L'intervento mancato all'assemblea dei 15

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Riportiamo il testo che avevamo preparato per la ''assemblea dei 15'' parlamentari del PD. Il delegato a esporre il testo era Giulio Zanella, che in separato articolo spiega come è andata. Per l'occasione, annunciamo il rientro in redazione di Michele Boldrin.

Grazie per l’invito e per l’opportunità di prendere la parola, anche a nome degli altri redattori di nFA. Sono venuto innanzitutto per ascoltare, perché trovo la vostra iniziativa coraggiosa e di estremo interesse - un tentativo di svolta, finalmente, nel centrosinistra. Ma sono venuto anche per parlarvi di un’iniziativa politica di cui, assieme ad altri, ci siamo fatti promotori e che nella sostanza ha molti punti di contatto con la vostra: ci sono forse sinergie da sfruttare.

L’iniziativa che stiamo promuovendo cerca di aggregare le forze genuinamente riformatrici (che a nostro avviso sono presenti, in misura differente ma molto spesso minoritaria, in ogni parte dello schieramento politico) su dieci concrete proposte di riforma capaci di attaccare alla radice i problemi di finanza pubblica e della mancata crescita italiana. Queste proposte vanno ben oltre “l’agenda Monti” e rappresentano la base programmatica per un governo politico nella nuova legislatura che ponga lo sviluppo economico e la mobilità sociale al centro dell’agenda. Giusto per essere chiari, quando parliamo di sviluppo economico non pensiamo affatto a un (ulteriore!) aumento della spesa pubblica ma ad una radicale trasformazione degli incentivi degli attori economici, in primo luogo lavoratori e imprese, cui deve essere data l’opportunità di mantenere una fetta più ampia di quanto producono oltre che la libertà di competere per produrlo. Questo implica aggredire il debito pubblico con una politica di dismissione degli attivi patrimoniali dello stato, ridurre la spesa pubblica e ridurre la pressione fiscale, in primo luogo su impresa e lavoro. Questi sono i primi tre dei dieci punti, e il governo Monti sembra essersi ora messo nella direzione giusta. Molti degli interventi che ho sentito questo pomeriggio, però, hanno identificato “agenda Monti” e “consolidamento fiscale”. Questo è sbagliato e rischia di portare su una strada sbagliata.

Quella che chiamate “agenda Monti” va ben oltre la finanza pubblica e la razionalizzazione della spesa pubblica. Solo che la parte “oltre” non riesce a essere attuata. Il motivo è che pur rappresentando un netto miglioramento rispetto al precedente, il governo Monti sconta da un lato la necessità di essere costretto a gestire una fase emergenziale e dall’altro il fatto che esso è comunque espressione degli equilibri esistenti. Sia il personale politico sia i partiti dalla cui fiducia il governo dipende rappresentano oggettivamente un freno all’avvio di una stagione di riforme di cui l’Italia ha secondo noi disperato bisogno. Comprendiamo e appoggiamo la necessità di difendere (come state facendo voi), in questo momento il governo Monti dalle parti più conservatrici della coalizione che lo sostiene (inclusi molti vostri colleghi di partito), ma riteniamo anche che i tempi siano maturi per iniziare a costruire, a partire dalla prossima legislatura, una reale alternativa alle politiche di oppressione fiscale e mantenimento o espansione della spesa pubblica che per lungo tempo hanno prodotto danni alle prospettive di crescita del paese, e di andare oltre la pur necessaria austerità iniziata un anno fa.

Occorre iniziare a dire in modo forte e chiaro che è ora di smetterla di cercare le cause del declino del paese all’esterno. Prima era la Cina, poi l’euro, poi la Germania e chissà chi sarà il prossimo. Spiace sentire oggi qualche voce anche in mezzo a voi attribuire responsabilità al Governo tedesco e alla Corte costituzionale tedesca. Le cause del declino sono tutte interne per la semplice ragione che il declino è iniziato almeno vent’anni fa. La crisi di oggi altro non è che quella del 1992, aggravata. Il paese è paralizzato economicamente e socialmente da privilegi e interessi particolari che, in un gioco di veti incrociati, non si riesce ad eliminare. Gli incentivi sono tali che il metodo principale di ascesa socio-economica, sia per gli imprenditori che per i lavoratori, è l'acquisizione e il mantenimento di uno di questi privilegi. Questo vale a tutti i livelli: il lavoratore poco qualificato vuole il posto fisso alle poste, il professionista fa la gavetta per entrare nell'albo, l'imprenditore (piccolo o grande) cerca il sussidio e invece di innovare si concentra in attività che lo garantiscano, il sussidio non la produttività.

Tipicamente, i privilegi nascono da (e si alimentano di) un'eccessiva presenza dello stato nell'economia e vengono elargiti dalla classe politica che beneficia del loro mantenimento e allargamento. Non abbiamo per caso sia la classe politica che quella burocratica più ricche d’Europa, sia in assoluto che, soprattutto, in relazione al reddito medio del paese: le rendite di posizione, alla fine, rendono soprattutto a chi le concede e amministra. Per questo, il cambiamento non può venire dai partiti "tradizionali", che prosperano in simbiosi con i privilegiati grandi e piccoli. È per questa ragione che riteniamo che la società civile debba generare una nuova forza politica. Ma non una qualunque: le nuove forme di aggregazione esistenti che si pongono in posizione critica verso la cosiddetta "casta", pur avendo ottenuto discreti successi elettorali in sede locale, non sembrano essere in grado di aggregare idee necessarie a rompere veramente lo status quo con un programma coerente e credibile.

Il da farsi è la conseguenza naturale dell'analisi precedente: occorre allo stesso tempo eliminare i privilegi e diminuire il potere della classe politica riducendo la presenza dello stato (ossia, di quella medesima casta politico-burocratica) nell'economia. Questo va fatto assieme perché i privilegi e la presenza dello stato sono in gran parte facce della stessa medaglia. Questo significa: abbattere il debito (come già detto sopra) vendendo immobili e aziende pubbliche, RAI in primis, riformare la pubblica amministrazione premiando il merito fra i dipendenti, eliminare TUTTI i conflitti di interesse, liberalizzare le professioni, eliminare sussidi alle imprese, dare una chance agli esclusi liberalizzando il mercato del lavoro, ridurre sostanzialmente le imposte che gravano sul lavoratore e sull'impresa e tante altre cose (come già detto sopra). Questi sono i successivi punti dei dieci, e il governo Monti qui ha ottime intenzioni ma non riesce ad agire fino in fondo per le due ragioni già dette.

Crediamo che tutto questo possa servire a creare un circolo virtuoso in grado di generare crescita e benessere, soprattutto per gli strati non protetti della società, quelli che non beneficiano dei privilegi, dei sussidi, del posto fisso. La crescita non può venire che dall'innovazione dell'imprenditore e dal capitale umano del lavoratore. L'imprenditore è incentivato a innovare in un ambiente concorrenziale in cui lo stato non altera le regole del gioco a suo piacimento. Il lavoratore è incentivato a migliorare le sue abilità quando esse sono premiate nel mercato del lavoro.

Come possiamo rendere politicamente possibili le proposte di cui sopra? Siamo costretti a prendere atto del fatto che non ci sono, tra quelle esistenti, forze politiche capaci e desiderose di realizzare queste cose. Se ce ne fossero, probabilmente molte di queste cose sarebbero già state fatte. Siamo invece stretti tra un Berlusconi che si prepara a raccontare di nuovo la frottola della rivoluzione liberale che solo lui può fare e una dirigenza del PD che prova a masticare ma alla fine non riesce realmente a comprendere concetti come meritocrazia, liberalizzazione, concorrenza, abbattimento delle rendite (talvolta chiamate più pudicamente “diritti acquisiti”), riduzione della spesa pubblica. Nel PD, è inutile fare finta del contrario, voi siete l’eccezione piuttosto che la regola. Lo rivela il documento dal quale nasce questa assemblea, lo leggiamo in pubblicazioni come qdR magazine, lo vediamo nelle iniziative purtroppo minoritarie di molti di voi. Per questo siete per noi interlocutori privilegiati. Non gli unici, ma fra i pochi.

Realizzare quello che proponiamo (avviare una politica di superamento delle rendite e dei privilegi e di stimolo reale della crescita) richiede la realizzazione di tre condizioni:

  1. che cambi radicalmente la composizione politica del parlamento rispetto all’attuale;
  2. che in esso sia presente e riconoscibile una forza politica che si identifichi con questa agenda riformatrice e abbia come proprio obiettivo dichiarato fare uscire l’Italia dal declino puntando sui produttori a discapito dei parassiti;
  3. che attorno a questo programma si aggreghi una maggioranza politica disposta a sopportare l’onda d’urto della controreazione alle riforme necessarie.

A questo stiamo lavorando, e speriamo che da oggi, anche da questa prima assemblea, altri lavoreranno con noi. Speriamo di incontrarci, su un terreno ancora vergine della politica italiana: quello dove non ci sono pregiudiziali ideologiche e dove persone capaci, motivate e pragmatiche lavorano insieme per riformare il paese e consegnarlo migliore alla generazione successiva.

Fatemi aggiungere che alcuni “leaks” hanno riportato che questo di cui vi parlo sarà il "partito ultraliberista" e il "partito di Confindustria." Se ci chiamano ultraliberisti non ce ne abbiamo poi particolarmemte a male. Per quello che “ultraliberista” vuol dire in Italia, siete ultraliberisti anche voi! Noi continuiamo a insistere che siamo semplicemente economisti che cercano di usare quello che hanno imparato studiando, e che sono coscienti sia dei possibili difetti del mercato sia di quelli dell'intervento pubblico.

Che sia il partito di Confindustria, qualunque cosa questo voglia dire, lo escludiamo e ci fa pure sorridere. Primo, non dipendiamo proprio per nessuno: siamo troppo costosi, quindi possiamo solo lavorare in proprio. Secondo, l’organicità tra le forze politiche esistenti e i gruppi di interesse (inclusi i sindacati, compresi quelli degli industriali di cui Confindustria è solo il più grande) è una delle radici dei mali che storicamente affligono il paese. Il nostro approccio è ortogonale a questo, come centinaia di interventi nell'arco di sei anni sono lì a provare.

Vi ringrazio per l’attenzione e spero che percorreremo insieme almeno un pezzo di strada nell’interesse del paese.

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Commenti

Ci sono 52 commenti

bellissimo coolissimo, ma poi come e' andata veramente? Dall'incipit pare di capire che questo bel discorso e' rimasto solo preparato e poi? please spiegate meglio

Bellissima notizia il ritorno di Boldrin!

 

A presto

 

Fabrizio Bigioni

Ho solo tre post a disposizione ma per l'evento sono ben lieto di sfruttarne uno:

bentornato Boldrin...

ma per quello c'e' facebook. Qui per favore limitiamoci a commenti informativi o che stimolino la discussione. 

... mancano alcuni interventi altrettanto importanti. In ordine sparso e solo alcuni:

1) abolizione del diritto amministrativo (retaggio del feudalesimo)

2) istituzione dei tribunali speciali per reati finanziari che dovranno emettere la sentenza secondo una tempistica che sia in linea con i migliori standard internazionali;

3) reintroduzione di tutti i reati depenalizzati dal governo berlusconi;

4) abolizione di qualunque tipo di compenso economico per i politici di ogni livello (nazionali, regionali, provinciali,...); al più lo Stato potrà garantire il mantenimento dell'eventuale posto di lavoro (mi spiego: se hai un lavoro, hai il diritto al mantenimento del posto sicché il datore di lavoro ti paga e lo Stato "rifonde" il datore di lavoro).

5) divieto di traduzione dei film in lingua straniera.

 

 Io, sono il vostro nuovo Presidente. D'ora in avanti la lingua ufficiale del Bananas sarà lo svedese! Silenzio. A partire da ora tutti i cittadini saranno tenuti a cambiarsi la biancheria ogni 30 minuti! La biancheria sarà portata sugli indumenti. Per poter controllare. Oltre a ciò, tutti i ragazzi sotto il sedicesimo anno di età a partire da ora avranno 16 anni!

 

Che si debba abolire o mantenere il diritto amministrativo sarebbe una bella discussione teorica, purché chi vi partecipa sapesse che non si tratta di un retaggio del feudalesimo, ma di un portato della modernità, giunto a maturazione con il consolidamento napoleonico della rivoluzione francese ed esportato nei paesi europei che furono parte del'Impero.

Altrimenti non si va da nessuna parte.

Capisco che fosse una cosa destinata ai politici quindi avete dovuto usare periodi brevi e parole semplici, ma di questi 10 punti esiste uno studio che analizzi gli effetti prevedibili con un paio di numeri? Voglio dire, sappiamo che sono misure giuste ma sappiamo anche che alcune possono avere effetti recessivi di breve termine (ad esempio rimuovere i sussidi): quali sono le stime dei pain a cui assistere per ottenere i relativi gain?

Più che un commento la disponibilità a dare una mano alla nascita e, soprattutto, alla crescita di questo "embrione" liberale. Ci sono tre cose sulle quali il paese è fermo e che voi cercate di urlare in qualche modo:

  • l' Italia è un paese basato sulla rendita di posizione (a tutti i livelli);
  • l'Italia è un paese o gerontocratico oppure in mano ai trentenni (i baby boomers del tutto o quasi dimenticati);
  • l'Italia è un paese che disconosce il merito.
  • Oltre a quelli virtuali mi piacciono i luoghi di aggregazione reali, nei quali si possa parlare, confrontarsi, magari discutere ma che somiglino più ad un agorà che ad una piazza urlante ...
  • Vittorio Nappi

Non sono d'accordo sulla contrapposizione manichea tra produttori e parassiti, è un confine che passa attraverso i gruppi sociali, le stesse famiglie, al limite le persone stesse (e ha pure un suono sinistro, i "parassiti" di solito non si convertono o si riformano, si sterminano, tipo "Raid li ammazza stecchiti".)

 

Per cambiare la composizione del parlamento bisogna sapere quale sarà la legge elettorale, un partitino a filo della soglia di sbarramento è comunque inutile, specialmente come perno e avanguardia della risposta alla reazione alle riforme (a meno di non convertirsi al leninismo duro e puro... ). 

 

Sono d'accordissimo, in generale, sul discorso crescita=imprenditori competitivi e lavoratori competenti, ma: gli imprenditori e i lavoratori esistenti sono quelli che sono, per gli altri che vorrebbero esserlo ci sono problemi di domanda e di credito, di cui non si parla.

 

La cosa su cui sono più d'accordo è che ci vorrebbe una campagna martellante contro il senso comune che identifica nel "neo-liberismo" la causa di tutti i mali.  Mi sono letto i commenti all'ultimo articolo di Alesina e Giavazzi sul Corriere. Ossignur...

Il liberalismo va mandato dove gli elettori tedeschi lo stanno già mandando, da qualche tempo: fuori dai Parlamenti, possibilmente a zappare l'orto.

I danni inferti dal liberalismo alle società sono grandi e grandissimi, e ancor più sono tali i predicamenti che, per inerzia, continuano a svilupparsi su tali orientamenti politici. Le prediche inutili sui vari punti proposti andrebbero, invero, commentate analiticamente, ma è importante avere anche il quadro generale della situazione, per non ritrovarsi senza munizioni intellettuali, e completamente alla mercè degli ideologi di passaggio.

RR

Sinceramente, ste etichette hanno stancato. Pensiamo invece a dei punti concreti, essenziali su cui focalizzare l'attenzione. Che ci sia uno stato fiscalmente opprimente e sprecone, elargitore di privilegi, mantenitore di rendite, etc... etc..., non e' che bisogna essere ultraliberisti e mercatisti a riconoscerlo. Ci vuole tanto a riconoscersi, diciamo un 10% dei votanti, su questo?

non sono sicuro che oggi abbiamo il tempo a disposizione per fare le cose elencate nel programma, e  non sarei così morbido sulla politicadel la germania dal 2010 ad oggi, ma non è il luogo per discuterne. L'intervento è da applausi, magari queste cose fossero state fatte 10 anni fa invece di perdere tempo. Oggi non saremmo in queste condizioni.

 

 

Come possiamo rendere politicamente possibili le proposte di cui sopra? Siamo costretti a prendere atto del fatto che non ci sono, tra quelle esistenti, forze politiche capaci e desiderose di realizzare queste cose.

 

Come ho detto a Monacalieri e come conferma l'impressione che ho avuto leggendo la vicenda dei 15, purtroppo le logiche di schieramento tendono ad essere più forti, anche all'approssimarsi del disastro.

Per fare saltare gli attuali schieramenti dovreste, in modo estremamente selettivo, proporre UNA iniziativa che abbia probabilità di successo e che sia un criterio di aggregazione per le forze più diverse.

Per essere più espliciti: è estremamente difficile che un militante del M5S trovi interessante mettersi sotto lo stesso ombrello di Emma Marcegaglia, anche se lei può essere una persona rispettabile e la causa giusta.

Ci sono simboli e vissuti che non si cambiano.

Può essere viceversa molto plausibile che un M5S ed Emma Marcegaglia sottoscrivano un'iniziativa (ad esempio la privatizzazione della RAI "dal basso") e questo scompagini schieramenti esistenti rendendo possibile un cambiamento più ampio.

Per questo tutte le "aggregazioni" hanno finora regolarmente sortito effetti deludenti.

pero' non vai alle elezioni con una iniziativa singola. Occorre condividere un'analisi di fondo e da essa trarre le dovute conseguenze. Nei prossimi giorni chiariremo l'analisi e le conseguenze. Se si cominciano a mettere veti sui nomi non ne usciamo. Certo, non si tratta di invitare berlusconi, ma non si puo' essere nemmeno troppo stretti ...

Marco quando dici

   e' estremamente difficile che un militante M5S trovi interessante  mettersi sotto lo stesso ombrello di Emma Marcegaglia, anche se lei puo' essere una persona rispettabile e la causa giusta


non concordo per nulla. Ci sono molti esempi storici di gruppi di persone che sono cambiati completamente di sponda politica per seguire un'idea o un programma migliore se chi lo presenta e' degno. Esempio estero: i sudisti USA erano tradizionalemte democratici e ora votano in blocco repubblicano. esempio europeo potrei citare i primi del novecento ma poi non parliamo piu' obbiettivamente.

 

Personalmente credo che i cittadini non siano piu' ligi ad una ideologia come al tempo del comunismo ma stiano seriamente cercando o aspettando qualcuno che li faccia ricredere sulla deriva ideologica di questa povera Italia. Per questo Monti piace: almeno non ci deridono piu' in giro per il mondo per le sparate di BS. Per questo seguono Grillo che almeno urla fuori dal coro. Allora che questo PD si rinnovi se no rischia di fare la fine di Forza Italia o di PDL o del povero Casini che non se lo fila nessuno. E' finito il tempo della adesione a priori al partito, almeno io vedo cosi' e cosi' parlano e discutono le persone che mi stanno intorno.

 

 

Per essere più espliciti: è estremamente difficile che un militante del M5S trovi interessante mettersi sotto lo stesso ombrello di Emma Marcegaglia, anche se lei può essere una persona rispettabile e la causa giusta.

 

 

too bad. Lo stesso vale per me col Movimento 5 stelle. Anzi, dirò di più: è impossibile (non "estramamente difficile" proprio impossibile) che io mi metta sotto l'ombrello di Grillo o, più in generale, che io aderisce e/o voti un movimento con un programma formulato "democraticamente" dalla rete.  Io ritengo che i partiti debbano fare dei programmi chiari e sottoporli  agli elettori i quali, sovrani, decideranno

A mio modesto avviso nel vostro progetto mi pare manchi non solo una leadership autorevole e chiaramente identificata (come ho scritto in altro commento); manca anche l’individuazione di una classe dirigente, che non si può improvvisare in qualche mese, politica, intellettuale, nell’industria e nei mestieri, nell’alta burocrazia e nelle professioni, in grado di accordarsi sulle urgenze da affrontare nella situazione attuale ed un blocco sociale di riferimento abbastanza ampio da dare consistenza alla proposta politica.

Infine c'è un grande agitarsi per la possibile costituzione di nuove liste (come scritto anche in un commento sopra), ognuno con la pretesa di avere la ricetta giusta per risolvere la crisi italiana.

Ma non mi pare che pensino di unire le forze e le risorse per una maggiore opportunità di successo, invece che andare ognuno per conto proprio con la prospettiva di contare, poi anche con qualche eletto, come il due di picche quando la briscola è coppe.

Mi sono perso dove avete parlato di questa idea di aggregare le forze genuinamente riformatrici.

E' una cosa embrionale o un progetto già strutturato?

Come prendo la tessera? :)

Un progetto interessante, anche se difficile da realizzare. Ma i progetti impossibili mi attraggono sempre molto, ad esempio ho già provato a cambiare il PD dall'interno o ad eleggere un sindaco civico. Non da solo, ero in buona compagnia, ma abbiamo miseramente fallito entrambi gli obiettivi. Adesso però conosco molti errori da evitare.

Stai in campana :-)

Segnaliamo che questo post è stato anche riprodotto sul sito di Pietro Ichino.