Calderoli e lo scudo fiscale

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Calderoli emana un delirante comunicato attaccando i dati di Bankitalia sui capitali rientrati con lo scudo. L'opposizione reagisce con argomenti altrettanto deliranti. Storia di una polemica iniziata a partire da una teoria delirante. Meno male che Phastidio c'è.

Questa storia, per comodità del lettore, la suddividiamo in sei brevi puntate.

Prima puntata. Il 29 dicembre 2009 il Ministero dell'Economia e Finanza emette un trionfale comunicato in cui annuncia che l'operazione scudo fiscale ha portato all'emersione di 95 miliardi di euro, di cui ''il 98% è fatto da rimpatri effettivi in Italia''. Ai pochissimi che si chiedono ''e allora?'', chiarisce magistralmente le idee l'onorevole Calderoli. Il quale ci dice: o giovinetti sprovveduti, possibile che ancor non vi siate abbeverati a quella fonte di sapienza costituita dal modello superfisso? I fondi in Italia non potranno che tramutarsi in immediati investimenti, portando a una poderosa espansione del PIL. Come? Le opportunità di investimento devono anche essere redditizie? Come? Se erano redditizie prima perché i capitali non affluivano in Italia? Dettagli, minuzie, astruserie da professoroni amerikani. Il Calderoli è uomo pratico e sa come vanno le cose. Lo scudo è ''la più grande manovra di tutti i tempi'', i capitali danno ''ossigeno vero e tanto alla nostra economia''. Il ministro Tremonti, lui sì raffinato pensatore, merita 10 e lode.

Seconda puntata. I professori, razza dannata, iniziano a rompere e a remare contro. A parte i soliti amerikani che non capiscono il modello superfisso, ci si mette pure Cecilia Guerra su La Voce. La quale Guerra chiarisce che, insomma, rientrati proprio rientrati non è chiaro che questi capitali siano. Infatti esiste la forma del rimpatrio giuridico che rimpatrio non è per nulla. Nell'articolo, datato 5 gennaio 2010, afferma:

 

I dati dettagliati, in cui opportunamente si distingue fra “rimpatri con liquidazione” (e cioè rimpatri veri e propri) da un lato e “regolarizzazioni e rimpatri senza liquidazione” (e cioè regolarizzazioni e rimpatri giuridici) dall’altro, sono raccolti da Banca d’Italia, per finalità statistiche riguardanti la compilazione della bilancia dei pagamenti e degli altri indicatori monetari e finanziari per l’analisi economica. È dall’analisi dell’andamento della bilancia dei pagamenti e di questi indicatori, quindi, che si potrà valutare, a partire dai prossimi mesi, il successo dello scudo sotto il profilo degli effettivi rientri di capitale.

 

Qui si ferma per un po' la polemica. Ovviamente nel circo mediatico chi porta fatti e dati è ignorato. Tremonti e Calderoli non commentano sulla questione rimpatri giuridici/rimpatri effettivi e continuano tronfi ad attendere il boom degli investimenti in Italia.

Terza puntata. Alla fine , per l'esattezza il 17 febbraio 2010 i dati sulla bilancia dei pagamenti arrivano. La Banca d'Italia, che di routine controlla i fondi che entrano e quelli che escono nel paese, emette un comunicato dal quale si evince che i capitali effettivamente rientrati con lo scudo sono solo 35 miliardi, ben lontani dai 100 di cui vaneggiava Calderoli. Non che faccia differenza, a meno di esser adepti del modello superfisso, ma mostra chiaramente che le osservazioni della professoressa Guerra erano assolutamente corrette mentre le affermazioni di Tremonti e Calderoli erano ridicole rodomontate.

Quarta puntata. Tremonti e Calderoli cercano di far passare sotto silenzio la cosa e ci riescono quasi. Si, è vero, la solita Cecilia Guerra sulla solita Voce si prende la briga di segnalare la cosa. Ma il Corriere.it riporta il comunicato della Banca d'Italia senza menzionare la distinzione tra rientri effettivi e regolarizzazione e pure Il Sole 24 Ore evita di menzionare la cosa, limitandosi a pubblicare separatamente, senza alcuna spiegazione, la tabella sui rientri effettivi. Sorprendentemente, solo ''Il Giornale'' va diritto al punto e titola seccamente ''Dallo scudo 85 miliardi ma solo 35 tornano a casa''. Fin qui però non succede altro. Il 18 febbraio in un commento sul sito ho posto una serie di domande:

 

Cari signori del governo, ci avete o no raccontato una spudorata balla, mentendo sapendo di mentire, quando avete detto che stava rientrando il 98% dei fondi scudati? E se il presunto rientro era un segnale ''di forza della nostra economia e di fiducia nell'Italia'', come va interpretato il mancato rientro?

 

Chiaro che non mi aspetto che Tremonti e Calderoli leggano i commenti di nFA, ma queste domande erano ovvie e naturali e di fatto si ponevano da sole. Il dinamico duo adotta la linea ''io speriamo che me la cavo'' ed evita di commentare.


Quinta puntata. Repubblica, che fino a quel momento aveva dormito, si sveglia e con soli tre giorni di ritardo, il 20 febbraio riporta la notizia del finto rimpatrio dei fondi. E' solo a questo punto che Calderoli, come se avesse visto agitarsi il drappo rosso, si scuote dal torpore. Siccome la risposta alle domande poste nel punto precedente è ovvia, a Calderoli sono lasciate due sole alternative: 1) ammettere che lui e il suo sodale Tremonti hanno detto un sacco di fregnacce, 2) negare la realtà. Sceglie ovviamente la seconda alternativa e in un violentissimo comunicato accusa la Banca d'Italia di essere ''Banca d'Opposizione'' e di diffondere artatamente dati pessimistici sulla situazione economica del paese. Con foga afferma nel suo comunicato

 

I conti non tornano, perche' si scambiano i fischi per fiaschi! Chi conosce la materia sa benissimo che i 60 miliardi di provenienza elvetica sono dovuti per forza rientrare, non avendo la possibilita' di essere regolarizzati, visto che la Svizzera non e' presente nella 'White List'. Si e' cercato di vendere come totale del rientro effettivo i 35 miliardi che rappresentano invece solo il flusso finanziario attraverso bonifici, mentre in realta', come chiaramente spiegato dall'Agenzia delle Entrate, sono ben 93 i miliardi di beni che sono rientrati e 2 quelli regolarizzati.

 

Ancora un po' di pazienza, siamo quasi alla fine della telenovela.

Sesta e ultima puntata. Arrivano le reazioni dell'opposizione, ad opera di un altro dinamico duo, Enrico Letta e Pierferdy Casini. Leggiamo sul Sole 24 Ore:

 

L'uscita di Calderoli provoca l'immediata reazione delle opposizioni, con il vicesegretario del Pd Enrico Letta che chiede al governo di dissociarsi dalle parole del ministro: «Sarebbe paradossale che questo non avvenisse nel momento in cui il governo stesso è impegnato nel sostegno della candidatura di Draghi alla presidenza della Bce». Di parole «dissennate» parla anche il leader dell'Udc Pierferdinando Casini: «Mi auguro che al più presto Calderoli venga smentito dal governo e che nel momento in cui si avanza la candidatura alla presidenza della Bce dell'unico uomo che sul piano internazionale ha una credibilità totale, cioè Mario Draghi, ci possa essere una rapida retromarcia del governo».

 

L'argomento è abbastanza strabiliante. Il punto del contendere è tecnico. E' vero o no che, come dice Calderoli, i 60 miliardi regolarizzati in Svizzera son dovuti per forza rientrare? Se sì, Calderoli ha ragione e la candidatura di Draghi è irrilevante. Se no, Calderoli mente e di nuovo la candidatura di Draghi è irrilevante. Il modo di ragionare di Letta e Casini è invece, a quanto pare, che i fatti non contano ma l'unica cosa che conta è l'impatto politico delle parole, non importa se veritiere o menzognere.

E arriviamo finalmente a Mario Seminerio, che spiega come stanno le cose senza curarsi di candidature e mica candidature. Leggetevelo tutto il post, ma per i più pigri ecco il succo:

 

Considerazioni analoghe sono state fatte da Alfredo Gysi, amministratore delegato della BSI, gruppo Generali, grassetto nostro:

 

«Molti clienti della BSI hanno fatto capo al rimpatrio giuridico e continuano a far amministrare in Svizzera i loro patrimoni assoggettati al fisco attraverso società fiduciarie italiane»

 

Appunto, trattasi di rimpatrio giuridico, nel quale “un intermediario abilitato residente in Italia assume formalmente in custodia, deposito, amministrazione o gestione il denaro e le attività finanziarie detenute all’estero, senza che si proceda al materiale trasferimento delle stesse nel territorio dello Stato”. Non sono cioè soldi destinati ad affluire al nostro sistema produttivo.

...

Calderoli non se la prenda, capita a tutti di non riuscire a comprendere un testo di legge. Anche se, quando capita al ministro per la Semplificazione, è forse più grave, oltre ad avere il sapore della beffa.

 

Fine della storia. Che, come sempre più spesso accade, è una storia veramente triste.

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Commenti

Ci sono 42 commenti

Questo post è ozioso.

Roberto Calderoli sa contare solo fino a 10: la differenza fra 35 e 100 semplicemente è al di là della sua comprensione.

Polemizzare con lui è inutile. Meglio un velo pietoso.

Va segnalato anche il botta e risposta tra Attilio Befera, dell'agenzia delle entrate, e Cecilia Guerra.

In ogni caso, la domanda vera a cui bisognerà rispondere è: lo scudo fiscale ha fatto o no aumentare gli investimenti in Italia, e in che misura? Perché, alla fine, che siano 35 oppure 85 miliardi non conta nulla se non attivano investimenti. Aspettiamo i dati Istat ed Eurostat al  riguardo e poi commentiamo.

 

Il problema non è che Calderoli non sa contare, ma non sa proprio leggere. Qui i dati sulla bilancia dei pagamenti, a pag. 11 il flusso di capitali di rientro. Come Cecilia Guerra fa notare si tratta di attività liquide, per cui la volatilità di questi rientri è alta.

Adesso per dire veramente la parola fine a questa querelle basterà attendere Giugno 2010, quando la Banca d'Italia pubblicherà i dati relativi ad Aprile e potremo vedere quanto di quei rientri sarà stato effettivo.

Comunque, poi per capire il livello, basta ricordare che Calderoli è un odontoiatra. Quindi al massimo distingue un'otturazione da una carie.

Una domanda da ignorante: ma davvero non e' possibile per un cittadino detenere capitali all'estero, alla luce del sole e pagando tasse e quant'altro sui redditi da essi percepiti, senza usufruire di un intermediario? Mi sembra davvero strano.

Certo che è possibile, ma non è questa la fattispecie alla quale si rivolge lo scudo.

Il contribuente tipico per il quale lo scudo fiscale è stato concepito è un cittadino italiano residente in Italia, che ha prodotto redditi in Italia, ha evaso le tasse su questi redditi e successivamente o contestualmente ha esportato questi redditi fuori dall'Italia.

Addí 31 dicembre 2008 questo signore si trovava con un gruzzolo più o meno grande in qualche altro paese. Lo scudo gli ha offerto la possibilità di rimpatriare il gruzzolo in cambio di un modesto obolo.

Ciao, certo che è possibile.

Il problema in questo caso è che la Svizzera si trova ancora sulla "lista grigia" dei paradisi fiscali secondo l'Italia, lista che comprende quei paesi con i quali non è stato raggiunto un accordo sulla doppia imposizione stile OECD. E lo scudo fiscale pensato da Tremonti non comprende la possibilità della regolarizzazione dei capitali senza averli rimpatriati per quei paesi che sono sulla lista grigia (quindi la Svizzera).

Ora si potrebbe pensare che Tremonti abbia avuto ragioni obiettive per trattenere la Svizzera su questa lista. In realtà mica tanto. Infatti la Confederazione elvetica già da ottobre era stata depennata dal OECD dalla lista grigia e messa sulla "white list". Il fatto è che Tremonti ha voluto fare il furbo, puntare i piedi, e in questo modo svuotare i forzieri svizzeri attraverso lo scudo. Questo ha poi causato delle tensioni importanti tra i due paesi, te lo posso assicura in quanto sono svizzero e il vostro ministro è stato nelle prime pagine dei nostri giornali più di una volta (in particolare, fantastico l'episodio dove egli dice al nostro presidente: "I want your money"...).

Nota finale: come Alfredo Gysi riporta, in realtà le banche e fiduciarie svizzere non hanno faticato attraverso i loro fiscalisti a trovare una soluzione al problema. È bastato creare delle società che facessero da intermediario e buona parte dei soldi sono rimasti dove erano. Sembra però che Calderoli questo non l'abbia ancora capito.

Mazzo

 

 

 

Andrea, se ho capito bene il senso della tua domanda, ti direi che è impossibile. Il ruolo degli intermediari è diventato pressoché insostituibile da quando vi è stata la smaterializzazione delle attività finanziarie. Non pochi anni addietro, per fare un esempio, era possibile detenere fisicamente titoli di stato, ritagliarsi la cedola e portarla all'incasso presso una banca. Analogamente per le azioni, si tagliava il dividendo e lo si portava alla cassa della società quotata. Oggi non è più così.

 

"l'opposizione reagisce con argomenti altrettanto deliranti?"

A me non sembra.

Letta e Casini non esprimono (ho fatto un google Letta Bankitalia) un giudizio in materia, e non è legittimo sostenere che, se lo avessero espresso, esso sarebbe stato "delirante" come quello di Calderoli. Dicono solo che l'attacco a Bankitalia da parte di Calderoli è stupido, soprattutto ora che Draghi è candidato alla presidenza della BCE. 

Avrebbero dovuto esprimere un giudizio anche sulla veridicità o meno delle parole di Calderoli? Forse, ma che non l'abbiano fatto non implica che non ce l'abbiano o che, se l'avessero, sarebbe "delirante", com'è invece quello di Calderoli. 

Forse, ma che non l'abbiano fatto non implica che non ce l'abbiano o che, se l'avessero, sarebbe "delirante", com'è invece quello di Calderoli. 

È ancora più grave di così: non si sono per nulla soffermati sul fatto tecnico, ma hanno cercato invece la lettura "politico-poltronistica". È delirante non attaccare invece la logica dello scudo fiscale in tutta la sua inefficacia. A meno di non condividerlo anche loro... Oppure di non capire di che si parla e cercare solo di mettere zizzania nel governo. Manovra direi scadente e ottusa. E inoltre un personaggio politico DEVE avere un'opinione e DEVE esprimerla riguardo alle manovre e affermazioni dei suoi colleghi.

 

Si, andava espresso un giudizio sulla veridicità di Calderoli, quello era il punto cruciale. Il resto è irrilevante. Se l'accusa di Calderoli fosse stata vera, che avrebbe dovuto fare? Secondo Letta e Casini, presumo, stare zitto per non disturbare la manovra di mandare Draghi alla BCE. Questa è, a mio avviso, logica delirante. Esattamente come è delirante Calderoli che accusa la Banca d'Italia di disfattismo perché rileva numeri che a lui non piacciono.

non l'ho detto nel primo post perchè mi temevo le ire di Boldrin che mi avrebbe imposto di provarlo con qualche formula matematica, ma ora, sfidato, oso, e sostengo che a volte l'atteggiamento del nfa, che leggo religiosamente peraltro, e da cui imparo molto, è un po' descritto dal titolo di un articolo di Repubblica sul tema condono fiscale "Camera, passa lo scudo, decisive le assenze dell'opposizione", come se la colpa maggiore di questa ennesima porcata non l'avesse il governo che l'ha formulata, ma il PD che, pur avendola aspramente criticata, non è poi stato in Parlamento in massa al momento opportuno sperando che mancassero i deputati del governo per soprenderli con un voto contro.

Riguardo a Letta e Casini, non si dimentichi che sono politici. Il politico cerca di prendere voti, è una malattia professionale. Se avessero detto, nelle cinque parole che la stampa avrebbe riportato, che Calderoli aveva torto perchè non capisce niente di economia, temo che la maggioranza dei lettori avrebbe attribuito questo giudizio al secondo loro ingiustificato odio che i comunisti portano alla Lega. Invece ricordando che c'è di mezzo l'onore nazionale, forse qualche lettore lo convincono.

Sono piccolezze, lo so, ma credo, nonostante tutto, che non si possa fare di ogni erba fascio, che il PD merita le critiche più severe -- anche le mie, che pure faccio il coordinatore di circolo -- perchè non fa opposizione, perchè non fa opposizione intelligente, perchè è centralista, perchè non ha le idee chiare su quasi niente, ma insomma, chi fa le più grosse porcate è chi sta al governo, non l'opposizione.

 

Questa è una discussione interessante. Allora, devo cominciare con l'ammettere che di comunicazione politica e di come acchiappar voti io ne so molto poco. Mi pare però, visti i risultati, che nemmeno dalle parti del PD siano esattamente degli assi (l'uscita sulle tasse bellissime di TPS è probabilmente da manuale su ''come non si fa comunicazione politica''). Quindi, mi arrischio a qualche battuta. Allora:

1) Ecco come mi sarei comportato se fossi stato un politico di opposizione. Prima, avrei chiamato qualche amico alla banca d'italia e in qualche banca che fa business con la svizzera per capire la normativa. Una volta acclarato che Calderoli aveva detto una sciocchezza avrei emesso il seguente comunicato. ''Non è assolutamente vero che c'è alcun tipo di obbligo per chi ha i fondi in Svizzera di farli rimpatriare a tambur battente. Calderoli e Tremonti hanno preso in giro gli italiani quando hanno detto che lo scudo avrebbe portato risorse fresche per gli investimenti. Evitino ora di aggravare le cose accusando di partigianeria la Banca d'Italia, che fa solo il suo mestiere di raccoglier dati. Ministro Tremonti, veramente lei è d'accordo con Calderoli?'' Non mi pare molto lungo, va dritto al termine della questione e non coinvolge la questione di Draghi alla BCE che veramente non c'entra niente. Son sicuro che si può fare molto meglio, come ho detto so poco o nulla di comunicazione politica, ma mi pare assai più ficcante delle parole di Letta e Casini.

2) Dal mio punto di vista di economista quello che conta però non è la propaganda ma la qualità del ragionamento. Calderoli e Tremonti non mi fanno arrabbiare perché si fanno propaganda, questo è normale, ma perché la fanno violentando le leggi della logica e dicendo il falso. Allo stesso modo modo, capisco che Letta e Casini vogliano farsi propaganda, ma questo non li autorizza ai non sequitur del tipo ''Calderoli stia zitto perché Draghi è candidato alla BCE''. Ancora più grave, questo è indice di un modo di ragionare deleterio, perché mette la convenienza e l'opportunità politica davanti alla verità. Ripeto, e se Calderoli avesse avuto ragione che avrebbe dovuto fare? Star zitto perché Draghi è candidato? No, secondo me doveva parlare. Nella fattispecie (e come spessissimo accade) Calderoli ha detto una sciocchezza. Questa, non la convenienza politica, è la ragione per cui doveva tacere.

3) Sul fatto che la responsabilità principale sia del governo non ci piove nel modo più assoluto. Hai ragione a ricordarlo, perché tra l'altro questo governo ha più di altri l'abitudine a rifuggire dalle proprie responsabilità dando comunque la colpa a chi non governa. Ma, se permetti, io pretendo anche come elettore un'opposizione ben fatta. Vedere gente che ragiona come Casini e Letta non mi ispira alcuna fiducia per il giorno, se mai verrà, in cui le redini del governo saranno in mano loro.

 

Riguardo a Letta e Casini, non si dimentichi che sono politici. Il politico cerca di prendere voti, è una malattia professionale. Se avessero detto, nelle cinque parole che la stampa avrebbe riportato, che Calderoli aveva torto perchè non capisce niente di economia, temo che la maggioranza dei lettori avrebbe attribuito questo giudizio al secondo loro ingiustificato odio che i comunisti portano alla Lega. Invece ricordando che c'è di mezzo l'onore nazionale, forse qualche lettore lo convincono.

 

Mi sembra che (se hanno agito, come hanno agito, per i motivi che suggerisci tu) abbiano fatto la figura di quelli che "non sanno ribattere a Calderoli nel merito e che parlano solo per difendere il loro amico Draghi", beninteso, mi sto mettendo nei panni della ipotetica "maggioranza dei lettori". Oltretutto, non avendo mosso critiche oggettive, si beccherano comunque del comunista che attacca la lega a priori, cosa che nel calcolo che tu attribuisci loro avrebbero proprio voluto evitare.

Quindi, dal mio punto di vista, non hanno presi voti e consensi, tra chi non glieli avrebbe comunque dati (con chi crede ancora ai comunisti è tempo perso) e non hanno certo aumentato la "stima" di cui godono tra chi legge nfA o Phastidio.

Secondo te (che sei più "dentro" il mondo politico) hanno veramente usato la miglior strategia ?

 

 

Il quale non dice un piffero, limitandosi a ripetere quello che aveva detto Befera. Per lui i rimpatri sono tutti uguali, anche se sono giuridici con conseguente permanenza degli attivi all'estero. Interessante quello che non dice. Ossia, non dice che Calderoli ha ragione. Semplicemente ignora del tutto i dati della Banca d'Italia. Puro Voltremont: i dati non esistono e la questione si risolve con un miserabile trucchetto da azzeccagarbugli.

Domanda ai lettori più attenti di me a queste cose: ma che sta succedendo al Giornale? Già aveva titolato in modo visibile, un paio di giorni prima di Repubblica, sul mancato rientro dei fondi. Oggi il comunicato di Voltremont lo schiaffa in un articolo titolato Prodi: ''Scudo? Come Ave Maria per Omicidio''. Non è che si sono messi a far fronda? E se sì, per conto di chi?

 

Spero di dare un contributo alla discussione volando molto basso e raccontandovi l'esperienza di un promotore finanziario che ha avuto alcuni clienti che hanno aderito allo scudo fiscale. Nei giorni di fuoco del primo scudo 2009, quello che scadeva il 15 dicembre, era impossibile avere un appuntamento con la banca svizzera prima di 15 giorni. Considerate che ho dovuto litigare con una banca che, dal giorno in cui il cliente ha dato l'ordine di bonifico, ha aspettato nove giorni, adducendo come scusa l'enorme molo di lavoro di quei giorni. Dato poi che le banche svizzere non sono esattamente fatta da cretini, quando hanno iniziato a girare le voci di un possibile scudo fiscale in italia, hanno riempito le posizioni dei loro clienti di polizze vita, quote di fondi hedge, quote di fondi immobiliari. Con lo scudo si potevano trasferire in Italia i titoli che avevano un codice Isin, e quote di fondi solo se la banca ricevente accettava il trasferimento di quote di fondi, cosa che non avviene nella stragrande maggioranza dei casi per tutta una serie di problemi tecnici che vi risparmio. Altro problema tecnico riguarda i fondi hedge che si possono liquidare solo entro finestre temporali precise e con un preavviso di 3 mesi.  Dato quindi che i clienti con posizioni interessanti (per una banca di Lugano significa da 1 mil euro in sù) si ritrovavano ad avere nel loro patrimonio fondi hedge non trasferibili, non liquidabili entro il termini dello scudo, oppure quote di fondi immobiliari non trasferibili o tutto il capitale trasferito in una polizza vita (per evitare di pagare tasse di successione, per evitare di pagare la ritenuta per i residenti esteri), i clienti avevano due possibilità:

a) quote di fondi hedge vendute al grey market, ovviamente gestito dalla banca, con uno sconto del 90% rispetto all'ultimo prezzo

b) dare l'incarico ad una fiduciaria (teoricamente di loro fiducia, in realtà di proprietà della banca svizzera) di intestarsi i beni e pagare il 5%

Obiettivo della banca svizzera era quello di continuare di lucrare commissioni di gestione che fanno impallidire se confrontate con quelle di una qualsiasi altra banca al mondo. Considerate che la banca si porta a casa, tra commissione di gestione dei fondi, commissione di intermediazione e commissione di gestione del patrimonio una cifra vicina al 3,5%. Lo scudo tramite fiduciaria ha consentito a loro di appioppare ai loro clienti italiani una ulteriore commissione che varia dallo 0,02 allo 0,6% del patrimonio. Per la banca però esiste il rischio che i clienti, una volta regolarizzata la posizione, si sveglino e si accorgano delle commissioni che pagano. Il mio compito come promotore finario è quello di cercare questi polli e di avvisarli, cercando di convincerli che è meglio essere clienti miei. Se io riesco a farlo, i clienti apriranno un conto scudato con me, e, una volta venduti i fondi hedge e trasferiti i titoli, le cifre di Calderoli e quelli di Banca d'Italia inizieranno ad avvicinarsi.

 

post molto interessante.

Scusi la mia ignoranza, ma una banca può "riempire le posizioni" di un cliente degli strumenti finanziari che vuole, senza la sua autorizzazione? E se detto cliente non è cretino, e vuole scudare e far rientrare i suoi soldi, non gli sarebbe convenuto non permettere queste operazioni?

Riguardo al tema PD = PDL = tutti ladri, ho saputo di un intervento di Bersani ieri sera a Ballarò che la differenza tra rientri giuridici e reali l'ha fatta. Non ho visto e non posso confermare.