I soldi di Red TV

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Red Tv compie sei mesi. I contributi pubblici sono di 4,1 milioni.

Ho trovato solo su Il Giornale un commento alla conferenza stampa con cui d'Alema e i dirigenti di Red Tv hanno fatto un bilancio dei primi sei mesi e presentato la nuova programmazione. A mio avviso molto giustamente il cronista, Cristiano Gatti, batte sul chiodo del finanziamento pubblico. Cita il primo bilancio (che afferma essere pubblicato sul Sole 24, ma non ho trovato il link) in cui si mostra che i costi sono finora stati di 5,4 milioni di euro. Questi costi sono stati coperti in modo preponderante da contributi pubblici, per un ammontare di 4,1 milioni. Trattandosi di un quotidiano non particolarmente noto per l'imparzialità mi sono chiesto quanto fosse vera la notizia. Mi sono convinto che è vera dopo aver letto la reazione, sul suo blog, del direttore di Red Tv, Claudio Caprara. Questo è quello che dice Caprara.

 

Hanno detto a Cristiano Gatti di distruggerci e lo fa come può. Non ricorda che la legge che prevede il finanziamento ai giornali, alle radio e alle tv è la diretta conseguenza dell'articolo 21 della Costituzione italiana. Che a permettere il nostro finanziamento è una legge dello Stato scritta dall'allora ministro Gasparri e approvata da una maggioranza di centro destra. Che tutti i giornali italiani sono finanziati dalle leggi che regolano il sostegno all'editoria e che se vogliamo misurare il servizio pubblico che viene fatto su Red sarebbe per noi una grande opportunità di crescita.

 

La risposta è in parte comica e in parte preoccupante. È comica l'idea che il successo o la distruzione di Red Tv possa in alcun modo dipendere dalla benevolenza con cui viene trattata da Il Giornale. La sostanza comunque è che Caprara non contesta i numeri di Gatti. È quindi preoccupante il senso di arroganza con cui si reclamano i soldi pubblici. Visto che si cita la Costituzione, mi permetto di riportare per intero l'art. 21.

 

Art. 21.

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

 

L'articolo non dice da nessuna parte che la stampa (o televisione) debba essere sussidiata con soldi pubblici. Parla di finanziamento solo per affermare che la legge può costringere i riottosi a chiarire chi mette i soldi in cosa, suppongo in base al principio che il pubblico ha diritto di sapere chi controlla l'informazione. Affermare che l'attuale legge sul finanziamento stampa è ''diretta conseguenza'' dell'art. 21 è semplicemente non vero. Il massimo che si può dire è che la legge non è palesemente incostituzionale*.

Dopo averci fatto ridere e dopo averci fatto preoccupare, Caprara riesce a farci ridere e preoccupare allo stesso tempo. Infatti, qual è l'asso nella manica che alla fine cala pesante sul tavolo? È il buon vecchio ''così fan tutti''. La legge l'ha fatta il centrodestra. I soldi li pigliano tutti (cosa vera, e su cui il cronista del Giornale colpevolmente glissa), quindi cosa c'è di male se li pigliamo pure noi che facciamo un bel servizio pubblico? È talmente disarmante che uno non sa neanche dove cominciare a rispondere.

Sul merito dell'opportunità di erogare soldi pubblici ai mezzi d'informazione abbiamo già detto, si veda per esempio l'articolo di Andrea sul V-day o il mio articolo dello scorso agosto, con dibattito a seguire. Qui ci limitiamo osservare come il PD si venda veramente per un piatto di lenticchie. Red Tv era e resta ben poca cosa nel panorama televisivo e certo non è pensabile che offra alcun aiuto determinante a una strategia elettorale vincente del centrosinistra. Ma i finanziamenti che riceve servono a rimarcare in modo indiscutibile che, quando si tratta di mungere lo Stato, il centrosinistra non è diverso dagli altri. Ne vale veramente la pena?

* In verità vorrei porre una domanda ai costituzionalisti che ci leggono. La decisione di erogare fondi equivale spesso alla decisione di permettere la sopravvivenza o meno di un organo di stampa. Non mi sembra irragionevole affermare quindi che la legge sul finanziamento viola il comma 2 dell'art. 21, che nega allo Stato il potere di imporre autorizzazioni. La ratio della norma è impedire che lo Stato possa influenzare la produzione di informazione mediante decisioni discrezionali. Il finanziamento pubblico è una autorizzazione di fatto, dato che lo Stato in tal modo può decidere quali organi d'informazione possono sopravvivere e quali no.

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Commenti

Ci sono 90 commenti

Dopo aver fatto l'editing dell'articolo di Sandro, incuriosito dalla cosa e memore del fatto che a suo tempo qualcuno che lavorava per loro ci aveva pure contattato (con che successo, potete vederlo da soli ...) sono andato a darci un'occhiata.

Faziosità a parte, che sembra il Giornale con il segno meno davanti, lascia pure alquanto a desiderare sul piano, come dire, "professionale" ... mah ...

 

Non voglio commentare la qualita’ del servizio reso da redTV (che non ho mai visto), e nemmeno come i sussidi siano stati spesi da un punto di vista aziendalistico (e neanche l’articolo lo fa). Idem per gli altri giornali. E’ probabile che molte testate sussidiate in Italia non offrano nulla di meritevole. Ma il tono di quest’articolo implicitamente assume che la stampa sia  una istituzione capitalistica e non una istituzione politica (cioe’ necessaria al funzionamento di una democrazia). Una democrazia senza una stampa libera non puo’ esistere, mentre la stampa puo’ esistere anche in un regime dittatoriale. Se ammettiamo che la stampa produce esternalita’ positive sul pubblico (informazione, consapevolezza, controllo sul potere etc.) allora la sua offerta complessiva e’ inferiore a quella ottimale, e quindi andrebbe sussidiata. Se invece la stampa non ha alcuna utilita’ oltre quella del prezzo pagato, allora la si lasci al suo destino, e si consideri inutile ogni discussione sull'indipendenza e professionalita' del giornalismo o dell'aranciata.

Con questo non voglio difendere l’attuale modo di sussidiare la stampa, sia esplicitamente (tipo redtv) sia implicitamente (ad esempio, il costo delle frequenze televisive).

 

Con questo non voglio difendere l’attuale modo di sussidiare la stampa, sia esplicitamente (tipo redtv) sia implicitamente (ad esempio, il costo delle frequenze televisive).

 

No? Ed allora cosa vuoi fare, visto che è quanto fai sostenendo che la stampa di regime (la televisione di D'Alema, i giornali e le televisioni di Berlusconi, il giornale di Veltroni, quelli di Fini, eccetera) pagata con i soldi dei contribuenti tu la chiami "libera"?

Se non è quello che vuoi fare, ossia difendere un sistema in cui l'informazione libera non esiste perché ogni organo ha un padrino politico, qual è il senso del lungo paragrafo anteriore? Ma quanto ciechi e prevenuti bisogna essere per non rendersi conto che gli unici organi di informazione liberi, al mondo, sono quelli privati posseduti da un azionariato diffuso o, comunque, da gente che non è in politica ed i cui interessi economici raramente si intrecciano con la politica?

Eppoi, lascia stare la terminologia economica pseudo-tecnica che usi a vanvera. Davvero, lasciala stare: non ci fai una bella figura: viene un po' da ridere per non piangere a leggere delle esternalità come motivazione per dare i soldi pubblici ai portaborse di BS e D'Alema ...

 

Francesco, la produzione di informazione è un'attività economica (credo questo sia quello che intendi quando parli di ''istituzione capitalistica'') e come tale va analizzata. È anche un'attività con ovvie ripercussioni politiche, ugualmente da tenere in conto. Le esternalità esistono, dato che un'informazione libera e pluralistica è cruciale per il mantenimento della democrazia. Quindi, quale tipo di intervento è opportuno? Questo dipende dal tipo di fallimento di mercato che pensiamo possa verificarsi.

Se si ritiene che il libero mercato non sia in grado da solo di produrre sufficiente pluralismo allora l'azione più opportuna è applicare seriamente la legislazione antitrust contro le concentrazioni proprietarie. A mio avviso questo oggi in Italia è un problema, e lo è da molto tempo. La soluzione è abbastanza semplice, e ne abbiamo parlato diverse volte. Primo, la Rai va smembrata e privatizzata. Secondo, lo stesso va fatto con le tre televisioni di Mediaset. Come minimo, occorre far rispettare la sentenza su Europa 7. Tutto questo si può fare a costo quasi nullo per lo Stato (''quasi'' perché ci sarebbero i costi legali della causa contro Mediaset; ma probabilmente sarebbero più che compensati dalla vendita Rai). Non c'è alcun bisogno di sussidiare alcunché. È chiaro che questo è politicamente impossibile finché governa il centrodestra. Quello che getta scoramento è che non è mai stato possibile anche con il centrosinistra.

La soluzione di sussidiare la produzione di informazione può avere senso solo se si ritiene che gli eccessivi problemi di concentrazione derivino da larghi costi fissi di ingresso che rendono l'industria un monopolio naturale. Mi sembra abbastanza ovvio che non è così. È ovvio per la carta stampata, ma anche per le televisioni, di gran lunga il modo più costoso e più efficace di produrre informazione, non vedo traccia di evidenza che esista un monopolio naturale. Con la diffusione della televisione via cavo sarà sempre meno così. Quindi l'intervento mediante sussidio appare completamente e totalmente ingiustificato.

Ma ammettiamo pure, contro l'evidenza, che si possa fare un caso per l'intervento mediante sussidio. La storia non è finita, perché bisogna tenere conto dei fallimenti del governo, non solo dei fallimenti del mercato. Men are not angels, e questo vale tanto per l'uomo della strada quanto per parlamentari e governanti. Cosa ci aspettiamo che succeda se permettiamo ai politici di distribuire sussidi a giornali e televisioni? Ci possiamo aspettare esattamente quello che succede in Italia: i sussidi verranno dati in base a criteri politici e premiando amici e sodali dei legislatori, ignorando completamente le vere necessità del pluralismo e dello stimolo dell'informazione libera. La legge sui finanziamenti alla stampa permette di dare soldi a mezzi che si dichiarano organi di associazioni politiche. Per ottenere tale status è sufficiente essere indicati come tali da un ristretto numero di parlamentari. È chiaro che in tal modo non si fomenta alcun pluralismo; se c'è un interesse pubblico dovrebbe essere quello di dare maggior risonanza a voci escluse dal parlamento, non viceversa.

In altre parole, il particolare pattern di sussidi che osserviamo in Italia non è dovuto a qualche aberrazione. È il risultato naturale che ci possiamo attendere quando diamo discrezionalità ai politici di distribuire soldi in questo settore. Quindi, chi ritiene che la distribuzione di fatto discrezionale di soldi pubblici al settore sia una buona idea ha il dovere di spiegare come sia possibile impedire che la discrezionalità venga usata per restringere il pluralismo anziché fomentarlo. Io non credo proprio che sia possibile.

 

 

Non voglio commentare la qualita’ del servizio reso da redTV (che non ho mai visto)

 

http://www.redtv.it/ 

te la consiglio , tecnicamente è fatta bene . Ovviamente per i contenuti, ...Trasmettono anche su satellite

La cosa interessante è che con 4,1 milioni di euro sono riusciti comunque a chiudere in perdita .

P.s. di http://www.youdem.tv/       si sa niente ?

 

Francesco, neppure io vedo alcuna esternalita' nella produzione di informazione. Non c'e' solo il prezzo del quotidiano (per i giornali) ma anche e soprattutto il prezzo della pubblicita' (per tutti i media). Questi prezzi rifletteranno pure qualcosa. Quanta pubblicita' raccoglie RedTv? Io non lo so, ma se fosse meno di 4m di euro, avrebbe senso -- in base al tuo argomento -- dargli piu' soldi pubblici (a RedTv o chiunque altro) di quanti non riesca a raccoglierne sul mercato?

E tutti questi soldi alla stampa in Italia cos'hanno prodotto? Piu' democrazia? E nei paesi democratici dove la stampa non e' sussidiata c'e' una democrazia finta? Non mi pare. Al contrario, Berlusconi e' proprio il prodotto della cattiva regolamentazione dell'informazione in Italia.

Infatti esiste un servizio pubblico, in quasi tutte le nazioni degne di questo nome.

Ma sussidiare servizi privati mi pare fuori luogo.

In fondo anche la libertà di movimento è un diritto ma nessuno mi sovvenziona una Ferrari solo per soddisfare i miei bisogni. Eppure costa meno di 4 miliardi milioni e potrei organizzarmi per farvi fare un giro tutti! Va bene?

FF

 

 

Secondo me il PD (come ogni altro partito) dovrebbe proporre che i sussidi alla Stampa e TV vengano annullati o ridotti al livello vigente nei Paesi comparabili all'Italia e che la precedono nell'indice di sviluppo umano. Finche' tuttavia tali sussidi esistono, non mi sembra grave usufruirne.  Non conosco il grado di discrezionalita' esistente da parte delle strutture dello Stato nell'erogazione, ma immagino si tratti di qualcosa di piu' o meno automatico. La mia posizione cambierebbe se per ottenere i contributi solo discrezionalmente erogati abbiano dovuto dare qualcosa in cambio, ma questo nomi mi risulta sia accaduto.

Bisogna intendersi su cosa si intende per automatico. Se io e te ci mettiamo assieme e facciamo un giornale non vediamo il becco di un quattrino. Se io e te ci mettiamo assieme, facciamo un giornale E conosciamo un paio di parlamentari che dichiarano di aver costituito un'associazione politica di cui il nostro giornale è organo allora i soldini arrivano copiosi. Secondo il quotidiano Europa, il finanziamento pubblico a Red Tv è stato girato dall'Associazione Ulisse.

 

l budget di partenza è di circa quattro milioni di euro (ma l’ad Giorgio Cittadini spera di giungere in un anno a un introito pubblicitario aggiuntivo a sei cifre), che arriveranno anche dal finanziamento pubblico “girato” dall’associazione Ulisse, animata dai parlamentari del Pd Oliverio, Boccia, Gasbarri e Luongo, ma anche dal dipietrista Pisicchio e presto dall’udiccino Tabacci.

 

Possiamo, se vuoi, chiamarlo meccanismo automatico. Io lo chiamo gioco truccato.

Concordo con quanto affermato nei loro post da Brusco e Boldrin in risposta a Lovecchio. Mi sento di aggiungere a quanto detto solo un aspetto poco trattato in tema di informazione in Italia rispetto ad esempio ai paesi anglosassoni e cioè l'importanza delle inchieste giornalistiche. Le inchieste giornalistiche storicamente non trovano terreno fertile in un regime di informazione come il nostro caratterizzato da tutela dello stato e da una proprietà fortemente concentrata nelle mani di pochi (peraltro da persone che mantengono la loro posizione economica grazie proprio ai forti legami con il potere politico).
Un'impresa finanzia un mezzo di informazione per due scopi: aumentare la domanda del pubblico verso il bene/servizio offerto e per screditare i concorrenti. Le inchieste giornalistiche spesso hanno avvio proprio grazie ai finanziamenti destinati allo screditamento dei concorrenti (corruzione di politici, frodi, etc).

Tempo addietro ho collaborato con l'amministrazione di una televisione commerciale regionale e satellitare, quindi ritengo (a meno che in 2 anni siano cambiati significativamente i prezzi di mercato) di conoscere un po' il conto economico tipico di un'azienda che fa TV.

Mediamente, il costo per Mbps di banda satellitare è sui 11.000 Eur/mese. Dalla qualità che vedo sul canale 890 di Sky, RedTV trasmette a non più di 3 Mbps. Aggiungendo circa 10.000 Eur/mese di connessione per l'uplink, e circa 5.000 di banda internet per il web channel, siamo attorno ai 50.000/mese.

Poi ci sono gli ammortamenti. Oggi la TV si fa con mezzi digitali, molto più economici (e qualitativamente eccezionali) rispetto alle vecchie attrezzature analogiche, ma con obsolescenza rapida. Diciamo che con 1.200.000 Eur ci si porta a casa un bel sistema (software e hardware) di montaggio, archiviazione dei video, messa in onda. Ammortizzando come fosse tutto materiale informatico (quindi in 3 anni), sono altri 400.000 Eur/anno. Ci aggiungo (voglio esagerare!) un milione tondo di altre attrezzature ammortizzate forfettariamente in 10 anni: videocamere HD da studio e da spalla (per le riprese in esterno), microfoni, mobili da arredamento per la sede, pc vari, ecc. ecc.

Se i costi amministrativi di una TV di partito sono ben il 20% dei costi complessivi (20% di 5.4 milioni sono tanti, ma tanti!), perché la politica vive di contatti e relazioni personali, e uno stuolo di segretari e amministrativi è ineliminabile requisito per far funzionare la baracca (la sede è in fitto, ed in un bel posto centrale dove i politici possono andare e venire senza doversi spostare fuori porta... sul sito di RedTV vedo appunto che la sede è dietro piazza Venezia...), arriviamo ad una stima totale dei costi fissi e semi-fissi annui di 2 milioni e rotti. E, com'è evidente, sto largheggiando molto, visto che siamo nel primo anno di vita, e che i miei numeri riguardano attrezzature tecniche degne di strutture ben più "importanti" che non una televisione che fonda il palinsesto su talk-show, news e riprese in camera mobile.

Se, come mi risulta, i contributi di cui si discute non sono in conto capitale, il calcolo è presto fatto: RedTV ha speso 3 milioni e rotti in meno di un anno, per realizzare le sue produzioni televisive (qualcosa in meno se sostiene oneri finanziari). Che è un fatto abbastanza curioso, se consideriamo non solo l'assenza di grandi (e costose...) firme nel palinsesto attualmente in onda, ma anche la relativa semplicità delle scenografie che vedo alle spalle dei conduttori (per un termine di paragone, guardate un qualunque talk-show de La7, Rai, Mediaset: le dimensioni dello studio, le luci... è tutta un'altra cosa), nonché l'assenza di produzioni più impegnative, finanziariamente parlando (quali fiction, film, ecc.).

Una televisione privata, visti i magri introiti generati dalla pubblicità su emittenza satellitare e web, costi del genere se li sogna, anche qualora riceva contributi pubblici a parziale copertura delle utenze (mi pare che lo stato copra l'80% dei costi sostenuti per l'uplink satellitare e il 50% di quelli telefonici, se non ricordo male). E, nonostante i milioni di euro spesi in produzione, ancora devo conoscere qualcuno che mi dica "hey, l'altro giorno ho visto su RedTV che...". Quindi, caro Sandro, come darti torto quando scrivi in un commento precedente: "Cosa ci aspettiamo che succeda se permettiamo ai politici di distribuire sussidi a giornali e televisioni? Ci possiamo aspettare esattamente quello che succede in Italia: i sussidi verranno dati in base a criteri politici e premiando amici e sodali dei legislatori"?

Bravo Diego ! Anche io mi stavo domandando che caspita ci fanno a Red Tv con tutti quei soldi, e poi riecono a chiudere in perdita! E qui sottolineo che mai e poi mai dovrebbero esistere contributi pubblici per giornali, televisioni, teatri e film.

Se le produzioni non riescono a stare in piedi da sole è meglio non farle, piuttosto che farle pagare ai contribuenti.

E se così facendo una marea di venduti pennivendoli rimane senza lavoro non credo che ne soffrirà la qualità dell'informazione, che invero in Italia è scarsissima.

Mi viene da dire che Red TV (ma andrebbe bene anche Alitalia, o Autostrade o whatever dei soliti noti) è la perifrasi dell'Italia come mercato: poca o nulla la qualità del servizio/prodotto, forti cointeressenze con le eiltees politiche che erogano fondi pubblici senza riscontro, popolo bue tosato e bastonato.

Luciano Consoli, presidente di Red Tv, interviene oggi sul suo blog (trovato via manteblog) in commento all'articolo deIl Giornale.  Qui riporto la parte che più direttamente si riferisce ai sussidi pubblici.

 

Chi è senza colpa scagli la prima pietra. Evidentemente il cattivo giornalista non ha frequentato il catechismo o non ne ricorda gli insegnamenti. Si perché per lanciare accuse bisogna essere molto ben documentati e soprattutto non avere scheletri nel proprio armadio. In questo caso non ci voleva molta fatica. Capisco non venire alla conferenza stampa, capisco non leggere gli altri giornali, capisco copiare (male) quello che hanno scritto gli altri e rivenderlo per uno scoop, ma che ci voleva a digitare questo indirizzo della Presidenza del Consiglio dei Ministri e verificare ?  Il cattivo giornalista avrebbe visto ( al rigo 530 per chi ha fretta) che il suo editore è tra i beneficiari degli stessi fondi, in altre parole “bruca” nello stesso campo. Ma la differenza è che noi abbiamo per legge il limite alla raccolta pubblicitaria, alla certificazione dei bilanci, alla indivisibilità degli utili per 5 anni dopo l’ultimo contributo e alla produzione di ore giornaliere di trasmissione, oltre ovviamente a tutti gli oneri previdenziali e infortunistici. Una recente ispezione della Presidenza del Consiglio ha certificato che Red Tv è perfettamente in regola. Il quotidiano per cui scrive il cattivo giornalista invece non ha alcun obbligo, può raccogliere quanta pubblicità vuole, i suoi soci (che tra l’altro hanno una qualche parentela con il Presidente del Consiglio se non erro) possono dividersi a fine anno gli utili e nessuno gli dice nulla. Bastava un clic per non dire bugie e non smentire uno dei fratelli, l’editore o il premier.

 

In sostanza, una riproposizione del ''così fan tutti'', con tanto di peccato e prima pietra. Ora, veramente, perché tanta incazzatura? Addirittura ''iena ignorante'' al giornalista del Giornale. È sicuramente vero che il tono dell'articolo era volutamente offensivo, ma che ci si aspetta da un avversario politico conclamato? È sicuramente vero che l'articolo colpevolmente mancava di offrire il contesto della notizia, evitando di menzionare i benefici che affluiscono ai giornali della destra. Ma è roba standard, e buona parte della ragione per cui è bene non fidarsi mai delle notizie del Giornale. 

Ma il succo della notizia, i 4 milioni a Red Tv, è vera. Se a Red Tv pensano che sia giusto e legittimo prelevare soldi ai contribuenti per darli a loro, perché strillano tanto quando qualcuno, magari in modo sgradevole e scorretto, lo sottolinea?

 

Addirittura ''iena ignorante'' al giornalista del Giornale. È sicuramente vero che il tono dell'articolo era volutamente offensivo, ma che ci si aspetta da un avversario politico conclamato? È sicuramente vero che l'articolo colpevolmente mancava di offrire il contesto della notizia, evitando di menzionare i benefici che affluiscono ai giornali della destra. Ma è roba standard, e buona parte della ragione per cui è bene non fidarsi mai delle notizie del Giornale.

 

Condivido tutto quanto scrivi, fuorché lo stupore sull'uso dell'epiteto "iena ignorante". Mi sembra perfettamente appropriato.

Questo non implica che il giornalista del Giornale sia il solo a meritare l'epiteto, son tanti e per certo questo onore se lo guadagnerà presto anche qualche giornalista di RED, ma nel contesto è molto appropriato. La vigliaccheria e l'arroganza nel mentire dei servi del BS, inclusi gli anonimi che commentano qui da noi, sta diventando ammorbante.

Lavoro per una società dello stesso settore che non ha mai preso un euro di fondi pubblici (di alcun genere), che paga un ammontare di tasse (e contributi vari) spropositato e che combatte ogni anno fino all'ultimo euro per far quadrare i conti (Utili, questi sconosciuti).
Apprendere che una tv da 2-3000 spettatori al giorno (quando va bene), un organo neanche di un partito bensì di una sottocorrente di un partito, riceva contributi pubblici per 4,1 milioni, mi fa vomitare bile.

Che si giustifichi il tutto come un sacrificio necessario per tutelare il pluralismo o la democrazia è altrettanto insulso. Quei commenti in difesa di RedTv trasudano della filosofia dalemiana (e velardiana, per gli intenditori) di disprezzo per chiunque sollevi questioni di opportunità morale nelle scelte individuali o collettive.

E la cosa che mi ferisce più di tutte è che considero quella parte politica composta da persone mediamente più oneste, mediamente più colte, mediamente più vicine alla mia sensibilità. Mi aspetto da loro dunque comportamenti moralmente più consoni. Soffro insomma della sindrome berlingueriana della superiorità morale della sinistra. E puntualmente le mie illusioni sono disattese dalla realtà dei fatti.

Me la farò passare turandomi il naso e votando il nano maledetto alle europee. Lo voterò per un solo motivo: perché ha ridotto l'ires dal 33% al 27,5% gettando un sassolino nella direzione giusta. Ma in realtà più che protestare col voto, dovrei chiudere baracca e burattini, licenziare tutti ed emigrare. Il mio fegato guadagnerebbe svariati anni di vita.

Ps. in tema di pietoso accattonaggio dell'audiovisivo italiano, vi segnalo questa perla di un paio di anni fa:

www.youtube.com/watch

 

Chardon, per essere precisi la riduzione dell'Ires è dovuta al governo Prodi, che ha al contempo allargato la base d'imposta. Non mi risulta che, almeno finora, il governo di centrodestra sia intervenuto sulla faccenda. Potrei sbagliarmi però, non ho seguito bene la questione.

 

una tv da 2-3000 spettatori al giorno (quando va bene),

 

Whow: abbiamo più lettori noi, e che lettori!

Quando riceveremo l'assegnino?

Non puoi ! ti mancano, nell'ordine:

due deputati e un senatore della Repubblica Italiana.

registrazione della testata giornalistica e direttore responsabile.

la forma di cooperativa.

Propongo di:

costituire una cooperativa (costa poco, diciamo 1000 euro), nominare un direttore responsabile iscritto all'albo dei giornalisti (ho una mia amica, se volete glielo chiedo, diciamo 1.000 euro/mese per la responsabilità di avere dei redattori inaffidabili e poco inclini al servilismo, oltre che tutti maschi). Questa, secondo me è la parte più difficile.

Trovare due deputati e un senatore, che in cambio del loro nome o di qualche assunzione clientelare dichiarino che NFA è organo di partito/associazione politica per far accedere ai soldi pubblici. Questa mi sembra la parte più facile.

Quando cominciamo ?

Poichè mi è sembrato che un mio commento (ma potrei sbagliarmi) abbia iniziato la discussione sulla possibilità (invero tutt'altro che teorica) di spillare un pò di quattrini allo Stato Italiano, mi sono sentito in dovere di dare un'occhiata alla legge in questione, che per gli esperti di diritto è la L. 62/2001 , e in effetti sembra proprio si possa fare, tra l'altro si può fare anche per una "testata" edita all'estero da cittadini italiani (chissà a chi dovevano un favore..).

Prima di gioire all'idea ho dato un'occhiata anche a questo e la compagnia sarebbe tutt'altro che bella. Poi un sito di liberisti che chiede soldi, sai la Marcegaglia che dice domattina ?

Infine avevo trovato un link della Presidenza del Consiglio sul sito del Governo per i contributi, ma qui ho avuto una bella sorpresa. Per chi non intende seguire il link riporto il messaggio che appare sul sito del Governo Italiano:

 

Se il documento che state cercando è precedente all'8 maggio 2008 vi invitiamo a cercarlo nell'area "Siti archeologici" di Governo.it.

 

Mi domando: ma chi è l'ignorante che descrive un area con i documenti vecchi più di un anno come "sito archeologico ?" E questo ignorante mi rappresenta ? Ma chi ce lo ha messo ? E quanto mi costa ?

Se consideri che il governo attuale è in carica dall'8 maggio...

non è così banale. Il principio che siete invitati a comprare è che quando cambia il governo "muore" il sito del governo precedente e "nasce" il sito del governo in carica. Sul piano della comunicazione i siti sono completamente diversi, disgiunti, contrapposti: nulla dell'attività del vecchio governo dovrà essere direttamente reperibile sul sito del governo nuovo. Se accettate questo punto di vista, la presenza dei vecchi siti su "siti archeologici" è una formidabile dimostrazione di trasparenza e rispetto per la memoria storica. Specialmente se riflettete sull'immagine del governo oggi in carica, che aspira ad essere considerato l'unico governo che il Paese abbia mai avuto, esclusi gli altri. Se poi non accettate la premessa, ritenendo invece che il governo nazionale sia un organismo unitario, il cui scopo è il benessere di tutti i cittadini, un organismo incarnato di volta in volta dalla squadra espressa dalla maggioranza vincitrice delle elezioni, e che il sito dovrebbe informare i cittadini sulle attività governative in un continuum temporale, entro un'architettura informativa condivisa, pazienza.

Credo che il punto fosse la definizione "siti archeologici". Magari era così anche prima ma non sembra una scelta particolarmente felice.

 

In verità vorrei porre una domanda ai costituzionalisti che ci leggono. La decisione di erogare fondi equivale spesso alla decisione di permettere la sopravvivenza o meno di un organo di stampa. Non mi sembra irragionevole affermare quindi che la legge sul finanziamento viola il comma 2 dell'art. 21, che nega allo Stato il potere di imporre autorizzazioni. La ratio della norma è impedire che lo Stato possa influenzare la produzione di informazione mediante decisioni discrezionali. Il finanziamento pubblico è una autorizzazione di fatto, dato che lo Stato in tal modo può decidere quali organi d'informazione possono sopravvivere e quali no.

 

Buongiorno,

Ho postato questa interessante domanda da me e ho ottenuto una risposta:

2909.splinder.com/post/20433164

In sostanza, la legge italiana parrebbe dire che affinché l'articolo 21 comma 2 sia rispettato è sufficiente che i criteri per finanziare i giornali siano oggettivi e non discriminatori.

Grazie If. Ho guardato le risposte del tuo sito. L'impressione che ne traggo è che l'art. 21 cost. sembra una protezione ben debole per la libertà di stampa. In sostanza il governo non può dire ''A può pubblicare ma B no''. Però può:

1) Dire che B non può pubblicare a meno che non ci sia un direttore responsabile iscritto a un albo i cui criteri di accesso sono controllati dallo stato in collaborazione con i giornalisti esistenti.

2) Dire che B oltraggia il pubblico pudore e quindi non può pubblicare.

3) Dire che B può pubblicare ma che A ha contenuti molto più interessanti, per cui può essere esentato da tasse che invece B paga o può ricevere sussidi che invece B non riceve.

Non che sia nulla di nuovo, ma è bene rinfrescarsi ogni tanto le idee su qual è la condizione reale delle libertà civili in Italia. Giusto per dare un'idea, questo è quello che dice il primo emendamento della costituzione USA, per la parte che riguarda la libertà di espressione.

 

Congress shall make no law ... abridging the freedom of speech, or of the press.

 

No law. Punto e basta.

 

Un articolo del Corriere segnala quanta parte dell'industria dei media viva solo grazie ai sussidi dello Stato. Pare che una norma di uno dei tanti decreti milleproroghe tagli contributi vari all'editoria, tra questi anche i soldi per RedTv. Anche se la norma non è ancora stata approvata in via definitiva questo è bastato a RedTv per chiedere la cassa integrazione per i 14 dipendenti. Il sindacato dei giornalisti afferma che la riduzione dei sussidi porterà alla perdita di 4000 posti di lavoro. E' probabilmente una cifra gonfiata, ma anche se fosse la metà fornisce la misura di quanto distorto e dipendente dai sussidi statali sia il settore. Solo che la lezione che tutti sembrano trarre da questo non è che i sussidi vanno finalmente e completamente spazzati via, ma al contrario che devono essere mantenuti e potenziati. Ci informa il Corriere: ''Esponenti della maggioranza di centrodestra e del governo hanno evocato nei giorni scorsi una correzione da parte del Consiglio dei ministri, che però finora non è stata varata.'' Stiamo a vedere cosa succede, il decreto deve essere approvato entro il 28 febbraio.

Tipico ricatto: se non mi dai i soldi io licenzio. Costume italico molto radicato. Infatti Marchionne ha suscitato sconcerto e panico quando ha rifiutato  l'offerta di incentivi in cambio del mantenimento in vita di Termini Imerese

 

 

Quando persino Paolo Mieli (non un Cuor di Leone o un giustizialista inveterato) dichiara in TV senza troppi giri di parole che sta per scoppiare una nuova Tangentopoli (o quantomeno il rischio e' alto), nella sala del Consiglio dei Ministri qualche brivido comincia a correre lungo le schiene aduse al prostrarsi.

Ormai scoppia uno scandalo al giorno (Protezione Civile, Fastweb), Ghedini viene rincorso per le strade, all'Aquila la rabbia monta, quindi prudenza impone di tenersi buoni i media lanciando alla muta qualche osso che li sazi per un po'. 

L'unico mastino che non smettera' di ringhiare e a volte azzannare e' il Fatto Quotidiano dove l'editore e la Redazione si sono fatti un punto d'onore nel rifiutare i contributi pubblici.

 

 

La BBC dice alla fine della programmazione giornaliera "end of the news for today".

Da quello che si dice qui, per Red Tv "end of the news, punto e basta".

Un altro grande successo del compagno D'Alema. Eppure sono pronto a scommettere che né su questo né su altro pagherà pegno.

 

Da quello che si dice qui, per Red Tv "end of the news, punto e basta".

 

Eh, calma, c'e' ancora un po' di denaro pubblico da arraffare:

aggiornamento: Il presidente di Red TV Luciano Consoli ha precisato che “Red tv non chiude ma continua a resistere”, ma quello a cui si riferisce è che alcuni programmi di Red saranno ospitati dalla rete del PD YouDem per mantenere il diritto a ricevere i finanziamenti arretrati.

Particolarmente pregevole l'apertura del comunicato:

Informo il Pd, che lo sa già

Se questo e' il modo in cui hanno fatto informazione, allora per forza chiudono :-D

Fate attenzione, questi non sono strumenti ne di formazione, ne di informazione.

Sono forme di propaganda, come Famiglia Cristiana, la RAI etc.

Il particolare e' che dato lo stato finanziario misero di quest individui, si accaparrano delle risorse dal denaro pubblico.

Quindi finche' dura va bene, il resto e' crema sopra la torta.

 

Sono forme di propaganda, come Famiglia Cristiana, la RAI etc.

 

Solo un'osservazione, non mischiamo Famiglia Cristiana (che è una cosa seria, di grande successo e totalmente privata oltre che indipendente) con la RAI e REDtv.

Tutto il resto è vero e, no, questi non pensano proprio di fare opposizione nel senso di poter proporre qualcosa di differente per poi governare. Sanno benissimo che la unica chance di governare si fonda sulle eterne trame che quell'individuo imbarazzante che risponde al nome di D'Alema Massimo continua a tramare in quel di Roma. Loro, semplicemente, hanno un pascolo da pascolare e soldi pubblici da mungere. Sono parassiti incompetenti che non sanno far nulla di meglio che rubacchiare leccando. Scorie umane e della storia, come il loro leader. Il vero dramma sono i milioni di beoti che li seguono, li votano, li finanziano. Quello è il dramma: Them, the people.

Non concordo sul "successo" di Famiglia Cristiana.

soldi dei contribuenti trasferiti a San Paolo Srl:

Famiglia cristiana (312.000,00 euro) Famiglia oggi (7.933,40), Il giornalino (306.000,00), Jesus (72.000,00), Vita pastorale (66.000,00)

Restano, a mio avviso, trasferimenti ingiustificati, come tutti gli altri...

 

 

Basta intendersi: sono effettivamente ingiustificati quanto quelli al corriere/repubblica/sole, che come FC starebbero in piedi anche senza.

RAI e Red TV (con le dovute differenze) esistono perchè sussidiati.

Da espresso.repubblica.it/dettaglio/chi-ha-ucciso-la-tv-di-dalema/2132539//1

 

<<Un esperimento stroncato dall'ultima Finanziaria di Giulio Tremonti, che ha tolto gli stanziamenti 2010 a decine di testate giornalistiche. "Legge liberticida", per Consoli. "Ma anche la riprova", azzarda Adinolfi, "che certi imprenditori sono fenomeni soprattutto nel mungere soldi pubblici". >>

 

<<Scrive nell'ottobre 2009 Aldo Torchiaro, conduttore a Red, su "l'Opinione" di Arturo Diaconale: "Red Tv è stata assorbita manu militari dalla fondazione di D'Alema, che la pone risolutamente sotto il gioco della sua regia. I programmi dei giornalisti non allineati vengono soppressi, le dirette all news cancellate, viene impartito un mattinale da questura sovietica dove si decide cosa e come censurare".>>

 

<<Gliela consegna chiavi in mano, in onda dal 2005 con il logo Nessuno Tv, un gruppo di imprenditori capitanati da Luciano Consoli: 55 anni, ex giovane Fgci, poi amministratore dimissionario alla "Voce" di Indro Montanelli, poi ancora protagonista di Formula Bingo, società fallita nel tentativo di far amare agli italiani il gioco più noioso del mondo. "La strategia era chiara", dice Consoli: "Abbiamo messo i palinsesti di Red Tv a disposizione di D'Alema e la sua fondazione. Pensavamo servisse a mantenere il finanziamento che ci teneva in vita".

Un accordo faustiano legato alla legge Gasparri, anno 2004. L'articolo 7 garantisce alle televisioni satellitari monotematiche denari pubblici (per Red Tv, circa 4 milioni l'anno). Sempre che facciano riferimento a un movimento politico: nel caso di Red Tv, l'associazione Ulisse.>>