Il monopolio della mediocrità

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Una delle determinanti principali della "questione meridionale" è il sistema di tolleranza delle irregolarità che si autoalimenta e determina una selezione avversa nei confronti del merito individuale e del rispetto delle regole. Il fenomeno ha una rilevanza di carattere generale perché alcuni ingredienti della ricetta, che ha prodotto il disastro del sud Italia, sono presenti anche al nord e nel resto dei paesi sviluppati.

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Qualche tempo fa mi trovavo su un treno delle ferrovie dello stato italiano. Sul regionale 2363 per la precisione che pur chiamandosi “Freccia del Biferno”, non ha niente a che vedere con le più blasonate frecce rosse di cui l’azienda va orgogliosa. Per intenderci si tratta di un treno alimentato a gasolio vecchio di una quarantina d’anni in circolazione tra Roma ed Avellino. Su questo tipo di treni, se fai il biglietto su internet devi esibirne una stampa perché il controllore non dispone del palmare. Lo spunto che vi riporto mi è venuto nel momento in cui, una delle rarissime volte in cui il controllo è avvenuto, mi è stato richiesto di esibire un documento d’identità. Istintivamente ho pensato che quel signore fosse un rompicoglioni.

A mia discolpa potrei dire che le verifica dell’identità è un cavillo inutile, perché senza il controllo con il palmare del codice, chiunque può realizzare con poca fatica al pc una stampa simile a quella che ho esibito. Potrei aggiungere che l’idea del cavillo mi è venuta in seguito, quando per 5 minuti ho assistito al pistolotto nei confronti di due signore sedute di fronte a me che non avevano timbrato (mai fare la multa per carità, intendiamoci, solo il pistolotto). Ma sarebbe nascondersi dietro un dito.
La verità è che mi è sembrata pedanteria il fatto che il controllore facesse semplicemente il suo dovere. Peggio, non lo ha neanche fatto il suo dovere (le tipe senza timbro andavano multate), mi è sembrato pedante perché ha fatto un pò più del quasi nulla a cui sono abituato. Inutile stupirsi per l’ennesima ‘italianata’ folkroristica? Io dico che una piccola riflessione si può fare.

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Secondo me quello che ho sperimentato in treno è una delle innumerevoli manifestazioni del ‘Monopolio della Mediocrità’ un meccanismo per il quale la tolleranza nei confronti delle irregolarità si autoalimenta crescendo progressivamente e produce una selezione avversa nei confronti del merito individuale e del rispetto delle regole. Non credo sia esagerato affermare che questo fenomeno costituisca una delle determinanti principali, se non la principale della cosiddetta questione meridionale. Penso che il fenomeno meriti attenzione perché ha una rilevanza di carattere generale: alcuni ingredienti del disastro del sud Italia sono presenti anche al nord e nel resto dei paesi sviluppati, forse comprendendo più a fondo il male sarebbe possibile individuare una cura. Non a caso più volte su questo sito si è parlato di "meridionalizzazione del nord" o, recentemente, dell’Europa (molto efficace la metafora della piscina). Citando dal mio articolo preferito di nFA:

 

« la Questione Meridionale è LA Questione Nazionale»

 

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L’idea di fondo è che si tratti di un processo graduale di progressiva degenerazione in cui il combustibile principale è la tolleranza verso il mancato rispetto delle regole. L’infrazione commessa da un singolo individuo viene tollerata dagli altri perché non riconoscono nella violazione un danno immediato e perché confidano nella possibilità di ricevere altrettanta tolleranza in futuro. Perché un meccanismo del genere possa essere antimeritocratico è descritto in questo paper e brevemente riepilogato qui (sono venuto a conoscenza di entrambi grazie a Ne’elam). In estrema sintesi si tratta di un tacito accordo tra gli individui in base al quale, stante una diffusa tolleranza delle irregolarità, è possibile consegnare prestazioni minori o di minore qualità rispetto a quelle per le quali ci si è impegnati.

Tuttavia un minimo grado di tolleranza delle irregolarità è presente un po’ ovunque, gli esseri umani non sono macchine. Quand'e che inizia la degenerazione? Perché Palermo e Napoli SONO una cosa diversa da Torino e Milano, mentre Roma è un’altra cosa ancora? Come si propaga questo ‘virus della mediocrità’? Perché Milano e Torino di 30 fa, sotto questo profilo, erano diverse da oggi? Perché non è avvenuta la stessa cosa a Chicago? Suppongo che gli economisti e gli scienziati sociali si siano interrogati da tempo attorno a quale questione. Domando, esiste una risposta o, almeno, un insieme convincente di ipotesi? In particolare, esistono rimedi che funzionino, oppure no? Da dilettante, forse ingenuo ma curioso, propongo qui il mio punto di vista.

Io credo che la svolta avvenga nel momento in cui la tolleranza si estende da chi alle regole dovrebbe attenersi a chi le regole dovrebbe far rispettare; nelle "regole infrante" includo, ovviamente ed anzitutto, le leggi. È banale, ma a mio avviso è tutto lì: quando il tutore della legge la viola, la legge, la regola comune, perde qualsiasi significato e qualsiasi potere vincolante sui soggetti che dovrebbero semplicemente rispettarla. Come "rispettare" ciò che anche i tutori non "rispettano"?Il meccanismo fondamentale, a mio umile avviso, è "top-down", dal vertice alla base, non viceversa. Se non altro per ragioni di osservabilità: è più facile che tutti vedano ciò che fanno i pochi al vertice che non viceversa.

A quel punto la maleducazione o la disobbedienza evolvono in illegalità e crimine; l'intero tessuto sociale diventa un incubatore per la criminalità organizzata e per le caste corporative. Anche un pensionato tranquillo può diventare un corriere (sottomarino) che porta lo stipendio alle famiglie dei malavitosi. L’estorsione e la corruzione diventano elementi di ordinaria amministrazione. La criminalità organizzata trova l’infrastruttura ideale per crescere: non solo bassa manovalanza (anche quella), ma soprattutto gente capace e intelligente con un'etica elastica e un ambiente che la ospita invece di espellerla. La casta segue la stessa logica della mafia, con la differenza che al posto delle attività criminali ci sono le rendite di posizione. Ma il metodo che le impone è il medesimo: la violazione, prima occulta e poi palese, delle regole che teoricamente dovrebbero essere comunamente accettate e che dovrebbero servire da filtro selettivo, da strumento di selezione per l'entrata e l'uscita dal vertice.

Infatti, appena casta e mafia sono state svezzate, avranno le risorse e tutto l’interesse a preservare e incoraggiare il monopolio della mediocrità ed il cerchio si chiude. Chi è esterno a questi gruppi di potere - a queste "elites": sia la casta che il crimine organizzato elites sono - non ha altra scelta che adeguarsi. Nel linguaggio degli economisti credo si tratti di "strategia dominante", di certo è almeno un equilibrio di Nash. L'altra cosa che vorrei notare è che queste elites non sono contestabili e non sono esposte, in genere, a free entry; insomma sono scarsamente generate da un meccanismo competitivo, o di mercato, o meritocratico. Questo è un punto che Saviano coglie molto parzialmente, direi che proprio non lo coglie, nella sua analisi della camorra. Egli la interpreta come il prodotto di un meccanismo di mercato basandosi puramente sul fatto che i camorristi vogliono arricchirsi (come se i signorotti medievali fossero dei pauperisti) mentre non vede che la camorra è figlia della negazione del mercato competitivo e delle regole trasparenti che sole lo possono sostenere.

Infatti, queste "elites della mediocrità" si formano attraverso processi "medievali" di selezione (chi scrive le leggi e deve farle rispettare NON è tenuto a rispettarle) ed attraverso un meccanismo di "anti-mercato" (l'omogeneizzazione servile) si preservano. Una volta che le elites del tipo "casta" si formano, esse creano barriere all'entrata e sollecitano la diffusione della mediocrità, intesa come violazione massiva e diffusa delle regole ufficialmente condivise. Il tutto è retto invece da regole informali, non scritte, arbitrarie e modificabili quando non più utili alla casta stessa. Un lampante esempio si ha nella discussione, quasi ventennale, sulle leggi elettorali italiane le quali non sono mai state modificate usando come criterio la "efficienza" del sistema democratico ma, piuttosto, la "incontestabilità elettorale" degli incumbents che già appartengono alle elites politiche. Il corpo elettorale come reagisce? Chiaccherando al bar disprezza le leggi elettorali (che sono una "truffa") ma ci si adegua e vota, cercando favori e prebende all'interno del gioco che esse definiscono.

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La strada per Gomorra comincia quando non allacci le cinture di sicurezza o chiedi il ‘favore’ di farti annullare una contravvenzione. Il bivio fondamentale che distingue tra una società malata e una marcescente lo determina l’estensione della ‘interpretazione flessibile delle regole’ alla legge e a chi deve farla rispettare. È dalla testa che comincia a puzzare il pesce.

Se questa analisi è corretta l'implicazione è palese: oltre che a livello orizzontale, nei rapporti quotidiani, il circolo vizioso va spezzato anche e soprattutto in linea verticale nella tolleranza applicata alle elites. Prima di applicarla in basso la tolleranza zero va applicata in alto. Per combattere l'evasione fiscale occorre PRIMA combattere l'illegalità, gli abusi ed i privilegi commessi dalle e concessi alle elites nell'uso delle risorse che l'imposizione fiscale raccoglie.

Oggi più che mai è necessario che “La moglie di Cesare sia al di sopra di ogni sospetto.”

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Commenti

Ci sono 140 commenti

Altri, in rapporto al medesimo argomento, parlavano di "soglia di trasgressione" che si poneva più in alto man mano che la mitridatizzazione all'illegalità-irregolarità cresceva. Ma al di là di questioni nominalistiche, frequentando per lavoro la Germania, mi veniva da osservare che il formalismo strutturato della lingua tedesca insegnato con teutonica diligenza sia uno strumento che fornisce una sorta di schema mentale di disciplina agli scolaretti. Un pò come avveniva con l'insegnamento di Latino e Greco. Non dico che bisogna reintrodure latino e greco. Forse aiuterebbe insegnare rigorosamente l'italiano con le sue regole e le sue eccezioni essendo esigenti sin dai primi cicli scolastici per creare un humus mentale ordinato ed allenato a riconoscere immediatamente errori grammaticali e sintattici. Su questa base di abitudine alle regole di uno strumento onnipresente come la lingua, si potrebbe fondare il resto. Non so se dico una sciocchezza, ma credo che uno degli aspetti su cui lavorare sia questo. Augurandomi di essere riuscito a spiegare ciò che intendo.

Spero di non essere eccessivamente fuori strada quando penso al "do ut des" delle banche che si presentano agli imprenditori con i fidi in una mano e la richiesta di sottoscrizione di prodotti di investimento "della casa" dall'altra. Gli imprenditori si lamentano ma hanno bisogno dei fidi e quindi come i clientes politici finiscono con il sottostare a questo gioco al ribasso. Una soluzione semplice ci sarebbe: separare i due settori di attività in modo ferreo.

Io aggiungo un'altra ipotesi: la stupidita' delle leggi e delle regole. Se si introduce una norma palesemente stupida -- come il controllo d'identita' sulla Freccia del Biferno (di cui anche io talora sperimento le delizie) -- o controproducente, l'individuo (giustamente) non la osserva, se non costantemente costretto.

Quando le norme di questo tipo superano una certa soglia (non chiedetemi una stima econometrica), suscitano un'avversione istintiva per qualsiasi legge (indipendentemente dal merito) e quindi innescano un meccanismo degenerativo di avversione all'autorita' e di disobbedienza generalizzata (la legge di Gresham delle leggi?).

Insomma secondo me e' la qualita' (e la semplicita') dell'impianto legale di un paese che determina il grado di "compliance". Quando la qualita' e' scadente, qualsiasi obbligo o semplice regola che lo Stato impone e' percepita come un'imposizione arbitraria di un potere costituito a vantaggio di qualcuno e quindi istintivamente ripudiata.

Alla fine si instaura la convinzione nella gente comune che leggi le osservano gli imbecilli, mentre sono furbi quelli che vi si sottraggono. L'aspetto piu' tragico e' che purtroppo non si puo' dare loro torto. Di questo gia' parlava Tocqueville (molto piu' lucidamente ed in dettaglio di quanto non possa fare io) analizzando le cause della Rivoluzione Francese.

 

PS Con questo commento non intendo fornire un salvacondotto morale all'illegalita' diffusa, ma ipotizzare una ulteriore spiegazione sulle questioni sollevate in questo ottimo articolo. In estrema sintesi: gli individui rispondono agli incentivi anche nell'osservanza delle leggi.

infatti la differenza tra l'italiano e lo straniero è che l'italiano elude la legge assurda, lo straniero la rispetta comunque perché la legge è legge. E normalmente sono assurde tutte le leggi a nostro svantaggio.

 

Io aggiungo un'altra ipotesi: la stupidita' delle leggi e delle regole. Se si introduce una norma palesemente stupida -- come il controllo d'identita' sulla Freccia del Biferno (di cui anche io talora sperimento le delizie) -- o controproducente, l'individuo (giustamente) non la osserva, se non costantemente costretto.

 

Io valuto che la stupidita' delle leggi non sia la vera causa dell'illegalita' diffusa ma un effetto collaterale della stupidita', corruzione e arretratezza delle elites e dello Stato italiano.  In un contesto arcaico la legge consiste oltre che in principi di buon senso in una serie di decreti arbitrari che sono solo un ornamento formale attraverso il quale le elites razziano ricchezza ai sudditi.  Nelle societa' moderne e avanzate invece le leggi sono formulate in maniera condivisa e come obiettivo non hanno la razzia ma il buon funzionamento della comunita'.  Quindi nella mia visione sia le leggi astruse sia l'illegalita' diffusa sono l'effetto dell'opera (meglio della mancata opera) di elites perdenti nella competizione internazionale e anche stupide e/o corrotte, che non si dedicano al miglioramento della societa' italiana ma piuttosto a razziare internamente risorse per i propri lussi.

La Legge di Gresham delle Leggi

oltre che un concetto interessante, mi sembra anche letterariamente attraente (perchè non scirviamo insieme un bel pamphlet satirico? Ho certe ideuzze che scommetto ti piacerebbero ;)

Il discorso degli incentivi è sicuramente importante, a mio avviso più nell'aggravare un processo già avviato che non nel farlo partire. Io credo che davanti alla legge stupida o iniqua la eludi o ti ribelli. Per perdere fiducia nella legge in generale o sono regolati male anche gli aspetti più banali oppure c'è qualcosa di marcio nel sistema ad un livello più ampio.

Spero di non bestemmiare,ma aggiungerei (credo mutuando da hayek e Popper) che le regole non dovrebbero prescrivere cosa fare, ma vietare quello che non si deve fare.

Un pò OT parlando di atteggiamenteo culturale verso le leggi mi torna sempre in mente questo brano di Geordie

Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re
Geordie potran salvare,
anche se piangeran con te
la legge non può cambiare.

Proprio come nella nostra Italia, no?

 

E il fatto che le leggi siano assurde e incomprensibili (oltre che palesemente ingiuste) non c'entra nulla? E' vero che le multe andrebbero fatte, ma mentre in germania si multa per scoraggiare un certo comportamento (perciò, idealmente, l'autovelox migliore dovrebbe essere quello che non non fa alcuna multa) in italia si usa per far cassa. In veneto c'è un'epidemia di macchinette ai semafori tarate per fregare la gente e quando non c'è l'intento criminoso spesso c'è un'incompetenza allucinante.

Idem con trenitalia. Il servizio è indecente, carissimo, non c'è tutela alcuna e lo Stato mi obbliga a usarlo perchè tarpa le ali ai concorrenti (chi ha provato a viaggiare coi treni DB sul brennero sa di cosa parlo... a proposito: lì si comprano a bordo, vuoi vedere che gli scrocconi sono molti meno dche su trenitalia?). So che non si dovrebbe fare, ma sinceramente aver fregato gente come trenitalia non è di quelle cose che non mi fa dormire la notte.

Inoltre ho notato che quando si vive in posti più civili molte cattive abitudini si perdono: in francia non ho mai viaggiato su un bus senza biglietto, perchè lo compravo a bordo, in germania ho sempre differenziato tutto perchè era pieno di macchinette che mi restituivano i soldi del vuoto a rendere... 

Insomma la soglia di trasgressione più alta avrà certo un ruolo importante, ma avere leggi stupide ed amministratori ladri credo rafforzi ancora di più questa tolleranza all'illegalità.

Alberto dice:

 

E il fatto che le leggi siano assurde e incomprensibili (oltre che palesemente ingiuste) non c'entra nulla?

 

Non voglio attribuirti cose che non hai detto, però offri l'occasione per una riflessione abbastanza comune

 

Il servizio è indecente, carissimo, non c'è tutela alcuna e lo Stato mi obbliga a usarlo perchè tarpa le ali ai concorrenti

 

Se un servizio non mi piace, la reazione corretta è non usarlo. Mi è capitato di sentire (non attribuisco a te questa posizione, prendo spunto dal tuo commento) "non pago i mezzi [che uso] perchè il servizio è scadente" oppure "non pago il canone, perchè non è giusto o non guardo la RAI".  Ecco a questo punto, la linea è già stata oltrepassata,il fatto che una legge sia cattiva può essere in qualche modo una "attenuante psicologica" però finchè vige bisogna rispettarla. Possiamo protestare e rivendicare che venga cambiata, ma se ognuno si mette a non rispettare le leggi che non gli piacciono sarebbe la fine dello stato di diritto.

Non che non comprenda lo spirito (recentemente ho investito mezza giornata per andare a ritirare in un posto di polizia sperduto la mia patente da loro rinvenuta solamente per distruggerla perchè ho chiesto il duplicato in seguito al furto...) però a mente fredda bisogna avere chiaro che il rispetto delle regole e, a maggior ragione delle leggi, che regole sono, è alla base di una società civile.

Grazie per il bell'articolo.

Tempo permettendo faccio una replica piu' approfondita ma voglio premettere che mi sembra sbagliato spiegare la situazione di illegalita' diffusa del Sud Italia come risultato di una degradazione rispetto ad un'ipotetica eta' dell'oro dove vigeva la legalita'.  La situazione del Sud Italia e' a mio parere dovuta a due aspetti complementari: l'arretratezza storica (gli Stati arretrati sono quelli dove meno vale la legalita', si leggano le statistiche del 1800 riguardo gli omicidi ad esempio) e la disfunzionalita' dello Stato italiano, strettamente legata alla stupidita' e corruzione delle sue elites e alla sua natura centralista.

Io la vedo come segue.  Negli Stati arretrati c'e' illegalita' diffusa (es. Nigeria, Pakistan, Afghanistan), il potere organizzato razzia con la violenza e dove non esiste potere organizzato c'e' la giustizia tribale per certi aspetti simile alle famiglie mafiose.  La legalita' esistente negli Stati piu' civili e avanzati di oggi (USA, UK, Scandinavia, Svizzera, Olanda, Germania) deriva da un faticoso progresso storico che ha visto prevalere attraverso una competizione feroce primariamente militare e progressivamente sempre piu' economica gli Stati che si sono organizzati internamente nella maniera piu' efficiente.  La legalita' e' un fattore di efficienza perche' consente una migliore e piu' efficiente allocazione delle risorse interne e garantisce una maggiore coesione nazionale, fondamentale nel caso di un confronto militare.  La legalita' e' tipicamente associata ad altri fattori di efficienza utili alla competizione internazionale come l'istruzione, la meritocrazia.

Attraverso la competizione gli Stati dotati di elites intelligenti e capaci emulano i casi di successo degli Stati vincitori anche comprendendone ed emulandone i presupposti come legalita', istruzione, meritocrazia.  Il caso del Giappone che acquisisce reinterpretandole le conoscenze occidentali (Rangaku) e' illustrativo.  Gli Stati dotati di elites stupide e incapaci perdono la competizione, vengono colonizzati e marginalizzati e le loro elites si dedicano primariamente allo sfruttamento delle risorse interne, col metodo arcaico della razzia arbitraria appena riverniciato con le forme esteriori dei contesti piu' civilizzati.

Il Sud Italia e' storicamente uno Stato perdente, prima viene invaso dalla Spagna e in seguito rimane efficacemente schermato da tutta la storia di competizione militare che ha forgiato l'Europa dal fatto di essere circondato dal mare e dall'intoccabile Stato Pontificio a Nord.  Per questo motivo il Sud Italia e' rimasto uno Stato arcaico e per di piu' con elites dedite alla razzia, e non sottoposte ad un livello di umiliazione per colonizzazione sufficiente a stimolare la capacita' intellettuale di emulare gli Stati vincenti per legalita', istruzione e meritocrazia.

Lo Stato italiano centralista, che aveva anche nel Centro-Nord caratteristiche simili di arcaicita' del Sud, sebbene ad un livello significativamente inferiore per il passato dei comuni medievali e per la maggior vicinanza all'Europa, ha acquistato progressivamente sempre piu' le caratteristiche meridionali di arcaicita' ed elites dedite primariamente alle razzie in un contesto di illegalita' diffusa, scarsa e scadente istruzione, e assenza di meritocrazia.  All'interno dello Stato italiano il ruolo del Sud e' sempre stato quello di area povera dove la spesa pubblica decisa dal centro compera piu' voti rispetto alle aree ricche. 

Invece di far competere il Sud e costringerlo ad emulare le caratteristiche virtuose degli Stati civili ed avanzati, lo Stato italiano attraverso la spesa pubblica ha ricoperto d'oro le elites meridionali, dando loro il compito di tradurre soldi in voti attraverso le clientele.  L'assenza di competizione e il benessere artificiale delle elites garantito dal Centro sono i fattori con i quali si perpetua l'arcaicita', l'illegalita' diffusa, la scarsa istruzione, l'assenza di meritocrazia e la poverta' del Sud.  Nel contesto attuale, il massimo di voti viene garantito dalla stessa spesa pubblica piu' il Sud rimane povero rispetto al Nord, e illegalita', scarsa istruzione e assenza di meritocrazia sono tutti presupposti di poverta'.

Quindi concludendo: l'illegalita' diffusa del Sud Italia non viene dalla corruzione progressiva di una ipotetica eta' dell'oro della legalita', mai esistita, ma dall'arcaicita' della societa' meridionale che si e' determinata storicamente in seguito all'assenza di competizione con altri sistemi e si perpetua nel contesto dello Stato centralista italiano che non offre alle elites meridionali alcun incentivo a competere ed emulare ma piuttosto incentiva a massimizzare i voti contro la spesa pubblica, quindi alla illegalita' e alla poverta'.

Alberto, trovo le tue parole largamente condivisibili, ma piuttosto dure da digerire per chi questa sitazione la vive quotidianamente sulla propria pelle. Vedo anzi che la bugia pietistica del sud avanzato depredato dal nord viene contrabbandata a destra e a manca. Guarda per esempio wikipedia, fa venire voglia di editarla:

http://it.wikipedia.org/wiki/Questione%2Bmeridionale

tu (o altri che ne sanno) sapreste indicarmi delle fonti utilizzabili per la situazione reale dell'italia preunitaria?

 

 

mi sembra sbagliato spiegare la situazione di illegalita' diffusa del Sud Italia come risultato di una degradazione rispetto ad un'ipotetica eta' dell'oro dove vigeva la legalita'

 

Non intendevo dire questo. Il mio intento era, partendo dall'osservazione della situazione attuale nel sud italia, cercare di capire cosa potesse determinarne le caratteristiche, soprattutto per capire come "il male" agisce e si propaga. Non mi sono soffermato su una prospettiva storica, che è sicuramente interessante, ma non era il mio obbiettivo.

Il mio punto è: cos'è che fa degenerare una società? Se lo troviamo possiamo combatterlo. La storia della tolleranza delle regole mi sembra plausibile e non credo che sia neanche necessariamente in contrasto con la prospettiva storica che proponi.Sicuramente la geografia e l'interazione con le popolazioni limitrofe influenza come una società si evolve, non sono però quelle le variabili che intendevo osservare.

Io mi chiedo come si arriva a trovare normale quello che normale non è da nessuna parte del mondo? Com'è che BS fa quello che fa e lo votiamo contenti (e non solo al sud)? Non approfondisco se 200 anni fa era così o meno. Ho letto che Dell'Utri neanche 20 anni fa pensava che entrare direttamente in politica fosse impensabile. Oggi BS regna felicemente. Come avviente tutto ciò?

In sintesi: non intendevo dire che il meridione fosse in passato un eden che poi è degenerato. Intendevo portare attenzione sul fatto che esiste qualcosa di negativo che succede alle società, oggi sta abbondantemente succedendo a tutta l'Italia e tu stesso in qualche commento di qualche giorno fa ne paventavi l'estensione all'Europa. Questo qualcosa è particolarmente evidente al sud:

penso che possa costituire un interessante case study perchè nel processo di degenerazione è avanti.

 

@ Alberto L Arcaicità non necessariamente coincide o implica illegalità. La storia e la geografia incidono di certo, ma come meridionale ho ben presenti tempi nei quali l'illegalità aveva un grado di diffusione e di tolleranza nettamente più basso. Non ho dati da citare al riguardo, ma mi riferisco all'illegalità del genere di quella citata nel post. Per spiegarmi, nel caso di Napoli il peggioramento si è innescato nel momento del passaggio dal contrabbando, certamente illegale, al commercio della droga per poi trasformarsi in illegalità collegata agli appalti pubblici.

Ciao Alberto!
La tua prospettiva è interessante, avrei due domande da farti:

1. Come ti spieghi il fatto che l'Italia, a un certo punto, si sia modernizzata e abbia avuto un'impennata di benessere dopo la seconda guerra mondiale?

2. Il caso del Giappone è molto curioso. Il paese è stato isolato fino a un certo punto del 1800 e poi si è aperto, complici anche i commerci tra USA e Cina e l'invenzione dello steam engine. Tuttavia, il processo di occidentalizzazione non è stato proprio smooth: ci sono stati conflitti dentro la società Giapponese per decidere cosa fare. Questo per dire che uno stato non è un monolite con un'unica idea, ma un insieme di persone con una moltitudine di idee. Nel tuo modello non sembra esserci molto di questo processo "competitivo" di idee interno. Secondo te, come la dinamica interna a uno stato o a una parte di esso gioca un ruolo?

E' un circolo vizioso: lo dico da meridionale fuggito 10 anni fa dalla mia Lucania per disperazione. 3 episodi significativi:

1. un sindaco, dopo il terremoto dell'80, tiene 2 sindacature 2 con questa logica "Sindaco, mi sono  arrivati i canoni d'affitto per il prefabbricato assegnatomi come sfollato. Che devo fare?" "Non ti preoccupare: non pagare!"; "Sindaco, mi sono arrivate delle bollette dell'acqua salate per il prefabbricato" "Non ti preoccupare ..." e così via. Primo risultato: un buco nei conti comunali che ha richiesto il commissariamento del comune di Potenza. Secondo risultato, anni più tardi: "ma quando ci ridanno il Sindaco nostro?". Avevi voglia a sgolarti e spiegare che i debiti del Comune li paghiamo noi con gli interessi. Non gliene fregava nulla a troppe persone. L'essenziale era che con quel Sindaco "non si pagava!". Terzo risultato: pochi anni fa si è ricandidato con l'Udeur, che correva sola, ed è stato rieletto al ballottaggio. Senza maggioranza. C'è bisogno di commenti?

2. costa ionica: per anni denuncio a pubblica opinione (e non solo) la strana vicenda delle scorie radioattive di cat.3 (le più pericolose) all'ENEA di  Rotondella. Un gruppo di persone di buona volontà (3) mi telefona e mi dice di aver organizzato  una conferenza-dibattito a Bernalda (poco distante) su questa questione e vuole che la tenga io. Ci vado: un'ora e mezza di macchina ad andare e una e mezza a tornare. Trovo in sala: i 3 organizzatori, 4 giornalisti e 2 (DUE) del pubblico. Finisco di dire la mia e ... domande dal pubblico "Scusi, ma a lei la pagano per fare questo?" "No: nessuno mi paga"  " E allora chi glielo fa fare?". Vi risparmio la mia risposta.

3. veleni di Tito, area industriale a 10' da Potenza. Area e capannoni ex Liquichimica, zeppi di amianto mai bonificato, peraltro, in un'area esposta ai 4 venti. Liquichimica va via sversando tonnellate di trielina nel terreno circostante, che finisce nell'alveo del fiume Basento che passa proprio a un passo dal  lotto  industriale. Ma è il meno. Qualcuno, negli anni, ha imbottito l'area di fosfogessi altamente cancerogeni. Imbottito letteralmente il terreno, per più di un paio d'ettari, se non ricordo male. I dati dell'Arpab sono segretissimi, ma la vicenda finalmente, grazie alla tenacia di alcuni volenterosi, salta fuori. Risultato: denunce, controdenunce ecc. finchè si scopre che l'ArpaB è, sì, emanazione della Regione e i suoi rilevamenti hanno valore ufficiale, teoricamente,  ma che la Regione non ha mai dato alcuna autorizzazione all'Arpab, sua emanazione, e quindi i rilevamenti non hanno alcun valore ufficiale, in punto di dirotto. Non è una vicenda di cui mi sono occupato io: è esplosa dopo la mia "emigrazione".

Lo so: è roba da matti. Basta digitare su Google "i veleni di Tito" per avere una marea di documentazione: non è fantascienza, la mia. E' realtà.

Avrei da scrivere un romanzo. Quanto della mia vita posso ancora sacrificare per combattere contro cose incontenibili?  E' come stare su una bagnarola: mentre turi una falla, altre 10 se ne aprono. Non ce la si fa. Eppure ancora passa l'immagine della Basilicata "isola felice". E oltre tutto solo per riparare casa mia terremotata in centro, mi ci sono voluti 13 anni perché non ero della partita degli "amici degli amici". Ne ho una sfilza. 1986: dopo Chernobyl, viene in gran segreto depositato in un capannone del latte "radiattivo". La Parmalat doveva poi ritirarlo. 2 giorni prima del ritiro, vengo a sapere alcune cose da un amico giornalista e vado sul posto: cartelli di pericolo di "zona radiattiva" ovunque. Cancelli aperti, un custode, porte del capannone spalancate. Il custode fa il giro del capannone, trafugo 2 cartoni di latte, li infilo in auto e me la filo. Li mando ad analizzare: non c'era nulla di pericoloso o radiattivo! Capito l'inghippo? Anche qui, denunce, comunicati della CGIL ecc., ma nulla di fatto. Parmalat rilevava con contributo statale del latte scaduto della locale centrale del latte e tutti ci guadagnavano alle spalle dei cittadini. Una pacchia! 

Raga', non sono un eroe: ho diritto a un minimo di vita decente e civile anch'io. Me ne sono andato. Come me, per 600.000 lucani che ancora sono lì, ce ne sono 3.000.000 sparsi per il mondo che hanno qualcuno, almeno dal nonno in giù, nato lì. E ogni volta lo scassamarroni eri tu: il guastafeste. Quello che rompeva la bella immaginetta del "migliore dei mondi possibili".

Sprofondi pure il mio amato Sud dei vari  "Scusi, ma la pagano per questo?"

 

PS: e ogni tanto mi capita persino di chiedermi "ma dove avrò sbagliato?"

 

 

PS: e ogni tanto mi capita persino di chiedermi "ma dove avrò sbagliato?"

 

Tu non hai sbagliato, ma con il sistema di incentivi disegnato dallo Stato italiano  la tua era una battaglia contro i mulini a vento.

Grazie per la testimonianza alla quale mi sento vicino. Non tanto per la lotta contro i mulini a vento (non ne ho fatta tanta) quanto per la rassegnazione e il senso di impotenza.

Secondo me l'unica cosa che NON devi fare è rammaricarti per essere andato via. E' naturale pensare di tanto in tanto di "essere scappato" invece di rimanere a lottare. Personalmente credo che il primo dovere di ognuno di noi sia verso se stesso (altrimenti come puoi aiutare gli altri?)

Se un certo mondo non vuole essere salvato, non fartene tu una colpa.

Grazie a te, Massimo. Più che testimonianza, è il rendiconto di frammmenti di esperienza diretta. Scrivi:

Secondo me l'unica cosa che NON devi fare è rammaricarti per essere andato via

forse non era chiaro: non mi rammarico per essere andato via. Caso mai, per non averlo fatto prima.

Nello scrivere queste cose sorrido: ho fatto quello che pensavo giusto, poi succede quel che può :)

Scrivi, tra l'altro:

È banale, ma a mio avviso ... quando il tutore della legge la viola, la legge, la regola comune, perde qualsiasi significato e qualsiasi potere vincolante sui soggetti che dovrebbero semplicemente rispettarla. Come "rispettare" ciò che anche i tutori non "rispettano"?Il meccanismo fondamentale, a mio umile avviso, è "top-down", dal vertice alla base, non viceversa. Se non altro per ragioni di osservabilità: è più facile che tutti vedano ciò che fanno i pochi al vertice che non viceversa.

verissimo. Questo instilla l'idea che è tutto un gioco. Mi domando anche da cosa nasce tutto questo. In parte, credo, da leggi sbagliate come gli incentivi al Sud o a chi "investiva" (si fa per dire) al Sud. Questo fiacca la capacità di iniziativa locale, secondo me. E lascia anche alla classe dirigente l'idea di essere appendice di qualcosa di più grosso:Roma, per es.. Di dover andare sempre a chiedere qualcosa.

Capacità di fare che c'è, al di là delle favole: a meno di pensare che esista un DNA alterato solo in una parte della penisola. S'è visto quando i baroni Corvo di Salaparuta hanno iniziato a imbottigliare in proprio, invece di vendere i vini per il taglio del Chianti (ma quant'è grossa, 'sta collina del Chianti, tra l'altro?) e uno ad uno hanno iniziato, i produttori del sud, a seguire il loro esempio. Si vede con la non poca elettronica di punta insediata da Frosinone in giù e senza fondi pubblici.  E che pare vada assai bene. 

Ci sono realtà vive e in movimento: bisogna solo non lasciarle risucchiare nel gorgo.

Quanto ai mediocri, temo che la loro ora di ingloriosa gloria sia scoccata da tempo. Mi considero un liberale di lungo corso e non ho mai desiderato di essere eletto per "svoltare": sarei entrato in un partito più promettente, da questo punto di vista, volendo. Ma il problema era: volete i pochi voti che mi danno? Sudateveli! Non mi ritiro e non regalo nulla a nessuno :).

Con la caduta del Muro di Berlino e poi con Mani Pulite, si è scoperto che  in Italia erano tutti liberali da sempre (a loro dire). Dov'erano prima, non lo so. Sta di fatto che, caduti quelli di prima linea,  si sono fatti avanti i mediocri che stavano in seconda e terza fila. I liberali da sempre,allora, con tutti i loro immancabili errori e difetti, sono stati messi da parte:  a che servivano, dal momento che persino D'Alema, da un lato, ed ex-Repubblichini dall'altro erano ormai diventati liberali?

E dunque eccoli lì, gli abilissimi nell'arte di stare sempre a galla. Con precedenti mica da poco: Craxi, per es., quando era in auge era solito dire quasi confidenzialmente, nei corridoi di Montecitorio "chi se ne frega delle leggi!". Infatti il resto, e lo sappiamo, è storia :)

Quando non c'è concorrenza tra forze politiche, ecco cosa succede: si aiutano sotto banco per la conservazione. Non c'è lotta, non c'è selezione: si vive di rendita.

 

 

Scrivi, tra l'altro:

È banale, ma a mio avviso ... quando il tutore della legge la viola, la legge, la regola comune, perde qualsiasi significato e qualsiasi potere vincolante sui soggetti che dovrebbero semplicemente rispettarla. Come "rispettare" ciò che anche i tutori non "rispettano"? [...]

verissimo. Questo instilla l'idea che è tutto un gioco. Mi domando anche da cosa nasce tutto questo.

 

Questo e' tipico delle societa' colonizzate o dotate di Casta dedita alla razzia delle risorse interne, come ho gia' scritto in un altro commento mesi fa.  In queste societa' la legge e' arbitraria e serve primariamente allo scopo di razziare ricchezza dai sudditi a vantaggio dei colonizzatori o della Casta locale.  Nei contesti civili, avanzati e vincenti la legge e' condivisa e orientata al beneficio della societa' tutta (e quindi funzionale a rafforzare la societa' nella competizione con gli altri sistemi-Stato).  Quindi nei contesti avanzati sono le elites che danno esempio di rispettare la legge, e i tutori dell'ordine che non la rispettassero verrebbero subito rimossi.  Nelle societa' arretrate con Casta e/o colonizzate la legge serve primariamente alla razzia dei beni dei sudditi e quindi e' intesa per essere applicata solo sui sudditi e non sulla Casta e nemmeno rigorosamente sui tutori dell'ordine.  Lo stesso uso del burocratese e la formulazione di leggi incomprensibili dai sudditi sono elementi indicativi della funzione depredatoria delle leggi italiane che prevale sulla funzione di utilita' comune.

Condivido i 2 interventi precedenti (Lusiani e Ruggeri), anche se c'è chi fa risalire la colonizzazione del sud a ben prima dell'Unità italiana. Credo che una crescita economica con radici locali possa dare un forte impulso al livello culturale di politici, cittadini, istituzioni: ce n'è bisogno.

Due piccole chicche

1. monnezza a Napoli: 15 anni prima che succedesse,  una seria associazione culturale napoletana, guidata dall'amico Aldo Loris Rossi, ottimo architetto e prof. di Composizione architettonica alla Federico II, aveva sistematicamente lanciato allarmi sulla questione rifiuti campani dicendo che prima o poi (10-15 anni, manco a dirlo) sarebbe esplosa. Avevano attentamente studiato il problema e monitorato il territorio. Inascoltati;

2. per gli economisti: che lo facciano Università come la Parthenope (Napoli) o la LUM (Libera Università Mediterranea) di Casamassima, vicino a Bari, dalle radici dubbie, per quanto ne so , non mi sorprende più di tanto: tesi di laurea con 110 e lode / 110 su questa bufala del signoraggio, che persino io capisco che è una colossale fregnaccia, nei termini in cui è posta da questo Auriti & discepoli. Per curiosità, guardare: link-1link-2.Per chi vuole sbizzarrirsi, visto che su Internet dilagano  queste ed altre corbellerie che si sentono sempre più ripetere anche conversando con amici, ormai c'è chi su FB  è costretto a ribattere colpo su colpo: link-3 . Frugando nel link-3 pare che persino tra le maglie di Università blasonate, certo per distrazione di qualche relatore, passino cose simili, ogni tanto. Sullo stato di Università "Tarocco-Libero" finanziate con danaro pubblico, Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella hanno lanciato questo allarme

Il distacco fra politica, cittadini e cultura, e non per colpa della terza,  si va allargando. Questo da un lato contribuisce a favorire leggi incomprensibili  (molte sembrano scritte da analfabeti di ritorno) e dall'altro accredita  l'idea che le "scartoffie" siano fatte per fregare la gente comune. La politica stessa non centra più i problemi, annaspa: è diventata una tecnica elettorale, non un modo per capire o far capire i problemi che ci stanno di fronte. L'Università è la parte fondamentale della scuola: di lì escono anche gli insegnanti e i formatori delle nuove generazioni.

 

Molto d'accordo sull'articolo. La tolleranza verso prestazioni scadenti è anche la causa di una scarsissima "cultura del servizio" in Italia e della scarsa produttività di numerose aziende del terziario

Tra nord e sud d'Italia c'è sicuramente una differente tolleranza, ma l'aspetto che trovo maggiormente distintivo è che al sud prevale l'idea che debba essere lo Stato (con la S maiuscola) a risolvere il problema. Da qui discende la giustificazione di ogni comportamento "tanto chi sta in cima fa peggio".

Lo Stato è quindi un'entità impersonale, che nessuno vuole incarnare: la "colpa" è quindi sempre di qualcun altro, di chi ha scritto male le regole, di chi non dà il buon esempio, di chi non dà gli strumenti e i soldi, di chi si occupa di queste piccolezze mentre "ci sono problemi più importanti" etc. Si ipotizza un cambiamento top - down, francamente impossibile da realizzare

Il male principale del sud italiano è una sorta di mitologia dello Stato: un'utopia da inseguire tutta la vita, vivendo intanto come se lo stato non esistesse

 

Lo stato è il perfetto capro espiatorio: da un lato gli puoi attribuire le responsabilità che non vuoi prenderti (trovare lavoro, fare impresa) dall'altro non si lamenta se lo derubi o ne approfitti, d'altronde quello che è di tutti è un pò come se non fosse di nessuno.

Scrive Mantovani:

Lo Stato è quindi un'entità impersonale, che nessuno vuole incarnare: la "colpa" è quindi sempre di qualcun altro, di chi ha scritto male le regole, di chi non dà il buon esempio, di chi non dà gli strumenti e i soldi, di chi si occupa di queste piccolezze mentre "ci sono problemi più importanti" etc.

giustissimo. Anche il sud lo è: a volte scrivo "Sud" proprio per questo. Un'astrazione, un'idea. Ma perché lo stato diventa Stato? Non si può certo generalizzare, ma non è una favola che molti non lo sentano come il "loro" stato. Così anche quello borbonico, durato solo 126 anni, e così via andando indietro. Trovo che abbia colto assai bene la questione Carlo Levi: non quello di "Cristo si è fermato a Eboli", eccessivamente glorificato, a mio parere, ma quello di "Le parole sono pietre" e de "Il mezzogiorno è l'altro mondo" che vanno assolutamente letti per capire davvero Levi , secondo me. Sotto riporto due episodi che ritengo assai significativi, così chi preferisce non leggerli può tranquillamente fermarsi qui.

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Variante generale del PRG di Potenza -   allarme tra la popolazione delle periferie: molti chiedono di sapere cosa ne sarà del futuro dei loro quartieri. Alcuni -bontà loro- mi telefonano: vogliono capire. Siamo nella fase precedente l'approvazione definitiva: quella delle osservazioni e opposizioni al piano. Vado al Comune, mi procuro relazioni ed elaborati, li studio un po' e inizio, con colleghi, a girare per i comitati spontanei che si sono costituiti. C'è una partecipazione enorme; domande, ansie, preoccupazioni. Ogni volta lì a spiegare le scelte di piano, le possibili alternative locali, ecc. ecc. Discussioni appassionatissime e sempre nel merito, senza evasioni.  Per farla breve,  ne vengono fuori ben 20 osservazioni: tutte accolte.

Piano particolareggiato  in un esteso comune (Savoia di Lucania) a 15-20' dal capoluogo per un'area commerciale e artigianale da realizzare in prossimità della superstrada Basentana, molto lontano dal centro abitato, che invece si trova su un cocuzzolo poco accessibile. Ho l'incarico, assieme ad altri, di redigere il PPA (Piano Particolareggiato di Attuazione). L'area è agricola. Insisto per coinvolgere dal primo momento gli abitanti. Mi dicono che non vale la pena, che è gente ignorante, che il proprio misero pezzetto di terra se lo porterebbe a letto con più foga di un'amante. La spunto, però. La riunione con gli abitanti della contrada si fa in un ristorante lì, in zona, piuttosto accorsato, peraltro. Presente il segretario comunale, arrivano a piccoli gruppi; alcuni sono assai scettici. Illustro le linee generali di quello che si vorrebbe realizzare ma spiego anche che vorrei capire le ragioni per cui loro insistono a vivere lì e a lavorare una terra così dura e argillosa. Ne viene fuori un lunghissimo brain-storming dal quale  emergono una serie di problemi, indicazioni, osservazioni tutt'altro che stupide. Mi impegno a buttare giù una prima bozza su questa base, a seguire con loro ogni fase del progetto, ad illustrare opzioni possibili, alternative, vantaggi e svantaggi di ogni scelta, ciò che si può e ciò che non si può fare (vincoli del problema). Risultato: si alza un vecchio con una ragnatela di rughe sul volto come Gianni Agnelli e dice :-L'ho sempre detto che questa terra non è buona da lavorare, ma se siamo rimasti qui è per lasciare qualcosa ai nostri figli- e aggiunge :-se  serve un pezzo della mia terra per realizzare tutto questo, lo cedo volentieri al Comune- A uno a uno, tutti offrono un pezzo della loro terra e si dichiarano disponibili (non l'aveva suggerito nessuno) a un riaccatastamento delle proprietà. Andò esattamente come avevo promesso, anche se la cosa rimase sulla carta perché il comune non riuscì a trovare finanziamenti sufficienti. Questo in sintesi: altro che "gente che si scoperebbe il suo misero appezzamento di terra più della moglie!"

 

 

Questo è l'esatto atteggiamento della gran parte dei miei concittadini (ma si sta rapidamente estendendo al resto d'Italia).

L'altro atteggiamento è : bazooka alzo zero verso le irregolarità che ci danno fastidio (un parcheggio in doppia fila, una fila saltata, etc.), richiesta di atteggiamento benevolo se siamo noi (ma era solo un attimo per prendere un caffè, andavo di fretta, etc.)

Il problema è solo culturale: o si inculca il rispetto delle regole, o non basta un carabiniere ed una telecamera per ognuno di noi.

E poi il rovescio della medaglia: se chi è a capo di questo casino ne combina di peggiori, per quanto tempo resiste il rispetto delle regole ? Sono le elites meridionali a fare schifo, immediatamente seguite dal popolino, venendo al treno: se al posto delle vecchiette c'era l'onorevole De Mita cosa avrebbe fatto il controllore ? e ammesso e non concesso che avesse fatto il suo dovere, secondo voi l'On. De Mita non si sarebbe alzato in piedi a dire: "lei non sa chi sono !".

Il cambiamento del Meridione potrebbe venire solo da un forte shock esterno, al suo interno non non ha le forze per evolversi.

molte zone del meridione hanno un problema di barriere all'ingresso verso persone ed aziende.

Le persone nate al sud che lavorano al nord o all'estero nella mia esperienza non mostrano differenze culturali rilevanti dagli altri, come peraltro gli italiani vs. americani, inglesi, tedeschi etc. E' un fatto di "business community", all'interno delle quali i comportamenti convergono. Non ho mai notato differenze di produttività, quantità e qualità di lavoro tra Roma e Milano, nell'ambiente in cui lavoro. A Napoli c'è un centro di sviluppo software che fa concorrenza agli indiani, creato e sviluppato dal management italiano di una multinazionale con base USA.

Qualche esempio di barriere all'ingresso: al sud, specialmente in provincia per assumere personale devi andare dal sindaco; per garantire la sicurezza non bastano polizia e carabinieri; per capire con chi puoi andare a cena o è meglio evitare hai bisogno di una "guida locale". Non ho particolari difficoltà a comprendere questo tipo di cultura, ma semplicemente non mi piace e se posso opero da altra parte.

Come mi disse un imprenditore bresciano: "Non c'è incentivo che possa ripagare un colpo di pistola ad uno dei miei uomini" commentando la decisione di chiudere uno stabilimento al sud a seguito di un avvertimento mafioso. Ci sono rischi semplicemente inaccettabili, altro che "cultura" ...

 

 d'altronde quello che è di tutti è un pò come se non fosse di nessuno.Questo è l'esatto atteggiamento della gran parte dei miei concittadini

 

Mi hai fatto ritornare in mente molti episodi della mia infanzia "upperclass" in periferia di Milano. Ricordo alcuni bambini di origini meridionali (se ricordo bene siciliani) il cui divertimento quotidiano era spaccare altalene ed altri giochi e suppelettili del parco con la giustificazione: "tanto è del Comune". Non ho mai capito quale fosse il passaggio logico per cui, secondo loro, quello che era di proprietà comunale poteva, anzi quasi doveva, essere danneggiato. Oltretutto anche loro rimanevano senza giochi (non è che il comune fosse cosi celere a riparare i danni).

 

E poi il rovescio della medaglia: se chi è a capo di questo casino ne combina di peggiori, per quanto tempo resiste il rispetto delle regole ? Sono le elites meridionali a fare schifo, immediatamente seguite dal popolino, venendo al treno: se al posto delle vecchiette c'era l'onorevole De Mita cosa avrebbe fatto il controllore ? e ammesso e non concesso che avesse fatto il suo dovere, secondo voi l'On. De Mita non si sarebbe alzato in piedi a dire: "lei non sa chi sono !".

 

Come diceva Peppino (ma senza ironia) : è ho detto tutto!

 

Dici

Il cambiamento del Meridione potrebbe venire solo da un forte shock esterno, al suo interno non non ha le forze per evolversi.

sono totalmente d'accordo. Chissà che man mano che la coperta diventa più corta non si riesca a responsabilizzare, almeno in parte, gli enti locali e a stringere sull'assistenzialismo ingiustificato.

Leggo che l'ing. De Benedetti ha detto:

Se facciamo qualcosa di serio per evasione fiscale ci sono regioni dell’Italia del sud che vanno al collasso.L’Italia – ha proseguito – non è un paese unico, ma due. Nel Nord c’è un’area competitiva con la Baviera. Il Sud è completamente diverso. 

fino a qui, niente di nuovo per chi frequenta questo sito. Su quanto segue, però,

Ma per essere competitive alcune aree hanno bisogno di essere al di fuori della legalità

non condivido affatto. Che il sistema ad oggi sopravvive solo grazie all'illegalità è una fotografia dell'esistente. Non credo che sia in alcun modo tollerabile il mantenimento dello status quo. Prima facciamo in modo che la legge venga rispettata, prima ci avviciniamo ad essere un paese civile.

La frase è un pò estrapolata per cui non voglio fare un processo alle intenzioni di chi l'ha detta. Mi sembra si possa però cogliere uno spunto (vedi anche commento sopra) per ribadire che le leggi finchè ci sono vanno rispettate e qualsiasi tolleranza, anche minima, è solo il germe per il disastro futuro (se mai può andare peggio).

Il bel post di Massino ha suscitato una interessant ed articolata discussione che, da meridionale che oramai vive al Nord ha sscitato interesse. Molte delle osservazioni hanno avuto ad oggetto il ruolo della politica. A questo riguardo e, scevro dalla minima intenzione polemica e senza insinuare dietrologie, osservavo ed osservo: a livello nazionale, la maggioranza politica era del Centro-Nord indipendentemente dal colore politico e quindi, costretta dai fatti a confrontarsi con il flusso di trasferimenti dal Nord al Sud. Teoricamene la possibilità di "raddrizzare" la stortura ci sarebbe stata.

Se questo rileva, e non vedo come non rilevi, quali possono essere le ragioni della scelta?

 

a livello nazionale, la maggioranza politica era del Centro-Nord indipendentemente dal colore politico e quindi, costretta dai fatti a confrontarsi con il flusso di trasferimenti dal Nord al Sud. Teoricamene la possibilità di "raddrizzare" la stortura ci sarebbe stata.

Se questo rileva, e non vedo come non rilevi, quali possono essere le ragioni della scelta?

 

L'unificazione dell'Italia e' stata fatta dal Piemonte aiutato dalle popolazioni del centro-nord, e solo in minima parte dalle popolazioni del Sud che anzi - al contrario ad esempio delle popolazioni dei Ducati e del Centro Italia - si sono ribellate in seguito con un certo vigore.  A quei tempi tutta l'Europa si muoveva nell'ottica della creazione e del potenziamento di Stati nazionali che potessero competere con successo sul terreno militare, seguendo l'esempio della Francia di Napoleone e di Russia e Germania.  Non c'era la minima sensibilita' per gli eventuali problemi un eventuale flusso di risorse che potesse in qualche modo essere considerato "dovuto" ai territori piu' poveri all'interno dei singoli Stati: credo nulla del genere avvenisse nel resto d'Europa.  Gli italiani unitaristi del Centro-Nord del tempo vedevano il Sud primariamente come serbatoio demografico che unito al Centro-Nord metteva l'Italia approssimatamente alla pari con Francia, Germania e Inghilterra: questa era la considerazione primaria. Alcuni avevano percezione, specie per contatto diretto, dell'arretratezza e dell'analfabetismo diffusi nel Sud ma non ne traevano conclusioni particolari, il Sud serviva e per fare uno Stato coeso e adatto alle future guerre, era quindi indispensabile includerlo nel Regno d'Italia, schiacciando i rivoltosi interni (i briganti). Schiacciata l'opposizione anti-unitaria, si sarebbero composti gli interessi delle elites, e questo era tutto.

Una volta  fatta l'unificazione pero' si sono messi in moto potenti incentivi dovuti alla differenza di ricchezza che hanno condotto il potere centrale ad attuare la compravendita del consenso con la spesa pubblica nel Sud Italia.  Le elites del tempo ritengo non avessero per nulla le capacita' di comprensione di prevedere quanto sarebbe successo, prima dell'unificazione.  Quando al fatto che la base del potere centralista era la compravendita' del consenso di Casta e sudditi del Sud con la spesa pubblica, se n'e' accorto almeno Turati a partire dal ~1890.  Ma per stupidita' e/o interesse personale le elites del Centro-Nord non hanno mai voluto nemmeno riconoscere la realta' e le sue nocive conseguenze.  In particolare i grandi "imprenditori" assistiti come gli Agnelli avevano tutto l'interesse (personale) a mantenere uno Stato unitario con un mercato protetto per i loro prodotti e in seguito per avere sussidi statali per creare attivita' nel Sud.

 

Stamane sulla famigerata freccia del biferno non solo il controllore è passato (all'andata è più frequente perchè salgo quando il treno è ancora vuoto), ma soprattutto era dotato di palmare, per cui ha potuto verificare il mio PNR.

Ovviamente l'innovazione tecnologica non si estende immediatamente ai regolamenti, perché è ancora obbligatorio esibire la stampa (mente su EurostarAV e Intercity basta dire a voce il PNR), né ovviamente alla forma mentis visto che la signora di fronte a me la stampa non l'aveva e non è stata multata.

A questo giro, però, non me la sento di fare il censore perché la signora il PNR ce l'aveva e il controllore ha avuto modo di verificarlo. Nella più italiana (meridionale?) delle scenette il controllore si è scusato per l'assurdità della norma1 e si è allontanato dicendole che aveva fatto finta di non vederla. Al controllore successivo la signora ha salomonicamente dichiarato "già visto" e la questione è finita lì.

Una volta tanto l'approccio "elastico" al rispetto delle norme ha preso le difese del buon senso, ma direi che si tratta dell'eccezione che conferma la regola.

1La signora pur potendo  provare di aver pagato il biglietto, andrebbe ugualmente multata perché non è in grado di esibire la stampa. La stampa era in realtà richiesta in precedenza proprio perché i controllori non avevano il palmare.