La Casta, il Sud, e la casta del sud

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La questione "rifiuti in Campania" conferma - ve ne fosse bisogno - che la Questione Meridionale è LA Questione Nazionale, piaccia o meno a LorSignori. Non sembra piacere: LorSignori seguitano a raccontare al popolo puzzolenti menzogne più o meno funzionali al mantenimento dello status quo. Tutti insieme, dall'allarmato Presidente al fattivo Primo Ministro agli oranti Vescovi, sino all'ultimo membro della casta, o appendice del medesimo. Fra questi vanno inclusi i Calderoli, che mentono dicendo che la Campania non è Italia: lo è, così come lo sono Calabria, Sicilia e il resto. Sarebbe il caso di riconoscere che il re è sconciamente ignudo, e capire che il Sud d'Italia comincia a Roma e che Roma, non Napoli o Palermo, ne è la capitale.

Vi sono almeno tre implicazioni importanti dell'affaire "spazzature campane". Seppur sommariamente merita menzionarle tutte, per la semplice ragione che nessuna delle tre è comprensibile senza le altre due.

 

(1) L'oramai compiuta trasformazione della Casta nel maggior tumore d'Italia. La Casta non amministra e non governa il paese, né tantomeno lo serve; ne costituisce invece il peggior corpo parassitico, il cui fine unico è consumare risorse per mantenersi al potere. Come tutte le funzioni di costo anche questa è convessa: la quantità di risorse che la Casta brucia, per unità di tempo, continua ad aumentare.

 

 

(2) La sempre più profonda degenerazione socio-politica del Sud d'Italia. Il problema del Sud non è più - a mio avviso non lo è mai stato - un problema di arretratezza economica. È un problema di cultura diffusa, di istituzioni, d'organizzazione sociale, di sistema di valori. Soprattutto è un problema di classi dirigenti locali, le quali hanno da sempre mal governato e che oggi hanno o completamente abdicato al loro ruolo o accettato d'essere parte organica del sistema criminal-clientelare che controlla quel 50% del paese compreso fra il Lazio e Lampedusa.

 

 

(3) Il mantenersi ed il consolidarsi della grande menzogna nazionale, secondo cui il "povero e sfortunato" Sud ha bisogno di aiuto economico dal "ricco e fortunato" Nord. Menzogna su cui le classi dirigenti meridionali pascolano indecentemente da almeno mezzo secolo e su cui il consenso elettorale per la Casta si regge.

 

La Casta è la spazzatura d'Italia

Trovo quasi inutile argomentare questo punto, tanto eclatanti sono i fatti. Da tre decenni la Campania, e la città di Napoli in particolare, sono governate quasi ininterrottamente dalla sinistra. La Sicilia e le sue città, invece, sono state governate quasi sempre dalla destra; la Calabria è andata a turni alterni, idem per la Puglia, eccetera. Che differenza fa? Pochissima. L'Abruzzo e forse la Puglia si trovano in una condizione economico-sociale migliore delle altre regioni, ma la differenza è marginale (per chi non ci crede: controllare schede regionali SVIMEZ). Ovunque regna lo spreco, la truffa, l'incompetenza, la criminalità. Di fronte a una situazione che dura da anni e che ha dell'incredibile, il principe di Napoli, noto ai più come Presidente della Repubblica Italiana, partorisce affermazioni del tipo "ci vuole la raccolta differenziata" e "bruciare le spazzature fa male perché libera diossina" mentre lancia appelli ridicoli dal suo palazzo papalino, la gestione annuale del quale costa più di cinque o sei utili inceneritori. Inceneritori che veneti e lombardi, romagnoli e piemontesi si costruiscono e fanno funzionare, mentre il popolo di Napoli vive nell'immondizia, applaudendo il principe comunista quando va a farsi regalare le cravatte da Marinella e bruciando spazzatura per strada gli altri giorni. La coppia catto-comunista-c...ista Basso&Iervo-lino straparla quotidianamente su televisioni e giornali del regime. Straparlano palleggiandosi responsabilità invece d'essere cacciati a furor di popolo assieme alle rispettive giunte.

Tutti costoro dovrebbero essere messi sotto inchiesta per qualche mezza dozzina di illeciti, amministrativi e non; in un paese decente sarebbe accaduto un anno fa, qui nessuno l'ha ancora chiesto. La mortadella, amica e patrona di tutti loro, promette che farà, perché lui è uomo che fa e per questo dura. Nel frattempo indossa la sua miglior faccia da soppressa e ci racconta che l'Italia è più avanti della Spagna: basta confrontare Roma con Madrid e Napoli con Siviglia per capire che ha lardo dove gli altri hanno sinapsi. La destra chiede strumentalmente dimissioni senza crederci e, soprattutto, senza prendere alcuna iniziativa politica efficace; agisce così perché correa di simile malgoverno laddove essa controlla il potere locale. Basta, inutile continuare nell'infinita sequenza degli orrori.

L'inanità di questa classe politica spaventa e lascia senza parole. Nonostante questo occorre trovarle. Occorre continuare a chiedere le dimissioni di costoro, occorre continuare a chiedere trasparenza e responsabilità, occorre continuare a ricordare agli italiani che scordarsi di tutto questo, farlo passare in giudicato e rinviare di nuovo la questione, è suicida. Occorre continuare a denunciare la Casta ed il suo malgoverno, per stucchevole e ripetitivo che possa sembrare ed essere. Perché al peggio non v'è fine, ed un paese che digerisce la spazzatura campana senza mandare a casa, possibilmente in galera, tutti gli amministratori locali coinvolti è un paese che ha deciso di non avere alcuna speranza. Per avere speranza occorre diventare noiosi, ripetitivi e financo mono-maniacali: dimissioni di Basso&Iervo-lino, e inchiesta giudiziaria sulle loro e altrui responsabilità.

Il Sud non è economicamente arretrato, è socialmente marcescente

Il livello di sviluppo economico del Sud, per quanto inferiore a quello del Nord, è di molto superiore a quello della Repubblica Ceca, della Lituania, dell'Ungheria, di Malta e persino dell'Arabia Saudita ed è simile (o superiore) a quello del Portogallo, di vaste aree della Spagna, della Corea del Sud, e via dicendo. In nessuno di questi paesi succedono cose paragonabili a quelle che vengono riportate accadere nelle regioni del Sud d'Italia. Tantomeno ci si pone il problema di avviare programmi straordinari di aiuto economico all'Arabia Saudita o alla Corea per permetterne o facilitarne lo sviluppo economico. In Italia, invece, si continua da decenni a blaterare di aiuti economici d'ogni tipo per lo sviluppo economico del Mezzogiorno, che continua a ricevere (e sprecare) ingentissime risorse sottratte a chi, nel Centro-Nord, le produce lavorando. Tutta l'evidenza disponibile suggerisce che il problema non è economico, ma socio-politico.

- I dati ufficiali indicano un reddito pro-capite del Sud pari a circa il 56% di quello del Nord, una spesa per i consumi delle famiglie pari al 75% di quella del Nord, un valore aggiunto per unità di lavoro che viaggia all'81% di quello del Nord, e un rapporto fra redditi di lavoro dipendente per unità di lavoro dell'89%. In compenso, il tasso di occupazione è tra i 2/3 ed i 3/4 di quello del Nord e la quota di valore aggiunto generato dal settore pubblico è del 50% maggiore di quella del Nord. Mettete assieme questi fatti, aggiungetevi l'evidenza relativa all'evasione fiscale e alle attività illecite, date un'occhiata alla distribuzione regionale della spesa pubblica: arrivare alla conclusione che l'arretratezza economica del Sud è un mito dovrebbe essere immediato. Se proprio fosse necessario ritornarci sopra, ci ritorneremo.

- Il malgoverno e lo spreco clientelare di risorse da parte della Casta raggiunge nel Sud livelli molto superiori a quelli del Nord. I buoni Rizzo e Stella han fatto il possibile per distribuire equanimamente, su base regionale, i disastri che riportano ma la loro buona volontà non è stata sufficiente. Attenzione, questo non vuol dire che Venezia o Milano siano meravigliosamente amministrate. Venezia, dove sono in questo momento, è chiaramente amministrata da una giunta d'incompetenti guidati da un onesto chiaccherone: ma Napoli e Catanzaro son amministrate dieci volte peggio.

- L'evasione fiscale è, come ben sappiamo, un fenomeno fondamentalmente del Sud. Se tutta l'Italia fosse come il Nord, l'evasione fiscale sarebbe paragonabile a quella tedesca o francese.

- Non solo l'evasione fiscale: qualsiasi indicatore di "disgregazione sociale" e di "funzionamento dello stato" impazzisce quando il rilevatore supera un'area grigia che sta fra Grosseto e Roma. I tests del tipo PISA sull'efficienza del sistema scolastico rivelano una differenza abissale fra queste due parti del paese. Idem per i tassi di criminalità e la violazione delle più elementari norme di convivenza, dal codice della strada a quello della buona educazione pubblica. Il sistema sanitario del Nord è anni luce lontano da quello del Sud, che assomiglia sempre di più all'inferno. Dell'istruzione universitaria, della ricerca e dei metodi di selezione del personale universitario, meglio non parlarne: mentre il Nord non è certo il Massachusetts, l'università nel Sud è in condizioni peggiori che in Argentina. Persino il numero di organizzazioni "not for profit" illecite o inquisite perché tutto sono fuorché "not for profit", esplode (secondo un'inchiesta dell'Espresso d'alcuni mesi fa che non ritrovo in rete) quando si passa la grigia linea di cui sopra.

Potrei continuare con l'elenco degli indicatori, ma diventerei ancor più stucchevole di quanto già non sia riuscito ad apparire. Di fronte a questa tragica realtà tutto tace. Anzi, la Casta politica, che ha nel Sud le proprie radici storico-culturali e l'origine di molti dei suoi più caratteristici e squallidi figuri, di tutto questo non parla e continua a far finta che l'Italia non sia DI FATTO un'entità politica composta da due paesi distinti.

La menzogna nazionale e la trahison des clercs meridionali

Passi la Casta: le elites intellettuali ed economiche del Sud tacciono ipocriticamente, e quando parlano s'associano alla Casta nel lamento e nella richiesta di ulteriori sussidi, traferimenti, spesa pubblica. Ossia tassazione di chi è efficiente e produce. Mentre tra Roma e Lampedusa risiede la grande maggioranza degli "intellettuali" italiani, non ho notato da parte d'alcuno di costoro uno sforzo non dico di denuncia pubblica ma neanche di analisi seria della situazione, delle sue cause e dei suoi possibili rimedi, ammesso che quest'ultimi siano rintracciabili.

Sarò esplicito facendo un esempio: Roberto Saviano ha avuto grande successo, in Italia ed ora anche all'estero, con il suo libro Gomorra nel quale descrive la Camorra campana e le sue ramificazioni. Dopo averlo ascoltato dire, in un telegiornale RAI, le solite cretinate comuniste sulla questione immondizie (tutta colpa del capitalismo consumista, del Nord che ci sfrutta e ci manda i rifiuti industriali, della povertà del Sud e del suo popolo generoso vittima dei cattivi industriali torinesi, eccetera) ho deciso di dare un'occhiata al suo libro. Il lavoro investigativo c'è, ed è di qualità; i fatti sono riportati chiaramente (ma non tutti: in particolare, connivenza e supporto sociale alla criminalità sembrano non interessare molto il nostro, come poco lo interessano la relazione di mutuo sostegno fra spesa pubblica e criminalità organizzata); lo stile di scrittura avvince; i particolari truculenti e/o sorprendenti non mancano. Ma l'analisi e soprattutto il messaggio finale, non solo sono completamente sbagliati: sono pericolosi. Perché? Per la semplice ragione che, documentando l'ovvio fatto che la Camorra ed il crimine organizzato in generale sono strutturati come aziende e rispondono a logiche di massimizzazione del profitto - a che altro dovrebbero rispondere? - il nostro arriva alla beota conclusione che anche la Camorra, ed il crimine organizzato in generale, altro non sono che il naturale prodotto del sistema di mercato, del capitalismo, del capitale finanziario che cerca nuove fonti di profitto (a fronte della famosa ed ineluttabile caduta del famoso tasso di ...) e via dicendo cretinate. Soprattutto, il nostro intellettuale campano, in sintonia con la stragrande maggioranza delle elites economico-intellettuali meridionali, non si pone mai la domanda vera: PERCHÈ A NAPOLI E NON A MANTOVA? Perché a Napoli, o a Palermo, il capitale cerca di far soldi con l'eroina e la prostituzione, con gli appalti pubblici truccati e con il pizzo, mentre a Mantova lo fa con i tortelloni alla zucca, a Vigevano con le scarpe, a San Cassiano con il turismo e a Palo Alto con i programmi di software?

Non farsi queste domande corrisponde a tradimento intellettuale. Non farsi queste domande è funzionale a sostenere la grande menzogna nazionale su cui la Casta ha costruito ed alimentato il proprio regime dal dopoguerra in poi.

Qualcuno, raramente, queste domande se le fa. Le profonde differenze fra Nord e Sud d'Italia - quando non le si interpreta alla Saviano come il risultato di un "complotto" dei capitalisti veneto-lombardi a scapito dei cafoni lucano-campani, derubati di non si capisce che cosa visto che non pagano le tasse e vengono sussidiati a ritmo di tarantella - vengono allora attribuite a una specie di "stato di natura", contro il quale nulla si può. Lo stato di natura è regolarmente composto di due cose: nel Nord c'è l'industria privata grande ed efficiente (che "per forza" è più produttiva, crea lavoro, evade meno, segue le regole del gioco, delinque meno, eccetera) e nel Sud c'è l'agricoltura (ma dove?) e la criminalità organizzata (che crea un costo aggiuntivo e perdippiù inquina l'ambiente sociale, favorisce l'evasione, fa paura un po' a tutti). In questa descrizione dei fatti ci si scorda che al Sud ci sono anche l'impiego pubblico, i sussidi alle imprese ed i trasferimenti alle famiglie, ma fa niente.

Questi argomenti non solo non tengono storicamente - la grande industria al Nord non c'era sempre e, comunque, oramai non c'è quasi più; c'è più agricoltura al Nord che al Sud; la criminalità organizzata avrebbe potuto esserci anche al Nord, non è che i nordici siano santi - ma sono logicamente incoerenti. Sono incoerenti perché sia l'evasione fiscale, che la struttura industriale, che la criminalità organizzata, che il comportamento dei pubblici amministratori sono scelte che la gente fa tenendo conto del contesto in cui si trova (scelte di equilibrio, diremmo noi economisti); scelte della gente del Sud, in questo caso. L'economia dissestata ed inefficiente, l'incapacità imprenditoriale, la propensione truffaldina, l'abbondare di avvocati e dipendenti pubblici vagamente azzeccagarbuglieschi e con una scarsa tendenza a offrire servizi decenti, la poca propensione al lavoro ed al rischio in proprio, l'abbondante frequenza di comportamenti criminali o di omertà e compiacenza con i medesimi, queste ed altre cose sono SCELTE ENDOGENE di chi nel Sud ci vive. Esattamente come l'evasione fiscale e la corruzione nell'amministrazione pubblica, con le quali si compenetrano. Quindi la teoria dello stato di natura pre-esistente non spiega nulla.

Sarebbe tempo di riconoscere questo fatto, e cercare di capirlo. Se vogliamo mettiamoci pure anche l'effetto di rete, o l'imitazione di comportamenti viziosi/virtuosi, stile Putnam di un decennio e passa fa ("capitale sociale" ed altri imprecisi concetti di quel tipo vanno così di moda quando non si sa cosa dire, che oramai sembrano pure voler dire qualcosa). Ma rendiamoci conto che queste cose non sono una la causa dell'altra, sono tutte causate da qualcos'altro. Se qualcosa spiega la Puglia verso il Veneto (guardatevi lo stato dell'economia veneta attorno al 1940, e fate due confronti con quella pugliese o anche campana), o la Sicilia verso l'Irlanda (idem, e sono entrambe isole cattoliche e tradizionaliste), o di Bari verso Ravenna, dev'essere un aspetto differenziale, non può essere la stessa cosa che esiste al Nord. Alcune classiche magagne italiane vi sono sia a Nord che a Sud, ma la differenza di risultati è bestiale, quindi quelle magagne (molte delle quali discusse continuamente in questo sito) non possono essere la chiave del problema. Qualcosa d'altro lo è.

È il qualcosa d'altro che occorre individuare, e pubblicamente dibattere. Chiedersi cosa causa l'evasione fiscale e la corruzione del settore pubblico nel Sud è una maniera di chiedersi che cosa causi le altre differenze con il Nord, inclusa la spazzatura che affoga Napoli e non Bologna. Di chiedersi, insomma, perché siamo davanti a due paesi diversi. Ma per chiederselo occorre riconoscerlo, e abbandonare la comoda menzogna del Sud sottosviluppato per ragioni naturali e/o vittima del Nord. Questo le elites intellettuali meridionali continuano a rifiutarsi di fare, nascondendosi dietro ad una foglia di fico fatalista (ah, il Sud è così ... che ci vuoi fare!) o tacendo e defilandosi dietro alla tazzuriella 'e café.

Qui sta il tradimento, come gruppo e come singoli individui, del loro ruolo sociale. Dove sono, cosa dicono, che fanno gli scienziati sociali baresi, napoletani, palermitani e romani a fronte del processo di degrado di quella parte dell'Italia in cui vivono ed operano? Dove sono in questi giorni, dove erano in questi anni, le elites meridionali? Che cosa hanno detto e fatto? Che cosa scrivono e che cosa appoggiano? Per chi lavorano e per chi fanno consulenze? Chi supportano e chi osteggiano? Qual è la loro pubblica funzione?

Nel caso in questione:
perché gli intellettuali napoletani - economisti e scienziati sociali soprattutto, fra i quali molti conoscenti - non prendono una posizione esplicita sulla questione spazzatura? Meglio di altri, forse, potrebbero analizzare la situazione e distribuire responsabilità obiettive. Meglio di altri, forse, potrebbero chiedere che chi è responsabile si dimetta e paghi. Non sarebbe questa una maniera d'essere socialmente utili e d'assumersi quel ruolo dirigente a cui la classe sociale da cui provengono ha abdicato da troppo tempo? O forse che per essere classe dirigente basta vestire da Cilento, Kiton e Marinella e possedere la casa con vista sul golfo?

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Commenti

Ci sono 110 commenti

Michele, da uomo del profondo sud sono totalmente d'accordo con la tua analisi...ma la interrompi proprio sul più bello. Quali sono, secondo te, le cause di tutto ciò ?

PS personalmente ho una certa idea ed a questa idea ci sono arrivato dopo aver accumulato una certa esperienza di studio nel settore del grande crimine organizzato...

 

"Guardatevi lo stato dell'economia veneta attorno al 1940 e fate due confronti con quella pugliese o anche campana". Ben detto. Io aggiungerei un confronto con l'economia abbruzzese degli anni quaranta e cinquanta. L'Abbruzzo non è piu' nemmeno considerato Sud, eppure ha la stessa storia del resto del Regno di Napoli. Per questo un'analisi dello sviluppo della regione abbruzzese potrebbe esserci più utile per capire il non sviluppo delle altre regioni meridionali. Penso che potremmo anche chiederci perché lo sviluppo delle regioni adriatiche si estende alle Marche, l'Abbruzzo ed il Molise, ma si ferma con la Capitanata (provincia di Foggia), per poi riprendere parzialmente nel Salento. Qui forse c'entra la conduzione della proprietà terriera, in particolare la diffusione della mezzadria in Abbruzzo, quando nella Capitanata prevalevano latifondi dati in affitto a pastori "forestieri". Ed infine avete letto o riletto lo studio di Banfield che risale agli anni cinquanta o sessanta "The moral basis of a backward society"?

Un'altra osservazione: l'indagine PISA non misura l'efficienza del sistema scolastico ma le "competenze" dei quindicenni. Il rapporto tra i risultati di PISA e le condizioni del mezzogiorno sono complessi, come analizzato nel lavoro di M. Bratti, D. Checchi e A. Filippin "Territorial differences in Italian students' mathematical competencies: evidence from PISA 2003", IZA discussion paper, n.2603, 2007

Non saprei dire in che senso l'Abruzzo sia un'eccezione, non ne conosco sufficientemente la realtà per poterne parlare. I dati aggregati indicano una regione leggermente meglio del resto del Sud, ma ancora molto lontana dal Centro-Nord (reddito per capita al 69% del Nord, eccetera). Se qualcuno ha conoscenze specifiche, le riporti. Circola da tempo una teoria della "costa adriatica" secondo cui lo sviluppo scende dal nord-est lungo la costiera, dal Veneto alla Romagna (ma già qui c'è un problema, perché in Romagna è arrivato prima e via turismo) alle Marche e poi all'Abruzzo. Non ne capisco i fondamenti teorici, né quelli empirici. Se qualcuno li capisce, e non si limitano alla solità religione delle "esternalità territoriali" (secondo questa religione Tijuana dovrebbe essere un paradiso, e non lo è ...), li illustri. Ed ovviamente non capisco perché lo stesso non dovrebbe succedere lungo la costiera tirrenica, forse perché il Tirreno è leggermente più salato ed ha meno spiagge e più scoglio?

Latifondo: nessun dubbio che abbia giocato un ruolo. Credo che se prendiamo i dati delle varie regioni europee e studiamo la correlazione semplice fra presenza del latifondo nel passato e misure di sviluppo economico attuale troviamo una bella correlazione negativa. Ma il latifondo c'era, tale e quale ed anche peggiore, in tutto il Sud della Spagna sino all'altro giorno, ed in parte anche ora. Però l'Andalusia non è la Sicilia, e l'Estremadura non è la Campania o la Calabria! Ecco, l'esempio spagnolo di nuovo dovrebbe far riflettere: il loro Sud sta convergendo SENZA alcuna Cassa per il Mezzogiorno o baraccone analogo.

Familismo amorale: certamente! Se ho un'ipotesi di lavoro, è ancora quella. Ciò che mi tormenta, da decenni, è: su COSA si sostiene questa perversa morale e, di conseguenza, cosa la distrugge? Di certo non la Cassa per il Mezzogiorno ...

PISA misura l'output del sistema scolastico nella forma di competenze degli studenti in certi tests. L'output è uguale gli inputs passati attraverso una funzione di produzione, che può essere gestita più o meno efficientemente. La mia ipotesi è che gli adolescenti del Sud e del Nord siano, in media, ugualmente intelligenti e capaci. I dati dicono che si spende lo stesso per alunno in tutto il paese e che, anzi, il rapporto fra insegnanti e studenti è leggermente favorevole al Sud. Ne concludo che, essendo gli inputs uguali e la funzione di produzione (formalmente) la stessa, PISA misura l'efficienza con cui gli inputs vengono usati e la funzione di produzione "applicata" in diverse aree del paese. In sostanza, misura l'efficienza locale del sistema. Ora possiamo anche inventarci strane teorie secondo cui non è a scuola che si apprendono le derivate ma in parrocchia e che la regola di dell'Hospital te la insegna papà a cena, ma sono fregnacce. Mio padre l'unico "ospedale" che conosceva era quello provinciale; in parrocchia mi insegnavano che non bisognava masturbarsi, neanche se veniva bene lo studio di funzione. L'analisi me l'hanno insegnata al liceo i miei professori, l'ambiente c'entrava come i cavoli a merenda ed i miei compagni di quartiere, beh lasciamo stare che è meglio.

Il paper di Checchi & Co va letto con attenzione, ossia occorre stare attenti ai dettagli tecnici. Diciamo, per essere gentili, che è fatto tecnicamente male ma è ideologicamente perfetto per tenere in piedi la grande menzogna nazionale. Son certo che al sindacato scuola della CISL è stato molto apprezzato, specialmente dai docenti assenteisti delle province meridionali. Se qualcuno ha voglia di lanciarsi nella solita lamentela del "poverini al Sud sono sfigati, diamogli più soldi", come gli autori, per esempio, di questo articolo, faccia pure. Prima di lanciarsi nella lamentela quaresimale invito solo a dare un'occhiata, per esempio, ai dati regionali che si trovano a disposizione sul sito ISTAT dedicato alla scuola ed a farsi la banale domanda che ogni decente scienziato sociale dovrebbe farsi: motivazione, sforzo, partecipazione scolastica, qualità della presenza lavorativa degli insegnanti, assenteismo, condizioni fisiche degli edifici, queste sono variabili endogene o no? Sono correlate o no? Cosa le determina? Vogliamo chiamarlo "capitale sociale"? Va benissimo, possiamo chiamarlo qualsiasi cosa suoni sufficientemente PC, il problema è che non s'acquista con trasferimenti clientelari di denaro dal Nord al Sud!

E poi: com'è che nel Sud si promuove tanto quanto o più che nel Nord, ma i risultati dei tests obiettivi sono così palesemente differenti? Chi bara?

 

 

I dati ufficiali indicano un reddito pro-capite del Sud pari a circa il 56% di quello del Nord, una spesa per i consumi delle famiglie pari al 75% di quella del Nord, un valore aggiunto per unità di lavoro che viaggia all'81% di quello del Nord, e un rapporto fra redditi di lavoro dipendente per unità di lavoro dell'89%. In compenso, il tasso di occupazione è tra i 2/3 ed i 3/4 di quello del Nord e la quota di valore aggiunto generato dal settore pubblico è del 50% maggiore di quella del Nord. Mettete assieme questi fatti, aggiungetevi l'evidenza relativa all'evasione fiscale e alle attività illecite, date un'occhiata alla distribuzione regionale della spesa pubblica: arrivare alla conclusione che l'arretratezza economica del Sud è un mito dovrebbe essere immediato. Se proprio fosse necessario ritornarci sopra, ci ritorneremo.

Condivido. La logica conseguenza di tutto il ragionamento sarebbe una sola: il sud cammini con le proprie gambe. Dunque, con le proprie risorse provveda alle proprie necessità, senza essere quella palla al piede del paese che è stato negli ultimi cinquant'anni.

L'esperienza dimostra in maniera inequivocabile che la redistribuzione di risorse fatta dallo Stato è stata ed è fallimentare. D'altronde, non ci voleva un genio per capirlo.

Se trovo uno che mi dà un pesce ogni giorno, magari non di primissima qualità ma me lo da, perché mai dovrei far la fatica di pescare?

 

In relazione alla parte dell'articolo di Michele sul tradimento degli intellettuali, consiglio a tutti la seguente sequenza di letture (se non lo avete già fatto). Primo, guardatevi l'articolo di Saviano su Repubblica. A me sembra ovvio che il Sud può rinascere solo se gente come Saviano si spende in prima persona e lo porta su una strada di riscatto. In altre parole, le persone come Saviano, che hanno saputo sfidare con coraggio la malavita organizzata, sono gli alleati naturali di chi vuole un Sud (e un'Italia) prospera. È per questo che la lettura risulta così deprimente. Non c'è spazio qui per un commento dettagliato, quindi consiglio a tutti la lettura del post di Phastidio sull'argomento. Per parte mia aggiungo solo due cose. Primo, trovo veramente strano che Saviano riesca a scrivere un lungo articolo senza in alcun punto menzionare i termini "inceneritore" o "termovalorizzatore". Possibile che queste cose non c'entrino nulla? Secondo, anch'io ho sentito Saviano al Telegiornale parlare delle "colpe del Nord". Ero balzato sulla sedia per la genericità e banalità dell'accusa, da parte di un autore che mi pare invece solitamente ben informato, oltre che coraggioso. Quando ho visto l'articolo mi son detto, "ottimo, adesso Saviano mi spiega per benino come il Nord si approfitta dei rifiuti campani". Niente del genere, purtroppo. Questo è l'unico passaggio dell'articolo che dice qualcosa al riguardo.

 

Sullo smaltimento dei rifiuti in Campania ci guadagnano le imprese del

nord-est. Come ha dimostrato l'operazione Houdini del 2004, il costo di

mercato per smaltire correttamente i rifiuti tossici imponeva prezzi

che andavano dai 21 centesimi a 62 centesimi al chilo. I clan fornivano

lo stesso servizio a 9 o 10 centesimi al chilo. I clan di camorra sono

riusciti a garantire che 800 tonnellate di terre contaminate da

idrocarburi, proprietà di un'azienda chimica, fossero trattate al

prezzo di 25 centesimi al chilo, trasporto compreso. Un risparmio

dell'80% sui prezzi ordinari.

 

È abbastanza strano. Altrove Saviano chiama coraggiosamente per nome e cognome gli imprenditori campani che, in combutta con la camorra, hanno tratto profitto dallo smaltimento rifiuti. Qui si parla genericamente di imprese "del nord-est"; l'accusa, se capisco bene, è di aver intascato un prezzo alto per lo smaltimento di rifiuti tossici e aver poi subappaltato il lavoro alla camorra che lo ha fatto a costi più bassi, suppongo violando le normative di sicurezza. Non sono affatto sicuro di questa interpretazione, ma il pezzo è decisamente ambiguo. Veramente un pessimo esempio di pigrizia intellettuale.

Infine, consiglio a tutti la lettura della lettera che Bassolino ha inviato a Repubblica. Lui, a quanto pare, pensa che inceneritori e termovalorizzatori qualcosa abbiano a che vedere con la crisi di questi giorni. Solo che, ci dice, lui non ha potuto farci nulla. Well, that's real leadership!

 

 

Chiaro quindi che le colpe sono di un SISTEMA ISTITUZIONALE (politici, amministratori pubblici e giudici) NON EFFICIENTE, NON EFFICACE e NON ONESTO.

Ovvio che poi non parte lo sviluppo del Sud. Ovvio che il Sud non riesca ad attrarre investimenti privati. Ovvio che neanche i meridionali vogliano investire in questo quadro disastrato. Chi lo fa significa che o e' un eroe(e ce ne sono stati molti) o e' uno che di mafia se ne intende... 

Intanto i ragazzi del Sud dicono che li' non c'e' lavoro e non ci sono universita' di buon livello e allora sono costretti ad andarsene al nord(allora chi rimane?....). Altri studenti universitari palermitani (vedi www.addiopizzo.org) trasformano il concetto di commercio critico in nuova forma di protesta contro il pizzo.

Spero nel futuro, ma i risultati del test PISA sono preoccupanti... RIcominciamo dall'EDUCAZIONE!!

Come ditemelo voi!

 

 

 

Intanto i ragazzi del Sud dicono che li' non c'e' lavoro e non ci sono

universita' di buon livello e allora sono costretti ad andarsene al

nord(allora chi rimane?....).

 

Perche' "costretti" ad andarsene? Spostarsi dove le condizioni sono migliori mi pare un diritto-dovere, come cambiare un fornitore se quello precedente e' insoddisfacente. Piuttosto bisognerebbe proibire i trasferimenti fiscali da zona a zona: altrimenti le amministrazioni delle zone peggio amministrate diventeranno sempre piu' parassitarie, invece di essere incentivate a fornire buoni servizi per attrarre persone produttive che paghino tasse localmente.

 

complicatissimo commentare :-), volevo solo segnalarti questa : la lettera aperta di Franco Ortolani, ordinario di Geologia università di Napoli.

 

Michele, non aggiungo altro. Semplicemente applausi.

 

Michele,

chiedersi "perche' a napoli e non a mantova" vuol dire ripescare una domanda che e' vecchia di almeno 150 anni. Se non sbaglio il termine "questione meridionale" venne coniato nella seconda meta' del 1800.

Limitarsi a ribattere "perche al sud la societa' e' una merda!" non vuol dire dare una risposta ma semplicemente infilarsi in un circolo vizioso, in un paradosso uovo/gallina, non ti sembra? La questione meridionale e' un argomento troppo complicato per poterla affrontare in 2000 parole. Qualsiasi punto tu possa tirare fuori e' gia' stato sviscerato a dovere: nel sud si pagano meno tasse? Ti si puo' rispondere che al sud viene chiesto di pagarle due volte, solo che allo Stato puoi permetterti di fare spallucce, alle organizzazioni criminali che passano il primo del mese col registro alla mano non puoi. E allora che fai? Ristabilisci l'equilibrio fiscale facendo finta che il pizzo non esista? E chiedi soldi per servizi che semplicemente non vengono erogati (vedi la Sanita)? Se e' un problema di societa', Michele, non e' dal basso che arriva; come al solito.


Tu che guardi il tutto fuori dall'acquario (*) trovi ovvio metterti a gridare agli intellettuali di ribellarsi e strappare le catene. Non ti accorgi che in realta' loro fanno esattamente cio' che si fa al nord, soltanto con piu' puzza per le strade? Quando racconto ad amici non scienziati lo stato dell'universita' e della ricerca in Italia mi viene, altrettanto ovviamente, suggerito di ribellarci. Perche', mi dicono, l'elite dei ricercatori preferisce spartirsi le briciole o scappare invece di combattere il malcostume? Perche' l'elite napoletana fa altrettanto nei confronti dei propri problemi?


Mi sembra che su una conclusione siamo tutti d'accordo: il male principale e' la casta. Ma la casta governa male al nord cosi' come governa male al sud eppure la responsabilita' di protesta dovrebbero averla piu' al sud che al nord per qualche motivo. Poi quando uno come Saviano fa notare che il problema e' la carenza di Stato e che quindi nord e sud dovrebbero protestare allo stesso modo a te da' fastidio che tiri in ballo le aziende del nord, come se per l'ennesima volta tendesse la manina a chiedere l'elemosina.

Gomorra e' un piccolo libro, una goccia nel mare, ma ha uno scopo ben preciso e il pregio di raggiungerlo bene: quello di farti capire che la camorra esiste ed e' molto piu' grossa di qualsiasi altra organizzazione criminale sia come partecipazione (per ogni mafioso ci sono tre camorristi) che come introiti o potenza militare. La camorra, e questo e' il principale messaggio di Saviano, ti tocca anche se vivi a Venezia: ti ha toccato quando hai vestito la giacca Armani il giorno del tuo matrimonio, ti ha toccato quando hai buttato la spazzatura a Milano, ti ha toccato quando hai comprato (e perduto) le azioni parmalat o cirio, ti ha toccato quando hai comprato da quella azienda veneta che vende i barili agli stakeholders camorristi. Non si tratta di spostare le responsabilita' ma di farti capire che in fondo se sei italiano allora non ci vivi fuori dall'acquario (*). Inoltre dicendo che camorra e' figlia del capitalismo e dell'impreditorialita' non vuol dire che ti si attacca il liberismo o il consumismo ma semplicemente mettere l'accento sul fatto che il problema non sta nel ragazzino un po' mafioso che impenna sul vespino truccato e che non si risolve inviando l'esercito ma si risolve colpendo le risorse economiche, cambiando le regole di appalto, responsabilizzando e punendo le imprese che alimentano la mano d'opera camorrista.


Concludendo: non se ne va Bassolino? non se ne e' andato Selva, non se ne e' andato Previti, non se ne e' andato Strassoldo, non se ne e' andato Prosperini, etc, etc, etc.

Nella sua testolina Bassolino si chiede: e che sono io? piu' scemo di loro? Perche' e' solo il sud che deve unirsi e protestare?

 

 

Il problema è la classe dirigente del Paese, ed in primis della Casta politica. E siccome nel mio piccolo sono anch'io un dirigente, mi vergogno anche un pò di me stesso.  Visto che di italiani ce ne sono di più al Nord che al Sud (a meno che Michele non decida che il Sud comincia appena sotto il Po), e considerato che bene o male votiamo liberamente, direi che forse ha più colpe il Nord che il Sud. Il libro di Saviano sarà schematico e "comunista" ma spiega bene anche i grandi vantaggi delle imprese del Nord (nel caso specifico le grandi case di moda) ad utilizzare l'organizzazione del lavoro del Sud.

Aggiungo una piccola esperienza personale: negli anni '80 lavoravo per una società di costruzione di Padova (una delle poche società di costruzioni quotate in Borsa) che a sua volta controllava un'altra società di costruzioni di Parma. Quest'ultima aveva vinto un appalto per la ricostruzione post-terremoto dell'Irpinia, precisamente a S. Angelo dei Lombardi. Commessa vinta (dopo Tangentopoli si è capito come) dalla società di Parma: 30 miliardi di lavori, margine del 50%, lavoro completamente subappaltato. Diciamo che nel caso in questione i 30 miliardi dello Stato sono stati equamente divisi tra 15 al Nord e 15 al sud. E, come spesso accade, le tasse (anche dei poveri del sud) sono servite a far diventare più ricchi i ricchi del nord. 

Il servizio di Report su RAI 3  di qualche mese fa metteva già perfettamente in luce il disastro di Napoli e la totale ignoranza/incapacità/falsità di Bassolino e dell'assessore alla nettezza urbana di Napoli. In un Paese qualsiasi tutti avrebbero chiesto, ed ottenuto, le loro dimissioni. Rimpiango Pertini: sarà stato un demagogo, ma quando mandò a casa qualche sindaco dei paesi terremotati, o quando diceva che con i ladri (socialisti) non ci voleva stare,  la gente era con lui ed un pò di coraggio per protestare ancora c'era.

L'uomo di Casini in Sicilia, Totò Cuffaro, blocca da anni i programmi per far costruire inceneritori per 1 miliardo di euro (già finanziati in Project Financing da Actelios, società quotata del gruppo Falk): chissa per quale nobile motivo, forse per salvaguardare le popolazioni da emissioni di diossina equiparabili a quelle prodotte da un centinaio di auto Euro 2 (o da 500, cinquecento, non cinquecentomila) auto Euro 4. A Vienna invece fanno l'inceneritore in centro città per utilizzare il teleriscaldamento.

 

Anche a Fusina, Mario, anche a Fusina. Non serve andare a Vienna, suvvia ... appunto per questo dovresti farti la famosa domanda, che anche tu continui a non porti, perché non a Parma? Perché non a Parma, Mario? O a Mestre? Perché?

Lo giuro, non ho capito cosa tu stia argomentando: che così fan tutte? Beh, ti sbagli: così NON fan tutte, e lo sai anche tu! Cosa vogliono dire i tuoi esempi? Che cosa prova il signor Saviano rispetto all'industria della moda ed alla sua dipendenza/affinità con il crimine organizzato? Che prova, dimmelo? Eppoi, chi ha detto che l'industria della moda è "del Nord"? Hai bisogno forse che ti ricordi i cognomi? Insomma, MM, che dici? L'intero commento mi sembra un altro caso di "sì, però anche" dovuto alla necessità di difendere una qualche indifendibile e stinta bandiera "meridionalista". Quale bandiera ed a qual fine? Perché la fedeltà ideologica deve sempre far premio sulla coerenza logica?

Cosa sarebbe "l'organizzazione del lavoro del Sud" che, colpevolmente, i capitalisti lombardo-veneti "utilizzano"? Forse che ognuna delle tante aziende che hai diretto non ha "utilizzato" l'organizzazione del lavoro "dell'operaio-contadino veneto" per generare ricchezza ed arricchirsi? Benetton e Luxottica (ecc. ecc.) come cavolo nascevano e crescevano altrimenti? È "cattivo capitalismo" questo? A Taibon e Montebelluna stavano forse meglio prima, senza decentramento produttivo e laboratori in casa? Cosa era meglio fare, invece del decentramento produttivo degli anni 70? La chimica e la siderurgia di stato a Porto Marghera, forse?

Chiedo ancora, quindi: cosa mi stai dicendo, MM? Che anche al Nord gli imprenditori si fanno gli affari loro? So what, MM, so what? Anche i preti, ogni tanto, sodomizzano chierichetti, quindi? Concludiamo da questo che fra la chiesa cattolica - della quale sono notoriamente un fedele ed umile servo - ed una banda di pedofili non v'è alcuna differenza?

P.S. Questa replica è tutta e solo per MM, perché MM lo conosco e penso di potermelo permettere. Sugli altri commenti critici ritornerò con un attimo di calma, e probabilmente con un altro post. Mi scuserete se non mi lancio in una diatriba inutile con quei commenti che, invece, sono logicamente incoerenti o basati su di un pervicace e tutto ideologico rifiuto di guardare in faccia dati, fatti, tacchi, dadi e datteri!

 

 

Concordo con i due ultimi commenti. Il messaggio di Saviano e che la camorra e un'entita' internazionale, che ha la sua manifestazione più appariscente in Campania ma che ha il suo maggiore giro d’affari al di fuori della Campania, al Nord Italia in Germania, etc.

Ora se la manovalanza è reclutata in Campania per motivi storici e di malcostume sociale, perché, Michele, non vedi il malcostume sociale in quei dirigenti d’imprese del nord che con la camorra ci fanno affari? Perché non definisci il Nord e la germania socialmente marcescenti? solo perche li l'elite industrale che ha legami con la camorra, e non la gente comune? e questo non e' peggio?

Il Nord ne ha solo profitti dati dai costi molto piu bassi che la camorra propone e comunque la camorra non la vede perché al nord la camorra non ha il bisogno di esercitare il controllo sociale che in Campania le permette di reclutare manovalanza.

Ha ragione Giorgio, e una questione di Stato a livello Nazionale, e non solo un problema dei campani. Solo nel 2007 la Confindustria ha deciso di espellere dal suo interno industriali che hanno avuto relazioni con la mafia. Non e' questo esplicativo?

 

 

Questo ragionamento non mi convince.

L' industriale che fa affari con imprese mafiose è sicuramente censurabile, ma almeno quando i rapporti non sono stretti non può essere messo sullo stesso piano.Almeno non più di quanto un tossicodipendente sia equiparabile ad uno spacciatore.

Tutti ci auguriamo che l'industriale di cui sopra paghi le sue collusioni (o leggerezze) e nessuno cerca di dipingere il nord come la patria delle virtù civili, ma dipingere la camorra come un'entità sovranazionale è una sciocchezza.Per quanto ramificati siano i suoi interessi è e resta campana.

 

stra-clap, stra-clap, stra-clap.

posso solo raccontare un aneddoto in linea con quanto diceva qualcuno sopra nei commenti. non ricordo chi me lo ha detto ma e' l'esperienza amara di un ragazzo calabrese: dieci-quindici anni fa la Mafia calabrese doveva intimidire o corrompere i politici e gli imprenditori locali. doveva farsi pagare il pizzo. oggi la Mafia calabrese sono i politici e gli imprenditori locali. Cioe' quelle stesse persone che dieci anni fa facevano i mafiosi, oggi sono quelli che siedono nei consigli comunali e comprano i negozi di quelli che se ne stanno andando o si devono trovare un altro lavoro.

 

Mi associo ai clap: dire chapeau è poco. Testo da distribuire in tutte le scuole del Regno... Dire che purtroppo viviamo in un Paese nel quale questo articolo non circola come dovrebbe è necessario (e aggiunge colpe anche al Nord). A voler fare il pignolo -da vecchio letterato e traduttore- noto un solo errore: si scrive Abruzzo con una B.

 

Damn! Correggo subito! Mi vergogno, soprattutto per il mio vecchio professore d'italiano e latino, ch'era pugliese e mai avrebbe fatto una castronata del genere.

 

 

Figurati! Sei perdonato a prescindere, abitando in Saint Louis... Anche io avevo un feroce professore di latino e greco... che mi prenderebbe in castagna ancora oggi, a ogni articolo... Ma comunque c'è di peggio: ormai tutta la casta di giornalista usa il participio "EDITATO" al posto di "EDITO". Una "editata" nell'occhio di chi legge senza essere un Grammaturgo come i Bonzi del sapere. http://leguerrecivili.splinder.com/post/15359356/La+casta+dei+giornalisti#15359356

 

Non conosco il caso che tu hai in mente, ma credo che "editare" venga usato da alcuni come traduzione italiana di "to edit" (al posto di "curare" o modificare), quindi con un significato diverso da "essere l'editore".

 

 

perché gli intellettuali napoletani - economisti e scienziati sociali soprattutto, fra i quali molti conoscenti - non prendono una posizione esplicita sulla questione spazzatura?

perchè anche loro traggono i loro ricchi benefici in finanziamneti universitari e lucrosi posti alla regione. Io sono convinto che i futures 12/08 del petrolio a $200 che si vendono oggi al NYSE e la recessione USA annunciata ufficialmente ieri dagli economisti di Merril&Lynch siano i prodromi di una crisi economica italiana che travolgerà parte del sistema.Speriamo bene! Altrimenti ci spegneremo lentamente. Paul Diamond nel suo libro collasso descrive benissimo le cause della autodistruzione di intere società e il caso italiano calza apennello alle sue analisi.

 

Scusi, senza alcun intento polemico:

I futures del petrolio che si vendono oggi al NYSE? E da quando? E quotati a 200$? E' una grande notizia. Al NYMEX il CL per DEC08 quota neanche 93. Mi sento proprio deficiente a scervellarmi in alpha strategies per i clienti quando posso per me stesso fare il più grande arbitraggio di tutti i tempi. Anzi facciamolo insieme, Lei mi vende questi futures 12/08 a $200 al NYSE io compro per la stessa scadenza a 92,90 al NYMEX. Abbiamo già in tasca + di 100$ per lotto qualsiasi cosa succeda al prezzo. E non ci ha pensato nessuno al mondo di quelli che come me stanno a combattere per 1 cent dalla mattina alla sera! Mi faccia sapere.

PS Non è che se Merrill Linch annuncia una recessione (cioè tecnicamente due trimestri consecutivi negativi) questa debba avvenire per forza. Attualmente il consensus del mercato stima a 38% questa probabilità, ed è una percentuale alta. Ma vuol dire anche che gli altri 62% pensano che possa trattarsi solo di uno slowdown nel 1° trimestre e che sia i tagli sui tassi (si prevedono 75bp nel trimestre almeno) sia le condizioni abbastanza buone delle imprese americane possano evitarla. 

 

È Jared Diamond, no?

Non so se l'Italia crollerà, non credo. Il crollo, nel senso del collasso rapido di interi sistemi sociali mi sembra improbabile per un paese integrato economicamente nel mondo occidentale e, sostanzialmente, ancora ricco e dotato di una frazione della popolazione (minoritaria ma sostanziale)  molto capace e di grande imprenditorialità. Il crollo sistemico è improbabile in questi casi.

A meno che non vada a gambe all'aria l'intero sistema per ragioni di guerre, terrorismo massivo o mancanza di materie prime. La recessione americana arriverà - come sono arrivate quelle precedenti: son 7 anni quasi che l'economia cresce, due trimestri di non crescita o leggero calo fan bene ai muscoli e garantiscono l'elezione di Obama :-) - ed avrà forse qualche influenza sull'export italiano (una delle poche parti del paese che regge) e farà saltare i calcoletti già sbagliati in partenza di VV e TPS. Risponderanno alla "crisi" ciclica con qualche altra manovra assistenziale folle, spingendo un pelino di più il paese verso il declino. Ma io vedo declino, lento in media con accelerazioni episodiche. Ma declino è, che si vede solo utilizzando la lente del lungo periodo. Che Michele Salvati, apparentemente, non sa come usare, quindi lui il declino non lo vede Non che mi sorprenda, son parecchie le lenti analitiche che non ha mai appreso ad usare. 

Sugli intellettuali del sud, non so. Non mi sembrano così morti di fame per dover vendere il loro cervello in cambio di un piattino di lenticchie passatogli da Bassolino. I più mediocri di certo sì, ma gli altri? Ve ne sono di intelligenti, preparati, ed anche "ricchi di famiglia" ... Io credo che questi quasi ci credono che va bene così, oppure e' la classica reazione fatalistico-aristocratica, stile Toto' per capirsi. Ieri uno di loro, molto amico mio, mi ha detto al telefono che lui l'opinione ce l'ha e vorrebbe dirmela. Scrivila, gli ho detto, scrivila sul sito che se la leggono anche gli altri. No, te la racconterò, mi ha risposto, preferisco raccontartela. Non succederà nessuna delle due cose. Fa parte, appunto, della cultura in questione ... 

 

Per Panunzi.

No, non è mai un neologismo illogico da english language. Va' al link che ho segnalato: c'è il banner pubblicitario di un libro "editato" dall'Ansa. Se clicchi sul banner finisce nella pagina di Ansa, dove è scritto che il libro è "pubblicato" da Ansa.

 

 

Sarebbe tempo di riconoscere questo fatto, e cercare di capirlo. Se vogliamo mettiamoci pure anche l'effetto di rete, o l'imitazione di comportamenti viziosi/virtuosi, stile Putnam di un decennio e passa fa ("capitale sociale" ed altri imprecisi concetti di quel tipo vanno così di moda quando non si sa cosa dire, che oramai sembrano pure voler dire qualcosa). Ma rendiamoci conto che queste cose non sono una la causa dell'altra, sono tutte causate da qualcos'altro. Se qualcosa spiega la Puglia verso il Veneto (guardatevi lo stato dell'economia veneta attorno al 1940, e fate due confronti con quella pugliese o anche campana), o la Sicilia verso l'Irlanda (idem, e sono entrambe isole cattoliche e tradizionaliste), o di Bari verso Ravenna, dev'essere un aspetto differenziale, non può essere la stessa cosa che esiste al Nord.

Alcune classiche magagne italiane vi sono sia a Nord che a Sud, ma la differenza di risultati è bestiale, quindi quelle magagne (molte delle quali discusse continuamente in questo sito) non possono essere la chiave del problema. Qualcosa d'altro lo è. È il qualcosa d'altro che occorre individuare, e pubblicamente dibattere. Chiedersi cosa causa l'evasione fiscale e la corruzione del settore pubblico nel Sud è una maniera di chiedersi che cosa causi le altre differenze con il Nord, inclusa la spazzatura che affoga Napoli e non Bologna. Di chiedersi, insomma, perché siamo davanti a due paesi diversi. Ma per chiederselo occorre riconoscerlo, e abbandonare la comoda menzogna del Sud sottosviluppato per ragioni naturali e/o vittima del Nord. Questo le elites intellettuali meridionali continuano a rifiutarsi di fare, nascondendosi dietro ad una foglia di fico fatalista (ah, il Sud è così ... che ci vuoi fare!) o tacendo e defilandosi dietro alla tazzuriella 'e café.

 

Questo dibattito mi ricorda l’infanzia, trascorsa in Argentina, figlio di emigrati. Più precisamente. Figlio di emigrati con licenza elementare: mio padre, conseguita a 16 anni, solo ed unico mestiere conosciuto: contadino in Abruzzo, terzo di sei figli, terra poca, magra, in forte pendenza e dunque faticosissima da lavorare. Mia madre, terza elementare.

Gli anni del dopoguerra, prima del “miracolo economico” furono di fame e privazioni. Così mio padre decise di emigrare, prese dei soldi a prestito, s’imbarcò su una nave, e dopo circa trenta giorni sbarcò a Buenos Aires. Non sapeva la lingua, non sapeva nulla del paese.

Dubito, perfino, che sapesse d’essere un uomo coraggioso.

Andava solo perché suo zio, fratello di mio nonno, era emigrato lì negli anni ’20, ed aveva garantito per lui. Si trovò un lavoro, chiamò la famiglia a sé, si fece con le proprie mani la casa, poi, vinto dalla nostalgia e dalla voglia di rivedere suo padre in fin di vita, si disfece di tutto e tornò in Italia. Era il 1962.

L’Argentina, nel frattempo, in soli dodici anni, da 7° od 8° paese al mondo per reddito pro-capite, era sprofondata nei gorghi del terzo mondo. Aveva, all’epoca, 16 milioni di abitanti. Un territorio metropolitano di 2,8 milioni di kmq (9 volte e passa l’Italia). Il 90 % della popolazione, allora come oggi, concentrato in Buenos Aires e nelle città capitali delle provincie (21). Il resto (oggi circa 4 milioni di persone, su un totale di circa 42-43) sparse su quel territorio immenso.

La provincia in cui sono cresciuto, Mendoza, ha una superficie di 299 000 kmq. Grande come l’Italia. Una popolazione, oggi, di meno di 3 milioni di abitanti. Data la prossimità alla cordigliera delle Ande, ha un clima arido: meno di 200 mm di pioggia l’anno.

Eppure, è diventata la provincia vinicola del paese. Gli Italiani emigrati hanno compiuto il miracolo. I primi arrivati si chiesero: non piove? Pazienza. Ci sono i grandi fiumi che scendono dalle Ande. E quindi, canalizzando l’intera provincia, cioè scavando, a mano, migliaia di km di canali e canaletti, portarono l’acqua alle vigne ed alle case.

Circa l’85% della popolazione argentina è composto da discendenti di spagnoli ed italiani, più o meno nella stessa proporzione.

Mi sono posto anch’io la domanda: come mai, pur avendo le stesse radici culturali, pur discendendo da gente disperata e coraggiosa, la spinta a fare delle prime ondate di emigranti si affievolisce e sparisce nel corso di una-due generazioni?

Se andate in Argentina, troverete una situazione analoga a quella del Sud italiano: si preferisce dar la colpa al governo o agli yankees sfruttatori (al Nord, da noi) per l’arretratezza economica. Si parla di “mancanza di lavoro”. Si sistema scolastico arretrato. Di mancanza di capitali.

Balle.

Quel che manca è esattamente ciò che manca al Sud Italia.

Quella motivazione a fare che non si insegna, e che non è delegabile allo Stato.

Quella voglia di guadagno che non si esaurisce col guadagno, ma che è, in molti casi, ripagata dal semplice gusto di fare, e di far bene. Quella capacità di sentirsi motivati sempre.

Manca il coraggio di scegliere di lavorare se, da giovani, si scopre di non aver voglia di studiare. Da noi, si preferisce scaldare il banco all’università e prendersi una laurea senza sbocchi lavorativi.

Manca la capacità di emulazione nel lavoro.

Manca, secondo me, quella cosa che io chiamo, non sapendola esprimere meglio, il coraggio della vita operosa. E, come diceva don Abbondio, il coraggio chi non ce l’ha, non se lo può mica dare.

 

 

Ringrazio Michele per aver provato ancora una volta a

prendere il toro per le corna: la questione meridionale e’ effettivamente la

questione nazionale. Vorrei provare a dire qualcosa su ciascuna delle tre

implicazioni considerate nell’articolo.

 

1. Dimissioni della

casta meridionale e indagini giudiziarie: condizioni necessarie ma non

sufficienti

Uno dei benefici delle riforme elettorali degli enti locali

e’ che finalmente ci sono dei responsabili. Non conosco i dettagli dello

squallido scaricabarile campano, ma la seguente citazione da un articolo di Rizzo

sul corriere del 3 gennaio dovrebbe bastare per chiedere a gran voce le

dimissioni di Bassolino e della Iervolino:

Rosa Iervolino è sindaco di Napoli dal

2001. All'epoca, presidente della Regione e commissario del governo era

Bassolino, e c'era chi sperava che l'emergenza avesse le ore contate. Il 12

maggio del 2003 il sindaco proclamava: «Ci stiamo avviando alla normalità».

Otto mesi più tardi: «Abbiamo qualche problema, ma da noi mafie non esistono ».

Due anni dopo: «Napoli deve avere il termovalorizzatore». Sette mesi fa:

«Napoli non avrà un suo termovalorizzatore ». Il 21 maggio 2007: «La situazione

è tragica». Il 30 maggio: «L'emergenza a Napoli è chiusa». Il 10 luglio, dopo

che l'ambasciatore Usa aveva messo in allarme i turisti americani:

«Dichiarazioni inopportune. La città è pulita e i cumuli di rifiuti non ci sono

più». Augurandosi infine, giusto prima delle feste, «un Natale senza

immondizia». Eletta nel 2001 sindaco di Napoli con il 52,9% dei voti, Rosa

Iervolino è stata confermata nel 2006 con il 57% delle preferenze. Non che

Bassolino sia stato da meno. Memorabile una sua dichiarazione del 2005: «Quando

sono arrivato alla Regione il piano rifiuti c'era già. A decidere non sono

stato io. Tutte le scelte più importanti erano state già fatte». Eletto sindaco

di Napoli nel dicembre 1993, superando Alessandra Mussolini al ballottaggio, è

stato rieletto nel 1997 con il 72,9%. Eletto poi governatore con il 54,3% delle

preferenze, dopo aver gestito per quattro anni l'emergenza è stato riconfermato

addirittura con il 61,3%.

Purtroppo pero’, come i risultati elettorali ahime’

confermano, le loro dimissioni non sarebbero sufficienti. E, come insegna Mani

Pulite, neanche le indagini giudiziarie sarebbero sufficienti.

 

2 Sviluppo civile al

sud. Possiamo fidarci del capitale sociale?

L’implicazione piu’ importante dell’articolo, purtroppo, e’

che il problema del sud non e’ ne’ economico (come testimoniano i dati citati

da Michele) ne’ (solamente) istituzionale (alla fine e’ da piu’ di un secolo

che le regole sono le stesse … d’accordo le istituzioni non sono solo quelle

formali, ma in prima approssimazione possiamo considerare di si’). Il problema

e’ dovuto soprattutto ai valori e alle credenze di noi cittadini meridionali,

ovvero ha a che fare con la nostra la cultura. Dico purtroppo perche’ valori e

credenze cambiano, ma sono le cose che cambiano piu’ lentamente. Quando torno

nella citta’ dove sono nato, che e’ Bari, sono sorpreso da alcuni modi di

pensare e di agire che non ho trovato ne’ a Milano ne’ a Pisa (che sono le

altre due citta’ italiane dove ho vissuto): il lavoro si trova solo con dei

buoni agganci, i politici svolgono il ruolo delle agenzie di collocamento, la

laurea si ottiene soprattutto con le raccomandazioni, si parcheggia in doppia

fila dato che non ci sono posti). Ovviamente anche al centro e al nord qualcuno

la pensa cosi’, ma non c’e’ da fare paragoni. Inoltre, e’ vero che i meridionali

la pensano cosi’ dato che le imprese sono poche, i politici spesso fanno

campagna elettorale promettendo posti di lavoro, i tribunali non funzionano e l’universita’

e’ disastrosa. Ma credo che ci sia di piu’. Non sono solo le istituzioni cioe’

a rendere il sud una zona a civilta’ limitata, anzi, limitatissima.

 

Michele e’ giustamente critico nei confronti del concetto di

capitale sociale. Spesso e’ definito in modo impreciso e nella maggioranza dei

casi e’ misurato male. Ma tre economisti italiani, Luigi Guiso, Paola Sapienza

e Luigi Zingales (GSZ), in una serie di articoli hanno dimostrato che, se

definito bene, e’ un concetto utile e empiricamente rilevante. Nella loro

definizione il capitale sociale non ha a che fare con l’effetto di rete, ma con

i valori e le credenze civiche che i cittadini hanno. Attenzione, spesso le

hanno indipendentemente dal fatto che effettivamente convenga avere tali

credenze. Esistono cose che facciamo o pensiamo perche’ le riteniamo giuste

(tipo scrivere su un blog…), indipendentemente dai loro effetti.

 

In GSZ

AER 2004 si dimostra che il capitale sociale ha un effetto positivo sullo

sviluppo dei mercati finanziari. In un articolo work in

progress (scusate l’auto citazione) provo a fare un esercizio simile sul

mercato del lavoro trovando risultati analoghii: dove il social capital e’

minore le persone usano piu’ spesso la famiglia per trovare lavoro. Inoltre,

questo tipo di cultura e’ piu’ importante dove le istituzioni funzionano male.

L’implicazione di questi lavori e’ che gli sforzi del policy maker dovrebbero

concentrarsi nel far funzionare bene le istituzioni in quelle aree dove il social

capital e’ minore. E’ li’ infatti che i tribunali e un sistema d’istruzione ben

funzionati sono piu’ importanti.

 

Quanto detto su non aiuta troppo a rispondere con precisione

alla Domanda (con la D

maiuscola!) di Michele (perche’ il sud?). E’ la domanda giusta, ma e’

tremendamente difficile e le risposte vanno cercate nelle interazioni fra

cultura, istituzioni e risultati economici. Mi rendo conto che e’ vago, ma

credo che li’ vadano ricercate le risposte e io di meglio (per ora) non so fare.

 

3. Dalla cassa per il

mezzogiorno alla cosiddetta nuova programmazione: che disastro!

L’ultimo punto che volevo sollevare e’ legato ad una forma

di assistenzialismo che forse e’ ancora piu’ pericolosa della cassa per il

mezzogiorno. Ormai le amministrazioni locali meridionali sono infestate dalle

confuse dottrine della nuova programmazione economica o programmazione

negoziata (patti, piani strategici e simili). I consorzi pubblico-privato

(lo dice anche Saviano nel suo articolo) sono spesso un disastro e una scusa

per comportamenti collusivi e clientelari. Purtroppo a tale riguardo non c’e’

molta letteratura. Segnalo, comunque, le osservazioni condivisibili di Nicola Rossi. Il

pubblico deve, soprattutto al sud, occuparsi di infrastrutture (trasporti, traffico, spazi pubblici...) e far funzionare

bene i tribunali, la scuola dell’obbligo e (forse) la sanita’. Se si mette a fare

affari (o a negoziare) con i privati con la benedizione istituzionale, si va

dritti verso il disastro.

 

Qualcuno ha per caso una fonte indipendente per verificare se i dati sugli stipendi di Bassolino riportati in questo blog (post titolato "Napoli, il governo degli onesti e dei capaci") sono corretti? Persino nel mio "livore", che qualcuno mi ha attibuito, nei confronti della casta e della meridionale in particolare, non riesco a credere sia vero! UNMILIONECENTOQUARANTAMILA euro di salario nel 2003?!? In galera, in galera e buttare la chiave nell'immondizia!

 

 

Non sono in grado, o forse sì ma non ne ho poi molta voglia. A me cambierebbe poco sapere che ha uno stipendio di 30.000 EUR all'anno.

Da quelle parti un Poggiolini qualsiasi ex direttore generale del ministero della Sanità (se vi ricordate chi era) solo nel pouff di casa teneva 10mldi di lire, così, per le spesucce.

Questo è o' re. Così lo chiamano a Napoli. Lo sapeva?

 

http://www.wikio.it/article=40433945

Petizione per le dimissioni di Bassolino: http://firmiamo.it/antibassolino


Dati: spazzini a Napoli: 20 a 1 (confronto con Milano). Costo Tassa rifiuti urbani a Napoli 140% più di Milano. FONTE: http://antibassolino.blogspot.com/2008/01/bassolino-condannato-risarcire-3.html

Deve risarcire più di 3 milioni di euro: Di commissari ne ha visti tanti la Campania in questi anni. Tutta la storia della spazzatura a Napoli e dintorni è sempre stata legata infatti a un vorticoso cambio di responsabili dell’emergenza. E proprio nel ruolo di ex commissario è ora accusato dalla Corte dei Conti il governatore Antonio Bassolino. Commissario fino al 2004, Bassolino, scrivono i giudici contabili nella loro sentenza, deve ora risarcire 3 milioni e 200mila euro alla Regione per la creazione di un «call center ambientale» con 100 dipendenti, lavoratori socialmente utili, al costo di 4 milioni di euro. I fatti si riferiscono al 2001.


Molto interessante anche Attac (sinistra estrema): http://www.italia.attac.org/spip/article.php3?id_article=1948

 

Credo non siano lo stipendio personale, ma le spese effettuate dal commissario in studi, progetti, consulenze, gettoni di presenza...

E forse si capisce perche' alle elezioni "'o re" prenda valanghe di voti...

 

 

P.S. Attac cita il Corsera di ieri.

 

E' con soddisfazione che si assiste al procedere delle misure.

Dapprima s'è provveduto ad affiancare a un commissario straordinario un altro commissario straordinario. Ora viene eletto un super-commissario straordinario nella figura di De Gennaro.

Ci auguriamo vivamente che ciò preluda alla costituzione di un tavolo di consultazione che provveda a definire l'istituzione di una commissione ad hoc per lo studio delle soluzioni da affidare a un agenzia appositamente costituita, sotto la responsabilità del Governatore della Campania. 

 

Si e' parlato di economia fin'ora ma ribadisco che ora si deve parlare di Educazione.

Da giovane osservatore queste sono le cose che non riesco a capire.

1."il nord e' cattivo"

2.La Delinquenza e Teppisti che assaltano i vigili del fuoco.

3.Gli stipendi degli amministratori pubblici incapaci

 

Invece questi sono i segnali positivi:

 

 

Sono passati ormai parecchi mesi da quando il Centro Culturale VivaCampaniaViva ha iniziato a muovere i suoi primi passi sul web. In questo periodo abbiamo avuto modo di ricevere molte lettere, messaggi e anche degli interessanti commenti sugli articoli che postiamo sul blog.

Certe volte gli stimoli che ci provengono dalla galassia indistinta dei nostri lettori sono incredibili. Ci è capitato più volte di soffermarci su richieste di aiuto di persone che hanno provato a lanciare un S.O.S attraverso il nostro sito. Probabilmente il contatto con la gente comune, che lotta nel quotidiano per difendere il proprio lavoro o la dignità della propria esistenza, è l’aspetto umanamente più stimolante dell’avventura di VivaCampaniaViva.Poche sere fa, in piena emergenza rifiuti, un caro amico ci ha inoltrato gli articoli “La casta è la spazzatura d’Italia”, scritto da Michele Boldrin e “Padoa Schioppa e l'evasione fiscale” di Alberto Lusiani entrambi riportati sull’interessante sito: http://www.noisefromamerika.org/.

L’effetto che ci ha fatto è stato più o meno quello di un pugno alla bocca dello stomaco.Non si trattava infatti del blaterare insensato di qualche politicante settentrionale che a malapena riesce a mettere insieme qualche concetto in buon italiano. Era invece una critica molto ben esposta e davvero durissima, nei toni e nei contenuti, al nostro mondo, alla politica e alla “casta” (per usare un termine che va molto di moda ultimamente) che governa l’Italia e in particolare il nostro Sud.Ci abbiamo messo un pò per assorbire il colpo ed abbiamo iniziato a dibattere, anche in maniera abbastanza animata sui contenuti dell’articolo. Replicare ad esso non è semplice, poiché le argomentazioni utilizzate sembrano supportate dai numeri e da situazioni di fatto che oggigiorno sono purtroppo sotto gli occhi di tutti.Ad un’attenta lettura però – e su questo abbiamo potuto finalmente essere d’accordo – l’articolo presta il fianco ad alcune critiche, sullo stile e sul merito che intendiamo sottoporre alla vostra paziente lettura.La prima valutazione da fare è che, nonostante la dovuta esasperazione per l’inaccettabile stato delle cose, la veemenza e la durezza di certe affermazioni ci appare esagerata. Non è con la violenza (anche se solo verbale in questo caso) che si risolvono i problemi. Nel nostro stile c’è infatti più l’ironia che non l’attacco sferrato all’arma bianca.  Fin dal primo giorno abbiamo ritenuto di adottare uno stile di comunicazione pacato, ma fermo, duro e non insolente, inflessibile e contemporaneamente aperto al dialogo e alle opinioni di tutti. Il tono dell’articolo sembra invece troppo perentorio e duro, facendo di tutta l’erba un fascio. Come si fa infatti ad attaccare il Presidente della Repubblica, l’unico che ha più d’una volta tentato di lanciare l’allarme e costretto il Governo con i suoi accorati appelli a provare ad intraprendere una via per la risoluzione dell’emergenza rifiuti? Di certo bisogna saper distinguere le responsabilità dei singoli e non semplicemente dire che tutti i politici che esprimono la loro opinione sul problema dicono banalità o semplicemente non centrano il problema. Anche attaccare frontalmente il Ministro Padoa Schioppa, discutendo il dettaglio delle sue affermazioni sulle tasse piuttosto che guardare alla sostanza politica della lotta all’evasione che fa il Governo, ci appare forse eccessivo – pur senza naturalmente nascondere l’evidenza del problema di una pressione fiscale attestata su livelli irragionevoli e di servizi pubblici di qualità perlomeno discutibile.

Indubbiamente però lo scritto di Boldrin centra alcuni punti essenziali: l’incapacità dimostrata dalla classe politica è palese, come sicuramente è vero che la strada da percorrere, quella più democratica e corretta, rimane quella di chiedere con fermezza e senza sosta le dimissioni dei principali responsabili di questo sfascio.

Però da buoni napoletani ci siamo sentiti punti nell’orgoglio quando veniamo accusati di nasconderci “dietro la comoda menzogna del Sud sottosviluppato per ragioni naturali e/o vittima del Nord”. Volenti o nolenti la realtà purtroppo ci offre questo. Ci sembra un dato di fatto inoppugnabile che la Campania ospiti sul proprio territorio i rifiuti gentilmente inviatici dalle industrie settentrionali. Inoltre, se il Sud è stato soggetto da parte dell’establishment governativo del Nord ad una politica di conquista, colonizzazione e sfruttamento dal 1860 fino all’avvento del Fascismo (ed oltre) e se questa politica è continuata anche nel dopoguerra a causa delle scelte politiche che hanno continuato a favorire l’industria del Nord, cui veniva molto comodo poter contare sulle “braccia” di tanta gente del Sud, di certo non tutta la responsabilità è dei meridionali e delle proprie elités intellettuali. Alle quali, peraltro, deve essere imputata la responsabilità di “essere andati a letto con il nemico”, pur di sopravvivere e sviluppare i propri business secondo delle scorciatoie troppo spesso ai confini o, addirittura oltre, della legalità. A questo si deve aggiungere senz’altro la natura “levantina” di tanti meridionali e l’esistenza di bande criminali a caratterizzazione più o meno locali (pensiamo che la mafia si è espansa ed ha accumulato potere anche negli Stati Uniti) per avere un quadro più chiaro della situazione rappresentata nel pamphlet di Boldrin.Peraltro desideriamo condividere fortemente l’appello del professore veneto ad un risveglio delle coscienze degli intellettuali e dei maitre a penser napoletani contro, non soltanto la classe politica che ci governa, ma anche – e vorremmo dire soprattutto – tutti coloro i quali approfittano della nostra debolezza per vessarci, quotidianamente, con i loro comportamenti incivili e fortemente ricattatori.Pensiamo per un attimo ai gravissimi incidenti che stanno avvenendo in questi giorni nel quartiere napoletano di Pianura. Gli autobus dati alle fiamme, gli incendi dei cassonetti o le bombe carta gettate contro i vigili del fuoco sono soltanto l’ennesima prova dell’anarchia che regna in certe zone della città. Gli autori di questi gesti infatti, per lo più non sono quegli abitanti del quartiere che da un giorno all’altro si vedono aprire una discarica sotto casa e che – più o meno legittimamente – aprono un blocco stradale per esprimere il loro malessere. Sono invece gli stessi delinquenti che, su scooter sfreccianti, fanno quotidianamente la gimcana sulla Tangenziale causando incidenti, che accoltellano i tifosi avversari la domenica fuori lo stadio o che derubano i turisti stranieri magari dopo averli picchiati o dopo aver sparato loro addosso. Questi signori sono gli stessi che, quando si tratta di andare alle urne, “vendono” i voti propri e delle loro famiglie, a qualche politico senza scrupoli il quale, per riconoscenza (o magari perché ricattato), quando ha il potere, non li fa perseguire con la dovuta decisione. Andiamo a vedere quali poltrone occupano i grandi votati dei quartieri più degradati della città e scopriremo magari che sono diventati proprio Assessori alla nettezza urbana (vedasi il caso di Gennaro Mola votatissimo a Secondigliano e Scampia nel 2006).È arrivato il giorno in cui dobbiamo dire basta a questa vera e propria schiavitù e riguadagnare la nostra dignità. Dobbiamo ammettere i nostri errori, imparare da essi e metterci sulla china della risalita. Possiamo senz’altro farlo e – come dicevamo all’inizio – ormai possiamo contare su tante persone che non desiderano altro che lavorare seriamente per migliorare il territorio e liberarlo dai cancri che lo reprimono. Non dobbiamo più chiedere legalità, ma dobbiamo imparare a viverla nel quotidiano, con i nostri comportamenti ed educando correttamente i nostri figli, spingendoli a credere sempre di più in sé stessi e non ad aspettare la raccomandazione del politico di turno per entrare in questo o quel carrozzone a spese della collettività. Saviano ha svolto un’opera del tutto meritoria denunciando con “Gomorra” il sogno di dominio della camorra in Campania, ma un libero mercato dove la gente non aspetta l’intervento pubblico come la manna dal cielo, ma si da’ da fare per vivere con le proprie iniziative è davvero la medicina che ci vuole per la nostra terra. Non si può dire che il capitalismo genera la camorra, piuttosto è proprio la debolezza del mercato a consentire al crimine di dominarlo ed inquinarlo.Per molte persone del Nord Italia, “napoletano” è sinonimo di inciviltà, superficialità, trascuratezza e dell’arte di arrangiarsi. Orbene, gli scriventi sono due persone che nella loro quotidianità, portano orgogliosamente in Italia e nel resto del mondo il nome e la cultura di napoletani di cui sono imbevuti.Tutti possono dimostrare, come facciamo ogni giorno noi e tanti altri amici, che sebbene la situazione qui sia davvero tragica, c’è ancora chi combatte e che esiste ancora un humus vivo che vuole smuovere questo stato di cose.

Siamo i primi a subire tutto ciò che i nostri concittadini fanno di negativo, vogliamo risvegliare l’orgoglio di dire basta e di sobbalzare dalla sedia dopo aver letto un articolo del genere dicendo: “Io non ci sto più!”. Abbiamo il sogno di vivere in una città europea, dove la gente abbia rispetto del proprio prossimo, dell’ambiente e delle regole di convivenza civile. Sappiamo che siamo noi soltanto che possiamo fare davvero qualcosa per la nostra città e la nostra vita. Dobbiamo solo volerlo!

Luigi Esposito e Mario de Riso Di Carpinone

 

Come avevo detto fin dall'inizio, mi riprometto di ritornare con calma sulle questioni sostanziali sollevate dal mio articolo e dai commenti che vi hanno fatto seguito. E penso di farlo con un altro post, probabilmente (purtroppo, penserete in molti) più lungo e più "accademico" del presente.


Coerentemente con questo impegno, mi astengo dal discutere le osservazioni di sostanza contenute nel commento a cui sto replicando, e mi limito a quelle di "forma" o, meglio, di "metodologia". Purtroppo, nonostante la lunghezza del commento, le osservazioni di sostanza sono, a mio avviso, solo le seguenti tre:

 

1. Ci sembra un dato di

fatto inoppugnabile che la Campania ospiti sul proprio territorio i

rifiuti gentilmente inviatici dalle industrie settentrionali.

 

 

2. Inoltre, se il Sud è

stato soggetto da parte dell’establishment governativo del Nord ad una

politica di conquista, colonizzazione e sfruttamento dal 1860 fino

all’avvento del Fascismo (ed oltre) e se questa politica è continuata

anche nel dopoguerra a causa delle scelte politiche che hanno

continuato a favorire l’industria del Nord, cui veniva molto comodo

poter contare sulle “braccia” di tanta gente del Sud, di certo non

tutta la responsabilità è dei meridionali e delle proprie elités intellettuali.

 

 

3. Questi signori sono gli

stessi che, quando si tratta di andare alle urne, “vendono” i voti

propri e delle loro famiglie, a qualche politico senza scrupoli il

quale, per riconoscenza (o magari perché ricattato), quando ha il

potere, non li fa perseguire con la dovuta decisione. Andiamo a vedere

quali poltrone occupano i grandi votati dei quartieri più degradati

della città e scopriremo magari che sono diventati proprio Assessori

alla nettezza urbana (vedasi il caso di Gennaro Mola votatissimo a

Secondigliano e Scampia nel 2006).

 

Di queste 3 affermazioni, 1. e 2. sono sia un po' troppo grossolane che non corrispondenti ai fatti (cosa che cercherò di far capire nel post), mentre 3. è senz'altro vera ma, proprio perché vera, mostra ed evidenzia il corto-circuito logico in cui i nostri giovani e, ne son più che certo, ben intenzionati lettori incorrono nel loro tentativo di salvare capra e cavoli. Loro mi permetteranno, spero, di usarla come uno degli esempi simbolici di questa confusione mentale che attanaglia da circa un secolo le classi dirigenti meridionali. Confusione che in taluni, come loro, è in buona fede ma che in molti altri in buona fede proprio non è, per nulla.

Il resto del commento è da un lato un invito (direi: un accorato appello) alla cittadinanza campana di recuperare le proprie dignità civiche e rendersi protagonista di una qualche forma di rinascita democratica e civile della regione, rinascita fondata sullo stato di diritto e sul libero mercato. Mi sembra un appello ragionevole, al quale certamente mi associo.  Dall'altro lato, però, il commento evidenzia uno dei limiti storici più gravi di quell'atteggiamento culturale che caratterizza (la parte buona del) le classi dirigenti del meridione italiano. Su questo mi soffermo.

Il commento inizia invitando all'uso dell'ironia, della sottigliezza linguistica, dell'allusione suppongo. Chiamare le cose con il loro nome, sembra, non fa bene alla salute ed è pratica disdicevole. Ebbene, da secoli la cultura del meridione si pasce di questa suppostamente superiore capacità linguistica secondo cui si può dire senza nominare, si può e si deve alludere, toccare di fioretto, sorridere mellifluamente, dibattere argutamente e poi andare tutti al circolo dei nobili a prendere, allegri e conviviali, il caffé. O ad uno dei tanti salotti romani dove Lucio Magri un tempo si trastullava con Andreotti e dove oggi la Sora Lella sorseggia il gin con la novella donna Fini ... Chiamare delinquenti i delinquenti, camorristi i camorristi, incompetenti gli incompetenti, e ridicoli i ridicoli, sembra non essere buona cosa. Dimostra scarsa eleganza, mancanza di tatto e stile, un animo plebeo e grezzo, insomma è una cosa da polentoni, non da nobili signori ch'anno studiato al liceo e sanno di greco e di latino ... Ecco, appunto: una cultura dove si ritenga che l'esser dei nobil signori che sanno di greco e di latino sia qualcosa a cui aspirare è, a mio polentonissimo avviso, una cultura da buttare nella spazzatura, magari davanti alla casa del signor Bassolino. Vi sono tonnellate di letteratura meridionale, parte buona parte meno, che ci racconta e descrive a cosa tale atteggiamento porti. Ma tant'è, due secoli dopo la lezione non sembra ancora esser stata appresa.

Vi è poi la difesa d'ufficio di Giorgio Napolitano, ed a seguito della medesima (anche se non così esplicita) di una qualche fetta della classe politica campana della quale si chiede di non far "di tutta l’erba un fascio". Io non so, ragazzi, quanti anni abbiate; né conosco quali siano le vostre esperienze e se, prima di lanciarvi in tale intrapresa, vi siate premurati di dare un'occhiata ai libri che raccontano la carriera politica del signore in questione, e degli altri politici napoletani o campani. Ma non vedo cosa vi sia da difendere nella vita politica dell'aristocratico comunista GN, ora presidente della repubblica italiana. È SEMPRE stato dalla parte sbagliata, sempre. Gli è andata bene: non ha mai vinto, e siamo stati salvati per un soffio dall'applicazione delle idee sue e dei suoi comparielli e compagnoni. Avrebbe corso dei rischi lui stesso, avesse mai vinto il suo partito! Alla veneranda età in cui dovrebbe essere in pensione lasciando che fossero altri meno compromessi di lui con le follie comuniste a governare il paese, egli fa il costosissimo presidente della repubblica. Così facendo, tra una gita a Napoli e l'altra, egli pontifica ovvietà da un costosissimo palazzo papalino. A che serve l'enorme macchina di sprechi su cui siede? A nulla! Se davvero vuole il bene del popolo e la fine degli sprechi, perché non va in pensione e chiede pubblicamente che si chiuda il Palazzo del Quirinale, con annessi e connessi? O che se ne riducano i costi a quelli della Casa Reale Spagnola, i famosi Borbone un ramo dei quali passò per Napoli tempo addietro? Se proprio vuol parlare, perché non chiede le dimissioni dei suoi amici Iervolino e Bassolino? E delle due giunte al completo? E la creazione di una commissione d'inchiesta? E la restituzione dei milioni di euro di stipendi pubblici che una mezza dozzina di Commissari speciali si sono succhiati in 14 anni di emergenza, producendo quanto abbiamo oggi di fronte? Potrei continuare, ma mi fermo: che senso ha e su cosa si basa la vostra difesa d'ufficio di GN? CHI nella classe politica campana va salvato? Vorrei un nome, ed un argomento, per evitar di fare d'ogni erba un fascio la prossima volta. Vorrei l'erba da lasciar fuori: chi e'?

Idem per TPS: in base a che cosa dovrei dir bene del signor TPS qua figura pubblica? Come economista non ha mai detto o scritto nulla che superasse il banalotto, ma passi. Come ministro, che ha fatto? Disastri, oltre che plateali errori. Soprattutto, dice bugie tecniche come abbiamo documentato noi e  molti altri. Perché mai dovremmo tessere le sue lodi? Le sue politiche fanno danno al paese; i suoi argomenti economici sono a volte confusi ed altre volte incoerenti. La sua lotta all'evasione appare essere funzionale non ad una strategia di risanamento ma ad una di spremitura degli italiani che lavorano per sussidiare quelli che non ...

Infine: il problema non e' che io sia "veneto" e voi "campani". Non si tratta d'una qualche forma di campanilismo provinciale in cui il mio rione/citta'/provincia/vescovo/gonfalone e' piu' bello dell'analogo vostro. Di tali storiche follie italiane nulla m'interessa; anzi, esse mi generano profonda vergogna (verguenza ajena, dicono gli spagnoli) quando le vedo praticare da altri. Si tratta di fatti, ragazzi, di fatti storici che si sono andati accumulando da decine di anni. Vanno elencati questi fatti, imparati a memoria, guardati in faccia per cio' che sono e mai piu' scordati, mai piu'. Per fare cio' occorre chiamare le cose con il loro nome. Che e' quanto ho cominciato a fare, ed intendo continuare. 

P.S. A conferma del fatto che non credo proprio di soffrire di sciocco campanilismo, appena ho un attimo vorrei ritornare sul tema Venezia, che avevo cominciato ad affrontare l'anno scorso e poi ho abbandonato. Dopo il solito mese passato andando e venendo da Venezia in occasione delle vacanze invernali sono ancor piu' convinto dell'anno scorso che l'amministrazione comunale di Venezia sia composta d'incompetenti signori che andrebbero mandati rapidamente a casa. Si stanno facendo parecchio del male gli abitanti di quel comune e, anche se gli errori delle giunte Cacciari-Costa-Cacciari (e quante altre le precedettero dalla meta' degli anni '70 in poi) non sono neanche paragonabili a quelli delle giunte napoletan-campane, una riflessione critica e propositiva merita esser fatta.

 

 

Ci sembra un dato di

fatto inoppugnabile che la Campania ospiti sul proprio territorio i

rifiuti gentilmente inviatici dalle industrie settentrionali.

 

Vi sembra? E in base a quali dati di fatto?

 

 

Però da buoni napoletani ci siamo sentiti punti nell’orgoglio quando veniamo accusati di nasconderci “dietro la comoda menzogna del Sud sottosviluppato per ragioni naturali e/o vittima del Nord”.

Volenti o nolenti la realtà purtroppo ci offre questo. Ci sembra un

dato di fatto inoppugnabile che la Campania ospiti sul proprio

territorio i rifiuti gentilmente inviatici dalle industrie

settentrionali. Inoltre, se il Sud è stato soggetto da parte

dell’establishment governativo del Nord ad una politica di conquista,

colonizzazione e sfruttamento dal 1860 fino all’avvento del Fascismo

(ed oltre) e se questa politica è continuata anche nel dopoguerra a

causa delle scelte politiche che hanno continuato a favorire

l’industria del Nord, cui veniva molto comodo poter contare sulle

“braccia” di tanta gente del Sud, di certo non tutta la responsabilità

è dei meridionali e delle proprie elités intellettuali. Alle

quali, peraltro, deve essere imputata la responsabilità di “essere

andati a letto con il nemico” [...]

 

Rispondo con piacere alla vostra replica molto civile che contiene molti punti condivisibili.

Ho gia' scritto in un'altra risposta che ritengo insensato mescolare (come fa anche Saviano) lo smaltimento illegale dei rifiuti pericolosi in Campania con l'incapacita' degli amministratori locali Campani di gestire decentemente la raccolta e lo smaltimento dell'immondizia locale ordinaria. Il primo e' un problema di controllo di legalita', di cui e' responsabile in primo luogo lo Stato italiano, e probabilmente corresponsabili sono le autorita' amministrative locali Campane. Il secondo e' un banale problema di amministrazione e responsabilita' locale. Praticamente in tutto il mondo le amministrazioni locali sono in grado di trovare una soluzione decente in linea con lo sviluppo economico e culturale del luogo. Credo sia sintomatico di quanto malato sia lo Stato Italiano anche solo immaginare che parte della soluzione si possa trovare con la solidarieta' delle altre regioni. Ogni aiuto esterno in questo caso riduce e confonde le responsabilita' locali che sono clamorose. Come documentano i giornali, chi ha gestito l'emergenza rifiuti in Campania, ormai decennale, ha usato i soldi dello Stato per assumere impiegati pubblici nullafacenti, ingrossando le proprie clientele a spese dei contribuenti italiani, ovviamente senza curare l'emergenza che anzi sembra tornare periodicamente utile per sollecitare nuove risorse e nuovi aiuti. E tutto questo e' reso possibile e continuera' fino a quando ci saranno solidarieta' e aiuti di Stato deresponsabilizzanti. L'unica strada per migliorare e' punire chi amministra male, invece di premiarlo assieme alla comunita' che lo ha eletto con ulteriori trasferimenti di risorse.

Per quanto riguarda la conquista del Sud, e' vero che hanno che l'hanno decisa e portata a termine le classi dirigenti del Nord (inclusi comunque in prima linea anche i Toscani, e senza la collaborazione di almeno un Lombardo come Cattaneo). Tuttavia gia' nel 1895 un socialista come Turati scriveva "il presente governo non e' governo italiano, ma del mezzodi' contro il settentrione", per cui da Nord si puo' a ragione argomentare che il governo centrale ha governato (malamente) contro gli Italiani del Nord e a favore degli Italiani del Sud gia' a partire da pochi decenni dopo l'unificazione. La politica dello Stato Italiano non ha favorito solo le grandi imprese del Nord colluse con lo Stato, ha favorito anche e ancora di piu' i loro alleati agrari del Sud, tanto e' vero che la misura economicamente piu' rilevante del Regno d'Italia e' stato il dazio sul grano di importazione, adottato per proteggere a spese dei consumatori italiani in particolare l'agricoltura estensiva e poco produttiva del Sud. Non solo, fin dall'unificazione il Regno d'Italia ha consentito ai possidenti meridionali e laziali una mostruosa e sistematica evasione fiscale, che ha consentito loro di accumulare ricchezze pur mantenendo la societa' meridionale nell'arretratezza. Quando lo Stato Italiano rinuncia nel 1895 ad assogettare i possidenti meridionali alle stesse tasse di quelli settentrionali Turati scrive:

 

"una nuova dichiarazione di guerra della baronia feudale sicula e

napoletana ai proprietari terrieri del Lombardo- Veneto [...] un nuovo

passo - e qual passo - verso l'assoggettamento dell'Italia civile,

operosa, industriale, moderna, dell'Italia europea, all'Italia

meridionale baronale, africana, borbonica; e' la coltura estensiva,

quasi nomadica, e' il latifondo parassita, depauperatore, miasmatico,

che vuol vivere a spalle dell'agricoltura progressiva, dei nuovi metodi

culturali che incominciarono a introdursi nelle zone agricole progredite

e ai quali la perequazione dell'imposta avrebbe consentito slancio

maggiore." (Critica sociale, 1 dicembre 1895, p. 353).

 

Le grandi imprese poco competitive del Nord come e' stata tradizionalmente la Fiat hanno profittato dell'immigrazione di massa meridionale per avere manodopera a basso prezzo. Se questo ha beneficiato i profitti degli Agnelli, ha pero' ridotto i salari dei molto piu' numerosi operai piemontesi rispetto ai loro colleghi francesi e tedeschi. Alla fine sia i cittadini del Nord sia quelli del Sud hanno perso, per far guadagnare una Casta di scarsa qualita' e perdente nel confronto internazionale, composta dai grandi industriali del Nord collusi con lo Stato e dal ceto politico meridionale loro alleato, a sua volta beneficiato con impieghi statali remunerati in numero e misura eccessiva.

Alla fine di tutto, e' perfino difficile quantificare chi sta peggio, se stanno peggio i settentrionali che lavorano, sono tassati a sangue, e pero' almeno hanno livelli di reddito e consumi quasi europei, sia pure con servizi statali miserabili come scrive l'Economist, oppure i meridionali, che per meta' prendono uno stipendio statale spesso misero ma per non far quasi nulla di utile, e per l'altra meta' sopravvivono poveramente in un'economia asfittica nella regione piu' povera dell'Europa occidentale. Quello che a me e' comunque chiaro e' che il sistema di potere su cui si basa lo Stato italiano, tassare a sangue e imbrogliare i settentrionali per pagare le clientele nel meridione, non funziona nemmeno per comperarsi la rielezione negli ultimi 15 anni, e produce solo danni e miseria per il cittadino italiano medio.

 

 

Mi fa molto piacere questo commento. E' accorato e pieno di passione, oltre che onesto; qualita' necessariamente rare in chi vive le crisi dall'interno. Michele suppongo rispondera' anche in dettaglio e quindi mi limito a commenti estemporanei. Il primo riguarda il Presidente della Repubblica. Io concordo con il giudizio negativo di Michele. Per quanto appelli alla soluzione della crisi siano benvenuti, naturalmente, e per quanto la posizione istituzionale obblighi gioco-forza a posizioni super partes, io non ho sentito altro che stanchi richiami alla solidarieta'. A mio avviso, la questione, se posta in termini di solidarieta' (come sta adesso succedendo con la distinzione tra le regioni che accettano i rifiuti e quelle che non li accettano) e' malposta, fa piu' male che bene, e soprattutto a Napoli, la Campania, e al Sud. A me pare che la questione sia invece da porre in termini di responsabilita'. Il Sud non uscira' da queste situazioni fino a che la struttura istituzionale non sia tale da addossare al Sud le responsabilita' del Sud. Tutti questi lamenti sull'incapacita' dei cittadini del Sud ad eleggere politici che si rispettino e' un insulto ai cittadini del Sud. Per quanto ci siano al Sud avanguardie morali, che agiscono sulla base di pricipi morali (di cui immagino facciate parte voi stessi; di cui non ho dubbi faccia parte Saviano - ho recensito Gomorra su questo sito ) la societa' civile ha votato e vota razionalmente: ha eletto chi meglio garantisce finanziamenti a pioggia - tutti i lavoratori dell'emergenza rifiuti, dai netturbini a quelli del famoso call center, tutti costoro hanno dopotutto avuto lavoro e lo devono a Bassolino e alle persone a lui vicini. Non si puo' sperare che la societa' civile voti moralmente; nonostante le avanguardie. Non lo fa in Campania, come non lo fa a Bolzano, a Milano, e a Dallas. Bisogna dare incentivi alla societa' civile che vota razionalmente a votare per lo sviluppo. A mio parere questo avverra' solo quando la societa' del Sud sara' responsabile, soprattutto economicamente. Per questo la questione della solidarieta' e' malposta. Sara' l'arida mente dell'economista a parlare ma non c'e' nulla di male a rifiutare i termovalorizzatori se si accettano i costi della decisione, cioe' se si paga per avere le ecoballe smaltite in Germania o in Sardegna (per non parlare delle discariche). Pero' rifiutare i termovalorizzatori e poi aspettare che lo smaltimento avvenga a spese di tutti, a livello nazionale, oppure che avvenga grazie alla solidarieta', questo porta alle crisi come quella di questi giorni.

E' per questo che il commento di Saviano che fate vostro, e cioe' che la responsabilita' della crisi ' anche della spazzatura del Nord, e' scorretto, secondo me. Le imprese del Nord non costringono nessuno ad accettare spazzatura in buchi sottocasa. Accettano offerte a farlo da parte della mafia. Questo e' certamente moralmente disdicevole ma non ha nulla a che fare con il fallimento della societa' civile, intellettuale e politica del Sud. Le imprese del Nord non buttano i rifiuti in discariche a cielo aperto a Gallarate perche' la societa' civile, intellettuale e politica di Gallarate non lo permette (le imprese lo farebbero volentieri). Perche' nessuno ha offerto alle imprese del Nord discaricare rifiuti a Mantova, a Francoforte, o a Stoccolma? La mafia, come tutti ripetono in questi giorni, esiste anche al Nord, ma le discariche le fa al Sud. E' triste ma la questione e' questa. Perche' al Sud? Perche' il Sud e' economicamente dipendente; dalla Mafia, dai sussidi, dalla solidarieta'. E lo e' diventato anche culturalmente. E' triste ma vero.

Io credo che la responsabilizzazione del Sud (ad esempio attraverso forme di federalismo fiscale) sia l'unico modo per il Sud di uscire dal sottosviluppo. E i lamenti sulla spazzatura del Nord danno solo misura di un rifiuto culturale a comprendere la situazione. Per questo sentire Saviano esprimere questo lamento in TV mi ha depresso; perche' ho capito che la sua e' si' avanguardia morale, ma non e' avanguardia intellettuale - e' piuttosto pigrizia intellettuale. Il Giugno scorso ho visto Bertolaso al Festival dell'Economia di Trento. Ha lamentato che il Nord manda aiuti in Asia per lo tsunami ma non al Sud per la spazzatura. Questo e' argomento indegno, facile, e irresponsabile. L'arretratezza culturale sta nell'accettare questi argomenti, nel nascondercisi dietro.

La cosa che mi fa piu' rabbia, e concludo, e' che le cose che dico qui (e che dicono Michele e Alberto Lusiani nei loro articoli) non si possono dire perche' normalmente associate alle posizioni moralmente disgustose che la Lega ha spesso assunto negli anni. Mi fa molto piacere quindi che voi abbiate capito il diverso spessore tra quello che dicono Michele e Alberto e tutta la "spazzatura" che appare sui giornali.

 

 

Un intervento davvero interessante e stimolante quello di Bisin. Ci farebbe piacere riceverne di più sul nostro sito, per cui, anche se, come vedrai più avanti, ci troviamo in disaccordo con te su alcuni punti, ti ringraziamo del tempo che ci hai dedicato e incentiviamo tutti a scrivere i loro pensieri nei commenti agli articoli del blog. Per quanto possibile ci farebbe piacere leggere dibattiti provenienti da più persone, proprio come si confà ad un “think tank” (quale aspiriamo ad essere!).

 


Andiamo nel merito dello scritto di Alberto.


Il primo punto su cui desideriamo esprimere il nostro pensiero è sul ruolo del Presidente Napolitano. Vogliamo ricordare che l’emergenza rifiuti è scattata due volte negli ultimi mesi (richiamando l’attenzione dei media) e ciò è avvenuto a maggio e all’inizio dell’anno nuovo, quando Napolitano ha, non solo denunciato il problema a chiare e forti lettere, ma soprattutto ha sostanzialmente “costretto” il Governo ad intervenire. Desideriamo ricordare a tutti che essendo il “problema rifiuti” commissariato, le responsabilità della gestione e delle decisioni con cui si affronta la questione sono da far risalire nella sostanza al Governo nazionale. Certo, il Presidente richiama alla solidarietà, ma cosa potrebbe mai dire? Proporre soluzioni? Non è nelle sue competenze e ci siamo già dilungati su quanto il Governo nazionale (non) fa.


Dove comunque ci troviamo in accordo con te (e con gli interventi di Lusiani e Boldrin) è che non servono più aiuti, solidarietà e denaro pubblico a fiumi. Ci interessa al massimo essere aiutati a decidere e a crescere da soli. Come questo può avvenire però è un rebus. Alla fine in tutta Europa si riesce a far crescere nei territori grazie ai sistemi del co-finanziamento e della politica di coesione, nel quale le economie e le imprese locali riescono a trovare terreno fertile per lo sviluppo. Qui al Sud, purtroppo sembra che il business sia principalmente nel frodare le autorità centrali (nazionali, europee o financo regionali che siano). Evidentemente, purtroppo, rende di più.


Dove ci sentiamo invece di dissentire da quanto hai detto è nella valutazione dimensionale che fai del problema. Se è vero che è corretto richiamare il Meridione alle proprie responsabilità, in particolare la sua classe dirigente, e che quest’ultima ha una enorme parte nell’emergenza che si è venuta a creare, è anche vero che ormai la rilevanza del problema ha travalicato i confini regionali. Non solo, ma se dobbiamo fare una corretta valutazione della questione, essa riguarda tutta l’Italia. Anche perché gli sversamenti ormai – nonostante quello che pensiate o vediate – avvengono anche in territori a Nord di Roma (Lazio, Umbria, Toscana, Marche e altrove), financo nel cuore del civilissimo Nord (se ne vuoi sapere di più segui questo link che riassume alcuni dei termini della questione). E, purtroppo, a differenza di quel che dice Boldrin, anche voi non avete compreso la gravità del problema e non state scendendo nelle piazze o licenziando i vostri amministratori collusi.


Accanto ad una condizione di emergenza legata alle organizzazioni criminali, c'è la questione più ampia del sistema affaristico della gestione dei rifiuti. Una gestione che coinvolge imprese e aziende che operano in ben altri territori. Le recenti attività di indagine ci indicano come ci sia un disegno nazionale e internazionale che ha alcuni epicentri, soprattutto nel mezzogiorno del paese, ma che è largamente presente nel resto d'Italia. Come hanno dimostrato le indagini, vi è un sistema lobbistico imprenditoriale che governa questi fenomeni, al di là di una specifica localizzazione geografica e che anzi si colloca per lo più al Nord.


Purtroppo non bisogna nascondersi dietro un dito, se sia nata prima la domanda di sversamenti abusivi o se la camorra, fiutato il business, si sia proposta per fare il “lavoro sporco”. Fare impresa correttamente è una cosa, violare le regole è un’altra. Se sono un industriale veneto e penso di disfarmi dei rifiuti tossici della mia azienda vendendoli a un rappresentante di chissà quale ditta che mi propone un prezzo che è la metà di quello che dovrebbe essere, non sono furbo, ma sono un criminale, esattamente come colui che fa accendere a quattro zingari quegli stessi rifiuti sotto l’asse mediano a Villaricca.


Non chiediamo la solidarietà pelosa o l’aiuto per avere ancora altri soldi pubblici da rubare! Ma dobbiamo svegliarci tutti dal Sud al Nord, perché è l’ora di farlo.


Chiudiamo ribadendo un concetto che ci troverà ancora una volta d’accordo: chiediamo ai nostri governanti di andarsene, ora, subito, quanto prima. Purtroppo però chi ha il potere non lo cede (e questo non lo diciamo noi, ma praticamente tutti i politici di alto rango). Dovremo essere tutti noi a fare gruppo per riuscire a scalzare democraticamente questi affaristi dalle poltrone che attualmente occupano.

 

 

Luigi Esposito e Mario de Riso di Carpinone

 

 

Centro Culturale VivaCampaniaViva

 

Di questa solidarietà inter-regionale si può e si deve fare a meno, se si vuole guidare il paese fuori dalle sacche dell'assistenzialismo. Esattamente come si può e si deve fare a meno di quest'altra solidarietà inter-bancaria, se si vuole minimizzare il rischio di speculazioni finanziarie non socialmente produttive.

In nessuno dei due casi smetterla con la falsa solidarietà è condizione sufficiente per una buona politica, ma in entrambi i casi è condizione necessaria. 

 

 

 

Ma che "strategia" potra' mai servire? Se la legge e' violata (e lo e'

per definizione, quando i procedimenti sono abusivi) basta perseguire

penalmente i violatori, senza tante grandiose "strategie per il

territorio", campano o nazionale che sia.

 

Scusa ma questa fa un po' il paio con "se ti chiedono il pizzo basta che non paghi". 

 

E comunque, mi puoi quantificare l'incidenza percentuale di questi

"rifiuti importati" sul totale della spazzatura che la Campania non sa

come smaltire? Parlo di ordini di grandezza, non di valori a tre cifre

significative.

 

Ti cito a memoria i numeri di legambiente: In Italia vengono prodotti circa 100 milioni di tonnellate di rifiuti speciali all'anno, almeno negli ultimi 5 anni. Di questi 25 milioni di tonnellate non tornano all'appello, in pratica spariscono nel territorio. Di questi il 40% sparisce in tre regioni: campania, calabria, sicilia. In pratica solo di rifiuti speciali la campania riceve circa 4 volte quello che produce. 

 

 

Sono 15 milioni di tonnellate (una montagna alta quanto il Gran Sasso) per essere precisi e per stare con i dati di Legambiente...

 

 

 

 

Ma che "strategia" potra' mai servire? Se la legge e'

violata (e lo e'

per definizione, quando i procedimenti sono abusivi) basta perseguire

penalmente i violatori, senza tante grandiose "strategie per il

territorio", campano o nazionale che sia.

 

Scusa ma

questa fa un po' il paio con "se ti chiedono il pizzo basta che non

paghi".

 

Ma no, quello che dico e' non servono nuove strategie: si tratta di far rispettare leggi che gia' esistono, e cacciare amministratori che sono incapaci o conniventi.

 

Ti cito a memoria i numeri di

legambiente: In Italia vengono prodotti circa 100 milioni di tonnellate

di rifiuti speciali all'anno, almeno negli ultimi 5 anni. Di questi 25

milioni di tonnellate non tornano all'appello, in pratica spariscono

nel territorio. Di questi il 40% sparisce in tre regioni: campania,

calabria, sicilia. In pratica solo di rifiuti speciali la campania

riceve circa 4 volte quello che produce.

 

Io non ti chiedevo dei rifiuti speciali, ma dell'incidenza dei rifiuti importati in Campania sul totale dei rifiuti gestiti dalla Campania stessa. Questo perche' in questi giorni si sta discutendo dell'attuale "emergenza spazzatura", in cui la raccolta e' stata sospesa perche', a quanto leggo, le discariche esistenti in Campania sono piene o inagibili, e gli inceneritori/termovalorizzatori/whatever non sono mai stati costruiti. La mia impressione e' che tale emergenza esisterebbe in ogni caso.

Poi, sul fatto che la risoluzione del malgoverno del sud sia inestricabilmente legata alla risoluzione del malgoverno nazionale mi pare non ci sia da discutere, e Michele l'ha messo in chiaro gia' nell'introduzione al suo articolo.

 

 

 

giorni si sta discutendo dell'attuale "emergenza spazzatura", in cui la

raccolta e' stata sospesa perche', a quanto leggo, le discariche

esistenti in Campania sono piene o inagibili, e gli

inceneritori/termovalorizzatori/whatever non sono mai stati costruiti.

La mia impressione e' che tale emergenza esisterebbe in ogni caso

 

Non necessariamente. Le discariche ci sarebbero anche ma vengono periodicamente poste sotto sequesto dalla magistratura perche' non sono in regola. E uno dei motivi per cui non sono in regola e' che contengono, misti ai rifiuti urbani, anche rifiuti speciali che arrivano appunto dal resto d'Italia. Poi c'e' il problema delle ecoballe create gia' non in regola che non possono essere bruciate, il problema della Fibe e dell'Impregilo, gli appalti per gli inceneritori etc. 

I numeri dei RSU io non li conosco ma non penso che siano molto alti

perche' smaltire rifiuti urbani costa molto meno ed e' una procedura di

cui si occupano prevalentemente i comuni e quindi la criminalita'

organizzata ha meno competitivita'. C'e' una quota di rifiuti urbani

che sparisce anche li' dall'appello, comunque.

Non e' una questione cosi' semplice: anche il Lazio, che non ha alta infiltrazione mafiosa, e' commissariato da anni per i rifiuti. E la Toscana sara' la prossima a fare la fine di napoli se non si inventa qualcosa nei prossimi 2 anni. La questione rifiuti e' una questione assolutamente nazionale, che dovrebbe per esempio essere contemplata anche come parte di un piano energetico nazionale che in Italia semplicemente non c'e' (l'ultimo risale al 1988).

 

 

 

Non necessariamente. Le discariche ci sarebbero anche ma vengono

periodicamente poste sotto sequesto dalla magistratura perche' non sono

in regola. E uno dei motivi per cui non sono in regola e' che

contengono, misti ai rifiuti urbani, anche rifiuti speciali che

arrivano appunto dal resto d'Italia. Poi c'e' il problema delle

ecoballe create gia' non in regola che non possono essere bruciate, il

problema della Fibe e dell'Impregilo, gli appalti per gli inceneritori

etc.

[...]

La questione rifiuti e' una questione assolutamente nazionale, che

dovrebbe per esempio essere contemplata anche come parte di un piano

energetico nazionale che in Italia semplicemente non c'e' (l'ultimo

risale al 1988).

 

Continuo a non capire. Se vengono violate delle leggi (e pare che siano violate, altrimenti perche' la magistratura pone le discariche sotto sequestro?), perche' non si mettono dentro i colpevoli, invece di varare strategie e agganciare il tutto a un "piano energetico nazionale"-Godot che non si sa se e quando arrivera', e magari, come quelli precedenti, non risolvera' nulla??

E - domanda da un miliardo di tonnellate di spazzatura - perche' le discariche o gli inceneritori nelle altre regioni possono invece accettare oltre alla spazzatura loro quella della Campania, anzi secondo Prodi devono farlo in nome della solidarieta'?

 

 

Continuo a non capire. Se vengono violate delle leggi (e pare che siano violate, altrimenti perche' la magistratura pone le discariche sotto sequestro?), perche' non si mettono dentro i colpevoli,

 

Forse perchè - scusandomi per la semplificazione - abbiamo una Magistratura inefficiente ??? ;)

 

Date un occhiata a questo articolo, e poi a quest'altro articolo.


Sono apparsi entrambi sul Corriere di ieri, ed entrambi "descrivono" la situazione dell'ospedale di Vibo Valentia. La descrivono, direbbe qualcuno, da due punti di vista "diversi" ma entrambi "legittimi". 

Nel leggerli non ho potuto non notare le molte analogie con la maniera in cui si sta sviluppando la presente discussione della questione immondizia-Napoli-Campania-Meridione. 

I fatti e le parole, o meglio i fatti e le perorazioni ... maledetti fatti, maledetti dati. Non sarebbe bello se i fatti ed i dati non ci fossero o si potessero ignorare? Avremmo tutti sempre ragione, potremmo continuare a coltivare i nostri bei pregiudizi e ci sentiremo tutti migliori, più buoni, più giusti ... Che sia per questo che quando i fatti non ci danno ragione li ignoriamo, tranquillamente, e parliamo d'altro? Diciamo che la questione è più complessa, che tutti hanno le stesse responsabilità, le stesse colpe, e che comunque è chiaro che è tutto un complotto dei cattivi, nascosti nell'ombra, sempre gli stessi, quelli con i ventri obesi e le mani sudate ...

 

 

 

I fatti e le parole, o meglio i fatti e le perorazioni ... maledetti fatti, maledetti dati.

Non sarebbe bello se i fatti ed i dati non ci fossero o si potessero

ignorare? Avremmo tutti sempre ragione, potremmo continuare a coltivare

i nostri bei pregiudizi e ci sentiremo tutti migliori, più buoni, più

giusti ... Che sia per questo che quando i fatti non ci danno ragione

li ignoriamo, tranquillamente, e parliamo d'altro?

 

Mi sa che preferisco sperare che qui si stia gonfiando una semplice incomprensione ma qui dici una cosa semplicemente non vera (ed offensiva). Nessuno si e' messo a contestare i dati, mi sembra; pero' una cosa sono i dati e un' altra cosa sono le conclusioni che a partire dai fatti si possono trarre che possono essere giuste, sbagliate e talvolta addiritura opinabili. Ora, accusare di pregiudizio chi non arriva alle tue conclusioni e' semplicemente sbagliato.

 

 

 

 

Questo articolo su Napoli. Quest'altro invece risale a più di 6 mesi fa.

 

è vero che la spazzatura tossica del nord arriva al sud.

ma pagando "imprese" del sud che la "trattano" al sud.

 a chi appartengano le imprese... indovinate!

 

 

 

In Campania abbiamo collezionato i rifiuti di Basso&Iervo-lino e la saga dei Mastella; in Molise le accuse di concussione al governatore Iorio; in Sicilia la condanna a cinque anni di Cuffarro che resta a fare il governatore perche' lui "non e' mafioso"; in Calabria continua a Catanzaro l'improbabile storia di De Magistris ed all'ospedale di Vibo Valentia scoprono che son tutti primari ma non vanno a lavorare ... il tutto in meno di un mese. Mancano all'appello l'Abruzzo, la Puglia e la Basilicata. Ma, ovviamente, e' tutto per caso. Anzi, e' un complotto del Corriere ... 

 

Michele, con questo vuoi dire che la Sardegna é una prospera regione del centro ormai? :-)

 

Anche la Puglia

ha i suoi problemi, anche se forse meno gravi. Il bilancio sembra fuori

controllo per via della spesa

sanitaria. Inoltre, anche se nessuno ha continuato la discussione che avevo provato ad avviare sopra su cosa

sia il capitale sociale e se aiuti o meno a rispondere alla Domanda di Michele (perche' il sud?), segnalo una truffa

davvero singolare.

 

Riportano vari (organi di stampa, ma piu' seriamente la magistratura) che nelle varie chiamate di correo di vari amministratori (associati e dipendenti da e) della "gestione emergenza" di Don antonio bassolino, molti di essi percepivano stipendi intorno a 1.600.000 dollari. La magistratura, con ardito scacco alle corbellerie, nota che a tali stipendi si ha tutto l'interesse a mantenere la regione (Campania) in uno stato di emergenza al piu' lungo possibile.

 

La documentazione e' riassunta dal corriere del mezzogiorno,

qui disponibile

 

 

Non so assolutamente come mai sono finito su questo post (qualche link di nfa), ma è molto interessante leggerlo dopo quasi due anni. Se cambi la data non hai bisogno di cambiare altro, veramente.

E' anche interessante notare che dopo due anni di ulteriori miserie potremmo continuare a scrivere i nomi dei politici che "governano" la Campania senza sbagliare: sono sempre gli stessi.

E' questo quello che mi scoraggia, momenti di grande arrabbiatura e poi niente.  E nel frattempo c'è stata "la crisi", quindi, se possibile, la situazione è peggiorata. Mah...

Invece oggi ci sono grosse novità: prima il monito di Draghi, poi il monito di Napolitano.

Segnalo l'articolo di Luca Ricolfi di ieri. Siccome, credo che il tema trattato, sia IL tema nazionale, penso gli si possa dar atto di aver posto la questione in modo diretto e chiaro (come tra l'altro è costante su nFA). E senza la consueta mieolosa bontà degli editorialisti nazionali.

PS: attualmente l'autore è in diretta con Oscar Giannino

 

Segnalo l'articolo di Luca Ricolfi di ieri. [...] PS: attualmente l'autore è in diretta con Oscar Giannino

 

... su Radio24, che ha in rete gli archivi mp3 delle trasmissioni: dovrebbe essere 9-10 di oggi 28/1/2010. Ho sentito O.Giannino citare le cifre dell'evasione fiscale nelle regioni italiane, dal libro di L.Ricolfi "Il sacco del Nord": assomigliano molto a quelle gia' elendate su nFA. Complimenti a Giannino per aver diffuso pubblicamente dati che solitamente per calcolo e/o per incompetenza vengono stravolti e manipolati.