L'intervista di Vendola. Una traduzione.

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Nichi Vendola ha esposto il suo pensiero economico in una intervista al Sole 24 Ore. Sperando di fare cosa gradita ai lettori, offriamo una traduzione intesa a chiarire le posizioni del governatore pugliese e leader in pectore del centro-sinistra.

 

Partiamo dalla bufera Marchionne: ha detto che non fa utili per i bassi livelli di competitività. Ma non è una realtà?
Nel processo alle classi dirigenti non è Marchionne che può svolgere il ruolo della pubblica accusa. Il sistema d'impresa è stato complice di una gigantesca pigrizia culturale legata a un'idea leggera e di facili costumi della competitività da guadagnare per intero attraverso la compressione del costo del lavoro e della progressiva semplificazione delle relazioni industriali.

[Traduzione] Marchionne deve solo star zitto. Prima i politici rimpinzano la Fiat di soldi e favori e adesso questo ingrato, quando ci son da restituire i favori, si tira indietro. Ha ragione Fini, ragiona più da canadese che da italiano. Non ha capito che qua da noi politici e industriali si aiutano e si sono sempre aiutati. Invece lui pensa che i soldi si facciano producendo buone auto al costo più basso possibile, questo ingenuo.

È la retorica del comunista nemico delle imprese?
Guardi, nella mia regione, agli imprenditori ho detto: amici miei, c'è bisogno di affrontare la globalizzazione, non abbiate paura, non fatevi incantare dalle sirene che invocano dazi. Ho fatto una legge sui finanziamenti per i distretti industriali di filiera che hanno consentito ai diversi attori di cicli produttivi omogenei di mettersi in rete accompagnando processi di internazionalizzazione. E ho creato distretti tecnologici messi al servizio di apparati produttivi. Sono fattori su cui ho costruito non una politica anti-imprenditoriale ma una nuova politica industriale che porti a un processo di responsabilizzazione del sistema produttivo.

[Traduzione] Ma figuriamoci. Questa è la retorica del politico italiota medio, mica per niente prima ho citato Fini. Ma potevo citare politici di qualunque schieramento. Io, come tanti altri, non ho problemi a levar soldi ai contribuenti per darli alle imprese. No aspetta, così è un po' brutale. Allora diciamo che noi non diamo i soldi alle imprese ma diamo ''finanziamenti per i distretti industriali di filiera che hanno consentito ai diversi attori di cicli produttivi omogenei di mettersi in rete accompagnando processi di internazionalizzazione''. Che è la stessa roba ma suona un saccobbello e di sinistra.

La scarsa competitività di cui parla Marchionne è un dato.
Ma l'Italia è in affanno perché ci sono dei furbi a Pomigliano? O perché, per esempio, la Fiat ha investito pochissimo ed è stata indotta pochissimo a investire in innovazione? I problemi di cui parla Marchionne sono in molti casi oggettivi ma la causa va cercata altrove. Nella fuga dei pubblici poteri dalle responsabilità che non sono, però, quelle di ficcare il naso nel recinto delle imprese.

[Traduzione] Le imprese italiane non sanno far soldi. Devono quindi stare a sentire i politici, lo spieghiamo noi dove costruire gli impianti e in cosa investire. No, aspetta, di nuovo è un po' brutale. Allora diciamo che però i politici non devono ficcanasare nelle imprese. OK, è una palese contraddizione, ma io sono un poeta mica un logico.

La sinistra non teorizzava la presenza pubblica in economia?
Lo Stato non deve diventare imprenditore ma essere il punto di vista dell'interesse globale e su questo indirizzare i finanziamenti alle attività produttive. Non possiamo avere il 90% di microaziende che come lillipuziani faticano a competere con il Gulliver della globalizzazione.

[Traduzione]. Sì, e per quanto mi riguarda continuo a farlo. D'altra parte in Italia lo predica e lo fa anche la destra, vuoi che mi tiri indietro io? Diglielo ai tuoi capoccia di Confindustria, se mi danno una mano ad andare al governo poi arriveranno i ''finanziamenti alle attività produttive''. E, se non avete ancora capito, non sto parlando di dar soldi a quel 90% di aziende piccole piccole. Sto proprio parlando delle imprese dei tuoi capoccia, è chiaro?

E allora cosa propone alle imprese?
Finanziamenti che incentivino la crescita dimensionale, la crescita qualitativa e l'ambientalizzazione degli apparati produttivi, la formazione permanente. Questi sono fattori competitivi nella mia visione: mettere insieme sapere e lavoro, cercare un compromesso avanzato tra economia ed ecologia. E invece qual è la politica del governo?

[Traduzione]. Te l'ho appena detto: ''politica industriale'', si scelgono un po' di imprese che mi stanno simpatiche e le rimpinziamo. Tutto, ovviamente, nel superiore interesse del paese. Fammi aggiungere che l'attuale governo non è che vi abbia dato gran che, in cambio di tutte le figure di palta che ha fatto fare al paese in giro per il mondo.

Ha finanziato gli ammortizzatori: per lei non ha valore?
Ma qual è stata la politica industriale? Non c'è stato per lungo tempo nemmeno un ministro. Quello che è accaduto meritava da parte di Confindustria una reazione ben più forte rispetto a quella timidissima che c'è stata. Per non parlare del ruolo che ha avuto nelle relazioni sociali: il governo da arbitro si è trasformato in parte avversa a una squadra. Mai l'Italia ha avuto un ministro come Sacconi che è entrato nel gioco drogandolo e truccandolo.

[Traduzione]. Ma i soldi degli ammortizzatori mica sono andati ai tuoi capoccia. Dai retta a me, datemi una mano, piantatela di chiedere riforme delle relazioni industriali (che dalle mie parti è come bestemmiare in chiesa) e vedrai che ci si trova d'accordo.

Perché si schiera con una parte minoritaria, quella che ha detto no a Pomigliano, no all'aumento di salari a fronte di incrementi di produttività?
Perché è una frottola, una costruzione ideologica. È dire: stiamo investendo al Sud. Invece chiude Termini Imerese. Oggi Marchionne ha quote impressionanti di cassa integrazione e lavoratori in uscita. Le sue formule assomigliano a un depistaggio. Il salario si conquista con la lotta, non con una generosità unidirezionale.

[Traduzione]. E va bene, qua mi costringi proprio a parlare un po' a vanvera e sparare qualche cazzata ideologica. Allora, vediamo...ecco: ''il salario si conquista con la lotta''. Sai, ogni tanto devo tirare fuori qualcuno di questi slogan, c'è una parte dei miei supporters che va in solluchero appena li dico.

E con la produttività. Perché qui è più bassa che ovunque?
Perché sono asini quelli che non hanno investito in innovazione. Non si poteva pensare che Cina e India avrebbero continuato a produrre mutande e calzini. Lo sa che il gioco più importante dei bambini indiani sono le olimpiadi di matematica? La Cina sforna mezzo milione di ingegneri all'anno e l'India 200mila mentre la maggior parte dei ragazzi italiani di terza media non ha cognizione precisa delle quattro operazioni. Siamo all'analfabetismo di ritorno e Tremonti taglia 8,5 miliardi alla scuola e 1,4 miliardi all'università mentre la competizione sui bassi costi e le scarse tutele sta finendo.

[Traduzione]. Te l'ho già detto, i politici sono più bravi a gestire le imprese. Fate fare a me e vedrete che la produttività va su.

Lei vuole essere l'espressione politica della Cgil?
Non ho messo in piedi il partito della Cgil. Non voglio un partito malato di neo-collateralismo e penso che i sindacati abbiano sbagliato sempre quando l'hanno fatto. Ma il sindacato non può mai essere filogovernativo. Sono grato alla Fiom che a Pomigliano o Melfi non ha fatto battaglie minoritarie e ha continuato a chiedere un negoziato. Ma mettere in discussione il diritto alla salute o allo sciopero con l'alibi dell'assenteismo è insopportabile.

[Traduzione] Giovanotto, mi fai ridere. Dalle mie parti è il sindacato che è cinghia di trasmissione del partito, non viceversa.

Marchionne ha investito mentre mancano i capitali esteri, l'altolà Fiom rischia di allontanarli definitivamente?
Torno da Parigi dove milioni di lavoratori sono in piazza insieme a tutti i sindacati e a tutti i partiti di opposizione. Mi sembra che la conflittualità non sia il problema italiano. Piuttosto, il sito del ministero dello Sviluppo fa sapere che in Italia per fare un'opera dai 100 milioni di euro in su ci vogliono dai 12 ai 20 anni. Cosa risponde Berlusconi che, con brevi pause, governa dal '94?

[Traduzione] Spero che anche all'estero succedano un po' di casini, così le imprese non si lamenteranno troppo dell'Italia. Mi pare che in Francia siano sulla buona strada. Se solo riuscissimo a convincere i tedeschi a far qualche sciopero in più ...

E lei cosa risponde a un mondo del lavoro che vi ha puniti alle elezioni lasciandovi fuori dal Parlamento?
La sinistra ha due limiti: una cultura compatibilista subalterna che, d'istinto, tra Marchionne e gli operai pensa di dover stare con Marchionne. Quella si è suicidata. L'altra sinistra è invece innamorata del minoritarismo, dell'estetica della sconfitta, della sociologia del dolore. Queste due sinistre, una riformista e una radicale, hanno determinato una globale sconfitta culturale.

[Traduzione] Rispondo due cose. Primo, gli italiani avevano visto la nostra opera al governo, e ci hanno mandato a casa. Ma adesso hanno visto come governa la destra, quindi non sembriamo più così male. Secondo, adesso ci sono io che ho carisma, e che gioco questa strana danza tra il fare il comunista ma senza falce e martello ed essere disposto al dialogo con la Confindustria come hanno sempre fatto i riformisti del centro sinistra. Chiaro che il gioco non può durare a lungo, ma basta che duri fino alle prossime elezioni. D'altra parte guarda quanto sono andati avanti Berlusconi e Bossi a promettere tagli delle tasse e federalismo, posso ben tirare avanti io qualche mese.

E il velleitarismo? Quelle promesse che non fanno i conti con il debito pubblico e segnalano che abbiamo vissuto sopra i nostri mezzi?
Questa è una rappresentazione semplificata e fiabesca. Noi siamo in una condizione disatrosa a causa di politiche liberiste. Artefice è Giulio Tremonti, con qualche corresponsabilità di Padoa-Schioppa. Siamo un paese in cui la politica di contenimento del debito è stata fatta come fuga dalla crescita. Siamo di fronte al paradosso che Tremonti taglia la spesa sociale come mai mentre cresce la spesa pubblica come mai: miracoli della finanza post-creativa! Questo è un paese socialmente ridisegnato dalla destra per cui il 10% possiede il 50% della ricchezza. È un paese in cui la rendita si è mangiata la ricchezza prodotta dal lavoro. Lì bisogna andare a bussare.

[Traduzione] Guarda, io di economia non capisco una mazza, ma proprio una mazza. Figurati che sono convinto che Tremonti sia un liberista e che le ''politiche liberiste'' siano alla base della crisi italiana. E' palese che non so di cosa parlo. Vabbuò, anche qui ti devo rifilare una qualche cazzata ideologica. Dunque, vediamo... ah, ecco, bisogna tassare i ricchi, che hanno il 50% della ricchezza. Accidenti, però sa veramente di vecchio. Devo trovarmi uno un po'  meglio per farmi scrivere i discorsi. Per le promesse non mantenibili, dai, non romper le palle. In Italia le fanno tutti, proprio a me mi devi scassare?

C'è ancora il "rischio Unione" per il centro-sinistra?
Il rischio è un altro. Che ci si innamori dell'idea di un governo di transizione che congeli tutto fino alla scadenza naturale della legislatura. Ma un governo che mettesse insieme centro-sinistra e parti del centro-destra per fare le riforme economiche sarebbe un colpo alla democrazia.

[Traduzione] Per me il rischio è un altro, ossia che facciano un governo con maggioranza alternativa all'attuale e che duri fino al 2013. Ricordati che noi siamo al freddo fuori dal parlamento, senza scranni su cui appoggiare i deretani. Qualche posto da consigliere regionale e comunale mica basta. Vogliamo che si voti subito, non m'interessa con che sistema elettorale e chi vince. Tra l'altro, la danza tra radicale e riformista di cui ti parlavo prima la ballo bene per qualche mese, ma se me la fai fare per tre anni mi logoro.

Parla come Berlusconi...
Ma le ragioni sono opposte. Un tale governo sarebbe contro il lavoro perché sposerebbe il paradigma liberista. E offenderebbe le regole elementari della democrazia. Sarebbe un atto di assoluto degrado della vita politica.

[Traduzione] Infatti abbiamo identici interessi per quel che riguarda impedire la formazione di una maggioranza alternativa in questo parlamento. Ma poi abbiamo interessi opposti su cosa fare: Berlusconi vuole conservare l'attuale maggioranza, io voglio che si voti. Ho già menzionato che siamo fuori al freddo? Però, chiaro, messo così è un po' spudorato. Urge spolveratina ideologica. Dunque vediamo... ah, ecco: il governo di transizione non si può fare perché ''sposerebbe il paradigma liberista''. Forte no? No, in effetti no. Puzza di vecchio pure questo, accidenti, oltre a non aver senso alcuno. Qua veramente devo trovare un altro che scrive i discorsi, porca miseria, la partita si sta facendo troppo importante.

E la "santa alleanza" per il voto fino a Casini e oltre?
La santità poco si addice alla politica. C'è la necessità di una larga alleanza tra culture riformatrici. E per metterla in piedi servono le primarie e una discussione pubblica sulle parole chiave che possano schiudere le porte a un futuro in cui vinca l'Italia migliore.

[Traduzione] Io spero che funzioni il modello pugliese: Casini e un pezzo della destra si dividono dal PdL e la sinistra vince anche se è minoritaria. D'altra parte è la mia sola speranza di diventare primo ministro, non riuscirò mai a essere votato dalla maggioranza degli italiani.

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Commenti

Ci sono 144 commenti

Splendido post. Come ha detto Severgnini ieri sera, SB è bravissimo a scegliersi gli avversari e a questo giro si è scelto Vendola

Adesso BS si sceglie anche gli avversari? E come fa di grazia? Non è capace neanche di scegliersi gli alleati.

PS

Ieri Severgnini era proprio in versione tuttologo: sparliamo a ruota libera tanto chi verifica (La piovra prodotta da canale 5? I divorziati non possono fare la comunione?) peccato di solito è uno dei più preparati.

 

Non saprei dirimere la questione se è SB a scegliersi gli avversari: di certo, volendo, potrebbe farlo (o tentare di farlo). Se poi l'ha fatto davvero, beh non sa proprio scegliere: due volte era al potere, due volte avrebbe scelto Prodi e due volte è stato battuto.

...che non fosse Checco Zalone che ha dato l'intervista al Sole?

www.youtube.com/watch

Esprimendo un grazie a Sandro Brusco, mi chiedo come ai giornalisti non venga mai in mente di tradurre.

http://espresso.repubblica.it/altan/2137209

 

 

 

Mi pare incredibile notare quanti punti di convergenza con tremonti abbia questo poetastro. Quel che è certo è che ci avviamo ad un periodo nel quale sarà utile tenere il passaporto pronto.

ci avviamo a? mi pare che siamo/siete/sono dentro da parecchi anni.

Si vabbè, ma dove l'avete comprato Vendola???

Alla festa della pizzica?

Mi censuro altrimenti smoccolo pesante.

Un altro giro di Silvione d'annata, grazie.

 

...che avrei voluto sentir fare a Marchionne:

il settore dell'auto non sta dando segnali forti di declino? Dal declino non si esce riconoscendo e coltivando nicchie ancora redditizie (auto di alta gamma, city car superefficienti e, boh, non saprei, io sono certamente nel gruppo di ritardatari/conservatori nell'adozione delle innovazioni in campo automobilistico)? La maggioranza delle aziende comunque ne esce e il mercato si rimpicciolisce, quale futuro pensa per Fiat? La scarsa appetibilità dell'Italia non è dettata, oltre che dalla rigidità del mercato del lavoro e dalla bassa produttività, anche dalla contrazione più accelerata del mercato?

...che avrei voluto sentir fare a Marcegaglia:

l'Italia manifatturiera si esprime in settori in declino, in maturità (avanzata) o in crescita? se la quota di settori in declino è significativa come si può pensare ad una rinascita? oltre a chiedere incentivi e riduzione della tassazione non si dovrebbe chiedere con forza allo Stato di diventare promotore e forse partner con le Università (Marco Livelli ceo Jobs minuto 27 in poi) nella ricerca? Non ci sono buoni esempi neanche troppo lontani da copiare?

...che mi faccio ingenuamente:

Nella molta confusione e contradditorietà del discorso di Vendola (certo un affabulatore) non ci sono anche barlumi di senso: distretti, innovazione es.? (daccordo magari da soli comunque non bastano).

Cercando di riassumere la mia confusione: la politica è inetta, incompetente, corrotta e sprecona ma i soggetti economici stanno veramente giocando il loro ruolo nel modo migliore?

Ringrazio in anticipo se accetterete questo intervento senza bollarlo come una posizione ideologica chiusa e prevenuta.

 

 

 

Cercando di riassumere la mia confusione: la politica è inetta, incompetente, corrotta e sprecona ma i soggetti economici stanno veramente giocando il loro ruolo nel modo migliore?

 

 

 La grande differenza è che è problema loro (o almeno lo sarebbe in un paese capitalistico normale). Se Marchionne perde soldi, prima o poi lo cacciano, come successe a Fresco prima di lui e poi a Cantarella e ad un altro di cui mi sfugge il nome (ma aveva un fortissimo accento  piemontese) In Italia, perdere soldi per le grandi aziende è più difficile, perchè lo stato è sempre pronto ad aiutarle, ma alla fine ce la fanno.

Scusi ma crede proprio che Marchionne non sappia che in Occidente si guadagna solo con le auto di lusso, meglio se con grandi brand?

 

 

l'Italia manifatturiera si esprime in settori in declino, in maturità (avanzata) o in crescita? se la quota di settori in declino è significativa come si può pensare ad una rinascita? oltre a chiedere incentivi e riduzione della tassazione non si dovrebbe chiedere con forza allo Stato di diventare promotore e forse partner con le Università (Marco Livelli ceo Jobs minuto 27 in poi) nella ricerca? Non ci sono buoni esempi neanche troppo lontani da copiare?

 

molti argomenti, veramente. se ho capito bene, la prima domanda è da intendere retoricamente, cioè si pensa che certi settori manifatturieri tradizionali italiani SIANO in declino. un "benaltrista" potrebbe aggiungere che la manifattura tutta dovrà ridimensionarsi, e gli argomenti non mancano.

mah, non so.... ma perchè penso che non lo sappia nessuno. chi segue un grafico di un'attività finanziaria, sempre si convince, dopo studi anche raffinati e complessi, di poter vedere non previsioni puntuali, ma almeno  il dispiegarsi di tendenze che nello storico son così evidenti! :-). basta coprire metà monitor con un foglio di carta (un back test molto casareccio delle nostre intuizioni) per capire che sono apparenze prospettiche fatte a posteriori.

ma, si dirà, le attività finanziarie sono oscure ed imprevedibili, gli operatori quasi dei delinquenti, è un mondo irreale eccecc. invece, nel solido mondo delle imprese è ben possibile prevedere, guidare e programmare, specialmente se a indirizzare ci sono persone non devote al solo profitto a breve , ma che tengono conto degli interessi collettivi, tramite la legittimazione politica. del resto, il caotico meccanismo di mercato è pieno di sprechi, di duplicazioni, di superfetazioni...un buon padre, ragionevole e premuroso, potrà ben stabilire circa quante macchine utensili produrre, di quale qualità e a quale prezzo, per servire una certa zona di mercato. non si dovranno più aprire dieci ditte, per poi doverne chiudere sei e altre due affittarle alle vincenti.

peccato che non funzioni, così! io l'ho presa un po' larga, ma anche il tuo secondo link rimanda ad un istituto di ricerca a capitale misto, dal bel nome tedesco (le righe di fraunhofer!) che sicuramente avrà operato bene, in modo produttivo. osservo però che avrebbe potuto opere male o malissimo, per un periodo infinito di tempo, mancando un metro di giudizio certo. se un ente di ricerca interamente pubblico, dedito alla ricerca di base, forse risponde al giudizio della comunità scientifica, e un'ente privato al parere, e anche all'umore , di quello che ci ha messo i soldi, una società mista potrebbbe avere scuse su tutti e due i fronti. una spirale negativa, insomma.

nella tradizione italiana abbondano purtroppo i carrozzoni, grandi e piccoli, nati con le migliori intenzioni di educare e migliorare specialmente la piccola impresa e questo rende diffidenti verso nuovi investimenti pubblici in settori economici.

 

 

...che avrei voluto sentir fare a Marchionne:

......................

Bisogna tener conto che nel 2004 FIAT era cadavere. Non è una giustificazione ma un fatto. Non c'era uno straccio di progetto né un soldo in cassa, anzi debiti tanti. Ristrutturare ed usare quello che si poteva è ciò che è stato fatto. Se punto di debolezza presenta il piano FIAT, esso riguarda la presenza nel Gruppo in estremo oriente dove ha commesso errori nell'individuazone del partner cinese. Rimediato all'errore è in costruzione un impianto da 250.000 auto in Cina. Rimane il problema italiano della scarsa produttività e della rigidità dei contratti. Sottolineo infine che sia in Polonia che a Melfi ed a Termoli, la qualità produttiva è nettamente migliorata con gli ultimi prodotti Alfa che sono a livello volkswagen. 

ops

 

Mah... certo da Vendola io mi sento molto distante. Nondimeno, voi continuate a sostenere che sia sacrilego anche solo parlare di politica industriale, così offrendone una visione parziale e caricaturale. Ma, soprattutto, storicamente falsa. Qualche tempo fa, qui si sottolineava come l'Italia nn abbia vantaggio comparato nell'eolico perchè non è presente nel settore, senza però chiedersi come mai, ad esempio, la Danimarca invece sia tra i (se non il) top player. La storia è nota e non necessita di essere ripetuta,

http://www.time.com/time/magazine/article/0,9171,1881646,00.html

Come bene dice Rodrik in questo articolo, "what determines success in industrial policy is not the ability to pick winners, but the capacity to let the losers go",

http://www.project-syndicate.org/commentary/rodrik42/English

E nn occorre essere pericolosi statalisti per sostenere simili cose, o almeno per provare ad avere una visione nn ideologica e granitica,

http://www.lavoce.info/articoli/pagina1001877.html

 

 

 

 

Come bene dice Rodrik in questo articolo, "what determines success in industrial policy is not the ability to pick winners, but the capacity to let the losers go",

http://www.project-syndicate.org/commentary/rodrik42/English

 

bell'articolo, non troppo lungo :-)

condivido in pieno la frase ritagliata, perchè, secondo me, indica al regolatore di occuparsi di pulire il campo, più che di spendere e spandere in molti fantasiosi modi. non è che manchino lo stesso le controversie su come pulire: rimanendo all'intervento di sabrina vezzani, veniva portato l'esempio di un caso di affitto di azienda, che ha consentito di ridurre il personale e di non pagare i debiti pregressi. è un'istituto abbastanza nuovo nell'ambito delle procedure di fallimento, con notevoli aspetti discrezionali, e sarebbe interessante sapere "come va" in pratica, se va corretto e in che senso.

niente di trascendentale, ordinaria manutenzione normativa che può fare molto male se trascurata, però non ha un grande appeal per il pubblico, per cui da noi si strologa di incentivi  a questo e quello...

per inciso, l'eolico danese non va poi così bene.

 

 

Mah... certo da Vendola io mi sento molto distante, per molte delle cose sottolineate nella traduzione. Nondimeno, voi continuate a sostenere che sia sacrilego anche solo parlare di politica industriale, così offrendone una visione parziale e caricaturale. Ma, soprattutto, storicamente falsa. Qualche tempo fa, qui si sottolineava come l'Italia nn abbia vantaggio comparato nell'eolico perchè non è presente nel settore, senza però chiedersi come mai, ad esempio, la Danimarca invece sia tra i (se non il) top player. La storia è nota e non necessita di essere ripetuta,

 

Se per politica industriale vogliamo intendere finanziare le imprese, cosa che tra l'altro mi pare proprio sia proibita dalla normativa UE anticoncorrenza, credo che piu' che sacrilego sia soprattutto vietata. E non è che sostituendo ad "imprese" altri termini come "filiera", "distretto" o combinazioni varie la cosa migliori. Il Commissario alla concorrenza non si fa certo fregare dall'affabulazione dialettica. Credo sia ammesso solo in aree ufficlialmente dichiarate depresse. Le quali, da quanto vedo in rete, non sono intere regioni ma singole località. Non è lecito quindi fare in Italia queste cose. Se invece si tratta di integrare università e ricerca, coordinare attori pubblici e privati per sostenere l'innovazione ed il trasferimenti di tecnologia, ecco che allora le cose cambiano. In Italia basterebbe cominciare dal grantire la sicurezza, avere una rete efficente di trasporti, liberalizzare poste, telefoni, ferrovie, albi professionali (abolendoli) togliere lacci, laccioli, leggi, leggine, burocrazia. Questa è la vera politica per aiutare l'economia.

Ma bisogna stare molto attenti. I paletti UE sono molto chiari:

 

“sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza.”

 

 

Qualche tempo fa, qui si sottolineava come l'Italia nn abbia vantaggio comparato nell'eolico perchè non è presente nel settore, senza però chiedersi come mai, ad esempio, la Danimarca invece sia tra i (se non il) top player.

Ma non sarà mica perchè in Danimarca il vento (oltre che il marcio) c'è, e in Italia no? Vedi "Vele e cannoni" del compianto C.M. Cipolla.

 

Salve,

Io ho trovato di un qualche interesse anche questa:

www.video.mediaset.it/video/iene/interviste/182132/lucci-nichi-vendola.html

Non ho tempo per una analisi articolata, ma questa mi sembra una character assassination degna di Glenn Beck & co, che prendono un discorso di Obama e gli fanno dire che vuole stabilire in USA la dittatura del proletariato, la sharia e il nazismo, tutto in una botta.

Davvero? A me sembrava (molto) divertente e realistica

 

 

per inciso, l'eolico danese non va poi così bene.

 

 

 

 

per inciso, l'eolico danese non va poi così bene.

 

mah, certo non è immune dalla crisi. resta il fatto che nello stesso articolo linkato si dice anche che

 

a meno di un anno dalla chiusura della fabbrica di turbine della danese Vestas, c‘è in programma di aprire un altro centro di produzione proprio a pochi metri dal vecchio stabilimento. Con il significativo nome di Sureblades

 

in un'altro articolo, inoltre, si afferma  che altri giganti europei dell'energia sono interessati ad investire nel settore

 

Quasi contemporaneamente arriva infatti la notizia di nuovi investimenti in siti produttivi, per un valore di circa 300 milioni di sterline, da parte dei rivali Ge, Siemens e Gamesa, aziende che fanno concorrenza alla danese.

 

 

Scusate, perché tutte le discussioni di politica industriale, in Italia, finiscono sui mulini a vento?

Priorità industriale o metafora del paese?

Per Sabrina: non ho proprio capito il senso delle tue domande.

Chi dovrebbe farle a costoro e per conto di chi?

La prima, se legittima, è una domanda che gli azionisti di FIAT dovrebbero fare a Marchionne, magari per suggerirgli di lasciare l'auto ed investire gli assets dell'azienda su qualcosa d'altro. È questo che suggerisci?

La seconda, se fatta a Marcegaglia, sfonderebbe una porta aperta, ma non condurrebbe a molto. Marcegaglia ha poteri solo in azienda sua di fare quanto suggerisci. Le migliaia di piccole e medie aziende italiane mica le gestisce lei direttamente. A parole, in mille documenti Confindustria, Marcegaglia ti direbbe che è d'accordo, ma non fa una grande differenza alla fin fine. Quindi, di nuovo, a chi è rivolta la tua domanda?

Per parte mia, credo che questa seconda domanda andrebbe, più che altro, rivolta all'università italiana ed a chi la gestisce, docenti universitari in primis, non ti pare?

Quelli incapaci di relazionarsi con le aziende attorno a loro e di offrire qualcosa di utile sono loro, mi sembra. Nessuno impedisce loro di farlo e non c'è bisogno né di Marcegaglia né del ministro per fare ricerca utile alle aziende, vicine o lontane che siano. Se gliela offri le aziende, dice la mia esperienza personale, te la comprano la ricerca utile. Ma occorre anzitutto FARLA la ricerca utile!

Più in generale, sul tema NV:

Per quanto riguarda i sound bites che Vendola emette, tali sono appunto: i sound bites di un affabulatore. Distretti, innovazione, rete, creatività, collaborazione pubblico-privato ... soundbites. Come on ragazzi, come on.

Davvero pensate che la soluzione sia ripetere la parola "distretti", o anche (ri)farli? Da un lato NON li ha fatti il pubblico, si SONO FATTI DA SOLI i distretti (parola di uno che ci è cresciuto dentro!) negli anni '70 ed '80. Infatti, si fecero da soli e CONTRO il pubblico, CONTRO il sindacato e CONTRO le politiche ufficiali di riconversione industriale (al tempo i distretti erano il "decentramento produttivo" dalle grandi concentrazioni industriali, specialmente pubbliche, ed erano il "male" agli occhi di ogni buon economista di "sinistra" italico ... ampia documentazione disponibile per chi non ci credesse!).

Poi sono stati scoperti, quanto stavano tenendo in piede il paese, teorizzati come chissà che prodotto di non si sa bene quale interazione fra pubblico e privato (che i comuni e le provincie qualche volta facevano le fognature, asfaltavano le strade e mettevano i lampioni?) e, ultimamente, persino sussidiati ... sulla via del declino.

Innovazione: occorre farla, l'innovazione. E l'innovazione la fanno sempre, solo ed ovunque la concorrenza e la competenza. Quella è la politica industriale: creare concorrenza, creare competenze, creare un regime fiscale attraente, offrire servizi di qualità, offrire ordine e certezza dei diritti, facilitare l'entrata di imprese esterne al sistema, smetterla di tassare e punire i più bravi, quelli che guadagnano di più, quelli che fanno meglio. Smetterla, smetterla, smetterla di proteggere la mediocrità, lasciare che la mediocrità muoia e vinca chi le cose le sa fare. E comandi, pure. Si': comandi chi sa fare, non chi sa cianciare.

Vediamo se la Emma, alla quale la situazione sempre più folle sembra star dando un coraggio ed una chiarezza che sarebbero stati benvenuti anche qualche anno fa ( transeat: son disposto a perdonarla per i peccatucci del passato) si sveglia completamente ed approfitta del piedestallo su cui sta per parlare al paese. Dico Emma Marcegaglia perché, francamente, non vedo molto altro disponibile (gira una favola "Montezemolo": prego gli dei degli inferi che non succeda ...) e NON sto candidando la signora a voler fare il primo ministro. La sto candidando a "rally the troops and lead" i non molti decenti e capaci rimasti sul terreno, ed across the political spectrum. Perché qui o c'è una "levata in armi" morale e di civiltà da parte nostra (sì, mi autoproclamo sia "decente" che "capace") o davvero finisce male fra non molti anni. La combinazione di degrado istituzionale accelerato e crisi economica cominciano a fare spavento e se l'alternativa sono Vendola e Fini, state veramente freschi.

Emma mi sembra una delle poche figure pubbliche ad essersi resa conto che siete veramente alla frutta e che ha cominciato a dirlo. Dovrebbe fare un salto di qualità, parlare forse meno pro-domo Confindustria (anche se, in questa contingenza, gli interessi di Confindustria e del paese sono oggettivamente allineati nel breve e medio periodo) e più pro-domo Italia. E dovrebbe dirlo, un giorno o l'altro, che è davvero tempo di cacciare la marmaglia cianciante sia a destra che a sinistra e far emergere quel poco o tanto di buono che c'è. Dicendo anche COSA di urgente e radicale va fatto, che neanche quello è difficile. E, magari, potrebbe agire per far tornare dall'estero se non quelli come me, che siam vecchi, almeno le valanghe di 30 e 40-enni che se ne sono andati esasperati e che sempre di più si organizzano e scrivono e si agitano impotenti e frustrati.

End of the Saturday rambling ...

 

un'altra politica industriale corretta sarebbe sostituire la cassa integrazione con ammortizzatori sociali che non mantengano il legame del beneficiario con l'azienda.

Come nel resto dell'Europa.

Questo disinnescherebbe una volta per tutte il ricatto occupazionale che fa sì che una enormità di risorse siano destinate a tenere in vita aziende decotte e compensare managers incapaci.

 

Chi dovrebbe farle a costoro e per conto di chi?

 

beh, magari Fazio avrebbe potuto farne qualcuna ma è un desiderio velleitario lo so.

 

È questo che suggerisci?

 

Se la Fiat era "cadavere" (stando a Luzo) si, vorrei che fosse più chiaro a tutti (proprio tutti, per il nostro bene) che anche aziende storiche (collaterali alla politica e profondamente radicate nel sistema Italia) ad un certo punto si trovano fuori mercato (espressione corretta?). Che se scelgono segmenti meno redditizi perchè su quelli solo competono, e male, poi ad un certo punto le scelte strategiche tirano in direzioni precise ed inevitabili e la contribuzione all'utile è solo una parte del problema (non ho motivo di non credere che la supertutela del posto di lavoro sia scivolata verso comportamenti opportunistici, scarsa produttività e che il sistema di scambio con la politica abbia solo che peggiorato le cose). Se Marchionne è la rottura con il passato ci sta che sia chiaro che scelte diverse (smarcarsi dalla politica) comportano conseguenza precise: disinvestire dove il lavoro è meno produttivo. Ci starebbe anche che fosse chiaro che la prolungata scelta, in passato, di connivenza con il sistema (da cui ora ci si sta smarcando) ha reso meno necessario competere attraverso investimenti in ricerca, innovazione, sviluppo del service ecc. e questa è stata una scelta Fiat.

Questo è un problema di comunicazione e di "influenza" della pubblica opinione che dovrebbe toccare per primo chi cerca di scuotere questo sistema (dannoso, paralizzato, medievale si può scegliere a piacere) forse però è troppo chiedere ad un manager canadese di farlo ma fra i manager italiani qualcuno? Per questo chiamavo in causa il ruolo di presidente di Confindustria e il desiderio di sentire oltre alle richieste solite anche richieste insolite. Che effetto farebbe sentir chiedere anzichè incentivi e ammortizzatori: "Tremonti investa nella ricerca!"? La comunicazione fra i soggetti invece mi pare parecchio calcificata sui ruoli classici...

 

Per parte mia, credo che questa seconda domanda andrebbe, più che altro, rivolta all'università italiana ed a chi la gestisce, docenti universitari in primis, non ti pare?

 

 

Quella è la politica industriale: creare concorrenza, creare competenze, creare un regime fiscale attraente, offrire servizi di qualità, offrire ordine e certezza dei diritti, facilitare l'entrata di imprese esterne al sistema, smetterla di tassare e punire i più bravi, quelli che guadagnano di più, quelli che fanno meglio. Smetterla, smetterla, smetterla di proteggere la mediocrità, lasciare che la mediocrità muoia e vinca chi le cose le sa fare. E comandi, pure. Si': comandi chi sa fare, non chi sa cianciare.

 

Grassetto mio.

Sono d'accordo sul ruolo che le Università dovrebbero/potrebbero avere, le Università in Italia sono statali (stragrande maggioranza). Le due cose (e si può rammaricarsene, o no a seconda) al momento non sono districabili.

Senza un indirizzo di "politica industriale" al più si può sperare che localmente enti, università (minuscolo) associazioni si coordino cercando di far fruttare un tessuto locale di competenze, specializzazioni ed economie... vedremo con quali risultati.

Grazie per le risposte.

 

 

La cosa più seccante del nostro paese, oltre alla classe politica che sembra senza idee (e Vendola è il Veltroni in salsa comunista, farebbero meglio uno a scrivere poesie e l'altro al cinema a guardare film) è il fatto che non si capiscano mai, e dico mai, i veri termini delle questioni.

Pongo delle domande semplici a MB sperando che almeno lui (visto che ormai è passato alla satira) dia delle risposte chiare.

1) Cosa differenzia il gruppo Fiat dalla Wolkswagen o dalla Toyota?

2) I salari reali degli operai tedeschi e giapponesi sono più bassi? Fanno meno ore di sciopero? Si assentano di meno?

3) Il maggior valore aggiunto degli operai tedeschi e giapponesi dipende dal loro lavorare sodo, dal non assentarsi, o dal valore del prodotto Wolkswagen o Toyota?

4) E' vero che questi marchi hanno investito di più in questi anni rispetto alla Fiat?

5) Questi marchi producono auto più affidabili e tecnicamente più efficienti?

6) In tutto questo cosa centrano il diritto allo sciopero o alla malattia? Veramente la Fiat si trova in difficoltà competitiva per queste ragioni?

7) Questi marchi hanno, al giorno d'oggi, delocalizzato di più della Fiat oppure sono in linea tra di loro?

In sostanza, qual è il problema della bassa produttività dell'industria (e quando si parla di competitività si parla solo di industria, cioè dei beni commerciabili e delle partite correnti) italiana?

 

Non posso conoscere i dettagli, ma qualche problema tipicamente italiano ci deve essere: la Volkswagen produce l'Audi A1 in Belgio, la Nissan in UK etc.

Quindi se la colpa fosse solo dell'incapacità della dirigenza Fiat, l'Italia avrebbe almeno qualche impianto di altri costruttori, e invece ciccia.

Fuori dal settore auto la situazione non deve essere molto diversa, visto che ci sono aziende che delocalizzano in Svizzera: www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/economia/201010articoli/59539girata.asp e non credo che gli operai svizzeri siano pronti a lavorare per una ciotola di röstli...

Da http://www.doingbusiness.org/rankings un dato al volo per capire perche' l'Italia e' uno Stato arretrato e poco civile che costituisce un handicap per chi ci lavora e compete con imprese tedesche e giapponesi:

 

Classifica degli Stati per facilita' di far rispettare i contratti di diritto privato (Enforcing contracts Procedures, time and cost to resolve a commercial dispute):

[...]
6 France
7 Germany
8 USA
[...]
18 China
19 Russia
20 Japan
21 Moldova
22 Belgium
23 UK
[...]
155 Madagascar
156 Italy
157 Kosovo
[...]
182 India
183 Timor Leste

 

ho guidato un totale di 6 prodotti FIAT. L'unico che mi soddisfa e' ferrari enzo, il resto sono scorregge su materiale rotabile.

Ho guidato 5 prodotti Vw e due2 Porsche, Mai trovato un difetto che fosse uno, solo Porsche antica (preCayenne) fa caldo dentro e fuori, mancando un sistema che elimina i fumi motoristici.

Tutti mi dicono che AMAROK e' supremamente buono, ma voglio vedere come se la cava sulla sabbia.

 

 

Trovo la traduzione
ingenerosa e a volte infedele
per eccesso di vivacità interpretativa,
e persino intenzionalmente un po' sbracata,
quanto basta per ottener consenso all'assalto demolitorio.
Al contrario il testo del "poetastro" (perchè "poetastro"?)
è insieme godibile e chiaro,
proprio di un affabular, se si vuole, non ingannevole,
ma sincero e aperto al dialogo.
A mio avviso, quando, per caso, nel contesto politico italiano,
si intercettano "barlumi di senso" (Vezzani),
specie se di provenienza, fino a prova contraria, eticamente rispettabile,
in un'Italia dal "degrado morale spaventoso (Boldrin)",
a me pare corretto e utile per tutti dibattere con approfondimenti
e non solo combattere sempre.
Ne va della crescita culturale del nostro Paese.
O no?
P.S. sul tema NV
Scrive Boldrin: "Innovazione: occorre farla, l'innovazione. E l'innovazione la fanno sempre, solo ed ovunque la concorrenza e la competenza. Quella è la politica industriale: creare concorrenza, creare competenze, creare un regime fiscale attraente, offrire servizi di qualità, offrire ordine e certezza dei diritti, facilitare l'entrata di imprese esterne al sistema, smetterla di tassare e punire i più bravi, quelli che guadagnano di più, quelli che fanno meglio. Smetterla, smetterla, smetterla di proteggere la mediocrità, lasciare che la mediocrità muoia e vinca chi le cose le sa fare. E comandi, pure. Si': comandi chi sa fare, non chi sa cianciare."
Il discorso è convincente e le parole "innovazione, concorrenza, competenze, qualità, diritti" dovrebbero già essere patrimonio comune, almeno nell'ampio arco dei partiti  aspiranti al governo del paese; eppure mi piacerebbe chiedere perché "i più bravi, quelli che guadagnano di più, quelli che fanno meglio" non debbano pagare di più, senza che questo richiami per forza sensi di punizione; anzi, se più bravi, potrebbero anche essere d'accordo a pagare di più, perché comprendono, anche nel loro interesse, da bravi quali sono, quali buoni argomenti potrebbero avere nelle mani per contribuire a spingere la politica industriale, e non solo, al miglioramento dei "servizi di qualità", a "creare concorrenza", a "creare competenze", a "offrire ordine e certezza dei diritti".
Non sono forse quei "bravi" interessati all'impresa del miglioramento? 
O ad altri dovrà essere affidato quel prezioso per tutti compito?
Per quanto riguarda la "mediocrità" (virtù un tempo, contro la corsa oltre ogni limite!), guai se muore, sia perchè la mediocrità non è sempre permanente, anzi a volte rappresenta fase di futura eccellenza, sia perché è la mediocrità a dar lustro all'eccellenza, sia perchè la vittoria non è tutto e non risolve sempre tutto, anzi spesso  nella vittoria, nel "vincere", ci sono molti che le cose non le sanno fare o sanno di non farle bene. Eppure vincono. E in Italia sono troppi, con il silenzio di ancor di più.
Non avrebbe forse un ottimo giudice terzo un utile ruolo di arbitro nella lotta tra mediocrità e eccellenza?
Per quanto riguarda poi il "comandare" ..., forse sarà meglio, almeno in questo campo semantico, scegliere un termine più adatto al secolo dal vocabolario di NV. Che non è solo il vocabolario di un affabulatore, ma è soprattutto il vocabolario delle persone in carne ed ossa di Sinistra Ecologia e Libertà, di cui NV è semplicemente il Presidente pro tempore.



Posto che "i più bravi" producono e pagano di più già ora e semplicemente non vorrebbero essere saccheggiati all'osso, il problema più grave sarebbe mettere più soldi in mano al Vendola (o al Tremonti) di turno per "spingere la politica industriale, e non solo, al miglioramento dei servizi di qualità, a creare concorrenza, a creare competenze, a offrire ordine e certezza dei diritti".
A quei personaggi, i soldi bisogna toglierli, non darli, perché ne fanno cattivo uso. Starve the beast.

eppure mi piacerebbe chiedere perché "i più bravi, quelli che guadagnano di più, quelli che fanno meglio" non debbano pagare di più, senza che questo richiami per forza sensi di punizione; anzi, se più bravi, potrebbero anche essere d'accordo a pagare di più, perché comprendono, anche nel loro interesse, da bravi quali sono, quali buoni argomenti potrebbero avere nelle mani per contribuire a spingere la politica industriale, e non solo, al miglioramento dei "servizi di qualità", a "creare concorrenza", a "creare competenze", a "offrire ordine e certezza dei diritti".

Perchè fare finta che viviamo in svezia? Dove vanno a finire le maggiori tasse? Chi le amministra? E perchè continuare a pensare che quando si tassa dietro il bancone ci sono dei benefattori prendono il gruzzoletto e lo amministrano come salomone, va beh esagero, mi accontento di quintino sella. E se invece di prendere quattrini si comincia a pensare diversamente? Tanti anni fa, ma proprio tanti (più di trenta), lessi un libretto utile, che mi sento ancora di suggerire: questo. Allora ero intossicato e non lo sapevo: mi aiutò parecchio a togliermi tante fisime regolatorie. Si, perchè, chi suggerisce maggiori tasse poi non è mai molto interessato a sapere chi mette le mani sul malloppo e come lo usa: o meglio lo viene a sapere, depreca i malfattori, ma si consola immaginando che non tutti lo sono (vero) ma non gli viene mai in mente che forse bisogna trovare strade diverse da quelle fallimentari sperimentate fin ad ora. L'evidenza disponibile non lascia scampo ad illusioni: immaginarsi un mondo diverso é da ingenui o da conniventi.

poetastro perche' la grida sull'inclusione che Vendola emette (ad esempio a proposito dei comportamenti sessuali e dei comportamenti fumanti) vengono mal tradotte in sciocchezze.

Le Olimpiadi di matematica servono appunto ad escludere:

 

viz:

E con la produttività. Perché qui è più bassa che ovunque? 
Perché sono asini quelli che non hanno investito in innovazione. Non si poteva pensare che Cina e India avrebbero continuato a produrre mutande e calzini. Lo sa che il gioco più importante dei bambini indiani sono le olimpiadi di matematica? La Cina sforna mezzo milione di ingegneri all'anno e l'India 200mila mentre la maggior parte dei ragazzi italiani di terza media non ha cognizione precisa delle quattro operazioni. Siamo all'analfabetismo di ritorno e Tremonti taglia 8,5 miliardi alla scuola e 1,4 miliardi all'università mentre la competizione sui bassi costi e le scarse tutele sta finendo.

 

Ecco un modo migliore, più arguto, efficace e piacevole di criticare le confusissime idee di Vendola in campo economico: nel senso, da preferire al "Prodondo Rosso" di quel 9 Settembre...

Non dall'inglese in italiano m in un linguaggio logico o piu' lineare.

A parte il fatto che IO non mi aspettavo dall'economist un editoriale così a supporto dell'intervento pubblico per rilanciare la ripresa, la logica dell'articolo non mi convince: puo' pure andare bene che supporti il QE2 a causa della paura di deflazione(anche se tutto il cash detenuto dalle imprese mi fa venire il dubbio che il problema sia più l'incertezza sul futuro che la liquidità), va pure bene se fai qualche accenno a misure strutturali per facilitare il mercato del lavoro(penultimo paragrafo), ma come fai a scrivere nelle stesse 12 righe che va fatto un nuovo stimulus plan a breve e un taglio della spesa pubblica a medio termine(come quello britannico dicono tra l'altro... da quel poco che ho capito in UK tagliano da subito o quasi e non toccano il sistema sanitario grossa fonte di aumenti di spesa futuri per evidenti motivi demografici) per rilanciare l'economia?

Sul serio non capisco la logica. Si aspettano che lo stimulus plan rilanci l'economia nei prossimi 6 mesi e i tagli che avverrano tra 1 anno la faranno correre ancora di più? Poi perchè dovrebbe essere politicamente difficile aumentare la spesa oggi e tagliarla domani? Non è il contrario in genere?

Luca Ravagnani

ps: scusate ma non sapevo con chi condividere la mia ignoranza e/o incomprensione.

 

Il commento mi è venuto lungo, trasformandosi in un vero e proprio pippone e quindi mi scuso, ma d’altra parte, se non interessa, ci vuol poco a passare oltre.
Dunque, secondo me è molto probabile che Vendola sia il candidato di sinistra alle elezioni prossime venture ed è anche possibile che sia pure il prossimo Presidente del Consiglio.
Provo ad argomentare.
Diventare candidato della sinistra
Vendola non è organico agli apparati del PD e questa circostanza, che in passato poteva essere un limite, è oggi per lui un vantaggio, dato che gli consente di giocare politicamente e mediaticamente da underdog, capace - cioè - di presentarsi come colui che  lotta da solo contro le nomenklature..
Gli è riuscito già due volte in Puglia ed  è probabile che gli riesca anche a livello nazionale. Del resto, come già ricordato anche qui su nFA,  le primarie, se non servono a incoronare un leader designato, hanno proprio l’effetto di sparigliare i giochi.
Inoltre Vendola è portatore di un messaggio fortemente identitario: egli è chiaramente di sinistra, non punta a travestirsi da moderato o ad essere “altro”. Tutto ciò per il popolo della base - che è poi quello che vota le primarie - costituisce motivo di approvazione e di consenso.
Vendola, poi, come ricordato negli altri commenti, è un affubulatore, ossia ha la rara capacità di rendere attraente e convincente il fumo di cui sono fatti i suoi discorsi, tutto ciò conta per le primarie e conta anche per diventare PdC, come provo a spiegare tra poco.
Diventare Presidente del Consiglio
Qui la cosa è ovviamente molto più complicata, anche perchè molto dipende dalla legge elettorale in vigore e quindi da altre variabili indipendenti dalle persone o programmi dei singoli candidati premier, quindi la cosa è solo possibile e non probabile.
Partiamo però da un dato di fatto spesso ricordato da Sandro Brusco nei sui post elettorali: in Italia l’elettorato non è molto mobile, una buona parte dei cittadini vota sempre e comunque per il proprio schieramento, indipendentemente dal candidato che lo guida.
Questa massa statica oscilla intorno al 65/70% (se i miei ricordi dei post di Sandro sono buoni).
C’è poi una massa mobile di elettori che sceglie di volta in volta, spostandosi da uno schieramento all’altro o, sempre più negli ultimi anni, decidendo semplicemente di non andare a votare.
E’ su questi elettori che si gioca la partita.
Cerchiamo di vedere perchè su costoro Vendola potrebbe avere delle carte da giocare.
Intanto partiamo da un dato di fatto:  in elezioni come quelle italiane dove è diventata  preponderante le figura del leader, le scelte elettorali (purtroppo) sono ben raramente determinate da valutazioni rigidamente razionali o basate solo sui numeri. Al contrario, esse sono spesso determinate da aspetti essenzialmente emotivi, di pancia, più che di cervello.
A contare, cioè, è la capacità di leadership, la capacità di vendere al Paese un sogno per il futuro, capacità che Berlusconi ha saputo sfruttare al meglio, ma che oggi lo vede - a mio avviso - perdente per le seguenti ragioni:
a -  decadenza fisica.
Per tutti i leader (o dittatori) che accentrano il proprio potere, le fortune politiche sono legate alle proprie condizioni di salute.
Quando Berlusconi scese in politica, era un ricco e vitale sessantenne, sposato ad una bella donna, con una famiglia ideale e portatore di un messaggio vitalistico e di successo: si presentava come l’italiano che tutti avrebbero voluto essere (ricco e vincente) e che tutti, grazie a lui, sarebbero potuti diventare.
Oggi Berlusconi è un ricco ultrasettantenne, evidentemente afflitto da patologie sessuali, come denunciato dalla ex moglie e come sempre più evidente dalle notizie ripetute.
Insomma una persona  rancorosa e malata, che tenta di apparire giovane agli occhi della sua corte, ben diversa da quella di diciassette anni fa, tranne che per la smisurata ricchezza, che non solo non è diminuita, ma è anzi aumentata.
b - per vizi morali.
I ripetuti scandali sessuali, la sensazione di vivere una politica da basso impero, con ex vallette senza meriti particolari che vengono catapultate a ruoli politici, allontana da Berlusconi una parte degli elettori. Non si tratta del ripudio moralistico in cui sarebbe incorso un politco anglo-sassone, ma di un progressivo scollamento, che rende Berlusconi “alieno” rispetto a parte degli italiani.
c - per la crisi economica.
Dopo due anni passati a sentirsi ripetere che “l’Italia se la cava meglio degli altri” sempre più elementi (l’aumento della disoccupazione, il calo dei consumi, l’inesistente riduzione delle tasse ecc.) fanno capire che le cose non sono affatto come le dipinge il TG1 e che la ricchezza promessa non arriva.
Non a caso la confindustria sta progressivamente prendendo le distanze da SB, cercando sponde diverse
Di fronte a questa crisi, che sogno potrebbe vendere Vendola ?
Ovviamente un sogno molto diverso da quello che piacerebbe a chi scrive o a chi frequenta nFA, tuttavia Vendola sarebbe capace di proporre un sogno.
In primo luogo e soprattutto per il suo non essere Berlusconi.
Vendola è infatti tutto ciò che Berlusconi non è: è (relativamente) giovane, comunista, omosessuale, cattolico praticante e pure con l’orecchino.
Non ha bisogno di trovare una giustificazione, una sponda, un aggancio per apparire “accettabile”: egli ha una sua personalità netta e l’unica cosa in comune con SB è la capacità di vendere la sua aria fritta.
E’ riuscito a farsi eleggere per due volte di seguito governatore della Puglia, senza bisogno di nascondere nulla del suo essere e stiamo parlando della Puglia, una regione tradizionalmente di destra e del sud, che secondo gli schemi mentali a cui siamo abituati avrebbe dovuto rifiutare un candidato “ricchione” e pure cominista.
Vero è che la Puglia non è l’Italia e che i ceti produttivi del nord richiedono altro, però non dimentichiamoci che Vendola non deve convincere tutto il nord, ma solo una quota maggioritaria dell’elettorato mobile e dei delusi che nel tempo hanno smesso di votare.
A costoro cosa può proporre ? Bè la ricetta è quella ben spiegata da Sandro, una confusa riscrittura catto-comunista, con una spruzzata di green economy, allora perchè mai dovrebbe interessare gli elettori o meglio la percentuale maggioritaria dell’elettorato mobile ?
Intanto perchè dal’altra parte dello schieramento è improbabile che arrivino idee innovative: cosa potrà proporre di nuovo il centro destra? l’ennesima promessa di riduzione di tasse? la chimera del federalismo ? Minestre riscaldate, di fronte  alle quali è possibile che una parte maggioritaria dell’elettorato mobile volga lo sguardo altrove.
La crisi poi  si fa sentire e una parte degli elettori ha bisogno di protezione, per cui slogan come "lotta al precariato", "macelleria sociale" e cose simili rischiano di trovare molto più appeal che nel passato.
Tutto ciò ovviamente non basta, occorre anche che alle urne partecipi il terzo polo di centro, al quale si aggreghi anche Fini. Una coalizione che contenga Casini, Fini e Rutelli, drenerebbe voti da destra e sinistra, ma, considerando le storie personali dei suoi leader,  prevalentemente da destra.

 

E la "santa alleanza" per il voto fino a Casini e oltre?
La santità poco si addice alla politica. C'è la necessità di una larga alleanza tra culture riformatrici. E per metterla in piedi servono le primarie e una discussione pubblica sulle parole chiave che possano schiudere le porte a un futuro in cui vinca l'Italia migliore.

[Traduzione] Io spero che funzioni il modello pugliese: Casini e un pezzo della destra si dividono dal PdL e la sinistra vince anche se è minoritaria. D'altra parte è la mia sola speranza di diventare primo ministro, non riuscirò mai a essere votato dalla maggioranza degli italiani.

 

Questo scenario è descritto nell'ultima parte dell'analisi di Sandro Brusco, e non è affatto improbabile che si realizzi. E poi? L'Italia "Nichilista" efficaremente (e realisticamente!) descritta da Franco Bocchini e Marco Esposito in "Profondo Rosso" sarà migliore o peggiore del "sultanato" www.ibs.it/code/9788842089148/sartori-giovanni/sultanato.html ?

Se posso aggiungere qualcosa all'eccellente analisi di Sabino (dove la definizione di ''eccellente'' è quella standard per un accademico: mi cita), in questo scenario Vendola non può che essere un feroce nemico dell'unica riforma elettorale che al momento si profila all'orizzonte, ossia la reintroduzione del proporzionale con sbarramento alla tedesca.

Possiamo supporre, stando molto larghi, che il range di possibili percentuali per SEL sia tra il 3% e il 10% (credo ottenne il 9% alle elezioni pugliesi), con la massa di probabilità concentrata tra il 4% e il 7%. Con il proporzionale l'unica speranza della sinistra di andare al governo è la costituzione di un governo di coalizione con Fini, Casini e Lombardo. Vendola sarebbe solo il leader di un partito minore collocato all'estrema sinistra, con bassissimo potere contrattuale, quindi addio premiership. Vendola può diventare primo ministro solo con il porcellum. Non è scontato, ma è almeno possibile. Con il proporzionale è impossibile. Questa è una ragione in più, e molto forte, per opporsi con estrema durezza a qualunque ipotesi di governo tecnico.

Ringrazio Sabina per il "papello", che quoto al 95%: laddove dice che Vendola non ha nulla in comune con nFA: ha in comune un orecchino...

Per il resto, senza timore, dico che dopo 17 anni di SB sono personalmente anche stanco di incazzarmi contro sempre lo stesso figuro, per cui ben venga una novità, e se non siamo morti berlusconiani non moriremo neppure vendoliani. Last but not least, il tipo parla bene, ma poi alla fine è un pragmatico, di sicuro non nazionalizzerà la Fiat..

L'unica perplessità è sul voto del Senato, mentre la Camera te la giochi a viso aperto il Senato è un'alchimia contabile (di cui El Brusco ha già parlato), per cui l'esito potrebbe anche essere una non maggioranza, o peggio, dover fare accordi con Casini ogni volta (che poi porrà come primo paletto la non nomina di Vendola, in perfetto stile old DC), quindi fossi in NV farei pressione per una nuova legge elettorale, ma assolutamente maggioritaria, senza doppio turno, all'inglese, solo che poi chi la vota in Parlamento ?

La prima volta che ho sentito parlare di Vendola come possibile candidato ho fatto una grossa risata e ho pensato che se fosse così, il cdx potrebbe stare tranquillo anche per la prossima legislatura.

Dopo però ci ho ripensato meglio, e non sono più così sicuro. E' ovvio che in condazioni normali uno come lui non avrebbe chances, il problema è sapere in quali condizioni si andrà alle prossime elezioni. Offensiva giudiziaria, più crisi economica (soprattutto questa), più alchimie politiche varie, in effetti potrebbero anche produrre questo deprecatissimo (almeno da me) effetto. Timore rafforzato anche da un esempio storico recente. Chi avrebbe mai pensato che uno come Obama potesse diventare presidente degli USA? E invece, complice appunto il momento storico eccezionale (e comunque, se non fosse esplosa la crisi proprio alla vigilia delle elezioni, resto convinto che avrebbe vinto McCain), è successo. E se gli americani, in un contesto simile, hanno commesso una follia, cosa ci vieta di pensare che non lo possano fare anche gli italiani? tanto più che Vendola, come tipo di personaggio, un po' Obama lo ricorda davvero.

 

 

parco delle Rimembranze (solo gli italiani hanno indirizzi di tale poetica potenza)

 

..dev'essere la poetica potenza che ispira i napoletani ad utilizzare il menzionato luogo per le loro attività ri-produttive.

Nota: era un commento scherzoso a palma, sopra.

 

insomma, insomma, dopo l'inaugurazione delle sezioni poetiche, 'nu poco di creanza verso il gran poeta recanatese

miliano e pancho

Sarebbe come dire che faranno presto una brutta fine anch'essi?