De te fabula narratur

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Questa piccola ma velenosa "recensione" l'avevo messa come commento a Roma e Marcon, ma ho cambiato idea. Quando si prendono a pesci in faccia quelli che, parlando a caso, inducono confusione, meglio farlo a viso aperto. C'è così qualche speranza che mandino il loro assistente a spiegarci dove abbiamo sbagliato e quanto siamo noi, invece, i citrulli.

Enrico Morando, una delle teste pensanti del PD, spiegava ieri sulla Stampa che fra i programmi economici di PD e PdL c'è un abisso e che

 

[...] essi delineano soluzioni nettamente alternative su (quasi) tutti i problemi cruciali della crisi italiana.

 

Detto questo, siccome gli manca tempo e spazio per illustrare tutti i problemi cruciali (lo spazio qui c'è, nel caso volesse approfittare dell'opportunità), il nostro aggiunge

 

Dato il suo carattere pervasivo, sceglierò, a questo scopo, un solo

tema: il metodo della concertazione e il modello contrattuale. Si

tratta di un tema cruciale, perché strettamente connesso alla questione

salariale: famiglie di lavoratori dipendenti che non arrivano alla fine

del mese, consumi che languono.

 

Sì, l'economista del PD dice proprio così: che i consumi che

languono e la "questione salariale" (suppongo voglia dire i salari che

non crescono) sono strettamente connessi al "metodo della

concertazione". Sciocchi noi

a pensare fossero invece connessi alla produttività del lavoro!

Economicisti che non siamo altro, incapaci d'intendere l'autonomia

(dalla logica e dai vincoli di bilancio) della grande politica, quella che trasforma lo stato delle cose esistenti ... Ma

proseguiamo.

Non cito l'intero pezzo, credo sapiate leggere e ve lo raccomando: è

ilare. Particolare ilarità mi ha sollevato la giustificazione della contrattazione

centralizzata che, secondo il nostro, hanno inventato nel 1993 per "stablizzare" l'economia e, suppongo, entrare nell'Euro ... Solo due chicche. Morando vuole convincerci che loro (il

PD) hanno capito come risolvere il problema produttività. E come lo

faranno? Così:

 

Si spiega così la scelta del Programma del Pd: riduzione della

pressione fiscale (agendo sull'Irpef o con la contribuzione figurativa)

sulla quota di salario da contrattazione di secondo livello [azienda, territorio, distretto].

 

Tema per i commenti: spiegare in otto righe perché si tratta d'una burla che mira solo a

mantenere il potere dei bonzi sindacali romani. Suggerimento 1: questi

hanno idea del fatto che i sindacati e confindustria sono delle

organizzazioni con strutture territoriali strettamente controllate dal

centro? Suggerimento 2: l'evidenza empirica dimostra che la

produttività si determina al più a livello d'impianto e non certo di

"distretto" ... Suggerimento 3: voglio vedervi che portate l'IRPEF al

10% sulla parte di salario contrattata a livello aziendale! Voglio

proprio vedervi ... Suggerimento 4: avete presente cosa implica "figurativa" dopo "contribuzione"? Che la paga qualcun altro. Suggerimento 5: stimare la riduzione effettiva del carico fiscale sul reddito di lavoratori altamente produttivi che una totale (tanto per star sicuri) esenzione fiscale della quota di salario determinata dalla contrattazione di secondo livello implicherebbe. Suggerimento 6: nel settore della PA come la mettiamo con la contrattazione di secondo livello? Suggerimento 7: ... basta, altrimenti, se lo svolgo tutto io, non rimane nulla per i commenti.

Seconda chicca, altrimenti nota come bugia. Per ammissione dell'esperto medesimo il programma del PdL, altro capolavoro di

economia applicata, recita il seguente sul tema produttività:

 

«Detassazione di straordinari e incentivi legati a incrementi di

produttività».

 

Il Morando così commenta, volendo provare che da un lato è

insufficiente e dall'altro è sostanzialmente diverso dalle tre righe

del programma PD da lui scritto:

 

La riduzione delle

tasse sugli straordinari, infatti, può essere anche considerata

positivamente [...] , ma non c’entra nulla né con

la produttività (ci può essere - e infatti ce ne sono a migliaia - un

lavoratore molto produttivo che non fa un minuto di straordinario), né

con la contrattazione.

 

Al qual punto non capisci se ci è o non sa l'italiano, o entrambi.

C'è scritto che vogliono detassare gli incentivi legati ad incrementi

di produttività, o no? Fra gli incentivi agli incrementi di produttività, secondo voi, vi sono anche gli aumenti salariali, o no? E gli aumenti salariali stabiliti nella da-Morando-amata "contrattazione di secondo livello" dovevano essere legati agli aumenti di produttività, o no? E non si conclude forse da questo che quanto il PdL propone sussume anche quanto il PD nel suo testo pure propone? O no? Ma lui non lo dice, lui se lo scorda,

insomma lui si produce in una bella "balla da svista", assumendo i lettori del giornale su cui scrive siano dei tontoloni alquanto distratti. Evidentemente non è solo Bossi a credere (erroneamente)

d'essere più intelligente dell'elettore mediano ...

Il PdL suggerisce di detassare tutti gli aumenti salariali legati ad aumenti di produttività (non dice come, il che forse NON implica che debbano essere gli aumenti medi decisi dai sindacati, visto che così facendo salterebbero tutti gli incentivi aziendali ed individuali, ma questo è un altro discorso) e suggerisce di detassare anche gli straordinari. Su quest'ultimo dettaglio, che al grande economista-migliorista non venne in mente quando stese il suo di paragrafo, il nostro funzionario di partito fa dell'umorismo, a mal proposito. Anche da questo si evince che il Morando in azienda ci è andato solo per le riunioni

della cellula di partito: la domanda di lavoro straordinario, caro il mio esperto, è altamente correlata con

periodi di alta produttività dell'azienda. Quelli che in azienda qualche volta ci hanno lavorato sanno che gli straordinari crescono quando la domanda è particolarmente forte e l'azienda può spuntare prezzi e condizioni di vendita particolarmente buone, ossia quando la produttività del lavoro è particolarmente alta! Avete mai visto aziende decotte che chiedono a lavoratori poco produttivi di fare gli straordinari?

Ma all'esperto ""liberista"" (sì, doppia virgolettatura) del PD la conclusione che interessa, in realtà, è questa:

 

Nel Programma del PdL manca qualsiasi riferimento alla negoziazione tra

le parti sociali, al modello contrattuale e al metodo della

concertazione. Dimenticanza? Via, non scherziamo. Tutta l’esperienza di

governo del 2001-2006 - [...] - è la prova provata di un orientamento sostanzialmente

ostile sia alla concertazione come metodo di governo, sia allo sviluppo

della contrattazione tra parti sociali più forti e capaci di effettiva

rappresentanza degli interessi.

 

Capite? L'unica cosa decente del governo BS 2001-2006 - aver tentato di fare a meno della paralizzante

concertazione nel produrre le poche cose utili come la legge

Biagi - per lui, per la testa pensante ""economica"" e ""liberista"" del

PD, QUESTA è la grande colpa. Lì è la grande differenza che vuole sottolineare: che lui ed

i suoi compagni democratici con i sindacati intendono

continuare a "concertare" l'economia italiana per favorire lo sviluppo

di aziende altamente produttive come Alitalia, mentre a quelli del PdL,

qualche rarissima volta, la tentazione di fare a meno dei sindacati viene, salvo poi usarli strumentalmente per operazioni populiste come la recente "Alitalia italiana" ...

Oh yesss!

 

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Commenti

Ci sono 16 commenti

«Detassazione di straordinari e incentivi legati a incrementi di produttività».

Detassazione di straordinari?  

Ma come c.. sorry, dick, funzionerebbe? Saro' scemo, ma se il mio datore di lavoro decide di impiegarmi per 30 ore alla settimana, e poi mi chiede ogni settimana di fare da 10 a 15 ore di straordinario, vuole dire che pagherei meno tasse che se mi impiegasse per 40 ore alla settimana e mi chiedesse di fare da 0 a 5 ore di straordianario?

Sbaglio io o e' idiozia pura? Il diavolo sara' pure nei dettagli, ma questo mi sembra un dettaglio piuttosto ingombrante? Me lo spiegate? Pleeeeeeeeeease.

(l'unica spiegazione logica (logica?) e' che tutti abbiano in mente il solito modello superfisso, per cui le ore di straordinario sono date, e non rispondono al trattamento fiscale. In Italia??? dove e' stato inventato l'accompagnatore fiscale???). 

 

 

Gianni, in Italia ci sono i sindacati, i contratti nazionali, gli orari contrattuali seguiti rigidamente e fatti rispettare dai pretori del lavoro! Te lo sei scordato? Cosa sia ordinario e cosa sia stra-ordinario nell'orario di lavoro di ognuno è definito praticamente per legge, in quel paese. Quindi, dal LORO punto di vista, la cosa è banalissima!

 

Un piccolo refuso

"sapiate" --> sappiate"

 

Certi tic sono difficili da superare.

E purtroppo in Italia conviviamo ancora con persone che pensano alle fabbriche del tardo ottocento, con la condizione operaia da migliorare, grassi padroni che lucrano e si arricchiscono a dismisura. In questa situazione, certo, il salario è variabile indipendente.

Peccato che se guardiamo alla situazione attuale abbiamo migliaia di aziende che guadagnano bene ma certo non possono considerare il salario come "variabile indipendente". Migliaia di aziende che sopravvivono e ogni CCNL è per loro un passo verso il baratro e i grassi e ricchi padroni di una volta sono coloro che non vivono di mercato ma di monopolio.

Il problema è che anche i migliori economisti (di Morando mi dicono che é bravo ma se dicequeste stronzate...) sotto elezioni parlano per slogan, fanno promesse, cercano di solleticare i peggiori istinti dei loro possibili elettori.

CDL invoglia gli imprenditori (molti dei quali stanno già pensando a come far passare gli aumenti personali come straordinari) col discorso strardinario?

VW risponde che darà mille euro a tutti (anche a quelli che lavorano mezz'ora?)

BS rilancia che abbassa le tasse

VW rilancia la contrattazione e l'eliminazione dei precari 

E via così.

Quello che mi stupisce è che poi la gente ci creda davvero. O non ci crede e sceglie quello che considera il male minore.

Certo è che probabilmente neppure loro ci credono.

A quando uno serio che dica che il problema non sono le aziende che chiudono ma quelle che non aprono e non crescono? Che aziende come Alitalia è da mò che dovrebbero aver chiuso, che nel mondo di oggi solo ci può essere crescita solo con un progetto comune dove ognuno ci mette il suo: chi idee e capitale (imprenditori), chi un lavoro fatto bene e con coscienza (lavoratori) e chi regole certe e infrastrutture anche immateriali (governo).

Sogni, solo sogni.  Siamo ancora fermi con i politici alla lotta di classe e in azienda la lotta di classe si declina nel posto auto riservato per il capetto!

sono stato lungo per il mio primo commento, il brutto è che peggiorerò. 

 

Il precedente governo di BS era già stato piuttosto "disinvolto" in materia fiscale con l'esenzione fiscale del c.d. superbonus che ottenevano coloro che rinviavano il proprio pensionamento (misura che ex post mi sembra si sia rivelata pressochè inutile o addirittura in perdita per le casse pubbliche). Io francamente non riesco ancora a capire a quale titolo una tale esenzione abbia potuto essere concessa ovvero come tale reddito abbia potuto essere trattato fiscalmente in modo diverso dagli altri redditi soggetti a tassazione ordinaria.

Allo stesso modo non riesco a capire come un reddito da lavoro dipendente (e anch'io voglio vedere come se la cavano con la definizione di "straordinario") possa godere di una simile esenzione. Alla faccia della progressività e della coerenza del sistema tributario ! Nulla dicono poi del trattamento contributivo delle stesse somme (ma io una certa idea credo di averla).   a meno che non abbiano in mente proprio il modello delle imprese che pagano gli straordinari "in nero". Niente tasse per il dipendente, niente contributi per il datore di lavoro.

Quello che si potrebbe fare invece, è consentire di restituire ai dipendenti una parte dei contributi INPS che vengono versati dalle imprese (a partire da quelli sugli straordinari), mentre i maggiori introiti fiscali che derivano dall'aumento della base imponibile potrebbero usarli per ridurre le aliquote o le detrazioni. Con il sistema contributivo il costo non sarebbe a carico dello stato. Ovviamente i sindacati non saranno mai d'accordo perchè questo renderebbe ancora più evidente l'insostenibilità del sistema pensionistico che gli stessi hanno contribuito a creare. 

 

 

In effetti ci sarebbe da chiedersi dove vengono reclutate menti così sopraffine .....

Scherzi a parte, credo che il fulcro del problema risieda proprio nell'incredibilmente eccessivo potere decisionale attribuito ad individui che conoscono il lavoro  - e le aziende reali, che ne costituiscono l'ambiente - solo per sentito dire, tra un distacco sindacale ed una riunione di partito.

Solo un piccolo contributo informativo, che non vuol essere una critica ad un articolo pienamente condivisibile da ogni persona appena appena sana di mente: al di là della compattezza che si vuole appaia - forse anche giustamente - all'opinione pubblica, all'interno di Confindustria il dibattito sulle questioni della contrattazione è piuttosto acceso e la base associativa propende decisamente per la massima possibile riduzione di peso del livello nazionale, fino a posizioni (tutt'altro che sporadiche) che ne propugnano l'abolizione per dare, invece, preponderanza alla contrattazione non solo territoriale od aziendale, ma anche individuale.

Fino ad oggi, con la presidenza Montezemolo, tali istanze faticavano ovviamente ad emergere ma probabilmente la presidenza Marcegaglia, più sensibile alle posizioni delle piccole aziende manifatturiere site nei territori economicamente trainanti - che stanno cercando di avere finalmente un peso reale nel sistema associativo -  porterà un cambiamento di rotta.

 

 

 

Buone notizie, per una volta. Da qualche parte la consapevolezza che, in generale ma in un paese come l'Italia in particolare, la contrattazione centralizzata che stabilisce parametri rigidi per tutti è il metodo peggiore di affrontare le questioni economiche.

Ben venga quindi, da Confindustria o da qualsiasi altro lato, una domanda di decentralizzazione, mercato, contrattazione bilaterale fra le parti realmente interessate alle conseguenze di questo o quell'accordo. Forse dovresti passare parola di nFA a chi, ai vari livelli di Confindustria, spinge questo dibattito e vuole renderlo sia pubblico che intellettualmente e praticamente fruttifero. Una classe dirigente adeguata ai tempi si crea anche discutendo seriamente ed apertamente di questioni come queste.

 

@doktorfranz

 

la base associativa propende decisamente per la massima possibile

riduzione di peso del livello nazionale, fino a posizioni (tutt'altro

che sporadiche) che ne propugnano l'abolizione per dare, invece,

preponderanza alla contrattazione non solo territoriale od aziendale,

ma anche individuale.

 

Devo dire che la mia sensazione è diversa, vedo molte PMI impreparate e spaventate dal portare i contratti a livello aziendale (preparatissime alla individuale). Il dibattito è forte e le posizioni difficil, anzi molti presidenti territoriali PI non sono in grado di fornire una posizione proveniente dagli associati.

@ enzo michelangeli

 

accettare un po' piu' di conflittualita' sul posto di lavoro, avrebbe

la possibilita' legale di rifiutare la contrattazione collettiva e

lasciare che le aziende negozino individualmente?

 

Nel penultimo contratto metalmeccanico, quello non firmato da CIGL, "un po' più di conflittualità" in certe zone dell'Emilia è stato declinato con scioperi a singhiozzo, fabbriche ferme per settimane e perdite elevate.

Il problema è complesso anche per una sorta di "conflitto di interessi". Parlo del contratto metalmeccanico che conosco.

Quasi sempre la sua onerosità è inversamente proporzionale a come va il settore auto, essendo Fiat il socio di riferimento.

E per la maggior parte di PMI che vanno bene è conveniente un contratto nazionale "medio" che come non affrontare il rinnovo di un contratto aziendale in una posizione di debolezza.

Essendo sotto elezioni d essendoci degli scontri interni in atto (sfociati in alcuni rimescolamenti della direzione) all'ultimo giro Fiom, a contratto praticamente pronto ha voluto rinviare per fare le prove di forza con il blocco delle strade e trucchetti simili.

Non va dimenticato che per alcune parti politiche quella sindacale è un'importante area di riferimento e di raccolta voti. Basta vedere quanti sindacalisti c'erano nel governo Prodi. Quindi spesso (purtroppo in particolare per la categoria simbolo dei metalmeccanici) i rinnovi contrattuali diventano anche momenti di lotta o strategia politica.

Per questo non si vuole rinunciare al contratot nazionale.

Per questo noi Confindustriali chiediamo di parlare di regole e loro sempre prima di sold, poi al momento delle regole fra commissioni, gruppi di lavoro, rinvii ecc non si combina mai nulla. Spesso perché non si riesce ad esprimere una posizione unitaria da parte della Triplice.

Ogni piccola richiesta di cambiamento riceve, come risposta, che é un grave attacco allo statuto dei lavoratori, piuttosto che ai loro diritti, che ai loro redditi.

Visto da fuori è facile, fare contrattazione un po' più complesso, non essendo il buon senso di casa (come esteriorità) in quelle stanze.

Salvo poi parlare con i tuoi che si lamentano per il contratto che non va mai bene. Unica differenza è che i sindacati lo fanno sui giornali da noi nessuno scende in piazza.

E l'importanza del CCNL di lavoro ha una dimostrazione nel fatto che quello dei metalmeccanici prevede un importo per chi non ha bonus individuali e/o aziendali e ha la paga base prevista dal CCNL, sapete quanti lavoratori hanno preso quel bonus?

Il 3% circa. Quindi il 97% dei lavoratori ha una retribuzione più alta del CNLL.

 

Certamente è vero che molte PMI siano impreparate e spaventate dal portare i contratti a livello aziendale (e preparatissime alla individuale, il vero obiettivo, ma difficilissimo da raggiungere), perchè il timore è, ovviamente, di portarsi i sindacati in casa anche dove, ora, non riescono a mettere il naso.

Contrariamente, infatti, alle indicazioni dei massimi vertici associativi (che prendono le mosse dalle esigenze della grandi aziende, ben diverse da quelle delle imprese minori) credo si debba puntare a rifiutare la logica secondo la quale un contratto aziendale debba obbligatoriamente esser firmato con un rappresentante sindacale territoriale.

Nelle piccole aziende i rapporti tra imprenditore e collaboratori sono molto ravvicinati e personali, quindi deve passare - per questo mi batto - l'idea che i contratti si firmano all'interno, tra persone che ben si conoscono e tra le quali c'è reciproca fiducia.

Un solo brevissimo appunto per quanto riguarda i problemi legati alla conflittualità interna al sindacato (quello più politicizzato, of course ...): son quattro anni che questi "mona" bloccano ogni tentativo di ridiscutere la struttura dei contratti perchè non si mettono d'accordo su chi comanda al loro interno.

Chiedere a San Giorgio Usai per conferma ......