Sulla spesa pubblica: contro-risposta a Colombo

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Un post di Massimo Famularo poneva delle domande a Furio Colombo in merito a un editoriale pubblicato sul Fatto Quotidiano. Il giornalista ci ha gentilmente fatto avere una replica, di cui lo ringraziamo. Ci pare che la replica illustri con chiarezza e onestà intellettuale una posizione abbastanza comune in Italia. Per questo ha motivato le seguenti nostre ulteriori precisazioni.

Osservazioni generali

La replica di Furio Colombo è utile ed interessante perché illustra con chiarezza il quadro teorico (il "modello") di riferimento che sottende alla sua analisi della crisi, italiana e globale, e che quindi motiva le indicazioni di politica economica che egli suggerisce.

In questo quadro teorico il mercato è un problema ed è la causa delle periodiche crisi che affliggono i sistemi economici, mentre la soluzione è costituita dall'intervento dei governi. Da questo schema discendono le affermazioni sulla spesa pubblica come via d'uscita dalla crisi, portatrice di maggiore giustizia sociale in contrapposizione con lo stolido rigore di bilancio pubblico propugnato ad esempio dai repubblicani negli Usa.

Colombo non dice in che senso il mercato è un problema, o peggio la causa della crisi. Non è difficile immaginare cosa pensi al riguardo: la speculazione, le rendite monopoliste, la disuguaglianza del reddito/ricchezza etc. E non vi è dubbio che il mercato porta spesso con sè questi e altri aspetti negativi. È importante notare, però, che questa visione del mercato è il frutto di una operazione intellettuale (logica/retorica?) precisa: assumere aspetti specifici - che si manifestano e si osservano empiricamente in particolari realizzazioni storiche di un concetto - a forma generale. E quindi si afferma che il mercato è speculazione, disuguaglianza del reddito/ricchezza, e rendite monopolistiche, piuttosto che speculazione, disuguaglianza del reddito/ricchezza, e rendite monopolistiche sono manifestazioni (degeneri) del mercato.

Nulla di male in questo. La posizione richiede una analisi storica/empirica a sostegno, per argomentare che i) speculazione, disuguaglianza, e rendite sono associate statisticamente al mercato (nel senso che maggiore/più libero è il mercato maggiori sono speculazione, diseguaglianza, e rendite), ii) altre manifestazioni del mercato, ad esempio innovazione, efficienza, etc., hanno effetti (positivi) sul benessere dei cittadini minori rispetto agli effetti (negativi) di speculazione, disuguaglianza, e rendite. A noi pare che l'evidenza empirica dimostri in modo lampante che né i) né ii) possano essere supportate. Ma non è questo il punto che vogliamo notare.

Il punto che vogliamo notare è che quando Furio Colombo invece che del mercato parla di spesa pubblica, l'operazione intellettuale (logica/retorica?) che sottende alla sua analisi sia invece diversa, anzi splendidamente speculare. Rifiuta (anche con sdegno, dove accusa Massimo di poca "attenzione") di assumere manifestazioni particolari della spesa pubblica a forma generale. Dice Colombo:

 

Le auto blu, i barbieri, e gli altri riferimenti di [il post di Massimo Famularo su; ndr] noiseFromAmerika fanno parte del sottofondo pubblico di un mondo dominato dal privilegio privato e si tratta di furti locali, che non si possono accostare a Krugman, Stiglitz, Sen, Obama. Sono giustamente materia di un triste dibattito italiano su cui ho scritto e detto qualcosa, ma in un altro contesto.

Mi sembra evidente che io ne [di spesa pubblica; ndr] ho parlato come si parla di acqua pubblica come bene comune. Inoltre era evidente, in tutta l'argomentazione che il contesto non era la disonestà pubblica o privata [...] che tormenta il paese Italia [...]

E quindi:

inefficienza e corruzione sono manifestazioni (degeneri) della spesa pubblica,

e non piuttosto, per esempio, "la spesa pubblica è inefficienza e corruzione".

Onestamente, a noi pare (con l'aiuto di Furio Colombo) di aver svelato il meccanismo intellettuale (logico/retorico?) che sta alla base di tante/troppe analisi e discussioni di politica economica in Italia. Lo stesso meccanismo è comune anche a molte analisi della destra, dove naturalmente si assume inefficienza e corruzione come forma generale della spesa pubblica e invece si considerano speculazione, diseguaglianza, e rendite come degenerazioni particolari del mercato.

Detto questo, come si procede? È ovvio, si guardano alle condizioni del paese per cui si fanno proposte di politica economica, l'Italia, in questo particolare momento storico. Lo facciamo da tempo in questo sito. A noi pare ovvio che la situazione istituzionale in Italia è tale per cui il mercato è ingessato, lo stato è estrememente invasivo nell'attività economica, la spesa pubblica enorme ed inefficiente. Da qui bisogna partire. Richiedere più spesa unicamente sulla base della operazione intellettuale (logica/retorica?) che abbiamo svelato è un grave errore. Questo era il punto del post di Massimo che ha acceso tutta questa discussione.

Rilievi circostanziati

Concludiamo con un paio di considerazioni particolari sulla risposta di Furio Colombo, cercando di evidenziare slittamenti retorici che poco aggiungono e molto tolgono ad una discussione potenzialmente intelligente come quella che Colombo ha voluto gentilmente intraprendere con noi.

1. Presentare la spesa pubblica come il Bene sostenuto da premi Nobel e affascinanti presidenti Usa e il rigore di bilancio come lo smantellamento dello stato sociale, il Male,  propugnato da una schiera di fanatici costituisce una rappresentazione quantomeno fuorviante della realtà.

2. L'attuale debito pubblico italiano è il risultato di spesa pubblica passata, anche di governi di centro sinistra - e così l'inefficienza dei servizi e la corruzione. La distinzione tra spesa pubblica buona (di Prodi, e di Craxi e la DC?) e spesa pubblica cattiva (di Tremonti e accoliti) è assai debole.

3. Krugman, Stiglitz, Sen sono autorevoli economisti. Sono anche assolutamente minoritari nella professione. Le loro prese di posizione pubbliche (non la loro passata ricerca!) sono amate dai giornalisti ma generalmente ridicolizzate dagli economisti accademici. Questo non vuol dire abbiano torto, ma vuol dire che utilizzarli come "principio di autorità" è quantomeno discutibile.

4. Gli Stati Uniti hanno certamente meno assicurazione sociale che non la Svezia - ma l'idea nostrana che in Amerika i poveri muoiono (o morivano, prima dell'intervento salvifico di Obama) per strada - più che non, ad esempio, in Italia - è una panzana bella e buona.

5. Questa affermazione di Colombo:

Si, le tasse sono una grande risposta e non troverete un serio economista con un reputazione da difendere che proporrà una via d'uscita diversa.

è, ci si perdoni la franchezza, frutto di assai scarsa informazione.

6. L'analisi storica ed economica recente su Roosevelt e il New Deal raggiunge conclusioni spesso agli antipodi della lettura agiografica implicita nella risposta di Colombo.

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Commenti

Ci sono 269 commenti

Non sono manicheo e quindi l'articolo originario di Colombo che ha poi originato l'intervento di Massimo non l'ho condiviso come non mi piace affatto la risposta del giornalista ma non demonizzo. D'altronde con i tempi che corrono e quel che si legge e si dice, bisognerebbe stare sempre con il mitra spianato. Sono semmai infastidito dall'afflato moralistico-ideologico-pregiudiziale che permea il suo pensiero, dal bianco-nero che pure evoca e dalla pretesa che sia acquisito e dimostrato quel che parrebbe supportare le sue tesi. la citazione che riportate al punto 5 dei rilievi, lo dimostra a iosa. E' il metodo de 'il comunismo non si attaglia al popolo, allora cambiamo il popolo'.

Parlando di spesa pubblica eviterei gli aggettivi buona/cattiva e mi concentrerei sull'utilità.

Per esempio è decisamente poco utile ed efficente che un funzionario che arriva ad altro incarico sia messo fuori ruolo senza perdere lo stipendio e che contemporaneamente prenda anche il nuovo stipendio. Due sono troppi. Vedere a proposito il servizio di Report

Tra l'altro proprio quelli di Report avrebbero potuto raccontare cosa succede in RAI, quando un dirigente viene messo da parte (perché non rientra piu' in alcun calcolo cencelliano) e diventa inoperativo ma sempre con lo stipendio. Poi per risparmiare si assegna l'ufficio ad un altro e gli si dice di stare pure a casa. Una ragione di piu' per privatizzare la RAI. Che dire del finanziamento pubblico all'editoria? "Sottofondo pubblico di un mondo dominato dal privilegio privato"?

Come li definirebbe Colombo tutti questi casi? Furti locali o sistema consolidato, finanziato mettendo le mani nelle tasche degli italiani ed in futuro, con gli eurobonds, anche dei tedeschi?

 

 

Mentre si potra' disquisire all'infinito degli effetti di new deal e di FDR, mi preme una sola osservazione.

Quando, ma quando queste varie addormentate nel bosco vedranno che lo "stato" cosidetto e' tutto meno che un sistema neutrale di adozione di risoluzioni per il bene comune (o come dicono loro per i "beni comuni") ed e' uno degli agenti in un sistema di giochi? 

non serve la buonanima di Ilich per arrivarci, ma la spesa pubblica e' la decisione di spesa di Obama, Khaddafy, Mugabe, Berlusconi, Merkel, Putin e cosi' via.

Il resto mi sembran chiacchere, se non mi si spiega che cosa e' falso nel seguente modesto e banale ragionamento.

Se viene aumentato il gettito di denaro che va al governo X il governo X fara' l'interesse di X. Ergo aumentare il gettito delle imposte, e.g. in Italia, significa piu' denaro in mano ai Penati, Tremonti, Scilipoti, Brunetta, Garimberti e figuri varii.

Quando mi spieghera' il dottor Colombo come mai i figuri sunnominati faranno quel che dice lui, la questione sara' meno che risolta.

(...) lo "stato" cosidetto e' tutto meno che un sistema neutrale di adozione di risoluzioni per il bene comune (o come dicono loro per i "beni comuni") ed e' uno degli agenti in un sistema di giochi (...) 

Mi sembra il modo migliore per descrivere il cuore della questione.

Grazie Adriano.

4. Gli Stati Uniti hanno certamente meno assicurazione sociale che non la Svezia - ma l'idea nostrana che in Amerika i poveri muoiono (o morivano, prima dell'intervento salvifico di Obama) per strada - più che non, ad esempio, in Italia - è una panzana bella e buona.

Al cui proposito: ma Colombo lo sa che cos'e' Medicaid?

a me ha stupito leggere   in questo articolo di Krugman http://www.nytimes.com/2011/08/26/opinion/bernankes-perry-problem.html?_r=1&partner=rssnyt&emc=rss  sulle azioni di politica monetaria espansiva che secondo lui dovrebbero essere intraprese dalla FED quest' affermazione :

Last year, the Fed actually did institute a policy of buying long-term debt, generally known as “quantitative easing” (don’t ask). But it faced a political backlash out of all proportion to its modest effect on the economy, 

e molto tolgono ad una discussione potenzialmente intelligente come quella che Comombo ha voluto gentilmente intraprendere con noi.

Grazie Alessio, abbiamo corretto.

Le sciocchezze retoriche nella risposta di Colombo a Famularo erano così lampanti, che la vostra controrisposta è stata più un'azione di cortesia che una necessità di chiarimento.

Mi permetto allora una digressione. L'altro giorno ho fatto notare a Boldrin un ennesimo articolo-spazzatura di Pellizzetti sul Fatto. Gli chiedevo come fosse possibile che sullo stesso giornale si potessero trovare le analisi economiche sue, di Bisin, Scacciavillani, Daveri, Boeri e quelli del Pellizetti, di Chiesa e di altri fautori del modello Superfisso. Michele mi ha risposto che in realtà si tratta di blog personali mal digeriti. Il problema è che questo articolo (ed altri) non comparivano solo nell'edizione on-line, ma anche su quella cartacea, esattamente nelle pagine che ospitano anche i vostri interventi.
Ora l'articolo e le risposte a Famularo di Furio Colombo, ovvero di uno dei fondatori e delle voci più autorevoli del quotidiano, i quali evidenziano come il pensiero di questo -seppur in versione meno radicale e meglio formulato- sia pienamente in sintonia con gli pseudo-intellettuali sopra citati, mi fa ritenere che, forse, di economia al Fatto ne capiscano molto meno di quanto crediate e che il pensiero redazionale si collochi più in prossimità a quello di Colombo che non a quello di  Boldrin.
Il timore è che i vostri articoli siano ospitati solo in quanto autori di un libello contro uno dei massimi esponenti del governo, al fine di dimostrare cosa dicono "le persone serie e preparate non di sinistra" rispetto a questa maggioranza (magari con un bel "presidente del dipartimento di economia di un'università figa...") e che in realtà capiscano ben poco di ciò che dite.

La cosa, fintanto che al governo siedono Tremonti e B., potrebbe anche non preoccupare, ma nel momento in cui questa maggioranza cadesse, o anche solo giungesse alla sua naturale scadenza, e l'italia passasse nelle mani dell'altro B e magari di Vendola e Di Pietro, siamo sicuri che voi non verreste accantonati nella schiera dei "soliti contestatori di destra" perdendo gli spazi guadagnati a favore dei vari Pellizzetti, Labini et al? 

 

e di altri fautori del modello Superfisso.

nel momento in cui questa maggioranza cadesse, o anche solo giungesse alla sua naturale scadenza, e l'italia passasse nelle mani dell'altro B e magari di Vendola e Di Pietro, siamo sicuri che voi non verreste accantonati nella schiera dei "soliti contestatori di destra" perdendo gli spazi guadagnati a favore dei vari Pellizzetti, Labini et al? 

 

Beh ,anche tu stai assumendo il modello superfisso

Krugman, Stiglitz, Sen sono autorevoli economisti. Sono anche assolutamente minoritari nella professione.

Galileo Galilei era assolutamente minoritario a Padova. Infatti tutti i suoi colleghi (che in quel periodo stavano facendo interessantissime discussioni sull'anima) gli andarono contro.

RR

Ed infatti nessuno mai si sogno' di usarlo, allora, come esempio di autorita' accademica.

Ho letto i due articoli e i relativi commenti e mi sono sorte alcune domande che vi giro in ordine sparso:

Le posizioni/tesi di Colombo saranno anche non condivisibili ma resta il fatto che anche il governo più liberale/liberista del mondo non può fare a meno di spendere "denaro pubblico" per alcune funzioni che,(ammesso di poterlo fare) se trasferite ai privati, farebbero venire meno il concetto stesso di nazione e di governo.

Considerando, per ragioni pratiche, che il mondo attuale abbia origine negli ultimi duecento anni, mi pare che abbiamo avuto tempo a sufficienza per comprendere i pro e i contro delle varie scelte (la cui varietà, a naso, dovremmo aver esaurito) e renderci conto che più dello scontro, varrebbe cercare il più alto punto d'incontro visto che certe scelte sono comunque ineludibili se non si vuole compromettere l'esistenza stessa del "sistema umano".

Cordialità

Caro Verzetti,  consideri che i redattori di codesto blog non sono libertari, anzi si fanno beffe di quelli che, con molta eleganza, chiamano "liberalidelcazzo".

Perciò è il Suo richiamo alla necessità che perfino il minimal state di Nozick debba svolgere alcune funzioni e finanziarle con imposte non contraddice in alcun modo le loro prese di posizione nei confronti delle baggianate di Furio Colombo (peraltro trattato con inusitato rispetto; pensi ai toni usati nei confronti di altri giornalisti).

La Sua conclusione, che esprime un'ammirevole vocazione al dialogo ed alla cooperazione tra gli uomini, è -ahinoi - un po' troppo vaga.  

Non mi sembra nei due post qualcuno  abbia negato che una certa spesa pubblica sia inelimiabile fintanto che uno stato esiste. Il rilievo che la dicotomia spesa bene vs rigore male sia fuorviante non presuppone nessuna visione liberale/liberista:

se la spesa può essere ANCHE improduttiva/inutile è impreciso parlarne come se lo fosse sempre idem per il rigore di bilancio.  

assai noto come il sostenitore di tasse e piombo e' molto meglio di pellizetti che ha la cravatta a farfalla. le differenze sono estetiche

Osservando la situazione attuale del ciclo economico (cosa che mi tocca fare per lavoro), in particolare gli indicatori cosiddetti "anticipatori" di fiducia e di sentiment degli operatori economici, quali le indagini PMI e IFO, si può, credo, capire come sia necessario, in certi frangenti, un operatore non legato al "profitto", cioè lo Stato.

Gli indicatori ci dicono che oggi le aziende stanno vedendo "grigio/tendente al nero" per i prossimi mesi e, come conseguenza logica, rivedono i piani di investimento, dilazionano eventuali nuove assunzioni legate a progetti di espansione, mettono in frigorifero eventuali progetti di acquisizioni, per conservare quello che, in una situazione di debolezza presente, ma soprattutto attesa, è il bene più prezioso: la liquidità. Conservare liquidità e non indebitarsi con l'obiettivo finale di mantenere un accettabile saggio di rpofitto anche in tempi di magra!

Questa frenata lato imprese si ripercuoterà sul tasso di occupazione, quindi sui consumi.

Stiamo, secondo il mio modesto punto di vista, entrando dritti drtitti in una di quelle spirali negative dove, purtroppo, le prospettive di rallentamento e poi di recessione, si autoavverano.

E' in queste situazioni, mi sembra abbastanza chiaro, che un operatore "anticiclico" è necessario: perché produce quella domanda aggiuntiva/necessarioa che i privati, da soli, non sono in grado di produrre.

E' questo, credo, il senso di necessità della Spesa Pubblica, perché in situazioni come questa anche operare dal lato dell'offerta (assolutamente necessario in periodi floridi del ciclo) può risultare un arma poco efficace per invertire le aspettative.

Purtroppo oggi scontiamo il fatto di un uso in molti casi improduttivo, intempestivo e fuori luogo di questa leva macro-economica. E, purtroppo, non abbiamo più neppure lo spazio per farlo.

Non sono convinto del fatto che lo stato sia un operatore non legato al profitto.
Male che vada è un operatore che punta (o crede di farlo) al "bene comune" (che è una forma di profitto). Come sappiamo tuttavia nessuno, oggettivamente, puo' definire (con una formula o una operazione algoritmica) quale esso sia tra i tanti ed innumerevoli "beni comuni". Alla fine quindi torna ad essere il profitto di qualcuno (un blocco sociale, una maggioranza, una minoranza, alcuni "furbetti").

Allora si ricade nelle argomentazioni che qui abbiamo a suo tempo discusso a proposito  della recensione di un sorprendente pamphlet di Anders Chydenius, datato 1765.

Li si capisce che quella tua nota finale ("Purtroppo oggi scontiamo il fatto di un uso in molti casi improduttivo, intempestivo e fuori luogo") non rappresenta un incidente di percorso ma la logica conseguenza di quanto era possibile comprendere, con la sola ragione, già nel 1700.

 

 

 

Gli indicatori ci dicono che oggi le aziende stanno vedendo "grigio/tendente al nero" per i prossimi mesi e, come conseguenza logica, rivedono i piani di investimento, dilazionano eventuali nuove assunzioni legate a progetti di espansione, mettono in frigorifero eventuali progetti di acquisizioni, per conservare quello che, in una situazione di debolezza presente, ma soprattutto attesa, è il bene più prezioso: la liquidità. Conservare liquidità e non indebitarsi con l'obiettivo finale di mantenere un accettabile saggio di rpofitto anche in tempi di magra!
Questa frenata lato imprese si ripercuoterà sul tasso di occupazione, quindi sui consumi.

Tralasciamo il dibattito su spesa pubblica buona/cattiva e facciamo anche finta che quanto affermato sopra (ossia che oggi le imprese, ovunque, sono stracariche di liquidità che non spendono sia vera. Vediamone assieme le conseguenze.

Correggimi se sbaglio. Il tuo ragionamento sembra basarsi sulle seguenti steps

1) Le aziende, in media, hanno fatto profitti (quindi hanno venduto il prodotto) nei mesi/trimestri precedenti.

2) Questi profitti non sono stati distribuiti ai loro proprietari, né sono stati usati per restituire debiti in essere con le banche, ma sono stati invece trattenuti nella tesoreria aziendale.

3) Poiché le aspettative di domanda futura sono negative, le aziende non intendono produrre/investire in eccesso di quanto già facciano. (Tralasciamo il come ed il perché queste aspettative si siano venute a formare visto che, per ipotesi, nel periodo precedente le cose andavano bene e le imprese avevano fatto profitti, perché se non li avessero fatti tutti il ragionamento cadrebbe ...). 

4) Questa fetta di PIL appena prodotto/venduto non viene reinvestito ma tenuto "in azienda".

DOMANDA: sotto che forma? Le imprese si tengono proprio "cash at hand" nella cassaforte dell'ufficio? O mantengono/gestiscono questa liquidità in qualche maniera leggermente più sofisticata? Se tengono tutto in cash (ossia, biglietti di banca) abbiamo un qualsiasi indicatore che suggerisca una diminuzione sostanziale nella quantità di biglietti di banca circolanti? 

Direi di partire da qui, poi vediamo a che conclusioni logiche ci porta questo ragionamento.

 

Quali sono le possibilità di avviare un confronto costruttivo con il Dr Colombo su Stato e Mercato?

Temo nulle. Da anni questo signore ha fatto la sua fortuna professionale muovendosi nel solco del socialismo utopista di Adriano Olivetti e quindi il mercato di riferimento (lettori ed elettori) non ammette deroghe. Lo stato è il bene per definizione, il mercato (che trae origine dal libero arbitrio del singolo individuo) è il male (salvo qualche raro imprenditore veramente illuminato, appunto).

Questo è il contesto da cui non ci si scroda, ci mancherebbe! Non ho dubbi. Anche aldilà di ogni dato fattuale. Punto.  

Mi sbagliero' ma non credo che questo sia il tono corretto per chiedere un confronto.

Proseguo qui la conversazione pedagogica iniziata a seguito del commento di Roberto Boschi

Al momento abbiamo quattro possibili soluzioni, non mutualmente esclusive:

1) i profitti del 2010-2011 sono tenuti in forma di contante non usato ed infruttifero dalle aziende;

2) i profitti del 2010-2011 sono stati usati per acquistare "derivati", ossia per fare scommesse d'un tipo o dell'altro o per assicurarsi contro rischi futuri;

3) i profitti del 2010-2011 sono stati usati per acquistare debito pubblico nuovo di zecca (i numeri li ha messi Aldo Lanfranconi qui).

4) i profitti del 2010-2011 sono stati investiti all'estero, fuori d'Italia. 

Nei casi 3) e 4) non c'e' problema: hanno creato domanda, quindi la domanda non e' sparita. Ha semplicemente cambiato composizione e destinazione, quindi anche l'offerta deve farlo (compito per casa, riflettere su questo). 

Nei casi 1) e 2) abbiamo, effettivamente, una messa in "frigo" di risorse reali per usi che non generano prodotto/occupazione. Domandiamoci, allora.

- Quanta evidenza abbiamo che 1-2 siano successi? Se lo fossero, sarebbe addizionale domanda pubblica una risposta/soluzione?

P.S. Continuiamo anche a chiederci se esistono altre destinazioni di questi profitti, diverse da 1-4 e dalle altre considerate sino ad ora nel thread. This is useful. We are getting to the roots of "Keynesian "economics"" ...

Secondo che meccanismo la 2) equivale a una messa in frigo? Se compro un CDS, un MBS o un contratto futures non sto comunque trasferendo una somma (un premio, l'acquisto di una quota di un bond) a un altra impresa che la userà per consumi e/o investimento? O un acquisto di un MBS non solleverà un banca da un mutuo, così da aumentare le riserve che possone a loro volta utilizzate in investimenti/consumi?

solo poche parole, nè di economia,nè di politica,nè tanto meno per difendere il prof Boldrin ,non ne ha sicuramente bisogno.Per tutti quelli come me che cercano di capirci un pò di piu

Magari il modo di fare del prof sarà un pò brusco,con la 'b' non con la 'B',  :-) ma ciò 'costringe'chi interviene ad elaborare il proprio pensiero 10 volte prima di scriverlo,oppure ad andare a studiare un argomento, quanto meno per comprenderne le nozioni generali, prima di intervenire.Questi 2 effetti costituiscono un bene prezioso,da difendere e portare avanti ,a maggior ragione in un posto come il nostro ,in cui la classe politica in primis,dimostra la totale mancanza  di vergogna nel dire stupidaggini e prenderci in giro seguita a ruota da giornali tv e chi piu ne ha piu ne metta

Ma vi ricordate a Ballarò quando Castelli dichiarò quelle cifre riguardanti gli aereoporti?oppure Boldrin VS Lupi? prof da come era partito io ero convinto che 2 schiaffi glieli avrebbe dati :-),sicuramente male non gli avrebbero fatto, magari lo svegliavano un pochino. :-)

Questo sito mi ricorda da vicino INSIDE THE ACTOR STUDIO uno dei miei programmi tv preferiti,prodotto in USA e condotto da james lipton.Magari qualcuno di voi l'ha visto,Si parlava di cinema in maniera seria, con i piu grandi attori che trasmettevano agli studenti universitari conoscenza ,competenza,esperienza,e  un modo di pensare professionale.Quindi penso che sia dovere di tutti noi che interveniamo ,parlo dei meno esperti,'degli studenti',per così dire, cercare di sforzarci  di mantenere il prodotto qualitativamente alto.

la conclusione finale è come si canta allo stadio.....................RESTA CON NOI, PROF RESTA CON NOI,RESTA CON NOI,   :-)

 

 

 

Caldarella, la smetta di dire stupidaggini in pubblico e ritorni al suo posto!

Non sono il tipo che si commuove facilmente e non mi faccia vergognare con delle sceneggiate da melodramma italico!

:-)

Scherzo, che sia chiaro!

Però condivido, il punto mio è quello: cerchiamo di fare uno sforzo ed usare il cervello, please. Quelli che poi pensano sia solo ideologia, amen. Con quelli non c'è scampo. Ma quelli che vogliono usare il cervello è capire il capibile, con quelli vale la pena discutere, ed imparare (vedi sopra osservazione di qualcuno sui derivati, che avevo totalmente mancato!)

Riprendiamo.

Prima di ritornare alla questione macro (parte finale del commento) discutiamo i commenti di GianniCiardo e di Roberto Boschi che sembrano complementari. 

Fondamentalmente i due commenti discutono vari strumenti finanziari in cui la liquidità generata dai profitti di un'azienda può essere trasformata. Come però ha già brevemente osservato Luca Albertalli, Gianni e Roberto sembrano non notare che ciò che per un'impresa è un investimento puramente finanziario per un'altra consiste in risorse da spendere in beni e servizi. Nello specifico:

- Tutte le allocazioni elencate da Gianni implicano che da qualche parte qualcuno ha domandato/comprato qualcosa con quei soldi. Se restituisco soldi alla banca, saldando un credito, questo aumenta la capacità della banca di fare credito ad altre imprese. Detto altrimenti, se saldiamo i nostri debiti stiamo risparmiando, non stiamo mettendo i soldi sotto il materasso. È verissimo che quei soldi restituiti magari non vengono investiti in un'attività produttiva ma, di nuovo, se questo succede è perché la banca che li riceve, a sua volta, sapendo di essere troppo esposta, riduce i propri debiti. Questa catena o ben finisce con qualcuno che mette i soldi sotto il materasso o non elimina domanda dal mercato. Piuttosto la direziona altrove rispetto a prima. Questo vale, in particolare, per qualsiasi acquisto di debito pubblico, perché il debito pubblico finanzia spesa pubblica. 

- Lo stesso vale per i) e ii) di Roberto, come riconosce lui stesso. Comprare azioni (in questo consistono i due casi) è un investimento. Chi li riceve quei soldi, che fa? O ben li nasconde sotto il matterasso o ben li spende da qualche parte. Non c'è via d'uscita. Quindi, che le imprese facciano buyback and M&A (cose che mi sembrano molto comuni in altri periodi) non fa sparire alcuna domanda. Semplicemente la TRASLA altrove da dove sarebbe andata altrimenti. Idem per gli altri casi iii)-v). 

Veniamo ora all'argomento secondo cui un'azienda dovrebbe investire TUTTI i profitti fatti, argomento che Roberto avanza. Non so sulla base di quali principi quel "dovrebbe" o "deve" possa essere derivato. Di certo non segue dall'ipotesi che gli azionisti, ossia i proprietari dell'azienda, ci abbiano investito per ricavarci qualcosa! Chiunque investa vorrà, prima o poi, ricavarci del consumo addizionale. Risparmiare, investire e darci dentro per poi lasciare tutto in azienda senza consumare mai è una strana cultura che (nonostante l'abbondante retorica di cui si nutre) vedo scarsamente applicata. I capitani d'impresa, alla fine, i soldi se li portano a casa, si comprano le ville, le macchine, gli aerei, le tenute ed i quadri d'autore. Vale la pena d'aggiungere che, nella misura in cui ciò che usano per queste spese sono profitti veri e non inventati a spese dei creditori o dei soci di minoranza, questa è attività sana e giusta. Per che altro dovrebbe uno rompersi tutta la vita, se poi non consuma nulla?

Ad ogni buon conto, la discussione sui principi è irrilevante e crea confusione. Se i profitti vengono distribuiti via dividendi agli azionisti e questi li consumano, si crea domanda di un tipo. Se vengono mantenuti in azienda ed investiti si crea domanda di un altro tipo. Come prima e più di prima non è che la domanda appare e scompare, semplicemente cambia di forma merceologica, si dirige in un caso verso un settore e nell'altro verso un settore diverso. 

L'affermazione secondo cui non re-investire ma consumare i profitti non crea lavoro è sia vuota che contradittoria con l'ipotesi di fondo. È vuota, perché la domanda di macchine per viaggiare crea tanti posti di lavoro quanto la domanda di macchine utensili e quale delle due domande è "giusta" lo decide ogni singolo agente economico in base a preferenze e segnali di prezzo. Se l'imprenditore non ha un investimento che gli renda abbastanza probabilmente sarà tentato di consumare i profitti o di investirli esternamente all'azienda, in titoli o altro. Ossia in domanda di qualcos'altro. Se ha investimenti interni all'impresa che gli rendano, investirà nell'impresa. Non vedo la relazione con il tema di cui si discute. Inoltre, se fosse vero che consumare crea meno occupazione che investire ... allora tutta la storia del moltiplicatore "keynesiano", della domanda pubblica e tutto il resto cadrebbe subito come un castello di carte visto che ... si fonda proprio sull'idea che è il consumo che crea lavoro! Sia chiaro, io NON sto dicendo che uno è meglio dell'altro. A me vanno bene entrambi, la gente fa ciò che vuole con i propri soldi. A me interessa solo sottolineare che l'unico effetto rilevante è che la domanda cambia di composizione, non di livello.

Andiamo avanti. Il riepilogo che Roberto fa mi sembra ragionevole ma ...

L'affermazione 1. la eviterei. Che ne sappiamo se i profitti sono max o no in questo ciclo? Io, per esempio, sono dell'opinione (da bastian contrario) che l'economia reale USA vada bene e che, letteralmente, l'UNICO settore in cui l'economia USA ha problemi sia quello costruzioni/real estate. Ho proprio controllato oggi ed il settore delle costruzioni è ancora sotto di 3-4 punti di PIL rispetto a dove era, in media, prima della crisi. Ossia, è al 2,5% del PIL invece che al 5,5-6,5% dove è stato dal 2002 al 2007! Mancano circa 550 miliardi di dollari di "domanda" all'appello, non so se mi spiego! Da sola questa cifra basta, ad occhio e croce, a spiegare almeno un 2% di disoccupazione (e notate che non sto fatturando l'indotto in questo calcolo).

Se la disoccupazione negli USA fosse del 7% tutti farebbero festa, o mi sbaglio? In altre parole: la componente occupazionale della crisi USA è completamente spiegata dal crollo delle costruzioni, che non si rimpiazzano di certo con la bio-ingegneria dalla mattina alla sera! Quindi, secondo me, i profitti di molte imprese USA cresceranno nei prossimi mesi. Insomma, lascerei stare certe affermazioni un po' da guru e mi atterrei ai fatti documentabili.

L'affermazione 2. è erronea. Come abbiamo ampiamente dimostrato vi è UNA sola maniera di tesaurizzare, che consiste nel tenere i contanti sotto il materasso o in depositi a vista vincolando le banche a non utilizzarli. Dov'è l'evidenza che questo sia successo in modo abnorme? Io sono ancora qui che l'attendo. Ad ogni modo, facciamo finta che sia vero, ossia che vi sia un aumento del contante dovuto NON alla vendita massiccia di altri titoli, che è avvenuta ed ancora avviene da tre anni a questa parte, ma perché sono i profitti delle aziende che prendono questa forma.

CONCLUDENDO. Vi è UNA SOLA maniera in cui questi profitti possono essere spariti dalla circolazione e non essersi trasformati in domanda di qualcosa. Ed è il caso, che stavamo discutendo sopra, della tesaurizzazione nella forma "soldi sotto il materasso". Insomma, trappola della liquidità, ora e sempre la "economia" keynesiana sensata a quello si riduce, con buona pace di Mike (well, ok: ci sono anche i salari nominali rigidi all'ingiù, ma quella lasciamola stare che fa diventare i keynesiani i peggiori nemici del lavoratori e poi PK ed i suoi seguaci se la prendono ...).

Ora, la trappola della liquidità è chiaramente possibile, non la escludo. Infatti, basta andare sul sito di FRED alla St Louis Fed, cercare fra gli Aggregati Monetari e si vede subito che tutte le misure di liquidità sono aumentate a dismisura dalla crisi in avanti [qui una nota sintetica che riassume tutto nel grafico]. La Banca d'Italia, nonostante il suo vasto ufficio studi e le sue migliaia di dipendenti strapagati, purtroppo non riesce neanche lontanamente ad offrire un servizio statistico paragonabile a quello offerto dalla piccola St Louis Fed, ma qualche dato (spendendo del tempo) si trova lo stesso. Ora, cosa mostrano questi due insieme di dati?

Quelli USA mostrano un'enorme espansione di contante, M1 e così via. Tutto quanto è liquido è esploso. Ma questo si deve in minima parte ai profitti delle imprese (che pure sono a dei massimi storici) ed in parte enorme al fatto che la FED ha quadruplicato o quintuplicato (vado a spanne) la sua balance sheet comprandosi di tutto in cambio di cash, ossia di riserve. Insomma, la FED ha operato un drastico cambio nella composizione del portafoglio delle banche, delle imprese e delle famiglie. Ma questo, ripeto, NULLA ha a che fare con la sparizione dei profitti del 2010-2011, infatti basta guardare i dati per notare che nel 2011 il fenomeno si è attenuato e che si sarebbe attenuato ulteriormente non fosse stato per i QEs attraverso cui la FED si è riempita di debito pubblico, monetizzandolo (cosa che, alla faccia dei soliti austriaci, io approvo in queste circostanze). 

In Italia, invece, non sembra essere successo niente del genere. Se studiate con attenzione la Section 2 del documento BdI che ho linked sopra, vedrete che il fenomeno che Roberto paventa (aumento sproporzionato di conti a vista e contanti) non appare proprio nei dati. Anzi, i dati raccontano altre divertenti storie, tutte molto rilevanti per capire cosa succeda in Italia, ma la tesaurizzazione non si vede. Rimane, ripeto, solo l'ipotesi letterale del materasso. 

Stabilito questo ora tocca farsi la domanda finale.

Ammesso e non concesso che imprese e famiglie italiane stiano nascondendo miliardi di euro sotto i loro letti perché:

- hanno paura del futuro (comprensibile, con i governanti e l'opposizione che si ritrovano),

- non pensano valga la pena investire perché non sanno come far soldi investendo nelle loro attività 

- né sanno come far soldi investendo in attività degli altri (acquisendo titoli),

- né hanno voglia di consumare i propri soldi,

(A) PERCHÈ UNA MAGGIORE DOMANDA PUBBLICA POTREBBE RISOLVERE UNO O PIU' DI QUESTI PROBLEMI? 

(B) QUALE TIPO DI DOMANDA (OSSIA SPESA) PUBBLICA POTREBBE AVERE QUESTO EFFETTO?

(C) FINANZIATA COME?

Hic sunt leones. Ora che abbiamo capito a cosa si deve, come funziona ed in quale maniera si manifesta la cosidetta "trappola della liquidità", vediamo se le soluzioni "keynesiane" sono adatte e funzionano. Il dibattito continua.

P.S. È ovvio che, a questo punto, stiamo parlando di un paese ipotetico e non dell'Italia di oggi perché, come ho mostrato sopra, in Italia non vi è alcuna evidenza di alcuna tesorizzazione in corso, letteralmente nessuna. Infatti vi è evidenza del contrario. Il che vuol dire che i problemi italiani, anche ipoteticamente e teoricamente, non sono proprio gestibili con tecniche "keynesiane". Ma oramai la discussione è diventata teorica, non pratica. Quando si discute di "economia" keynesiana finisce sempre cosi', ci sono abituato.

P.P.S. Noto, a latere, che la questione della reticenza delle banche a concedere prestiti in questo periodo - vera o presunta che sia (personalmente credo vi sia parecchio di vero, ma anche una certa esagerazione causata dai folli criteri di prestito usati sino a 3-4 anni orsono) - non ha nulla a che vedere con quanto stiamo discutendo. Se le banche non prestano il problema, evidentemente, non è che vi sia eccessiva liquidità che nessuno vuole usare ma, piuttosto, una certa scarsità di liquidità in mano al pubblico rispetto a quella che il pubblico (famiglie ed imprese) sembra desiderare. Insomma, l'opposto.

Questo è, se volete, il caso USA: il paese fluttua in un mare di liquidità, tutti son pieni di cash, le imprese, le banche, forse anche le (alcune) famiglie. Eppure, dicono, non cresce come dovrebbe. Personalmente credo dicano tutti cazzate, nel senso che invece cresce non come dovrebbe ma come può e non cresce per niente male ... ma anche questo è un altro discorso. Facciamo quindi finta che sia vero che gli USA sono in una trappola della liquidità e che le imprese USA siano terrorizzate ad investire anche se c'è liquidità sia in cassa loro che nelle banche.

Il quesito diventa allora: invece di tagliare spesa pubblica e risparmiare, dovrebbe Obama aumentare il debito pubblico di, tanto per seguire PK, un trillione di dollari (mille miliardi) e dedicare i soldi così raccolti a che tipo di spesa pubblica? Servirebbe questo? Come e perché? 

 

 

 

Ammesso e non concesso che imprese e famiglie italiane stiano nascondendo miliardi di euro sotto i loro letti perché:

- hanno paura del futuro (comprensibile, con i governanti e l'opposizione che si ritrovano),

- non pensano valga la pena investire perche' non sanno come far soldi investendo nelle loro attività 

- né sanno come far soldi investendo in attività degli altri (acquisendo titoli),

- né hanno voglia di consumare i propri soldi,

(A) PERCHÈ UNA MAGGIORE DOMANDA PUBBLICA POTREBBE RISOLVERE UNO O PIU' DI QUESTI PROBLEMI? 

(B) QUALE TIPO DI DOMANDA (OSSIA SPESA) PUBBLICA POTREBBE AVERE QUESTO EFFETTO?

(C) FINANZIATA COME?

 

 

Secondo me manca un "canale":  se gli individui del "paese ipotetico" tengono i soldi sotto il materasso perché il mercato del lavoro fa schifo e hanno paura di perdere il lavoro a breve (o sono disoccupati), lo stato può intervenire e garantire loro un reddito per, say, 12 mesi. Questo potrebbe modificare il comportamento dei consumatori.  Sbaglio?

 

provo a dire la mia sperando di non spararne troppe.

Il punto cruciale della questione mi sembra la fiducia. I supposti profitti sono tenuti sotto il materasso perchè si ha paura/sfiducia nel futuro. 

Quali sono le cause di questa paura? se fosse il crescente debito federale è chiaro che nuova spesa pubblica avrebbe effetto opposto a quello sperato (debito che cresce, paura che aumenta). Fosse il sospetto che molti consumatori sono con l'acqua alla gola, una spesa pubblica che mirasse a migliorare le condizioni del consumatore potrebbe esser benvenuta. Sospetto che la prima causa sia preponderante, ma è solo un'ipotesi (magari un'occhiata a come stanno andando i consumi può esser d'aiuto).

Se così, inflazionare un po' servirebbe. Spinge a spendere a riduce il valore del debito, agendo quindi sulla causa della paura. Attenzione a non far uscire il genio dalla lampada però. 

Evidentemente il mio ragionamento non e' stato chiaro: la mia tesi e' che in un primo momento i soldi (alla fine della catena) siano finiti principalmente in debito pubblico e che questo sia stato essenzialmente "bruciato" per comprare attivita' che non valgono il prezzo pagato.

Faccio un esempio: l'impresa I mette da parte delle riserve ossia investe in titoli a breve (compra direttamente T Bill o titoli bancari che la banca "trasforma" in acquisto di debito pubblico). Il governo ha emesso quel debito perche' ha comprato toxic assets, ha finanziato la banca, ecc.

Il passo successivo e' che I, a causa della riduzione della domanda, dovra' svalutare le sue attivita', chiudere qualche impianto e licenziare un po' di gente (oneri straordinari e di ristrutturazione).

A mio parere il processo che ho descritto e' distruzione di valore piu' che variazione della composizione del portafoglio. Infatti se il governo si indebitasse per far scavare buche e riempirle creerebbe ricchezza se il debito, invece, viene destinato all'acquisto di un titolo che vale 10 ma viene pagato a 100 prima o poi (a meno di cambiamenti drastici) quei 90 saranno semplicemente buttati.

 

 

Ammesso e non concesso che imprese e famiglie italiane stiano nascondendo miliardi di euro sotto i loro letti perché:

- hanno paura del futuro (comprensibile, con i governanti e l'opposizione che si ritrovano),

- non pensano valga la pena investire perché non sanno come far soldi investendo nelle loro attività

- né sanno come far soldi investendo in attività degli altri (acquisendo titoli),

- né hanno voglia di consumare i propri soldi,

(A) PERCHÈ UNA MAGGIORE DOMANDA PUBBLICA POTREBBE RISOLVERE UNO O PIU' DI QUESTI PROBLEMI? 

(B) QUALE TIPO DI DOMANDA (OSSIA SPESA) PUBBLICA POTREBBE AVERE QUESTO EFFETTO?

(C) FINANZIATA COME?

 

Provo (ma prof non mi tratti troppo male se sbaglio):

(A): non capisco la domanda: dipende sempre dal punto B

(B): Il problema così descritto sembra una questione di paura e incapacità di scegliere una direzione: una domanda pubblica che definisca una strategia di uscita (forse persino i famigerati "incentivi",ad esempio sull'edilizia "ecocompatibile") e soprattutto garantisca una redditività nel medio periodo (progetti di 4/5 anni con pagamento reale a 30gg di edilizia pubblica con nuove tecnologie, per esempio) potrebbe sbloccare la situazione (se ho la certezza di un cliente fisso e solvente in un certo settore vale la pena di mettere li i soldi che avevo nel materasso) e rimodulare la struttura produttiva e infrastrutturale (visto che al momento almeno in Italia è abbastanza scadente ed il mercato non lo fa da se perché preferisce il materasso).
Un altro aspetto del problema è il calo dei consumi interni (mi scuso se è un invenzione giornalistica), in questo senso misure di sostegno al reddito (alla nordica: assegno e riqualificazione mirata per un paio d'anni) potrebbero essere una buona integrazione (favorisco l'investimento delle aziende dando fiducia in una domanda interna stabile e preparando i potenziali lavoratori nei settori "incentivati").

(C): Qui sono sicuramente out of my depth e non ho gli strumenti per valutazioni quantitative, stavo per scrivere un elenco di spunti, ma alla fine corrispondono quasi completamente alla "manovra Boldrin" (che oltretutto è molto meglio descritta, ovviamente) quindi rimando a quella, segnalo solo che il punto I di tale manovra anche se non è una fonte di finanziamento sarebbe fondamentale per mitigare il principale problema di questo approccio: la credibilità dello stato nel mantenere gli impegni (altrimenti nessun intervento può avere effetto).

portare la gente ad investire e consumare?mi pare sia questo il problema.

identificare le cause e rimuoverle.

quella dall'effetto penso piu immediato: per esempio si potrebbero privatizzare e liberalizzare tutti quei mercati scarsamente concorrenziali,quindi investimenti occupazione reddito  consumi ecc e minori spese e minori tasse in percentuale sul Pil.Le nuove attività potrebbero assorbire anche parte della liquidità attraverso i propri titoli.

domanda pubblica?finanziata come?con un pari aumento delle tasse? il valore del moltiplicatore sarebbe pari a 1 ,il minimo.

con un aumento di tasse inferiore all'aumento della spesa?si dovrebbe rimuovere il problema del tetto al deficit e valutare  se Ricardo si sbagliava quando sosteneva che l'effetto della spesa sul reddito è uguale sia che sia finanziata con imposte che con debito

 

 

 

 

Bellissimo post, grazie per le pregiatissime spiegazioni. :)

A me sembra che una risposta alle 3 domande dipenda anche dal livello di indebitamento delle imprese (e dei consumatori). Per esempio, diciamo che l'immaginaria impresa Madoff ha un profitto di 10M. Ci possono essere 4 casi.

Nel primo, l'impresa non ha debiti e mette 10M nel materasso.

Nel secondo caso, la stessa mitica impresa ha debiti di 100M, e usa i 10M per pagare una parte dei debiti. In questo caso, il materasso è vuoto e Madoff deve ancora restituire 90M.

Nel terzo caso, Madoff ha debiti di 100M, ma invece di ripagarli, mette i 10M nel materasso. La ragione è che Madoff non si fida delle banche, soprattutto perché questi maledetti banchieri si sono rifiutati di fargli un prestito in passato proprio quando Madoff ne aveva disperatamente bisogno. Meglio tenersi la grana nel materasso, non si sa mai.

Nel quarto caso, Madoff ha debiti di 100M, ma non solo non li ripaga, ma fa debiti per altri 50M, che appena ricevuti, mette subito nel materasso. In questo caso, l'impresa ha debiti per 150M, ma ha 60M nel materasso. Anche qui, il motivo è che Madoff non si fida delle banche, e vuole avere il contante a tutti i costi.

Nei casi 1, 3, e 4, il materasso è ben fornito, ma il saldo complessivo dell'impresa è molto differente: +10, -90, -90. Una politica di spesa pubblica potrebbe dipendere non solo dal fatto che il materasso è pieno, ma anche dal saldo complessivo e se questo saldo aumenta o diminuisce.

 

Mi scusi prof  Boldrin il suo ragionamento mi ha fatto venire in mente un dubbio che vorrei porle.

Ho studiato che Ricardo sosteneva che finanziare l'aumento della spesa emettendo titoli  fosse la stessa cosa che finanziarlo con imposte.Dato che gli individui provano benevolenza verso le generazioni future eviteranno di consumare, lasciando quindi  in eredità, facendo si che l'aumento della spesa in deficit non determini effetti sul reddito, proprio come non ne produrrebbe se l'aumento della spesa fosse finanziato con un pari aumento delle imposte.Ma ciò presuppone che il lascito ereditario venga tenuto sotto il materasso o comunque in depositi a vista dato che come lei dice ogni impiego sotto forma diversa produce una domanda di qualcosa che va prodotta,case,oppure per esempio  titoli di imprese che raccoglieranno liquidità e l'investiranno

Sbaglio quindi dicendo che l'equivalenza ricardiana vale solo nell'ipotesi soldi in depositi a vista?

Anzi ,potrebbe non valere proprio dato che lasciarli in deposito equivarrebbe a farseli divorare dall'inflazione?

 

 

 

La cosidetta "equivalenza ricardiana" è un'ipotesi empirica su cui il dibattito è aperto ma che io, personalmente, considero come un ragionevole punto di riferimento di lungo periodo ma non necessariamente realizzata ad ogni istante nel tempo.

Essa implica, fra le altre cose, l'assoluta e totale irrilevanza di qualsiasi operazione di finanza pubblica che sostituisca tasse per debito e viceversa, dato un certo flusso di spesa. 

Per quanto riguarda invece l'effetto reale del flusso di spesa e di suoi cambiamenti di livello e composizione, la RE fa delle predizioni ambigue, che dipendono da mille ipotesi sul tipo di spesa, il suo ruolo, efficienza, eccetera. Inoltre, la RE non dice nulla di preciso in presenza di tasse distorsive, come sono quelle effettivamente usate. 

Insomma, un classico ed interessante risultato teorico che va usato con parecchi grani di sale. 

Se ti interessa, cerca Robert Barro e Ricardian Equivalence. Roberto è la persona che ha "riscoperto" (senza saperlo, sembra) l'idea di Ricardo nel 1974.

Sotto ho elencato 3 interventi:

1) acquisto di titoli tossici

2) scavare buche

3) trotificio (finanziamenti di scopo)

In tutti i 3 casi lo stato si indebita. L'aumento di reddito derivante da 1 e', a mio parere, dubbio. Si sostengono le banche ma la ricchezza e' stata gia' prodotta. L'efficacia (a parte le polemiche sui bonus e vantaggi strappati dalle lobbies) e' limitata alla preservazione della stabilita' del sistema finanziario. Si tratta comunque di un fiume di denaro pubblico.

L'aumento di reddito derivante da 2 e' duplice: a) nuovi salari che producono nuova domanda, b) presumibile redistribuzione del reddito.

L'aumento di reddito derivante da 3 e' : a) nuovi salari che producono nuova domanda, b) presumibile redistribuzione del reddito, c) aumento dello stock di capitale

In tutti i 3 casi, come ho detto sopra, non e' affatto detto l'intervento pubblico si ripaghi. Puo' darsi benissimo che prima o poi lo stato debba tagliare questi interventi e aumentare le tasse per pagare il debito contratto.

PS

Aggiungo che nel caso 3 e' possibile che lo stato non faccia altro che "regalare" soldi a coloro che avrebbero comunque effettuato gli investimenti. Mi pare di aver letto su questo sito l'esempio turco.

 

 

In tutti i 3 casi lo stato si indebita.

 

Non è detto. Nel caso concreto (vero) la Svizzera è intervenuta per mettere al riparo UBS dai titoli tossici, non usa far scavare buche, e in misura modesta si dedica ai trotifici perché tanti chiedono che lo Stato faccia qualche cosa e quindi per tacitare gli illusi qualche cosa va fatto (sapendo che non serve a cambiare la realtà ma che cosi' si tacitano le richieste e si fa la bella figura di aver fatto qualche cosa).

La svzzera non si è indebitata, anzi ci ha pure guadagnato perché in cambio dell'operazione aveva preteso asset che dopo il salvataggio hanno acquistato valore. Una volta venduti, hanno portato in piu' riprese centinaia di milioni nelle casse dello stato elvetico.

Lo stato si indebita solo che se non aveva preventivato la spesa e/o se non riesce a trasformare l'operazione di aiuto alle banche in un'operazione di successo economico, che porta in cassa piu' soldi di quelli spesi. Oggi la Svizzera è insieme alla svezia il paese industriale europeo con meno debito pubblico (tralasciando gli staterelli tipo lussemburgo, san marino, liechtenstein, andorra e compagnia).

Non è detto che l'intevento statale si ripaghi? Dipende dalla qualità dei governanti. Con quelli italiani se in decenni hanno prodotto solo debito è difficile che siano capaci in pochi mesi di invertire la rotta mentre quelli che in 40 anni hanno saputo tenere sotto controllo i bilanci pubblici è probabile che di fronte ad una crisi sappiano come reagire e riportare poi il tutto in pareggio, anzi, guadagnandoci. In dettaglio il governo CH aveva prestato a UBS 6 miliardi di franchi (in cambio di azioni) e poi le hanno rivendute a crisi finita a 7.2 miliardi, mettendo nelle casse 1.2 miliardi.

 

 

 

ecco la fonte dei 1.2 miliardi

Il consorzio bancario incaricato dal DFF di collocare le azioni UBS ha potuto vendere le 332,2 milioni di azioni a investitori istituzionali in Svizzera e all'estero a franchi 16.50 per azione. Il diritto al pagamento delle cedole del prestito è stato rivenduto a UBS dietro un compenso in contanti di circa 1,8 miliardi di franchi. Il ricavato di questa vendita ammonta in tal modo a circa 7,2 miliardi di franchi con valuta 25 agosto 2009. Di conseguenza la Confederazione ha conseguito un ricavo netto di circa 1,2 miliardi di franchi dal suo impegno nei confronti di UBS.

Qianto alle riserve auree appartengono alla Banca, non ai cittadini. Mi pare che pari regola sia in vigore nella UE. Se sarà un affare oppure no lo vedranno tra qualche anno.

Ascolta quello che hai riportato ora l'avevi gia' linkato l'altro giorno. Io l'ho conteggiato quando ho citato il guadagno di 800 milioni di euro = 1,2 mld di franchi svizzeri.

Riguardo le riserve della banca centrale credevo di aver detto una cosa pacifica dicendo che appartengono ai cittadini/al paese. Se cosi' non la pensi allora cambio ragionamento: per quanto ne sappia almeno i 2/3 dell'utile della banca deve essere destinato ai cantoni. Nel caso in cui quei 24 mld di dollari dovessero essere pagati dalla BNS allora il costo per la collettivita' potrebbe essere i 2/3 di 24mld.

 

mi rendo conto che mai ti passo' per il capo.. ma vender la Rai e gli organi dei vari contessaDandini-(s)Fazio-M(')arrazzo-M('a)rzullo-Min(i)olini al miglio offerente?

chi ha detto che un semi-demente "la Porta" debba ricevere soldi dai contribuenti?

e' pregato di non citare "zaccaria" che prende la pensione dalla rai....

Si, sono due operazioni distinte. La prima (acquisto di azioni) si è già conclusa con un ricavo di 1.2 miliardo di franchi e la seconda non si è ancora conclusa. Non mi sembra che stiamo dicendo cose diverse.