Una nobile proposta: scalare la luna col deltaplano

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Alcuni professori italiani di economia, hanno avanzato la proposta di una imposta sulle transazioni finanziarie.

Un appello in questo senso è stato fatto circolare oggi dalla Società Italiana degli Economisti, presumibilmente con l'obiettivo di raccogliere adesioni fra i soci SIE. Il testo del medesimo, assieme ai nomi dei firmatari iniziali, è riprodotto nel primo commento a questo post il quale contiene, invece, alcune riflessioni sull'appello medesimo.

 

I dettagli non sono chiari, come non lo è neppure l’articolato della proposta di legge Sarubbi, Zacchera, Barbi, Mogherini, Pezzotta, Napoli, e Di Stanislao sullo stesso tema. Il senso generale della futura legge si coglie sul blog del primo firmatario, "La premessa è che, tassando dello 0,05%...ogni compra vendita di titoli e strumenti finanziari nella sola UE, si potrebbe registrare un gettito tra i 163 e i 400 miliardi di dollari annui, mentre a livello mondiale il gettito sarebbe compreso tra 400 e 946 miliardi di dollari l’anno”, titoli pubblici, di stato e locali, esclusi. L’appello fatto circolare oggi dalla SIE fa cenno a cifre più basse, con un massimo a 200 miliardi di dollari e l’ammissione che tale cifra richiede di considerare “'ipotesi estrema di riduzioni di volumi di scambi elevate a seguito della sua entrata in vigore.” Il gettito dell’imposta andrebbe per metà alla cooperazione allo sviluppo e per l’altra metà al Fondo nazionale per le politiche sociali. Il  medesimo appello ci informa che “Si calcola che ne bastino circa 30 [miliardi di dollari, ossia 20 miliardi di Euro, NdR] per assicurare l'istruzione primaria obbligatoria in tutto il mondo.”

Sono intenti lodevoli che raccolgono una massiccia ed entusiastica adesione sul blog di Sarubbi. Ad esempio petride, il quarto e ultimo che commenta l’iniziativa, afferma

“Bravo Andrea! la tua proposta di tassare le transazioni finanziarie con le due varianti per salvaguardare i piccoli risparmiatori e per non colpire i titoli di stato in un momento di crisi, è ottima e di buon senso, ... BRAVO, PROSEGUI NELLE TUE BATTAGLIE, tu sei fatto per scalare la luna col deltaplano.”

Noi però, poco fantasiosi, mentre siamo sicuri che con il deltaplano ci si possa divertire non siamo altrettanto sicuri che ci si possa andare lontano. Detto altrimenti, gli intenti lodevoli possono avere conseguenze diverse da quelle immaginate da chi formula le proposte. Per questa ragione abbiamo quattro domande, semplici semplici, per i presentatori del progetto di legge e per i firmatari dell’appello “accademico” pure, sempre che vogliano rispondere.

1. Il gettito di una tassa porta dei vantaggi, ma ha anche dei costi, e non solo per chi la paga formalmente. Avete fatto dei conti precisi su costi e benefici ? Se non li avete precisi vanno bene anche quattro conti della serva, anche abborracciati, purchè siano chiare le fonti ed espliciti i metodi di calcolo. Avete un’idea sugli effetti che una tale tassa avrà sui mercati finanziari, sulla loro stabilità, e sulla loro efficienza? La proposta di Sarubbi è l’encomiabile sforzo di un deputato che ha molta esperienza in iniziative generose, poca in economia e nessuna in finanza. Forse sa qualcosa che noi non sappiamo: per esempio nella presentazione della sua proposta, Sarubbi propone di colpire gli speculatori e solo loro. Ha un modo per farlo con precisione, non necessariamente chirurgica, ma almeno non troppo approssimativamente? Ce lo spiega? Se poi il criterio è quello di un cerusico vecchia scuola, va bene lo stesso, quello che ci interessa è capire come si muove la lama che separa la carne malata dalla carne sana. Per esempio, è possibile fare in modo che la proposta non finisca per essere, alla fine, scaricata dai grandi operatori finanziari sul lato debole del mercato, ovvero i piccoli risparmiatori? Oppure, se un piccolo risparmiatore che acquista una quota di fondo comune viene esentato dall’imposta, non finisce poi per pagarla quando il gestore del conto effettua transazioni come da mandato? A proposito, perché gli “speculatori” non toccano i titoli di stato, che sono esenti dall’imposta? O, forse, la “speculazione” su titoli pubblici è commendevole?

2. Abbiamo ormai una esperienza pluridecennale di trasferimenti di fondi dai paesi ricchi a quelli poveri. Molte di queste esperienze sono state deludenti, come dimostra una letteratura sterminata. Per esempio, William Easterly, uno che ci ha creduto ed è un esperto della materia, ha scritto un libro solo su questo. Anzi, ne ha scritti più di uno, ma partiamo da quello ... Avete motivi per credere che questo caso sarebbe diverso? Capiamo che ci prema molto di non fare figuracce con gli obiettivi del Millennium Development Goals, e in particolare con Bono, ma non abbiamo problemi più pressanti?

3. Come vedete il cammino di realizzazione dell’imposta sulle transazioni finanziarie che proponete? Perché firmare la vostra proposta sarebbe un passo in quella direzione? Per quello che capiamo la proposta al momento vale solo per l’Italia. Le stime del gettito delle imposte su transazioni finanziarie sono fatte in genere per proposte che coinvolgono un largo numero di paesi. Una proposta di tassazione in un solo paese potrebbe avere gettito basso, e dare una mazzata a un mercato finanziario nazionale già fragile.

4. Qualcuno potrebbe pensare che, dati i fatti sul terreno, questa finisca per essere una bella proposta bipartisan di cui tutti sanno che finirà nel nulla. Servirà solo a fare una dichiarazione di principio, stile Sarkozy all’ONU per far felice la sua signora, su come sarebbe bello il mondo se tutti fossero buoni. Per un paese che ha un debito pari a quello che produce in un anno e tre mesi, non è un po' un lusso difficile da permettersi? Non è, questa, una lezione che semina cinismo, che suggerisce che la politica non è la scienza di trovare soluzioni che funzionano a problemi seri, ma l’arte di fare affermazioni retoriche che permettono di farsi belli (e buoni, molto buoni e generosi) di fronte all’opinione popolare, lasciando poi il tempo che trovano nella realtà. Affermazioni retoriche che, soprattutto, permettono ai politici di seguire ignorando i problemi gravi che la gente comune deve invece affrontare, giorno dopo giorno? Naturalmente, escludiamo che la proposta sia un misero espediente per comparire sui giornali o in televisione per poi cadere nel dimenticatoio. Proprio perché le questioni che vengono poste meritano un dibattito approfondito - chi lo sa, magari col deltaplano si può andare veramente lontano - scacciamo questo cattivo pensiero e aspettiamo risposte.

Il sito nFA è aperto a commenti. I problemi della povertà nel mondo e anche in Italia sono seri. Parliamone con la dovuta serietà.

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Commenti

Ci sono 204 commenti

Le vicende della crisi finanziaria e i pesanti costi che la stessa sta
facendo gravare sulle finanze pubbliche impongono un serio ripensamento
della ripartizione degli oneri tra mondo finanziario e coloro sui quali
l'aggiustamento dei conti pubblici va solitamente a pesare. Come sapete
la proposta di tassare le transazioni finanziarie a livello
internazionale è sempre più presa in considerazione con interventi
importanti da parte del Fondo Monetario,  dell'Unione Europea e di vari
capi di governo (da Sarkozy alla Merkel allo stesso Barroso).

Abbiamo pensato di scrivere questo appello tra i colleghi per
sensibilizzare l'opinione pubblica. Se lo condividete saremo lieti di
una vostra adesione. Le adesioni vanno comunicate a
econometica@unimib.it

La tassa sulle transazioni finanziarie: una questione di civiltà
Sappiamo ormai abbastanza su costi e benefici delle tasse sulle
transazioni finanziarie per prendere una decisione ponderata. Le vecchie
perplessità sulle difficoltà di implementazione di una tassa del genere
sono ormai superate. Una recente rassegna degli studi in materia
pubblicata in un working paper del Fondo Monetario Internazionale
(Thornton Matheson Taxing Financial Transactions: Issues and Evidence
http://timworstall.com/wp-content/uploads/2010/09/imfrobindocument.pdf)
documenta che prelievi simili sono (o sono stati recentemente) in
vigore in 23 paesi del mondo, utilizzati principalmente per finanziare
il funzionamento delle borse locali. L'entità delle somme raccolte varia
sensibilmente ed arriva dallo 0.4 percento del Regno Unito nel
2009 sino al 2.1 percento del Pil nel caso di Hong Kong nel 2008.
Numerose ricerche hanno studiato gli effetti della tassa dal punto di
vista teorico. Alcuni critici temono che essa possa ridurre il valore
delle attività finanziarie sottostanti, far crescere il costo del
denaro e persino aumentare e non ridurre la volatilità dei mercati
riducendo volumi e liquidità delle transazioni. Le simulazioni
effettuate evidenziano però che l'impatto di una tassa molto piccola
(dall'1 al 5 per 10.000) avrebbe un effetto pressoché nullo sul valore
delle attività finanziarie e sul costo del capitale. Inoltre gli
effetti perversi sulla liquidità e sulla volatilità generati dalle
modifiche dello spread tra denaro  e lettera sarebbero tutt'altro che
certi e dipenderebbero dalla forma di mercato degli intermediari di
borsa.

Quello che sembra evidente è che una tassa del tipo "Tobin" avrebbe una
buona probabilità di rallentare il volume via via crescente degli
scambi ad alta frequenza in borsa effettuati automaticamente dagli
algoritmi dei computer. Solo dal 2006 al 2009 il volume di queste
transazioni automatiche è aumentato dal 30 al 60 percento sul totale
degli scambi. Ciò sta profondamente modificando la natura dei mercati i
cui movimenti a breve sono ormai inspiegabili in base a logiche
puramente economiche e, in mancanza di eventi importanti, vengono
generalmente interpretati dagli analisti con razionalizzazioni a
posteriori (se il mercato scende si abbina l'andamento alla notizia che
avrebbe potuto provocare la discesa, se sale alla notizia di segno opposto).

Il motivo principale per il quale si pensa possa essere opportuno applicare
questa tassa (sempre più popolare anche presso i leader politici dei
paesi ad alto reddito dopo la crisi finanziaria, vedasi l'ultimo
intervento di Sarkoszy) è quello di ridurre la speculazione sui mercati
finanziari, ma un secondo motivo a nostro avviso ancora più cogente è
quello che tale tassa consentirebbe di raccogliere somme ingenti per
raggiungere gli obiettivi del millennio e finanziare beni pubblici
globali.

I principali studi in materia calcolano che, a seconda della base imponibile
cui dovrebbe essere applicata, la tassa potrebbe raccogliere fino a 200
miliardi di dollari pur considerando l'ipotesi estrema di riduzioni di
volumi di scambi elevate a seguito della sua entrata in vigore. Si
calcola che ne bastino circa 30 per assicurare l'istruzione primaria
obbligatoria in tutto il mondo.

Se una delle finalità principali della tassa diventa quella della raccolta
di risorse per il finanziamento di beni pubblici globali l'efficienza
nell'utilizzo delle stesse diventa un criterio discriminante. Gli
errori della storia recente ci dicono che gli "aiuti possono uccidere"
alimentando parassitismo e corruzione. Ma la storia ci insegna anche
che esistono modi straordinariamente efficaci di utilizzare queste
risorse come quelli per il finanziamento alla ricerca, acquisto e
distribuzione di vaccini o i programmi recentemente applicati da Banca
Mondiale ed altre istituzioni internazionali che legano aiuti
alimentari e scolarizzazione. Una  prima ipotesi è quella di utilizzare
i proventi per ridurre il peso dell'aggiustamento delle finanze
pubbliche sui cittadini.

Una delle destinazioni a nostro avviso più efficaci a livello globale è
quella della capitalizzazione delle migliaia di istituzioni di
microfinanza che finanziano l'avvio di microattività imprenditoriali di
individui "non bancabili" con idee produttive ma mancano di garanzie
patrimoniali. Quasi tutti i programmi di recupero e di scolarizzazione
dell'infanzia in aree degradate del pianeta hanno dimostrato che non
c'è aumento significativo delle opportunità dei figli  senza aumentare
la capacità dei genitori di creare reddito ed hanno affiancato
programmi di microfinanza a quelli di scolarizzazione. I proventi della
tassa sulle transazioni finanziarie, divisi in migliaia di rivoli, più
difficilmente intercettabili dalla corruzione perché individualmente
poco appetibili, potrebbero andare a patrimonializzare queste piccole
istituzioni finanziarie che operano in territori difficili aumentando
significativamente la loro capacità di concedere prestiti e di
resistere a perturbazioni che riducono le capacità di restituzione dei
beneficiari. In questo senso la tassa migliore potrebbe persino essere
una "non tassa", ovvero una destinazione forzosa e stabile nel
tempo di quelle piccole somme (che restano di proprietà degli operatori
dei mercati o delle istituzioni internazionali) all'acquisto di quote
di capitale delle istituzioni di microcredito.

Sulla tassa sulle transazioni finanziarie si gioca la misura della
nostra civiltà e la possibilità che essa possa essere definita
veramente tale. Di fronte ai problemi del pianeta le esitazioni e i
dubbi sulla sua entrata in vigore hanno dell'incredibile. Per usare
un'immagine di attualità, è come se nel caso dei minatori cileni
intrappolati in profondità per il crollo delle gallerie di risalita, le
autorità non avessero ancora iniziato a costruire la galleria per
consentirgli di tornare in superficie, impantanandosi in una
discussione puntigliosa sul fatto se la galleria debba essere più o
meno larga, sulle sue effettive possibilità di funzionamento o se la
sua realizzazione possa dar luogo ad un'innovazione in grado di essere
applicata in contesti simili in altre parti del mondo.

Analogamente, nonostante gli straordinari progressi di aree emergenti
del pianeta, continuano ad esserci centinaia di migliaia di persone
intrappolate nelle viscere del sistema socioeconomico del pianeta che
aspettano un'opportunità di inclusione e una via d'uscita per poter
superare le barriere di accesso ad istruzione e credito e contribuire
alla creazione di valore economico del pianeta. Come è apparso del
tutto evidente nel caso dei minatori cileni non è più il momento di
discutere ma quello di agire.


Leonardo Becchetti
Luigino Bruni
Lorenzo Sacconi
Francesco Silva
Stefano Zamagni
Lorenzo Caselli
Giorgio Fiorentini
Luca Solari
Elena Granaglia
Alberto Martinelli
Gustavo Piga
Tommaso Valletti
Cristina Montesi
Alessandro Roncaglia
Giovanni Dosi
Alessandra Pelloni
Alessandro Piergallini
Laura Castellucci
Stefano Gorini
Paolo Andrei
Antonio Chiesi
Sergio Di Nola
Donata Gottardi
Rossella Locatelli
Pierangelo Mori
Gianfranco Rusconi
Luca Solari
Roberto Tamborini
Francesco De Antoni
Francesco Saverio Mennini
Federiga Bindi
Maurizio Decastri
Giovanni Doria
Gilberto Turati
Pasquale Lucio Scandizzo
Gilberto Antonelli

Nelle migliori tradizioni dell'italica accademia, si nasconde il braccio, dop aver scagliato il sasso.

L'osservazione, quasi banale, che gli aiuti non servono a nulla (da Trapani a Shanghai) non viene ascoltata, nemmo contestata. Si ripete solamente il mantra di dare piu' soldi a Berlusconi, a fin di bene.

Attendo trepidante la risposta degli accademici. 

boh , più che altro i proponenti la tassa mi sembrano dei copioni lenti , molto lenti

Ma Berlusconi e Treconti ( che ancora una volta si dimostra il miglior ministro dell'economia almeno d'Europa ) non ci sono cascati.

 

EU divided on German 'Tobin' tax proposal - AFP) – Sep 17, 2009 - qui

The Obama administration might take a serious look at a Tobin tax - qui

Gordon Brown to push for 'Tobin tax' after Wall Street crackdown - qui

 

<em>Sarkozy: Tobin tax anti-povertà Sarkozy vuole tassare le transazioni finanziarie per sconfiggere la povertà - qui<em>

 

 

Ho il pregiudizio che aumentare le imposte in qualsiasi modo sia attualmente sbagliato, premesso questo non ho fatto conti precisi su costi e benefici (principalmente perchè non sono in grado) tuttavia alcune proposte puzzano di fregatura a prescindere come avrebbe detto Totò. In particolare quando dicono:

1 Colpiremo gli speculatori (come? si presuppone che chiunque abbia dei titoli sia uno speculatore?). Nell'ipotesi si considerino le banche come speculatori, lo sanno che gireranno i costi di questa imposta ai loro utenti finali (quindi tutti i correntisti sono speculatori?)

2 Servirà ad aiutare i poveri. (da quando in qua si danno soldi extra ad un plurindebitato dicendo "mi raccomando usali per i poveri?")

Insomma, a me sembra un modo di far passare nuove imposte per tutti (o quasi) con le scuse sempre popolari di colpire gli speculatori cattivi e far del bene ai bambini poveri. Sinceramente comincio anche a dubitare della buona fede ed ingenuità dei promotori.

 

2 Servirà ad aiutare i poveri. (da quando in qua si danno soldi extra ad un plurindebitato dicendo "mi raccomando usali per i poveri?")

Ho sempre più il sospetto che queste opere umanitarie organizzate dai governi occidentali con destinazione terzo mondo siano solo la copertura per giri di tangenti e magna magna di vario genere. A pensar male...

 

1 Colpiremo gli speculatori (come? si presuppone che chiunque abbia dei titoli sia uno speculatore?). Nell'ipotesi si considerino le banche come speculatori, lo sanno che gireranno i costi di questa imposta ai loro utenti finali (quindi tutti i correntisti sono speculatori?)

 

Posso capire che gli elettori (e molti politici) non abbiano una formazione "economica" nemmeno basilare ma qui manca anche il "saper stare al mondo".

Quando mai alzando le imposte a qualcuno che può alzare il prezzo di ciò che vende questi non ha "girato" il costo ai suoi clienti? E questo vale anche per il fruttivendolo ed il panettiere, non solo per le banche brutte e cattive...

 

Non essendo in grado di commentare sulla fattibilità e l'efficacia di una tassa sulle transazioni finanziarie, non lo faccio. Però siccome da più di quaranta anni mi tengo informato o cerco di farlo, ho visto che difficilmente l'obolo dei paesi ricchi risolve i problemi di quelli poveri, primo perché spesso non arriva, secondo perché a volte finisce in mani non del tutto affidabili, terzo perché nella stragrande maggioranza dei casi ritorna a beneficio delle aziende dei paesi ricchi e poco incide sui veri destinatari (vedi il caso della cooperazione italiana dagli anni 80). Sarebbe già un risultato spendere bene i magri fondi ora disponibili.

 

 

Ancora meglio, probabilmente, abolire o diminuire i dazi che penalizzano i prodotti dei paesi poveri. Mi sembra che lo slogan giusto sia: "trade not aid".

 

Il sito nFA è aperto a commenti. I problemi della povertà nel mondo e anche in Italia sono seri. Parliamone con la dovuta serietà.

 

ho letto, condivido pienamente.

però l'impulso è irresistibile: questi credono di aver trovato il cappotto di napoleone.

più seriamente: un argomento finora poco sviluppato , fra i molti che dovrebbero indurre alla prudenza, è di badare che non si prendano impegni di spesa, pur con le migliori intenzioni, prima che l'eventuale provvedimento abbia dispiegato i suoi effetti! è proprio il minimo da pretendere, ma ci sono fior di precedenti, come il gettito a consuntivo di vari condoni.

 

 

Ma questa delle tasse cos'è, una fissa?

Senza bisogno di fare stime difficilissime guardo la mia busta paga: dentro ci vedo, oltre al carico fiscale legittimo di un paese civile, una bella fetta del peso di uno stato sprecone e inefficiente (l'altra faccia la vedo quando cerco di utilizzare servizi pubblici sempre peggiori e offerti in misura ridotta) più un'altra bella fetta dovuta all'evasione e elusione (e, indirettamente all'incapacità e mancata volontà di perseguirle). Non serve essere precisi: il peso si sente.

Anche senza grandi competenze tecniche è evidente che le tasse finisce per pagarle l'ultimo della catena, quello che non può scaricarle su qualcun altro (Sandro brusco lo ha spiegato meglio qui) oppure che non può farla franca delinquendo.

Com'è che certe cose che le persone normali sperimentano tutti i giorni nella testa di alcuni proprio non entrano? Ma costoro dove vivono, sulla luna?

Quanto alle buone intenzioni che lastricano la via dell'inferno, mi permetto incidentalmente di riportare quello che può succedere in un paese civile e avanzato (si fa per dire) quando lo stato si propone di intervenire direttamente in favore dei più bisognosi, ad esempio offrendo loro un alloggio: questo, questo e questo.

Non dico che non sia possibile aiutare chi è in difficoltà, dico che il denaro pubblico porta con sè la maledizione di non avere un "padrone naturale" interessato a che non vada sprecato.

Un plauso e un ringraziamento a nfA che oltre a divulgare e informare porta avanti le ragioni del buonsenso.

Leggendo il testo della proposta, tra i possibili usi commendevoli ed EFFICACI dei fondi raccolti con questa Tobin Tax, veniva citato l'acquisto dei vaccini. A proposito di commendevole ed EFFICACE acquisto di vaccini, un preclaro esempio qui

riguardo agli effetti economici della tobin tax non mi pronuncio non avendo competenze. quello che mi preme sottolineare è che proprio il proposito in se dell'iniziativa-la riduzione della povertà- è foriero di possibili gravi conseguenze.

la letteratura connessa all'analisi degli effetti esiziali sulle economie dei PVS degli aiuti pubblici allo sviluppo (ODA) è sconfinata. si va dalle critiche di "sinistra" di myrdal e haytersino a quelle di "destra"del già citato easterly (splendida lettura il suo :fardello dell'uomo bianco), poi bauer e friedman.

i problemi a cui conducono le politiche occidentali di oda vanno dalla fungibilità dell'aiuto - quasi sempre utilizzato dai regimi corrotti di molti pvs per l'acquisto di armamenti et al.-, passando per fenomeni come il datch desease, lo spiazzamento del sistema di tassazione nazionale e dell'investimento privato, sino ad una sorta di neocolonialismo assistenzialista.

quindi se i frutti di tale tassazione verranno utilizzati muovendosi su tale tracciato, direi che la luna rischiamo di disintegrarla col nostro deltaplano.

L'articolo è stato segnalato a Sarubbi dal quinto commentatore, che si firma Rossella.

Amici, fratelli, vi scongiuro, non vi opponete a questa meravigliosa idea! Lasciate che uomini e donne di grandi ideali e larghe vedute, fulgidi intellettuali che mettono il loro sapere al servizio dei poveri e dei diseredati, raggiungano i nobili obiettivi. Siate magnanimi e purgate i vostri cuori e le vostre menti dal veleno neo liberale che vi ottenebra.

Io spero che i governi illuminati dei Sarkozy, Merkel, Obama e anche il nostro Berlusca (consigliato dall'inarrivabile Tremonti) introducano una tassa su TUTTE le transazioni finanziarie, ma proprio TUTTE, anche sul credito del pizzicagnolo. E su TUTTI, dico TUTTI i mercati finanziari occidentali e anche orientali. E mi raccomando che non sia una tassa di pochi decimali! Nooooo! Bisogna imporre una tassa almeno del 10%, ma che dico? del 25%, anzi perche' essere taccagni con i poveri ed i diseredati? Mettiamola al 50% e cosi' nel giro di un mese raggiungiamo tutti i Millennium Goals. Finalmente Bono potra' fare in santa pace con la sua signora la pubblicita' alle borse Vuitton (che i poveri finalmente si potranno permettere) e non dovra' piu' sbattersi tra un ricevimento di gala ed il pranzo con un Capo di Stato a perorare le cause che fanno tanto figo sui giornali per belle fighe.

Qui a Dubai non aspettiamo altro. E credo che lo stesso avvenga a Mauritius, nel Bahrein, nel Qatar, a Cipro, a Malta, nella Manica, nei Caraibi e in un'altra dozzina di posti (tra quelli che mi vengono in mente su due piedi) dove ne' la suddetta tassa, ne' altre verranno mai nemmeno prese in considerazione.

Amici, vi prego in ginocchio, non rovinatemi la festa!!!!! Ho ordinato due Dreamliners nuovi di zecca, configurazione cargo, per il trasporto di champagne. Ce lo berremo tutto, insieme a un bel parterre di giovani attiviste delle NGO, per salutare l'alba di un nuova era di pace e armonia cantando l'intera colonna sonora di Hair. Ovviamente berremo alla salute dei poveri, ve lo prometto, ve lo giuro!!!!!! Ne daremo anche qualche sorso a Bono, e una BOTTIGLIA OMAGGIO ai firmatari dell'appello e a tutti i deputati e senatori che voteranno a favore ovunque nel mondo essi si trovino. 

 

 

 

 

Ma si puó bere sciampagne a Dubai?

 

Fabio, lo sceicco Khalifa bin Zayed al Nahyan annuncia tasse anche per il Dubai: http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=51983448

Che fai, gli traduci in inglese la proposta di legge Sarubbi, Zacchera, Barbi, Mogherini, Pezzotta, Napoli, e Di Stanislao, oppure ti trasferisci in Bahrein, che pure vuole mettere su un centro finanziario?

 

Qui a Dubai non aspettiamo altro. E credo che lo stesso avvenga a Mauritius, nel Bahrein, nel Qatar, a Cipro, a Malta, nella Manica, nei Caraibi 

non dico che sia giusto o economicamente , ma ho idea che potrebbe finire così, solo coinvolgendo differenti paesi (ain't sci fi fun?):

http://earthbydavidbrin.pbworks.com/HelvetianWar

 

 

Ok, abbasso le tasse ma ci sono alcune questioni che secondo me varrebbe la pena approfondire.

1) Ho capito che su una domanda inelastica l'aumento della tassazione si ripercuote immediatamente (e senza scampo) sui consumatori ma nel testo si sostiene che l'entità della tassa, spalmata sull'enorme numero (e volume) di transazioni produrrebbe effetti trascurabili e che magari non debbano necessariamente ricadere sui consumatori.

2) Tra l'altro, se ho capito bene, questo confligge con la teoria/proposta "Keynes/Tobin/Brancaccio" per cui basterebbe questo tipo di tassazione per ridurre i movimenti di capitali in maniera consistente (perché questo dovrebbe essere un'obiettivo da raggiungere? qualcuno me lo spiega? boh). E' solo questione di dimensionamento delle aliquote o c'è qualche divergenza di opinione di altro tipo?

3) Riguardo invece l'utilizzo del gettito prodotto: mi sembra che varrebbe la pena discutere un po' più approfonditamente anche le proposte di utilizzo del gettito che non mi sembra un semplice "diamoli ai governi dei paesi poveri" (o a carrozzoni tipo l'Unesco o la FAO) come viene fatto passare in alcuni commenti. Si parla di riduzione del debito (dei paesi "tassanti", non dei paesi "poveri"!), microcredito (funziona, no?), ricerca (ci saranno pure i carrozzoni e gli sprechi ma i soldi pubblici su certi tipi di ricerca mi sembrano irrinunciabili e desiderabili).

 

Mi piacerebbe sentire qualche commento al proposito.

Martino le domande che poni meritano sicuramente risposte approfondite (e migliori) di quelle che ti saprei dare io. In attesa di un'analisi costi-benefici (magari da parte di chi la propone) permettimi un appunto sul punto 3:

microcredito, ricerca, riduzione del debito tutte belle parole che parlano di cose auspicabili, ma che dipendono dalle politiche di chi riceve i soldi. Non sono stabilibili per legge e se lo fossero sarebbero facilmente aggirabili. Per legge verrebbe stabilita solo l'entità del prelievo.

Per quale motivo i soldi prelevati in questo modo dovrebbero avere un utilizzo più saggio ed oculato di quelli prelevati, che sò, con l'Irap? Perchè il De Mita di turno dovrebbe dirsi :" questi sono i soldi della tassa sulle transazioni devo investirli per i ricercatori e per il microcredito, non per gli amici degli amici come quelli del terremoto in Irpinia". E' così che dovrebbe funzionare ?

Perchè non si riducono gli sprechi prima di introdurre nuove tasse ? Tu presteresti i soldi ad uno che spende 300 euro al giorno alle slot machine o gli diresti "prima di chiedere, prova ad usare quelli !".

Forse la faccio troppo facile ma è una tassa, che vogliano farla passare per una tassa "buona" che colpisce gli speculatori ed aiuta i poveri mi puzza già di fregatura. Poi, se tassa deve essere, perchè i soldi non ci sono e tagliare non si può, vediamone i costi-benefici...

 

 

...la teoria/proposta "Keynes/Tobin/Brancaccio"

 

come dire il premio di bellezza "Clark Gable/Alain Delon/Bombolo"

Vorrei segnalare a tutti il sito www.zerozerocinque.it . Una trentina fra associazioni, organizzazioni non governative ed altri soggetti della società civile hanno lanciato a Marzo scorso la campagna ZeroZeroCinque a sostegno dell'introduzione della FTT sui mercati finanziari.

Lo strumento in sè (la financial transaction tax) non è la panacea di tutte le condotte socially useless degli operatori finanziari (converrete che qualcosa non vada se il PIL del pianeta è una frazione significativa del valore complessivo delle attività finanziarie). Tuttavia è uno strumento che ha la capacità di disincentivare attività ad altissima frequenza (e di conseguenza ad alto rischio) sui mercati. Può incidere sulla riduzione del volume delle operazioni speculative? Sì, fintanto che a essere intercettate dalla tassa (applicata alla sorgente dell'operazione, al momento della compavendita di titoli, cambi valutari, ecc.) siano le operazioni regolamentate ed effettuate sulle piattaforme elettroniche che tracciano tutti gli scambi borsistici. Gli Other the Counter devono prima emergere e essere registrati (il G20 di Pittsburg del 2009 a parole si è impegnato su questo fronte, sottolineo a parole) perchè la tassa cominci a renderli sconvenienti.

L'implementazione pratica della tassa non presenta grandi difficoltà (è la volontà politica che manca), non tutti gli intermediari finanziari sarebbero capaci di farla scaricare sul comune cittadino/consumatore/risparmiatore (le banche forse, ma in questo momento si stanno studiando proposte parallele per evitare che ciò possa accadere), mentre sulla raccolta e sulla destinazione del gettito abbiamo anche noi parecchie riserve.   

Potrei continuare davvero a lungo e invece mi fermo su queste poche cose. Sono assolutamente convinto della bontà della proposta, ma riconosco che ci possano essere tante zone d'ombra. Se vi va, potrei provare a rispondere a qualche domanda (le trovo utilissime: una proposta diventa forte se supera vari test; non so se ci riuscirò con voi, ma mi piacerebbe provarci, almeno per capire cosa rimane poco chiaro e cosa (della proposta) urge di maggiore chiarezza e di eventuali correzioni..i vostri dubbi potrebbero aiutarci ad ampliare lo spazio delle FAQ del nostro sito che intanto vi consiglio).. 

Stime sul gettito, modo di imporre la tassa, documenti sulle tasse analoghe già esistenti (non stiamo dicendo niente di innovativo, se volete!) e in tantissimi paesi..

Concludo, dicendo, che non sono un economista, ma che la nostra coalizione si avvale di studi del Prof. Schulmeister (WiFo, Austria), un accademico progressista che si sta spendendo molto su questo versante. Sono sue le stime del gettito globale ed europeo da FTT al 2007, sue le valutazioni sull'impatto della tassa sul volume delle transazioni speculative..è a lui che facciamo riferimento per controargomentare a chi sostiene che la tassa farebbe crescere il costo del denaro, renderebbe più volatili e meno liquidi i mercati e ridurrebbe il valore sottostante le transazioni finanziarie..

Aspetto le vostre..

 

 

 

 

     

 

Lo strumento in sè (la financial transaction tax) non è la panacea di tutte le condotte socially useless degli operatori finanziari (converrete che qualcosa non vada se il PIL del pianeta è una frazione significativa del valore complessivo delle attività finanziarie). Tuttavia è uno strumento che ha la capacità di disincentivare attività ad altissima frequenza (e di conseguenza ad alto rischio) sui mercati.

 

mah, non è mica ovvio che se il  nozionale dei derivati è un multiplo del pil, si infrange una legge divina. non vorrei abusare di metafore, ma il giro di scommesse di una corsa di cani, vale di più dei cani stessi. e se si vuole avere una buona stima pubblica del valore relativo dei cani, niente di meglio che il totalizzatore...ugualmente, è perlomeno controverso che il trading ad alta frequenza sia ad alto rischio per la stabilità di un sistema complesso. forse che sì, forse che no.

 

Gli Other the Counter...

 

sono gli OVER the counter, che ha già di suo un' etimologia incerta e pittoresca.

 

 

Ho dato un'occhiata al sito linkato e non ho visto niente di più che una serie di enunciazioni di nobili principi e chiacchere in libertà, comprese quelle di Stiglitz, che dice solo che la FTT può generare un gettito elevatissimo, sia pure a margini di contribuzione bassissimi, e che regolerebbe il mercato dei capitali, spostandoli verso il lungo termine.

 

L'implementazione pratica della tassa non presenta grandi difficoltà

 

Invece sì. Alla fonte ? La aggiro facilmente, facendo pervenire gli ordini di acquisto dall'estero. Quando l'intermediazione avviene in Italia ? (acquisto di azioni/obbligazioni italiane da parte di residenti esteri), o non comprano (cosa che già fanno) o semplicemente l'emissione si fa estero su estero (già si fa). Cosa rimane ? Le transazioni valutarie, a cui normalmente sottostà un'operazione commerciale (acquisto dollari per comprare dalla Cina, ad esempio), ma a questo punto sarebbe solo l'ennesima tassa sulle attività, non certo una "tassa contro gli speculatori". Tra l'altro mi sembra proprio una riedizione del "fissato bollato", solo a percentuale...

L'unico effetto sarebbe quello di rendere più "appetibili" titoli del debito pubblico (esenti..), che già adesso godono di una fiscalità di vantaggio.

Quindi, visto che ti vorresti sottoporre al test, la mia domanda è: modalità applicative, ne avete? e avete anche pensato a norme anti-elusione ?

Nessuna domanda, ma la mia solidarietà.

PS ovviamente lo sai che non ne uscirai “vincitore” ?

 

scusate, ma io non ho capito una cosa.

sento in continuazione parlare di questi cattivissimi "speculatori", the scum of the earth a quanto pare.

ma chi sono? che fanno? in sostanza dovrebbero essere degli individui che effettuano operazioni finanziarie a danno degli altri, ma nel concreto che fanno? options, warrants, swaps? tramite quali meccanismi questa fantomatica speculazione fa del male a chi speculatore non è?

conosco un po' di finanza (ma pochissima), e con le mie conoscenze non riesco assolutamente a concepire come sia possibile recare danno a terzi con questa benedetta speculazione. a me sembra che quella che viene chiamata con odio speculazione sia semplicemente parte della routine dei mercati finanziari, e serva a fare in generale hedging, come la maggiorparte degli strumenti finanziari (oppure a scoprire gli arbitraggi).

potreste illuminarmi su questo punto? è una cosa che cerco di capire da un pezzo. la speculazione è un luogo comune, una specie di "straw man" buono per ogni stagione, o è veramente un insieme di pratiche "dannose" (necessito anche di definizione del condetto di danno in questo caso) e che dovrebbero essere scoraggiate?

grazie se vorrete alleviare le cure di quest'anima in pena.

per il senso comune, speculazione è, in definitiva, "tutto quello che non conosco e nemmeno ho voglia di conoscere". siccome è stata indicata, con sollecitudine pelosa, come colpevole di tutto e di più, molti aderiscono a questa semplice e mentalmente poco impegnativa definizione, più che sufficente a far bella figura nella conversazione.

qualcuno si accorge però che è diverso il caso di chi opera frequentemente e/o con prodotti ignoti ai più, cercando il guadagno e correndo dei bei rischi, lo speculatore appunto, da chi invece ad es. pratica il market abuse, cioè pratiche illecite ben codificate, che non sono speculative, bensi truffaldine.

a complicare la questione, vi è poi il fatto che la crisi finanziaria "subprime" pare difficilmente ascrivibile a questi ultimi, i truffaldini e neanche agli speculatori. manca cioè un colpevole facile da indicare e questo ostacola, costringe a ragionarci sopra. è faticoso! :-)

 

Gli speculatori sono la versione per adulti del lupo cattivo con cui si terrorizzano i bambini capricciosi. Quando un governante o un politico di mezza tacca, tipo Voltremont, vuole prendere per i fondelli gli elettori oppure deve giustificare il risultato della sua incompetenza strilla: SPECULATORI!!!!

E gli elettori fessacchiotti, insieme ai membri delle varie organizzazioni di perdigiorno, e gli intellettualoidi dei salotti di Vespa(siano) si indignano o si spaventano (correndo a rintanarsi sotto le coperte della loro ignoranza). Il passo successivo sono leggi e tasse i cui proventi inevitabilmente finiscono nelle tasche degli amici e parenti dei suddetti governanti.

 

 

THE SCUM OF THE EARTH e' tutto meno che un insulto. E' inclusivo del, guarda che caso, banchiere Leo Valiani, come dell'autorescum

ZANG ZANG TUMB TUMB!!!

 

Occorre ritrovare il filo di un grande racconto, di una narrazione più vera e più nobile della cultura e della storia repubblicana, contro il degradante clichè di una italietta furba e inconcludente: ripensare il modello italiano e incarnare questo progetto, ridare corpo a una tradizione civile di cui si possa andare orgogliosi.

Mettere in gioco un libero pensiero, critico e creativo, in sintonia con le energie del presente, per investire in questo nostro tempo: pensiero per sfidare il presente, ma insieme pensiero per costruire il presente. Non c’è cultura, né azione politica efficace senza passione del proprio tempo.

Non c’è politica senza un pensiero di rottura e slegamento dalle consuetudini usurate: occorre abbandonare la retorica che inchioda il futuro al passato. Superando le vecchie e inaridite appartenenze, le ossessioni e i ricatti di memorie ferite, la politica si svolge nel punto in cui si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per un nuovo patto politico. 

 

 

 

 

 

Qualche persona colta e buon gusto mi spiega cosa succede quando si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per unnuovo patto politico, per cortesia?

In ogni caso 

 

Stringiamci a coorte

Siam pronti alla morte

L'Italia chiamò


 

Qualche persona colta e buon gusto mi spiega cosa succede quando si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per unnuovo patto politico, per cortesia?

 

succede quello che si diceva anche ad es. del new age tutto: si viene inondati da una calda e umida sensazione di benessere, più o meno come farsela addosso.

(non volevo farmi considerare "colto e di buon gusto", troppo presuntuoso!  direi di esserci riuscito. :-) )

Intervento "futurista", direi, quello diffuso da palma: ma del genere marinettiano o finiano?

 

Qualche persona colta e buon gusto mi spiega cosa succede quando si incontrano immaginazioni diverse che congiurano per unnuovo patto politico, per cortesia?

Credo esca il BeBoFi a rovinarti il Paese

BeBoFI

Una delle cose che non ho capito in questa storia e' la seguente.

Si dice che la colpa della crisi e' della finanza moderna e quindi si deve tassarla per ridurne le dimensioni (e limitare danni futuri) e/o per punirla (e "riprendersi" dei soldi da spendere altrove).

Una tassa sulle transazioni finanziarie (ammesso e non concesso che sia implementabile decentemente e che non si riduca ad arricchire i nostri amici di Dubai) scoraggierebbe principalmente cose come High Frequency Trading, ma mi sembra che HFT c'entri ben poco con la crisi del 2007-2009. I problemi con sub-prime mortgages, CDOs, excessive leveraging, etc. erano piu' "strutturali" e una tassa per transazione dello 0.05% o anche dello 0.5% non avrebbe cambiato granche'. 

Per lo stesso motivo, se lo scopo fosse di punire il settore finanziario per aver causato la crisi, allora questa tassa sarebbe uno strumento ancora piu' inadeguato (poiche' colpirebbe principalmente la parte del settore finanziario che non ha avuto un ruolo significativo nel causare la crisi).

Quindi come si puo' usare la recente crisi come motivazione di una tale tassa?

di non scarso interesse ch, con o senza deltaplano, nessuno sia tornato dalla luna a dare una qualche risposta, fossanche di scherno alle perfettamente ragionevoli questioni, indicate dai quattro brei paragrafi nel testo precedente i commenti.

Perche' quattro dozzine di togati accademici mancano di risposte?

Ho scritto un articolo su Luigino Bruni, uno dei firmatari, insieme a Zamagni, dell'appello degli economisti per la tassazione degli "speculatori". L'articolo e' troppo lungo e non credo sia il caso di metterlo qui. Pero' fa chiarezza su diverse cose, del ruolo dei "cattolici", ecc. e chi vuole puo' cliccare qui

 

La chiusura dell'articolo invece la allego. E' qulacosa che non riesco ancora a valutare pienamente. Comunque, giornalisticamente, e' una "bomba". Che si voglia scaricare gente che comincia a strafare? Se qualcuno ne sa di piu' lo dica, mi raccomando.

 

Luigino Bruni, i cattolici, e l’economia della gratuità. Ma è proprio gratuita?

...

Appena terminato di scrivere questo pezzo leggo una notizia sorprendente, quanto inattesa: Gotti Tedeschi (che ho conosciuto una ventina di anni fa ad un incontro sulla finanza), attuale presidente della Ior (la Banca vaticana), ha dichiarato che “la Banca etica e la Finanza etica non esistono”. Ed ha aggiunto “Quando ascoltate queste affermazioni vi stanno imbrogliando, perché uno strumento in sé non può essere etico”. A quanto pare certe battaglie stanno dando il loro frutto. Uno stralunato Biggeri, presidente della Banca Popolare etica, ha affermato che “queste dichiarazioni hanno  creato profondo sconcerto in tutto il movimento italiano per la finanza etica”. Ed ora, amici economisti, “solidaristi” ed “etici”, ritirate questo appello, dite di fare lo stesso anche ai deputati impegnati in Parlamento su questo fronte, e schieratevi dall’altra parte, cioè dalla parte del buon senso.

LPF

 

L'articolo di Friggi su  Bruni discute, a partire da un'intervista, ed in modo superficiale, alcune idee sostenute da Luigino ormai da anni.  

Ciò che  è veramente fastidioso non è la discussione, per quanto superficiale, delle idee di Bruni, ma il tipo di argomentazione ad personam utilizzato da Friggi, il quale arriva ad insinuare che Bruni ricaverebbe vantaggio personale dalle sue posizioni.

Naturalmente sono un amico di Luigino, ma non disdegno un tipo violento e maleducato come Michele Boldrin.

L'unico che non conosco è proprio quel Wilfredo Pareto cui Friggi si riferisce nell'articolo. Ma forse era Vilfredo.

 

Raccolgo volentieri il vostro invito-provocazione perchè penso sia stimolante ed utile ad arricchire il dibattito all’interno della professione. Uno degli obiettivi principali dell’appello è proprio questo.

Una precisazione importante prima. L’appello degli economisti e la proposta di legge dell’On. Sarubbi sono due cose diverse e non collegate. Posso rispondere per il primo (e per quel testo) cui ho contribuito e non per la seconda. Tutto quello che riguarda le critiche alla proposta di legge, stile e motivazioni non mi riguardano anche se ne condivido la sensibilità.

Nel testo dell’appello, pur con la dovuta brevità e stile richiesto dal genere letterario (non è un working paper) si fa riferimento agli argomenti che sviluppo di sotto e che la vostra provocazione mi dà occasione di approfondire un po’ di più rispetto al testo.

La rinnovata attenzione e sensibilità di molti politici europei verso a proposta di una tassa sulle transazioni finanziarie (e la maggiore sensibilità dell’opinione pubblica sul tema) nasce credo da un punto. Con la crisi finanziaria le finanze pubbliche di alcuni paesi si appesantiscono enormemente per via di salvataggi bancari (le nostre in Italia solo indirettamente ed in parte per via della recessione che ne consegue) e gli aumentati oneri dell’aggiustamento ricadono sempre sugli stessi settori. C’è forse un’asimmetria tra responsabilità della crisi e successiva ripartizione degli oneri. Perché la scuola, l’università (per quanto inefficienti e piene di limiti), la sanità pubblica e i dipendenti pubblici devono essere prevalentemente loro a pagare l’aggravio del bilancio pubblico per una crisi di cui sicuramente non sono responsabili (ultimo esempio il fallimento di Anglo-Irish che ha portato il rapporto deficit/PIL al 30 percento in Irlanda) ?

E perché, senza voler per forza cercare “i colpevoli” della crisi - data la sua complessità e le sue molteplici interpretazioni, diciamo che forse c’è stato un errore di valutazione sulle potenzialità del modello “originate-to-distribute” che ha “assicurato” il lender dalle conseguenze negative del default del borrower allentando il monitoraggio e la tradizionale cautela nella concessione di mutui del primo nei confronti del secondo - , sulle transazioni finanziarie non può esserci per principio nessuna tassa (aggiuntiva) ? Sulla scia di questi ragionamenti in alcuni paesi sono state varate tasse sugli utili delle banche (Germania e Regno Unito). Cameron ha giocato molto bene le sue carte dal punto di vista della popolarità riuscendo sino ad ora a coniugare drastici tagli di spesa e consenso sociale anche perché ha toccato molto meno di altri settori sanità ed istruzione e ha messo una tassa sui profitti delle banche.

Ritengo personalmente che una tassa sulle transazioni possa avere potenzialmente un gettito molto maggiore di una tassa sui profitti sulle banche semplicemente perché parliamo di volumi di partenza (e anche correggendo per l’elasticità dopo l’imposizione della tassa) molto diversi. Il riferimento su questo è alle diverse simulazioni effettuate sia nel lavoro di Matheson che in quello di Schulmeister citati in calce a questa risposta, costruite sulla base delle misure empiriche di elasticità dei volumi di titoli scambiati ai costi di transazione (Tabella 4 del paper di Matheson) e sulla base di varie ipotesi relative ai tipi di attività finanziare cui applicare la FTT.  

Nel nostro appello non si parla di speculatori. Chiunque si occupa di finanza sa che hedger e speculator sono due controparti che si scambiano rischio sui mercati finanziari. Non è quello il punto. Il punto è che, pur essendoci sempre un trade-off tra equità ed efficienza e non essendoci tasse non distorsive se non quelle lump sum che però pongono problemi di equità, questo può essere uno strumento per raccogliere risorse importanti.

Due punti successivi di cui l’appello si occupa, seppur nella brevità e nei limiti del genere letterario, sono i seguenti:

i)             è possibile tecnicamente applicare una tassa del genere, ed è possibile applicarla solo in alcuni paesi ?

ii)           supponendo che venga applicata come utilizzare le somme raccolte ?

Sul punto consiglio con tutti i suoi limiti il working paper del FMI sul tema citato nell’appello e il lavoro di Schulmeister. Il working paper del FMI è in particolare interessante perchè una survey di più di 50 lavori più o meno collegati al tema. In questo working paper passando in rassegna la storia delle esperienze del passato, e il punto è ripreso nell’appello, si sottolinea come esistono (o sono esistiti) 23 episodi di tasse sulle transazioni con aliquote simili a quella proposta (5 per 10,000) imposte in un solo paese per finanziare borsa o istituzioni che non hanno generato le temute fughe di capitali. Allego a questo proposito la Tabella 2 del paper e faccio l’esempio di Wall Street, la borsa di New York, dove esisteva un'imposta molto bassa (poi dimezzata dall’amministrazione Bush) su tutte le imprese quotate sui due mercati principali, il New York Stock Exchange e il NASDAQ. L'imposta attuale è pari allo 0,003%, e il gettito viene utilizzato per finanziare l'ente di controllo e supervisione dei mercati, la Security and Exchange Commission – SEC.

 

Altro punto interessante è che il costo amministrativo dell'imposta sarebbe con ogni probabilità molto ridotto. Nel caso della Stamp Duty (tassa sulle transazioni dello 0,05%) in vigore in  Gran Bretagna può essere di aiuto le autorità stimano che il costo sia meno dello 0,05% del gettito raccolto. Per fare un confronto, il costo amministrativo dell'applicazione dell'imposta sugli utili delle imprese è pari allo 0,7% del gettito, ovvero in proporzione 14 volte superiore.

 Credo questo sia un punto importante. La tassa si può tecnicamente riscuotere e non è necessario che sia contemporaneamente applicata in tutti i paesi (anche se, ovviamente, maggiore il numero di paesi maggiore il potenziale gettito). In nessun caso si pensa o si fa pensare nell’appello che la cosa debba realizzarsi solo in Italia.

Nel lavoro di Matheson si discute molto (e l’appello riprende la questione brevemente per ragioni di spazio) sugli effetti su costo del denaro, valore degli asset e volatilità dei mercati (si può temere in particolare una riduzione della liquidità ed un aumento dei bid-ask spread).

E’ assolutamente chiaro che non abbiamo certezze su questi punti (come su moltissimi altri in letteratura economica) ma ciò che sembra emergere dallo stato dell’arte ad oggi e da varie simulazioni è che una tassa molto piccola (dall’1 al 5 per 10.000) avrebbe un effetto pressoché nullo sul valore delle attività finanziarie e sul costo del capitale. Inoltre gli effetti perversi sulla liquidità e sulla volatilità generati dalle modifiche dello spread tra denaro  e lettera sarebbero tutt’altro che certi e dipenderebbero dalla forma di mercato degli intermediari di borsa.

 Sul secondo punto (come usare l’eventuale gettito della tassa) credo siamo d’accordo, anche dal tenore della vostra risposta, di ritenere il problema della povertà un problema serio. Quindi meritevole di risorse se usate bene ovvero, a mio avviso, per favorire accesso a credito ed istruzione ovvero promuovere pari opportunità. Come evitare il ripetersi dei fallimenti di gran parte degli aiuti pubblici e “l’aiuto che uccide” ?

Credo che anche in questo caso, pur denunciando tutti gli episodi di cattiva gestione di fondi, non esiste un principio a priori per il quale tutte le raccolte di risorse debbano essere sprecate o oggetto di corruzione.

Conosciamo sicuramente modi utili di utilizzare queste somme altrimenti non raccoglieremmo nessun imposta. La letteratura recente di development sottolinea alcune iniziative di successo (alcuni progetti food to school, le iniziative per i vaccini) e ultimamente la cultura dell’efficienza e della valutazione rigorosa di impatto sembra essere cresciuta molto anche grazie al lavoro degli economisti e alla costruzione di molti randomized experiment.

Nell’appello si parla (genericamente ammetto) di interventi per ridurre l’aggravio delle finanze pubbliche dei vari stati e, più dettagliatamente, di quello che a nostro avviso sarebbe un modo intelligente di usare i soldi. Ovvero capitalizzare start-up di istituzioni di microfinanza in giro per il mondo. Innanzitutto si promuoverebbe la cultura dell’inclusione nella responsabilità di chi riceve (che è chiamato alla controprestazione di mettere in piedi un’attività produttiva che consente di restituire il prestito) e non dell’assistenzialismo. In secondo luogo si andrebbe a nostro avviso ad intervenire su un punto chiave per favorire pari opportunità ed inclusione sociale. Facendo ricerca ed esperimenti nelle periferie delle grandi città africane è evidente che moltissimi progetti di scolarizzazione si infrangono contro lo scoglio dell’incapacità delle famiglie di origine di mettere in piedi attività che generino reddito. Si possono “adottare a distanza” bambini, costruire scuole e finanziare la partecipazione degli studenti (“virtualmente” la scuola primaria è ormai obbligatoria in moltissimi paesi a basso reddito ma di fatto la mancanza di risorse incide pesantemente sulla qualità della scuola con elevati tassi di abbandono, di assenteismo dei docenti, rapporti studenti/docenti elevatissimi per classe) ma se le famiglie non superano una certa soglia di reddito vale il “luxury axiom” di Ban e Vasu, ovvero mandare il figlio a scuola diventa un bene di lusso che non ci si può permettere.

E’ per questo che stanno nascendo in queste realtà moltissimi progetti di microfinanza per i genitori dei bambini. E il problema di quasi tutte le istituzioni finanziarie nascenti è quello della capitalizzazione. Non c’è Basilea III ma il principio è lo stesso. Avere più capitale vuol dire poter fare più prestiti e poter resistere senza fallire a shock che possono aumentare improvvisamente le sofferenze e che, in questi contesti, non necessariamente dipendono dalla qualità dei progetti dei riceventi ma possono essere causati da fattori esogeni (conflitti politici, epidemie).

Spero di aver contribuito con alcuni stimoli a chiarire il pensiero degli estensori della proposta. Credo che il dibattito possa e debba ripartire da qui e dallo stato dell’arte della pur scarna letteratura in materia. L’appello, seppur sinteticamente, si propone di farlo.

 

Leonardo Becchetti

 

P.S. Il messaggio conteneva due tabelle (sulle FTT in vigore nei diversi paesi del mondo e sul gettito in percentuale del PIL) ma la risposta via post non consente di vederle). Rimando al working paper di Matheson o alla possibilità di pubblicare questa risposta in forma diversa

 

Fonte:

Thornton Matheson, 2010,  Taxing Financial Transactions: Issues and Evidence, International Monetary Fund working paper timworstall.com/wp-content/uploads/2010/09/imfrobindocument.pdf

 

 

Fonte:

Thornton Matheson, 2010,  Taxing Financial Transactions: Issues and Evidence, International Monetary Fund working paper timworstall.com/wp-content/uploads/2010/09/imfrobindocument.pdf

 

Bibliografia

Thornton Matheson, 2010,  Taxing Financial Transactions: Issues and Evidence, International Monetary Fund working paper timworstall.com/wp-content/uploads/2010/09/imfrobindocument.pdf

European Commission, Innovative financing at the global level” (SEK 2010 409 final), April 2010.

 

International Monetary Fund, A fair and substantial contribution by the financial sector, April 2010.

 

Schulmeister, Stephan (2010): Boom-Bust Cycles and Trading Practices in Asset Markets, the Real Economy and the Effects of a Financial Transactions Tax, WIFO Working Paper 364/2010, presented at the International Monetary Fund on March 15, 2010. www.wifo.ac.at/wwa/jsp/index.jsp?fid=23923&id=38641&typeid=8&display_mode=2

 

 

 

 

Caro Leonardo, a Dubai siamo tutti con te, incondizionatamente. Dicci solo a quale indirizzo inviare la bottiglia, anzi la cassa, di champagne, e per sovrappiu' prometto anche un versamento a qualche istituto di microcredito a tua scelta.

Per un attimo ho pensato che tutte queste farneticazioni liberiste su NfA potessero scalfire la granitica convinzione di coloro che vogliono un mondo piu' giusto. Ma quando ho letto la survey di 50 e piu' lavori e mi sono riconciliato con la vita. Non ci sara' mai nessun senso del ridicolo che impedira' di propugnare sempre una nuova tassa con sempre piu' arzigogolate pezze d'appoggio.

E quindi lunga vita a Dubai e a tutti i posti dove verranno effettuate le transazioni finanziarie senza tasse. 

PS Ho letto una survey di 2572 studi che dimostra chiaramente come una imposta tra il 50 ed il 90 percento sui salari dei professori universitari italiani "pur essendoci sempre un trade-off tra equità ed efficienza e non essendoci tasse non distorsive se non quelle lump sum che però pongono problemi di equità" può essere uno strumento per raccogliere risorse importanti. Per di piu' la suddetta tassa  non verrebbe a generare "le temute fughe" di cervelli.

 

 

 

C’è forse un’asimmetria tra responsabilità della crisi e successiva ripartizione degli oneri. Perché la scuola, l’università (per quanto inefficienti e piene di limiti), la sanità pubblica e i dipendenti pubblici devono essere prevalentemente loro a pagare l’aggravio del bilancio pubblico per una crisi di cui sicuramente non sono responsabili (ultimo esempio il fallimento di Anglo-Irish che ha portato il rapporto deficit/PIL al 30 percento in Irlanda) ?

 

 

Perchè sono responsabili della crisi, in larga parte. In estrema sintesi, e da dilettante, penso che gli ultimi 20-25 anni siano stati caratterizzati dal pervicace tentativo della maggioranza degli occidentali (Americani ed Europei) di non aggiustare i propri comportamenti al mutamento della situazione economica mondiale - in particolare al cambiamento delle produttività relative, a sua volta determinato  dalla globalizzazione. Il cambiamento avrebbe reso necessario una riduzione, almeno temporanea, del livello di utilità aggregata (livelli di consumo+lavoro erogato, ponderato per qualche misura di rischio di impresa) per la maggioranza della popolazione. La resistenza a tale riaggiustamento ha assunto forme diverse a seconda dei paesi e dei momenti. Per esempio negli Stati Uniti un crollo dei risparmi ed un aumento del credito al consumo, finanziato da una bolla immobiliare, resa possibile da tassi di interesse artificialmente bassi. In Europa continentale, un aumento della spesa pubblica per stipendi, pensioni (presenti e future), welfare etc., finanziata in parte a credito ed in parte con l'aumento della pressione fiscale. I banchieri sono responsabili della crisi solo nella misura in cui hanno sfruttato fino all'ultimo le possibilità offerte e l'insufficiente monitoring. La bolla è scoppiata, e gli occidentali se la sono presa con gli avidi banchieri. Nella maggioranza, sono ancora in denial. Alcuni si aggrappano alla possibilità che lo stato li salvi, altri alla speranza che l'ingegneria finanziaria faccia il miracolo (continuando a farsi finanziare i consumi dagli asiatici), altri ancora cercano capri espiatori (gli immigrati, i meridionali, il governo federale in USA).  Temo che la Tobin tax sia un altro trucchetto per rinviare di qualche tempo il redde rationem.

PS se vogliamo fare qualcosa di concreto per i paesi sottosviluppati, iniziamo con l'abolire i dazi sulle  importazioni di prodotti agricoli.

 

Il punto , secondo me, è questo: anzichè far fallire aziende marce con manager poco avveduti, quando del tutto incompetenti, al momento dello scoppio della bolla, si è preferito fare un vero e proprio "moral hazard", tutti quelli che vivono nel mondo della finanza adesso sanno che c'è sempre la cavalleria in loro aiuto. La cavalleria ha bisogno di approvvigionamenti, logistica ,etc. (soldi, quindi) e questi soldi sono stati chiesti ai contribuenti. Di grazia, perchè dovremmo continuare a pagare?

Questa "tassicciuola" non è comunque l'ennesimo aumento della pressione fiscale su paesi già iper stressati? Non mi interessa che chi paga non è Marco Esposito, ma l'omino nella stanzetta a Piazza Borsa, questo comunque cercherà di rifarsi in qualche modo.

Veramente, non vedo "lettera degli economisti" che dicano : la pressione fiscale in Italia è insostenibile, lo Stato deve fare una cura dimagrante pazzesca, tagliando personale, e mi riferisco soprattutto ai quadri e dirigenti, aumentando da subito l'età pensionabile, e smettendo di mandare in giro per il pianeta soldatini per le parate dei ministri, mettere subito a gara tutti i trasporti pubblici locali, non dare più un centesimo per ogni e qualsiasi carrozzone autodefinito "ente". Invece trovo sempre "lettere degli economisti" che dicono: "dovete consumare di più !" (beh, rivolto ai tedeschi, ma se i crucchi non ci sentono si applica la proprietà transitiva) Oppure : "più tasse per Totti!"

E basta, io quando c'è crisi in azienda taglio costi, personale, cambio le lampadine per risparmiare sulla corrente, non vado dai miei clienti a dire: dammi di più perchè non ce la faccio ad arrivare a fine mese.

Caro Fabio, abbiamo capito tutti che adesso sei a Dubai e che ci vuoi dire non troppo velatamente che per principio i meno intelligenti sono quelli che restano a respirare l’aria della penisola (devo ammettere che l’era di Silvio ha dato un bel contributo al nostro rimbambimento ma cerchiamo di difenderci come possiamo).

Non ti chiedo di leggere tutti e 50 i lavori ma almeno uno sì per convincerti non c’è bisogno che una FTT sia contemporaneamente attuata in tutti i paesi del mondo e non fa fuggire i capitali se adottata solo in alcuni paesi. Ci sono o ci sono stati 23 esempi nel mondo ancora in vigore o in vigore nel recente passato. Un altro esempio che si può citare è la Stamp Duty nel Regno Unito, per quanto limitata alla sola compravendita di azioni di imprese britanniche. Un investitore non diventa legalmente proprietario di  un'azione finche' non dimostra l'avvenuto pagamento di questa imposta  dello 0,5%, ovvero dieci volte piu' alta di quella che proponiamo.

Risultato: elusione praticamente nulla anche se e' implementata solo in Gran Bretagna, gettito di circa 3 miliardi di sterline l'anno. (se non sbaglio)  e ne' la City di Londra ne' le imprese quotate inglesi mi sembra si straccino le vesti per le conseguenze nefaste che tale imposta avrebbe sull'economia o la finanza.

Insomma, le tasse sono tutte distorsive (cerco di dirla più sintetica possibile per evitare ironie) ma ognuno di noi avrà un suo trade-off tra equità ed efficienza e si proporrà di fare un po’ di equità in qualche modo. Questa è una possibilità.

E poi prenditela anche un po’ con i tuoi ex colleghi del Fondo che hanno scritto il lavoro. Saranno tutti impazziti o è la nefasta influenza francese ?

Con affetto (ricordo quando passavi per le nostre lande desolate) e un po’ d’invidia per lo spumante di Dubai :) ...

 

Leonardo

 

 

Senza scomodare la City e la stamp duty, in Italia abbiamo avuto la tassa sui contratti di borsa (cosiddetto fissato bollato - R.D. 3278 del 1923), che tassava tutte le transazioni finanziarie (compravendita di azioni, quote sociali, titoli di stato, obbligazioni, valori in moneta) da chiunque poste in essere, con aliquote che andavano da un minimo di 9/100.000 - titoli di stato venduti tra banche, ad un massimo di 140/100.000 - vendita di azioni tra privati senza l'intervento di intermediari.

Non credo che abbi mai dato gettiti significativi e, comunque, progressivamente svuotata nel corso degli anni (da ultimo erano esenti proprio le transazioni finanziarie concluse in borsa) è stata abrogata definitivamente  nel 2007 dal governo Prodi

Ho letto uno dei 2-3 papers che hai citato, quello di Schulmeister. Ho dato una scorsa anche agli altri: un documento del FMI per il G20 ed il paper di Matheson dell'FMI. Posso dire che se quelle sono le basi teoriche ed empiriche, sono tutt'altro che convincenti? Il documento FMI e' piuttosto broad e non entra molto nel merito di spiegare il perche' una tassa di questo tipo sarebbe efficace. Il paper di Matheson prende per vero quanto scrive Schulmeister per esempio che "Further, short-term trading is a zerosum game that adds no real value to the economy, and is therefore a waste of resources".  Quindi, vediamo Schulmeister. 

Intanto, segnalo che, nella sezione di policy Schulmeister non parla dell'efficacia di una tassa unilaterale (da parte di un solo stato). Assumo quella parte sia in altri papers. Non nel documento per il G20 che parla invece esplicitamente di cercare una "broad base" (non parla di paesi ma e' chiaro che la base imponibile comprende anche il numero di paesi che partecipano). Nemmeno nel paper di Matheson, che semplicemente dice che strumenti simili imposti unilateralment non hanno fatto scappare i capitali piu' di tanto perche' l'elasticita' della domanda non e' poi cosi' grande (dati? evidenza? ... missing!). Pero' dice anche che sarebbe meglio che la tassa fosse applicata in un numero di paesi piu' grande possibile per ridurre l'elasticita'. 

Veniamo al pundo fondamentale di Schulmeister. Il paper e', sostanzialmente, una serie di grafici sull'andamento di borsa in vari periodi di "bull" e "bears", confrontati con medie mobili dei suddetti andamenti. Questi confronti servono all'autore a dire che i "bull" e "bust" sono stati dovuti a technical trading (l'uso di regole fisse per operazioni di breve periodo). Ne conclude che bulls e bears sono dovuti all'accumulazione di una serie di operazioni di breve periodo ... (e grazie, a cos'altro dovrebbero essere dovuti?). Seconda conclusione, il fatto che i "bull-bust" cycles durino mesi/anni mentre le operazioni sono sempre piu' frequenti e'  un puzzle risolvibile immaginando l'esistenza di fasi di ottimismo e pessimismo del mercato. Ne conclude (senza argomentare perche') che tali cicli possano essere eliminati riducendo la frequenza delle transazioni. Almeno, questo ho capito io del paper, che non formalizza il ragionamento. 

Capisci che pero' la formalizzazione e' fondamentale. Anche accettando l'esistenza di moods nel mercato e fenomeni di contagio degli stessi, com'e' che la frequenza degli scambi genera la possibilita' di amplificarli? A priori, potrebbe essere il contrario. Molte transazioni di breve periodo vanno anche contro il "mood", quali sono quelle buone e quelle cattive?

Inoltre, anche se fosse vero che la frequenza amplifica la possibilita' di boom/bust amplificati, non ti pare un problema empirico non proprio facilmente risolvibile capire quale sia la frequenza giusta accettabile? Se non vanno bene le transazioni al millisecondo, vanno bene quelle al minuto? I boom e bust c'erano anche negli anni 20, senza i computer. Una transazione al giorno possiamo farla? Una alla settimana? A quali costi? 

A me piacerebbe vedere una seria analisi teorica di cosa si intende. Se ce l'hai sarei contento di leggerla. 

 

Gentile Leonardo,

anche se questo sito è stato fondato da insigni economisti, è frequentato anche da gente che di econmia mastica meno. Mi pare che la questione possa essere discussa ad un livello non eccessivamente tecnico e a questo proposito propongo la mia domanda.

Dal tuo intervento (siamo sul web ci possiamo dare del tu?) mi par di capire che esistono evidenze che un'imposta molto piccola non è detto che faccia scappare tanti o tutti gli aderenti ad un mercato. Non ho motivo di dubitarne*, mi sembra però che alla fine quella tassa la pagheremo io il signor Rossi e gli altri e che per noi non sarà necessariamente piccola. Se banca X paga 0,0000x% magari se ne frega e continua a fare tante transazioni. Gli viene fuori un costo di Y milioni di € che magari per lei sono briciole. Ma è pensabile che l'intermediario toglierà questi soldi ai profitti per i propri azionisti? Io dico di no. Dico che il costo finirà sul piccolo cliente rigido che non cambia intermediario come si cambia un vestito. Y milioni si spalma su migliaia di clienti vuol dire che alla fine io potrei pagare anche 4 o 500€ che per me sono tanti soldi. Non parlo del canone del conto corrente, che fai presto a cambiare (e io non pago perchè ce l'ho on line) parlo delle commissioni di gestione sui fondi pensione, sui fondi comuni di invesrtimento, delle commissioni sul trading on line etc etc.

Vengo alla domanda: è il caso che io e tanti altri sig Rossi paghiamo una tassa ulteriore? Dare altri soldi a pubbliche amminsitrazioni provatamente incapaci di gestire quelli che hanno già è il modo più efficiente di fare del bene? Mi interrogo sull'efficienza perchè io verso già piccole somme a Medici senza frontiere, Unicef e simili e se avessi un maggiore beneficio fiscale forse verserei importi maggiori. Non è plausibile che funzioni meglio detassare le azioni meritevoli ?

*Anche se ad esempio mi viene in mente che per chi in un mercato c'è già, tollerare una piccola tassa è plausibile perchè muoversi ha un costo (anche solo il tempo delle persone che devono pensare a farlo e il tempo di certe persone costa tanto). Per chi deve entrarci e a costo zero è può scegliere un posto dove la tassa non c'è la storia è diversa. Le borse di NY e di Londra offrono vantaggi (liquidità etc. etc.) che rendono tollerabili micro imposte. Una borsa meno forte, se mette la tassa, diventa imho meno appetibile e non è da escludere che anche le imprese locali scelgano di quotarsi su altre borse, visto che grazie al web è facile e veloce.

Caro Leonardo,

innanzitutto lungi da me l'idea che i piu' intelligenti siano quelli che abbiano cercato pascoli piu' verdi fuori dal Bel Paese. Anzi, al contrario, penso che i piu' intelligenti (con il senno di poi) siano stati quelli che avendone l'indole e il pelo sullo stomaco sono rimasti in Italia e piano piano (una leccatina dopo l'altra) hanno ottenuto la loro sinecura, bivaccano nelle anticamere dei potenti, e la domenica vanno dalla mamma a mangiare le tagliatelle (non mi riferisco a te ovviamente, ma credo che hai anche tu in mente fulgidi esempi a riguardo).

Venendo al problema delle tassa sulle transazioni finanziarie, lasciami precisare che non mi sento responsabile di cio' che scrivono i miei ex colleghi al Fondo Monetario (che nel caso particolare nemmeno conosco) soprattutto quando sgomitano per farsi notare dal prossimo candidato socialista per la Presidenza della Repubblica Francese. Un personaggio che a mio modo di vedere ha una fastidiosa tendenza a servirsi del suo ruolo attuale per la propaganda elettorale. Detto in termini crudi, i lacche' non sono una prerogativa solo italiana ma si trovano a tutte le latitudini.

Venendo al merito della tua proposta, ripeto come hanno fatto altri nei commenti precedenti, che un trasferimento di risorse dal settore privato al settore pubblico non puo' essere giustificato dalle presunte buone intenzioni. Ne' il fatto che l'imposta sia piccola (ma allora come mai il gettito e' iperbolico?) giustifica il discorso. E tantomeno l'equita'.

Qualcuno potrebbe trovare equo tassare la pubblicazione dei working papers degli economisti e trasferire il gettito per pagare il sussidio di disoccupazione ai lavoratori precari che hanno perso il posto. Non mi vorrai mica controbattere che gli economisti debbano essere piu' tutelati dei nostri fratelli meno fortunati e che non debbano farsi carico di questo annoso problema sociale?

Infine sulla dislocazione delle transazioni finanziarie, lasciami dire che esistono due tipi di mercato. Quelli organizzati e regolati, ad esempio il London Stock Exchange o la Borsa Italiana o il Nasdaq e i mercati over the counter. Nei primi se imponi una tassa sulle transazioni l'effetto non si vede nell'immediato, perche' non e' che le imprese vanno a quotarsi altrove da un giorno all'altro. Quindi e' ovvio che nessuno trovi una conferma empirica agli effetti della tassa. Non aggiungo altro perche' di effetti piu' complessi altri hanno parlato e richiederebbe una spiegazione molto lunga. 

Nei mercati over the counter, che comprendono i mercati dei cambi (con svariati trilioni al giorno di transazioni) i mercati del debito pubblico americano, quello dei i derivati ecc ecc, vorrei innanzitutto capire come si puo' far pagare la tassa a chicchessia. Una volta risolto questo problemino non da poco (con costi di enforcement enormi), ti assicuro che nessuno effettuerebbe transazioni attraverso intermediari che operano nelle giurisdizioni dove si paga la tassa. Si collegherebbero via computer ad un intermediario di Dubai (spero) e voila' la tassa sparirebbe dall'orizzonte. Le commissioni finirebbero a Dubai e finanzierebbero le casse di champagne che ho opzionato (un anglicismo aberrante), sperando che la vostra proposta riscuota un successo planetario.

 

 

Adesso la proposta di Sarubbi e soci è visibile qui. La cosa interessante è prima si dice

 

Una tassazione di questo tipo, per la sua stessa natura, non sarebbe efficace se applicata da una sola nazione e richiederebbe un accordo a livello globale per una previsione e un'implementazione a livello sopranazionale. La scelta, tuttavia, di prevedere con la presente proposta di legge una prima fase di attuazione della ITF al solo ambito europeo, muove dalla considerazione che circa il 50 per cento delle transazioni finanziarie nel mondo si svolge proprio nel continente europeo (con circa il 30 per cento costituito dalla sola piazza di Londra). Una tassazione così bassa come quella in esame (consistente nello 0,05 per cento)....

 

poi nell'articolato

 

                                                          Art. 1.

(Istituzione di un'imposta di bollo sulle transazioni finanziarie).

      1. Al fine di assicurare maggiori risorse per far fronte alla crisi economica, sociale e alimentare nei Paesi meno sviluppati e in Italia, è istituita un'imposta di bollo su tutte le transazioni finanziarie (ITF), fermo restando quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 2, la cui aliquota è pari allo 0 per cento. A decorrere dal 1o gennaio dell'anno successivo all'adesione da parte di tutti i Paesi dell’«area Euro» ovvero di almeno sei Paesi membri dell'Unione europea, tale aliquota è elevata allo 0,05 per cento.

 

Elevata? ma allora c'è anche quando l'Italia è la sola ad averla introdotta. Ma non avevano detto che in un solo paese non è efficace? E quant'è in questo caso? Boh? Io non ho trovato l'aliquota. Una legge che impone un'imposta e non dice quant'è l'aliquota è una bella legge, per davvero. Ma non sono loro i legislatori?

Formalmente, l'aliquota è indicata ed è = zero. Solo quando tutti i Paesi dell'area dell'euro o almeno sei Paesi dell'UE avranno introdotto l'imposta, l'aliquota salirà allo 0,05%.

Una proposta di legge che si risolve dapprima in una "prenotazione", senza effetti sul gettito, ma che sarebbe sufficiente a incidere sul mercato; in una seconda fase, un'imposta limitata all'area euro (o ai sei Paesi UE desiderosi di affossare i loro mercati finanziari), sostanzialmente inefficace e con un gettito risibile, perché ormai i buoi sarebbero scappati dalla stalla.

Deus dementat quos vult perdere.

 

Io trovo invece affascinante che, nel testo di una cosa che secondo gli estensori dovrebbe diventare legge, si possa scrivere cosi'

 

è istituita un'imposta di bollo su tutte le transazioni finanziarie (ITF),

 

COSA SONO? Il ritiro di soldi all'ATM lo è? Il deposito dello stipendio in banca? Il pagamento automatico di affitto e bollette? L'acquisto di una casa? Il pagamento della rata del mutuo? ...

Detto altrimenti, della miriade di transazioni che avvengono attraverso il sistema dei pagamenti QUALI sono "transazioni finanziarie" e quali no?

L'insipienza di costoro è spaventosa. Poi ci sorprendiamo che le leggi in vigore siano demenziali: questi scrivono articolati senza neanche capire di cosa parlano.

Che tristezza, ogni volta che uno guarda dentro una di queste "grida", trova il profilo di modesti megalomani...

A questo punto, ho donato qualche Euro a nFA: così mi abituo in anticipo, con il vantaggio di scegliere a chi destinare il mio danaro (Don Giovanni, nell'omonima opera di W.A.Mozart, canta: "Poiché spendo il mio danaro, io mi voglio divertir" o press'a poco).

La domanda fondamentale, ovvero la serie di domande, che a mio avviso né Becchetti né alcun altro (né, soprattutto, alcuno degli umili paper citati) risponde è la seguente:

ALLA FINE, QUESTA TASSA CHI LA PAGHERA?

Ossia, e ripeto la domanda a Becchetti, Piga e quant'altri hanno firmato qul testo e ci leggono oh come che ci leggono:

(1) La pagherà Paulson la tassa? Ridurrà i bonus dei traders? I profitti degli hedge funds? Che evidenza e logica avete per asserirlo? Dovreste averla visto che volete "punirli" in quanto responsabili della crisi, sta scritto nell'intervento di Becchetti. Non voglio nemmeno discutere se siano "responsabili" o meno, mi chiedo solo sulla base di quale ragionamento siete arrivati alla conclusione che sarebbero costoro (e non il pensionato con qualche azione o il semplice utilizzatore di servizi bancari) a pagare il conto.

(2) Ammesso che siano loro a pagare, mi vorreste spiegare perché non usare quel gettito per ridurre la pressione fiscale che, in Italia, è altissima, specialmente sul lavoro dipendente del settore privato? Ovvero, cosa vi fa pensare che OGGI, ciò di cui l'Italia ha bisogno sia un rialzo della pressione fiscale?

 

 

Ammesso che siano loro a pagare, mi vorreste spiegare perché non usare quel gettito per ridurre la pressione fiscale che, in Italia, è altissima, specialmente sul lavoro dipendente del settore privato?

domanda stupiderrima, ma a parte l'uso del gettito per la cooperazione allo sviluppo o la tassa come freno alla "speculazione" di questo caso particolare, sarebbe sostenibile una tassa di questo tipo su TUTTE le transazioni bancarie, valutarie e finanziarie, al limite anche sui prelievi al bancomat, al posto di gran parte delle tasse esistenti, come forma normale di imposizione fiscale?

Lo so che la single tax è una utopia, però questa avrebbe una base imponibile vastissima, sarebbe difficile da evadere,  e quindi permetterebbe di abbattere la pressione fiscale. Adesso mi aspetto qualche mazzata...accetto tutto meno che "troll" :-)

 

Tal Sarubbi, ripete che miliardi di euro verranno ottenuti dal "far pagare la "crisi" a chi ci specula sopra."

Il tutto e' da neurodeliri.

 

Carissimi (mentre dormite intanto mi avvantaggio)

D’accordo con Fabio che la distinzione tra mercati regolamentati ed over the counter è fondamentale quando si fanno stime sul possibile gettito della tassa.

E’ un peccato che non ci siano ancora molti altri lavori che si cimentano in questo (so che sta uscendo qualcosa in sede UE e un nuovo lavoro di Schulmeister) ma l’esercizio alla fine è piuttosto semplice. Si tratta di fare un’analisi di sensitività sul volume delle transazioni post tassa applicando elasticità possibili. La tabella di Schulmeister prova a fare la cosa. Secondo quei conti è possibile arrivare a 242 miliardi di dollari annui considerando i soli mercati regolamentati e fino a 660 se si includono i mercati non regolamentati (OTC) in caso di applicazione a livello mondiale. Le due cifre diventano circa 120 e 290 miliardi di dollari se si limita l’area geografica all’Europa. Ma mentre nel primo caso è molto semplice imporre la tassa (la proprietà delle attività finanziarie acquistate viene assegnata solo dopo la trattenuta alla fonte della tassa stessa), nel secondo caso, per essere sicuri di evitare l’elusione, si dovrebbero regolamentare quelle transazioni. E non mi pare cosa di poco conto anche se nel dibattito sulle riforme dei mercati si parla anche di questo. E’ quindi prudente attestarsi sulle cifre inferiori che sono comunque molto elevate.

Il motivo per cui sia possibile avere somme cosi mirabolanti con aliquote così basse è proprio che il volume di transazioni finanziarie è arrivato a livelli enormi. E questo rende possibile o almeno esplorabile l’ipotesi che si possa trovare un’aliquota molto bassa tale da non far scappare i capitali (e da non colpire dunque solo chi proprio non ci riesce) ma comunque da raccogliere somme importanti. Interessante che i commenti di Boldrin sul paper di Feige si riferiscono ad una tassa dello 0,5 percento. Che succede con lo 0,05% ? Nella survey del working paper IMF i ragionamenti su prezzi e rendimenti degli asset sono sviluppati in rapporto a varie ipotesi di aliquota e si vede che, almeno secondo loro, i problemi di calo di rendimento e aumento di prezzo diventano trascurabili se l’aliquota scende ai livelli ipotizzati dalla proposta (parlo dello 0,05% non dello 0%!)

La FTT vuole semplicemente sfruttare questo potenziale.

Inoltre penso anche guardando all’esperienza della normativa GAFI sulle regole antiriciclaggio (ovviamente non  stiamo parlando dello stesso problema) che quando la comunità internazionale vuole imporre delle regole a tutte o quasi tutte le piazze finanziarie ha strumenti di pressione per farlo e quindi l’estensione ad aree potenzialmente ampie della tassa si potrebbe realizzare se ci fosse la volontà politica di farlo da parte di una maggioranza dei paesi.

Sul rapporto tra tassa e volatilità dei mercati finanziari non credo che possiamo dire molto di più che una tassa siffatta ridurrebbe il trading ad alta frequenza e/o lo tasserebbe di più e possiamo discutere quanto questo ci piace.

Il problema della volatilità e quello di cosa fare per evitare nuove crisi sui mercati finanziari dipendono da molte altre questioni oggi in discussione (requisiti di capitalizzazione degli intermediari finanziari con anessi buffer per il rischio liquidità, ruolo delle società di rating, regolamentazione o no degli OTC, ecc.). Quando ci sono grosse turbolenze per ridurne gli effetti si fanno già oggi cose molto più drastiche di una tassa come l’applicazione di “circuit breakers”, che bloccano gli scambi come è successo anche dopo l’11 Settembre o come succede per periodi molto brevi non infrequentemente in caso di variazioni anomale dei prezzi.

E’ questo il motivo per cui, a differenza delle impostazioni di altri io insisto più sulla questione del prelievo che sul fatto che la tassa sia la ricetta magica contro le turbolenze dei mercati (diventerà una Robin Hood invece che una Tobin, boh !).

Altro punto importante è che in tutte le tasse che paghiamo si trasferiscono soldi dal privato al pubblico per motivi di equità (in realtà poi nella nostra proposta di capitalizzare le start-up di microfinanza i soldi tornerebbero al privato in un settore dove il rendimento di un dollaro investito sarebbe a mio avviso molto elevato). Il modo in cui ho raccontato la cosa su un blog oggi (e il perché a mio avviso la tassa è tornata di moda) è il seguente.

Sono d’accordo con Boldrin sul fatto che una destinazione può essere quella di ridurre la tassazione sul lavoro cheè insostenibile (anche se io essendo appassionato di sviluppo mi sono concentrato più sul discorso internazionale come possibile destinazione). L’ho scritto in un articolo che dovrebbe uscire oggi o domani (preferisco non dire dove per scaramanzia) dove dico all’inizio

“I consumi di beni alimentari di prima necessità sono tassati in maniera significativa. Le aliquote sui redditi da lavoro sono a detta di tutti arrivate a livelli quasi insostenibili.  Per molti esperti sarebbe opportuno ridurle se vogliamo rilanciare lavoro e consumi e rimuovere quei fattori di declino del potere di acquisto della classe media che sono tra le cause remote della crisi finanziaria globale. Quali meriti si sono conquistati sul campo durante questa crisi i “consumi finanziari” per guadagnarsi l’esenzione da qualunque piccola tassa ? Perché vogliamo privare chi compra e vende sui mercati finanziari, e soprattutto chi lo fa più spesso, della gioia di contribuire in piccolissima parte al bene comune ?”

Un ringraziamento a tutti perché il sito è molto stimolante e consente di far progredire il dibattito (non mi pare ci siano altri luoghi e altri strumenti dove il dibattito procede così rapidamente). Con questo allenamento e “un po’ di sangue che scorre” si fa poi un figurone di fronte a qualche commento bolso di giornalisti o politici….

 

“I consumi di beni alimentari di prima necessità sono tassati in maniera significativa. Le aliquote sui redditi da lavoro sono a detta di tutti arrivate a livelli quasi insostenibili.  Per molti esperti sarebbe opportuno ridurle se vogliamo rilanciare lavoro e consumi e rimuovere quei fattori di declino del potere di acquisto della classe media che sono tra le cause remote della crisi finanziaria globale. Quali meriti si sono conquistati sul campo durante questa crisi i “consumi finanziari” per guadagnarsi l’esenzione da qualunque piccola tassa ? Perché vogliamo privare chi compra e vende sui mercati finanziari, e soprattutto chi lo fa più spesso, della gioia di contribuire in piccolissima parte al bene comune ?”

 

 

Sono d’accordo con Boldrin sul fatto che una destinazione può essere quella di ridurre la tassazione sul lavoro cheè insostenibile

 

Adesso cominciamo a ragionare... Il sito segnalato da Massimo Famularo (www.apttax.com) e il paper di MB non indicano una "tassazione aggiuntiva", ma una tassazione sostitutiva, che oltretutto colpirebbe anche chi oggi sfugge al fisco (puoi non dichiarare i redditi, ma non puoi non consumare), introducendo una equità maggiore nel sistema contributivo. E questa già sarebbe una ottima idea, senza andare a scalare la luna con il deltaplano.

Continuo a non leggere, da parte degli economisti, una richiesta di drastica riduzione delle spese, o comunque un appello in tal senso. Asimmetricità o "paraculismo politico"?

Non tutti dormono, alcuni godono dell'unica cosa buona che abbia Giulio Andreotti ...

Allora, mi pare sia il caso di risolvere un equivoco di fondo che sembra persistere e che speravo (erroneamente) di aver eliminato postando il mio vecchio commento alla proposta di Ed Feige (la APT non è altro che la tassa che proponete voi ... fatta bene e senza intenti punitivi, almeno a priori, anche se, come argomentato con Feige che concordava, alla fine anche l'APT sarebbe all'80% una tassa sulle transazioni finanziarie).

L'equivoco è riassunto in questa frase di LB (ed in ciò che viene prima e dopo)

 

La FTT vuole semplicemente sfruttare questo potenziale.

 

Il messaggio retorico qui, ed altrove, è il seguente: vedete? Con un'imposta così piccola ricaviamo così tanto gettito perché il montante su cui si applica è grande. Questo ci mette a disposizione delle risorse enormi con poco sforzo.

Insomma, sembra un miracolo. Tassando le transazioni (invece di tassare reddito e consumi, dice EF, in aggiunta a tassare reddito e consumi, suggeriscono LB e soci) si "ricava" tanto con tasse piccole. Una specie di versione fiscale del moto perpetuo. 

Mi si permetta l'uso del "francese": balle!

Vedi, Leonardo: le imposte vengono sempre e comunque da una fonte sola. Il reddito prodotto nell'anno. Se per pagare le imposte occorre intaccare la ricchezza accumulata (che altri chiamano capitale) allora queste imposte hanno vita breve: prima o poi il capitale finisce. Per cui, delle due l'una: o l'imposta ha come proprio fine l'esproprio del capitale ed il suo trasferimento allo stato (ma allora bisogna non spenderne il gettito, ma accumularlo) oppure, se la si consuma, è un'imposta che non solo finisce in tempo finito ma ... aiuta a commettere il suicidio collettivo, perché serve a mangiarsi il capitale.

Siccome vi ritengo (intenzionalmente e pro domo marketing) confusi ma non suicidi, assumo vogliate suggerire un'imposta che, dovendosi pagare ogni anno e non una-tantum, si possa pagare con il reddito prodotto ogni anno. Siamo d'accordo? Spero vivamente di sì.

A questo punto, però, casca il palco. Casca in due tempi:

1) O bene mi dite che state facendo vostra la proposta di Ed Fiege e di coloro che da anni suggeriscono la APT (e ne discutiamo, le mie obiezioni le trovi sopra), oppure

2) oppure mi state dicendo che volete aumentare la pressione fiscale e che, avendo esaurito il tassabile, vi è venuto in mente di tassare un sottoinsieme di transazioni finanziarie.

Perché il fatto è questo: SE non dite QUALI imposte la vostra debba sostituire (e perché sia meno distorsiva o ingiusta, eccetera) ALLORA essa costituisce semplicemente una richiesta di aumentare le tasse sul PIL annuale.

A quel punto la cifra di (faccio la media) di 225 miliardi di euro che volete ricavare dalla zona EU va rapportata al PIL della medesima zona. Siccome non ho capito cosa tu intenda per "Europa", non m'arrischio a mettere nulla al denominatore ... se me lo dici, mettiamo un numero e capiamo di QUANTO volete aumentare la pressione fiscale. Se mi dici quanti di quei 225 miliardi finiscono in Italia, calcoliamo anche di quanto volete aumentare la pressione fiscale in Italia. A occhio e croce sono fra i 10 ed i 20 miliardi di euro in più ... bruscolini.

Fine, non c'è altro da aggiungere, in un certo senso. Avete proposto di aumentare le tasse sul PIL per finanziare delle cose che piacciono a voi. Legittimo, tutte le lobbies lo fanno, dai produttori di latte ai forestali calabri, ed il vostro gruppo non sembra fare eccezione. L'unica differenza è che voi vi siete inventati un messaggio pubblicitario migliore di quello degli allevatori padani. Voi raccontate di voler tassare i cattivi per finanziare i buoni. Ma anche queste son balle (vedi sotto).

Però siccome sono un chiaccherone, aggiungo alcune domande, basate tutte sulla triviale osservazione contabile che ho appena compiuto.

1) Cosa vi fa pensare che sia necessario aumentare la pressione fiscale, in Italia ed altrove?

2) Se non volete aumentare la pressione fiscale, ci dite QUALI tasse volete eliminare?

3) Se davvero volete eliminare alcune tasse, perché mai nel testo dell'appello proponete di spendere tutti quei soldi in questo e quello?

4) Secondo voi, CHI PAGHERA' QUESTA TASSA? Questa domanda l'ho già fatta e non ha ricevuto risposta. Nessuno dei lavori che citi (Leonardo, sono tutti abbastanza miserrimi ... come on!) neanche prova a calcolare l'incidenza della tassa e le sue vittime. Ecco, io che ho un social concern per i morti di fame consiglierei farli quei calcoli. Sono abbastanza convinto che questa è una tassa sui poveri, come quelle sull'alcol e le sigarette. Ma magari mi sbaglio, però dovete convincermi che così non è con dei numeri solidi ... attendo paziente.

5) L'ho già detto implicitamente prima, ma lo ripeto: dove sono gli studi empirici che mostrano come questa tassa sia meno "distorcente" (si dice?) e faccia meno danno alla crescita di, per esempio, una consumption tax? Vorrei vederli.

6) Dove sono gli studi che mostrano che finanziare queste cose che a voi piacciono tanto aumenta il benestare sociale? Ripeto, siete una lobbies per alcuni gruppi d'interesse (chiamiamoli, per semplicità, ONG ...). Va benissimo (Stefano Zamagni a parte, ma vivete in Italia e capisco che le relazioni baronali e con il Vaticano contino ...), questo ve lo concedo. Però tocca a voi ora dimostrare che finanziare le vostre ONG è MEGLIO, socialmente, che finanziare i bordelli del BS, no? O i produttori di latte che votano per Bossi. O i portieri camorristi del comune di Napoli. In Italia di lobbies dedite al bene comune ce ne sono molte, occorre battere la concorrenza con argomenti solidi. Non li ho visti ancora.

Chiudo qui, anche se vi sono altre osservazioni cogenti ma sono forse un po' troppo tecniche persino per nFA. Ad ogni modo, ti invito a rileggere i mei commenti a Ed F, che hanno dei numeri che dovrebbero aiutare a capire dove sta il problema (sempre che non vogliate semplicemente aumentare le tasse per spenderle sulle ONG che piacciono a voi).

In ogni caso, la domanda chiave è la 4), e la ripeto in chiusura.

CHI PAGHERA' QUESTA TASSA?

QUALE TIPOLOGIA DI REDDITO REALE VERRA' RIDOTTO DA ESSA IN MAGGIOR AMMONTARE?

Insomma: a CHI volete mettere la mano in tasca per "fare del bene"?

Si tratta di fare un’analisi di sensitività sul volume delle transazioni post tassa applicando elasticità possibili. La tabella di Schulmeister prova a fare la cosa. Secondo quei conti è possibile arrivare a 242 miliardi di dollari annui considerando i soli mercati regolamentati e fino a 660 se si includono i mercati non regolamentati (OTC) in caso di applicazione a livello mondiale. Le due cifre diventano circa 120 e 290 miliardi di dollari se si limita l’area geografica all’Europa.

In realta' il gettito della tassa sulle transazioni nei mercati OTC tendera' rapidamente a zero perche' nessuno sara' cosi' masochista da utilizzare brokers che risiedono nei paesi dove la tassa e' applicata. I mercati OTC non "risiedono" fisicamente in nessun posto (al contrario di quelli regolamentati) per cui possono sfuggire al fisco come le anguille.

E comunque e' molto facile mettere in piedi mercati OTC che possano subentrare a quelli regolamentati. Vedi alla voce Dark Pool ...

Ad ogni modo anche un'aliquota minima applicata su un numero enorme di transazioni impone un onere fiscale significativo che alla fine grava sui consumatori finali, ne' piu' ne' meno che l'IVA sulla tazza di caffe'. A meno che non si creda che l'IVA sul caffe' punisce i baristi. Certo alcuni consumatori sono piu' colpiti di altri (come avviene per tutte le tasse), ma che questa tassa sia piu' equa dipende dalla definizione di equita' che uno adotta. E che sia necessaria per combattere la fame nel mondo o per raggiungere qualsiasi altro obiettivo mi sembra quanto meno azzardato.

Ma comunque se servono risorse io vorrei proporre un'imposta patrimoniale del 10% su tutti gli edifici di culto.

 

Riuscii a capire nulla della "nobilta'" della proposta. Personalmente, forse perche' mi occupo di uno deiluoghi in cui si ricevono i cosidetti aiuti di cui fa menzione tal Becchetti, la cosa e' assai ignobile a mio avviso. Si tratta tuttavia di individui che credono alla fanfaluca delle buone "intenzioni" a cui il sottoscritto da assai poco credito.

Nel merito si trovano individui connessi ad organizzazioni clericali che sostengono con poche idee ma molto confuse, un progetto di un gruppo di clowns in parlamento che vuole colpire "chi porta la colpa della crisi finanziaria" facendo pagare piu' tasse a chi compra un libro di amazon.com o vende un pedalo' in Vietnam.

Mi scuso se la faccio breve: ma vi sono ragioni per prenderli sul serio, i parlamentari del bunga e i professori che copiano?

Caro Michele

che la letteratura in materia sia scarna ed insufficiente non è colpa nostra. Da quella dobbiamo partire e già è qualcosa.

Nessuno pensa che la ricchezza sia un flusso che si riproduce ogni anno, però il flusso (un reddito complessivo che include quello illegale e sommerso) potenzialmente tassabile è un multiplo del reddito solitamente tassato (appunto, il tema del paper di Feige alla fine è come tassare il sommerso). Quanta di questa ricchezza in più può essere catturata dalla tassa rispetto a quello che la tassa si propone di realizzare data la sua aliquota ? Secondo noi comunque molta perché l‘aliquota è molto bassa e le elasticità stimate (di lungo un po’ più alte che di breve) sono anch’esse basse (ci sono venti esempi nella survey che si riferiscono a mercati azionari o futures). Quale sarà la vera elasticità e la vera reazione ? Non lo sappiamo perché nessuna situazione si ripete esattamente ma possiamo pensare che sarà simile a quella dei venti casi studiati.

Capisco la preoccupazione di usi della tassa che possano distruggere valore economico. Siccome è anche la nostra preoccupazione la seconda parte dell’appello si dilunga su un utilizzo della tassa proponendo una destinazione che risponde ai nostri gusti di equità e allo stesso tempo alle esigenze di creare valore economico. Capitalizzare istituzioni di microfinanza in paesi poveri ed emergenti (non si parla di ONG) è un moltiplicatore di risorse che genera progetti e creazione di altro valore economico se la banca fa bene la sua attività di screening. L’esperienza storica ci dice che i rendimenti del capitale di questi progetti in aree dove i tassi di crescita dell’economia sono molto più alti dei nostri sono in genere molto elevati e questo spiega perché i borrowers possono sopportare un costo del credito talvolta molto elevato (anche quello praticato da organizzazioni come Compartamos, Bancosol o simili e non quello più basso della Grameen dove ci sono sussidi incrociati). E’ il meglio che posso pensare ma posso sempre sbagliarmi. Quindi non si vuole mettere in piedi un meccanismo che “esaurisce la ricchezza”.

Nei commenti al paper di Feige leggo che  la tassa ha molti vantaggi (comparata con altri tipi di prelievi)

Transparency, reduced costs of compliance, reduction of labour supply disincentives, simplification of procedures and elimination of loop-holes and, last but not the least, fairness, are some of the most important.

Alcuni di questi come il ridotto costo amministrativo di riscossione li sottolineavo anch’io nel mio primo post. Molte delle tue obiezioni sono collegate  al fatto che si parla dello 0,5% mentre qui parliamo di una tassa dello 0.05%, questo riduce l’ammontare di elusione e spostamento di denaro su altri piccoli centri finanziari. Insisto sul fatto che quando la comunità internazionale, come nel caso dell’iniziativa della FATF sul money laundering vuole armonizzare le normative tra centri finanziari ha strumenti di pressione e persuasione per farlo. Quindi non darei per scontata l’impossibilità di estendere progressivamente l’area geografica di applicazione.

Chi la paga ? Quelli che non scappano la pagheranno in maniera progressiva e in modo tale che, data l’aliquota, anche chi ha meno non fa grandi sacrifici. Un cassettista dotato di modesta ricchezza supponiamo compri 100,000 euro di titoli di stato in un anno e paga su questo un totale di 50 euro. Anche in termini di rendimento, pur essendo scarsi i rendimenti dei titoli di stato, non mi pare gli togliamo molto (cinque centesimi di punto). Tra l’altro considerando costi della vita e parità di potere d’acquisto i 50 euro spostati nei contesti in cui vengono spostati valgono molto di più. Da noi sono un cinquantesimo di un reddito mensile, lì sono più di un reddito mensile.

Credo che in quest’analisi diamo per scontato che la gente scappi dalla tassa ovvero diamo per scontato preferenze autointeressate. L’economia sperimentale ci dice che l’insieme di preferenze degli individui è molto più variegato di quello che ipotizzavamo fino a qualche tempo fa. Quindi ci sarà anche una quota di persone che compenserà il fastidio di dover pagare con il beneficio di contribuire a qualcosa in cui crede. In fondo questa è una tassa di scopo. In altri termini esiste una disponibilità a pagare per il tipo di obiettivo che ci proponiamo che sarà minima ma non è pari a zero in una parte della popolazione. Questa disponibilità a pagare potrebbe dissuadere alcuni di quelli che pensiamo potrebbero potenzialmente eludere dal fare la fatica di spostarsi.

E poi torniamo al punto di inizio. Perché le 23 tasse che esistono e non sono di entità minore di quella proposta non hanno portato alla rovina le più importanti piazze finanziarie mondiali ?

Come dici giustamente ognuno difende le lobbies o gli interessi di chi vuole e nelle mie preferenze (e di quelli che si sono riconosciuti nel documento) finanziare progetti di sviluppo negli ambienti in cui opera la microfinanza, finanziare i progetti di creazione di valore economico di quelle famiglie che aumentando il loro reddito possono mandare i figli a scuola vale di più che difendere gli agricoltori padani. Essendo liberi dall’onere di dover soddisfare le preferenze politiche degli elettori come i nostri politici nazionali debbono fare (non è per forza un male ovviamente) possiamo scegliere liberamente e dedicarci a sostenere le cose che più ci appassionano e aggregare consensi più larghi possibili su queste.

Tutto questo credimi veramente senza retorica, e con apprezzamento per i  tuoi stimoli e provocazioni perché penso realmente che chi è un po’ folle da fare questa professione ed usare le sue energie mentali (a costo di perdere sonno e salute) in direzioni nelle quali non massimizza certo le sue entrate, ha scelto questa strada un po’ anche perché ha il gusto di voler contribuire a risolvere i problemi degli altri (ovvero gli economisti sono la contraddizione vivente di quella teoria delle preferenze miopemente auto interessate che ha prevalso fino a un po’ di tempo fa prima che scoprissimo molte altre cose interessanti che stanno dietro i nostri comportamenti).

Leonardo

 

Gentile prof. Becchetti,

a me sembra che sia fondamentale capire se questa è semplicemente una tassa in più. In questo caso per quanto la si voglia tirare per le lunghe la mia impressione è che il tutto si risolva in una misura di "fisco creativo", niente di nuovo, perlomeno in Italia. Se invece può essere veramente un tipo di tassazione che permette più facilmente di tassare il sommerso, più trasparente, con minori costi di attuazione ecc. ecc. mi sembrerebbe necessario associare inscindibilmente alla vostra proposta una riduzione della pressione fiscale derivante da altri tipi di tassazione pari alla pressione fiscale aggiunta dalla nuova tassa.

Prima vedere cammello, poi pagare (lo insegnano questo a Economics 101?).

Riguardo all'utilizzo del (supposto) extragettito derivante dalla tassazione del sommerso sinceramente mi sembrerebbe democraticamente corretto lasciare la libertà di scelta ad ogni stato che applicasse la tassazione.

Una domanda: se lei ritiene che il microcredito sia una buona forma di investimento (buona sia per chi fa l'investimento che per chi lo riceve), perché non lasciare fare al mercato? Voglio dire, se il gettito aggiuntivo fosse utilizzato da uno stato per ridurre il debito, contenere il deficit, ridurre ulteriormente le tasse ecc. ecc. tutto questo genererebbe ricchezza che andrebbe poi reinvestita, se il microcredito è un buon investimento attirerà questa ricchezza senza bisogno di solerti burocrati che sappiano indirizzare gli stupidi investitori.

 

 

le pubblicazioni che Lei cita rispondono a nessuna delle domande che Le vennero poste.

Evito dunque di entrare in discettazioni che ad esser ottimisti sono al massimo Holzwege.

Ebbe la cortesia di indicare come il tutto dipende dalle preferenze che Lei ha e che i suoi colleghi condividono con lei.

Qui appunto la lingua batta dove il dente duole.

Mi spiega perche' il metodo non sia quello di convincere piu' persone a donare in carita' alle organi che Lei indica come preferibili?

Sotto la sottana del clero cela pure Lei la verga e il manganello della coercizione? Perche' non chiede alle persone di donare la somma a Lei risultante appropriata? Perche' all'autorita' fiscale di aumentare le tasse su tutti?

Teme che nessuno o poche persone siano in accordo con Lei?

Ho fatto due conti e notai che escluse dalla tassazione le transazioni di IOR. Perche'?

La prego di non citar il dottor Croissant e la Prof. Vol au Vent, perche' ho sempre meno tempo da perdere, alla mia avanzata eta'.

PERCHE' SCEGLIE DI DOMANDARE ALL'AUTORITA' MILITARE, FISCALE, POLIZIESCA DI IMPORRE LA TASSA CHE TANTO LE STA A CUORE?

A mio parere occorre organizzare la discussione su direttrici sufficientemente disgiunte:

1) esiste la possibilità che TTF possa risultare di danno per la funzionalità dei mercati finanziari ?

2) la TTF è una corretta reazione al ruolo che la finanza ha avuto nella genesi e nello sviluppo della crisi economico-finanziaria ?

3) la TTF può risolvere o contribuire significativamente alla soluzione dei problemi della povertà ?

Io vedo questi tre temi. Poi vedo i problemi di dettaglio di traduzione operativa in una idonea proposta di legge. Ma queste sono questioni che si pongono su un livello più basso della discussione e su cui probabilmente non è opportuno entrare nel merito nella stessa fase.

Sono favorevole alla proposta della TTF e convido il punto di vista qui espresso da Leonardo Becchetti; provo a spiegare le ragioni del mio punto di vista in relazione ai tre profili che ho indicato sopra.

1) Ritengo che la TTF non possa affatto minare la funzionalità di un mercato finanziario. Il già menzionato "fissato bollato" è stato applicato in Italia dal 1923 al 1999 e poi, limitatamente alle operazioni fuori borsa, fino al 2007. Aveva un'incidenza di circa lo 0,120 %. Il fatto che esistesse comportava il fastidio di pagarlo, ma nessuno mai ha rilevato una disfunzionalità del mercato in connessione del fissato bollato. Tra l'altro, nessuno ha avvertito le conseguenze dell'eliminazione del fissato bollato. I margini di caricamento commerciale sulle operazioni di borsa sono un multiplo del "fissato bollato". Quindi che ci sia o non ci sia non cambia nulla. Cambia qualcosa solo per coloro che realizzano interventi sul mercato ad alta frequenza. Posso considerare opportuno o non opportuno introdurre una imposizione a danno di questi, ma il mercato non cambia le sue caratteristiche. Anche l'idea che l'introduzione di una tassa su un solo mercato lo renda vulnerabile alla concorrenza di mercati in cui tale tassazione non vige è un'idea che non convince. Assolutamente non risponde al punto di vista degli operatori. Ma voi pensate veramente che possa avere un impatto su dove gli scambi vengono effettuati ? I motivi che portano all'esterovestizione sono assai più variegati e sostanziosi di un problema di livello del "fissato bollato". Poi ci si metterebbe un attimo a correre ai ripari. Insomma, non introduco altre osservazioni di dettaglio ma mi pare che la TTF non possa essere disfunzionale rispetto a qualcosa. Può essere una misura inutile, certo, ma difficilmente può essere nociva.

2) La seconda questione è se la TTF sia o non sia una giusta reazione al ruolo che la finanza ha avuto nella genesi e nel configurare la crisi economico-finanziaria. Naturalmente questa è una questione molto più complessa di quella precedente, più politica e meno tecnica, e si possono mettere a fuoco ragionamenti che supportano l'opportunità di una reazione contro il mondo della finanza e altri che non supportano tale reazione. Tutto sommato io trovo che il mondo della finanza abbia originato alcuni effetti causativi della crisi, mentre altri non si sono originati lì. Che la TTF sia la reazione adeguata poi è ancora più incerto. Probabilmente è difficile sostenere che la TTF sia una contromisura adeguata alle dinfunzionalità rilevate nel mondo bancario internazionale. Io avrei proposto contromisure diverse ... Ma che la finanza si sia avvitata verso una operatività di brevissimo termine corrisponde per certi versi al vero e la TTF lavora opportunamente nel senso di allungare l'orizzonte di lavoro degli operatori finanziari. Quindi anche sotto questo profilo di ragionamento sono d'accordo con la proposta.

3) Sotto il terzo profilo, è evidente che la TTF non eliminerà l'ingiustizia sociale, forse la contrasterà solo marginalmente. Ma, insomma, in questa direzione occorre sempre lavorare e provare nuove idee. Occorre muoversi con velocità e precisione verso un obiettivo, se si conosce il modo per farlo, altrimenti non si sta fermi e si procede verso di esso con lentezza e imprecisione. Mi stupisce che nei commenti precedenti questa sensibilità sia così poco tenuta in considerazione. Va bene essere cinici e pessimisti, ma esserlo troppo non consente neppure di percepire la sincerità e la curiosità di coloro che lavorano in questa direzione. Quindi concordo con la sensibilità di fondo che ha spinto all'appello qui discusso.

Se l'inventore del deltaplano si fosse basato sui risultati di riscontri storici, sulle valutazioni convenzionali, sulle verifiche empiriche, sulla modellistica conosciuta, non solo non avrebbe concepito che il deltaplano non sarebbe arrivato sulla luna, ma non avrebbe capito neppure che si sarebbe sollevato un metro da terra.

Tagliavini, anche tu come Becchetti e come tutti i favorevoli alla proposta, sorvolate sulle domande di fondo e fate affermazioni molto gravi senza provarle, né teoricamente né empiricamente. Le ripeto perché, visto il lavoro che fate, uno si aspetterebbe aveste un minimo di teoria e/o fatti a sostegno di quanto asserite. Questo vale anche in risposta al secondo commento di Becchetti, pieno di belle parole che non arrivano al nocciolo delle questioni. Possiamo parlare di economia, qualche volta, o vogliamo confrontarci solo a base di prediche? Da queste parti, almeno, l'interesse per le seconde è piuttosto scarso.

I) Chi pagherà la tassa? Detto altrimenti: su QUALI redditi reali incide? A leggere i punti 2 e 3 del tuo commento (e quello di Becchetti) date l'impressione d'essere certi che la pagharanno gli azionisti di istituzioni finanziarie e/o i managers ed alti dirigenti delle medesime. COSA ve lo fa asserire? Non "speranze" e "sensibilità" che evidentemente noi cinici non avremmo (lascerei stare, davvero, le lezioni di morale e sensibilità agli altri in questo caso ... se proprio insistete vi spiego perché dovreste evitare quello slippery slope), ma fatti, modelli e dati, please.

II) La TIF aumenta il carico fiscale complessivo sul PIL. QUALE tassa suggerite di abolire? O state semplicemente dicendo che, di nuovo, la vostra risposta ai quesiti 2 e 3, come posti da Tagliavini, ed alla crisi italiana in generale è aumentare l'imposizione fiscale?

III) Che evidenza hai (avete) che il fissato bollato non sia uno dei fattori che, storicamente, hanno reso il mercato azionario italiano asfittico e, sino ad anni recentissimi ma a mio avviso spesso anche tuttora, oggetto di controllo e manipolazione dei grandi operatori? E cosa vi fa pensare che i costi delle transazioni di borsa non influenzino dove le società si quotano e dove si fa il trading? Ma state dando un'occhiata a ciò che accade al NYSE ed al dibattito in corso sulla sua progressiva perdita di posizioni rispetto ad altri mercati PROPRIO a causa di costi di transazione? La nascita di NASDAQ vi dice nulla? Avete seguito, professionalmente, le migrazioni dell'industria finanziaria e del trading su scala mondiale dal Big Bang in poi? QUALE evidenza empirica hai (avete) per fare le affermazioni che Tagliavini fa?

IV) Infine, COSA vi fa pensare che la "povertà" nel mondo la eliminino tasse e trasferimenti invece che libero commercio, mercati ed investimenti, come sta avvenendo da trent'anni? Anche qui, la letteratura EMPIRICA è overwhelming. Voi, che evidenza avete che i trasferimenti di imposte dal Nord al Sud abbiano ridotto la povertà? Non le chiacchiere di Bono, ma gli studi che lo dimostrino! Io conosco solo studi che mostrano discesa della povertà perché Cina, India, Brasile, eccetera hanno scoperto commercio e mercato, mentre ne conosco decine di altri (alcuni citati sopra) che provano come public aid abbia solo fatto disastri e finanziato i Bokassa e le guerre nel Congo. Voi su COSA basate l'idea che farete qualcosa di diverso?

Infine, CONTRARIAMENTE A QUANTO SCRIVE TAGLIAVINI l'inventore del deltaplano (che è il prodotto di molti inventori, ma Francis Rogallo fu senza dubbio il più importante) si basò "sui risultati di riscontri storici, sulle valutazioni convenzionali, sulle verifiche empiriche, sulla modellistica conosciuta," per condurre il proprio lavoro di ricerca! Niente di ciò che FR fece contraddice le conoscenze precedenti, egli le applica e sviluppa invece. Sarebbe raccomandabile seguire la medesima metodologia.

E, btw, nessuno è ancora arrivato alla luna con il deltaplano e chi lo sa usare e conosce la scienza sulla quale si fonda, nemmeno ci prova.

 

 

 

Ma se io sono un trader HFT cosa faccio, di grazia?

 

Perlomeno ti ricicli come esperto di pianificazione, se sai abbastanza matematica. Altrimenti, ti mandiamo a distribuire gli aiuti in Etiopia. E solo perchè siamo buoni: un tempo ti avrebbero mandato in un lager come nemico del popolo.

i trader hft sono diverse decine di istituzionali. le ultime meraviglie del settore: un certo numero di postazioni adiacenti fisicamente all'hardware che gestisce un mercato elettronico, sono offerte in locazione ai trader hft perchè possano piazzarci i loro server. se fossero un miglio più in là il cosiddetto tempo di latenza dell'ordine, ormai molto meno di un millisecondo, si allungherebbe troppo.

si dice che "tolgano il pane" solo ai normali scalper, più o meno automatici, una categoria molto più numerosa e, da sempre, con un elevato turnover! se è così, la redditività del settore hft sembra destinata a scemare rapidamente, anche senza tasse. è chiaro che è tutto in evoluzione rapida, vedremo.

 

 

Questo e' un documento di parte, ma rende la discussione sugli High Frequency Trader un tantino piu' informata :-)

grazie

e questa e' una presentazione (un pochino ellittica, temo, senza sentire il commento a voce del presentatore, che era molto chiaro) che mette in risalto alcuni aspetti tecnici ed alcune problematiche. Altro lavoro non da poco e' quello che ha fatto Larry Harris della Souther California University - ma ora non ho il tempo di ritrovarlo, se a qualcuno interessa, mi do da fare.

Una nota a margine. Chiaritosi che gli intellettuali della tassa intendono aumentare il gettito fiscale per fornire denari ai loro amichetti che li ospitano alla RAI (e' procedura ottima, dati i dati sull'utilita' degli aiuti ai poeri, etc.) andando a PARLACONME/BALLACONTE/INCONTRAILREILCUOCOEILCOMICO, part xxvii,

vi segnalo solo che nel clima di POCHE IDEE MA CONFUSE, tal Sarubbi, che comparse di passaggio sugli schermi ad annunciar la proposta di legge, firma pure il documento dei marinettiani di ritorno (vedasi il manifesto d'ottobre, succitato) che insiste giustamente verso il superamento della casamatta verso un atto di coraggio che (cito)

Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. [...] Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.” Innanzitutto il coraggio di usare ogni contingenza di discontinuità nel sistema dell’appiattimento, della simulazione e della distrazione di massa, nel quale ci troviamo a vivere, fuori da ogni collateralismo ma con l’ambizione di svolgere una funzione inquieta, attraverso il confronto, senza la paura di essere utilizzati

 

 

Il tutto mi sembra di limpida chiarezza, e inquieto pure, che non e' poco.

 

ussignur, questa e' da conservare per la posterita'

 

Senza cielo politico non c’è cultura, ma soltanto erudizione e retorica: un rinnovato impegno politico e intellettuale si offre oggi come occasione di rinascita civile, come segno di responsabilità che coinvolge tutti i cittadini e in prima persona chi lavora con il pensiero e l’invenzione, con l’intelligenza e la fantasia, per stabilire la stretta relazione tra Potere e Sapere che dà virtù all’etica pubblica. [...] Il compito richiede coraggio – virtù politica per eccellenza.” Innanzitutto il coraggio di usare ogni contingenza di discontinuità nel sistema dell’appiattimento, della simulazione e della distrazione di massa, nel quale ci troviamo a vivere, fuori da ogni collateralismo ma con l’ambizione di svolgere una funzione inquieta, attraverso il confronto, senza la paura di essere utilizzati

 

penso che vada messa nelle liste da ricordare alle giovani generazioni, che so prima di Pericle che ora al funerale, e sulla mistoforia, e subito dopo the address by Abe

 

But, in a larger sense, we can not dedicate, we can not consecrate, we can not hallow this ground. The brave men, living and dead, who struggled here, have consecrated it, far above our poor power to add or detract. The world will little note, nor long remember what we say here, but it can never forget what they did here. It is for us the living, rather, to be dedicated here to the unfinished work which they who fought here have thus far so nobly advanced. It is rather for us to be here dedicated to the great task remaining before us—that from these honored dead we take increased devotion to that cause for which they gave the last full measure of devotion—that we here highly resolve that these dead shall not have died in vain—that this nation, under God, shall have a new birth of freedom—and that government of the people, by the people, for the people, shall not perish from the earth.

Il buon Sarkò si é schierato con i nostri eroi. Però anche lui, per il momento, vuole solo discuterne

un altro deltaplanista