prima figura sopra che il reddito equivalente delle classi più anziane (55-64 e oltre 65) è cresciuto in media più di quello delle classi più giovani nell'intero arco dei 15 anni rappresentati. Non è quindi solo un problema di migliore protezione dei redditi da trasferimento in periodo di recessione.

Parte della risposta puo' essere anche nelle differenze di breve periodo evidenziate dal grafico (che sommano poi alla cumulata finale) (posto che si tratta di valori campionari dotati di errore).

L'effetto cumulato e' infatti circa +25% per i 55-64 enni, e circa +5% per gli under 44, ma ci sono sottoperiodi in cui c'e' una controtendenza.

In particolare, nel 2002-2004 il reddito dei minori di 44 e' cresciuto piu' di quello dei 55-64 enni (e la crescita economica (pil) in quegli anni non e' stata straordinaria), e in altri periodi la crescita e' quasi uguale (1998-2002).

Perche'? (Io non lo so)

Tra l'altro, c'e' anche una relativamente nuova indagine che copre i redditi degli italiani, con un campione "immenso" (circa 50.000 persone), e uniforme a livello europeo, che e' la SILC (http://www.istat.it/strumenti/rispondenti/indagini/famiglia_societa/eusilc/). Purtroppo, essendo nuova, non permette analisi di tendenza, ma, per chi fosse interessato, offre ampie possibilita' di analisi in profondita'.

Ultimo punto: comunque, la "valle" 2006-2008 per gli under 55 e' veramente impressionante!

 

Tutto condivisibile, i prepensionamenti del passato erano (e sono) obbobriosi e il tasso di rimpiazzo è in diversi casi eccessivo. Ma se si vuole considerare la questione dell' equità intergenerazionale occorrerebbe badare a tutto il ciclo di vita. Quanto guadagnavano da giovani gli attuali pensionati e quali erano le loro condizioni di lavoro? Un sessantacinquenne pensionato, quando era trentenne guadagnava di più o di meno dell' attuale trentenne? E le condizioni di vita erano migliori o peggiori? Nel basso livello di occupazione dei giovani (con concetto di gioventù alquanto esteso) non c' entrerà l' effetto di ricchezza di famiglie mediamente molto più abbienti che in passato, con conseguente aumento delle pretese retributive e lavorative?

 

l' effetto di ricchezza di famiglie mediamente molto più abbienti che in passato, con conseguente aumento delle pretese retributive e lavorative?

 

è proprio così

e da qui nasce la litania "dei lavori che gli italiani non vogliono più fare" che meglio sarebbe cambiare in "... che possono permettersi di non più fare"

Che in regime di quasi piena occupazione vengano lasciati agli immigrati i lavori meno appetibili è normale ma che con un giovane su tre senza lavoro si abbia bisogno di milioni di immigrati è a mio avviso scandaloso.

 

 

 

Ho letto con abbastanza attenzione lo studio relativamente ai redditi

Sono stato impressionato dall'indice di Gini ( figura 12 ) e non capisco perché l'andamento dei redditi equivalenti 2006-2007 e 2007-2008 siano uguali quando la crisi si è manifestata nel 2008 ( crescita 2007 1,5% , indebitamento netto -1,5% )

Chiedo se è possibile avere un grafico separato "Reddito equivalente per classe di età" diviso per condizione professionale.

Spero di non rompere troppo ma credo serva a chiarire ulteriormente la situazione (ovvero quanto hanno perso in potere d'acquisto i lavoratori dipendenti negli ultimi 10 anni?).

Steve, scusami ma non ce la faccio. Però se vai all'indagine della banca d'Italia (link nella prima riga del post) e guardi le tabelle a pag. 60-70 troverai un sacco di informazioni, anche se in forma tabellare e non di grafico.

Per i lavoratori dipendenti però la situazione dovrebbe essere chiara dalla figura nel post. Fatto 100 il reddito equivalente del 1993 la tendenza è rimasta abbastanza piatta ed è ora poco sotto 105. Per il 2008 i redditi equivalenti li trovi alla tabella B2. Circa 20mila, meno per gli operai e più per gli impiegati. Sono valori più o meno rappresentativi di tutto il periodo, data la sostanziale stagnazione.

Ho l'età per ricordare che questo argomento è stato oggetto di discussione già molte volte, ed infatti diverse riforme del sistema pensionistico sono state compiute negli ultimi due decenni (qualcuno ha ricordato sopra quelle promosse dal governo Amato, nome che evoca sentimenti di repulsione in alcuni frequentatori di codesto sito).

Come sempre avviene, le modificazioni sono state graduali, rispettando i diritti acquisiti; che questo abbia comportato diversità tra le classi di età era, probabilmente, inevitabile. Chi aveva raggiunto una certa anzianità contributiva, infatti, non era più in condizione di rimediare con il risparmio individuale al minore tasso di sostituzione di volta in volta introdotto: ridurre le sue aspettative di reddito si sarebbe risolto in una penalizzazione odiosa.

Del pari sarebbe odioso decurtare drasticamente il reddito di una persona per il solo fatto che cessa la sua attività lavorativa, come qualcuno ha proposto: non sarebbe molto diverso da un programma di eliminazione degli anziani, un incubo da fantascienza.

Si dice che il potere sia in mano ai vecchi, ma mi sembra un'esagerazione. Se Berlusconi  ha 73 anni e Prodi press'a poco, Bersani, Di Pietro, Fini, Casini hanno un'età inferiore, per non parlare di molte altre figure politiche decisamente più giovani (per es., Cota, Renzi, Gelmini, Adinolfi). Ma questo nella politica e nell'amministrazione pubblica, soprattutto in quei settori nei quali l'età pensionabile è alta: come vanno le cose nell'industria? quanti anni hanno Marchionne ed Elkann?

In ogni caso, mi sembra che ci sia una certa contraddizione tra auspicare un generalizzato aumento dell'età pensionabile e la lamentela che i vecchi siano in posizione sovraordinata ai giovani.         

 

In ogni caso, mi sembra che ci sia una certa contraddizione tra auspicare un generalizzato aumento dell'età pensionabile e la lamentela che i vecchi siano in posizione sovraordinata ai giovani.

 

Beh, no dai. Le vere posizioni di comando (i posti nei consigli di amministrazione delle grandi imprese, delle fondazioni bancarie, gli scranni in parlamento etc.), sono completamente sottratte alle regole previdenziali normali.

Come sempre avviene, le modificazioni sono state graduali, rispettando i diritti acquisiti; che questo abbia comportato diversità tra le classi di età era, probabilmente, inevitabile. Chi aveva raggiunto una certa anzianità contributiva, infatti, non era più in condizione di rimediare con il risparmio individuale al minore tasso di sostituzione di volta in volta introdotto: ridurre le sue aspettative di reddito si sarebbe risolto in una penalizzazione odiosa.

Sono state troppo graduali, accettando supinamente ciò che è stato spacciato per "diritti acquisiti". Un esempio per tutti: con la riforma Dini, che ha introdotto il cd "sistema contributivo" (a ripartizione) non si capisce perchè il nuovo sistema di calcolo sia stato adottato solo per coloro che avevano una anzianità contributiva inferiore a 18 anni. La gradualità avrebbe richiesto che l'applicazione pro-quota del nuovo sistema di calcolo fosse estesa a tutti, per gli anni futuri, successivi alla data di partenza della riforma. Vale anche la pena  ricordare che, ai tempi, la CGIL voleva il pro quota per tutti, mentre la più strenua difesa dei famigerati "diritti acquisiti" venne dalla CISL.

Il problema di fondo è che, se per difendere i "diritti acquisiti", si porta il sistema al punto di rottura si commette una enorme sciocchezza, perchè si rischia di perdere tutto (e ciò si applica anche al caso FIAT).

In ogni caso, mi sembra che ci sia una certa contraddizione tra auspicare un generalizzato aumento dell'età pensionabile e la lamentela che i vecchi siano in posizione sovraordinata ai giovani.

Esattamente il contrario. Mi sembra che sia stato già evidenziato, nel corso della discussione, che è proprio la saldatura di interessi tra i "vecchi" che detengono il potere e i "vecchi" (elettori, sindacalisti, pensionati, ecc.) a cui continuano ad essere garantiti alcuni benefici (a spese di altri) che permette il mantenimento dello status quo.

Ci sono giovani e giovani. E poi ci sono giornali seri e giornali leccaculo, ma qui parliamo del Corriere quindi non conta.

Vogliamo scommettere che in uno dei decreti attuativi la nostra MSG modifichera' le regole per l'ammissione a medicina?

 

Al di la' dello squallore dell'articolo, qualcosa c'e'.

Un mio parente quest'anno ha fatto il test, ci ho visto qualche domanda di attualita' e altre che con la medicina avevano poco a che fare. Sara' che non sono uno psicologo, ma non mi sembravano nemmeno domande "mascherate" per vedere se eri in grado di riconoscere un certo tipo di problema scientifico senza essere espliciti.

Per dirne una ai test di ingresso a Ingegneria non ne ho mai viste di domande del genere.

Fortunatamente i commenti sono di tutt'altro avviso. Un'estate a studiare dice, definitely not the sharpest pencil in the box.

Quand'e' che i giornali italiani sono diventati cronaca dei patemi d'animo dei padri bene della politica, credo di essermi perso una fase.

Luigi Celli, Zangrillo, chi sara' il prossimo? Mi aspetto un'apologia del Trota seguita dalla triste lettera di Veltroni.

Nel frattempo mi rammarico  non solo dell'esser nato figlio di operai ma anche della  reiterata presa per il culo. 

My two cents.

 

Pongo all'attenzione questo rapporto dell'UE sui salari nel campo della ricerca tecnico- scientifica.

http://ec.europa.eu/euraxess/pdf/research_policies/final_report.pdf

In questo rapporto vengono riportati per ogni paese dell'UE e associati, i salari medi dei ricercatori per 5 classi di esperienza (esperienza misurata in anni).

Partendo da questi dati gli autori hanno stilato due classifiche: quella dei salari di entrata (0-4 anni) e quella dei salari finali. Poi hanno comparato la posizione relativa di ciascun paese in ciascuna delle due classifiche.

Risultato:
- High relative increase countries (relative increase in the country ranking is 7 or more positions):
Ireland, Israel, Italy, Netherlands, Portugal, Spain and the United Kingdom.
- Low relative increase countries (relative increase in the country ranking is from 3 to 6 positions):
Belgium, Cyprus, Germany, Sweden, Switzerland and Turkey.
- Neutral relative increase countries (relative increase/decrease in the country ranking below 2 positions):
Austria, Bulgaria, Croatia, Czech Republic, France, Greece, Latvia, Poland, Romania, Slovakia and Slovenia.
- Low relative decrease countries (relative decrease in the country ranking is from 3 to 6 positions):
Estonia, Finland, Hungary and Luxembourg.
- High relative decrease countries (relative decrease in the country ranking is 7 or more positions):
Denmark, Iceland, Lithuania, Malta and Norway.

L'Italia ricade tra i paesi in cui vi è un forte incremento (relativo) tra il salario iniziale e quello finale.

A me però le comparazioni basate sui ranking non piacciono molto, quindi ho effettuato un altro semplice calcolo: quanto vale il salario di entrata (in percentuale) rispetto a quello finale?

Risultato:
- Più del 55%:  Malta, Norway, Iceland, Lithuania,
- dal 45% al 55%: Denmark, Hungary, Finland, Slovakia
- dal 35% al 45%: Bulgaria, Austria, Luxembourg, Estonia, Poland, Croatia, France, Slovenia, Czech Republic, Latvia
- dal 25% al 35%: Belgium, Switzerland, Sweden, Greece, Cyprus, Germany, United Kingdom, Netherlands, Turkey, Spain, Romania
- Meno del 25%:  Italy, Ireland, Portugal, Israel

Riporto la tabella e le classifiche, per capire meglio.

Tabella (avvertimento: i dati sono stati "regrediti"
- least square adjusted - dagli autori del rapporto).

Anni esperienza        0-4     5-7     8-10    11-15     15+
Israel        18.857    29.163    45.100    69.748    107.866
Portugal         9.644    20.857    32.070    43.283    54.496
Ireland        14.919    26.981    39.043    51.106    63.168
Italy        12.648    22.811    32.974    43.137    53.300
Romania     5.628     9.349    13.070    16.791    20.512
Spain        16.507    27.093    37.680    48.266    58.852
Turkey        11.298    18.375    25.452    32.529    39.606
Netherlands    24.797    39.907    55.017    70.127    85.237
United Kingdom    23.524    37.369    51.215    65.060    78.906
Germany    24.806    38.320    51.834    65.347    78.861
Cyprus        23.909    36.518    49.127    61.736    74.345
Greece        14.655    22.313    29.971    37.629    45.287
Sweden        22.441    34.133    45.825    57.517    69.208
Switzerland    28.645    43.440    58.234    73.028    87.823
Belgium        27.505    40.991    54.477    67.963    81.449
Latvia        11.018    16.017    21.017    26.016    31.015
Czech Republic    19.095    27.546    35.997    44.448    52.899
Slovenia        20.218    28.620    37.022    45.424    53.826
France        25.331    35.848    46.364    56.881    67.397
Croatia        14.534    20.464    26.394    32.324    38.254
Poland        11.654    16.358    21.061    25.764    30.467
Estonia        11.758    16.157    20.557    24.957    29.357
Luxembourg    32.247    43.617    54.986    66.356    77.726
Austria        34.758    46.956    59.154    71.352    83.550
Bulgaria         5.715     7.634     9.554    11.474    13.393
Slovakia        11.151    14.526    17.902    21.277    24.653
Finland        22.825    29.367    35.909    42.450    48.992
Hungary        17.365    22.253    27.141    32.029    36.917
Denmark    29.539    36.227    42.915    49.603    56.291
Lithuania    22.323    25.796    29.269    32.741    36.214
Iceland        33.528    37.320    41.112    44.904    48.695
Norway        34.027    37.712    41.397    45.082    48.767
Malta        35.475    37.779    40.083    42.387    44.691

Classifiche:
PI: posizione per salario iniziale
PF: posizione per salario finale
diff: differenza PI-PF
SI/SF: rapporto tra salario iniziale e salario finale
        PI    PF     diff    SI/SF
Israel        19     1    -18    0.175
Portug        31    15    -16    0.177
Ireland        22    12    -10    0.236
Italy        25    17    -8    0.237
Romania    33    32    -1    0.274
Spain        21    13    -8    0.280
Turkey        28    24    -4    0.285
Netherl        11     3    -8    0.291
UnitKin        13     6    -7    0.298
Germany    10     7    -3    0.315
Cyprus        12     9    -3    0.322
Greece        23    22    -1    0.324
Sweden        15    10    -5    0.324
Switzer         7     2    -5    0.326
Belgium         8     5    -3    0.338
Latvia        30    28    -2    0.355
Czech        18    18     0    0.361
Sloven        17    16    -1    0.376
France         9    11     2    0.376
Croatia        24    25     1    0.380
Poland        27    29     2    0.383
Estonia        26    30     4    0.401
Luxemb         5     8     3    0.415
Austria         2     4     2    0.416
Bulgar        32    33     1    0.427
Slovak        29    31     2    0.452
Finland        14    19     5    0.466
Hungary        20    26     6    0.470
Denmark     6    14     8    0.525
Lithuan        16    27    11    0.616
Iceland         4    21    17    0.689
Norway         3    20    17    0.698
Malta         1    23    22    0.794

Tra l'altro la differenza tra salario di entrata e finale in Italia sarebbe ancora maggiore:

infatti, hanno effettuato una verifica:
in Italy, the remuneration average calculated for the senior researchers in the University of Torino, Roma and the Università degli Studi di Trento (“Professor Ordinari”, “Professor Associati”, “Ricercatori”) was 67.521,22 EUR, representing a deviation of 29.88% from the study data.
29.88% IN PIU' di quello rilevato nel rapporto.
(in confronto: per gli altri paesi i dati del rapporto si discostano dai dati della verifica per meno del 20%)

 

interessante copsì come il salario a "fine corsa" (tabella )

La combinazione delle due cose mostra come il ricercatore italiano , nel corso della vita , porti a casa ben poco.

 

  
 

anni

 
 

+ 15

 
 

 

 
 

 

 
 

Israel

 
 

107866

 
 

CH

 
 

87823

 
 

Netherland

 
 

85237

 
 

Austria

 
 

83550

 
 

Belgium

 
 

81449

 
 

U.K.

 
 

78906

 
 

Germany

 
 

78861

 
 

Luxemburg

 
 

77726

 
 

Cyprus

 
 

74345

 
 

Sweden

 
 

69208

 
 

France

 
 

67397

 
 

Ireland

 
 

63168

 
 

Spain

 
 

58852

 
 

Denmark

 
 

56291

 
 

Portugal

 
 

54496

 
 

Slovenia

 
 

53826

 
 

Italy

 
 

53300

 
 

Czech Rep

 
 

52899

 
 

Finland

 
 

48992

 
 

Norway

 
 

48767

 
 

Icelaland

 
 

48695

 
 

Greece

 
 

45287

 
 

Malta

 
 

44691

 
 

Turkey

 
 

39606

 
 

Croatia

 
 

38254

 
 

Hungary

 
 

36917

 
 

Lithuania

 
 

36214

 
 

Latvia

 
 

31015

 
 

Poland

 
 

30467

 
 

Estonia

 
 

29357

 
 

Slovakia

 
 

24653

 
 

Romania

 
 

20512

 
 

Bulgaria

 
 

13393

 
 

Sarei curioso di un vostro commento su questo intervento di Daniel Gros, The Japan Myth,

http://www.europeanvoice.com/article/2011/january/the-japan-myth/69887.aspx

 

Che ha ragione da vendere e che, onestamente, l'argomento è sia noto che frequentemente dibattuto fra chi si occupa del tema. Solo che viene censurato, per ragioni ideologiche e di polemica politica, sulla grande stampa e fra i pundit che scrivono di economia senza saperne una beata minchia.

Nascondere che il Giappone ha continuato a crescere, grazie alla crescita della produttiività ed all'innovazione, NONOSTANTE la deflazione interna serve ad argomentare che è la deflazione che causa la recessione, con tutto quanto ne consegue in termini di politica fiscale e monetaria.

I colleghi della Federal Reserve Bank of St Louis possono testimoniare come sia io che altri abbiamo usato il caso giapponese come uno degli esempi che dimostrano la natura "fantastica", nel senso di "immaginaria", della "deflation trap" e delle assurde politiche economiche che, sulla base di tale scemenza, si vengono attuando e si continuano ad invocare. Se cerchi nel blog troverari svariate osservazioni proprio a questo proposito. Anche l'osservazione che in Italia è da tempo che va molto peggio che in Giappone è molto nota, la trovi sia qui nell blog sia, se ricordo bene, anche nel libro su Voltremont.

Non sono riuscito a controllare tutti i commenti, ma qualcuno ha provato a vedere al reddito dei lavoratori autonomi della terza figura? So che non e' il centro dell'articolo, ma volevo capire quale fosse la ragione di quell'aumento incredibile rispetto alle altre categorie (escluso l'effett recessione finale).

Dato che l'impennata inizia nel 2002, a naso direi che potrebbe essere dovuta all'introduzione (conversione??) dell'Euro...

Fabrizio, dovrei controllare meglio i dati ma la risposta credo sia semplicemente che il reddito medio degli autonomi è andato su perché ci sono meno autonomi e quelli che rimangono sono quelli con i redditi più alti. Sospetto quindi che sia un effetto di composizione. Mi spiego. Supponi che ci siano due autonomi, un avvocato che guadagna 100 e un venditore ambulante che guadagna 50. Se calcoli il reddito medio esso è 75. Ora supponi che il venditore ambulante chiuda (magari diventa pensionato) e non venga rimpiazzato. Adesso quando si rileva il reddito medio degli autonomi c'è solo l'avvocato, e il reddito medio risulta 100. Dai dati appare quindi un aumento di 25 del reddito medio, ma in realtà nessun reddito è aumentato; è un puro effetto di composizione. La mia è solo una ipotesi che va meglio verificata, ma è confortata dal fatto che il peso del lavoro autonomo sul totale in realtà è sceso.

L'euro credo non c'entri nulla. Il reddito degli autonomi è molto più sensibile al ciclo economico del reddito di pensionati e dipendenti. Ma se prendi il periodo 1998-2000 il reddito degli autonomi aumenta del 5%, più o meno come i dipendenti. Il grosso della divaricazione ha luogo negli anni 95-98.

 

L'andamento ciclico e' chiaro anche se non riesco a capirne le determinanti (il Pil degli anni in questione, per esempio, non sembra essere correlato con la curva degli autonomi).

Inoltre, l'introduzione dell'Euro in Italia e' del 2002 e non del periodo 98-00,  ma spiegherebbe solo una delle divaricazioni, quella post-2000, e non quella precedente che tu sottolineavi (quella del 95-98).

Concordo, comunque,che  l'effetto di composizione potrebbe essere una spiegazione piu' che plausibile.