Second Coming

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Due riflessioni rischiose sul fenomeno Barack Obama, non più candidato, non più presidente in pectore, ma Presidente.

Ho sentito l'inaugurazione di Obama come cosa abbastanza aliena, della quale avere un certo, quasi reverenziale, timore. Certo una cosa non mia, per niente mia.

Non tanto il discorso - per quanto, anche il discorso ... - né l'imponenza dello spettacolo, i suoi costi (andranno nello stimulus plan) o lo show musicale, il ballo del Commander in Chief e tutto il resto. La presidenza USA è sempre stata imperiale, così è stata concepita sin dai suoi albori e non vi è nulla di sorprendente che ogni nuovo presidente cerchi di eclissare l'anteriore proprio lungo la dimensione imperiale, di fasto e potenza, che così tanto conta nell'immaginario di questa nazione. Questo è ancor più comprensibile in una situazione di profonda crisi quale la presente ed a fronte di un cambio della guardia fra due persone così, apparentemente, diverse e, certamente, così politicamente contrapposte. Il presidente più di "sinistra" da sempre succede ad uno dei presidenti più di "destra" di sempre: ovvio che voglia far vedere al suo paese ed al mondo la propria potenza.

Tutto questo, insomma, era previsto e, se non vi fosse stato il resto, credo che avrebbe potuto servire per farmi sentire, almeno emozionalmente, anche io partecipe di questo "cambio epocale". Il problema è che io non vedo alcun cambio epocale, anzi: vedo continuità. Assurdo? Può darsi, per cui mi spiego.

Non vedo, ovviamente, continuità nelle politiche relative ai diritti umani (l'ovvio esempio: oggi stesso Obama ha ordinato la sospensione dei processi a Guantanamo, le misure di detenzione già sono state modificate e presto son certo che il lager verrà chiuso) né, in parte, della politica estera. Su questa comunque pesano sia la storia passata che quella più recente, definendo dei vincoli tanto stretti che, credo, se Barack Obama riuscisse veramente a farli saltare durante il suo mandato, dovrei sorprendermi alquanto. Non ho dubbio, comunque, che l'uomo ci proverà. A questo livello, quindi, continuità zero.

La politica sociale, penseranno alcuni, è un'altra dimensione lungo la quale Obama sarà senz'altro ortogonale a Bush. Discorso troppo lungo da farsi, per cui vado per slogan: aldilà delle cretinate propagandistiche che scrivono i giornali italiani, la politica sociale di Bush non è stata tanto diversa da quella di Clinton e quella di Obama nemmeno sarà tanto diversa da quella di Clinton, per cui ... Chi vivrà vedrà ma evitiamo la mitologia della spesa pubblica in infrastrutture che non c'è stata per otto anni ed ora esplode. La contabilità è molto semplice: quello che si riuscirà a risparmiare riducendo le spese in Iraq (sperando di non aumentarle in Afghanistan) si spenderà a casa, più un pelo di extra deficit. Punto. Ma lasciamo stare, ci sarà tempo per questo.

Vengo quindi alla continuità, che è semplicemente detta.

 

I am (we are) on a mission from God.

 

God, per carità, c'è sempre nei discorsi dei presidenti USA, per cui tutto dipende dall'intensità con cui lo tirano fuori, e quando, e per quali ragioni. E quanto spazio decidono di dare ai simboli religiosi, ai messaggi religiosi, nelle loro apparizioni pubbliche. Di Bush, che con il suo God ci parlava faccia a faccia, sappiamo già tutto, inclusi gli scherzetti che gli ha tirato in Iraq. Riflettiamo su Obama, invece.

I suoi discorsi, lo sappiamo, sono quelli dei pastori battisti americani. Nel suo discorso inaugurale, il signor God è spuntato solo cinque volte (nelle varie analisi non ho trovato alcun confronto con quello di Bush, ma spunterà ...), ma l'intero messaggio aveva carica religiosa. Ha deciso di far aprire la cerimonia da un prete, battista anche questo se ho capito bene, il quale ha pregato (tutti in ginocchio, tutti a capo chino) per dieci minuti, finendo con un bel "amen". Il suo continuo appellarsi alla fede è parallelo a quello di Bush, eccetera. Potrei continuare, ma alla fine ciò che conta non sono tanto i singoli atti o le parole, ma l'intera atmosfera che, sia oggi che nei giorni scorsi, sia qui che all'estero, sui giornali e in televisione, aveva uno e un solo messaggio: questo è un second coming, un momento di rigenerazione (espiazione no, grazie, abbiamo già dato), di rinnovamento interiore e materiale che otterremo seguendo la guida di un grande e nuovo leader. Il quale, magari, non sarà letteralmente quello previsto dai teorici del second coming, ma gli assomiglia alquanto.

E in questo, in questa visione messianica del suo ruolo, nell'idea chiarissima in "tutti" che da lui, dalla sua amministrazione, dalle sue scelte dipende il nostro futuro, dall'idea che dio è con noi e ci guida e siamo la nazione prescelta, dall'idea che occorre rifondare il paese dalle radici, tornare alla "vera America" (quante volte l'ha ripetuto questo concetto?), dall'idea che poiché abbiamo eletto un nero alla presidenza il nostro (USA) peccato originale ci è stato perdonato, abbiamo espiato ed ora siamo una nazione più pura, unita, giusta, in tutto questo incredibile simbolismo ed in questo afflato religioso, di palingenesi totale ... in questo io trovo, profonda, la continuità con George W. Bush.

La differenza che tutti notano, ossia che Bush è un fondamentalista religioso di destra mentre Obama è un fondamentalista religioso di sinistra, a me sembra completamente secondaria. Entrambi, Bush ed Obama, sono l'espressione politica di quello che Bob Fogel chiama The Fourth Great Awakening (leggetevelo il libro, ve lo raccomando) che è in corso nella società americana dagli anni '50-'60 e che sta ora giungendo a maturazione. Ciò che rende questo risveglio religioso potenzialmente negativo, è il suo intrecciarsi e scontrarsi con un altro risveglio religioso, quello del fondamentalismo musulmano. Che, guarda caso, inizia proprio nello stesso periodo, fine anni '50 - inizio anni '60, in cui Fogel data le origini dell'americano, ed ha le stesse motivazioni socioeconomiche.

Da questo punto di vista, il risorgere di "dio-patria-famiglia" in Europa - sia esso nella versione medievale del signor Ratzinger, o in quella d'avanspettacolo del duo di laidi peccatori BS-Fini, o in quella del nazionalismo aggressivo di santa madre Russia - io lo vedo come l'eco, il riflesso necessario, di queste due emergenze, più profonde, più antiche e senz'altro più "sentite" (nel senso in cui i risvegli religiosi devono essere "sentiti" dal popolo per avere rilevanza storica). La riscoperta europea della supposta identità cristiana (in qualsivoglia variante) è un processo che parte dalle elites politiche e religiose e che viene fatto proprio dalle masse solo come strumento per reagire ad un'aggressione esterna (l'immigrazione, prima ancora che il terrorismo). Essa è uno scudo di autodifesa, la manifestazione di un'identità che dovendosi affermare "altra" dal moro immigrato lo fa in modo banale, appellandosi ai simboli storici di quella identità: la croce contro la mezzaluna. Ma non è questo un risveglio religioso, una riscoperta di spiritualità, un afflato morale, un richiamo a valori antichi che di nuovo vengono praticati, e così via. Tutto questo, nelle masse europee, non sta accadendo: esse vivono e si comportano tanto secolarmente ed irreligiosamente ora quanto trent'anni fa. Questo al contrario delle masse americane, specialmente le meno abbienti, per le quali la riscoperta della religiosità è effettiva ed influenza drasticamente i comportamenti anche quotidiani, i sistemi di valori, le scelte, la visione del mondo. Ed in contrasto, ovviamente, delle centinaia di milioni di musulmani che vanno progressivamente identificandosi con la versione integralista della loro religione.

In Europa la "cristianita'" è una "buzz-word" che serve una funzione di coordinazione politica per la nuova destra europea, per niente liberale, corporativa, xenofoba, autoritaria: tutte queste pessime caratteristiche diventano pregi se le vendiamo sotto l'ettichetta della cristianità. Per questo Fini e BS straparlano di civiltà "giudaico-cristiana", perché è una buzz-word per le politiche autoritario-corporativo-xenofobe che avrebbero cercato di attuare comunque. Negli USA il risveglio religioso viene prima, da molto lontano, non ha motivazioni politiche - la destra forcaiola e guerrafondaia USA ha cercato, con successo, di manipolarlo in quella direzione dopo 9/11; un successo con cui Obama dovrà fare i conti e non saranno conti facili - ma ha (forse, questa almeno è la tesi di Fogel) motivazioni socio-economiche legate alla crescita della diseguaglianza ed alla ricerca di soluzioni egualitarie.

Aldilà di quali ne siano le cause, che non credo proprio d'aver capito, il fatto è che il risveglio religioso USA coinvolge tutti, non è né di destra né di sinistra, ma è della nazione. E' un risveglio religioso popolare e condiviso. Questo risveglio religioso riflette o genera (causa? effetto? non saprei) una domanda di cambiamento radicale, di rigenerazione morale e comportamentale, di nuovo "coming together" of the nation, di una rinnovata fiducia nello stato, nella politica "grande" che salva la vita: basta seguire fedelmente gli ordini che i nostri grandi leaders ci danno. Non scordatevi, per favore, che il messaggio originale di Bush era quello del "compassionate conservatism" della bible belt che, dopo 9/11, trasformò rapidamente nel più congeniale "war on terror". In entrambi i casi il messaggio aveva radici religiose e invitava a follow the leader nella nuova grande missione di cambiamento e rigenerazione.

Obama, io credo, è la versione di sinistra di questo stesso fenomeno: è la politica, nella persona del grande presidente, che ci salverà dalla crisi economica in cui siamo caduti. Il mondo intero attende, apparentemente, d'essere salvato da Barack Obama: change you can believe in, ha promesso, e tutti ci credono. Forse per mancanza d'alternative.

Personalmente, la messianità evangelica di tutto questo mi paralizza perché, nelle cose che contano, it is going to be business as usual. Per questo sento Obama (come sentivo Bush) completamente estraneo a me: perché le regole di questa politica non solo non le condivido, nemmeno riesco a capirle.

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Commenti

Ci sono 85 commenti

Ho sempre sostenuto che la buona (se non ottima) notizia riguardo all'elezione di Obama fosse proprio il fatto che gli USA lo abbiano eletto.  Ovvero non ho visto tanto con sollievo l'arrivo al potere del suo programma, ma il fatto che gli Stati Uniti abbiano scelto di premiare l'immagine che ha dato (immagine che ha una forte carica di ottimismo ed e' tutto sommato povera di pulsioni negative, al di la' di quello che si possa dire da un'analisi puntuale del suo programma: per esempio e' vero che probabilmente incrementera' l'impegno in Afghanistan, ma senz'altro il messaggio del volersi svincolare dall'Iraq e' stato passato con maggior forza).

Faccio qui la stessa osservazione: non conosco bene la "base" della societa' statunitense ma per quel poco che la conosco l'immagine di una religiosita' diffusa mi torna molto.

Ora, questa cosa mi spaventa.  Come tutte le cose che prevedono un'adesione di massa, il rischio di un'assenza di approccio critico e' alta e a me questa assenza fa paura.

Pero', questa elezione di questo personaggio che e' Obama (perlomeno l'Obama pubblico) mi rincuora un poco.  Perche' assunto questo dato di "risveglio religioso" della societa', e' la cosa piu' positiva che riesco a vedere.  Per carita', di cose migliori, di candidati migliori, di scelte in generale migliori ce ne sarebbero state, ce ne sono e ce ne saranno.

Ma, assunto che siamo in caduta libera, il fatto che ci sia accorti di avere un paracadute (non sappiamo ancora se funzioni o meno, e magari all'atterraggio ci si fara' comunque male) non mi sembra una cattiva notizia.  Poi e' chiaro che non essere in caduta libera sarebbe meglio.

Il punto credo che sia, come sempre nella parzialità con la quale giudichiamo ciò che ci piace rispetto a ciò che ci spiace.

Se Bush parla di Dio, è un retrogrado "un segno dell'involuzione medievale bla bla bla", vedi gli editoriali carsici di Eugenio Scalfari su Dio Laicità ed Ego (il suo) sul quotidiano denominato "Repubblica".

Se invece Obama parla di Dio, allora la sua è un esemplare espressione di ragione pubblica rawlsiana (vedi Liberalismo Politico): certo, anche Obama fa riferimento a Dio, ma, così si prosegue, lo fa con argomenti i cui connotati possono essere religiosi, ma la loro discussione e approvazione è, in linea di principio, accessibile a tutti.

Forse sarebbe meglio non utilizzare Dio in alcun modo, appunto per non dover poi mettersi a fare distinzioni di lana caprina su quando il suo uso è motivato, liberale o giusto.

Ancora. Il problema della continuità. Ragioniamo per ipotesi. Tutto il cambiamento promesso da Obama si riduce, alla prova dei fatti, a ben poca cosa. Se questo dovesse accadere, chi sarebbe stato il più cinico fra Obama e Bush? Uno che non dava a intendere palingenesi sociali e politiche o chi usava quel sentimento per promettere cambiamenti? Il punto è sempre lo stesso: quanto è pericoloso giocare con la retorica in politica? Quanta retorica ci possiamo permettere? Con quali costi di lucidità intelletuale?

L'ultimo punto. C'era un libro su Kennedy scritto da un linguista bastian contrario, che diceva che gli intellettuali liberal americani erano solo ansiosi di mettersi alla corte del nuovo re Artù. A parte le aromentazioni di Chomsky e la loro veridicità, chiedo a chi vive in US: ma c'è davvero un unanimismo così diffuso e convinto sulla stampa americana, in merito a Obama?

Comunque, dai Michele: io ero un po' colpito da tutto l'ambaradan messo in piedi a Washington..io ci sarei andato a vedere...

 

 

Ho sentito solo qualche pezzetto del discorso in due telegiornali italiani. Concordo sull'impressione  "scary". Il timore, credo, nasce dalla padronanza di sé e del linguaggio dimostrata dall'oratore, che fa pensare ad un narcisismo egocentrico e cinico (piuttosto che ad un fondamentalismo religioso). Mi è sembrato molto più figlio di suo padre (per quel che si sa del padre) che di un credo religioso. Credo, comunque, che anche il mio timore sia infondato. Non ci sono le premesse nella società americana perché abbia spazio politico un avventuriero intelligente, egocentico e cinico (come probabilmente era il padre di Obama).  

Salve a tutti, come al solito sono d'accordo con quello che scrivete ormai da 5 mesi sposo quasi in toto i vostri articoli, ma questa volta (anche se nel complesso trovate la mia totale approvazione [non che ne abbiate bisogno]) c'è stato qualcosa che mi ha fatto storcere il naso:
N.B: tra virgolette frasi Vostre:

"Per questo Fini e BS straparlano di civiltà "giudaico-cristiana", perché è una buzz-word per le politiche autoritario-corporativo-xenofobe che avrebbero cercato di attuare comunque".

elenco...
1) la mia abissale ignoranza mi obbliga a chidervi: "che cos'è una "buzz-word" (che word sia parola ci siamo, ma "Buzz"?)

2) Il passato di Fini e di conoscenza pubblica e su questo non ci piove, ma addirittura (ad oggi) dargli dello xenofobo totalitarista, a mio parere è al dir quanto errato, è innegabile che ad oggi abbia del tutto abbandonato il vecchio stampo dell' MSI, per cercare di approdare ad un tipo di destra Europea. Sicuramente come dice la canzone "si può dare di più", ma l'intento c'è e credo che ne vada riconosciuto il merito.... non credete???

Comunque complimentoni per il vostro impeccabile lavoro....
Quando un partito in Italia deciderà di sposare le vostre posizioni, ci ritroveremo tutti lì a difendere quel poco che resta dell'Italico Futuro.... Ma come al solito, sarà sempre troppo tardi.
Buon lavoro a tutti....

 

Il passato di Fini e di conoscenza pubblica e su questo non ci piove, ma addirittura (ad oggi) dargli dello xenofobo totalitarista, a mio parere è al dir quanto errato,

 

Okkei, okkei ... un po' di licenza poetica mi concessi. Ma solo un poco, però: hai letto le sue ultime dichiarazioni (commentate qui da Marco Boninu) su le modalità d'operazione delle moschee?

Sulla transizione del MSI ad una cosa liberale vera, ho dubbi alquanti e per molteplici evidenze, ma non è questo il momento. Diciamo che "xenofobo totalitarista" era licenza poetica :-)

PS una buzz-word e' una parola che tutti continuano a ripetere al punto da dare fastidio alle orecchie: buzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz

 

Buzz-word e' una parola che usano tutti, che fa figo usare.

Ma se davvero, Michele, tra le masse americane la riscoperta della religiosità è effettiva, poteva Obama non utilizzare questo linguaggio nel discorso?

Pare che un messaggio sia tanto più efficace per chi ci ascolta, quanto più utilizziamo figure immagini e parole che sono per lui familiari ed evocative.

Inoltre, non avrebbe suscitato polemiche il fatto di non aver citato il solito dio?

(battuta: avrà mica pensato che gli avrebbe portato sfiga?).

In Italia, invece, le chiese sono sempre più vuote e il ritorno alla religiosità non si vede. Tranne in tv. Lì la chiesa è tornata incredibilmente popolare e tutti ci chiediamo: "Come mai?" e "Con che stomaco questi parlano di valori cristiani?". Nessuna spiegazione. Ma una bruttissima sensazione, purtroppo confermata da quello che tu scrivi.

 

 

Io non sono d'accordo affatto con Michele. Affatto. Capisco che l'aria da guru che sposta gli oceani che gli attribuiscano (e lui accetta e sfrutta) dia fastidio e abbia anche una certa dose di figurazione religiosa (Obama = Cristo; che era nero, dopotutto Cristo, come ci ha spiegato la storiografia americana recente) che da' fastidio anche quella. Pero': 1) io credo - qualcuno che sa di piu' mi smentisce? - che sia la prima volta che entrano i "non-believers" come parte del paese in un discorso inaugurale; sembra una stupidaggine, ma secondo me e' una cosa importante in un paese in cui meta' dei believers credono che i non-believers siano persone cattive, probabilmente omosessuali [nota: mio figlio ha notato una certa esitazione in Obama al momento di usare la parola "non-believers"]; 2) la religiosita' di Obama e' certamente troppo "esposta" per ragioni di marketing, ma e' presentata come una cosa privata - mai come "abbiamo ragione noi e voi morirete"  (o meglio, non proprio "mai" perche' queste cose fanno parte della retorica nazionale americana - diciamo "minimamente"). 

Credo di capire Michele e anche di condividere un certo elitismo che ti fa dubitare degli "anointed" (come si dice, oliati dal signore?) - ci mancherebbe - ma ogni tanto - per un brevissimo periodo - fa bene provare a essere un "uomo del popolo". 

E poi e' intelligente. Lo so che spesso la gente troppo intelligente fa danni. Ma e' cosi' rassicurante vedere finalmente qualcosa che si muove negli occhi del presidente. 

 

 

E poi e' intelligente. Lo so che spesso la gente troppo intelligente fa danni. Ma e' cosi' rassicurante vedere finalmente qualcosa che si muove negli occhi del presidente.

 

Elitista ... Chi ha detto "elitista"?

 

Buonasera da un nuovo arrivato.

Sembra che anche Alexander Stille condivida in parte le preoccupazioni di Michele Boldrin, sul sito di Repubblica specialmente quando dice che

 

Obama è diventato una specie di test delle macchie di Rorschach universale, dove ognuno vede quello che vuole vedere.

 

e poi

 

Quello a cui stanno assistendo è una tradizione retorica peculiare ma importantissima, appropriatamente definita la "religione civile dell'America".

 

facendolo risalire a Tomas Jefferson e la costituzione degli US.

Poi rassicura noi scristianizzati europei de sinistra

 

Il nuovo presidente cerca di sfruttare la forza di questa tradizione per contrastare la versione più nazionalistica usata da Bush, e per metterla al servizio del suo nuovo e diversissimo programma.

 

Che dire, comincio ad avere paura pure io.

 

Non avevo visto questa analisi di Repubblica. In effetti, sembra dire quello che già mi aspettavo avrei sentito: "Bush usa la religione da destra per fare guerre, Obama invece la usa come religione civile." Sempre la solita storia, per repubblica gli unici preti buoni sono quelli operai o francescani.

Condivido l'analisi di Stille sulle radici storiche della "religione civile", Jefferson e tutto il resto. È tutto perfettamente vero, son solo gli intellettuali italiani (e VW) che non lo sanno, avendo una visione hollywoodiana degli USA.

Che BO si muova in una grande tradizione, nessun dubbio, ma lo stesso era vero per Bush, appunto. Quella tradizione ha sempre avuto sia i suoi forcaioli che i suoi profeti del latte e del miele oppure, come nel caso di Lincoln, quelli che riuscivano a fare entrambe le cose.

Ma il punto non è solo quello. A Stille, come ad Alberto Bisin, BO è simpatico, quindi lo vedono ancora coperto dalla tuta di teflon dell'infallibità; insomma BO può dire e fare ciò che vuole che ai loro occhi non cambia la sostanza. Anche mettere un evasore fiscale a ministro del tesoro, tanto ...

Battute a parte, insisto, il punto non è la tradizione. Il punto è che RELATIVAMENTE A QUESTA TRADIZIONE e relativamente a come si era venuta evolvendo nel partito Democratico da JFK in poi - JFK era cattolico, questa tradizione è intrinsicamente e necessariamente protestante ... non fatemi entrare nei dettagli teologici, che alla fine son triviali ... la religione civile in un paese cattolico o è lo stato papalino o non è - e soprattutto con i Clinton (che Carter sbavava da quel lato, ma era fuori tempo), BO rappresenta un risorgere drammatico dei toni messianici e del "totalitarismo" religioso. Insomma, tolto il trend si vede chiaramente che siamo in una parte straordinariamente alta (bassa? :-)) del ciclo.

Sia chiaro, il totalitarismo religioso di BO prevede buone parole anche per i miscredenti come me, perché la sua versione di sinistra è inclusive, quindi molto meno peggio di quella del Bush. Ma totalitarismo religioso è, nel senso che TUTTO è spiegato e tenuto in piedi dal manifested destiny e dalla parola del signore del piano di sopra.

Tutto questo, comunque, è solo ancillare al mio punto. Il quale è il seguente: è il popolo che lo vuole, è il popolo che lo chiede. BO non avrebbe mai potuto vincere se non avesse venduto aria fritta messianico-religiosa. Hillary avrebbe vinto le primarie e poi perso le elezioni perché Hillary, come McCain ma più di McCain, della religione civile si fa un baffo (anche se in Senato si è aggiunta anche lei al gruppo che legge e commenta/prega sulla bibbia ... tanto per dire!). Quindi l'ha usata, BO, la religione nella sua versione a lui congeniale: quella dei predicatori battisti. Però, a mio avviso, ci crede tanto quanto ci credo io!

Il popolo vede il messia in lui, e lui sa di non esserlo ma lascia che il popolo lo creda ed alimenta la credenza. Bene, male? Fate voi.

Anch'io sono poco d'accordo con l'analisi di michele. Ho riletto il discorso per accertarmene, e di God ne ho trovato poco (certamente non c'e' la frase "I am on a mission from God", quella e' da Blues Brothers). I riferimenti a Dio e le preghiere ci sono in tutte le cerimonie d'inaugurazione, fa parte del rituale americano che fa persino recitare a tutti gli scolari una preghierina mista di sacro e profano. La parola God c'e' tre volte nel discorso (god bless you and godd bless the usa alla fine non contano), sinceramente non vedo tanta religione in questo discorso una volta scremato lo stile da predicatore protestante. 

Ho l'impressione che tutta l'analisi di michele insomma si basi sull'atteggiamento e la retorica che ricalcano quelli dei predicatori. Quello e' il suo stile, niente da dire, pero' mi pare ci siano differenze fondamentali, che indicano che una qualche rottura c'e'. Bisogna scremare la retorica Obamiana, altrimenti si rischia di non capire iente. Per me le frasi fodamentali sono queste:

 

On this day, we gather because we have chosen hope over fear

To those who cling to power through corruption and deceit and the silencing of dissent, know that you are on the wrong side of history, but that we will extend a hand if you are willing to unclench your fist.

 

Indica la rottura con una presidenza che sulla paura ha scelto di basare il proprio consenso e le proprie politiche sulla paura del diverso

L'altro aspetto rilevante e' il richiamo alla responsabilita' individuale, per esempio qui

 

It has not been the path for the faint-hearted, for those who prefer leisure over work, or seek only the pleasures of riches and fame.
Rather, it has been the risk-takers, the doers, the makers of things -- some celebrated, but more often men and women obscure in their labor -- who have carried us up the long, rugged path towards prosperity and freedom.

 

Tutto il resto del discorso e' retorica. Non ci si aspetta un programma politico in un discorso inaugurale. 

 

 

 

 

La parola God c'è tre volte nel discorso (god bless you and godd bless the usa alla fine non contano), sinceramente non vedo tanta religione in questo discorso una volta scremato lo stile da predicatore protestante.

 

Talk about "cognitive bias"!

Se usi la stessa metodologia per Ratzinger, controllando per il fatto che si guadagna i mocassini di prada facendo il papa, neanche lui parla tanto di dio ... almeno quando usa la prima persona plurale!

:-)

Sul resto non mi pronuncio, la mia analisi era per il long run e, come ho detto, era rischiosa. Noto solo che vi rifiutate un po' tutti di andare aldilà del discorso presidenziale, che io ho quasi ignorato, e guardare al lungo periodo ed agli altri fenomeni che ho menzionato. Fenomeni che riguardano soprattutto il popolo americano, alle cui domande BO risponde da politico professionista qual è.

Ma fa lo stesso, magari questo tipo di analisi interessa solo a perditempo come il sottoscritto. Mi piace "provare a prevedere" le cose quando non sono ovvie, altrimenti farei Mr. Doom di professione ...ed avrei più successo di pubblico.

Quindi, chi vivrà vedrà. Ne riparliamo fra qualche anno.

P.S. Per quanto riguarda "deceit", though, non è che abbiamo iniziato con il piede giusto, almeno agli hearings di oggi, o no?

Non avevo notato. L'ultima parte del discordo, "the doers of things" ricorda quella bella poesia su Chicago. ... la cerco

 

Bello e per nulla scontato, forse anche un po' azzardato. Bello e contro i luoghi comuni. Bello perchè non te l'aspetti.

Ma pensa te, un articolo (quasi) anti-Obama.... che però è proprio come Obama !

Molto interessante l'analisi dell'awakening americano e del diverso approccio europeo. In effetti la differenza fra le due sponde dell'Atlantico potrebbe confermare l'idea del "risveglio" causato dalla diseguaglianza. C'è poi, forse, anche una ricerca delle proprie radici, dell'identità più profonda, in un periodo, quello della globalizzazione, in cui questa non è più scontata. Gli Americani sembrano ritrovarla nel nazionalismo e nella cristianità (che tendono a mischiarsi molto). L'Europa è invece sicuramente molto diversa, non solo più secolare, ma il suo nazionalismo (che c'è e cresce, soprattutto ad est) convive con movimenti regionalistici e con una nuova identità "europea" che si viene creando: tutti fenomeni, da un certo punto di vista, figli della globalizzazione. La Russia invece mi sembra un po' diversa, direi che l'idea della santa madra Russia c'è da un po' e non sia mai scomparsa del tutto (anche Stalin la utilizzava propagandando una "grande guerra patriottica" e non sovietica o proletaria). Forse però la Russia qualche somiglianza col caso americano ce l'ha. Entrambi i Paesi tendono a non avere una separazione netta fra Stato e Chiesa, e quindi rivolgersi al potere politico significa rivolgersi allo stesso tempo alla religione... ma non andrei oltre col parallelismo.

Bellissimo post, comunque, complimenti.

Jon Stewart ha provato a buttarla sul ridere.

Giuro che non l'ho commissionato io, né che l'avevo visto prima. Chi sono questi? Bestialmente ben fatto!

spettacolare...

personalmente ero più che certo delle impressioni di michele (già da prima di sentire il discorso di inaugurazione, solo a sentire i nomi messi nell'amministrazioni) e che grattando via la retorica e i bei discorsi l'America sarebbe rimasta l'America.

Aggiungo solo una cosa, forse "formalmente" Guantanamo chiuderà e in medio oriente la situazione verrà gestita in altro modo (i.e. si vedranno meno militari in giro). "Sostanzialmente" non credo cambierà nulla.

Un rito e' un rito, manco si possono scambiare due parole

Comunque secondo me e' stato Roberts il primo a far casino.

Ok siccome c'e' qualche geek che ci legge, se vi siete persa la notizia, questo il file robots.txt di whitehouse.gov, prima e dopo l'inaugurazione

 

BushObama
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... continues for over 2000 more lines ...
User-agent: *
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... in realta' e' ovvio che dopo 8 anni di storia del sito il robots.txt cresca

qualcuno spiega anche a noi cool people????

Il file robot.txt indica quali parti di un sito non devono essere indicizzate da motori di ricerca e altri tipi di siti che usano sistemi automatici per raccogliere informazioni da un qualsivoglia sito.

Il sito della Casa Bianca nel periodo di Bush aveva accumulato un grosso numero di restrizioni che sono state eliminate con l'arrivo di Obama.

Ulteriori informazioni:

codeulate.com

 

Quantomeno avrei lasciato escluso il cgi-bin sicuro che il file di destra sia vero ? inoltre checcot che geek sei non hai messo il link :-)

 

Come scrivere un editoriale senza dire assolutamente nulla.

p.s. Lo so, è fuori tema, ma non ho resistito. Il titolo mi ha ingannato, l'ho letto ... ed avendo perso tempo ho dovuto ricavarne qualcosa in zona Cesarini :-)

"totalitarismo religioso è, nel senso che TUTTO è spiegato e tenuto in piedi dal manifested destiny e dalla parola del signore del piano di sopra"

direi inoppugnabile come affermazione.

poi uno che nel 2006 appoggiava il muro tra mex e USA e adesso (pare, me l'ànno detto in uffcio, non lo so) dice che non lo vuole mi fa strano. poi concordo che almeno adesso cè un intellettuale nella stanza dei bottoni (il che non significa poi moltissimo, ma almeno è uno ch agirà con cognizione di causa.

 

 

 

poi uno che nel 2006 appoggiava il muro tra mex e USA e adesso (pare, me l'ànno detto in uffcio, non lo so) dice che non lo vuole mi fa strano.

 

...Invece McCain esattamente nel 2006 non voleva il muro (anzi ha scritto insieme al senatore Kennedy una legge sull'immigrazione che avrebbe "sanato" quella illegale), mentre nell'estate del 2008 lo voleva...

Dai, ragazzi, siamo seri. E soprattutto, diamo tempo al poveretto di fare qualcosa di concreto. Intanto, oltre alla cosa di Guantanamo, oggi ha fatto questo. Alla faccia dei (fondamentalisti e non) religiosi.

http://blog.wired.com/27bstroke6/2009/01/obama-sides-wit.html

la maggior parte dei commenti si e' focalizzata su una parte secondo me secondaria dell'articolo di michele: quella della continuita' tra Obama e Bush. e' una perdita di tempo adesso cercare da ogni parola, da ogni indizio, se Obama sia uguale a Bush o meno. Fra sei mesi, un anno, quattro anni, tireremo le fila, e allora si fara' una discussione piu' ragionata (forse).

La parte dell'articolo che mi ha fatto piu' pensare e' quella del rapporto tra religione e politica negli stati uniti. un rapporto che per molti europei, e certo per me, e' estraneo. perche'? la risposta che mi sono dato e' la seguente: la rivoluzione francese in noi europei ha provocato una rottura, quella fra dio e politica. basta con preti, chiese, sovrani che governano in nome del signore. il potere temporale e' del popolo, che elegge i suoi rappresentanti. poi magari il popolo si fa guidare da tiranni o sovrani, ma da quel momento in poi a nessun politico europeo passa seriamente per la testa l'idea di governare nel nome di dio. e' mia impressione che anche i democristiani magari abbiano governato per conto e con l'aiuto del vescovo, ma non ci sono venuti a raccontare che portavano a compimento il volere dell'eterno (no kidding!). ovviamente, ci sono stati e ci sono ancora alcuni per i quali la rivoluzione francese non e' mai andata giu' per il gozzo (opus dei per esempio). ma culturalmente questi sono stati (e speriamo restino) in minoranza.

da queste parti, a me sembra, la rivoluzione francese non ha lasciato un gran segno. questa e' stata la risposta che mi sono dato. ora, come si sia potuta sviluppare qui una democrazia teocratica, che relazioni abbia con il protestantesimo (questo in fondo e' stato il colpaccio di lutero -- e' tardi, sparlo?), e come abbia potuto accomodare genti di diversa religione ed anche non-credenti, queste sono domande a cui non ho risposta, ammesso che siano domande coerenti. voi che sapete, ditemi se avete tempo e voglia cio' e' sbagliato o semplicistico in questo commento, probabilmente molto.

in fine, tra platitudini, invocazioni, e retorica un po' alla craxi il discorso inaugurale mi e' parso bruttino. che dio ci aiuti!

Io sono daccordo in toto. Il tono messianiaco del Baracco è lo stesso di Bush, per di più aumentato del fatto che la crisi lo rende un probabile Salvatore. Filoficamente, permettete, mi preoccupa molto quando un Paese crede di possedere tutte le verità (in un documentario mi scandalizai a sentire gente che diceva una cosa tipo: but we've got the truth..) perché sarà poco disposto al dialogo.

 

Il ma è per la mancanza dei cinesi, ora io so che questa è una capata solo mia (sto per partire alla volta del Zhong Guo), ma la dicotomia USA-ISLAM mi ricorda quella USA-URSS, cioè abbiamo il vizio di studiare i Paesi a due a due. Direi dovremmo fare una cosa del tipo USA-ISLAM-MIANZI-BANZAI, cioè dovremmo mettere a confronto anche altri fondamentalismi. Ora, so che il fondamentalismo cinese e giapponese (e coreano e nord coreano) non è di derivazione proprio religiosa, almeno non come intendiamo noi, ma di fondamentalismo trattasi (un cinese quando vede il colosseo a Roma si chiede perché non ci costruiscono un bel centro commerciale, un'ottica futurista-progredibile diciamo). Difficilmente ci sarà uno scontro ideologico, perché i cinesi sono mossi dai soldi, ma questo God potrebbe servire per giustificare, in un futuro prossimo, qualche politica americana "contro" i gialli detentori di buoni del tesoro made in USA. Ora, i cinesi quando gli tocchi i soldi si incazzano e il governo di Pechino sa bene come fare leva sul forte sentimento nazionalista. Insomma, a me preoccupa che gli americani smettano di essere critici in ragione di un "utile" fondamentalismo, questo va bene finché i giganti dormono...

Nell'assai confuso gioire del mondo, l'osservazione interessante è di Boldrin.

Modesto preliminare sulla lobby degli ebrei. Essa non esiste, esistono gli interessi di uno stato che si fa largamente gli affari suoi che non coincidono, retorica o meno, né con gli interessi dei cinesi, né con gli interessi deglui americani, meno che meno con quelli europei (lo stato è Israele se non son chiaro.) Detto stato usa tutti mezzi per vivere, per sua scelta, in una situazione di difficoltà improponibile. Siccome so bene che l'argomento irrita (molti) e eccita (pochi che hanno a cuore la sopravivvenza di un "freak" come Israele) rimandiamo l'argomento a più tardi.

Barack Hussein l'ho ascoltato (in cima ad una montagna in compagnia di colleghi di Harare, ZIMB) e il fatto che la retorica sia quella tradizionale in particolare afro-americana non mi stupisce per nulla. Forse alcuni, più giovani, hanno dimenticato che questa è la realizzazione del famoso "sogno" di ML King (che faceva il prete di professione, non il generale o il politico.) Ora, due osservazioni. Di stati laici, seriamente intesi, se ne vedono pochini. Grossomodo: i posti in cui la gente si è rotta i cosidetti delle idiozie di varie superstizioni e negozia quotidianamente le proprie ansie, timori, e tremori, con i poveri strumenti dell'apparato cognitivo umano [a mio avviso questa area quasi coincide con il pezzo di Europa che inizia a Amsterdam]. Secondo, i posti in cui le locali superstizioni sono ben più solide delle follie dei "beduini", all'incirca la cosidetta tradizone giudaico-cristiana [a modesto avviso del sottoscritto presente solo nelle menti malate di Pera, Mele, Fini, etc.] e l'unico esempio serio che riesco a vedere è la Cina/Singapore/Japan, dove assolutamente nessuno ha alcuna idea di che cosa vogliano gli dei, gli antenati, i demoni etc. "dalla" storia umana, caso complicato da capire sono gli indiani che sono assai più fondamentalisti, almeno nel senso di intolleranti del Texas. La cosa si potrebbe a lungo discutere ma così è.

La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l'oppio dei popoli, scrisse la buonanima di Trier, scordò, ahimé, di notare quanto piaccia l'oppio ai popoli.

Tornando alla politica, la domanda è quanto pesino tali influenze su Obama. Dal poco che si riesce a capire, meno di quanto si sia creduto. Sull'unica reale area di influenza della tradizione cristiana (bioetica) BHO ha deciso di finanziare gli abortisti e di lasciare che i biologi studino cellule staminali (il che non è poco, coi tempi che corrono.)

Israele è un problema politico e non religioso (viz. il fatto che tutte e tre le cosidette religioni abramiche hanno zero consenso su che cosa fare, en clair i cristiani (o cattolici) pregano perché gli ebrei cambino avviso al più presto possibile, gli ebrei pregano che Israele non debba andare a Hague a spiegare chi aveva fosforo a Eretz crossing; i musulmani pregano affiché i suddetti ebrei vengano mandati a vivere in Shtetl (plur. Shtetlach) deriva dal tedesco Shtadt ed è il diminutivo di shtot, in yiddish con questo termine sono indicati i villaggi degli ebrei dell’Europa orientale, più precisamente degli ebrei costretti a risiedere nel cosiddetto Pale of Settlement, i “recinti di assegnazione” presenti all’interno dell’impero zarista. (cito, per mancanza di fonti dalla tesi di dottorato “Tesi dottorale presentata dalla Dott.ssa Elisabetta Noè” all'Università di Bologna nel 2007, avendo il sottoscritto zero fonti in italiano in merito) Se qualcuno mi dice quale sia la “linea dei religiosi” sul tema, attendo illuminazioni.

La mia modesta previsione è la seguente. BHO ha errato di molto, calcolando che il centro delle sue politiche dovesse essere lo smantellamentamento del cafarnao di “sorvegliare e punire” inventato da M. Cheney. Si trova un'elettorato terrorrizzato dall'idea di perder il posto (di lavoro) e il posto (dove dorme e si fa il caffé), ergo si deve adattare ad una miscela tiepida di salvataggi e di re-indirizzo dove può. La cosa produrrà enorme tensione in Afghanistan dove vi è la sola vera guerra contro Al Qhaida in corso (agli europei l'idea di morire per Kabul non fa molta tenerezza), mentre in Israele sosterrà un mix di rinnovati tentativi di trovare una soluzione a due stati assumendo che la sinistra israeliana (Gen. E Barak e T. Livni) riesca a contenere Likud. Per il resto i cosidetti fatti per terra (the facts on the ground, come lo dicono gli italiani? [La situazione sul terreno [NdR]]) indicano che Israele non ha un tavolo di negoziato agibile visto che Hamas tutto desidera tranne che dover reprimere i suoi stessi militanti (vide supra, Hamas propone che cosa? Di mandare 6,4 mil di persone “via”? Esattamente il problema di Israele è non aver alternative tra forza bruta – usata in Lebanon - e pregare che Allah illumini qualcuno sulla possibilità vaga che, anche se non si vedrà una convivenza di tipo svizzero, belga, persino irlandese, magari sarebbe tempo di occuparsi di più di acqua e medicinali che della riconquista/difesa di AL QUDS.) Se, come è affatto possibile, Israele si fida di più dei falchi che delle colombe, BHO avrà una gatta da pelare di proporzioni inesplicabili.

En passant, ma davvero con affetto, la guerretta in Gaza ha prodotto 1230 morti palestinesi e 13 israeliani. Zimbabwe ha fatto, per decisione unilaterale del governo di non aggiustare le fogne, 5000 morti (le stime sono oscure, questa è una sottostima.) Mi spiega qualcuno quale sia la ragione per cui Israele è un problem del “mondo” e Zimbabwe no?

 

 

En passant, ma davvero con affetto, la guerretta in Gaza ha prodotto 1230 morti palestinesi e 13 israeliani. Zimbabwe ha fatto, per decisione unilaterale del governo di non aggiustare le fogne, 5000 morti (le stime sono oscure, questa è una sottostima.) Mi spiega qualcuno quale sia la ragione per cui Israele è un problem del “mondo” e Zimbabwe no?

 

Semplice: se smeti di parlare di israele vs palestina i palestinesi ricominciano a fare attentati e dirottamenti in europa ed USA.In Zimbabwe non credo abbiano manco considerato l' idea.

Tanto che ci costa? si tratta solo di quattro chiacchiere sui media e (forse) qualche spicciolo di aiuti "umanitari" in più ai palestinesi, probabilmente finanziati riducendo quelli ai paesi africani .

Nell'ultimo film dei Cohen, alla fine, in una delle migliori scene che abbia visto di recente il capo della Cia osserva

"WHAT A CLUSTERFUCK" e il suo collega replica "WHATEVER"

(difficile da tradurre ma, grossomodo, CHE CUMULO DI CAZZATE, CHE CAZZO CI VUOI FARE?)

penso M. Urbani abbia ragione, confermato dai miei colleghi Zimbos, che semplicemente pensano che i loro connazionali (ancora nella trappola mortale tesa loro da RG Mugabe) siano "troppo buoni."

In termini politici, e lo prendo sul serio, se la discussione ha una qualche presa sul mondo, il terrorismo, contro tutte le prediche, "paga".

... per carità, assolutamente no.

Ma questa sera ho ascoltato NPR per un paio d'ore, tra cena e post-cena. Ora ho spento, perché non ce la faccio più: sembra la Radio Tirana dei tempi andati. Oltre che parlare di Obama e di ambiente, non sanno fare nient'altro. Nient'altro. Qualsiasi notizia è un'occasione per parlare del Presidente (d'ora in poi occorrerà usare sempre la maiuscola) e delle sue illuminate politiche. Mi ha dato, francamente, il voltastomaco. Radio Tirana, almeno, era così ridicola che faceva ridere, questi sono seri e molto piu' professionali.

E' vero, le aspettative intorno a Lui (sto scherzando, ok?!) sono di tono messianico, e questo e' scary. Ma continuo a non essere d'accordo che BO stesso sia un fondamentalista religioso, anche secondo la tua definizione piu' sopra. Questo, ad esempio, non mi sembra coerente con quella descrizione.

Un po' come il post sulle facce da ... credo che questo diventerà il mio raccoglitore delle occasioni in cui BO si comporta esattamente come GWB. Oggi ce ne sono state due. Tralasciamo quella meno sostanziale (non saper scendere dall'elicottero presidenziale) e soffermiamoci su quella importante.

Anche lui ha deciso che la politica della paura paga e, come il suo predecessore, vende il proprio piano economico minacciando la catastrofe, parole sue, nel caso non venga approvato.

Ah, sembra abbia anche detto che, mentre molti politici (cattivi, sottinteso) sono contro il suo piano economico, non vi è praticamente economista che non sia a favore del medesimo. Niente da fare, non esistiamo ...

P.S. Sembra anche che Geithner si stia meritando la fiducia accordatagli dalla lobby che rappresenta. No, non quella degli investitori e degli acquirenti di azioni, cosa avete capito? Quella dei bancari incapaci i quali rimarranno al loro posto, perché senza il loro acume finanziario e le loro conoscenze tecniche, chissà dove andiamo a finire ...

Oh, change, change to spare anyone?