Anonimi compagni, amici che restate ...

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No, non vi chiediamo di propagar le verità sociali. Vi chiediamo di riflettere. È veramente il PD lo strumento migliore per fermare il declino italiano?

Caro Compagno Che Resta nel PD,

abbiamo discusso parecchio, con te e altri come te, durante il mese che ha preceduto la pubblicazione del manifesto su ''fermare il declino''. La discussione si è svolta sempre su due piani. Il primo piano era quello della discussione concreta sulle cose da fare. Pochi contrasti in questa area: ci dicevi che l'insieme di proposte era, per usare le parole della canzone, ''se non del tutto giusto quasi niente sbagliato''. Le discussioni su aspetti marginali ci sono sempre, ma era chiara la condivisione di fondo sia dell'impianto analitico sia del grosso delle proposte.

Ci siamo presto resi conto però che l'accordo sulle priorità riguardo alle cose concrete da fare, nello strano mondo della politica che stiamo lentamente riscoprendo, non appare chiaramente ragione sufficiente per unire le forze. E qui la discussione scivolava sul secondo piano, quello della opportunità e della strategia politica. Qui il dissenso era invece marcato. Ci spiegavi infatti che se veramente si vuole cambiare il paese, non è pensabile farlo con una forza nuova e minoritaria. Occorre un partito di massa. E aggiungevi che per quanto esasperante possa apparire l'afasia e la paralisi del PD attuale, per quanto pericolose siano le sue pulsioni populiste e le sue tentazioni di ritorno alle vecchie certezze politiche e ideologiche, questa resta pur sempre la migliore opportunità per arrivare a un cambiamento reale, il miglior veicolo per una politica riformista che aiuti a tornare a crescere dando opportunità a tutti quelli che al momento non ne hanno nessuna. Ci sono stati lunghi scambi di e-mail, con te e altri come te, e alla fine ci siamo lasciati riconoscendo il nostro disaccordo. Ma ti abbiamo anche promesso che avremmo spiegato in modo più articolato la nostra posizione, cosa che negli scambi di e-mail un po' frenetici è difficile fare. Eccoci qua.

Cominciamo dal primo punto, su cui in realtà siamo completamente d'accordo. Come ti abbiamo detto, abbiamo deciso di aiutare la nascita di una nuova forza politica che ponga al centro dell'agenda la crescita economica e la fine delle rendite monopolistiche e dei conflitti di interesse che continuano a bloccare il paese. Per ottenere questo, secondo noi ma anche secondo te quando sei in vena di ammetterlo, occorre rivoltare lo stato italiano come un calzino. Questo è rilevante per la nostra discussione ma, per il momento, prendiamone semplicemente nota e andiamo avanti con il ragionamento. Tutte le attività nuove sono rischiose, nel senso assai concreto che il rischio di fallimento è molto più alto che per le attività stabilite. Vale per le imprese, vale per i soggetti politici. A parte il rischio del fallimento tout court, non ti nascondiamo che temiamo forse ancora di più il successo parziale. Temiamo cioè che questa esperienza, pur riuscendo a sopravvivere, finisca per ricalcare le storie dei vari partitini di estrazione liberale-azionista italiani; sono state in alcuni casi storie nobili e in altre assai meno nobili, ma sempre minoritarie e poco attente a quella che una volta si chiamava ''questione sociale''. Se così sarà, questa esperienza sarà stata effettivamente inutile, se non dannosa. Quindi sì, il cambiamento del paese ha bisogno di una vasta alleanza tra i produttori e non può che assumere la veste politica di un movimento di massa. O si riesce a crearlo o non ci sarà rinnovamento e il nuovo soggetto politico diventerà una delle tante sigle minoritarie che si agitano incessantemente per cercare di assicurare poltrone o strapuntini a pochi squallidi professionisti del parassitismo. Speriamo di no, ma se così finirà ce ne andremo ben prima. Ma riconosciamo il rischio che ci stiamo prendendo. A fronte di questo rischio, a nostro avviso, c'è un rendimento. Infatti, sempre a nostro avviso, prendersi questo rischio è oggi l'unica maniera per provare ad ottenere il rendimento che sia tu che noi riteniamo assolutamente prioritario.

Quest'ultima osservazione, lo sappiamo, non la condividi. Tu ritieni che vi sia un'altra strada praticabile per rivoltare lo stato italiano come un calzino e riportare al centro dell'agenda politica la crescita economica: diventare maggioranza nel PD. Su questo secondo punto il disaccordo è invece totale: ignoriamo, per il momento, la questione del "vostro" diventare maggioranza nel PD; facciamo finta che ci riusciate. Anche assumendo che questo improbabile evento si realizzi noi riteniamo impossibile che, nel quadro attuale, il PD possa essere trasformato nei tempi brevi imposti dall'emergenza politica ed economica in un agente importante di rinnovamento. Su questo, a ben vedere, anche tu hai espresso vari dubbi. Hai usato ironia e self-deprecation, come facciamo anche noi quando ci dichiariamo appassionati delle cause perse o parliamo di mission impossible. Ma, alla fine, la tua conclusione è stata che, per quanto la strada sia impervia e difficoltosa, il rinnovamento del PD resta l'opzione più realistica. Il resto di questo pezzo lo dedicheremo a spiegare perché tale opzione è invece irrealistica, al punto dell'impossibilità, anche nell'assurda ipotesi che la posizione che tu esprimi possa diventare - per una di quelle strane alchimie politiche e giochi di alleanze fra questo e quel boss che definiscono sin dalla sua nascita la vita politica del PD - "maggioranza" al suo interno. Spiegheremo poi perché, invece, la strada della costruzione di una forza nuova, sempre impervia e difficoltosa, abbia almeno una possibilità di raggiungere lo scopo.

Facciamo una premessa al ragionamento. Non ci sono mai piaciuti i toni allarmisti e catastrofisti, ma occorre riconoscere che la situazione è ormai grave e che agire in fretta è essenziale. Quindi, caro Compagno/Amico-che-resta-nel-PD, su di te cade purtroppo l'onere di argomentare non solo che il PD può nettamente migliorare rispetto alla situazione attuale, ma che può farlo in tempi relativamente rapidi. Il paese non può aspettare dieci o venti anni che il PD ''maturi''. È urgente fare di tutto perché la prossima legislatura non venga buttata al vento, come è avvenuto con questa (e quella precedente, e quella precedente ancora...). Basterebbe questo in verità a sconsigliare la permanenza nel PD. Dopotutto gli esseri umani che ora reggono le sorti del PD hanno governato dal 2006 al 2008 e dal 1996 al 2001 (alcuni di loro anche in tempi precedenti, ma transeat). Dicci, fratello, quali fra costoro sarebbero, a tuo avviso, capaci anche solo di comprendere ciò di cui il paese ha bisogno? Non è una domanda retorica, è una domanda seria a cui si può rispondere solo con nomi e cognomi. Riflettici: la politica si fa, anzitutto, con la selezione delle classi dirigenti. 

Andiamo avanti perché, a nostro avviso, non è solo questione di tempi. La verità è che a noi il PD pare ormai chiaramente irriformabile, non importa in quale arco temporale, per due ragioni di estrema importanza. La prima è la cultura del gruppo dirigente. La seconda sono gli interessi materiali di una vasta parte del partito e dei gruppi sociali che a esso fanno riferimento.

Cominciamo con la cultura del gruppo dirigente. E cominciamo volando alto, quindi ignorando la deriva neostatalista dei vari Fassina e Orfini (i capoccia veri tendono a star zitti e mandare avanti gli altri) o il coinvolgimento della dirigenza PD nel sistema di casta che tanto male ha fatto al paese; ci torniamo dopo ma per il momento guardiamo proprio a quel filone che nel centrosinistra si è sempre perlomeno posto il problema della crescita e non ha avuto problemi ad accettare l'importanza dell'iniziativa privata. Fatevi la seguente domanda: avete mai osservato nel partito una qualche elaborazione che andasse al di là dei temi classici della cosidetta destra amendoliana del PCI o della sinistra democristiana circa anni 60-70? I temi classici di quei filoni culturali erano il ''compromesso tra capitale e lavoro'', e più specificamente tra grande industria e organizzazioni sindacali sotto la benedizione dello stato, l'espansione della spesa pubblica per la fornitura di beni e servizi ''essenziali'', la presenza massiccia a scopi regolatori e di pianificazione dello stato nell'industria. Il compromesso tra capitale e lavoro veniva visto come un patto tra rappresentanti politico-sindacali dei rispettivi fattori di produzione per spartire gli extra profitti delle industrie oligopoliste dominate dalle grandi imprese. La comprensione del ruolo che il mercato ha nella promozione dell'innovazione e del progresso economico - ossia: nello smantellamento delle posizioni oligopoliste: tu come noi sai perfettamente che ciò che rende "buoni" i mercati concorrenziali è proprio la dissipazione delle rendite oligopolistiche! - fu invece molto limitata se non nulla. L'espansione dei programmi di spesa venne fatta senza alcuna riflessione sui problemi di incentivo nella gestione della forza lavoro. Il problema di promuovere l'efficienza nella fornitura pubblica di sanità ed educazione venne in buona misura ignorato, o per scarsa comprensione o per ossequio alle forze sindacali alleate. Infine pochissima riflessione venne dedicata al rischio di uso opportunistico da parte dei politici delle imprese pubbliche o semipubbliche. L'idea che la mobilità sociale sia frutto di mercati concorrenziali è da sempre completamente assente da quell'apparato teorico: non a caso molti di voi si scontrano quotidianamente con un muro tutte le volte che sostengono l'opportunità di rendere il mercato del lavoro meno rigido per permettere ai capaci di andare avanti e progredire economicamente facendo così progredire il paese con loro. Questo, ovviamente, è solo un esempio. Pensa alla concezione che Mussi (l'ultimo "vostro" ministro) aveva dell'università e della scuola. La cultura economica di costoro, alla fine, è ancora quella del "piano del capitale" e del "contropiano operaio", solo che la declinano amendolianamente nella forma dell'accordo politico fra le due parti, l'una contro l'altra armate ...

Questo approccio rimase ben presente durante la seconda metà degli anni '90, un periodo che è stato probabilmente il punto massimo di espressione del riformismo di sinistra in Italia, quando i governi procedettero a massicce privatizzazioni, introdussero con la legge Treu importanti modificazioni nel mercato del lavoro e portarono il paese all'entrata nella moneta unica. Anche in quel punto alto del riformismo di sinistra italiano c'erano dei chiari problemi su cui si sarebbe dovuto riflettere, se non allora almeno successivamente. Le privatizzazioni vennero fatte, è inutile nasconderlo, sotto la spinta dell'urgenza di far cassa per fronteggiare una situazione assai critica del debito pubblico. Vennero infatti subite perché, mentre la motivazione era far cassa, l'impulso intellettuale veniva dall'esterno dei partiti che sono poi confluiti nel PD: era il prodotto di alcuni "tecnici" prestati alla politica, il cui nome non crediamo serva fare. Il futuro PD subì le privatizzazioni, non le gestì né le fece proprie. Non ci fu, infatti, alcuna spinta convinta alla liberalizzazione di quelle industrie perché non c'era la capacità di intendere a cosa serviva privatizzare e in che senso liberalizzare, ossia rendere concorrenziali i mercati, possa servire per generare crescita economica e mobilità sociale (il fatto che la destra lo capisse anche meno non è una scusante). Al contrario, praticamente sempre, l'apparato dello Stato - quello concreto, compagno/amico, quello fatto di alti funzionari, direttori generali, boiardi delle imprese pubbliche, magistrati prestati all'amministrazione, eccetera: quelli che guadagnano tutt'ora cifre non viste in ogni altro paese occidentale - lottò per mantenere la sua influenza nelle imprese che stava vendendo, cercando di mantenerne il controllo mediante partecipazioni azionarie e golden shares. Pensa, tanto per dire, alle fondazioni bancarie ...

La legge Treu (e quelle successive) ha accentuato il dualismo nel mercato del lavoro scaricando praticamente per intero il costo dell'aumentata flessibilità sui giovani (che sono ormai sempre meno giovani). Gli obiettivi di finanza pubblica che hanno permesso l'entrata nell'euro vennero raggiunti principalmente grazie ad aumenti di tasse. Tutto questo non successe per caso. Al contrario, tutti i difetti dell'azione riformatrice di quel periodo sono chiaramente imputabili alle radici culturali, amendolismo e sinistra democristiana, di quella classe dirigente. Oltre, ovviamente, a corposi interessi materiali. Non siamo nati ieri: i "capitani coraggiosi", caro compagno/amico, sono un'invenzione della sinistra "riformista" di quegli anni. È questo il mercato che vai cercando?

Cosa è stato fatto negli ultimi 15 anni, nel centrosinistra o anche altrove, per superare quei limiti culturali? Niente. Al contrario, sono stati fatti cospicui passi indietro, che tra poco discuteremo. Quale speranza esiste che nei prossimi mesi la deriva manifestata dal centrosinistra negli ultimi 15 anni possa essere rovesciata? Nessuna. Questi 15 anni dovevano e potevano essere usati per riflettere sul ruolo dell'economia di mercato per promuovere l'innovazione, per ridisegnare gli incentivi nel settore sanitario e nell'educazione, per ripensare l'opportunità della attuale, soffocante, tassazione di lavoro e impresa. Per riflettere, insomma, sullo stato vero, quello materiale fatto di ministeri e regioni, non quello astratto e sapiente dell'antico leninismo. Nulla di ciò è avvenuto. È avvenuto qualcos'altro.

È avvenuto il Prodi bis, un governo che ha aumentato le tasse sui precari per finanziare un abbassamento dell'età pensionabile riservato ai fortunati appartenenti alla generazione giusta e ai settori giusti. È avvenuta la virulenta ripresa di una forte ala neostatalista (o forse sarebbe meglio dire veterostatalista, visto che di nuovo non c'è proprio nulla) nel partito, che ha scelto di usare la crisi finanziaria e politica per tornare a vecchie certezze sul ruolo dello stato in economia, sulle modalità di regolamentazione del mercato del lavoro e su tante altre cose. Di fronte a questa offensiva, la cultura dell'amendolismo è risultata chiaramente perdente. Le voci che si sono levate nel partito per difendere non tanto una qualche astratta nozione di liberalismo ma molto semplicemente un approccio pragmatico e non ideologico alla politica economica sono state pochissime e assolutamente minoritarie.

L'esperienza del governo Monti purtroppo sembra essere un deja vu degli anni '90. La sinistra italiana, nel momento in cui è costretta a dover ammettere che l'attuale sistema economico è semplicemente non sostenibile, reagisce restando riluttante e sempre sulla difensiva. Anzichè cogliere l'occasione per fare proposte audaci e pensare profonde riforme nel welfare, nel mercato del lavoro, nella liberalizzazione dei mercati e tante altre cose di cui il paese ha disperatamente bisogno, la sinistra sceglie la strada della difesa dell'esistente, concendendo di malavoglia e con estrema titubanza soltanto il minimo necessario ad evitare il collasso del paese. Anche nell'ala più ''montiana'' del partito l'obiettivo dell'equilibrio di bilancio è essenzialmente un obiettivo di aumento delle tasse, non di riduzione della spesa. Questo, caro Compagno Che Resta nel PD, è il partito in cui hai scelto di continuare a militare e che, ci dici, speri prima o poi di cambiare.

E veniamo al secondo punto. Siccome il pezzo è già troppo lungo ci limiteremo a porti alcune domande, lasciando poi a te la riflessione.

In effetti, la cultura del gruppo dirigente è pessima ed è andata deteriorandosi, ma alla fine, come ci insegnava il tizio di Treviri, la cultura è parte della sovrastruttura. Se il PD comunque rappresentasse le forze sane e produttive del paese, la mediocrità del suo gruppo dirigente farebbe relativamente pochi danni. E qui è dove veramente ti chiediamo di pensare e riflettere. Chi e cosa rappresenta, oggi, la sinistra italiana? Cerca una risposta onesta ed evita che l'amore per vecchie bandiere offuschi l'analisi. Mettiamola cosi': secondo te, ideologie e cretinate sovrastrutturali a parte, chi produce più valore aggiunto in Italia? I gruppi sociali che il PD rappresenta con le sue proposte politiche ATTUALI o il resto? Lo sappiamo, questa domanda è un po' un colpo basso, ma è importante. Sai anche tu che gli incentivi contano, o no?

Infine: qual è il livello di coinvolgimento dei suoi dirigenti nel sistema della casta che, dalle fondazioni bancarie alle municipalizzate, tanto danno crea al paese? Quanto consenso ha il partito nelle zone e nei ceti più produttivi del paese? Quali sforzi ha fatto per recuperare il consenso in quelle zone e di quei ceti? Sforzi veri, correlati da riflessioni su come abbassare in modo credibile e realistico la pressione fiscale e su come aumentare l'efficienza dello Stato, non battute propagandistiche.

Facci sapere. Noi attendiamo pazienti. La cosa che andiamo creando è aperta, è un movimento reale che vuole cambiare lo stato di cose presenti ...

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Commenti

Ci sono 134 commenti

In questo momento non esistono partiti che possano rispondere affermativamente alla domanda "è il partito X lo strumento migliore per fermare il declino italiano?". Se cosi' fosse il declino non sarebbe nemmeno da fermare. Non ci sarebbe e basta. Tutti i partiti di massa o almeno di una certa dimensione oggi sono connessi a vasti strati corpoprativi e parassitari che difendono posizioni di rendita.

Il problema è però che per riuscire a fermare il declino occorre una solida e vasta maggioranza, che vada oltre un singolo partito.  Forse anche per questo è bene che in ogni partito ci sia un gruppo piu' o meno nutrito che apprezza e sostiene il decalogo.

Comunque sarà dura.

Da mesi, ogni tanto, sollevo piccole obiezioni "politiche" sulla praticabilità di tanti ragionamenti seri che si possono leggere su NfA (ed è meglio che non ricordi le battute ricevute in cambio).

La scelta di provare a "sporcarsi le mani" la trovo finalmente coerente con quella serietà e il suo ragionamento sulla opportunità che in ogni partito è bene che ci sia un gruppo che apprezza e sostiene il decalogo, sono d'accordissimo che - comunque - aumenterà le possibilità di avere qualche impatto con la realtà nazionale.

In questo senso non è credibile che si possa raggiungere qualla vasta e solida maggioranza che potrebbe cambiare le cose e  per lo stesso motivo per cui non possono cambiare (da soli) questi partiti (e questi sindacati, ecc.):  i legami con gli strati corporativi e parassitari della popolazione sono molto forti e molto importanti per entrambi (ceto politico/istituzionale e almeno una decina di milioni di italiani).

Ma se il decalogo e le sue conseguenze vengono portate alla ribalta da tanti e con insistenza (anche cercando di crearlo davvero questo nuovo "corpo politico"), qualche possibilità in più esiste e qualche possibilità in meno per "gli altri" di non avere alternative (di idee o di partito), la si gioca.

Comunque sarà dura (+1) ;-)

 

della cultura del PD e del suo gruppo dirigente, niente da aggiungere.

 

In quest'ordine di idee, giustissimo e direi doveroso che coloro (non chiamateci compagni, per favore, molti lettori di nFA non lo sono mai stati) che in questa cultura non si riconoscono pur non avendo negato in passato il proprio voto al PD col naso tappato e in mancanza di alternative sensate, escano allo scoperto e anzitutto si contino.

 

Male che vada, sarà utile a capire come è fatto questo nostro Paese.

 

Però occorre tener conto pragmaticamente di OGNI aspetto della realtà per quanto sgradevole. Cosa faremo una volta che ci saremo contati (e sono stato fra i primi)? Non dimentichiamo che dato che saremo comunque minoranza (inutile illudersi) dovremo agire all'interno di questo contesto politico, e di quello elettorale fra poco: entrambi verminosi.

 

Sarei pronto a scommettere che alla fine si andrà a votare con la porcata di Calderoli, o con qualche marginale variante che servirà a contenere la prevedibile sconfitta del Pdl. 

 

In queste condizioni la domanda che mi pongo, e me la pongo davvero nel senso che non so rispondere, è se abbia più senso influenzare il PD con un gruppo di indirizzo politico al suo interno (chiamiamola la strategia Renzi), ovvero con un soggetto nuovo, separato e pertanto elettoralmente concorrenziale che raccolga gli elettori PD (e sono tantissimi) che non si riconoscono nella perniciosa cultura dei suoi dirigenti .

 

Il dilemma non si ferma alla stranota battuta del presidente Johnson (quella della tenda, per intenderci), alla fine le elezioni sono una questione di numeri, non di pedagogia politica. Che il PD una lezione del genere (la condanna irrevocabile della sua cultura) la possa apprendere solo attraverso una bastonata numerica è verissimo, ma non dimentichiamo le conseguenze che potrebbe avere la bastonata nel contesto elettorale della porcata: con la porcata chi, partito o coalizione, prevale numericamente anche di poco ottiene una maggioranza parlamentare determinante.

 

Sarà quindi, in campagna elettorale, una questione di alleanze, disgraziatamente. Siamo sicuri che il PD, dovendo farne una, preferità farlo con quelli di nFA piuttosto che con Vendola? Io qualche dubbio ce l'ho.

 

Non vorrei dare l'impressione di proporre ragionamenti cinici di bassa cucina tatticista. Ma penso che se vogliamo costituire una nuova forza politica, e non semplicemente un movimento di opinione (che già c'è), occorra ragionare anche su questo. 

 

Attendo (spero) commenti. Grazie

 

GD

 

Capii che il PD era una partita persa gia' 3 anni orsono, quando andai ad una assemblea provinciale "giovanile" e i capozzi delle varie faide interne decisero in una camera chiusa adiacente a quella dell'assemblea chi doveva candidarsi a segretario. Con disprezzo totale verso il voto dei delegati che, quindi, si trovarono a votare per 1 o 2 candidati. Dico disprezzo, ma non e' che i delegati si fossero dimenati contro questa cosa, anzi...

 

Nella stessa assemblea provinciale (l'unica provinciale a cui ho partecipato) trovai un gruppo di gente interessante, che ragionava bene e fuori dallo schema delle faide, ed erano l'ultima ruota del carro...

 

Il problema col PD e' che la sua dirigenza (a tutti i livelli) e' profondamente marcia e/o ignorante e non c'e' un modo semplice per sostituirla. Combattere le varie aree (che sono a tutti i livelli, nazionali, regionali e provinciali) e' estenuante e lo si fa a colpi di raccomandazioni e potentati e non di argomenti. Anzi, se vai facendo i discorsi tipici qui a nFA, finisci che diventi un appestato che fa perdere voti (vai al sud a  dire in giro che i salari dei dipendenti pubblici vanno abbassati...).

 

Ergo, il PD non si cambia. Non in pochi anni, figurarsi in mesi. Ci si puo' discutere in parlamento, si' certo, ma li' le cose sono diverse perche' certe porcherie non le possono fare (sembra che gli elettori del PD siano un pelino piu' sensibili a certe porcherie quando diventano troppo visibili). Quindi, credo che si faccia benissimo a prendere un minimo di distanze rimanendo aperti alla discussione. Se questo portera' voti o meno e' da vedere, ma per quanto difficile, e' certamente meno difficile che provare a cambiare il PD.

Auspico un grande risultato del nuovo movimento, ma dubito fortemente che potrà avere i numeri per governare da solo.

Serviranno quindi delle sponde in altri partiti per far passare le proposte e un Pd a guida riformista potrebbe essere molto di aiuto in questo.

Aggiungo inoltre che pur con tutte le ragioni che potete avere nel mov. ci sono personalità politiche ( tipo tea party ) che sono abbastanza incompatibili con un elettorato riformista, ma di sinistra, che invece potrebbe essere intercettato da ottimi comunicatori che portano avanti proposte molto compatibili con le vostre all' interno del PD. 

 

Fuor di metafora, personalmente andrò a votare Renzi alle primarie ( sempre se si faranno).

 

Anch'io sono sempre stato convinto che un cambiamento reale per un partito passi necessariamente per batoste elettorali.  Di solito una non è sufficiente perchè la reazione è sempre del tipo "abbiamo perso perchè ci siamo allontanati dalle radici" che nel caso PD sarebbe siamo stati troppo poco di sx.

 

Il mio essere pessimista, non è legato solo alla consapevolezza che ben difficilmente si riuscirà a cambiare il PD (ma anche gli altri) in breve tempo, ma anche al fatto che ho forti dubbi che come orizzonte temporale abbiamo l'intera prossima legislatura.

Lo so moral hazard ecc.ecc., ma se Draghi non darà seguito a quanto ha recentemente detto credo che l'orizzonte temporale più probabile sia fatto da mesi.

 

Aggiungo che ritengo uno delle cause principali del declino, sia la atavica divisione del Paese in campanili caste e coprorazioni varie, alle quali tutti, anche i ceti più produttivi, appartengono, e che porta sempre a votare solo ed esclusivamente per l'interesse immediato del blocco sociale al quale si appartiene, senza badare all'interesse generale.

Se si vuole avere una possibilità di divenetare un movimento di massa, fare bene attenzione a non esser percepiti come il movimento di una parte sociale, PMI, e regionale, nord, come già alcuni media cercano di far passare, perchè alienerebbe una buona fetta di potenziali elettori. Ovviamente è solo un consiglio.

 

Personalmente – l’ho scritto in altri commenti – preferirei che la classe dirigente della nascente compagine politica fosse composta da persone di qualità totalmente estranee a precedenti esperienze politiche dirette. Ciò che dice MB è vero: si può sbagliare in buona fede e ravvedersi cambiando idea. Nessuno di noi è immune da errori. Ma gli errori, errori sono e tali restano. Come dire: si può anche perdonare ma purtropppo non si dimentica facilmente. Resto peraltro convinto che certi errori si possono evitare guardando in faccia le persone ma transeat 

Capisco il desiderio di allargare il fronte coinvolgendo anche chi, tra gli esponenti dei partiti, è già schierato e, in questo momento, è confuso sul da farsi ma, affinché il progetto possa sperare di andare in porto, il nucleo della nascente formazione dev’essere tutto nuovo. Molta gente, credo la maggioranza dei votanti, è stanca delle solite facce e domanda VOLTI E POLITICHE NUOVE.  La crescente astensione alle urne è figlia primogenita di questo aspetto non secondario. B&B spiegano perfettamente in questo post perché il dialogo con le forze politiche come il PD è in questo momento troppo complicato. E manca il tempo per convincere, quand’anche ce ne fosse il modo che peraltro non c’è. Quindi è sacrosanta la necessità di una formazione politica nuova che proponga delle vere novità all’elettorato. Questo al di là del successo e del consenso che otterrà che difficilmente potrà essere maggioritario in questa prima fase del progetto. Il futuro del paese si gioca già alle prossime elezioni: se questo movimento riuscirà a sfondare ci sarà una speranza per l’Italia.  

La formazione della sua classe dirigente costituisce un punto essenziale e di enorme valore in questo contesto. Di fondamentale importanza sarà poi la scelta del Leader. Il leader non dev’essere necessariamente il più tecnico o il più preparato: dev’essere invece carismatico. Ricordiamoci sempre che le folle si seducono con le idee ma soprattutto con le persone che quelle idee propugnano e comunicano.  

Saranno necessarie alleanze? Si vedrà eventualmente come e con chi.

 

 

Il PD ha mostrato di poter tenere saldo uno zoccolo di voti affatto trascurabile (attorno al 20% dei votanti) a prescindere dalle situazioni, delle posizioni prese dalle dirigenze, dagli equilibri e dalle concorrenze.

Tenendo conto di tale dato, che senso ha chiedere ai liberali e liberisti del PD (oggi certamente minoritari) di uscirne? Non hanno voti da portare. Gli elettori liberali e liberisti probabilmente già votavano altrove. Paradossalmente, è più facile immaginare che la base segua fedelmente un segretario che scelga di lavorare insieme ad altre forze, queste sì liberali e liberiste.

Tutto il post mi sembra pervaso dell'italianissima paura di "non vincere" che porta a mettere tutto dentro un grande calderone. Ma sembra che sia il tema portante dei dieci punti di fermareildeclino.it. 

Per quanto nel PD esistano alcune frange ampiamente minoritarie che ragionano con la testa, nel PD che conosco io gli elettori votano per fede e sono disposti a mandare giu' qualunque porcata, purche' fatta per il bene del partito. So che i singoli episodi non fanno testo in economia, ma io non sono un economista e sono abituato a ricostruire vita, morte e miracoli, nonche' abitudini alimentari e sessuali di un dinosauro partendo da un fossile di un metacarpo, per cui io mi creo un "pregiudizio" partendo dai pochi dati che ho a disposizione. Qui nella rossa Bologna i militanti del PD non hanno problemi a sostenere che il "profitto" sia "male". Ovviamente si riferiscono al profitto degli altri. Allo stesso tempo gli elettori hanno votato un sindaco noto per la sua incompetenza e per il suo amore per le bottiglie di vino, nonche' per la sua dipendenza all'organizzazione delle cooperative. Un mio amico, quando lo hanno eletto era tutto contento "perche' finalmente le coop riprendono a comandare a Bologna". In questi giorni si stanno raccogliendo le firme per abolire dei contributi pubblici aad asili privati. Il comune ha sbagliato la programmazione delle necessita' di posti e restano fuori dai nidi alcune centinaia di bambini. Per aiutare chi deve rivolgersi agli asili privati, il comune da' un contributo ecenomico per tenere basse le rette. Alcuni esponenti del PD ak solo sentire la parola "privato" si sono imbizzarriti e stanno raccogliendo le firme per bloccare questi finanziamenti, perche' le scuole di ogni ordine e grado devono essere pubbliche. Il PD non ha un problema di dirigenti, il PD ha un problema di elettori che tutt'ora fanno fatica ad accettare il crollo del muro di Berlino. Io ho fortissime difficolta' anche solo ad immaginare che quel partito possa a mettersi a predicare un liberismo contro cui ha argomentato per decenni e che tutt'ora provoca il furore nei supporters al solo nominarlo. Per cui non ci perderei troppo tempo a discutere con gli (ex) compagni. Non solo non cambieranno mai la classe dirigente, ma non ne sentono neanche la necessita' di farlo. A quei pochi interni al PD che non hanno mandato all'ammasso il loro cervello consiglio di uscirne e di mostraee quale sia la vera natura di quel partito togliendogli ogni tentativo di mascherarla sfruttando la loro presenza come una foglia di fico. Veniteci a parlare coi compagni emiliani, se volete capire dove sono rimasti ancorati. Sembrano ancora il Peppone di Guareschi. In peggio.

Non è evidente che gente del genere, così allineata e obbediente e così poco elastica, sia l'ideale alleato? Se il segretario del PD sceglie una linea, la base lo segue. Riuscite a immaginare un'altra possibile maggioranza per un programma di governo liberista?

 

Per quanto nel PD esistano alcune frange ampiamente minoritarie che ragionano con la testa, nel PD che conosco io gli elettori votano per fede e sono disposti a mandare giu' qualunque porcata, purche' fatta per il bene del partito

 

Le frange di persone pensanti sono ampiamente minoritarie fra i militanti, ricordo che nei vari sondaggi per le primarie MR sta molto vicino a PB. Ricordo anche che MR le primarie la ha vinte in una città rossissima. Perché mai massimino e & Co. trattano come trattano i rottamatori se non per il pericolo consistente che costituiscono per l' apparato dirigenziale attuale? Perché mai le primarie fanno così paura nel PD tanto da cercare in tutti i modi di non farle? ( risposta personale: questa volta rischiano di non bastare nemmeno le truppe cammellate per proteggerli )

Concordo poi con Marco Buseghin delle 12:49 sull' utilità politica di elettori fidelizzati a quel punto.

Conosco tante persone che votano PD perchè non c'è altra alternativa possibile e conosco anche tante persone che voterammo M5S perchè è l'unica alternativa possibile. Insomma il mare degli scontenti è tanto. Chiacchierando, tutti ti dicono che purtroppo non c'è alternativa a questi partiti che ormai sono stracotti ed immangiabili, non si vedono forze politiche nuove, non si vedono volti nuovi e modi nuovi di fare politica. C'è quindi bisogno di valide e concrete alternative. Gli scontenti del PdL ad esempio vedrebbero di buon occhio la discesa in campo di Montezemolo, che poi non è affatto nuovo, ma gli elettori italiani (soprattutto quelli di destra) tendono all'illusione facile, altrimenti non si capirebbe il vent'ennio berlusconiano che ci ha portato al fallimento.

Una nuova forza politica potrebbe quindi attingere ad entrambi i bacini facendo da collettore per quei moderati e per quei liberal, di sinistra o di destra, che attualmente si sentono orfani ma non vedono vie d'uscita. Un mio amico, liberal di destra, alle scorse elezioni mi disse: "Avrei votato i radicali se non si fossero alleati col PD". Economicamente parlando il partito di Pannella si posiziona fra i liberal, non a caso il PR fa parte dell'ALDE, l'associazione europea dei partiti liberali.  Ma vabbè, lasciamo da parte le pannelliane odissee, era solo una digressione per puntualizzare sullo scontento imperante. La questione che sta emergendo e che sempre più italiani cominciano a comprendere è che il bi-polarismo italico ha fallito e che le cosiddette coalizioni sono solo un modo per mantenere il cadreghino. Sta nascendo un movimento che preferirebbe un Parlamento di partiti e non un Parlamento di coalizioni. Molto dipenderà dalla legge elettorale (se la faranno) ma se gli italiani premieranno le forze che restano fuori dalle coalizioni? Grillo è su questo che sta puntando evitando ogni apparentamento politico e forse è una strada da intraprendere.

molti commenti enfatizzano le difficolta'  7mprobe della missione e le difficolta' del coinvolgere il PD. eppure va fatto il tentativo, per il mo5ivo che non c'e' altra scelta per il futuro del paese. Non c'e' strada da trascurare ne' sforzi a cui sottrarsi. Non la faccio facile e non sottovaluto nulla, dico solo che bisogna provarci e che cokoro cui il programma piace, devono attivarsi concretamente. Tutti e subito. compreso cio' che e' difficile fare, vediamo come farlo comunque.

difficile fare,

Bisognerebbe stampare manifesti con questa frase senza aggiungere altro. 

 

 La verità è che a noi il PD pare ormai chiaramente irriformabile, non importa in quale arco temporale, per due ragioni di estrema importanza. La prima è la cultura del gruppo dirigente. La seconda sono gli interessi materiali di una vasta parte del partito e dei gruppi sociali che a esso fanno riferimento.

 

L'articolo per invitarli a chiedersi se quelli sono gli strumenti migliori contro il declino, voglio dire?

Il PD ha tutti i difetti possibili e anche qualcuno di quelli impossibili, però sembra che vogliate rivolgervi ai suoi elettori in primis (a parte che la rappresentazione dei militanti PD come zombie trinariciuti che votano per fede... gli eletti PDL e la nipote di Mubarak, allora?).

 

Comunque, auguro buona fortuna, ma: 

tutto dipende dalla legge elettorale: far perdere quel tanto di voti che basta al csx per non prendere il premio di maggioranza (tanto, si voterà col Porcellum, sono pronto a scommetterci) significa SB presidente della repubblica; il partitino del 2% che fa da stimolo, ho già dato (Manifesto/PdUP).

 

Soprattutto: nei dieci punti e nel manifesto mancano alcune cose fondamentali:

 

- Europa, integrazione europea, euro: più passa il tempo e più vedo l'argomento della sciagurata "sovranità monetaria" (usciamo dall'euro, svalutiamo, facciamo default e staremo tutti meglio)  aumentare di consenso. A me spaventa, è combinato con pulsioni statalistico/autarchiche e populiste, perciò questo dovrebbe essere uno spartiacque dirimente;

 

- Quale è il giudizio sul governo Monti?

 

- Quali proposte per la regolazione dei mercati finanziari per evitare la cattura dei regolatori e il TBTF? 

 

 

 

un sindacato disunito e rabbioso composto da pensionati non e' il sol dell'avvenire....





Anonimi compagni
amici che restate
le verità sociali 
da forti propagate
è questa la vendetta 
che noi vi domandiam.
E questa la vendetta 
che noi vi domandiam.

Io sono anche fiducioso, nonchè un passato elettore fedele del PD (e predecessori), ma sinceramente se la loro proposta per rinnovare l'Italia è dedicare i prossimi mesi a campagne acquisti bizantine per poi presentarsi con una grottesca alleanza PD-UDC-IDV, dico tranquillamente addio al miraggio del voto utile.

... per dire che non siete convinti del PD e del suo progetto, e della capacità della sua base di arrivare a un rinnovamento che è considerato (soprattutto direi dagli iscritti) necessario e improrogabile. Portare idee nuove è un modo per provarci, ma non si è obbligati a farlo nel PD.
Vi seguiranno molti dal PD? Vedremo, io spero che non ci siano nel PD solo persone che decidono di crearsi il proprio partito perché è complicato mettere a posto il PD, ma spero che come me ci siano sempre più giovani disposti a impegnarsi (ad esempio nella giovanile del partito) per avere il PD moderno a cui noi iscritti per primi aspiriamo.

Il vostro argomento è: "La verità è che a noi il PD pare ormai chiaramente irriformabile"

Mentre il vostro compagno interlocutore dice che bisogna: "diventare maggioranza nel PD"

 

Per me questo articolo è un po' surreale perché ho avuto una simile discussione con la seguente differenza. Al posto del Partito Democratico (irriformabile o riformabile ottenendo una maggioranza interna) sostituiteci il Parlamento Italiano e fatevi la stessa domanda: e' riformabile ottenendo una maggioranza oppure e' impossibile riformarlo perche' esistono le stesse dinamiche nel parlamento italiano che avete descritto per il PD? E cioè i) 'la cultura del gruppo dirigente', e ii) ''gli interessi materiali di una vasta parte del [parlamento] e dei gruppi sociali che a esso fanno riferimento".

 

Insomma, non so se è più da Don Quixote pensare di ottenere una maggioranza per riformare il PD tramite una corrente interna, o pensare di ottenere una maggioranza per riformare il Parlamento Italiano tramite un nuovo partito.

 

Let's think out of the box.

 

io non sono mai stata di sinistra, ma il vostro ragionamento non fa una piega

ora per favore, visto che siete, come si dice in veneto, dei sapientoni, studiate bene a chi rivolgervi e a chi battere cassa, non per soldi ma per peso politico: avete ben detto che senza nomi brillanti ed innovativi non si va da nessuna parte. L'italia e' maschilista, ma una donna non sarebbe l'innovazione giusta? In fin dei conti a sinistra il PCI aveva la Nilde Iotti e al centro c'era la DC della ministra della sanita' degli anni 70/80 di cui mi sfugge il nome. Berlusconi ha proposto un buono stuolo di donne discutibili per vero spessore politico, possibile che a sinistra non ci sia una Emma Bonino che vi volgia appoggiare?

Egregi Boldrin e Brusco,

con questo appello alla riflessione tracciate un percorso con cui redimere i militanti democratici dalla loro miope speranza di vedere un PD migliore. Un percorso che, passando per i limiti del progressismo di sinistra degli ultimi decenni, invita a mettere in dubbio noi stessi rappresentati.

La vostra rispettabilita' professionale ed intellettuale, nonche' l'audacia di questo invito alla riflessione, mi ha spinto a leggere con interesse le vostre idee. Ritengo pero' necessario evidenziare alcuni limiti di fondo del vostro appello.

 

Soprassedendo sulla sinteticita' del manifesto "Cambiare la Politica, Fermare il Declino, Tornare a Crescere", non si puo' fare a meno di evidenziarne l'astrattezza. infatti in termini di traduzione nel mondo reale, se si considera la prossimita' della chiamate alle urne del 2013, e' palese come il vostro appello per una presa di responsabilita' di tutte le forze economiche e sociali abbia ben poche gambe. Non vi e' il tempo di mettere in piedi nessun reale progetto. Quindi, nell'ipotesi di dar seguito all'invito di staccarsi dal PD, la vera alternativa dovrebbe essere quella di appoggiare il movimento "Italia Futura" di Montezemolo che quantomeno ha un minimo di longevita' e di organizzazione? Sarebbe queta la soluzione ai problemi italiani? Sicuramente NO in quanto ogni nuova iniziativa non puo' prescindere dal ruolo del PD nello scenario politico, come gia' evidenziato in altri commenti precedenti il mio ed ancora meglio affermato nel post di Paolo Cosseddu su ProssimaItalia (http://www.prossimaitalia.it/news/3144/caro-gilioli-ti-sbagli/).

 

Cio' su cui pero' mi preme riflettere e' la miopia con cui guardiamo ai problemi della nostra democrazia. Miopia che, nel leggere il vostro ragionamento sulla dimensione PD, sembra colpire anche voi. Per chi studia economia i numeri sono fondamentali per oggettivare la realta'. Cosi' come e' fondamentale la dimensione manageriale per la gestione di qualsiasi organizzazione. I sistemi di programmazione e controllo come connubio tra la dimensione contabile e decisionale.

Ebbene, nel vostro manifesto e nel vostro invito alla riflessione, solo timidamente accennate alla mancanza dei numeri e allo scarso presidio dei processi decisionali nella democrazia di tutti i giorni, quella che si concretizza su scala locale. Ben poco riflettere su come ridare senso pratico alle persone nella vita quotidiana. Come superare il populismo dilagante con la pragmatica partecipazione nelle proprie realta' comunali. Continuate a parlare del PD su scala macro, senza capire che un partito non equivale unicamente alla Segreteria nazionale ma e' un organizzazione che deve iniziare a vivere prima di tutto nei propri circoli. Il livello macro non ha fondamento senza una base reale a livello micro, ossia nei territori. Salvo che poterla forzatamente leggere tra le righe della proposta 10 sul Federalismo, non ponete mai enfasi sull'importanza della partecipazione e del controllo dentro alle comunita'. Sempre nel punto 10, si parla di trasparenza sui bilanci, senza farne emergere l'importanza per facilitare l'empowerment dei cittadini nel controllo del processo decisionale politico sui bilanci del singolo Comune. Ragionamento che vale in equal modo per un partito inteso come organizzazione. La maggiore trasparenza dei suoi bilanci permetterebbe l'empowerment dei militanti.

 

Parlate di cambiare organizzazione e proponete l'elenco delle soluzioni senza pero' sottolineare come sia la gestione dei processi a permettere la reale concretizzazione del miglioramento. La vostra formazione economica e professionale dovrebbe ben ricordarvi l'importanza della cultura organizzativa per creare un vero cambiamento. Eppure continuate a parlare del motore senza porre soffermarvi sugli ingranaggi.

 

Iniziate chiedendo "È veramente il PD lo strumento migliore per fermare il declino italiano?". Io vi chiedo: E' la diffusione della cultura organizzativa a livello locale l'arma piu' potente che abbiamo oggi a disposizione per cambiare le sorti della nostra democrazia?

Fermare il declino si propone di non fare testimonianza nella prossima legislatura, cosa che apprezzo molto. Ma realisticamente c'è possibilità che vinca le elezioni?

Anche unendosi con Italia Futura e altre forze e riuscendo ad attrarre persone e voti dai partiti esistenti la vedo molto dura. I possibili candidati (Montezemolo, Marcegaglia, altri?) credo non abbiano possibilità di vincere da soli. A differenza dal 94 a questo giro si troverebbero un fuoco di fila di tutti i media che gli taglierebbe le gambe.

Resta una sola possibilità, "allearsi" con qualche partito.

Visto la natura liberale e democratica del progetto il PDL è escluso. Il grande centro è sicuramente interessato, ma porta ben pochi voti.

Resta solo il PD. E qui si viene al punto.

Condivido l'analisi sulla situazione disastrata della classe dirigente del partito, ma personalmente una possibilità di cambiare la classe dirigente e quindi la mentalità la vedo. Sono le primarie.

Ricordiamoci che il PD è l'unico partito contendibile in Italia (anche se non con facilità), non è un merito da poco.

La mia speranza è una vittoria alle primarie di Renzi o chi con lui, che possa permettere di dialogare sui temi del decalogo e molti altri punti. E il fatto che Zingales sia fra i firmatari mi fa capire che la possibilità di dialogo è molto realistica.

Fermare il declino si può solo insieme al PD, ma non quello di Bersani.

A me pare che il senso ultimo di questo articolo sia il riconoscimento al PD di un ruolo centrale nella trasformazione dello stato e della società, accompagnato dal rammarico che esso non sia capace di svolgerlo.

 

L'analisi che Boldrin e Brusco propongono del PD è impietosa: ma allora perché rivolgersi ai suoi militanti per comvincerli ad abbandonarlo per la "cosa" proposta da nFA & C? Se - per l'appunto - sono militanti del PD, è presumibile che il suo stato presente non appaia loro così scandaloso, perché - in definitiva - si tratterebbe pur sempre di "contraddizioni in seno al popolo" che il Partito risolverà secondo la tradizione.

Fassina, per fare un esempio, fa le affermazioni che fa perché sa di poter contare sulla loro condivisione da una parte importante dei militanti e degli elettori; certo, altri esponenti del PD rilasciano dichiarazioni diversamente orientate, ma il vertice tace ed attende il momento opportuno per fare piazza pulita degli "eretici".,, salvo poi riabilitarli tra vent'anni, magari.

 

Il dialogo con le forze politiche esistenti è necessario e, in ogni caso, inevitabile. Ma allora non si dovrebbe individuare un interlocutore privilegiato: piuttosto, il "nuovo soggetto politico" dovrebbe porre sul terreno proposte concrete, sulle quali sfidare le forze politiche a maturare una, sia pur difficile, soluzione condivisa.

In tutto quello che ho letto c'è una certa dose di pragmatismo e di verità, ma mi sovviene un dubbio. E se si sbagliasse il target? Cioè l'elettorato da intercettare non è forse già presente? Vi ricordo che secondo i vari sondaggi i delusi/indecisi/schifati dalla politica sono tra il 30 ed il 40% Non è un bacino assolutamente vasto da prendere? Inoltre ci sono i delusi dal PDL che come elettorato di dx avrebbe un serio interesse verso il programma. In ultimo se non credete che un elettore del PD non abbia già gli anticorpi necessari per resistere a tutto. Pensate a cosa ha subito negli ultimi 20 anni e poi ditemi se non è un elettorato assolutamente duro da convincere? È un target estremamente fidelizzato ed ideologizzato. Sono solo considerazioni, ma secondo me da tener presenti. Antonio Savà

Ma siccome vogliamo governare ci serve anche una fetta dell'elettorato del PD, la fetta buona (che e' grande assai) fatta del lavoro dipendente che produce valore aggiunto nel privato, di quella parte del pubblico che e' salvabile, eccetera. 


Il fatto e' che l' Italia che produce e' "sparsa" in cassaforti ideologiche che la fregano. Occorre farle saltare e liberare gli italiani che vogliono lavorare per metterli assieme. Semplice, ma complicato allo stesso tempo.
 

Il PD non è solo la sua nomenclatura, ma anche un insieme di  persone che nei comuni, nelle province e in vari luoghi della politica hanno tentato in questi anni di opporsi al belusconismo e leghismo dilaganti, investendo tempo, fatica ed anche mezzi personali (ai bassi livelli la politica non è retribuita) per cercare di difendere l’Italia.

 

Lo stesso non si può dire per molti dei firmatari del vostro appello.

 

Quindi, prima di far passare chi sostiene il PD come un minus habens politico, io ci andrei piano. Innanzi tutto col meccanismo delle primarie, fortemente voluto dalla base, sono emerse nuove personalità politiche (Renzi, Civati, Serracchiani) che possono piacere o non piacere, ma che comunque sono frutto di rinnovamento. Vale anche ricordare che molti dei nuovi sindaci e amministratori (Doria, Pisapia) appoggiati dal PD non sono del PD e sono stati scelti con le primarie. Purtroppo in Sicilia la candidatura di Rita Borsellino a sindaco di Palermo, voluta da Bersani, è stata sconfitta da un esponente dell’apparato, ed i risultati  si sono visti. Da ultimo, Bersani stesso è stato eletto dalla base, non si è scelto da solo.

 

E’ vero che nel PD, come in tutti i partiti, la casta dei professionisti della politica cerca di resistere, ma la pressione evolutiva da parte della base è più forte di quanto non si creda, e potrebbe portare ad una selezione in positivo della classe dirigente. E’ giusto essere scettici, ma non per questo si deve rinunciare.

 

Per finire, anche se questo potrebbe stupirvi, vi comunico che in genere molti elettori PD sono abituati a valutare i programmi che vengono loro proposti. Vi allego quindi il mio contributo alla discussione dei dieci punti. Vorrei che queste osservazioni venissero accolte in modo costruttivo, dato che su molti punti potrebbe esserci convergenza con le proposte PD e potrebbe essere possibile fare un pezzo di strada insieme.

 

1 Ridurre l'ammontare del debito pubblico.

Vendere beni statali per più di 300 miliardi non è uno scherzo. Cosa si vende? A chi? Vendiamo anche i nostri gioielli pubblici come Eni e Finmeccanica? Cosa fare nei settori strategici dell’energia e delle grandi infrastrutture?

 

2 Ridurre la spesa pubblica di almeno 6 punti percentuali (90 miliardi?).

Un’altra riforma del sistema pensionistico? Cosa vuol dire in dettaglio equità inter e intra generazionale? Cosa vuol dire ripensare in modo organico le varie voci di spesa? Perché non si mette un tetto massimo alle pensioni come si fa in tutti i paesi civili? (risparmio di almeno 5-6 miliardi/anno stando ai calcoli di Lanfranconi su questo sito). Perché non si parla dell’abolizione dei comuni sotto i 5000 abitanti e della abolizione delle regioni a statuto speciale?

 

3 Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni.

Questa proposta coincide abbastanza con quella del PD, almeno per quanto riguarda gli sgravi al mondo del lavoro e della produzione. Cosa pensate sulla Tobin Tax e come volete trattare i capitali che transitano nei paradisi fiscali?

 

4 Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali.

Privatizzare in toto la RAI: davvero pensate che in una democrazia il servizio pubblico non debba avere alcun ruolo nell’ambito del mezzo più importante di informazione?

 

5 Sostenere la capacità di consumo dei lavoratori dipendenti (oppure: Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Non è chiaro, ci due sono titoli diversi nel documento)

I punti elencati qui vedono d’accordo molti nel PD, come in sen. Ichino.

 

6 Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse.

Qui tutta la base del PD è assolutamente d’accordo. Bisogna vedere la nomenclatura…

 

7 Far funzionare la giustizia.

Come il punto 6

 

8 Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donn.

Come non essere d’accordo? Qui contano i dettagli…

 

9 Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo.

Anche qui sulla prima parte credo che tutti nel PD siano d’accordo. Cosa vuol dire invece togliere il valore legale al titolo di studio? Sotto questo titolo si possono intendere almeno 10 cose diverse, alcune demenziali (come equiparare la laurea di Renzo Bossi alle nostre), altre più sensate, che vanno discusse.

 

10 Introdurre il vero federalismo.

Credo che anche qui ci possa essere sintonia col PD.

 

11 Punti mancanti.

Mancano i punti sull’energia e sull’ambiente. Mi permetto di suggerire un punto del tipo:

Per assicurare un equilibrato sviluppo economico al paese, è assolutamente necessario formulare un piano energetico nazionale, che affronti i grandi temi della produzione e della distribuzione dell’energia, tenendo conto dei tre aspetti fondamentali: approvvigionamento, costi e ambiente. Questo piano dovrà essere elaborato col concorso dei nostri migliori scienziati, tecnici ed istituzioni scientifiche e dovrà essere considerato come un patrimonio nazionale, periodicamente aggiornato e rispettato dai governi che si succederanno alla guida del paese per i prossimi 20-30 anni

Come sapete, il PD ha una proposta di piano energetico (scritto prima dell’incidente di Fukushima) che forse vale la pena di essere discussa.

Per finire, manca anche un punto sul futuro dell’Europa ed uno sui diritti della persona.

 

Vale anche ricordare che molti dei nuovi sindaci e amministratori (Doria, Pisapia) appoggiati dal PD non sono del PD e sono stati scelti con le primarie. Purtroppo in Sicilia la candidatura di Rita Borsellino a sindaco di Palermo, voluta da Bersani, è stata sconfitta da un esponente dell’apparato, ed i risultati  si sono visti.

 

 Sono in disaccordo con questa analisi.

Per come l'ho vista io, la Sig.ra Borsellino era la candidata dell'apparato, mentre il candidato dei rottamatori lo ricordo purtroppo soltanto per una vicenda non proprio incoraggiante.

Il candidato che ha vinto le primarie di coalizione era il capogruppo dell'IdV in consiglio comunale, un tipo che pare cresciuto nel "mito" del Sig. Orlando (basta notare come si taglia i capelli), a cui bisogna dare credito per aver tentato il parricidio rituale del proprio padrino politico, ce ne fossero molti di più di trentenni che agissero così, il paese sarebbe un posto migliore.

D'altro canto, il risultato, con il barone di turno che stravince, non è per nulla un buon viatico ..

Ad altri non so bene che dire, ma alcuni commenti mi hanno fatto riflettere. Siccome son parecchi ed il tempo mio limitato gli autori mi perdoneranno se non li cito uno ad uno ma estraggo i concetti per dibatterli.

Ovviamente, come sempre, mi soffermo solo su quelli critici o fonte di confusione. Quelli che sembrano condividere la nostra analisi e svilupparla o che danno utilissimi suggerimenti non hanno bisogno di essere commentati, al più ringraziati, cosa che faccio ora: grazie.

Continuate a darci una mano sia suggerendo che parlando con amici e conoscenti!


- Commento generale: molti sembrano pensare che noi si auspichi la costruzione di un partito "puro" liberal-liberista. NIENTE DI PIU' ERRONEO! Lo spirito è quello del convegno di Febbraio che Sandro ed io abbiamo organizzato: non ci importa il colore del gatto, importa che acchiappi il topo. Non voglio perder tempo in un commento per spiegare perché oggi, specialmente in Italia, la nozione di "liberale" o "liberista" sia diventata una via di mezzo fra un colabrodo ed un'ettichetta nociva. Non voglio neanche discutere se questo sia "giusto" o meno, si dà il caso che sia così. Non solo: la cultura "liberal/liberista" classica non è sufficiente per capire quanto sta succedendo nel mondo, serve dell'altro per capirlo. Questo non la rende "cattiva" o "sbagliata" (ossia: non la rende equivalente al "marxismo-leninismo", per dire una fra le tante collezioni disponibili di cazzate senza relazione con la realtà) ma la rende insufficiente. Quindi preferisco (credo "preferiamo") non impiccarmi ad una corda troppo corta in ogni caso.

 

- A noi interessa risolvere problemi concreti: far crescere il paese, aumentare la mobilità sociale, ridurre la corruzione e far vivere meglio le nuove generazioni. La politica, come cosa distinta dalla ricerca, dalla discussione accademica, dalla teoria e dal cazzeggio, è questa cosa qui: risolvere problemi concreti della gente. Qualsiasi "ismo" sia, provatamente, utile per raggiungere questi obiettivi lo useremo. Senza sposarlo.  Per cui, scusateci, non ce ne frega una beata sega né di essere "puri", ne di essere coerenti con qualche "ismo". Ci frega solo di "fermare il declino" e ridare all'Italia le "ali per crescere" (sì, sono due slogan).

 

- Questioni tattiche: non ce le stiamo ponendo, per ora. Per ora vogliamo vedere che potere di traino e sollevazione popolare il nostro messaggio può avere. Ci siamo dati tre mesi: alla fine di ottobre conteremo le truppe e vedremo dove siamo arrivati e quanti siamo. Avendo dovuto partire a fine luglio per ragioni di forza maggiore, i mesi veri sono due. ma va bene lo stesso. Sarò molto esplicito: vogliamo vincere le elezioni, nientepopodimenoche No, I am not kidding signore e signori: non l'abbiamo chiamata mission impossible per nulla e non ci saremmo di certo messi in questo inferno per conquistare l'8% ed andare in parlamento a fare opposizione inutile, guadagnando una frazione di quanto guadagnamo ora ed annoiandoci enormemente di più. Infine, le  questioni tattiche, se proprio dovremo, le considereremo a fine ottobre. Per il momento vogliamo vedere quanti italiani son disposti ad imbarcarsi in questa avventura.

 

- Passare per il movimento di un gruppo, persona, parte sociale. Il rischio c'è e i media che lavorano per lo status quo e la casta faranno l'impossibile per descriverci come tali. Il fatto è che INTENDIAMO ESSERE DI PARTE! Vogliamo che si crei il movimento e poi il partito degli italiani che lavorano, producono, competono e son disposti a smetterla con privilegi, monopoli e parassitismi per veder crescere il paese. Siamo convinti che siano la stragrande maggioranza o almeno la maggioranza e che siano ora distribuiti e divisi in tutti i gruppi politici. Il nostro obiettivo è che escano da questi gruppi ed aiutino a creare il movimento che vorremmo si creasse. In questo senso siamo di parte: siamo convinti vi siano in Italia milioni di persone, letteralmente, che in questo sistema ci vivono di lusso e ci sguazzano. Li chiamiamo, genericamente, "parassiti", un termine semplificatorio che però aiuta a capire. In questo senso siamo di parte. Solo che non crediamo che i parassiti siano tutti in una regione o area, o in una occupazione, o in un settore di attività, o in un sesso, ideologia, whatever. Idem per i "produttori", quelli che vorremmo arrivassero al governo della nazione. È una linea contorta e delicata quella che separa gli uni dagli altri ed il compito nostro, della politica che vogliamo sviluppare, è separare gli uni dagli altri per far governare gli uni. 

 

- Persone nuove. Abbiamo scritto che, a nostro avviso, questa classe dirigente ha fallito e deve andarsene, salvo poche eccezioni che consideriamo degne di partecipare al futuro dell'Italia. Alcune di loro hanno firmato ed abbiamo accettato la loro firma. Altri non l'hanno ancora fatto e saremmo contenti lo facessero. Non son molti, ma ci sono. Non avete idea di quanti abbiano chiesto di firmare a cui abbiamo detto di no. E quanti avrebbero firmato, gattopardescamente, se gliel'avessimo chiesto ma abbiamo deciso di no.  Ed è meglio che sia chiaro: già ora esistono fra i firmatari alcuni nomi che NON AVREBBERO DOVUTO ESSERCI. Non siamo perfetti, si fanno errori anche per mancanza di informazione. Spariranno, credetemi. Chi è attento alla lista vedrà dei nomi sparire (ed alcuni omessi per errore apparire) nei prossimi giorni. Il giudizio su chi valga la pena di avere a bordo e chi no è ovvimente soggettivo, quindi aperto ad errori. È la politica, appunto: l'elemento soggettivo è inevitabile. Ma, vi assicuro, lo sforzo di tutti i promotori di questa iniziativa è di fare pulizia e cambiare alla radice la classe dirigente di questo paese. 

- Grande calderone. Non riesco proprio a capire dove si possa vedere il "calderone" nelle dieci proposte nostre!!!! Domanda banale: quale delle 10 proposte è inutile, retorica, vuota o ridondante? Quale di esse è oggi patrimonio effettivo di uno, anche UNO SOLO, dei partiti rappresentati in parlamento? Quale governo o ministro, di dx o sx, ha cercato di realizzare interamente anche una sola delle nostre proposte? NESSUNO! Le 10 proposte sono, quindi, assolutamente selettive e discriminanti. Infatti, a nostro avviso, sono il minimo necessario per far uscire il paese dal declino. 

- Ora tocca a me la domanda: se il nostro è un calderone, che &$%@ è un partito che ha dentro di sé la Bindi e Civati? Un partito che intende, allo stesso tempo, allearsi con Casini, Vendola e Di Pietro? Un partito dove ci sono quelli che vogliono drasticamente riformare l'art. 18 e quelli che lo ritengono un atto di fede? Vediamo di non prenderci per il culo, non è il posto questo. Chi ha voglia di prendere in giro, magari prendendo in giro se stesso, è pregato di recarsi alla sezione locale di PD, PdL, Lega Nord, UDC o, se proprio non c'è scampo, FLI ...

 - Si', lo faremo anche per PdL, M5S e LN lo stesso ragionamento, ovviamente con dettagli distinti ed appropriati argomenti. Ossia, ci rivolgeremo a quegli elettori e militanti di questi partiti che, noi crediamo, abbiano qualcosa in comune con noi e vogliano raggiungere i nostri stessi obiettivi, forse non tutti ma quasi. E cercheremo di far capire loro che né PdL, né LN, né M5S né, me l'ero scordato, IdV, sono il veicolo adeguato. Anzi, sono nemici di questi obiettivi. A quelli dell'UDC non sappiamo bene che dire, votano una cosa senza altro collante che non stare in mezzo e vicini al potere. Ed a quelli di FLI nemmeno perché non sappiamo proprio cosa quel "partito" sia o rappresenti. Abbiamo iniziato dal PD perché, obiettivamente, abbiamo parlato (Sandro ed io) con militanti ed esponenti di quel partito più che con quelli degli altri. Ma è probabilmente dovuto alle nostre antichissime passioni "sinistrorse" che ci permettono di capire meglio cosa frulla in testa al loro gruppo dirigente. Mosche, al momento, per quanto mi è dato intendere. 

Per stasera mi fermo qua. Domani seconda rata. Notte. 

 

Ci sono momenti in cui occorre impegnarsi per cose che vanno al di là del prorio limitato orticello. Il declino in cui ci siamo infilati è evidente. Non so se il nostro Paese abbia mai avuto leader politici che abbiamo saputo formulare una visione ed indicare la strada per raggiungerla. Forse all'inizio della Repubblica. Sono troppo giovane, comunque, per avere certezze. Ad ogni modo, sono certo, che sicuramente non l'hanno avuta coloro che ci hanno governato in questi ultimi 30 anni. Per cui, condivido pienamente la proposta che voi promotori avete elaborato e farò in modo che quanti più amici soppesino tale iniziativa e si impegnino in modo concreto a sostenerla. Presente

Michele, grazie delle spiegazioni. L'idea di sparigliare la partita politica italiana e' ottima, ed il momento e' certamente quello giusto.

Sono pero' convinto che, per avere qualche chance, sia importante curare il piano comunicativo (oltre che quello programmatico), specialmente se si prevede ostilita' da parte dei media.

 

Passare per il movimento di un gruppo, persona, parte sociale. Il rischio c'è e i media che lavorano per lo status quo e la casta faranno l'impossibile per descriverci come tali.

 

Su questo punto io ho una domanda: ho visto che  venite spesso chiamati "partito di Giannino", e questo mi sembra accada anche su media difficilmente catalogabili come "di regime" (capitato anche sul  FQ).

Temo quindi che non si tratti solo di boicottaggio dei media ostili (o di semplificazione giornalistica) ma, forse, di un problema comunicativo (causato dal precipitare degli eventi e aggravato dalla mancanza di un nome).

 

Qualunque cosa si possa pensare di OG, converrai che questa identificazione rischi di essere un elemento polarizzante: utile forse per attrarre chi e' stato buggerato da SB, ma al contempo un ostacolo nel momento in cui ci si ponga l'obiettivo ambizioso (mission impossible) di andare oltre gli steccati ideologici.

Se mi erano rimasti dei dubbi, Boldrin li ha chiariti.

Se pensavo fosse un programma un tantinino vasto, ne ho la conferma ma sembra meno folle pensare che funzioni.

Probabilmente a settembre saranno in tanti (nei partiti, ma non solo..) a preoccuparsi e inizieranno a sparare (e ad epurare..) e si vedrà chi regge.

Personalmente non credo che ci siano molte possibilità "di vincere le elezioni" da soli ma mi piace pensare che un sacco di gente di quei partiti (dei sindacati, delle istituzioni)  risponda "proviamoci" e ridia qualche speranza al Paese prima che sia tardi.

Comunque vada e se pensate che (nel mio piccolo) si possa fare qualcosa: ditelo :)

Grazie a Michele Boldrin per queste riflessioni, che condivido tutte.

La seconda a me pare centrale per il futuro del movimento. Il ceto politico attuale ha fallito e agli occhi della gente appare dedito non solo all'arricchimento personale, ma a occuparsi di cose che interessano solo a lorsignori. Perciò il nostro vantaggio comparato sta nell'essere concreti, e questo dovrà risaltare nella comunicazione. Magari anche nel nome del movimento: niente nomi astratti (stamattina ho postato un commento al post "una nuova fase per nFA").

Poi, sappiamo benissimo che per essere concreti bisogna saper leggere il mondo, e che questo si fa con i "modelli" (idee connesse in modo logicamente coerente, per chi non appartiene alla setta degli economisti). Ma il posto di questi è nel retrobottega.

 

Michele Boldrin, 31/7/2012

 

Le 10 proposte sono, quindi, assolutamente selettive e discriminanti. Infatti, a nostro avviso, sono il minimo necessario per far uscire il paese dal declino.(...) Vediamo di non prenderci per il culo, non è il posto questo. Chi ha voglia di prendere in giro, magari prendendo in giro se stesso, è pregato di recarsi alla sezione locale di PD, PdL, Lega Nord, UDC o, se proprio non c'è scampo, FLI ...

 

 


Beppe Grillo, marzo 2012

 

Un documento di sette semplici punti che ha come obiettivo dichiarato di non volere trasformare il M5S in un partito. Chi non è d'accordo può chiedere ospitalità a Casini, a Vendola, a Bersani, a Bossi. C'è un'ampia scelta.

 

 

beh, magari ti porta fortuna...

 

 

- Commento generale: molti sembrano pensare che noi si auspichi la costruzione di un partito "puro" liberal-liberista. NIENTE DI PIU' ERRONEO! Lo spirito è quello del convegno di Febbraio che Sandro ed io abbiamo organizzato: non ci importa il colore del gatto, importa che acchiappi il topo.

 

 

 

 

Sarò molto esplicito: vogliamo vincere le elezioni, nientepopodimenoche

 

 

 

A noi interessa risolvere problemi concreti: far crescere il paese, aumentare la mobilità sociale, ridurre la corruzione e far vivere meglio le nuove generazioni. La politica, come cosa distinta dalla ricerca, dalla discussione accademica, dalla teoria e dal cazzeggio, è questa cosa qui: risolvere problemi concreti della gente. Qualsiasi "ismo" sia, provatamente, utile per raggiungere questi obiettivi lo useremo. Senza sposarlo.  Per cui, scusateci, non ce ne frega una beata sega né di essere "puri", ne di essere coerenti con qualche "ismo". Ci frega solo di "fermare il declino" e ridare all'Italia le "ali per crescere" (sì, sono due slogan).

 

 

Bene, avevo sottovalutato la portata delle vostre intenzioni. Se il primo obiettivo è provare a governare da soli, tutto cambia. L' impresa è davvero disperata, ma se avete deciso di dedicarci il vostro tempo da qui alla prossima primavera immagino che sia perché vi siete fatti i vostri calcoli e avete visto che non è impossibile riuscire. Bene.

Il pragmatismo a-ideologico come base del movimento è un ottima cosa sia perché è quello di cui l' Italia ha bisogno sia perché  è quello che serve per parlare ad elettorati con storie diverse. 

( anche il secondo slogan non è male )

"ali per crescere" ? mmmhhh

meglio forse "ali per alzarsi in volo" , oppure "ali per spiccare il volo"

 

solo suggerimenti.

L'inizio sembrava promettente, visto che nonostante il dichiarato background da "liberal" si dichiarava di non volere il PD come interlocutore privilegiato, e di voler fare da soli. 

 Però andando avanti nella lettura dei commenti, mi sembra di intuire che siete stati troppo tempo in America per comprendere a fondo come si orienta la politica italiana.

Non è ai commenti e alle aspettative del "popolo della rete" che bisogna guardare.

Chi è stato progressista e si sente vagamente "liberal", la sua casetta politica in Italia  ancora ce l'ha o la troverà facilmente.

Chi magari non si è mai sentito proprio progressista, ma proprio per questo prova pulsioni giustizialiste, moraliste, qualunquiste, o anche solo generiche idealità democratiche (del tipo: bisogna stare a sentire quel che vuole la ggente), la sua casa la troverà ancora più facilmente.

Quelli senza casa che ancora non sanno dove trovarla, il popolo dei produttori, le partite iva, sono tutti in attesa di qualcosa che prenda il posto del PdL o che sappia affiancarsi a quel che ne rimarrà. E non certo perchè si siano scandalizzati del Bunga Bunga, quindi starei attento a fare troppo gli schizzinosi sugli errori di Berlusconi.

E questi sono milioni di voti in libera uscita. 

Insomma, visto che sono un appassionato della cultura italiana dei primi del novecento e dei suoi intellettuali "non-organici", al momento, quanto a comprensione della nostra politica attuale e delle sue esigenze di rinnovamento, mi sembrate un po' come Piero Gobetti, più che come Prezzolini, pur stando in America.

Vuol essere un commento costruttivo, ma spero non lo considererete un complimento.

Non che questo conti, ma scrivete le cose, tutte, che penso da molti mesi. La mia conclusione allora fu che ci sono 2 strade possibili: la "presa del potere" nel PD, in stile di coup leninista, ma alla fine debbo concordare al 100% sulla Vostra analisi lucida e precisa, pertanto è da scartare. La seconda opzione credo sia gioco forza di creare un grande movimento sui 10 punti concreti, con semplici parole d'ordine tipo lavoro/giustizia/libertà ma declinate senza retorica in cose concrete, e che porti nelle strade i produttori di valore, vessati da mille ingiustizie ed angherie. LA chiave è qui, nel discrimine che non è tra chi "possiede" e "chi lavora", ma appunto tra chi produce valore e chi lo distrugge. ll tema pratico, però, è come innescare la palla di neve, e raggiungere la massa critica che renda la reazione a catena auto-sostenuta. Il rischio ovvio è che i firmatari - tutti CEO, avvocati, e professori - finiscano per parlarsi (parlarCI) addosso. Mi ricordo anni fa una elezione post Manipulite, che doveva vincere il PRI perchè tutti i consulenti, avvocati e professori facevano dichiarazioni di voto in quel senso: prese poi il 2,5% ! Credo invece che occorra fare leva sulla esperienza Monti, che tra pro e contra, mi pare mostri chiaramente  3 semplici punti: 1) è possibile concepire anche in Italia uno "stato di natura" in cui chi governa agisce per il bene comune e non per sè stesso (poi farà errori: tutti sono umani) 2) avere studiato, e letto dei libri non propinati dalla scuola di partito, serve alla bisogna di cui sub 1);  3) la gente, o il popolo verbigratia,  alla fine i punti 1) e 2) li capisce, tant'è che si sono viste poche ore di sciopero e qualche vignetta ingiuriosa esposta nei bar di provincia, di fronte a misure quasi draconiane! Dunque: lavoriamo per portare 1,000,000 di persone in una lunga marcia, tipo marcia del sale, a sfilare con i cartelli, in silenzio, grisaglie e tute blu... Promuoviamo sui social networks.   I have a dream, that one day, etc etc

te lo dico dal primo giorno che vi leggo, ed ora piu' che mai, non mi rispondere che le uniche intelligenti studiano ec onomia e vi hanno detto picche; cerca fra le tante di tutti i settori dell'economia italiana, domani ti scrivo la lista di nomi che ho spulciato io, che non sono nessuno

Questa frase di Boldrin (vedi sopra):

"partito degli italiani che lavorano, producono, competono e son disposti a smetterla con privilegi, monopoli e parassitismi per veder crescere il paese"

potrebbe essere il nome del partito. E' un nome lungo, e allora? Per farsi notare, e farsi notare come gente che parla chiaro, può andare benissimo.

Io come nome o slogan trainante ho proposto "liberare la crescita", ma temo che qualsiasi nome o slogan di due o tre parole suoni logoro, dato che i partiti e i partitini finora ne hanno abusato, di nomi e slogan del genere. E, allora, perchè non innovare radicalmente anche nell'etichetta del prodotto?

Vorrei ricordare quanto di positivo fatto dal PD, e non è poco a mia opinione sopratutto se paragonato al desolante panorama politico fornito dalla destra di Berlusconi.

Il mio obiettivo è dimostrare che l'assioma grillesco PD = PDL non regge, per poi argomentare perchè io almeno credo nel PD.

 

1) Il Ministro dell'Economia, ovvero Tremonti versus Padoa Schioppa (e ho detto tutto...). Padoa Schioppa non aveva la tessera del PD? Non importa, la forza e la capacità di un partito stanno anche nel riconoscere di dover scegliere un tecnico invece di un politico per certi ruoli in assenza di alternative credibili.

Quello che conta è il nome e sopratutto l'intelligenza e la capacità del personaggio scelto.

 

2) Le liberalizzazioni sono nel DNA del PD, e molte di esse portano il nome "Bersani", ad esempio il decreto Bersani. Mi sembra sbagliato sostenere che queste politiche furono "imposte a un PD riluttante"; esse sono al contrario parte integrante del progamma politico del PD. Chi era contro e chi era a favore delle liberalizzazioni fatte da Monti in Parlamento? Chi ha lavorato per bloccarle e depotenziarle e chi per preservarle? Chi è il responsabile della mancata liberalizzazione di farmacie e taxi?

 

3) L'Euro e la moneta. Da una parte chi ci ha portato nell'euro, dall'altra chi sostiene la necessità di dove ritornare alla lira. Da una parte chi per lo meno riconosce le colpe del nostro paese, dall'altro chi crede che il tutto sia un complotto di un qualche speculatore che voleva far fuori Berlusconi. 

 

4) L'europeismo, che almeno per me è il principale valore che un partito deve avere (io credo fortemente nella necessità di una Europa unita). Il PD è europeista, il PDL no. A questo si associa la politica estera, dove (se volete posso argomentare) il PD è conscio del ruolo del nostro paese, mentre il PDL è isolazionista.

 

5) Gli uomini: è vero che nel PD abbiamo i Fassina (purtroppo) ma abbiamo anche tecnici come il senatore Ichino e politici come il vice di Bersani Enrico Letta. Lo stesso Bersani, come ricordavo prima, ha dato il suo nome a una bella fetta di liberalizzazioni fatte nel nostro paese. C'è per lo meno un dibattito sui temi economici portato avanti da persone che sono liberali e a favore del libero mercato. E queste persone non sono minoritarie, ma occupano posizioni di vertice nella gerarchia del PD. Il vice di Bersani conta di più del responsabile dei temi economici. Chi c'è dall'altra parte? Tremonti, Brunetta... Serve continuare?

 

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Ora in Italia siamo in una situazione non efficente, il che significa che c'è spazio per risparmiare senza diminuire la qualità e la quantità delle prestazioni fornite dallo stato in termini di welfare. Inoltre è possibile anche aumentare l'efficenza del mercato attraverso le liberalizzazioni.

Questo tipo di policy è giusta a prescindere, in quanto lascia i servizi inalterati diminuendone i costi (per quanto fornito dallo stato) e diminuisce i costi di beni e servizi senza danni per i cittadini per quanto riguarda le liberalizzazioni.

Io penso che il PD possa perseguire questa politica, che condivido. E penso anche sia giusto usare le risorse così recuperate per diminuire tasse e debito pubblico.

 

Una volta raggiunta "la frontiera dell'efficenza" quello che il PD non farà è diminuire i servizi per diminuire le tasse. Il PD, come un qualsiasi partito socialdemocratico europeo (ed è il motivo principale per cui lo voto) preferisce l'opzione "svedese" (tasse e servizi) che quella "americana" (poche tasse e meno servizi) e non è quindi disposto a diminuire i servizi pubblici forniti ai cittadini.

nel PD oltre a quanto tu hai detto esiste a mio avviso ancne una forte anima che definirei "keynesiana" che si agiterebbe di fronte ad un calo della spesa pubblica, non importa se cala quella "non efficente" perché chi pensa che "la tua spesa è il mio reddito" considera recessiva ogni diminuzione della spesa. E naturalmente nel PD, come in ogni partito che è stato al governo localmente o a Roma, esiste chi ha come suo reddito proprio la spesa pubblica clientelare. Insomma tu vedi un lato della medaglia ma è necessario vedere anche l'altra, senza la quale allora il PD sarebbe il partito piu' liberale d'Italia.

Piuttosto il PD, che ora ha perso un pezzo della foto di Vasto, con un Di Pietro che attacca le istituzioni un giorno sì  e l'altro pure, dovrebbe perdere pure l'altro pezzo della foto (Vendola) perché mi sembra inconciliabile appoggiare il decalogo e tirarsi dietro Vendola (*).

E qui sta il punto, perché il PD appare come il famoso asino di Buridano, che non sa scegliere tra due alterntive e prende tempo.

 

(*) [Modo Ironico ON] la necessità di mollare Vendola è data da una regola interna che prevede che solo un personaggio con orecchino possa stare nel foronte del decalogo. E qui abbiamo già Michele, al posto d'onore. [Modo Ironico OFF]

Guarda come uno tratta l'altro e ti darai subito una risposta sull'anima del PD. Ricordiamoci che Fassina è il responsabile economico della segreteria, non uno che passa di lì per caso.

 

Bersani è vero, alcune liberalizzazioni le ha fatte, ma ora non sembra ricordarsene: le spinte e e pulsioni sono altre.

 

L'europeismo poi a me pare che sia stato buttato a mare (cfr. di nuovo Fassina e i suoi "tecnocrati europei") oppure semplicemente come un pozzo di soldi: facciamo l'Europa che ci ripagano il debito (nell'elegante formula deli Eurobond).

 

Poi Bersani può fare tutte le affermazioni di principio che vuole: il suo partito ha governato fino ad oggi la Sicilia con Lombardo (ma si è dimesso o no?), si tiene Bassolino, Penati, e tanti altri che ora sarebbe lungo menzionare...mi riesce difficile prendere sul serio uno che ciancia di principi ma si tiene queste schifezze nel gozzo.

 

Sono stato populista? Onestamente mi direi di no.

E' stata presentata la carta d'intenti del PD per le prossime elezioni, una sorta di manifesto politico.

Copio e incollo le parti che riguardano questa discussione:

 

2 - Democrazia

"Sono poi essenziali norme
stringenti in materia di conflitto d’interessi, legislazione antitrust e libertà dell’informazione,
secondo quei principi liberali che la destra italiana disconosce (...) bisogna
agire per la semplificazione e l’alleggerimento del sistema istituzionale e
amministrativo. Occorrono piani industriali per ogni singola amministrazione
pubblica al fine di produrre efficienza e risparmio."

 

4 - Lavoro

"Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca
il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni
finanziari e immobiliari. Quello successivo è contrastare la precarietà,
rovesciando le scelte della destra nell’ultimo decennio e in particolare l’idea di
una competitività al ribasso del nostro apparato produttivo, quasi che rimasti orfani
della vecchia pratica che svalutava la moneta, la risposta potesse stare nella
svalutazione e svalorizzazione del lavoro. Il terzo passo è spezzare la spirale perversa
tra bassa produttività e compressione dei salari e dei diritti, aiutando le produzioni
a competere sul lato della qualità e dell’innovazione, punti storicamente
vulnerabili del nostro sistema. Quarto passo è mettere in campo politiche fiscali
a sostegno dell’occupazione femminile,"

 

8 - Beni comuni

"Per noi sanità, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in via di
principio, non dev’esserci il povero né il ricco. Perché sono beni indisponibili
alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono beni comuni – di tutti e di ciascuno
– e definiscono il grado di civiltà e democrazia del Paese.
Ancora, l’energia, l’acqua, il patrimonio culturale e del paesaggio, le infrastrutture
dello sviluppo sostenibile, la rete dei servizi di welfare e formazione,
sono beni che devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e
controllo sulla qualità delle prestazioni.
Per tutto questo, introdurremo normative che definiscano i parametri della
gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorità di controllo a tutela
delle finalità pubbliche dei servizi. In ogni caso non può venir meno una responsabilità
pubblica dei cicli e dei processi, che garantisca l’universalità di accesso
e la sostenibilità nel lungo periodo."

 

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Come sostenevo prima, chi cerca nel PD una politica "di destra classica", cioè meno tasse meno servizi resterà deluso. Si conferma invece una politica di contrasto alle inefficenze del nostro paese, mantenendo però alto il welfare fornito dallo stato (e quindi anche le tasse, anche se non al livello attuale e rimodulandole diminuendo il cuneo fiscale sulle tasse legate al lavoro) .

 

Detto in altri termini: se parliamo di efficenza, allora è ingiusto criticare così tanto il PD senza ricordare quanto fatto negli ultimi anni dal PD e avversato dal PDL.

Se parliamo di scelte politiche legate, a parità di efficenza, a quale deve essere il ruolo dello stato, del welfare e del livello di redistribuzione tra i più e i meno ricchi della società (la visione americana versus quella svedese) allora non aspettatevi che un partito socialdemocratico compia politiche reganiane.

1 - TPS non era il ministro dell'economia di un governo PD, ma di un governo di coalizione, guidato da Prodi (personaggio di diversa tradizione politica).

2 - Questa affermazione è molto discutibile. Il ministro Bersani ha fatto cose importanti nel quinquennio 1996/2001, essenzialmente in attuazione di direttive dell'UE (per es. creazione del mercato elettrico); nel governo Prodi del 2006 ha proposto provvedimenti che, a ben vedere, non liberalizzavano nulla ma introducevano vincoli per molte categorie di imprese, per es. le banche: ebbe il plauso dei consumatori, ma ciò non dimostra che abbia liberalizzato il mercato bancario.

3 - nulla da dire.

4 - se fosse vero quello che dice, ci sarebbe stata una mutazione genetica rispetto alle origini della classe dirigente del PD (almeno di gran parte di essa). Il PCI era contro l'Europa e la NATO, e lo è stato a lungo; solo in epoche recenti gli ex PCI vi si sono adattati, forse per un errore di prospettiva, vale a dire credendo che il processo d'integrazione possa accogliere elementi di socialismo.

5 - la questione è quale sia il peso reale dei dirigenti che provenengono dalla sinistra democristiana e quanti di essi siano indotti dall'interesse personale a sposare scelte programmatiche che la DC non avrebbe mai immaginato (v. sotto sulle intenzioni del PD).

Leggendo gli interventi ho notato che alcuni tirano in ballo Emma Bonino, una fra le poche mosche bianche della politica italiana. Vorrei far notare che Emma si è candidata alla Presidenza della Repubblica, anche se molti lo ignorano, o meglio, anche se i media non ne parlano, a parte qualche mosca bianca tipo Lilli Gruber su La7. Avere l'appoggio della Bonino, dal punto di vista mediatico, sarebbe sicuramente positivo però un partito ce l'ha già, anche se è in affanno. Per avere il suo appoggio bisognerebbe quindi passare obbligatoriamente attraverso il Partito Radicale e convincere Marco Pannella, deus ex machina dei radicali.

Condivido profondamente l'approccio "funzionale" di Brusco & Boldrin: una forza politica va valutata per gli obiettivi che ha raggiunto e non per le buone intenzioni.

Da questo punto di vista con il PD sarei addirittura più severo.

Good intentions/ Bad outcomes... è proprio così per il PD?

Sicuramente i giudizi non si possono generalizzare e sicuramente ci sono persone che ci hanno creduto e che si sono spese.

Allo stesso tempo non direi che le intenzioni fossero del tutto buone, e non solo per un problema di tattica, come si dice nell'articolo.

Per anni, forse per voler dimostrare di poter stare fra i bottoni, il PD mostrò, pur senza dirlo chiaramente, l'intenzione di non mettere seriamente in discussione gli equilibri di potere in cui si regge l'Italia.

Il concetto veltroniano di vocazione maggioritaria del PD fu la patina dietro la quale il messaggio era chiaro: il "responsabile" Calearo ne fu un prodotto naturale, ma giustamente e opportunamente è stata citata la legge Treu come grande contrattata soluzione "di potere" a delicatissime questioni "di diritto".

 

Il PD non funziona perché, in certa misura, è stato progettato per non rimettere in discussione i poteri esistenti (Chiesa, Sindacato, vari potentati economici etc.) e per annacquare le istanze di cambiamento e rinnovamento espresse dai suoi stessi militanti.

 

La vicenda del secondo governo Prodi ed il senso di frustrazione che si provava in quei mesi nella società italiana dicevano già tutto: un partito che si propone come un Grande Mediatore non rinunciando alla propria provvigione per ogni "affare".

Questa è la questione che porrei al militante PD.

Non sono un lettore assiduo di nFA, ho letto il manifesto perché consigliato da un amico (con cui proprio in questi giorni dibattevo accanitamente del futuro del PD). Prima di scrivere questo commento ho cercato di recuperare un po' andando a spulciarmi quanto avete fatto finora.

 

Giunto alla fine del vostro articolo, d'impulso, mi sono chiesto A CHI vi siete rivolti all'interno del PD per farvi dire che il vostro programma è “se non del tutto giusto quasi niente sbagliato”. Se vi siete rivolti all' “assemblea dei 15”, temo che siate fuori strada: sono, per l'appunto, 15, su un gruppo di parlamentari di 200 e più persone.

 

Non dico ciò per sterile polemica, ma per sottolineare un fatto: i vostri presupposti, la vostra analisi storica, il vostro programma non sono quelli del PD. Non sono nemmeno quelli di una minoranza consistente del PD. Sono quelli di una minoranza sparuta (per ora), che reclama voce, che ha ottime idee, propone talvolta buone ricette ma altre volte porta avanti battaglie irricevibili in un partito riformista di sinistra.

 

Caratterizzate il riformismo italiano degli anni '90 come figlio di Amendola e della sinistra DC, senza prendere in considerazione una possibile (e plausibile) interpretazione alternativa, ovvero che quello in realtà fu il tentativo di seguire un altro percorso, il “facciamo cose di sinistra col mercato” di Blair che ha affossato il Labour nell'ultimo decennio.

Qui sta il primo punto. A leggere la vostra analisi, sembra che il quadro dirigente della sinistra italiana sia rimasto all' “antico leninismo”, allo statalismo duro e puro di marca PCI, mentre tutti i partiti riformisti e progressisti del mondo occidentale imboccavano sicuri (decenni fa) la strada che voi incoraggiate. E' davvero tutto così limpido? Si citava Blair poco fa: e lo schroederismo? Il modello socialdemocratico alla Hollande? Tutte sfumature di un'unica idea? Parlate dell'aumento del mercato come della panacea di tutti i mali, mettendo sotto il tappeto la banale verità che qualunque discussione politica condotta fuor di polemica porterà inevitabilmente a miliardi di idee differenti sulle misure da adottar. Il nocciolo della questione, a mio avviso, è questo: può esistere un “partito dell'efficienza”? Un “partito del non andiamo alla deriva”? E sui diritti civili che si fa? Sul welfare? Sull'Europa, come qualcuno già sollecitava?

 

Qui arriviamo al secondo punto: parlate dello “strano modo di fare politica che state scoprendo”, facendo intendere, sembra, che tutti quelli che se ne occupano sono dei poveri pazzi, impegnati in folli bizantinismi al solo fine di rendere tutto ingarbugliato e incomprensibile.

Io temo che non sia così. Da una parte, tra la “casta”, ci sono i ladri (secondo me meno di quanti voi diciate, ma ce n'é) e ci sono le persone per bene. Dall'altra, ci sono gli elettori e l'opinione pubblica, che purtroppo non si comportano precisamente come i calcoli dei modelli economici a cui fate riferimento, né sono razionali e logico-deduttivi come le argomentazioni che brillantemente stendete nei vostri pezzi.

La politica è costruzione di consenso. Richiede pazienza e fiuto. Capacità di compromessi. Di aggiustamenti. Per questo (a mio giudizio) poteva aver senso soppesare un poco meglio l'ipotesi di lavorare all'interno del PD, andando a ingrossare una frangia che avrebbe acquistato peso e prestigio con la vostra presenza.

 

Avete deciso di puntare il bersaglio grosso. Come penso sia ormai evidente, non avrete il mio sostegno. Ma se riuscirete a prendere la maggioranza dei voti sarò straordinariamente contento di avere un governo in mano vostra, persone competenti e serie, piuttosto che la schiera di nani e ballerine che abbiamo avuto dal 2008 al 2011. Ma permettetemi un ragionamento fuori dai denti. Se trascorsi i tre mesi che vi siete dati per contarvi vi renderete conto di essere in pochi, evitateci l'ennesimo miracolo di Grillo/Bertinotti (togliere al PD/CSX quel 4/5 % di voti necessario per mettere in piedi un governo con una maggioranza stabile): di quello, davvero, l'Italia non ha alcun bisogno.

rispetto a questa prospettiva trovo alcuni punti di disaccordo

1) il fatto che la trattativa e la mediazione siano uno strumento della politica non significa che la politica debba essere ridotta a mediazione;

2) tipico dell'Italia e non solo della sinistra è questo eterno malinteso sul mercato, per cui non si rinuncia a dare accezioni negative o positive a qualcosa che rientra nell'ambito dei fatti e dei fenomeni;

3) ancora tipico di concezioni italiote è il pensare che in politica qualcuno porti via qualcosa a qualcun altro: il M5S non porta via al PD nulla: le vicende di Parma e Mira dimostrano che un certo tipo di consenso la sinistra lo perde per problemi propri (ed è tutto da vedere se, almeno lì, lo recupererà).

Almeno per quanto mi riguarda posso rassicurarti:

- ho votato a sinistra dalla maggiore età fino al 2008 compreso (be', slittando gradualmente dall'estrema al centro-sx, e con crescenti dubbi);

- a fine 2008, vista la reazione del PD alla crisi, ho detto a me stesso: basta, sono invotabili e non li voto più;

- ora, a metà 2012, forse ho trovato chi votare, ma anche se FiD non si presentasse, ti assicuro che il PD NON è la mia seconda scelta. E neanche la terza.

Pure dopo la carta d'intenti di Bersani.

Dunque FiD non toglierà il mio voto al PD.

Forse qualcuno nel PD dovrebbe chiedersi come mai, con la mia storia elettorale, sono arrivato a questa ferma decisione. Non per me, che sono uno, ma per i tanti come me, ché insieme forse arriviamo vicini a quel 4/5% che ti preoccupa. Ma non credo proprio che al PD interessi.

i dieci punti del programma sono ampiamente condivisibili. facciamo finta che avete la mia cieca fiducia per quanto riguarda il settore "economia e finanze" (punti 1-5, 8), poniamo pure che abbiate la ricetta giusta per la scuola ed il federalismo (non parlo solo del programma ma anche del modo di attuarlo per sradicare il potere dei baroni), ci metto dentro pure la legge sul conflitto di interessi e siamo a 9/10...

ecco, dando per certa la fiducia che ripongo in voi su questi argomenti vorrei dire che il punto 7 mi pare un filino generico... certo condivisibile, ma scrivere 5 righe sul fatto che si riforma la giustizia e si umanizzano le carceri sperando che io ci possa credere ciecamente è un po' troppo non trovate?

per cercare di convincermi a votare voi invece che PD (visto che di PD si sta parlando) dovreste però dirmi aggiungere almeno 2 paroline su come intendente porvi ad esempio nei confronti di:

- PACS, DICO o dir si voglia

- rapporti chiesa - stato

- con chi intendete allearvi nel caso raggiungiate solo il 49%

... ok ok... neanche il PD lo dice... ma io per venir via ho bisogno che qualcuno me lo dica!

Secondo me parlare solo di economia è una scelta precisa.

Il tempo stringe, ed è già difficile coagulare consenso intorno a questi 10 punti senza diluire il messaggio con diritti civili e quant'altro.

Tanto piu che in Italia su questi argomenti ci si scanna da decenni.

 

Ne abbiamo parlato diverse volte su nFA, ma non so se gli altri promotori la pensano allo stesso modo, e nessuno è stato chiesto di prendere posizione su questioni non economiche.

Non credo sia serio dichiarare una posizione ora.

In una fase successiva dovremo certo prendere posizione anche su altri argomenti, ma solo dopo essersi contati ed averne discusso con i sostenitori.

Tutta questa roba tipo "quanto illiberali sarete per le coppie, i rapporti chiesa-stato, le alleanze..." sono temi piuttosto vuoti che chiede un elettorato a caccia di rassicurazioni, che in prevalenza rimane in un partito rassicurante come il PD.

Su questi temi servono eletti con mente libera da qualsiasi condizionamento, che cerchi soluzioni giuste stando lontano dai consueti centri di potere.

Io non direi un bel nulla sul rapporto chiesa stato: nessun cardinalone ha diritto di bacchettarmi preventivamente o moralisticamente avvalendosi della sua "libertà di espressione".

.. un glitch si sia mangiato la seconda puntata delle mie risposte ai commenti.

Se domani appare, bene, altrimenti ... altrimenti spero di ritrovare l'energia. Mal che vada, apparira' una risposta incompleta (avevo fatto un "save" credo...) 

che sia un "glitch" o che sia un "baco" è capitato anche a me di scrivere e e non ritrovate il testo.  Piu' recentemente ho osservato che una volta premuto "Salva" puo' capitare di entrare in una  attesa infinita.  Puo' aiutare selezionare tutto il testo e fare copia prima di premere salva.

Capisco l'entusiasmo di questi primi giorni post-annuncio. Ma NfA non prendera' il 51% o il 30% o il 15% e non potra' rivoltare l'Italia come un calzino. Se va bene, manda Giannino e un altro paio in parlamento. Riguardo Giannino poi, non mi fido. Capisco che Boldrin dice che "e' cambiato" ma Boldrin non sarebbe il primo accademico a essere messo nel sacco da un politico. Gli scienziati sono troppo onesti intellettualmente per non essere un po' "gullible". Spero che Boldrin accolga questo commento con tutta la simpatia umana possibile - no harm intended. 

Quindi il programma, fino a un certo punto. Siamo ottimisti (ma realisti): questa formazione manda in parlamento un manipolo di uomini pronti a tutto. Non e' abbastanza per rivoltare nulla, ma e' un inizio. Quello che potrebbe succedere pero', e' che a un certo punto della legislatura quei 10 voti in parlamento siano determinanti. E allora NfA potra' esigere qualcosa. Una riforma, una riformina. 

Quindi la mia domanda e': posto che durante la legislatura vi capiti l'opportunita' di ottenere una sola cosa (o anche solo due, o tre). Cosa esigereste? Ditemi che esigerete che i medici possano scrivere le ricette solo col nome della molecola e avrete il mio voto e il mio appoggio. Ditemi che esigerete che i taxi siano liberalizzati completamente e per me varra' la pena votare NfA anche se non e' un partito di massa. Ditemi che imporrete un metodo che permetta di non dico riformare l'intera universita' italiana, ma di avere 2-3 universita' di eccellenza in cui i professori vengano scelti per il loro merito accademico - con tutti i caveat che ci possono essere sulla valutazione di tale merito - ma dove i baroni non possano portare un cavallo in cattedra. Ditemi questo, e NfA avra' un senso. 

Allora. Se potrete fare UNA sola cosa. Quale sara'?

 

Credo farebbero meglio, per questioni di reputazione loro e di chi crede in loro, a non entrare in parlamento.

Caro Michele e relatori nFA tutti, come gia' dettovi in privato, mettete una donna tra di voi e vi mando altri 20 euro, io che non ho mai fatto nessuna donazione a nessun blog ne tanto meno a nessun partito, nemmeno il US Republican party( which is the one I have indicated on my voter card.) In Italia votavo repubblicano, il PRI di La Malfa padre e di Spadolini, ora avendo appena ripreso i miei diritti di cittadina Italiana guardero' bene a chi dare il mio voto alle prossime politiche. Dopo questa premessa personale ed OT, ecco come promessoieri, la lista di donne che mi piacerebbe voi riusciste a convincere a stare nella vostra squadra:

Emma Bonino.

Bianca Berlinguer, figlia di cotanto padre

Lilli Gruber, se Andrea Ceccherini puo' averla per un convegno per i professori a Fi per la sua creatura Osservatorio Giovani Editori (sponsorizza uso giornali in classe come strumento didattico) a maggior ragione la potete contattare voi.

Valentina Vezzali, ora che ha vinto tutto con grazia, magari si interessa anche delle politiche dello sport visto che auspica una donna a capo del CONI.

Sabina Ciffuni, si proprio lei, che oltre ad essere stata la prima valletta e' anche la nipote del fondatore del movimento qualunquista (mi sembra di capire che cerchiate un crossover on the entire political spectrum).

Una delle rappresentanti movimento Se Non Ora Quando (fate voi).

Annalena Benini , nata a Ferrara scrive sul Foglio

Luisa Mezzano, 49 anni lavora per la soprintendenza al recupero di opere d'arte.

Luisa Tatoni, dirige il mensile giovani genitori

Silvia Bergero, scrittrice

Letizia Muratori, scrittrice

Tiziana Stella, giornalista

Claudia Nasi, di Casina in provincia di Reggio Emilia, per la protezione civile dirige un programma di aiuto ai bambini terremotati.

Valeria Corbetta, direttore della rivista Myself

La docente Universitaria fiorentina che e' stata una delle relatrici a nFA (giornate di Siena), di cui ora mi sfugge il nome

Natalia Castaldi, anche la poesia puo' essere lotta politica.

E TRA LE EMERITE SCONOSCIUTE CHE SI FANNO IL MAZZO come un uomo:

Chiara Moreschi, 32 anni di Savona insegna design in universita' ed accademia

Patriza Gregori, avvocato

Stefania Scotti, membro associazione ELA (cura contro la lecodistrofia sede di NA)

Laura Liberati, radiologa

Alessandra Detilla, avvocato

Chiara Scattolin, professoressa di geografia

Giuliana Allen, casalinga

 Ecco, io ho finito di nominare nomi, ce ne sarebbero una infinita' di piu',  il vero concetto caro Boldrin e cari redattori di nFA e' che se le donne non vi guardano e volete vincere (detto ieri) ve le dovete andare a guardare e corteggiare voi. Siamo piu' della meta' dei cittadini, siamo tutte super oberate di lavoro e vediamo tutte le altre della UE avere molto di piu' dai propri governi nazionali. SB ha saputo solo farci vedere( e insegnare alle nostre figlie )che solo con gli attributi estetici si fa carriera, Io questo non lo voglio piu', meglio una bruttina stagionata ed intelligente che una sciantosa che non sa di che cosa parla e aspetta l'imboccata dal solito maschio al potere di turno.

Dai Michele, in giacca e cravatta fai la tua bella figura, datti da fare e assicura almeno una donna al nFA, grazie

giuliana allen

Giuliana, se ti candidi ti voto. 

Secondo me e' decisamente ora di un PdC donna in Italia. 

Inoltre causa la ferocissima ed ingiusta selezione naturale operata dalla società italiana quelle che reggono hanno dei numeri che levati.

... per quello che scrive, ma sono arcistufo di questa solita solfa della necessità di avere una donna, ma detto questo non si potrebbe fare il contrario cioè vedere se c'è qualche donna che se la sente di firmare questo programma e vedere se è valida di inserirla. Parliamo di uguaglianza e di merito non di quote rosa ( che a mio modesto parere mi sembra tanto una gentile concessione del popolo maschile e non è bello ) di donne in gamba intelligenti e via di complimenti vari, ma devono firmare quindi..... A proposito una donna che ha firmato ed è una persona decisamente interessante, per quello che mi ricordo e lo ho ascoltata diverse su radio 1, io l'ho trovata ed è Marina Salamon. Dopo di che per quello che ho letto le persone che suggerisce mi sembrano alcune meritevoli ed altre no ( la Vezzali ?????? ) un punto in più per l'ultima della lista:). Questa risposta non VUOLE ESSERE IN NESSUN MODO E MANIERA CONTRO L'ALTRA META' DEL CIELO se qualche signora si è sentita offesa mi scuso sin d'ora non era mia intenzione sono e ribadisco sono PRO-DONNA in politica-lavoro-economia etc. ma ancora di più sono per il merito questo era il senso del mio commento. Grazie mille

è forse tardi dovevano forse essere  tra i primi firmatari. Ce n'è , se ho contato bene, 21 su 243 e a mio avviso una sola di peso, Irene Tinagli.

La Bonino dovrebbe ammettere l'errore di quando si separò da Della Vedova.

Giuliana, grazie per la lista ma io non mi metto di certo a chiamare persone che non conosco. 

Il tuo nome puoi ovviamente tranquillamente aggiungerlo, come lo hanno fatto (ad oggi) circa 11mila altre persone, donne e uomini. 

A Natalia che conosco ed apprezzo non gliel'ho chiesto: Natalia si dichiara comunista ed un manifesto del genere non l'avrebbe firmato mai. Le richieste assurde inutile farle. Se mi son sbagliato, meglio. Natalia segue quello che faccio e se ha voglia di firmare non ha che da farlo o dirmelo. 

Ma l'ho chiesto a tante altre donne, il cui nome non mi va ora di fare. E non ho chiesto solo io, han chiesto anche gli altri 6 fondatori, ognuno alle donne che conosceva e pensava potesse essere interessata. Infatti, alcune han firmato. Molte altre no.

Credetemi se volete o meno, non so che farci. Se molte non hanno risposto non e' colpa nostra. 

..... ma che si danno cifre a caso oppure qualcuno ha interpellato Pagnoncelli o similari faccio un ragionamento becero, ma se a qualsiasi persona avessi chiesto 6 mesi fa se il M5S aveva delle chance politiche o peggio ancora se fosse un partito sopra il 20% e che avrebbe conquistato Parma mi avrebbero risposto di non dire cavolate. OGGI la situazione è diversa. Quindi che noi si prenda lo 0,1% od il 100% dipende da tanti fattori uno di questi è la pubblica opinione ( quindi non solo da noi e dalle nostre capacità ) e dall'offerta politica/sociale che daremo a quest'ultima. Non pensiamo ai risultati, ma alla spinta/proposta che possiamo dare al paese, nei 10 punti indicati c'è un potenziale di cambiamento dirompente che rivolterebbe l'Italia è come se a me ( campione europeo di permanenza sul divano ) mi dicessero di correre ( e Vincere ) i 100 metri. La proposta che facciamo è che tutto/i/a cambi/no pelle, atteggiamenti, cattive abitudini etc etc etc tutte cose che a parole chiunque farebbe, ma, sopratutto, farebbe fare agli altri. Quello che si propone è un'onestà intellettuale di non facile raggiungimento ed è questo il vero scontro proporre una alternativa alla famigerata Italica Furbizia. Sugli altri temi etica, ambiente, laicità etc etc io rispondo così facendo un'esempio: Voi mi chiedete che opinione ho su eventuali diritti a coppie omosessuali come ad esempio la pensione si reversibilità, la possibilità di andare a trovare il proprio compagno/a all'ospedale o su di un eventuale eredità io rispondo Prima facciamo in modo che ci sia una pensione da dare, un ospedale che curi e che ci sia ancora un patrimonio da poter ereditare e poi parliamone. Il tema economico, in questo momento, viene prima di quello sociale perché senza economia con c'è stato o società che tenga. Grazie Antonio Savà

una forza che si pone come candidata a governare un paese deve dare risposte in molti settori e non solamente in quello economico. lasciamo pure perdere i complicati temi etici sui quali vedo che non è stato fatto un ragionamento, almeno sul tema ambientale qualcosa si potrebbe dire. o no? se non altro analizzando il problema dal punto di vista meramente economico. che strategie si vogliono attuare per risolvere il problema della bolletta energetica. sappiamo benissimo che il petrolio è tuttora il modo più economico di produrre energia ma sappiamo anche che le rinnovabili generano molto più indotto in termini di ricerca, occupazione e sviluppo. che posizione ha NFA su questo punto? cosa vuole fare? dove vuole investire? come vuole impostare il nostro futuro a lungo termine?

 

Io ne faccio una questione culturale... siamo onesti con noi stessi, quando si dice che la classe politica rispecchia esattamente il popolo che rappresenta, non è solamente una frase fatta o un modo per cercare di dare una risposta facile a problemi molto più complessi... NO!!! purtroppo è la realtà... possiamo decidere di non crederci, ma sappiamo perfettamente che mentiremo solo a noi stessi.

Prendiamo ad esempio il "movimento" appena nato che troviamo sul sito web fermareildeclino.it, chi ha avuto la volontà di leggere tutto e andare fino in fondo alla pagina vede che ci sono 7 promotori proncipali, i quali hanno o hanno avuto importanti esperienze internazionali... cosa significa?.. significa che hanno avuto modo di rendersi conto di come "gira" il mondo fuori dai nostri confini, di quali sono le cose che funzionano e quelle che non funzionano, quanli possono essere i modelli da imitare e quelli da evitare... questo è chiaramente solo un esempio ma è innegabile questo giudizio... chiaramente io parlo per la mia esperianza personale ma non credo che se altri ci ragionano attentamente e con onestà arrivino a conclusioni diverse... cosa intendo?... intendo che io mi vedo circondato (parenti, amici, conoscenti, persone con le quali scambi semplici opinioni una sola volta nella vita) da qualunquisti, persone che hanno una visione che arriva al massimo alla punta del loro naso, principalmnete gente che non è interessata a nulla in particolare, gente che non riesce a discutere seriamente di certe cose, gente che non ha un'opinione o se ce l'ha è meramente ideologica (spesso ereditata di famiglia), gente che non approfondisce nessun argomento che, se ne discute, parla solo dei titoli di giornali o telegiornali senza capire il merito, gente che condivide su facebook link scontati e populisti (è come dire, voglio un mondo senza guerra, fame, sofferenza, povertà... ma di cosa stiamo parlando) solo perchè lo condividono anche gli altri, vedo ragazzi della mia età (io ho 32 anni) che non pensano minimamente a come sarà questo paese tra 10 anni (io sono terrorizzato solo all'idea), vedo gente della classe dei miei genitori che non si preoccupano di quanto accade, vedo gente che riesce solamente a dire "ladri", "io li manderei a casa tutti", "a lavorare", ecc... e potrei continuare a non finire... vedo solo io questa situazione?... questi comportamenti?... beh sinceramente non credo di essere un alieno, pertanto, per quanto riguarda la mia esperienza personale e le persone con le quali sono o sono stato in contatto (e vi assicuro che a causa del mio lavoro sono tante), beh, questa classe politica non mi meraviglia affatto.

Tutto questo per dire che il PD non potrà mai cambiare, semplicemente perchè è ancora dominato da personaggi che arrivano dal PCI e che fanno dell'ideologia la loro ragione d'essere... ma la stessa cosa vale per i partiti di centro-destra e a maggior ragione per quelli di estrema-sinistra ed estrema-destra, che per natura sono estremi proprio per le ideologie!!!

Se ci fosse qualcuno che è in grado di dimostrami "oggettivamente" che gli italiani non meritano questi politici, beh, sarò ben felice di cambiare idea!!!

 

Se ci fosse qualcuno che è in grado di dimostrami "oggettivamente" che gli italiani non meritano questi politici, beh, sarò ben felice di cambiare idea!!!

 

Forse è il contrario. Se abbastanza italiani cambieranno idea su come sono andate le cose e come dovrebbero andare domani, allora non meriteranno piu' gli attuali politici e li cambieranno.

 

Se ci fosse qualcuno che è in grado di dimostrami "oggettivamente" che gli italiani non meritano questi politici, beh, sarò ben felice di cambiare idea!!!

 

Concordo con l'osservazione dell'insipienza diffusa tra gli italiani, tuttavia secondo me cio' che conta ancora di piu' e' la scarsa qualita' e la corruzione delle elites piu' alfabetizzate. A parita' di livello delle masse, elites valide potrebbero far diventare l'Italia un Paese dignitoso e molto migliore di quello che e' oggi.

Non sono del tutto in disaccordo, ma credo che non si potrebbe fare un peggior servizio al neonato movimento che dare l'impressione di considerarsi una elite illuminata contrapposta a un "popolo bue".

Leggo con grande interesse della vostra iniziativa. Innanzitutto, perché non cede - a quanto mi pare di capire - alle tentazioni populistiche e radical-chic di disconoscere la dimensione politica. Anzi, con una dose forse anche eccessiva di ottimismo (ma per lanciarsi il più delle volte serve), manifestate chiaramente l'intenzione di far nascere un nuovo soggetto politico. E vivaddio..

In questo, si marca - o sbaglio? - una differenza radicale con il tentativo di MS5. E agli amici che hanno propugnato in qualche commento precedente l'idea di un'alleanza tra MS5 e NfA farei notare la cosa. Direi che è un punto di diversificazione piuttosto essenziale, che meriterebbe qualche approfondimento in più. Sbaglio?

Nutro infatti da sempre una profonda diffidenza per il movimento di Grillo e per tutte quelle manifestazioni della società civile che amano proiettare sui vertici politici i vizi dell'intera società italiana. Che l'attuale classe dirigente sia quello che sia, mi pare piuttosto ovvio. Ma tutto si può dire, tranne che non sia lo specchio dell'italica diffidenza proprio per quelle riforme di cui NfA parla con una chiarezza senza precedenti: meritocrazia e superamento del clientelismo.

Mi sembrano dunque "due" società civili del tutto diverse e finanche incommensurabili. Tanto che non stupisce che il primo termine di confronto di NfA sia proprio il tanto vituperato Pd. Che è - e vuole esserlo - una forza politica. Poi, si può discutere all'infinito che non esprima purtroppo una "buona" politica. Ma vivaddio, almeno non raccoglie - come molti partiti e movimenti che si sono sviluppati negli ultimi 15 anni - gli umori di pancia di troppi italiani che si gettano in lunghe dissertazioni antipolitiche contro i vertici della piramide, per poi rimutuare analoghi meccanismi nelle scelte elettorali territoriali o anche solo nel vivere civile.

 Il che, purtroppo, non significa affatto che il problema di fondo nel PD non resti lì, non solo irrisolto ma del tutto incorporato: vale a dire che una seria azione di riforma della struttura clientelare della società italiana non mi pare esattamente al primo punto dell'agenda. E neanche all'ultimo..

E se non vado troppo oltre nel leggere la provocazione di Brusco e Boldrin - che coglie assolutamente nel segno - io ci vedo anche e tanto questo nella domanda che pone all'amico-che-resta-nel-Pd:

 

"In effetti, la cultura del gruppo dirigente è pessima ed è andata deteriorandosi, ma alla fine, come ci insegnava il tizio di Treviri, la cultura è parte della sovrastruttura. Se il PD comunque rappresentasse le forze sane e produttive del paese, la mediocrità del suo gruppo dirigente farebbe relativamente pochi danni. E qui è dove veramente ti chiediamo di pensare e riflettere. Chi e cosa rappresenta, oggi, la sinistra italiana?"


I "parassiti" o i "produttori"? Ora..è proprio su questo punto, però, che mi sorgono tanti dubbi.

E' davvero possibile dividere così nettamente in due la nostra cara Italia? Dove lo poniamo quel discrimine? Quale è la linea che ci consente di separarli?

E - seconda domanda - anche laddove fosse possibile farla questa distinzione così netta , ma siamo proprio così certi che la stragrande maggioranza degli italiani sia stufa di un sistema oligopolitistico, chiuso, clientelare, a-meritocratico etc...? 

Perché non è in fondo dalla risposta a questa domanda che dipende la possibilità di costituire non  l'ennesima sigla minoritaria ma un soggetto politico nuovo e largamente rappresentativo dell'Italia "reale"? 

Finora, infatti, la valutazione (giusta o sbagliata che sia) a favore di un certo "realismo politico" per molti è discesa da una più radicale presa di posizione rispetto alla società italiana: e cioè, se gli italiani - neanche la maggioranza, ma quantomeno una buona fetta - siano realmente stanchi di un sistema che li deprime e impedisce ogni possibilità di vero sviluppo; o, piuttosto, preferiscano, nonostante tutto, da tanto troppo tempo, la rassicurazione dell'amico compiacente di turno a una struttura meritocratica in cui non c'è spazio per le scorciatoie...

 

Questi "produttori" al potere avrebbero insomma la voglia e la forza (e la sufficiente esperienza politica) di sciogliere l'Italia dai legacci della sua secolare struttura clientelare?

 

 

 

 

 

 

 

 


... Odo tacchini (sul tetto) far festa.

 I cari Compagni Che Restano Nel PD, ora che dicono?

 

Seriamente, il PD ha scelto la conservazione e alleanza con Casini, il PDL ha scelto il banana che imposterà la sua campagna contro Monti e il segretario comunista, e Montezemolo pronto a far stampella al PD, e la variabile impazzita dei grillini a promuovere monete complementari e audit sul debito ( guardate alle descrizioni nei link qui).

Si profilano un parlamento millecolori, alleanze cattocomuniste in nome del non si cambi nulla, B che proverà a comprarsi metà grillini per fare i suoi comodi, la lega che sparerà sull' euro e il solito bailamme.

Ci aspetta un nuovo 1994, ma io non andrò più alle elementari.

Poi certo, c'è FiD, che però è ancora inesistente nei sondaggi e pur con tutta la stima che posso avere per le persone che animano il movimento, non vedo motivi per cui ciò dovrebbe mutare vista la disperat situazione di partenza e i continui errori e una comunicazione disastrosa ( e non sto parlando solo del logo e dello slogan) .

Io nel PD non ci sono mai stato, ma seppur nella certezza che MR non sarebbe stato la panacea dei mali italiani, credo che domenica scorsa l' Italia abbia davvero perso uno degli ultimi treni.