Avevo previsto che Renzi
i) avrebbe fatto approvare alcuni provvedimenti demagogici. Avevo ragione, anche se francamente pensavo a qualcosa di molto più modesto del decreto degli 80 euro.
ii) Avrebbe fatto approvare una legge elettorale maggioritaria, ‘necessaria per poter essere rieletto’ e la trasformazione del Senato in camera delle regioni, come provvedimento anti-casta. Ci sta provando, con fatica, ma l’impegno è chiaro.
iii) Non avrebbe chiesto elezioni politiche anticipate prima dell’approvazione della riforma del Senato, venendo incontro agli interessi dei suoi alleati. In effetti, dice sempre di voler aspettare la fine della legislatura e razionalmente gli conviene. Più si va avanti nel tempo, più una ripresa economica è probabile. Inoltre, votando con la legge attuale (il Porcellum modificato) rischia fortemente di non avere la maggioranza dei seggi. Una volta approvate le riforme avrà un’arma di ricatto formidabile per costringere il parlamento a fare quello che vuole.
Sembrerebbe quindi che io ci abbia azzeccato abbastanza. Ma aspettate prima di chiedermi i numeri del lotto. Infatti, mi ero sbagliato su due punti essenziali
Primo, contrariamente alle mie previsioni, Renzi ha fatto almeno una riforma, il Jobs Act (insufficiente, ma comunque meglio di niente) e ne ha messe in cantiere altre (legge sulle banche popolari, riforma della pubblica amministrazione, riforma della giustizia etc.) anche se non è chiaro se arriveranno in porto e quanto saranno incisive nella loro (eventuale) versione finale.
Secondo, avevo notevolmente sottovalutato le capacità di Renzi. Mi sembrava bravo – ed infatti ho scritto che ''finora ha dimostrato un intuito politico superiore a quello di tutti i suoi avversari, compreso lo stesso Berlusconi (e questo è un complimento)''. Si è dimostrato un fuoriclasse nella tattica politica, come ormai riconosciuto persino da Scalfari. Pensavo per esempio, che ''Forza Italia potrebbe esplodere nella guerra fra gli eredi'' di Berlusconi – ed invece l’ha fatta esplodere molto prima. Pensavo che Renzi ''potrebbe presentarsi alle elezioni con buone probabilità di successo'' – ed ha preso il 40.8%. È riuscito a bloccare l’ascesa del M5S (vi ricordate le previsioni del sorpasso alle europee?) aiutato dall’insipienza politica di Grillo. Ha ridotto gli alleati a comprimari, disposti a votare qualsiasi cosa pur di evitare le elezioni e la propria scomparsa politica. Infine, sta profittando dell’ascesa della Lega, l’avversario di destra ideale. A questo proposito, mi domando se la sua reazione sprezzante alla rottura del patto del Nazareno, invece di essere, come ritenuto da molti commentatori, manifestazione di arroganza e presunzione giovanile, non sia una scelta politica. Spingendo Berlusconi fra le braccia di Salvini renderebbe impossibile rifare una coalizione di destra con NCD alle prossime regionali e quindi darebbe ottime chances al PD di vincere anche in Veneto e Campania. Sarebbe un trionfo. Non è detto che gli riesca tutto. In particolare, non è chiaro se riuscirà a raccogliere abbastanza ''responsabili'' per garantirsi l’approvazione delle riforme se la sinistra PD riprendesse a fare ostruzionismo. Ma se ci riuscisse, sarebbe quasi sicuro di vincere le prossime elezioni e quindi di governare a lungo.
A questo punto, la domanda vera è un’altra. Stabilito che Renzi è il meno peggio ora (e presumibilmente nel prossimo futuro), sarà anche sufficiente per fermare il declino? Su questo ho parecchi dubbi, confermati da alcuni provvedimenti di Renzi. Una prova evidente è la prevista assunzione di 150.000 precari della scuola, a quanto si dice senza alcun filtro qualitativo (cfr. articolo di Gianna Fregonara sul Corriere). Come ho già detto, penso che gli italiani non vogliano fermare il declino e finché non lo vorranno, nessun politico potrebbe costringerli a farlo. Non mi ripeterò qui. Per deformazione professionale, nei giorni scorsi mi sono messo a comparare Renzi con i primi ministri della storia italiana. Io vorrei un Cavour – un uomo di grandissima levatura intellettuale con un programma di modernizzazione ben precisa e lungimirante, fatto ingoiare al re ed al paese con una tattica parlamentare spregiudicata. Non mi sembra il caso di Renzi. Se va bene è un Giolitti. Uomo personalmente integro, con un programma di modernizzazione vago e altamente flessibile e subordinato all’esigenza prima di rimanere al potere con tutti i mezzi (cf. il libro di Salvemini "Il ministro della malavita", sull’uso del clientelismo meridionale). Comunque, alla fine si è rivelato un grande primo ministro, anche favorito dalla congiuntura economica internazionale. Il periodo 1895-1913 (non a caso chiamato età giolittiana) è stato tra i migliori, dal punto di vista economico ma anche del progresso sociale, dall’Unificazione all’inizio del miracolo economico. Se va maluccio, avremo un Depretis. Per certi versi simile a Giolitti nella tattica parlamentare (fu il principale beneficiario del trasformismo) ed anche nell’ambizione riformatrice, ma con risultati molto peggiori. Se va male, c’è solo l’imbarazzo della scelta fra i numerosi primi ministri della seconda repubblica, abili nella tattica parlamentare ma disastrosi nell’azione di governo.
Del primo non sapremo mai gli effetti sulla politica italiana e sulla costruzione post unitaria, divenuta accentratrice, e pur avendo un ottimo giudizio su Cavour quale uomo di stato non riesco a individuare i suoi limiti su un panorama più vasto.
Giolitti è stato il primo democristiano, e forse hai ragione paragonando Renzi a lui, si assomigliano in tante cose.
Al di là delle idee comunque la penso come te: questo è almeno due spanne sopra gli altri, si è liberato facilmente del "Nazareno" senza far resuscitare Berlusconi, operazione che invece il PD faceva benissimo prima, il CDX scivola verso la confusione e Salvini (che sono la stessa cosa),e al momento regna incontrastato.
Anno I E.R., sicuramente.
è il più grande uomo politico europeo del 19 secolo