Voltremont (2010) - the model

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Giulio Tremonti ha un modello e ce lo va a spiegare. E' La prova definitiva che Voltremont ha potere e responsabilità del tutto inadeguati al suo genio.

Il mio vicino di casa, Samuele, mi ha invitato a cena. Samuele è un impiegato di banca e, facendo seriamente il proprio mestiere, è abbonato a Bancaria, la rivista dell'ABI. Aveva sul divano l'ultimo numero (luglio-agosto 2010). L'ho aperto quando l'interesse nel preliminare di Champions è calato, dopo la terza sberla che la Sampdoria ha preso dal Werder Brema.

Noto un articolo di Voltremont, sono sicuro che è suo alla sola lettura del titolo: "Da dove veniamo, dove siamo, dove andiamo. Il nuovo ruolo dell'Europa." Leggicchio.

La prima parte, "da dove veniamo", è la solita solfa: veniamo dalla caduta del muro di Berlino bla bla, il WTO nel 1994 bla bla, c'entra pure la Cina nel 2001 bla bla, la crisi bla bla. Tutto troppo in fretta. Conclusione:

Il mercato è diventato globale, ma il diritto è rimasto locale. [...] È questa l'origine della crisi [...]. Tempo e metodo della globalizzazione potevano forse essere un po' più saggi, un po' più lunghi. Forse così avremmo potuto evitare la crisi.

Iniziando a leggere la seconda parte, "dove siamo", un brivido mi ha percorso la schiena, qualcosa che somigliava a un'emozione, a un principio di illuminazione. Si legge infatti nelle prime tre righe:

La nostra realtà, la realtà del tempo presente, può essere graficamente stilizzata tracciando su un foglio due assi: uno orizzontale e uno verticale.

Vai, mi son detto, Voltremont ha un modello! Me lo sta per spiegare! C'è un modello, uomo di poca fede che non sono altro. Finalmente capirò qualcosa. Ma tu guarda se dovevo imbattermici per caso, in una a me sconosciuta rivista bancaria lasciata per caso sul divano, io che per cercarlo ho scrutato scritti, pensieri, parole del nostro sui più prestigiosi quotidiani nazionali, e nei testi dei più prestigiosi editori nostrani (e giapponesi, anche). Oh quanto è vero che le perle più preziose si nascondono in fondo al mare!

Allora ho preso carta e penna per prendere appunti e seguire la spiegazione. Fatelo anche voi. Ecco la spiegazione, che continua da sopra (scusate è lunga e devo anche trascriverla a mano perché l'articolo non è disponibile online):

 

L'asse orizzontale è quello dello spazio. Un asse su cui (per effetto dei computer) si allineano e si scambiano, in tempo reale, quantità globali di capitale, fisico e finanziario, di prodotti, di merci, di lavoro.

Oggi, nell'estate del 2010, guardando su questo asse, vediamo che l'economia reale ha più o meno ripreso a funzionare, dopo la crisi.

L'asse verticale è invece quello della finanza. Un tempo - un tempo non remoto, appena venti, quindici anni fa, - per ogni operazione reale fatta sull'asse orizzontale (la cessione di un container, di un barile di petrolio, di un busherl di grano [ndr: si, c'è scritto proprio così: busheRl. Errore di stampa? Ingenui... Ignoranza dell'inglese? Ingenuissimi... Dev'essere una parola francese che descrive qualche processo della psiche associato al commercio di cereali!], di un bond) c'erano normalmente non più di quattro transazioni finanziarie: il pagamento del prezzo, l'assicurazione sullo scambio, l'assicurazione contro il rischio di cambio, l'assicurazione contro il rischio di tasso.

Oggi, sviluppate nella forma dei contratti derivati, divenuti non assicurativi ma speculativi, ci possono essere a catena anche venti operazioni finanziarie.

In specie, il volume delle operazioni over the counter oggi è tornato ai livelli ante crisi del 2008. È così che la finanza ha cessato di essere solo un mezzo, un mezzo strumentale all'economia reale, ed è diventata qualcosa di superiore e diverso. Non più solo un mezzo, ma una massa fine a se stessa.

Una massa che ha oggi una dimensione potenzialmente illimitata, ma immanente e incombente sull'economia reale. Incombente dall'alto verso il basso, dal verticale all'orizzontale, nella forma del rischio sistemico.

Come è già stato nel 2008.

Com'è nella sequenza di un videogame: arriva un mostro, lo batti, ti rilassi, subito dopo arriva un secondo mostro... più grande del primo!

 

I miei appunti appaiono così, e i vostri?

invaders

 

La terza parte, "dove andiamo", non c'è bisogno di leggerla. Poco lontano.

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Commenti

Ci sono 75 commenti

dimostra forti lacune di geometria analitica.

qui invece azzeccò il supporto ma non il contenuto

insomma , non ne azzecca mai una

 

 

War Of Voltremont

 

 

giulio, la rivista sulla quale ha scritto Voltremont possiede mezzi e strumenti illimitati che tu sottovaluti. E non farti trarre in inganno dall'editore. Ad esempio nell'ultimo numero compare l'articolo "La riforma dei requisiti prudenziali e la proposta di un Fondo di risoluzione per la gestione delle crisi" di Rainer Masera, Guido Carli, Giancarlo Mazzoni. L'abstract (in inglese) comincia osservando " Greek crisis emphasizes the link between sovereign debt and large European banks' exposures". Il secondo dei tre autori é deceduto quasi venti anni fa. Se riescono a far scrivere qualcuno dall'oltretomba sulla crisi greca, é ben possibile che chi vi scrive viaggi su dimensioni diverse dal tuo banale piano cartesiano.

 

sicuro non si tratti di questo ?

Risolto il mistero: gli autori sono solo due Rainer Masera e Giancarlo Mazzoni.  Il primo appare come

"Rainer Masera LUISS Guido Carli"

che significa che insegna presso la scuola che porta il nome del famoso governatore.

Nel preparare l'indice, la rivista ha per svista o nostalgia inserito anche il nome del banchiere centrale scomparso tra gli autori.

..... del modello "Topolino", ideato ad personam per la mente matematica di sua eccellenza "comunione & falsificazione", aka Maurizio Lupi?

ma come?

neanche l'evidenza accetate più sinistra!!? In tutto il mondo non c'è un paese che abbia una situazione migliore della nostra.. qui nessuno dice che ce la passiamo bene.. ma dopo i danni del governo e la crisi mondiale, nessun governo ha reagito meglio del nostro.! Grazie a nome di tutti noi presidente Lupi

qui il verbo

 

 

 "comunione & falsificazione", aka Maurizio Lupi?

Manca il secondo nome. Corretto è "Comunione, fatturazione & falsificazione".

A me sembra che l'interpretazione del modello sia oltremodo benigna. Uno sforzo erculeo di dare parvenza logica a un delirio. E' uno sfoggio di ignoranza di un ordine di grandezza molto superiore a quello che le tue note sembrerebbero indicare. Prendiamo la frase iniziale

L'asse orizzontale è quello dello spazio. Un asse su cui (per effetto dei computer) si allineano e si scambiano, in tempo reale, quantità globali di capitale, fisico e finanziario, di prodotti, di merci, di lavoro.

Con tutta la buona volonta' non capisco nemmeno lontanamente cosa voglia dire. Un asse che rappresenta lo spazio deve avere un'unita' di misura in metri, chilometri, leghe, piedi etc. Un asse che rappresenta lo spazio dove si allineano per effetto dei computer (ma che ha bevuto?) merci e capitale fisico, lavoro (espresso in che unita' di misura? in millimetri?) e capitale finanziario non esiste. Punto e basta. E' solo il parto di una mente malata. Mi meraviglio dell'ABI che dimostra di essere un'accozzaglia di lacche' (altro che banchieri), pubblicando roba del genere.

 

Fabio scusami, ma secondo me lo sottovaluti. E' un raffinato intellettuale e te lo dimostro in quattro e quattr'otto.

Il suo asse orizzontale comprende molte dimensioni. E' chiaro che ha in mente una versione multidimensionale della curva di Peano. (Ci dev'essere sotto qualcosa di piu' profondo, senno' non mi spiego la frase sui computer. Immagino qualcosa relativo a Turing.)

L'unita' di misura probabilmente e' il piede: per fare le cose coi piedi, servono - appunto - i piedi.

 

Mi meraviglio dell'ABI che dimostra di essere un'accozzaglia di lacché (altro che banchieri), pubblicando roba del genere.

 

L'unica cosa che non capisco è la meraviglia! Di cosa ti meravigli, Fabio? I membri dei consigli d'amministrazione delle banche italiane non siederebbero lì dove siedono senza l'assenso ed il supporto dei ministri del Tesoro degli ultimi 10-15 anni, fra i quali Voltremont regna sovrano. Sono suoi lacché per definizione: li ha messi li' lui, da Intesa a UniCredit, passando per tutto quanto sta loro in mezzo.

Probabilmente l'articolo del troppo compreso Genio è stato inserito come intermezzo comico in una rivista densa e pensosa.

La frase:

"Tempo e metodo della globalizzazione potevano forse essere un po' più saggi, un po' più lunghi."

mi sembra l'esempio più evidente della mentalità del tipo in questione.

Nel 1974 di fronte all'evidenza che la produzione tessile dei paesi in via di sviluppo poteva essere imbattibile come costi di produzione ai livelli medio bassi di prezzo sono state decise con l'accordo multifibre delle quote di importazione , queste quote alla scadenza del detto accordo nel 1995 sono state smantellate gradualmente nel giro di 10 anni, nel 2005 qualcuno si è reso conto che  l'importazione magliette e  camicie da mercatino rionale di provenienza cinese avrebbero buttato fuori dal mercato un buon numero di imprese che non si erano minimamente preoccupate di ristrutturarsi o di passare a produzioni a valore aggiunto maggiore.

Sarò ingenuo, ma il fatto che piccoli imprenditori tessili di mia conoscenza si sono salvati tranquillamente facendo gli investimenti giusti mi fa pensare che il periodo di protezionismo sia stato anche troppo lungo, essere costretti ad affrontare la concorrenza cinese 10 anni prima sarebbe stato uno shock più sopportabile per moltissime imprese,  mentre così si sono nascosti i sintomi lasciando allla "malattia" tutto il tempo di peggiorare.

Insomma ritenere una transizione che è in corso da 35 anni TROPPO VELOCE è puro delirio.

Volendo tentare un'interpretazione, per "spazio" intende "beni reali", mentre per "finanza" intende "servizi finanziari", con un terzo asse (variabile dipendente) dove si colloca lo stato totale dell'economia (PIL?). Certo è che il tono altisonante e mistico che cerca di dare ad ogni sua esternazione riguardante l'economia non aiuta qualsiasi tentativo di prenderlo sul serio. 

 

Possiamo però dire che "the model" di Tremonti per quanto riguarda idee e ardite metafore è sicuramente Carl Schmitt e specialmente uno smilzo libretto chiamato "Terra e mare". Nella postfazione dell'edizione Adelphi Franco Volpi scrive:

Come si legge in Terra e mare, l'uomo è per natura un animale terrestre, e la terra ha rappresentato per lui, nel corso della storia millenaria, lo spazio naturale da occupare e colonizzare (Landnahme). Così è stato per secoli. Fino a quando nell'età moderna, in virtù della collocazione insulare e grazie allo sviluppo delle tecniche di navigazione, gli inglesi hanno realizzato una vera e propria conquista del mare (Seenahme), e quindi del globo. E' statà una grande rivoluzione spaziale - di cui Terra e Mare ci racconta la storia - che ha avuto conseguenze determinanti sul modo di concepire gli ordinamenti politico-giuridici, i rapporti internazionali fra gli stati...

(Nel libro di Schmitt ci sono due capitoletti che si intitolano "Che cos'è  una rivoluzione spaziale" e "La prima rivoluzione spaziale planetaria")

In un'intervista al Corriere della Sera che ricalca quasi alla lettera alcune considerazioni dell'articolo citato nel post Tremonti dice:

Possiamo fare il punto sul quaderno della nostra vita, sul quadrante della nostra storia. Lo possiamo fare prendendo un foglio di carta e tracciandoci sopra in croce due assi, uno orizzontale e uno verticale. L’asse orizzontale è quello dello spazio. Lo spazio si è improvvisamente dilatato; improvvisamente perché venti anni, quanti sono gli anni che vanno dalla caduta del Muro di Berlino a oggi, sono in senso storico un tempo minimo, un tempo interno alla vita di ciascuno di noi, e non come è sempre stato per le grandi trasformazioni un tempo di lunga durata, scandito sul ritmo lento del passaggio da una generazione all’altra. Ora, superate le vecchie barriere, lo spazio è venuto improvvisamente a coincidere con il mondo e nel mondo in un tempo che va dal rapido all’istantaneo circolano masse enormi di persone e di merci, di capitali e di informazioni.

Quasi alla fine di Terra e Mare Schmitt scrive:

(...) il mutamento del concetto di spazio prodottosi con il nuovo stadio della rivoluzione spaziale. Un mutamento non meno profondo di quello, a noi già noto, dei secoli XVI e XVII. Allora gli uomini trovarono il mondo nello spazio vuoto. Oggi non concepiamo più lo spazio come una mera dimensione in profondità, vuoto di qualsiasi contenuto pensabile. Lo spazio è diventato per noi il campo di forze dell'energia, dell'attività e del lavoro dell'uomo. Soltanto oggi diventa per noi possibile un pensiero che in ogni altra epoca sarebbe stato impossibile, e che un filosofo tedesco contemporaneo [Heidegger] ha così espresso: non è il mondo ad essere nello spazio, bensì è lo spazio a essere nel mondo. 

 

 

Se wikipedia dice il vero, Terra e Mare venne pubblicato nel 1954. Ossia, questa menata dello spazio che si riconfigura e si fa corto gironzola da più di mezzo secolo. So much per lo spazio che è venuto ''improvvisamente'' a coincidere con il mondo, come dice Voltremont.

E' il secondo venerdi' di Ramadan e visto che gozzoviglie e bagordi pubblici sono proibiti il mio umore ne risente. Quindi spero mi perdonerete un giudizio tranchant. Non ho letto Terra e Mare, ma dalle citazioni che leggo ho la netta senzazione che anche Schmitt dica un mucchio di boiate senza senso.

Con tutto il rispetto ,Schmitt ha utilizzato le sue ardite metafore e le sue idee per difendere le leggi razziali e la teoria della spazio vitale di Hitler, forse non nella smilzo libretto ( che è del 1942 ), ma certamente in gran parte dei suoi scritti, che poi ha rinnegato come pure "opinioni personali" per salvare le chiappe al processo di Norimberga, detto questo penso che a Zamax dovrebbe fare abbastanza schifo Schmitt sopratutto per i suoi scritti Dottrina della costituzione (1928), Il custode della costituzione (1931) e Legalità e legittimità (1932) sulla Sacralità della Costituzione, che attualmente dalle sue parti non va molto di moda.

Oltre a ciò la differenza principale tra Schmitt  e Tremonti è che il secondo è un tipico "postmoderno" che accumula citazioni a raffica dalla Bibbia a Marx, da Schmitt a Braudillard per coprire il vuoto di idee e la sua incapacità di affrontare le sue responsabilità.

 

Zamax ha detto forse di essere un fan di Carl Schmitt o di Tremonti? Per quanto riguarda Tremonti - e anche i suoi smilzi libretti - ha detto la sua qua:

http://zamax.wordpress.com/2009/10/21/le-fissazioni-di-tremonti/

Carl Schmitt è stato un profondo pensatore conservatore-reazionario. Alla fine sbagliava, ma era profondo. Tremonti ne è stato influenzato, e credo che da qualche parte il ministro l'abbia anche scritto o detto. Ma molto, molto di più di quanto volesse far intendere. Perché Schmitt è un nome scomodo, a causa dei suoi legami col regime nazista.

Una delle sue idee di fondo, per dirla in parole semplici e forse non troppo corrette, è che la nascita dell'impero marittimo britannico significò una vittoria del diritto commerciale sul diritto internazionale, o del diritto privato sul diritto pubblico. Che questo abbia portato ad un epocale scardinamento dell'ordine mondiale; che sia stato traumatico perché il mondo non vi era preparato; che esso avesse una forte carica universalista e millenarista, non estranea ad una prima apparizione di ideologie cripto-totalitarie con la rivoluzione francese. In pratica, riprendendo il tema di Terra e Mare, con l'affermazione della potenza inglese il mondo andò incontro alla "prima rivoluzione spaziale planetaria" senza rendersi conto delle conseguenze. Di qui i guai (secondo Schmitt).

Io credo che Tremonti abbia ripreso la stessa idea o la stessa immagine. Anche per Tremonti l'apertura alla Cina, all'India ha rappresentato una "rivoluzione spaziale planetaria" cui l'Occidente è andato incontro senza rendersi conto delle conseguenze. Che vi sia talmente attaccato, a questa immagine, che adesso, per spiegarci i guai della "finanziarizzazione" dell'economia s'inventa uno spazio "verticale" - una nuova dimensione - che viene a turbare uno spazio economico-finanziario di tipo orizzontale pacificato e ben sedimentato nel quale il "diritto" è funzionale all'economia "reale".

Io cerco solo di entrare nella testa di Tremonti. E non credo di sbagliare di molto.

 

 

..scritti, che poi ha rinnegato come pure "opinioni personali" per salvare le chiappe al processo di Norimberga..

 

Qui la sua difesa. L'uomo era abile e intelligente ma, come dice il poeta,

 

Si factis mancant homines, incaga parolis,
baiantesque canes lunae dic esse codardos.

 

 

Se Zanella è un economista e giudica ridicolo (come peraltro è) il modello di Voltremont come giudica per esempio il modello di Stiglitz-Weiss le cui assunzioni sul razionalmento del credito sono ancora piu' assurde di quelle del nostro ministro (sic!).

Per esempio le banche non saprebbero discriminare la rischiosità dei debitori, il modello ideale sarebbe uno in cui siamo tutti perfettamente informati, i costi sono oggettivi come i benefici, le utilità sono cardinali, definite nel continuo, etc.

In altre parole la banalità di Voltremont è infinitamente piu' "credibile" delle modellistica del mainstream

 

 

Se Zanella è un economista e giudica ridicolo (come peraltro è) il modello di Voltremont come giudica per esempio il modello di Stiglitz-Weiss le cui assunzioni sul razionalmento del credito sono ancora piu' assurde di quelle del nostro ministro (sic!).

Qui non e' questione di credibilita' delle assunzioni (cosa pressoche' irrilevante nelle scienze sociali come in quelle naturali) ma di sensatezza del modello.

Un modello basato su assunzioni in-credibili ma logicamente coerente e' infinitamente piu' utile di un modello aderente alla realta' che non ha ne' capo ne' coda o che, come nel caso in questione, non ha neppure una vertebra tra capo e coda.

Siccome è una notte di (passata da poco) mezza estate, cazzeggiamo in allegria che non fa mai danno.

Lungi da me voler difendere i modelli di Stiglitz@Co su credit constraints che, nonostante la loro fama mondiale fra i cretinetti in cerca di risposte facili a problemi difficili, io considero, senza l'umiltà che altrimenti mi caratterizza, perfetti giochetti utili a spiegare il sistema creditizio nel pianeta 3424-2548i della galassia GHRASM745, ma non quello del pianeta Terra. Però, permettimi, Voltremont se li frega alla grande.

- Che le banche NON sappiano discriminare la rischiosità dei creditori è stato ampiamente provato non solo mille di volte nella storia di ogni banca, ma dall'ultima crisi creditizia (quella, per capirsi, che stiamo ancora vivendo) in modo definitivo. O no? Le banche sopravvivono e lucrano su due cose, o tre: poteri di monopolio, affari fatti nei parties o nei golf clubs, e la legge dei grandi numeri. Tutto il resto è noia.

- Che il modello ideale sarebbe, o dovrebbe essere, quello in cui siamo tutti perfettamente informati, non vedo perché ti dia fastidio! Questa non è un'ipotesi del povero Joe, ma di tutti quelli che credono che esista l'informazione perfetta e completa e che sia un concetto anche solo formalizzabile in un mondo altro dal gioco di Man against stupid Nature. Però, alla fine, come "ideale" niente da eccepire. Lui mica sostiene che descrive la realtà, anzi tutto il contrario. Insomma, un punto per Joe.

- I costi non sono oggettivi? E cosa vuoi che siano? Aggettivi? Dai, i costi costi sono, echecazzo! Idem per i benefici! O ben esistono o ben no. Che poi si SAPPIA CALCOLARE cosa sono o non sono, è altra storia! Non confondiamo il mondo con la nostra, malridotta e sognante, comprensione del medesimo!

- Poi vai sul tecnico, e qui te la passo ma non conta. Sono semplificazioni secondarie e poi, credimi, Camillo Padoa Schioppa ha provato, a mio avviso in modo definitivo, che l'utilità delle scimmie è cardinale. Io son disposto a scommettere, per continuità genetica, che anche quella degli umani lo è. Per quanto riguarda l'ipotesi del continuo e l'assioma di scelta, beh dai ... vuoi mettere gli assi di Voltremont da Calalzo?

 

 

Camillo Padoa Schioppa ha provato, a mio avviso in modo definitivo, che l'utilità delle scimmie è cardinale.

 

Vedi qua:

 

In recent years, we found that individual neurons in the orbitofrontal cortex (OFC) encode the value monkeys assign to different juices when they choose between them. Neurons in the OFC encode the subjective value, as opposed to any physical property of the juice. The representation of value in this area is rather abstract. The activity of OFC neurons does not depend on the visuo-motor contingencies of choice, and it is invariant for changes of menu. In other words, the activity encoding the value of one particular good does not depend on what other goods are available at the same time. Such menu invariance may underlie preference transitivity, a fundamental trait of economic choice.

 

 

 

- Che le banche NON sappiano discriminare la rischiosità dei creditori è stato ampiamente provato non solo mille di volte nella storia di ogni banca, ma dall'ultima crisi creditizia (quella, per capirsi, che stiamo ancora vivendo) in modo definitivo.

 

Credevo che l'ultima crisi fosse dovuta al fatto che le banche avessero scientemente prestato denaro a chiunque sapendo che poi avrebbero potuto scaricare il rischio su altri soggetti.

 

 

Grazie per l`attenzione ma forse prima di dare del "cretinetti" a altri sarebbe bene riflettere su quello che si fa tutti i igiorni come economista

Tentero` di rispondere brevemente ai vari pounti anche se alcuni fanno cadere le braccia

Ovviamente non solo le banche ma tutti sbagliano. La domanda da porsi sarebbe perche´ in occasione delle crisi non solo le banche ma imprenditori, managers, investitori sbagliano su cosi´ vasta scala. In altre parole le banche contrariamente a quello che dice Stiglitz discriminano in base al rischio ma nessuno e` infallibile sebbene Stiglitz nei suoi modelli assuma il contrario

Il modello ideale doverebbe dare fastidio non solo a me ma a qualsiasi essere pensante per il semplice fatto che e´ irreale e irrilevante visto che i suoi prezzi e quantita´ non servono per decidere a nessuno, e` istantaneo e non assume costi. Dovrebbe dare fastidio perche` e` come assumere che visto che i cavalli non sono unicorni bisogna allora cambiare la testa ai primi. Si tratta in breve della famosa "nirvana fallacy". Stiglitz (e in qualche modo Tremonti) comparano poi la "realta`" a un modello irreale, irrealizzabile e irrilevante e non invece a quello che seguirebbe a seguito dell`intervento dello stato o dell`ente regolatore

I costi non sono oggettivi ma soggettivi. Per farla semplice un costo infatti non e` altro che il beneficio perso nell`impiegare una data risorsa  in un uso anziche` in un altro e questo valore non puo` che essere nella mente del decisore e solo nel momento della scelta. Il suo valore non puo` che dipendere dal fine e dal suo valore. I costi che hai in mente tu sono grandezze contabili, storici....non te la prendere ma e` una confusione abissale. Forse tra le letture per il weekend potreste suggerire per esempio la collezione di saggi Buchanan "Cost and choice", contiene molti saggi di molti economisti in tema. Si trova anche gratuitamente su Internet

Per le utilita` sei riuscito a farmi sorridere: io parlavo di uomini, forse bisognerebbe prendere in considerazione che questi non sono atomi o animali e quindi assumere metodologie di altre scienze in economia dovrebbe essere oggetto di attenta riflessione ...anche se capisco che molti economisti probabilmente non hanno ancora superato quello stadio evolutivo.:-)

Spero davvero di seguirvi nei prossimi giorni

 

ho l'impressione che il 3-d , benché abbia prodotto dotte disquisizioni e citazioni , sia andato O.T.

Io avevo inteso che l'autore chiedesse aiuto a produrre il grafico suggerito da Voltremont che fosse più soddisfacente di quello che lui era riuscito immaginare.

Si sa che i grafici servono a comunicare in modo sintetico e convincente le tesi esposte tanto che Voltremont stesso l'aveva suggerito.

Purtroppo oltre l'evocazione degli assi cartesiani e di un'improbabile terza dimensione , il computer,  mi pare non sia andato oltre. 

Oppure è troppo intelligente per me.

Per vedere quale è il caso mi piacerebbe vedere qualcuno che risolvesse questo maledetto rebus.

 

 

Dopo l'intervento tenuto dal troppo compreso genio al Meeting di rimini, adesso sappiamo che i modelli che utilizza sono in realtà elaborazioni di Berlinguer del 1977. E non c'è da meravigliarsi.

Notate la sempre ricorrente, ferrea coerenza del nostro:

Né lo sviluppo si fa per decreto o con la Gazzetta Ufficiale [...]. Si dovrà legiferare per facilitare l’aggregazione di imprese e i network di produzione.

Por'a noi! L'avevamo scritto che e' il Signore Confuso.

Il giornalista riporta che

Il professore sale in cattedra e in un mix tra lezione universitaria e programma di governo [...]

Ecco spiegate le eccellenti qualita' dell'universita' italiana e del governo!

E giu', i ciellini, a spellarsi le mani dagli applausi!

 

Dopo un breve scambio di email con il Prof. Mario Gilli, approdo su Noise From Amerika per leggere qualche cosa su Giulio Tremonti, su consiglio dello stesso Gilli.

Vorrei commentare "L'intervista di Tremonti a Repubblica. Una traduzione", ma non è possibile farlo perché manca lo script. Lo faccio qui allora, perché tanto il tono è lo stesso, e cioè quello dell'odio antropomorfo.

Mi chiedo come sia possibile arrivare quasi ad insultare una persona solo per il fatto di essere sé stessa, solo perché esprime semplicemente le proprie idee e la propria personalità, bella o brutta che sia.

È noto il caratteraccio di Giulio Tremonti, è a tutti noto che è un professore di diritto tributario.
Inoltre tutti sanno che ha fondato uno studio legale e tributario - Tremonti Vitali Romagnoli Piccardi e associati - che gli ha fatto guadagnare milioni e milioni di euro.
Si sa che ora non fa più parte di quello studio che ha contribuito a fondare, perché fa il Ministro dell'Economia nel Governo della Repubblica Italiana.

Ce ne è abbastanza per stimolare nei nostri connazionali la maggiore delle sue virtù: l'invidia e la gelosia... Potevate limitarvi a criticare l'economia di Giulio Tremonti, e vi ritrovate a fare le pulci al vicino di casa, perché parla forbito, perché ha una bella macchina, perché frequenta persone importanti.

Da comunisti accademici quali siete, in realtà volete fare "lo sviluppo con la Gazzetta ufficiale", e come Veltroni fare gli americani guardando i film al cinema.

Come mi disse un noto musicista (comunista) negli anni '90: la politica è l'arte del compromesso. Non so di chi è la frase, ma rende molto bene l'idea di un lavoro non proprio facile, dove si rende conto non ad un cliente, ma a tutto il popolo che si governa.

Sull'Illuminismo e sul mercatismo: il collegamento sta nel passaggio dalla liberazione dal dogmatismo al dominio del libero arbitrio.

Cheers, mate!

 

Il post veramente chiedeva un aiuto per l'interpretazione del grafico "descritto" da Tremonti.

Lei , vista la vicinanza culturale , ci può dare una mano

waylon smithers, senza dubbio.

 

Lo faccio qui allora, perché tanto il tono è lo stesso, e cioè quello dell'odio antropomorfo.

Ce ne è abbastanza per stimolare nei nostri connazionali la maggiore delle sue virtù: l'invidia e la gelosia... Potevate limitarvi a criticare l'economia di Giulio Tremonti, e vi ritrovate a fare le pulci al vicino di casa, perché parla forbito, perché ha una bella macchina, perché frequenta persone importanti.

Da comunisti accademici quali siete

L'amore vince sempre sull'odio e sull'invidia.

Comunisti!

Cara vecchia Italia, quanto mi mancherai l'anno prossimo.

Speriamo.

 

 ops.

 

Porello il sor Giulio, fa quasi tenerezza. E' andato fino a Parigi per citare se stesso in "Bancaria", pari pari la cosa del mostro dei videogame.

Poi voleva citare Churchill, che disse "let Europe arise" e gli e' scappato "let the Europe arise"

Avra' mica voluto fare una sottigliezza sottile sottile come quella del transfert riferendosi infatti a the Europe, la band che negli anni '80 cantava THE FINAL COUNTDOWN, inteso come il conto alla rovescia per la nuova crisi finanziaria prevista dal ministrone nostro?