È molto probabile, al netto di possibili cambiamenti della legge elettorale, che nel prossimo parlamento troverà rappresentanza il Movimento 5 Stelle. È quindi utile cercare di capire cosa pensano i dirigenti e i militanti di questo movimento sui principali temi di politica economica. Questo non è un compito agevole. Da un lato il movimento, almeno per quel che mi è dato capire, non ha elaborato documenti di politica economica che si possano interpretare come linea condivisa. Dall'altro, Beppe Grillo (che, volenti o nolenti, resta una figura carismatica con ampia influenza nel movimento) si comporta spesso come Dr. Jekyll e Mr. Hyde, assumendo identità e profferendo pensieri completamente divergenti, spesso nello spazio delle stesso articolo.
Prendiamo per esempio un tema ''caldo'' come quello delle pensioni.Il 18 agosto Grillo scrive:
Ma qualcuno sano di mente pensa realmente che con 19 milioni di pensionati e 4 milioni di dipendenti pubblici possiamo farcela? Per mantenerli vengono spalati ogni anno nelle caldaie della locomotiva Italia, sempre più lenta, in affanno, con salite ormai proibitive, altri 100 miliardi di debito pubblico, come fossero carbone, che corrispondono almeno a 5 miliardi di interessi annui in più. Pagati dai sempre più rari contribuenti, le aziende chiudono e ci sono 4 milioni di disoccupati.
Partendo da queste premesse, qual è la soluzione? A me parrebbe logico proporre di ridurre il numero di pensionati e dipendenti pubblici. Ossia, per quel che riguarda i pensionati, è necessario aumentare l'età pensionabile (visto che tutti aborriamo le soluzioni cruente). Invece no. Nello stesso articolo Grillo scrive:
La riforma delle pensioni deve iniziare da chi in pensione c'è già senza alzare continuamente l'asticella dell'età pensionabile accampando la scusa risibile dell'aspettativa di vita. Non me frega un cazzo delle statistiche. Dopo 35 anni di contributi ho il diritto di riposarmi.
Queste sono veramente parole sconcertanti. L'aumento dell'aspettativa di vita è una ''scusa risibile''. Nel disegnare il sistema previdenziale possiamo allegramente ignorare tutto quello che sappiamo sulla durata media della vita, e quindi su quanto a lungo le pensioni vanno pagate, (''frega un cazzo delle statistiche''); per cui, chi inizia a lavorare a 20 anni, deve poter andare in pensione a 55 (''ho diritto di riposarmi''). Non sembra sfiorare la mente di Grillo che i 19 milioni di pensionati derivano proprio dal fatto che, grazie al meccanismo delle pensioni di anzianità, moltissima gente è andata in pensione relativamente giovane. E a causa dell'allungamento della vita media, che grazie al cielo è una solida realtà e non una ''scusa risibile'', continuerà a restare pensionata molto a lungo.
Cosa si deve concludere dalla lettura di un post del genere? Personalmente, sono abbastanza a disagio. Da un lato devo riconoscere a Grillo il coraggio di dire qualcosa che nessuno ha il coraggio di dire: occorre diminuire le pensioni di chi in pensione c'è già, e che gode di condizioni vastamente migliori di quelle di cui godranno le generazioni future. È una posizione radicale ma, a mio avviso, sostanzialmente corretta. Al tempo stesso, sentir ribadire che la gente deve andare in pensione dopo 35 anni di contributi, condito con un discreto rifiuto della realtà (perché questo significa ignorare le statistiche e il fatto che l'aspettativa di vita sia aumentata) va esattamente nella direzione contraria e lascia seri dubbi sul fatto che Grillo comprenda come funziona la spesa previdenziale. Cosa mi devo aspettare dal Movimento 5 Stelle su temi pensionistici una volta che questo entrerà in Parlamento? Per esempio, sarebbe a favore o contro il blocco della indicizzazioni per le pensioni oltre una certa cifra, che è stato introdotto come misura temporanea dal governo Monti? Sono costretto a rispondere che non ho capito.
Veniamo a un altro esempio. Lo scorso 14 febbraio Grillo scrive:
Le leve del debito e dell'aumento delle tasse non sono più utilizzabili mentre il gettito fiscale è destinato a diminuire drasticamente per il fallimento di decine di migliaia di imprese e per il mancato Irpef di un milione di disoccupati in arrivo. La spesa è in contrazione. L'unica alternativa per Monti è la rottura del Cerchio Magico dei pensionati e dei dipendenti pubblici che finora hanno sofferto la crisi meno dei privati. L'adozione della soluzione greca è inevitabile. Licenziamenti di decine di migliaia di dipendenti della Pubblica Amministrazione e taglio delle pensioni sopra a un certo tetto con l'introduzione della pensione massima che potrebbe essere di 2000 euro al mese.
Monti non ha scelta, ma preferisce non scegliere perché sarebbe subito defenestrato.
Cosa significa un pezzo del genere? Si dice abbastanza chiaramente che le tasse non possono aumentare e il debito non può essere una soluzione. Quindi occorre tagliare la spesa. Fin qui niente da obiettare, anzi. Ma è la proposta di Grillo o è una qualche catastrofe inevitabile? I licenziamenti nella pubblica amministrazione e la riduzione delle pensioni esistenti sono provvedimenti giusti e necessari o sono semplicemente una disgrazia che gli attuali governanti non sono in grado di evitare? E se al governo ci fosse il Movimento 5 Stelle cosa succederebbe? Di nuovo, sono costretto a rispondere che non ho capito.
Ma il seguito del pezzo accresce ancora di più la confusione.
Intere aree del Centro Sud vivono di pubblica amministrazione e di pensioni. Non si lasceranno morire di fame per salvare le banche.
Per come è messa la frase sembra che l'alternativa sia tra dichiarare la bancarotta sul debito pubblico e ridurre la spesa pubblica assistenziale. Ma Grillo da che parte sta? Perché l'idea che il debito pubblico vada pagato solo ''per salvare le banche'' francamente sconcerta. Ha una vaga idea Grillo di cosa succederebbe se veramente l'Italia dichiarasse che non paga il proprio debito? La questione non è salvare le banche, è evitare l'inverno nucleare su tutta l'Europa, e anche più in là. D'altra parte sulle banche Grillo sembra avere le idee incredibilmente confuse. Pochi giorni fa ne ha proposto la nazionalizzazione. Proprio così:
Dalla privatizzazione delle grandi banche voluta da Prodi negli anni '90, queste si sono allontanate dal loro compito. Sono mostri in libertà. Vanno ri-nazionalizzate. Messe sotto il controllo dello Stato e dei cittadini.
Qua veramente si resta esterrefatti. Prima di tutto, Grillo non sembra essere cosciente che le grandi banche italiane continuano di fatto a essere governate, mediante le fondazioni bancarie, dalla politica. Chiama ''privatizzazione'' i timidi e fallimentari tentativi di recidere il legame politica-finanza effettuati da vari governi (non solo Prodi) negli anni '90, e invoca il ritorno ai bei tempi che furono in cui le banche erano ''sotto il controllo dello Stato e dei cittadini''.
Ora, finché uno fa l'eroe romantico che si batte contro la casta gli si lascia anche passare un po' di ignoranza e la mancanza di logica. Ma dall'esponente di un movimento che probabilmente entrerà nel prossimo parlamento dobbiamo pretendere di più. Non so se Grillo abbia idea di cosa fosse il sistema bancario durante la prima repubblica, quanto era appunto ''sotto il controllo dello Stato e dei cittadini''. Era un terreno per guerre tra bande, con ciascuna corrente e sottocorrente di partito intenta a piazzare i suoi uomini. Continua più o meno a esserlo, dato che la politica dalle banche non è mai uscita. Quindi, di grazia, cosa risolverebbe mai la nazionalizzazione? Sembra di leggere Tremonti, che infatti del nostro sistema bancario in mano alla politica e che ''non parla inglese'' era tutto orgoglioso.
La mancanza di chiarezza su questi temi fondamentali è abbastanza scoraggiante. Il Movimento 5 Stelle ha risposto a una domanda di rinnovamente presente nell'elettorato che gli altri partiti hanno scelto di non ascoltare. Il movimento è stato molto coerente nel denunciare i privilegi della casta, e l'eliminazione di tali privilegi è cruciale per rimettere il paese su un sentiero di crescita. Ma la denuncia della casta e dei privilegi non basta, se poi le idee sono irrimediabilmente confuse, quando non pericolose. Cosa si pensa succederebbe con una rinazionalizzazione massiccia delle banche? Hai voglia di eliminar privilegi se poi ridiamo alla politica il controllo assoluto del sistema finanziario. Il movimento è relativamente giovane, quindi è possibile che le sue idee di politica economica evolvano e si chiariscano. Speriamo, perché sembra essercene un gran bisogno.
Credo volessi dire "le astute e ben riuscite manovre per mantenere il controllo pubblico delle banche nonostante la pivatizzazione formale".
gattopardesche secondo me sono quelle in corso da tempo ad es.sulle municipalizzate, in stile bipartisan e senza eccezioni.
se vogliamo invece riassumere il percorso delle privatizzazioni bancarie, diciamo dalla riforma amato?, bisogna ammettere che il sasso in piccionaia lo hanno tirato, magari con intenzioni sospette ma poi l'evoluzione è risultata incontrollabile. il sistema bancario odierno è incomparabilmente diverso da quello di vent'anni fa, e quello di vent'anni fa era inguardabile.
del resto gli anni '90 erano perlomeno politicamente caotici, e una riforma che si è poi rivelata dirompente è "passata" perchè certi antichi capibastone erano impegnati ia altre faccende.