Q.E.D.

/ Articolo / Q.E.D.
  • Condividi
Essendo il sottosegretario all'universita' e ricerca un matematico, egli e' logicamente coerente oltre che consistente nel tempo (alla faccia degli iperbolici). Date le premesse, ci spiattella con sincerita' le logiche conclusioni. Scappate! Scappate ancor piu' in fretta di quanto abbiate fatto in questi trent'anni, cervelli italiani.

Un collega italiano mi ha fatto notare l'intervista di Modica a Repubblica. E' tutta un programma.

- No alle universita' private. Che le universita' private fossero, per il nostro, anatema, lo sapevamo da esperienza diretta. Ora lo riconferma in atto, cancellando il decreto della Moratti che autorizzava la creazione di un'universita' privata in Calabria. "Noi invece abbiamo bloccato questo decreto e quest'università non avrà mai

luce". Non spiega nemmeno perche', evidentemente non lo ritiene necessario. Son certo che, se gli venisse chiesto, direbbe che non era un'universita' di qualita', che non offriva garanzie di serieta' accademica, perche' queste non sono garantibili dal mercato. Ovviamente sa che Princeton, Yale, Chicago e, perche' no?, WUStL, sono private, ma fa finta che non conta. Piu' importante: non capisce proprio come il mercato funzioni. Il mercato ammette ed accetta che qualcuno entri ed offra prodotti cattivi. Il consumatore tende ad accorgersene, non li compra o li compra solo a prezzi molto bassi. Non solo, altri imprenditori se ne rendono conto, e nella misura in cui vi e' domanda per prodotti buoni a prezzi piu' alti, li crea. E cosi' c'e' l'universita' per tutti, per chi la vuole molto buona, chi la vuole buonissima, e chi s'accontenta della mediocre. Ed ognuna al prezzo giusto.

- La concorrenza e' sleale. Dice il signor professor, riguardo ad un altro decreto Moratti che hanno bloccato per modificarlo: "In questo decreto, tra l'altro, c'era anche una norma che permetteva la

concorrenza sleale tra le università, dando la possibilità di iniziare i nuovi

corsi di laurea già da settembre scorso. Il ministro Mussi, invece, ha

comiunicato [sic] che quando il decreto partirà, dovrà partire lo stesso giorno per

tutti". Carino, no? Ora sappiamo cos'e' la definizione tecnica della concorrenza sleale secondo i ministri di questo governo: e' fare qualcosa diverso dagli altri. Strano, io credevo questa fosse l'essenza della concorrenza, in cui cerco di far meglio di te facendo le cose diverse da te. A casa mia questa che lui chiama concorrenza sleale la chiamano creativita' ed innovazione, ossia i motori del progresso. Ma lui no, a lui deve piacere l'uniformita' burocratica: tutti ad iniziare il giorno che decide il commissario del popolo Mussi (o il suo consigliori, Modica.) E tutti, sospetto, ad insegnare le stesse cose, alle stesse ore, con gli stessi programmi, gli stessi libri, con gli stessi esami, eccetera. Tutti uguali, come nella rimpianta URSS e nella viva e vegeta Corea del Nord, paradisi della ricerca scientifica di qualita' e del progresso umano.

- La licenziabilita' degli imbranati e' un male. Beh, qui tiro un po' ad indovinare, in quanto il nostro convex analyst sembra essere intenzionalmente fuzzy in questa parte. Comunque, per giustificare il blocco della riforma Moratti - sia chiaro: non la sto difendendo! - dice per esempio "riteniamo che l'aumento delle posizioni dei ricercatori a tempo determinato non

sia una buona norma, perché li minaccia sulla lunga distanza." Non si capisce bene cosa voglia dire, ma ho l'impressione che voglia dire il seguente: se cresce il numero di ricercatori a tempo determinato (licenziabili) cala quello di quelli a tempo indeterminato (illicenziabili), e questo minaccia nel lungo periodo il ricercatore medio. Verissimo: minaccia il ricercatore medio che non fa nulla ed e' troppo imbranato per far ricerca; invece provare la gente prima di confermarla, e licenziarla se e' imbranata o anche solo mediocre, fa bene alla ricerca ed alla qualita' della stessa in particolare. Ma questo, ovviamente, non dev'essere la preoccupazione centrale del convex analyst. Poi dice cose ancora piu' ambigue sui concorsi, ma sono cosi' ambigue che non vale la pena commentarle, se non per sottolineare l'ambiguita': che sul reclutamento del personale docente questo governo non abbia una posizione chiara sin da ora, e' terrificante! Aspetta, evidentemente, che sindacati e baroni vari gliela confezionino.

- La retorica di sempre. Ed in chiusura, il solito cheap talk: "I giovani di talento scappano dall'Italia perché non trovano delle strutture,

denaro per fare le ricerche e la possibilità di governare le strutture." E viene da pensare: se mancano denaro e strutture, perche' vieti le universita' private, che proprio questo offrono? Oops, che il convex analyst abbia invertito la diseguaglianza ed abbia, per una volta, sbagliato la prova?

 

 

P.S. Tralascio la chicca sui soldi che la Moratti aveva scortesemente gia' stanziato e che, a dir suo, aveva dato troppo al Nord ... come ben si sa, io son veneto ed alquanto di parte ...

 

Indietro

Commenti

Ci sono 33 commenti

Non ho voglia di difendere Modica, ma una precisazione sulle università private è necessaria.

 

È un controsenso che una università privata (di quelle che abbiamo in mente noi) nasca per decreto ministeriale. L'università nasce e basta, fa i suoi corsi, e se produce buoni studenti verranno apprezzati dal mercato. Perché c'era un decreto? In Italia esiste il valore legale del titolo di studio, e il decreto ministeriale certifica quindi la qualità del corso di laurea. La certificazione in se è una buona cosa, perché trasmette informazione ai consumatori. Negli USA viene fatta in modo privatistico (associazioni di università che certificano la bontà dei corsi offerti). In Italia purtroppo la fa il ministero, accompagnando la certificazione al diritto a emettere titoli di studio a valore legale.

 

Siamo tutti d'accordo sull'opportunità di abolire il valore legale del titolo di studio, ma finché questo resta il principale elemento di certificazione occorre prenderlo sul serio. Non so niente di preciso sull'università di cui è stata bloccata la nascita, però non escluderei che si stesse facendo l'ennesima porcata e che bloccarla sia stata una buona idea. Non so, bisognerebbe guardare meglio.

 

Ovviamente nessuno ti impedisce di mettere in piedi una università che NON conferisce titoli a valore legale, come è stato per lungo tempo con gli MBA. La Scuola di Direzione Aziendale della Bocconi ha mostrato che la mancanza di valore legale non impedisce necessariamente che si sviluppi un corso universitario o post-universitario. Mostra anche che essere apprezzati dal mercato non si traduce automaticamente nella produzione di buona ricerca.

Domenica sera Report, su Rai 3, ha fatto vedere come alcune Università appena approvate dal Ministro Moratti (come la San Pio V di Roma) vivano di studenti "convenzionati". In altre parole tali università stipulano convenzioni con alcuni enti (es. Ministero dell'Interno, Guardia di Finanza) che consentono ai convenzionati di avere la laurea triennale superando 4 esami (me ne ricordo uno, Sociologia della devianza) e pagando un obolo di 1500 euro. La laurea consente a questi signori, che essenzialmente si comprano la laurea, di accedere ai concorsi per la dirigenza del Ministero dell'Interno. Finchè il valore legale della laurea rimane e i laureati della San Pio V hanno lo stesso punteggio di "veri" laureati, temo che un minimo controllo sia necessario. Ovviamente il problema è quello del valore legale della laurea, ma onestamente credo che nessun governo, di destra o di sinistra, avrà il coraggio di toglierlo. Troppo costoso elettoralmente.

 

Perche' troppo costoso elettiralmente? Onestamente non lo vedo il costo.

Non che io voglia difendere il nuovo signor sindaco che certamente le sue universita' le ha fatte per ragioni poco raccomandabili. Ma ci sono varie modi per togliere il valore legale del titolo di studio. Uno di questi e' permettere la laurea a tutti, essenzialmente per autocertificazione; forse le universita' private della Moratti raggiungerebbero questo obiettivo. Se veramente non e' possibile farlo legalmente per ragioni di political equilibrium, di togliere il valore legale, allora permettiamo libere universita', e tante. Faranno schifo, come dite voi, e avete senz'altro ragione, ma questo e' esattamente il punto.

Vediamo se riesco a leggere le vicissitudini della tua famiglia in modo diverso, Fausto. Tuo cugino zuccone, non avendo conseguito un titolo di studio, ha finanziato la certificazione della tua intelligenza, che e' un processo costoso, dai 10 ai 15 mila euro l'anno. (Vabbe' non proprio la tua che sei andato a universita' privata). I frutti della certificazione pagata da tuo cugino sono nel tuo stellare stipendio (beh, se non lo e' e' solo per colpa di stranissime preferenze inappropriatamente rivelate). Io credo che tuo cugino sia un martire e sono contento per tua cugina altrettanto zuccona. Dove va all'universita' la cugina?

Ehi, ma come fai a sapere che sono andato ad una università privata? E come fai a conoscere il mio stipendio? Non mi dire che sono l'unico fausto in Italia o che il fatto di avere due cugini basti ad identificarmi.

 

Ora che avete fatto tutto il balletto per identificarvi e che anche noi sappiamo chi e' "Fausto" - per gli ignavi: bertinotti legge e commenta NfA da posizioni liberal, non male! - vi dispiace ritornare al problema di partenza?

 

Io non condivido l'analisi d'elbrusco, e condivido invece quella di alberto. Il punto di fondo e' che elbrusco pensa che lo stato deve fare il controllo di qualita' dell'insegnamento universitario (o di qualsiasi insegnamento, for that matter) mentre io, ed alberto credo, penso di no. Sospetto elbrusco difenda questa valutazione sulla base di un argomento di informazione asimmetrica che potrebbe portare ad un caso di lemons nell'insegnamento universitario lasciato al puro mercato. [Parentesi per i non addetti ai lavori: se non so se la mela che mi vendi e' buona o e' marcia ma so che meta' delle mele sono buone e meta' son marce, penso che in media compro una mela marcia. Se una mela marcia vale 0 ed una buona vale 1, io son disposto a pagare .5 per una mela "anonima", ossia senza certificazione statale. Questo perche' non so se e' buona o marcia. Ma, quand'e' cosi', il produttore di mele marce ci guadagna: la mela marcia non costa un piffero e gli fa guadagnare .5, mentre quello di mele buone ci perde visto che a lui costa 1 produrla e ci ricava meta'. Quindi tutti i produttori di mele buone smettono di produrre ed escono dal mercato, rimangano solo i marciaroli che ci marciano e l'istruzione universitaria privatizzata diventa uno schifo.] Ovviamente mi posso sbagliare, e se l'argomento di elbrusco si basa su altro che l'informazione asimmetrica, faccio ammenda e rimango in attesa per l'ulteriore round.

 

Ma l'argomento lemons e' tarato, almeno in questo caso [secondo me e' di poca rilevanza empirica in generale, ma questa e' un'altra storia.] Nel caso dell'insegnamento lemons do not matter per ovvie ragioni: e' facilissimo fare controllo di qualita' delle universita', la gente che ci va ha un forte incentivo a scoprirlo, e le aziende che assumono i laureati ancor di piu'. Dopo pochi mesi o anni che una nuova universita' si crea, sappiamo tutti, e lo scriviamo sui giornali, se e' buona o cattiva. Quindi, niente lemons. Questo implica che il controllo di qualita' dell'insegnamento lo fa il mercato, e lo stato deve solo trattare la produzione di insegnamento e ricerca nella stessa maniera in cui tratta la produzione di patate e medicinali. Assicurarsi che il produttore non dica il falso, non alteri il contenuto, non inietti sul mercato materiali dannosi (i.e. false teorie scientifiche, false medicine, e via andando) e che, infine, vi sia trasparenza nella descrizione del prodotto. Abbiamo normativa a sufficienza per quanto riguarda le mele e gli scorfani (nelle pescherie italiane ti scrivono pure in che mare son stati pescati) e basta estenderla ai corsi di analisi matematica. Dopodiche', alcuni analgesici sono peggio di altri, ed alcune universita' sono peggio di altre. Infatti, quelle peggiori costano meno, alcune molto meno perche' sono molto peggiori. Quando vogliono diventare migliori e vendere il loro titolo di studio ad un prezzo piu' alto cercano di assumere buoni professori e li pagano di piu'. A volte, infatti, li strapagano di piu' ... e poi si pentono! Tutti noi ne sappiamo qualcosa, no?

 

Non vedo perche' questo non vada bene per l'Italia, visto che funziona alla grande negli USA e non solo negli USA (in tutto il mondo, per quanto riguarda le scuole professionali.) Infatti, e' QUESTA la ragione per cui noi stiamo negli USA e nessuno li', o nel mondo, pensa che Monroe Community College o Cal-State Long Beach abbiano lo stesso valore di Princeton o Dartmouth! Non credo sia dovuto al fatto che gli americani sono dei geni e gli italiani son dei tonti che non sanno distinguere il valore di una universita' dall'altra. Quindi, la posizione di Modica, e del suo ministro, e' dirigista, paternalista, elitista: lui e quattro baroni che nomina lui sanno chi fa buona ricerca ed insegnamento e chi no, la grande massa degli italiani, invece, non lo puo' capire. E' una posizione che fa male alla ricerca scientifica, all'educazione delle masse, allo sviluppo economico, all'occupazione, al ritorno dei cervelli (ed alla partenza, nel senso che continuera' a farli partire) e via andando. E' la posizione di un barone, che vuole difendere il suo status, il suo potere e quello dei suoi amici e compagni (tipo tutti i baroni che sono in parlamento ed al governo) e non ha mai provato a capire perche' la Levi-Montalcini stesse in un posto assurdo come St Louis per fare ricerca invece di stare nella bella Toscana, o perche' di 5 italiani che son fellows dell'econometric society solo uno sta in Italia, e ci sta essenzialmente per ragioni personali.

 

Rimane solo il problema "frode" che elbrusco giustamente menziona. Ed e' ovvio anche qui, come public choice ci insegna alla faccia di quelli che dicono che la teoria economica non spiega nulla, che la frode e' il prodotto della follia legislativo-dirigista. Se il titolo di laurea non avesse valore legale e non ci fosse la finzione che tutte le lauree hanno lo stesso valore (non ce l'hanno, come tutti sapete: il 60% degli economisti italiani all'estero vengono dalla Bocconi, ed il resto, che mi include, da poche altre sedi) la frode non sarebbe conveniente. Ad ogni modo, che perseguano la frode, o che la evitino con un semplice decreto, minimo e coerente con il principio dell'autonomia accademica. Basta stabilire che gli esami passati nell'universita' A non sono omologabili nell'universita' pubblica B - qualunque sia l'universita' A, pubblica o privata - senza l'approvazione esplicita dei dipartimenti che impartirebbero tali corsi nell'universita' B. Sic, et simpliciter. Come il mercato, appunto.

 

 

Percaritadiddio, dove mai ho detto che la certificazione la deve fare lo stato? Ho detto che la certificazione è bene che ci sia, ma lo stato non è certo quello che avevo in mente. La certificazione statale è pessima perché a) è sempre più formale che sostanziale b) è frequentemente soggetta a spinte politiche (il balletto sulle università prima certificate dalla moratti e poi decertificate da modica è l'ennesimo esempio). Non ho alcuna simpatia per la certificazione statale. Osservavo solamente che la certificazione è utile e in questo momento in italia, purtroppo, la fa il ministero.

 

L'ideale è che la certificazione venga fatta dai consumatori. In mancanza, da autorità indipendenti. Fammi osservare peró che non condivido il tuo ottimismo sul fatto che ci sia poca informazione asimmetrica nel settore. Occorre capire che la scelta dell'università è una scelta quasi irreversibile, e una scelta sbagliata screws you for your life. Non è come comprare una macchina usata, che se ti va male rimpiangi i diecimila dollari spesi e passi ad altro. Quindi, anche se la frazione di popolazione che non ha gli strumenti per valutare le università è relativamente piccola, la certificazione è utile perché evita a pochi danni cospicui.

Titolo' Aumann (o erano John e Herakles?) molto tempo fa. Infatti, siamo d'accordo sulle conclusioni logiche, alla fine. Rimane il problema pratico ed empirico di fare informazione sulla qualita' del corso di studi, e su quanta gente ha bisogno di questa informazione per decidere oculatamente. Convengo.

 

Ecco, forse in questo il professor Modica potrebbe investire tempo e risorse. Magari possiamo fargli una rapida consulenza su come si fa uno studio ben fatto del problema, e su come operare perche' l'informazione si diffonda fra gli studenti futuri e le loro famiglie. Non io, ma molti economisti applicati negli ultimi anni sono diventati super esperti di ranking and ranking techniques. Ce ne saranno anche di italiani, i ne conosco due o tre di ottimi ma spagnoli. Gli italiani, ovviamente, saranno all'estero, ma si puo' sempre utilizzare la legge moratti per il ritorno dei cervelli, no?

 

sottopongo al gruppo di studio su modica l'abstract della tesi di alessandro lizzeri (una decina di anni fa su Rand Journal):

 

I discuss the role of intermediaries that search out the information of privately informed parties and then choose what to reveal to uninformed parties. The focus is on the strategic manipulation of information by these certification intermediaries. I show that in a class of environments the optimal choice for a monopoly intermediary is to reveal only whether quality is above some minimal standard. Despite this minimal information transmission, the intermediary can capture a large share of the surplus. I also show that competition among the intermediaries can lead to full information revelation.

competition, competition, where would we be without you ...

either still in the jungle, or in a gulag, probably.

 

Il dibattito è del tutto sterile. Vi sfido a darmi un esempio di provvedimento legislativo degli ultimi, che so, 30 anni che abbia introdotto first order efficiency improvements nel sistema universitario italiano. Chi ha scelto di rimanere all'estero lo ha fatto proprio per questo. Chi è tornato lo ha fatto o per motivi personali, o perchè unfit to sustain competition in a competitive system. I pochi esempi di n-th (n very large) order efficiency improvements sono avvenuti perchè chi li ha promossi ha sbagliato, cioè non ha capito che in quel modo si introduceva competition (che aborrono), hence efficiency. Vi sfido a trovare un solo ministro dell'università da quando il ministero esiste che credesse che competitive universities are what Italy needs. Moratti o Modica hanno in comune, oltre all'iniziale del cognome, una profonda avversione per il mercato competitivo in generale: la prima perchè non vuole un sistema nel quale le sue rendite di posizione possano venir spazzate via, il secondo perchè ha un cervello che non concepisce un sistema che non sia centrally planned. Il combinato disposto (termine da leguleio italico...) è che nulla è cambiato, a parte maquillage (inefficiente spesso), almeno negli ultimi 30 anni. E nulla cambierà: ogni nazione ha l'università che si merita proprio perchè ha i governanti che si sceglie, quando li sceglie se ne frega delle università, e se ci pensa ritiene che siano comunque qualcosa che lo stato deve gestire e pianificare. Morale: forget italian universities, discutere di esse è come cercare una dimostrazione dell'esistenza di dio, pura inutile metafisica.

abbiamo un lettore interessante. pessimista, magari, ma interessante. grazie

Direi che stockli ha ragione, il nostro dibattito è sterile perché non ha alcuna speranza di cambiare l'università italiana. D'altra parte, come per altre cose, discutiamo soprattutto per il gusto di farlo; nulla di male quindi nel dire pure quattro fregnacce sui ministri passati e presenti. Visto però che sono un inguaribile ottimista, aggiungerò una cosa. L'università italiana è senza speranza, ma questo non signfica necessariamente che il paese sia senza speranza. Il bello dell'economia aperta è che i paesi si possono specializzare. Noi non faremo ricerca, ma tanti bei vestitini che poi venderemo agli adinerados di mezzo mondo. Comunque usufruiremo delle nuove tecnologie sviluppate all'estero. Certo sarebbe bello se tutti i soldi che si spendono nella ricerca servissero veramente a qualcosa anziché essere fagocitati da astuti e ignoranti baroni e baronetti, ma gli elettori italiani hanno deciso altrimenti, e francamente non è nemmeno la cosa peggiore che hanno fatto. Sei tra i pochi che non sono capaci di fare vestititini e vuoi proprio fare ricerca? No problem, vai in un altro paese. L'economia aperta è una cosa meravigliosa.

No, il paese è senza speranza. Ritengo che il mio pessimismi sia lucido, e non lo salveranno i vestitini per i nouvelle riche (?) del resto del mondo. In maniera estremamente superficiale (ma questo è un blog, mica JPE, right?) la vedo così: quanto detto per l'università vale per quasi tutto il resto. Da una parte, rentiers (monopolisti ex-pubblici o ancora pubblici, industriali protetti che corrompono il mercato dei capitali, vedi equity-swap della fiat, banchieri collusi, vedi i costi dei checking accounts, percettori di rendite di concessione...), dall'altra dirigisti-centralisti pianificatori. Creano un equilibrio molto stabile. Il dirigismo crea burocrazia e inefficienze (notai come feticcio vi va bene? se no facciamo sindacato? cambia qualcosa fra i due?) e quindi rendite per i rentiers, burocrazia-dirigismo che i rentiers non hanno alcun interesse a smontare perchè dissiperebbe anche le loro rendite. E quindi maquillage e propaganda, stando ben attenti a non cambiare niente che sia really first order (non tiratemi fuori le crociere sul Britannia come contresempio, perchè se entriamo nei particolari di come si comportano all'università certi partecipanti a quelle crociere, lasciamo perdere...). Più dell'83% degli italiani ha votato per questi, in un modo o nell'altro. Non c'era altra offerta perchè non c'è domanda per altro, punto. Chi? i piccoli imprenditori stile Vicenza? Ma dai, guardate da chi si fanno rappresentare adesso, e che fine hanno fatto quelli che dovevano rappresentarli all'inizio degli anni 90....

E poi comunque sono tutti che la pasta è buona, la toscana è uno sballo, ma in fondo gli italiani sono brava gente, ma come siamo elegantini con i bei vestitini....e che domanda per qualcosa di diverso esprimeranno mai questi?

Hey, stockli, ma tu chi sei? Mio fratello gemello? Guarda che ti cito in tribunale per violazione del copyright! Sino ad ora ero l'unico economista che andava in giro dicendo cattiverie del genere, e tutti a dirmi che sono un rompicoglioni ed un arrogante mostruoso, ed io a ridacchiare ... ed ero quasi fiero dell'esclusiva! Ora ti ci metti anche tu, ed il mio market share cade di un 50% di colpo! Guarda che, alla fin fine, sono italiota, a me piacciono i monopoli, specialmente se miei!

 

Il che ripropone la vera research issue che questi quattro sderenati dovrebbero fare invece di buttar via soldi ad inventarsi riforme bizantine, convegni annuali del piffero, e finti brainstorming a capalbio: i "parassiti" (i.e. il blocco sociale che stockli descrive + i dipendenti pubblici/parapubblici/pensionati + l'economia sommersa ed assistita) sono gia' piu' del 51%? Se lo sono, non c'e' speranza, c'e' solo l'argentina nel loro futuro ed agli altri occorre dire: scappate, scappate finche' avete una possibilita' di farlo.

 

E' questo che occorrerebbe calcolare, ma e' complicato perche' servono tanti dati micro oltre che macro, tanto tempo, e tanti soldini per pagare gli RAs. Ma il modellino c'e' e si puo' fare in un paio d'anni ... Avevo provato, qualche anno fa, a convincere i "progre" della Fondazione (Compagnai delle Opere?) San Paolo a finanziarla questa ricerca, ma e' finita in una maniera cosi' italiota che ve la racconto un'altra volta perche' oggi non sono cattivo abbastanza.

 

Una speranza ci sarebbe, se vittorio o mario ci leggono ... entrambi loro i dati potrebbero trovarli, ed anche i soldini ... questi sarebbero "due conti" che proprio vorrei fare: ma in italia son di piu' i parassiti o i parassitati? E' cruciale saperlo, credo. Sia che si voglia aver speranza, sia che si voglia rinunciarci e dimenticare venezia.

 

Ragazzi, stiamo diventando saggi. Lo dico senza ironia. Il nuovo lettore dall'acronimo complesso (son sicuro che, come il fausto "statale-bertinotti", e' qualche nostra vecchia conoscenza) sembra in realta' piu' incazzato di noi, e forse anche piu' speranzoso che qualcosa cambi :-) ... spero che anche lui, in futuro, accetti l'importante fatto che elbrusco menziona: si ricava grande utilita' personale a discutere tra individui il cui cervello non e' completamente obnubilato ne' dall'ideologia, ne' dal carrierismo opportunista, ne' dalla stupidita' ereditaria e dall'ignoranza acquisita. A questo serve, mostly, NfA ... che qualcuno ci ascolti, fra quelli che si prendono la briga di voler decidere, e' improbabile. Ma questo non toglie che abbiano torto loro e ragione noi.

 

Son perfettamente d'accordo con elbrusco anche sulle predizioni macro. Si, probabilmente l'Italia finira' cosi' fra 50 anni, ed anche colonizzata da gente d'altri paesi, in particolare africani e slavi. Pero' potrebbe andare peggio, nel senso che il modello di comparative advantage and trade che descrivi non implica grande decadenza economica se e solo se: (i) quelli la cui TFP cresce, perche' si sono portati via i cervelli e fanno gadgets piccolissimi ed utilissimi, continuano a pensare che vale la pena spendere milioni di yuan o dollari per andare a vedere la primavera del botticelli live ed annusare equally live le puzze fetose dei canali veneziani mentre un nerboruto gondoliere tunisino canta O'sole mio con un accento vagamente francese; (ii) i signori e le signore che vivono in italia riescono a tenere in piedi le croste degli uffizi e con acqua i canali veneziani, cosa non ovvia visto come si autogovernano e la tendenza a distruggere qualsiasi bene pubblico gli arrivi sottomano; (iii) l'accesso a tali fixed assets, che sono in gran parte public goods o giu' di li', ed al loro sfruttamento economico viene reso possibile alla grande maggioranza dei residenti in italia, senza particolari conflitti sociali ed altri disastri abbastanza ovvii.

 

Ho molti dubbi che le tre condizioni si realizzino, con quest'andazzo, nei prossimi 40 anni. Personalmente, temo che, se le cose non cambiano ed i fatti non costringono a serie inversioni di rotta, l'italietta di quando noi tireremo le cuoia assomigliera' molto, ma proprio molto, ad un'argentina con croste rinascimentali e pietre antiche sparse qui e la, popolata da un'etnia mista del tipo "juventus". Ah, scordavo: avranno anche il papa, che gli argentini invece hanno solo maradona. Un vero peccato, avevo pensato d'andarci in pensione.

Per motivi empirici. L'analisi teorica è corretta, ma credo (o, più che altro, spero) che non sia completa. Simply put, l'Italia sta molto meglio di quello che predice la teoria, quindi there must be something we miss. Guardate questi dati sulla comparazione del livello di corruzione a livello internazionale; per quel che ne so questo è l'indice più usato nelle ricerche empiriche, e sembra essere fatto abbastanza bene.

 

www.transparency.org/policy_research/surveys_indices/cpi/2005

 

Siamo al 40esimo posto, sotto l'Uruguay, il Botswana e la Giordania for god's sake. Nonostante questo, il PIL procapite italiano resta ben al di sopra di questi paesi. È chiaro, a mio avviso, che gli italiani hanno trovato un qualche modo di sopravvivere e (limitatamente) prosperare anche in un ambiente fortemente ostile all'innovazione e al progresso economico. Dati i livelli di corruzione e l'ammontare di rent-seeking nella società dovremmo essere molto più poveri. Come fanno gli italiani? Non lo so, e siccome non lo so in Italia ci sto male e me ne sono andato. Ma ribadisco che c'è qualcosa che non riusciamo a catturare completamente con i nostri modelli, e questo mi da qualche speranza per il futuro.

 

OK, sono alla frutta. Sono un teorico, e mi metto ad argomentare con dati empirici. On top, ripongo le speranza sui fattori che non si riescono a spiegare. But at the moment is the best I can do.

Il confronto con Botswana etc. non lo trovo necessariamente un puzzle, if wealth matters. L'italia è un paese molto più ricco degli altri. In particolare lo stock of wealth delle famiglie penso sia molto più alto che in Botswana, Giordania ets., almost point-wise. Basta allora investire il wealth in US Treasuries per avere un reddito più alto di quei paesi....

il lettore dall'acronimo complesso e' certo "uno di noi". anch'io leggendo il suo commento ho pensato, "ma e' Michele sotto falso nome." E' vero che e' piacevolissimo parlare "tra noi." io pero' sono un po' piu' ottimista di stockli e michele: tra le varie attivita' in cui l'italia si specializzera' mi pare abbiate dimenticato la pensione dorata degli italiani all'estero. perche' michele, tu ci andrai di sicuro, e io pure (per non parlare del fatto che mi ci trasferisco d'estate, armi, bagagli, famiglia, cane. moto etc.). in argentina non ci torna nessuno.

 

un'altra volta il paese fermato sull'orlo della catastrofe peggiore dagli italiani all'estero.

 

per il resto l'analisi pare molto lucida anche a me. anch'io penso spesso che mi piacerebbe avere un gruppo di RA da far lavorare su misure di inefficienza e parassitismo. sono anni che ci penso. che cosa ci sta a fare il centro studi Confindustria? (lo so, lo so) non c'e' nulla da fare. io i soldi per farla questa cosa non so dove andare a cercarli. tra parentesi, basterebbe una cosa della dimensione di LaVoce, mica poi il centro studi di francoforte

stockli non è un acronimo

Fa piacere leggere il tuo "tra parentesi" ... mi fa pensare che a volte sono ermetico abbastanza nei miei insulti che non e' ovvio a chi siano diretti. Forse ho meno nemici di quel che penso! (no, vero?)