La politica economica dell'IdV: le risposte di Antonio Borghesi

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In continuazione al dibattito sulla politica economica dell'IdV, Antonio Borghesi offre alcune risposte ai commenti apparsi in calce al suo post precedente.

Vale quanto osservato per il post precedente. nFA è un sito indipendente che ospita gli interventi di esponenti delle forze politiche e sociali al fine di stimolare il dibattito.

Mi pare doveroso tentare di rispondere ai principali quesiti che sono stati sollevati dal mio intervento sulla politica economica di Italia dei Valori. Premetto che sono rimasto un po' stupito dal tono degli interventi, a volte esacerbato a volte infastidito, a volte anche arrogante (ma cosa vuole questo qui che non capisce niente!). Mi è sorto persino il sospetto che il fatto di essere un professore universitario che ha fatto carriera in Italia possa essere motivo di sberleffo ("Ci riprovi, può far meglio….."). Dico subito che preferisco discussioni serene, rispettose di tutti i punti di vista. Per qualche intervento dovrei usare una espressione cara a Di Pietro (che ci azzecca!): ad esempio per qualcuno che si chiede (ramboso) facendo dell'evidente ironia, se esista la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Padova. Solo la sua ignoranza sul tema gli impedisce di sapere che, fino al 1982, anno nel quale la legge ha istituito l'Università di Verona, tutte le facoltà che ivi avevano sede erano facoltà dell'Università di Padova! Oppure di chi (clementi) segnala il fatto che in passato abbia aderito alla Lega. Non ho nulla da rinnegare del mio passato (si tenga presente che sono entrato in politica a 45 anni senza prima avere mai avuto tessere di partito). Ne parlo senza problemi nella biografia riportata sul mio sito (www.antonioborghesi.it).

Venendo agli aspetti più strettamente economici vorrei dire che anche "essere liberale" è relativo al contesto in cui si opera. Così un intervento che per il nostro Paese è "atto di liberalismo" potrebbe non esserlo in un contesto come quello americano. Io non ho mai vissuto stabilmente negli Stati Uniti come molti di voi e dunque non posso che riferirmi al contesto in cui ho vissuto e lavorato. Non dubito che nella cultura americana non vi sia differenza tra "liberalismo" e "liberismo" (interventi di esposito e johnny23021981), ma da noi il binomio ha dato luogo a svariate discussioni, avendo come discriminante l'esistenza o meno di "regole", a garanzia dell'esplicarsi del principio della uguale opportunità e per limitare l'esistenza di forme più o meno mascherate di monopolio o di oligopolio (condividendo al riguardo la riflessione di scrooge).

Nel merito penso che il federalismo (interventi di esposito, brusco e altri) , possa essere la strada per realizzare la "responsabilità degli amministratori pubblici". Tra l'altro è stato accolto un nostro emendamento che prevede che "i successivi decreti attuati non possano dar luogo a nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica". D'altro lato, se siamo una nazione, il servizio che viene dato dal settore pubblico ai cittadini deve essere uguale a Palermo come a Bolzano e deve essere reso al medesimo costo standard.

Tutto questo governo, Sacconi compreso (interventi di esposito, johnny23021981) si dichiara a parole "liberale", ma nei fatti ha assunto comportamenti da "socialismo reale". Ad esempio, con interventi che hanno consolidato il "cartello" delle banche anziché favorire la concorrenza tra di loro, con quelli che hanno impedito la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, con quelli che hanno sottratto al mercato l'autotrasporto su gomma, con i meccanismi automatici di adeguamento delle tariffe ai concessionari autostradali, e così via.

Io penso che negli interventi di politica economica non possa prevalere una logica di tipo dogmatico. Penso che in particolari momenti e per tempi limitati possano essere accettate azioni anche di stampo diverso dalla tendenza di fondo. Mi spiego meglio: la crisi che stiamo vivendo richiedeva, a mio avviso necessariamente, un intervento da parte dei governi. Tutti i governi lo hanno fatto e nessuno tra questi interventi credo che possa essere qualificato come "liberale". Ma penso che chi ha responsabilità di governo non possa immaginare di mettere il proprio popolo alla fame. L'importante è che l'intervento sia limitato nel tempo (interventi di esposito, bocchini, johnny23021981, vincenzo).

Le nostre proposte per le piccole e medie imprese, per la lotta all'evasione fiscale, sono rinvenibili nel sito della Camera (bocchini). La tracciabilità dei movimenti di denaro è essenziale sotto qualunque cielo (credo anche quello americano) per contrastare l'evasione. "Meno statalismo e più Stato": non vorrei che qualcuno (bocchini) si fosse dimenticato che sino a pochi anni fa lo stato controllava direttamente attraverso il sistema delle partecipazioni statali un terzo della nostra economia. Lo slogan vuol solo dire "fuori lo Stato dalla gestione diretta dell'economia": assuma invece il ruolo di "garante delle regole"(come chiosa lusiani). Che si accusi me (bocchini), che nella vita ho fatto anche il dirigente industriale e il consulente, che ho avviato in università iniziative di formazione (master) interamente finanziate dalle imprese, di "scendere dalla cattedra per immergersi nel mondo reale delle piccole imprese", mi pare francamente frutto del solito pregiudizio, ancorché diffuso, sui professori universitari.

Condivido la riflessione di morino: la dimostrazione è che il governo Berlusconi un anno fa ha dichiarato che avrebbe ridotto la spesa pubblica, ma in realtà fare "tagli lineari" al bilancio dello Stato vuol semplicemente dire fingere, poiché quei tagli sono incontrollabili. Come dimostra che pur con un modestissimo "stimolo" (solo 3 miliardi di euro di risorse nuove) l'indebitamento pubblico è cresciuto di 35 miliardi. Noi abbiamo fatto molte proposte per tagliare in modo qualitativo la spesa pubblica: dall'abolizione di province, comunità montane, consorzi di bonifica, bacini imbriferi, circoscrizioni. Obbligo di "unioni tra comuni" per la gestione dei servizi ai cittadini in modo da raggiungere la soglia minima di 20 mila abitanti amministrati, ecc.

Sulla questione dell'evasione fiscale (brusco) penso che il suo ricavato dovrebbe automaticamente andare alla riduzione proporzionale della tassazione esistente. Anche l'elaborazione delle dichiarazioni dei redditi del 2008 dimostra lo scandalo italiano, di fronte al quale non può esservi inerzia. Viceversa, come succede oggi, la pressione fiscale continua a crescere, ma solo sulla testa di chi paga (in particolare lavoratori dipendenti). Io penso che soprattutto chi vive stabilmente all'estero (ed in particolare in Usa) faccia fatica a comprendere l'enormità del caso italiano, dove un quarto del Pil sfugge alla tassazione! E dove il governo attuale è oggettivamente colluso con gli evasori.

Sempre sullo stimolo (brusco) penso che lo "stimolo" avrebbe dovuto avere il giusto mix fra "aumento del potere d'acquisto delle famiglie" e "investimenti". Ma è stata fatta una operazione che, allo scopo di limitare l'indebitamento degli enti locali, ha bloccato circa 4 miliardi di investimenti che essi avevano in corso e che potevano diventare operativi in tempi brevissimi.

"Meno consumismo..più mercato" stava solo a significare il bisogno di più concorrenza (come osserva brusco): forse ci siamo espressi male. Abbiamo appoggiato tutti gli interventi di liberalizzazione (taxisti, farmacie, portabilità dei mutui, obblighi di cessione ai privati delle società pubbliche gestite dagli enti locali). In tutti questi casi il governo Berlusconi ha fatto marcia indietro. Uno dei "veri" problemi ineludibili della società italiana è la presenza di corporazioni (economiche, sindacali, persino politiche) dotate di grande forza d'urto, capaci sempre di trovare nella classe politica difese trasversali. Senza romperle l'Italia non si salverà.

Un'ultima riflessione, a mio giudizio fondamentale, e che fa la differenza, ad esempio con gli Usa: la punizione di chi sbaglia. Io posso anche rischiare di lasciare la gente indifesa per permettere al mercato di esplicare la sua capacità di autoregolazione. Ma devo essere certo di poterla far pagare a chi approfitta degli indifesi per il proprio tornaconto. Negli Usa questa certezza c'è. Negli Usa Madoff viene condannato a 150 anni di carcere e in carcere passerà il resto della sua vita per espiare la sua pena. In Italia Tanzi, che ha gettato sul lastrico 40 mila risparmiatori, viene condannato a 10 anni, ma vive nella sua villa dorata ed ha ripreso a fare l'imprenditore. Ogni commento è inutile.

Veramente da ultimo: assumo la piena responsabilità di Responsabile Economia di idv su tutte le valutazioni da me espresse. Naturalmente rinvio a quanto detto nel mio primo intervento sul fatto che non ho alcuna certezza che le mia valutazioni siano pienamente condivise da tutta la classe dirigente del partito.

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Commenti

Ci sono 72 commenti

Caro sig. Borghesi, grazie per la sua replica. Mi soffermo brevemente sulla sua introduzione. Lei scrive:

 

Premetto che sono rimasto un po' stupito dal tono degli interventi, a volte esacerbato a volte infastidito, a volte anche arrogante

 

Le suggerisco di non prenderla personalmente. Il linguaggio della rete e' molto piu' diretto e (secondo me) molto piu' efficace del lessico forbito che si utilizza nei fori pubblici in Italia. Nfa non constituisce un'eccezione. Credo che nessuno tra coloro che hanno commentato il suo pezzo abbia preconcetti nei suoi confronti.

Anche io, quando ho richiamato la sua appartenenza alla Lega, ritenevo semplicemente di dare un'informazione utile. Credo che sia rilevante avere conoscenza del percorso politico di un parlamentare. Da quello che scrive, mi pare lei concordi.

Un'ultima cosa: dovessi commentare ancora un suo pezzo, le darei del 'tu'. Trovo il 'lei' di una pedanza insopportabile.

Sul tu sono assolutamente d'accordo.

Riassumo quello che ho capito della tua visione sulla politica economica e faccio domande dove ho dubbi, correggimi se sbaglio, per favore:

- Federalismo: sei favorevole. Dovrebbe avvenire senza aumentare la spesa pubblica. Dovrebbe diminuirla? Inoltre, come lo realizzeresti in pratica? E che significa che ci deve essere lo stesso costo standard per i servizi pubblici in tutta Italia?

- Sei favorevole a un approccio flessibile ai problemi economici: se la situazione lo richiede si puo' prendere provvedimenti che in tempi normali uno non prenderebbe (e.g. lo stimulus). Su questo punto di metodo sono d'accordo, in fondo in politica bisogna anche essere pronti a mediare. Non ho capito bene cosa faresti per lo stimolo: che provvedimenti adotteresti? Per quanti miliardi di euro? E finanzieresti questa spesa col taglio di altre spese?

- Sei favorevole, in generale, alla privatizzazione delle aziende pubbliche. Lo Stato deve dettare le regole, quindi pu' vendere le sue partecpazioni per esempio in ENI, ENEL, le municipalizzate, Tirrenia, la RAI, etc.

- Sei favorevole alla diminuizione dei costi della politica, per esempio abolendo provincie, comunita' montane e creando comuni di almeno 20mila abitanti. Sacrosanto

- Vuoi promuovere la lotta all'evasione. Non ho capito la cronologia che preferisci: coi soldi recuperati dall'evasione diminuiresti le tasse oppure diminuiresti le tasse per incentivare la lotta all'evasione? In fondo, coi soldi che risparmieresti dai tagli alla politica, avresti un margine per diminuire la pressione fiscale

- Sei favorevole alle liberalizzazioni e allo riduzione del potere di veto di alcune corporazioni, tipo gli ordini professionali e i sindacati. Sacrosanto! Pero' finora non ci e' riuscito nessuno: come lo faresti?

- Sei favorevole alla "certezza della pena": le istituzioni che vigilano sul mercato devono funzionare. Devono fare da guardiani che le regole siano rispettate, devono dare risposte in tempi brevi e devono dare la certezza che chi ha sbagliato paghi. Anche questo e' sacrosanto ed e' uno dei principi alla base di un corretto funzionamento del mercato

Capisco, infine, che questo e' un tuo modo di vedere, ma che non tutti dentro il partito potrebbero essere d'accordo con te su tutti i punti. Quindi prima di presentare queste proposte come IdV ci sarebbe bisogno di trattare internamente.
Quali dei punti elencati pensi che siano accettati pacificamente dai dirigenti dell'IdV?

In generale credo di poter rispondere positivamente su tuttele questioni. Preciso che per lo stimolo ho indicato nel mio primo intervento dove reperire 15 miliardi di euro (senza tasse aggiuntive salvo la sosensione dell'esenzione Ici per 2 anni sulle abitazioni di una certa dimensione). La politica dovrebbe uscire dalla sanità e dalla Rai. Sono per le privatizzazioni. Ovviamente è essenziale il modo con il quale la privatizzazione si realizza: deve essere assolutamente trasparente ed impedire il formarsi di posizioni dominanti. Per gli ordini professionali sono a favore di una loro profonda riforma sino alla loro eliminazione (tranne forse medici e avvocati). In ogni caso vanno sottratti alla protezione del Ministero della Giustizia e devono autotutelarsi.

Per realizzare queste azioni bisogna ottenere che sia inserita in un programma di coalizione e che la coalizione vinca le elezioni.

Credo che larga parte delle idee di politica economica che ho esposto sia condivisa dall'attuale dirigenza del partito.

ah certo,se le sue proposte sono come quelle tipo la contromanovra IDV proposta il primo giugno 2010,che prevede la riduzione del deficit nel 2012 di soli 9 miliardi contro i 25 previsti dalla manovra governativa e richiesti dalla commissione europea...allora andiamo bene...facendo pure confusione tra deficit e debito...non prevedendo per il 2011 e il 2012 un euro in piu' su scuola,università,ricerca,sicurezza,giustizia...nonostante voi continuiate a fare i difensori della scuola pubblica,contro i tagli (a proposito,vi siete dimenticati i tagli che avete deciso voi con il governo Prodi con le finanziarie 2007 e 2008,taglio di 42.000 docenze,7.000 ATA,1 miliardo 432 milioni di euro a regime,4 miliardi 84 milioni in 4 anni,aumento dei fondi per le private di 100 milioni...tagli che sono stati spalmati con la finanziaria 2008 fino al 2010,10.000 docenze + 1000 ATA sia per il 2009 che per il 2010 e che voi ora attribuite al governo in carica :)) ).E ci sarebbero altre cosucce da dire su quella contromanovra,ma direi che basta dire quella principale riguardo alla sua inefficacia in termini di riportare il deficit/PIL sotto il 3% nel 2012.

caro sig. Borghesi, visto che Lei appare disposto a rispondere, una domanda semplice semplice.

Da tempo il sottoscritto, e non solo, su Nfa, sostiene che l'unica soluzione democratica ai problemi gravi dell'informazione sia la rottura dei monopoli, avrebbe la cortesia di rispondere si o no alla seguente domanda:

deve la RAi essere sciolta, venduti i suoi beni immobiliari in un'asta pubblica, i suoi dipendenti licenziati in toto e gli emolumenti da chiunque percepiti a partire dalla data del referendum restituiti all'erario pubblico con i dovuti interessi per ripagare chiunque venne derubato del canone?

La sola risposta valida e' si' o no. 

La ringrazio in anticipo della sua cortese sollecitudine

 

 

 

 

Sono assolutamente d'accordo sul fatto che la politica deva uscire dalla Rai, che la Rai possa anche essere venduta (anche se salverei un canale pubblico per garantire il diritto d'accesso). naturalmente va smantellata anche la posizione dominante in capo a mediaset.

 

gli emolumenti da chiunque percepiti a partire dalla data del referendum restituiti all'erario pubblico con i dovuti interessi per ripagare chiunque venne derubato del canone?

 

Mi sembra che esageri:restituire il canone esatto illegalmente sarebbe anche giusto, espropriare i beni agli elettricisti RAI per farsi restituire anni di stipendio un po' meno.Soprattutto, mi sembra praticamente impossibile.

Venendo agli aspetti più strettamente economici vorrei dire che anche "essere liberale" è relativo al contesto in cui si opera.

Siccome questa distinzione tra liberalismo e liberismo riemerge ancora, aggiungo i miei pensierucci.

Effettivamente esiste una distinzione tra liberalismo continentale e liberalismo anglosassone: il primo si concepisce come teoria politica disgiunta dalla teoria economica; il secondo (in maniera molto più coerente ed interessante, almeno secondo me) non accetta la distinzione tra azione economica e azione politica, in quanto entrambi subordinati al principio della libertà.

In Italia, l'alfiere più famoso (e pernicioso) di tale distinzione è stato Benedetto Croce, che in Liberismo e Liberalismo così scriveva:

il liberalismo, in quanto ideale della vita morale dell'umanità, non può fare suo proprio rappresentante o suo strumento nella sfera economica nè il liberismo nè lo statalismo. Non può perchè, superiore ad entrambi, ha bisogno di tutti e due questi ordini.

Hayek invece sosteneva giusto il contrario, ritenendo si dovessero concedere sia le libertà politiche liberali sia quelle economiche, altrimenti, come dice in Liberalismo:

il conferimento al governo di tali facoltà darebbe al governo un potere sostanzialmente arbitrario e discrezionale che si risolverebbe in una limitazione di quelle libertà di sceltà degli obiettivi individuali che tutti i liberali vogliono garantire.

il TG1 della notte del 4/8/2009 afferma che

  • uno studio di Bankitalia mostra che vivere al Sud costa il 16.5% meno del Centro-Nord
  • Calderoli ritiene che le buste paga vadano commisurate ai diversi costi della vita
  • PD e IDV sono assolutamente contrari alle "gabbie salariali"

Posso conoscere qual'e' la posizione dell'IdV sul tema della differenziazione dei salari pubblici e privati tra Sud e Centro-Nord?  Premetto che per quanto ne so uno dei costanti suggerimenti di politica economica espressi per es. dal Fondo Monetario Internazionale all'Italia e' una maggiore differenziazione dei salari in base alla produttivita'.

Personalmente ritengo che sia iniquo pagare salari pubblici reali maggiori al Sud, e solo per questo motivo i salari pubblici andrebbero differenziati secondo il costo della vita.  Lo stesso discorso vale per i salari privati, che pero' in qualche misura hanno trovato modo di differenziarsi, nonostante l'intralcio dei sindacati nazionali.

Oltre che iniquo, e' nocivo e controproducente pagare salari pubblici reali maggiori a Sud rispetto che a Nord, perche' cio' causa esuberi a Sud e carenze di impiegati pubblici a Nord, oltre a certi disdicevoli fenomeni di transumanza di impiegati pubblici da Nord a Sud in base ad es. di certificati medici di dubbia affidabilita' o ad elezioni di comodo in consigli di quartiere.

A causa delle molto diverse condizioni del mercato del lavoro privato tra Sud e Centro-Nord sarebbe infine consigliabile pagare salari pubblici commisurati a quelli privati del mercato del lavoro meridionale sia per non distorcere le scelte dei migliori meridionali, oggi tutti attratti dal settore pubblico, sia per non spingere al rialzo i salari privati oltre ai limiti determinati dalla minore produttivita' oggi esistente nel Sud rispetto al Centro-Nord (~-20%) determinata dalla storia di sottosviluppo del Sud, che viene aggravato da diverse politiche dello Stato italiano, come ad esempio quella di dare stipendi pubblici uguali per legge a fronte di costi della vita e salari privati di area alquanto differenziati.

La risposta non è facile nè può essere univoca. In linea di principio potrei essere d'accordo sulla proporzionalità tra costo della vita (meglio sarebbe la produttività) e retribuzione. Bisogna però fare attenzione a non introdurre elementi di rigidità come questo nel mercato del lavoro. Meglio sarebbe lasciare più spazio alla contrattazione decentrata per affrontare anche questo problema

 

brevissimamente:

1) se volete far "bruciare" l'italia introducete le gabbie salariali. è una misura improponibile visto il numero di dipendenti statali e regionali presenti in italia. come si pretende di avere consenso politico e nel contempo introdurre un provvedimento del genere? impossibile, bisognerebbe al massimo trovare un nome nuovo. qualcosa simile alla tentata traslitterazione semantica inceneritore --> termovalorizzatore. d'altronde nelle gabbie ci si mettono gli animali.
io però rilancio: se il costo della vita è alto al nord reintroduciamo la scala mobile su scala regionale. anche questo è un bel ritorno al passato. ma se uno vive al confine tra due regioni o due gabbie come si fa? ci sarà gradualità geografica ma sospetto che tra lazio e campania ci sia una bella differenza. quindi come definire le gabbie?

2) non mi pare che la lega faccia distinzione tra lavoro pubblico e privato per quanto riguarda l'introduzione delle gabbie. loro parlano genericamente di gabbie salariali e non penso che abbiano in mente di conquistare quote di elettorato tra i dipendenti pubblici. quindi la lega, se non ho capito male io, non ha proprio compreso il punto.
anche perchè non si vede come si debba aumentare per legge - ed è questo quello che i nostri tg fanno capire - lo stipendio di un dipendente delle pmi, che siamo stalinisti?
pare che oggi dichiarino di non avere mai parlato di gabbie salariali, proprio come dissero di non avere mai parlato di test di dialetto per gli insegnanti. stanno imparando dal pres.del consiglio?

3)

  • uno studio di Bankitalia mostra che vivere al Sud costa il 16.5% meno del Centro-Nord
  • Calderoli ritiene che le buste paga vadano commisurate ai diversi costi della vita

si ma il 16.5 è una media. se la differenza fosse data, poniamo, dal costo degli affitti allora bisognerebbe fare una bella gabbia in base a chi ha casa e chi non ce l'ha (che dovrebbe essere pagato di meno). domanda: da cosa esce fuori il 16%?

4) che c'entra la produttività? al sud lavorano di meno o sono più lenti? la produttività è di solito un problema o strutturale o di organizzazione/tecnologia aziendale. non vedo perchè scaricare le responsabilità del management sugli operai. al massimo sarà il non farlo che spingerà i primi a darsi da fare e vedere di migliorare le cose piuttosto che imporre ai secondi di lavorare come giapponesi.
diverso invece è il caso dei famigerati fannulloni che ammorbano la p.a. di brunetta. se uno dorme sul lavoro o non vuole lavorare si devono ovviamente prendere provvedimenti. ma non stiamo certo parlando di questo.

 

 

Nel merito penso che il federalismo (interventi di esposito, brusco e altri) , possa essere la strada per realizzare la "responsabilità degli amministratori pubblici". Tra l'altro è stato accolto un nostro emendamento che prevede che "i successivi decreti attuati non possano dar luogo a nuovi e maggiori oneri a carico della finanza pubblica". D'altro lato, se siamo una nazione, il servizio che viene dato dal settore pubblico ai cittadini deve essere uguale a Palermo come a Bolzano e deve essere reso al medesimo costo standard.

 

Avere ottimi livello di servizio su tutto il territorio nazionale è ovviamente auspicabile, ma mi sembra incompatibile con un' organizzazione federale.Se ogni regione può decidere autonomamente quanto spendere per un dato servizio e quanto tassare i cittadini per coprirne le spese è naturale che scelte diverse porteranno a risultati diversi.Se le regioni non avessero autonomia impositiva ed organizzativa non sarebbe federalismo.Tra l'altro anche con la struttura centralizzata e gli stipendi pubblici uguali da Bolzano a Palermo mi sembra difficile sostenere che lo stato riesca a garantire gli stessi livelli di servizio ovunque.

Inoltre non capisco bene il riferimento ai costi standard: mi pare che l' attuale progetto preveda di trasferire risorse dallo stato alle regioni in base a costi standard, che sarebbe certo un miglioramento rispetto al criterio della spesa storica ma (checchè ne dica Calderoli) col federalisomo non c'azzecca proprio.Se il finanziamento è locale avere costi standard uniformi può servire al massimo da benchmark per le varie regioni: un' ottima idea visto che renderebbe visibile ai cittadini l' efficienza economica della propria in confronto alle altre, ma del tutto secondario in un sistema veramente federale.

Un' ultima cosa: se per "oneri a carico della finanza pubblica" si riferisce a quella centrale siamo d'accordo, ma mi sembra corretto lasciare alle regioni ampia autonomia impositiva, appunto per responsabilizzare gli amministratori.Anche quella regionale è finanza pubblica.

Grazie per l'attenzione

Bisogna a mio avviso distinguere. Io mi riferivo ai così detti LEA (Livelli essenziali di assistenza) e LEP (Livelli essenziali di prestazione. Vi sono aree, come ad esempio le prestazioni sanitarie ed assistenziali, per le quali io condivido in pieno l'idea che non vi possano essere differenze, almeno in linea teorica, tra le diverse aree del Paese. E' logico che ad ogni regione sarà garantito un trasferimento al costo standard. Se poi non riusciranno a dare le prestazioni...se l vedranno con i cittadini. In altre materie evidentemente ogni regione sia libera di spendere in più o in meno facendo pagare di più i cittadini.

Attenzione nella finanza pubblica ci metto anche le regioni. Oppure accettiamo l'idea che i debiti delle Regioni non siano garantiti dallo Stato (come è oggi). Ma fintanto che esistono debiti garantiti lo Stato ha il pieno diritto di imporre che non derivino maggiori oneri. Almeno io la penso così.

Caro Borghesi,

una cosa che non manca ai partiti politici italiani, e pertanto nenache ad IdV, sono i soldi. Mi pare che IdV abbia avuto 14 milioni di euro per rimborsi elettorali. Il segretario provinciale di IdV di Venezia ha detto che hanno speso 5.900 euro per l'ultima compagna elettorale (europee + provinciale).  Moltiplicando per 100 (assumendo che Venezia sia rappresentativa delle spese elettorali per l'intera Italia) non arriviamo ad 1 milione di euro. Insomma, quattrini ce ne dovrebbero essere.

IdV ha recentemente (e giustamente, a mio parere) denunciato il lodo Alfano sulla stampa estera (un giornale inglese, non ricordo quale). Perchè non avviare analoga campagna sui giornali nazionali (e magari anche qualche giornale estero, perchè no, non siamo tutti europei?) per evidenziare quei 4-5 punti del programma da te citati nelle varie risposte? A me (e penso a molti altri) farebbe molto piacere leggere sul Corriere, Repubblica o il Sole 24 ore che IdV vuole privatizzare la RAI, riformare gli ordini professionali, far pagare l'ICI (come Giavazzi ha ricordato qualche mese fa sul Corriere, l'ICI, e con aliquote ben maggiori, si paga anche negli USA per finanziare le scuole), eliminare le Province (e magari accorpare anche i comuni sotto i 10.000 abitanti?).

La facciamo questa campagna? Se lanci una sottoscrizione (laddove i contributi non bastassero) conta sul mio sostegno.

 

Non è escluso che lo faremo. L'abbiamo già fatto acquistando due pagine su Herald Tribune e Guardian per spiegare i rischi che la democrazia corre in Italia.

Naturalmente una campagna del genere è molto costosa. Ci affidiamo molto alla rete ed ai nostri militanti sul territorio. Certo non basta. In ogni caso è vero che riceviamo quantità rilevanti di denaro sotto forma di rimborsi elettorali, ma è anche vero he investiamo tantissimo quando ci sono le elezioni. I 5900 euro spesi direttamente dalla sede provinciale di Venezia sono nulla rispetto a ciò che il partito ha speso direttamente anche in provincia di  Venezia.

 

Mi scuso per il mio commento al post precedente del deputato in cui ho dato prova di essere un coglione ignorante, spero che a nessuno dispiaccia che io lo abbia rimosso e soprattutto spero in futuro di confutare quanto da me provato. salut!

Tranquilo, hombre, que no pasa nada.

Scusa tu per la mia reazione! Amici come prima!

Premesso che condivido molte delle idee e proposte indicate in questo articolo, anche perchè si tratta di semplice buon senso, mi chiedevo, e pertanto ti chiedo, se realmente sei convinto di poterle portare avanti queste idee in un partito come l'IDV! E mi spiego subito.

In un precedente intervento qualcuno ha fatto giustamente notare che il tuo partito avrà anche una posizione su temi sociali ed economici, ma gira che ti rigira l'unico argomento sul quale è chiamato ad intervenire è la giustizia o la c.d. questione morale.

Questo NON è assolutamente un caso e non è una mancanza degli organi di stampa. A mio modestissimo parere, è, al contrario, il risultato di una precisa scelta strategico/politica effettuata da Di Pietro tempo addietro. Il leader del tuo partito ha scelto di cannibalizzare una certa parte dell'elettorato e cioè quel 10% circa (o non saprei quanto...), che è costituito dagli antiberlusconiani più convinti... o meglio, diciamo, da quegli antiberlusconiani che, per cultura o tendenza, preferiscono attaccare il cavaliere con gli atti processuali in mano, piuttosto che su questioni economiche e/o sociali. Negli ultimi anni, le mosse di Di Pietro hanno avuto il solo scopo di compattare quella parte di elettorato e l'operazione è riuscita perfettamente. Basti pensare che da quando Marco Travaglio (che è il massimo punto di riferimento per quell'elettorato) ha dichiarato pubblicamente di votare IDV i voti di quest'ultima sono schizzati letteralmente verso l'alto...

Ora, questo elettorato (e cioè il vostro elettorato) se è compattissimo sui temi della giustizia, non lo è affatto su tutti gli altri temi... come già messo in luce in un precedente articolo su queste pagine, il vostro elettorato è tra i più eterogenei.

Tutte queste belle idee e proposte (ripeto, condivisibili più perchè di buon senso che non per loro intrinseca genialità...) sono convinto non saranno mai e poi mai portate avanti concretamente dal tuo partito, per il semplice motivo che se lo faceste, perdereste migliaia e migliaia di voti... una fetta enorme dei vostri elettori non vuol saperne proprio di libero mercato, di privatizzazioni, di riforma della scuola ecc. ecc. (fatti un giro sul forum di Marco Travaglio per averne un'idea...). L'elettorato del tuo partito vuol solo sentirsi dire quanto moralmente bassi siano i politici attuali, punto e basta... Di Pietro ha tracciato, per l'IDV, un solco dal quale difficilmente potrà venir fuori... se dovesse abbandonare il "populismo processual-penalistico" perderebbe inesorbilmente i voti che ha conquistato in questi anni... se dovesse, tuttavia, continuare a fare il moralizzatore con il codice penale in mano, allora non sfonderebbe mai al centro e comunque sarebbe destinato all'estinzione immediata nell'istante in cui Berlusconi si sarà fatto da parte...

Cosa ne pensi?

Volevo anche stimolare una tua risposta sulla vicenda Grillo.

Il comico genovese è sceso in campo e Di Pietro lo ha pubblicamente lodato... io sono convinto, tuttavia, che il leader dell'IDV non sia affatto contento dell'uscita di Grillo. Il potenziale elettorato di Grillo, infatti, è, nè più nè meno, l'attuale elettorato dell'IDV, ma, a differenza dell'IDV, Grillo non si è incaponito solo ed esclusivamente sugli atti processuali... no, ha creato, in un modo o nell'altro, una sua visione politica della realtà... Grillo in questi anni ha fatto molta più politica dell'IDV... mi chiedo, e ti chiedo, cosa succederà... Grillo segnerà la sconfitta dell'IDV? Oppure stimolerà l'IDV su temi che sino ad ora l'IDV non ha mai approfondito (cioè tutto ciò che non è la questione morale!) e in questo ultimo caso sei consapevole del fatto che non c'è nulla di liberale nella visione di Grillo? Come si muoverà l'IDV?

 

 

Cosa ne penso? Che forse non riuscito ancora a spiegarmi a sufficienza. La grande parte delle idee che ho qui espresso sono già entrate nel programma di Italia dei Valori, che io ho materialmente steso nel 2003 e rivisto nel 2006. Quindi ci sono già. D'altronde l'attività emendativa del Gruppo Parlamentare Idv in questi 3 anni si è svolta su queste basi. Non nego che i nuovi apporti di eletti sia nel 2006 che nel 2008 possano in futuro portare a modifiche: all'incontro nazionale di Vasto di settembre si parlerà anche di questo. Il fatto che ci siano inteventi contrari sui blog del partito non significa nulla. Il blog non esaurisce i militanti e simpatizzanti del partito. Inoltre un partito ha il dovere di riferirsi al suo elettore tipo, non al blogger tipo.

Affermi che è assolutamente necessario "rompere" le corporazioni che imbrigliano il Paese, e su questo sono assolutamente d'accordo. A proposito voglio chiederti qual è la valutazione che dai della corporazione dei magistrati, ovviamente nella prospettiva delle competenze che ricopri nel partito: in fin dei conti abbiamo una giustizia poco efficiente, e ciò va assolutamente a detrimento dello sviluppo economico. Non credi che sia una scelta saggia procedere a una differenziazione e specializzazione all'interno della magistratura, con un miglioramento delle competenze dei nostri giudici?

Io credo che l'indipendenza della Magistratura vada assolutamente garantita. Il nostro sistema democratico si fonda sull'equilibrio dei poteri e vanno evitati interventi che possono turbarlo. Allora il problema si sposta sull'autogoverno. Dovrebbe essere infatti l'organo di autogoverno che stabilisce regole e punizioni per i magistrati che non fanno il loro dovere. Certo non sempre ciò accade. Io credo che un ruolo propulsivo in quella direzione dovrebbe essere giocato dal Presidente della Repubblica che è anche Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura. Probabilmente va anche megli specificato il ruolo del Ministro della Giustizia quando siano rilevati comportamenti omissivi da parte dei giudici.

Temo abbia ragione Capaneo. Puntare pubblicamente e con enfasi su temi che non siano il solo antiberlusconismo o "giustizia" potrebbe far correre il rischio di una perdita di elettorato.

D'altra parte il 10% del PSI di Craxi contava ben di più dell'attuale 8% di IdV. Contava di più anche perchè il PSI aveva un programma ed una caratura "da governo", che a IdV (almeno ora) manca. Lo vedo anche a livello locale, qui a Venezia: siete ancora troppo deboli rispetto al PD, il che è tutto dire, visto lo stato di questo partito. Magari anche con un pò di demagogia, ma 5 punti chiari (modello manifesto di Berlusconi da Vespa) per caratterizzare la proposta di IdV potrebbero forse farci perdere qualche voto dei grillini ma guadagnare quelli di chi vede, peraltro giustamente, IdV come un partito un pò "settario" e punta invece a votare un partito che si candidi al governo del Paese.

Arrivo tardi e me ne scuso: son giorni un poco affannosi, per me, questi. Cionondimeno, mi paiono opportune un paio di precisazioni ed alcune domande. Sarò ….. lungo ma, pur costretto a trascurare taluni argomenti, vorrei provare a far chiarezza.

Inizierei col dire che, contrariamente a quanto ti è sembrato (ma, solitamente, la responsabilità è di chi non si fa capire, quindi me l'assumo) non c'è da parte mia una specifica preclusione nei tuoi confronti, sebbene io non neghi certo l'antipatia per Di Pietro. Confermando anche il giudizio negativo in merito all'atteggiamento del leader di IdV (che a me pare troppo focalizzato su alcuni temi e spesso caratterizzato da toni aggressivamente populisti, con l'obiettivo di agganciare elettoralmente gli anti-berlusconiani duri e puri) ritengo, peraltro, che ciascuno debba rispondere delle sue posizioni e di come le traspone nei fatti. Semmai, non mi è piaciuta un'esposizione (a ciò si riferiva l'infastidito “Può far meglio” ….) che pareva voler procedere per slogans: qui, forse, il suggerimento opportuno è di spendere il tempo necessario a chiarire il tuo pensiero – anche con gli opportuni links, ad esempio, alle relative proposte presenti nel sito della Camera …. - dichiarando altresì le modalità attuative che ritieni praticabili. Ti dò atto del tentativo di dialogo – lo apprezzo, non tutti coloro che siedono in Parlamento sembrano ritenerlo utile – ma gradirei un confronto consono al contesto, non ad un discorso elettorale.

In secondo luogo, l'invito a metterti nei panni delle piccole imprese non dipende da pregiudizio nei confronti dei professori universitari – qui ne circolano alcuni particolarmente apprezzabili …. :-) - ma si riferiva specificamente al tema della tracciabilità dei pagamenti: il numero, la complessità e l'onerosità degli adempimenti burocratici a carico delle aziende garantiscono al Belpaese un ben poco invidiabile primato, del quale un sistema produttivo composto di PI – meno strutturate – risente particolarmente. Occorre, dunque, limitare tale approccio invasivo e trovare strumenti differenti per combattere l'evasione fiscale che – sarà bene ricordarlo, dal momento che gli stessi dati dell'agenzia delle entrate lo sostengono – è molto meno di quanto comunemente si pensi una caratteristica professionale (conosco, ad esempio, professori che incassano fior di quattrini da lezioni “in nero”), e molto più una caratteristica territoriale: un vero federalismo – che responsabilizza i poteri periferici (costretti a raccogliere in loco le risorse necessarie all'erogazione dei servizi) a me pare l'unica possibile strada. Mi piacerebbe sapere come la pensi e, soprattutto, come intendi/intendete procedere e con l'appoggio di chi.

Il terzo punto parte dalla considerazione che non credo, qui, alcuno definisca liberale questo governo, esattamente come non lo sono stati tutti i precedenti a mia memoria ed in particolare il più recente, del quale facevate parte. Quest'ultimo, però, aveva anche il grave difetto di caratterizzarsi per un chiaro sentimento anti-imprenditoriale, con imposizione di regole inutili ed asfissianti (si veda il T.U. per la sicurezza sul lavoro o le modalità di dimissioni dal posto di lavoro) e con vagheggiamenti di grande fratello fiscale pronto a risolvere ogni problema imponendo tasse “bellissime” (le più alte del mondo, sulle aziende, come certificato dalla Banca Mondiale). Potrei certamente sbagliare, ma non ricordo posizioni di IdV nettamente contrarie a tali approcci: mi pare doveroso un certo scetticismo nei confronti di chi, in fase di governo (cioè quando in grado di esercitare una maggiore influenza che in fase d'opposizione), accettò una tale situazione. Eppure, se ho ben capito, le tue idee hanno fortemente determinato il programma economico del partito sin dall'inizio. Se, oggi, le opzioni prevalenti in IdV son cambiate, non può che farmi piacere ma, francamente, sarebbe bene averne quelle conferme sul campo che non dà chi va a difendere gli “esuberi privilegiati” di Alitalia, insieme a Rifondazione Comunista & affini.

Infine – solo perché sto veramente scrivendo un noiosissimo papiro, ma con la massima disponibilità a continuare il confronto su di un piano concreto, anche in sede di PI confindustriale veneta, se vuoi – bene la spiegazione dello slogan “meno statalismo e più Stato” (sebbene, a mio avviso, nulla tutto ciò abbia a che fare con la percentuale di economia controllata dalla mano pubblica, a tutt'oggi estremamente rilevante), un po' zoppicante, invece, quella di “meno consumismo, più mercato”: concordo sulla necessità della massima concorrenza in ogni campo (e vorrei sapere per quali settori non la ritieni un'opzione praticabile e perché), ma il consumismo, proprio, …... “non ci azzecca”.

Concludo – ch'è ora …. - ricordando che la concorrenza andrebbe applicata anche ai diversi territori, se vogliamo che s'inneschi un processo virtuoso che non veda più la possibilità di attingere a risorse altrui per foraggiare poltrone e familismi, vaneggiando di solidarietà. Quindi, ti chiedo che cosa pensi – e se sei disposto, con i tuoi fiancheggiatori, ad impegnarti in tal senso – dell'abolizione di quelle gabbie distorsive che sono i contratti nazionali (anche nell'impiego pubblico), per concentrare risorse nell'attirare professionalità eccellenti utilizzando contratti ad personam.

Grazie

 

 

Le posizioni espresse da Antonio Borghesi sono interessanti sotto più punti di vista. Mi limito solo ad osservare che, la vera sfida, ora, è politica. Sarà l'IDV capace di tenere/rafforzare queste posizioni all'interno del partito? Non conosco così bene il partito, ma mi sembra evidente che vi siano due anime. Quella qui espressa da Borghesi, liberale e abbastanza pragmatica (nel cui solco si inseriscono altri personaggi di provata levatura intellettuale e professionale che recentemente sono entrati nel partito) e una più populista e demagogica (non voglio essere offensivo, ma solo descrittivo: se il termine non piace, si dica più movimentista e vicina alla gente). E questa è interpretata da di Pietro e personaggi vicini all'IDV da Travaglio a Santoro fino (stridono le orecchie) a Beppe Grillo. Le contraddizioni rilevate da Sandro nell'altro post non sono altro che un segnale di queste due anime opposte.

A volte, le due combaciano: tipo sul lodo Alfano. Altre volte, tipo sugli inceneritori, Alitalia o la TAV, evidentemente no.

Se si troverà una quadra tra le due anime, Di Pietro o chi per esso, riuscirà in una manovra politica alla Reagan - con le dovute proporzioni: un conto è passare dal 4 all'8%, un altro dall'8 al 30. Altrimenti, si avrà una spaccatura tipo GOP del 1992 dove le due anime, resesi inconciliabili, decisero di dividersi - anche qui, con le dovute proporzioni. Certo, ultima nota, come la Lega ha cannibalizzato il PDL al nord, non è impensabile che progressivamente lo stesso processo avvenga, con le stesse proporzioni, anche a sinistra.

saluti, aa.

 

 

Caro Bocchini,

l'accusa che mi viene mossa di parlare per slogan elettorali è per me poco comprensibile. Io non riesco neppure nella mia testa a separare discorsi da fare prima e dopo le elezioni. Cerco di dire quello che penso in qualunque momento dell'anno o delle stagioni e cerco di evitare possibili contraddizioni. Quando dovessi modificare miei punti di vista cerco di spiegare cosa mi ha spinto a cambiare posizone. Il link al Parlamento che mi viene più facile è quello alla mia scheda personale (http://www.camera.it/cartellecomuni/leg16/include/contenitore_dati.asp?tipopagina=&deputato=d302130&source=%2Fdeputatism%2F240%2Fdocumentoxml%2Easp&position=Deputati\La%20Scheda%20Personale&Pagina=Deputati/Composizione/SchedeDeputati/SchedeDeputati.asp%3Fdeputato=d302130&Nominativo=BORGHESI Antonio ): là si trova tutta la mia attività.

Quanto alla praticabilità delle mie proposte è evidente che essa è di pari passo legata, da un lato, al consenso elettorale del partito, dall'altro al fatto di essere parte o meno della maggioranza di governo. Posso dire che anche facendo parte della minoranza è capitato che la maggioranza abbia accolto qualche mia proposta (ad esempio incentivi per favorire la concentrazione, senza fusione, dei piccoli comuni, o quella sulla richiesta del parere favorevole della Bce sulla tassa sull'oro a carico di Banca d'Italia, o quella, rivoluzionaria, inizialmente accolta e poi respinta per l'aggressione delle lobbies bancarie, sul Siaeg (saggio d'interesse annuo effettivo globale), ma si tratta ovviamente di rarità.

Sono assolutamente d'accordo slla necessità di semplificare le incombenze delle PMI. Ma ciò non c'entra nulla con la tracciabilità dei pagamenti. Non vedo che problema vi sia ad effettuare tutti i pagamenti tramite banca. E per favore cerchiamo di non esagerare! Ci saranno anche professori che danno ripetizioni in nero, ma le dichiarazioni 2007  sono impietose verso artigiani, commercianti, imprenditori e professionisti e sono stufo che le loro organizzazioni sindacali dicano che non sono i loro associati. Lo dimostrino!

Sul federalismo: siamo l'unico partito di opposizione che ha votato a favore ed è anche l'unica legge realmente discussa in Parlamento. Abbiamo ottenuto alcune modifiche che vanno nel senso di una più precisa responsabilità degli amministratori anche con la loro ineleggibilità. Certo oggi la legge è solo una dichiarazione di principio. Noi ci muoveremo perché sia attuata il più presto possibile. Pensiamo che devano essere garantiti livelli essenziali di prestazione (sanità, assistenza, scuola) uguali su tutto il territorio nazionale trasferendo risorse a costo standard. Se poi gli amministratori non sono capaci di realizzarle se la vedranno con i loro cittadini amministrati.

Sul governo Prodi di cui abbiamo fatto parte. Noi abbiamo posto problemi di costi della politica ottenendo il blocco degli automatismi delle indennità dei parlamentari, il dimezzamento delle circoscrizioni, il dimezzamento delle comunità montane, la riduzione del numero di amministratori delle società pubbliche, ed altri interventi minori: a regime significano 1 miliardo di euro annui in meno di spesa pubblica. Sul piano del fare vorrei ricordare che le risorse del Passante di Mestre e del Mose sono opera di Di Pietro, così come la prima vera misura di federalismo infrastrutturale con la costituzione della società mista Anas-regione Veneto per la gestione del Passante.

Sugli esuberi Alitalia: il vero problema e la vera vergogna è che l'accettazione della proposta Air France (fatta saltare da Berlusconi) avrebbe salvato un numero maggiore di lavoratori e sarebbe costata ai contribuenti italiani circa 3-4 miliardi di euro in meno. Certo che in tale situazione vanno difesi i lavoratori.

Meno consumismo più mercato: ho già scritto che non è espressione felice e che voleva solo dire più concorrenza.

Sul piano del contratti di lavoro ho già segnalato che sono a favore di più spazio alla contrattazione decentrata. Ritengo tuttavia ineludibile da un lato un contratto unico nazionale che ricomprenda anche le figure del cosiddetto lavoro precario e dall'altro la riforma generale del sistema degli ammortizzatori sociali.

Penso che l'IDV non abbia una politica economica, meglio ne scimmiotta qualcuna presa da qualche altra parte....Di Pietro ( è suo il partito o no?!) non sa neanche chi è Keynes, sa solo che agli italiani piace la spesa pubblica a fondo perduto e, quindi, cavalca l'onda!

Nel MPA esistono i liberisti a cui non piace la spesa a fondo perduto? Non ci credo dai... le uniche perse sono quelle lasciate, non lo sai? Scopro poi che Lombardo si è laureato con una tesi sul “nesso tra tradizioni popolari e costruzioni deliranti”. Interessante.

 

Mi scuso per il ritardo, ma mi è giunta voce che Maurizio Zipponi sia l' attuale responsabile lavoro e welfare di IDV.Non le sembra un po' azzardato avvicinare posizioni così diverse in settori strettamente legati?

e infatti:))...IDV si dichiara un partito liberale e credo lo intenda anche in economia...eppure hanno Zipponi che si occupa di lavoro...comunista ex fiom ex rifondazione comunista...boh....per non parlare delle cose che scrive Zipponi sul sito IDV quando commenta le varie situazioni.

Antonio Borghesi è candidato al senato con la lista Ingroia.

Alla faccia dell'ala liberale e pragmatica!