Questa settimana: Taddei sulla imposta patrimoniale; i famosi documenti di Cottarelli; andamento del PIL e conti pubblici nel 2014; i sistemi elettorali delle prossime regionali; dove cerca i voti Passera.
Buona lettura e buon fine settimana.
- Questo pezzo è di un mese fa ma finora mi era sfuggito. Lo riporto perché mi fa piacere vedere che Filippo ha ben presente i problemi che l'imposizione di una imposta patrimoniale (in aggiunta a quelle già esistenti) comporta. È un tema di cui abbiamo discusso a lungo e qualche anno fa il PD (compreso Filippo) non era esattamente su queste posizioni. Nei miei momenti più ottimisti voglio credere che discutere tra persone sensate serva. Poi ritorno alla realtà.
- Dopo più di un anno e continue pressioni (un grazie a Riccardo Puglisi che ha continuato a battere sul chiodo) il governo ha finalmente pubblicato i documenti di Cottarelli sulla revisione della spesa. È tanta roba e non è chiaro quanto i responsabili politici la terranno in considerazione, per cui ci torneremo. Una prima analisi è stata fatta da Francesco Daveri.
- Mario Seminerio commenta i dati Istat sull'andamento dell'economia italiana nel 2014, primo anno dell'Era Renzi. C'è poco da aggiungere, tranne che questa polemica per cui la spesa per gli ''80 euro'' non è un vero aumento di spesa ma una diminuzione delle tasse è veramente incomprensibile. Le regole della contabilità nazionale non sono fatte a caso, nonostante quello che molti credono, e il provvedimento di distribuzione selettiva di un sussidio fisso a una certa categoria di contribuenti è ovviamente un provvedimento di spesa, non solo in termini contabili ma anche in termini della logica economica. Il governo Renzi poteva usare i 6 miliardi per diminuire le tasse sul serio, per esempio aumentando la detrazione per lavoro dipendente. Non lo ha fatto perché ha calcolato che un sussidio avrebbe avuto un maggiore impatto elettorale. Ha avuto ragione, e Renzi non perde occasione per sbandierare il 40,8% del PD alle elezioni europee. Ora però non ci venga a raccontare che i fischi in realtà sono fiaschi. Spesa pubblica per guadagnare consenso è stata, e spesa pubblica per guadagnare consenso resta. Con l'aggravante che lo scempio continuerà nel 2015.
- Il sistema elettorale delle regioni si basa in gran parte sulla Legge Tatarella del 1995. Si trattava di una pessima legge (basti dire che violava il principio per cui a maggiori voti dovrebbero corrispondere più seggi), fatta da gente chiaramente ignorante, in acuto contrasto con il sistema a doppio turno usato per i comuni. Ma le leggi elettorali sono molto difficili da cambiare. Modifiche successive della legislazione in materia hanno dato alle Regioni la facoltà di adottare propri sistemi elettorali. In diverse lo hanno fatto, ma purtroppo nessuna ha avuto il coraggio e la lungimiranza di allontanarsi in modo radicale dal cosidetto ''tatarellum''; si è trattato sempre di aggiustamenti al margine. Comunque, per l'osservatore esterno di sistemi elettorali, il risultato di questo ''federalismo elettorale'' è che ora abbiamo tanti sistemi elettorali che si somigliano ma hanno varianti. Sul sito di ''èpossibile'', un'organizzazione che fa riferimento a Pippo Civati, il costituzionalista Andrea Pertici riassume la situazione. È un promemoria molto utile per le prossime regionali di fine maggio.
- Passera cerca i voti dei pensionati. Buona fortuna, la concorrenza per accaparrarsi i voti dei ''retributivi'' è accanita.
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mi sembra l'ultimo nail nel coffin di IU. Siamo al pantano democristiano di sempre.
non esiste una constituency liberale di 'massa' (>1%) e Passera si comporta di conseguenza