La politica economica dell'IdV (II): il rapporto FOLDER sul governo Berlusconi

/ Articolo / La politica economica dell'IdV (II): il rapporto FOLDER sul governo Berlusconi
  • Condividi

In questo post analizzo il rapporto del centro studi FOLDER, vicino all'Italia dei Valori, sul primo anno di governo Berlusconi. Il rapporto è liberamente disponibile ed è stato reso pubblico nell'aprile scorso. È suddiviso per capitoli in cui da un lato si analizza l'azione governativa e dall'altro si propongono soluzioni alternative. I capitoli sono di qualità difforme, sia per lo stile sia per l'analisi. In sintesi, l'ispirazione macroeconomica sembra essere un po' keynesiana alla vecchia maniera, mentre l'ispirazione microeconomica sembra più orientata verso soluzioni di impostazione liberale.

Introduzione: cosa è il FOLDER

FOLDER sta per ''Forum Liberal-Democratico per l'Economia e le Riforme''. Si tratta di un centro studi nato nella primavera del 2009. Il sito web fornisce informazioni francamente un po' evasive sui membri del centro. Nel ''Chi siamo'' si dice solo che si tratta di ''un’associazione costituita da parlamentari, studiosi, dirigenti e professionisti.'' Nella sezione ''Persone'' appaiono solo 4 nomi, nel senso che non appaiono i cognomi: si tratta di giovani tra i 23 e i 27 anni, neolaureati in varie università romane (due in economia, una in filosofia politica, uno in scienze umanistiche). Non ho ben capito le ragioni di tanta riservatezza. Comunque, pur non essendo formalmente un'associazione dell'IdV i legami sono evidenti. Il sito di FOLDER contiene solo due links ad altri siti italiani; uno è il sito dell'Italia dei Valori, l'altro è il blog di Di Pietro, e dal blog di Di Pietro il link a FOLDER appare sotto la scritta ''il nostro punto di vista su economia e riforme''. In breve, appare ragionevole ritenere che i documenti prodotti dal centro siano influenti nella determinazione della politica economica del partito.

Il principale documento finora prodotto dal centro è il ''Libro Bianco su un anno di governo Berlusconi.'' Dato che il documento raccoglie non solo critiche motivate all'azione del governo in vari settori ma anche, su ciascun punto trattato, una serie di proposte alternative di intervento, è la cosa più vicina ad un programma dettagliato di politica economica finora prodotta dall'Italia dei Valori. Vale quindi la pena di analizzare con attenzione il documento, per cercare di farsi un'idea dell'impianto teorico utilizzato e delle proposte concrete avanzate.

Prima di continuare è opportuno avvisare che nel rapporto mancano due componenti importanti per poter definire in modo compiuto la proposta di politica economica IdV: il mercato del lavoro e il sistema pensionistico. Visto che il rapporto è costruito come critica puntuale di atti governativi, una possibile spiegazione di tale assenza è semplicemente che, su questi due temi, il governo non ha fatto nulla durante il suo primo anno (il recente intervento sul sistema pensionistico è posteriore alla pubblicazione del rapporto). È però un vuoto che si fa sentire, dato che si tratta di temi che costituiscono una vera cartina di tornasole per capire meglio la reale volontà riformista di una forza di centrosinistra. Oltre a queste due componenti manca anche una discussione sul federalismo fiscale. L'IdV ha votato a favore del disegno di legge sul federalismo fiscale lo scorso marzo, unico tra i partiti di opposizione (l'UDC ha votato contro e il PD si è astenuto). Dato che però il disegno di legge è ancora molto vago sui punti essenziali, una più chiara espressione del modo in cui IdV intenda sviluppare il federalismo sarebbe stata assai utile.

Il quadro macroeconomico

Il documento si apre con una lunga premessa sulla situazione macroeconomica. La principale critica verso il governo è che esso ha costantemente sottovalutato la crisi. Da un lato ha sperato che, a suon di annunci ottimistici, essa sparisse come per incanto, e dall'altro ha rifiutato di effettuare alcun intervento sostanziale. È ovviamente vero che il governo ha ripetutamente fatto annunci pubblici che palesemente sottovalutavano la portata della crisi, quindi questa critica è pienamente centrata. A dir la verità, io credo che la critica sia troppo soffice. La ragione è che il governo non ha solo ripetutamente fatto annunci ottimistici e cercato di occultare i dati negativi, ma ha addirittura cercato di mettere la mordacchia a enti e centri studi non governativi che forniscono previsioni e analisi più realistiche (si vedano i duri commenti del ministro Sacconi contro il centro studi di Confindustria e l'invito di Berlusconi a boicottare gli organi di editori ''pessimisti''). La posizione del centro FOLDER al riguardo denota quindi buon senso, cosa che nella politica italiana è già qualcosa, ma non fornisce particolari indicazioni sullo schema concettuale adottato.

La critica sulla mancanza di interventi sostanziali, invece, mostra un impianto teorico abbastanza vicino a un keynesianesimo vecchia maniera. Per esempio, viene ripresa con una certa evidenza una tabella prodotta dal Fondo Monetario Internazionale (State of Public Finances, March 2009; si veda la Tabella 4 a pagina 14) in cui si mostra che l'Italia ha speso solo lo 0,2% del PIL in misure discrezionali a sostegno della domanda. Perché tanta enfasi sulla parte discrezionale della spesa? Dopotutto è noto a tutti che la spesa pubblica comunque aumenta in fase di crisi a causa dell'operare di stabilizzatori automatici. Il libro bianco sembra però mettere l'accento sulle spese in conto capitale, e critica duramente il loro mancato accrescimento in funzione anticrisi.

Un aumento degli investimenti pubblici può funzionare dal lato dell'offerta, rendendo l'economia più efficiente e abbassando la struttura dei costi delle imprese, o dal lato della domanda. Il documento non chiarisce quale meccanismo di trasmissione si ha in mente, ma l'enfasi sull'aspetto quantitativo e sulla necessità di accelerare le procedure di spesa è compatibile solo con un meccanismo di stimolo della domanda aggregata; un meccanismo dal lato dell'offerta infatti porrebbe l'enfasi sul tasso di ritorno degli investimenti pubblici, piuttosto che sulla loro quantità. È in questo senso che il documento denota un keynesianesimo vecchia maniera, in cui un aumento esogeno degli investimenti pubblici funziona da traino per l'economia mediante il mitico moltiplicatore. Non pare quindi un impianto teorico molto differente da quello del PD.

Il documento è anche abbastanza evasivo su un altro problema: una volta che si è deciso che la risposta alla crisi sta in un aumento degli investimenti pubblici, quali misure occorre prendere dal lato delle entrate? Ossia, si ha in mente una manovra da ''bilancio in pareggio'', con le tasse che aumentano per coprire le spese aggiuntive, oppure si sta proponendo di aumentare il deficit pubblico? Franceschini, con la sua proposta di tassare in modo aggiuntivo i redditi superiori a 120.000 euro sembra avere in mente la prima alternativa. Il documento FOLDER invece parla esplicitamente della necessità di ridurre la pressione fiscale. Restano quindi due sole alternative per finanziare un aumento della spesa in conto capitale: una diminuzione della spesa corrente oppure un aumento del deficit. Un breve accenno a pagina 6 sembra indicate una preferenza per la riduzione della spesa corrente:

 

non appaiono sotto controllo le categorie di spesa dove si annidano sprechi ed inefficienze; la spesa per redditi da lavoro dipendente e quella per consumi intermedi mantengono una sostanziale stabilità rispetto al PIL.

 

Si tratta però di un accenno largamente incompleto. Se veramente si ha in mente un ampio aumento degli investimenti pubblici finanziato da una diminuzione della spesa corrente bisogna avere molto più coraggio nello spiegare come tagliare la spesa corrente.

Capitoli che meritano un voto alto: Alitalia e scuola.

Su Alitalia i lettori sanno come la pensiamo. In sintesi, è stata una grandissima porcheria mediante la quale si è fatto un favore a un gruppo di industriali a spese dei contribuenti e dei consumatori. Per attuare questa porcheria si sono sommariamente sacrificati sia elementari principi dello Stato di diritto sia la normativa antitrust. Il documento FOLDER fornisce un'interprentazione molto vicina alla nostra. A differenza di vari interventi pubblici dell'IdV, l'accento non è sulle traversie dei dipendenti Alitalia, ma sul costo dell'interferenza politica dal punto di vista del bilancio pubblico e dal punto di vista della concorrenza nel settore. Posso solo dire: bravi. Decisamente meglio del PD. Ma devo anche dire che la cosa non mi ha sorpreso.

Mi ha invece sorpreso, positivamente, il capitolo su scuola e università. Qui la critica principale, a mio avviso più che corretta, è che il governo finora ha tagliato la spesa secondo criteri uniformi e senza alcun tentativo di razionalizzare la struttura scolastica e universitaria. Però, anziché semplicemente lamentare i tagli, il documento è molto esplicito sul fatto che in Italia la spesa è comunque eccessiva e molto mal distribuita. Cito alcuni brani significativi:

 

il risanamento finanziario del settore istruzione non può prescindere dalla riduzione della spesa per il personale

 

....

 

Dal confronto con gli altri Paesi, l'Italia è uno di quelli in cui il rapporto alunni/docenti risulta più elevato: nel 2004, a 100 studenti corrispondono 9,1 docenti di base (al netto di quelli di sostegno) a fronte di una media Ocse di 7,5%, e gli insegnanti di sostegno sono circa l'11% del totale.

 

....

 

Quello della spesa insufficiente, infatti, è un luogo comune, in particolare per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria: in rapporto al Pil la spesa pubblica sull'istruzione è pressoché uguale a quella della media Ocse e dei paesi europei. La spesa per studente, addirittura, risulta maggiore in Italia che all'estero.

 

Non sono un esperto sui confronti internazionali di spesa, quindi non entro nel merito della bontà dei giudizi riportati. Osservo però che si tratta di giudizi che richiedono un certo coraggio politico, soprattutto da parte di una forza di centrosinistra e di opposizione. Come minimo, contribuisce a richiamare l'attenzione sul fatto che il nodo centrale sta nei meccanismi di incentivo e nella distribuzione della spesa, piuttosto che nel suo livello assoluto.

Per quanto riguarda le proposte, si esprime un giudizio sostanzialmente positivo sulla possibilità di trasformare le Università in fondazioni private (anche se, un po' sibillinamente, si aggiunge che la prospettiva probabilmente non avrà molto successo in Italia). Varie proposte sono un po' troppo fumose per essere prese seriamente, ma sembrano andare nella direzione giusta. Sicuramente nella direzione giusta va il seguente punto:

 

attivazione costante da parte del Comitato Nazionale di Valutazione della Ricerca (Civr), che ha già effettuato una valutazione per il triennio 2001-2003, con l'assegnazione di una parte delle risorse del Fondo di Finanziamento Ordinario.

 

È facile osservare che il governo Prodi, di cui l'IdV era parte, non fece nulla di tutto questo. L'abituale scusante, che si applica sempre nei governi di coalizione, può essere che l'istruzione era in mano ad altri, segnatamente al pessimo Mussi. Forse hanno avuto poca voglia di creare addizionali conflitti nel governo, o forse il pensiero del partito è maturato negli ultimi tempi. Vedremo, se son rose fioriranno. Al momento i semi sembrano di buona qualità.

Capitoli che meritano l'insufficienza: energie rinnovabili.

Il capitolo sulle energie rinnovabili sembra essere stato scritto da una persona in stato confusionale. In un capitolo sulle energie rinnovabili ci si aspetta una qualche valutazione dei costi e dei benefici del perseguire varie alternative, ma tale analisi manca totalmente e si da per scontato che l'Italia debba accrescere in modo massiccio la spesa nella produzione di energie rinnovabili. Al posto di sobrie analisi dei costi si possono leggere affermazioni roboanti e fumose come le seguenti:

 

L'Italia manca di un approccio sistemico sul tema dell'energia, ovvero di un approccio politico che non incida solo sull'offerta, ovvero sull'incentivo alle nuove tecnologie, ma sull'intero contesto in cui sono applicate le tecnologie stesse...

 

...

 

Secondo il nuovo paradigma, per ottenere effetti significativi sul clima non basta aumentare la quota di rinnovabili o l'efficienza degli usi finali, occorre incidere sulle modalità di consumo con interventi complessi nella gestione dell'energia e sui comportamenti degli utilizzatori.

 

Noi siamo persone semplici, e i nuovi paradigmi non li capiamo. Quando pensiamo a modificare i comportamenti in un mercato, pensiamo anzitutto a come cambiare i prezzi in quel mercato. Se vogliamo che si consumi meno energia, va aumentato il prezzo dell'energia. Il documento FOLDER non dice di alzare i prezzi ma nemmeno spiega cos'altro fare per modificare i comportamenti (a parte che gli interventi devono essere ''complessi''). Noi anime semplici restiamo quindi nel dubbio. Il documento elenca 10 proposte alternative, a mio avviso tutte scarsamente convincenti. Per esempio la proposta numero 6 così inizia:

 

6. Supporto all'adozione pervasiva delle tecnologie verdi attraverso un approccio di sistema, quali l'introduzione di premialità degli interventi che, previa adeguata analisi energetica, prevedano l'impegno congiunto di strumenti, applicazioni e dispositivi che...

 

Inutile continuare, l'idea dovrebbe essere chiara. A me, lo ammetto, questo linguaggio fa venire in mente una scena leggendaria del film Amici Miei.

Gli altri capitoli

Gli altri capitoli sono o di scarsa rilevanza dal punto di vista della politica economica (anche se magari sono rilevanti da altri punti di vista) o non particolarmente interessanti. Tanto per fare un esempio, si consideri il capitolo 13 sul rilancio delle opere pubbliche. La principale critica al governo, ribadita anche in altre parti del rapporto, è che ha saccheggiato i fondi stanziati dal Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) per coprire vari buchi di bilancio. Questo ha creato una generale situazione di incertezza nella programmazione della spesa pubblica. La critica è giusta e, di nuovo, riflette il buon senso piuttosto che una qualche particolare analisi economica. La trasparenza contabile è importante e aiuta gli enti locali e gli operatori economici a meglio programmare i propri investimenti. Se il governo intende utilizzare il FAS per coprire spese correnti bene farebbe ad eliminare direttamente il FAS e a reindirizzare i fondi. D'altra parte anche in questo capitolo si avverte l'impostazione keynesiana vecchia maniera; ci si lamenta del fatto che i fondi in tal modo affluiranno in misura inferiore al Sud e che questo farà mancare ''l'effetto moltiplicativo sulla produzione''.

Conclusione

Come abbiamo detto all'inizio, a questo documento mancano importanti tasselli per poter esprimere una valutazione sulla politica economica del'IdV. Il documento accomuna elementi incoraggianti, come la difesa della concorrenza nel settore trasporti e l'appoggio al cambiamento del sistema di incentivi in scuola e università, ad altri che sembrano tratti di peso dal vecchio armamentario ideologico del centrosinistra. Vedremo in futuro come si evolverà il pensiero, e soprattutto l'azione, dell'IdV in politica economica.

Indietro

Commenti

Ci sono 15 commenti

Articoli interessanti, Sandro. Il quadro, per ora, appare molto incompleto, anche considerando lo strano "riserbo" che caratterizza FOLDER: un ulteriore elemento che, personalmente, mi sorprende è che il "libro bianco" non è firmato. Chissà che Donadi non sia interessato a fornire altro materiale: vedo ogni tanto scrive su NFA, potrebbe essere una buona occasione di dibattito.

 

Cito dal rapporto Folder lo stesso brano anche sopra riportato:

 

Il rapporto alunni/insegnanti

Dal confronto con gli altri Paesi, l’Italia è uno di quelli in cui il rapporto alunni/docenti risulta più elevato: nel 2004, a 100 studenti corrispondono 9,1 docenti di base (al netto di quelli di sostegno) a fronte di una media Ocse di 7,58, e gli insegnanti di sostegno sono circa l’11% del totale del corpo insegnanti.

 

Le espressioni in neretto dicono l'opposto di quanto scritto nel seguito, e anche l'opposto dei dati del rapporto OCSE "Education at a glance 2008".  Credo che si tratti di refuso piu' che di confusione mentale e matematica dei redattori Folder, pero' e' ripetuto due volte e farebbero bene a correggere. Peraltro sembra dal resto del discorso che i redattori siano coscienti che e' il rapporto docenti/alunni (e non alunni/docenti) ad essere in Italia significativamente superiore alla media OCSE.

 

Quello della spesa insufficiente, infatti, è un luogo comune, in particolare per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria: in rapporto al Pil la spesa pubblica sull'istruzione è pressoché uguale a quella della media Ocse e dei paesi europei. La spesa per studente, addirittura, risulta maggiore in Italia che all'estero.

 

Non sono un esperto sui confronti internazionali di spesa, quindi non entro nel merito della bontà dei giudizi riportati.

 

I dati sono riportati sostanzialmente in maniera corretta.  Ha poco senso comunque parlare di spesa per istruzione / PIL per paesi con natalita' significativamente diverse (Italia 1.35 figli / donna, contro Francia 2.0 per esempio). Piu' corretto e' confrontare la spesa per studente, e qui l'Italia e' ai vertici mondiali per le elementari (colpa del c.d. "modulo" e delle compresenze) e nella parte relativamente alta della classifica, con difficile giustificazione considerato che l'Italia e' un paese relativamente povero, per medie e superiori.

 

 

Le espressioni in neretto dicono l'opposto di quanto scritto nel seguito, [...]

 

Grazie Alberto! Alla faccia dell'attenzione (mia e di Sandro), non ci eravamo accorti dell'inversione nel rapporto usato! Mi considero tanto "colpevole" quanto Sandro, visto che sono io "l'editor di turno" questa settimana ed ho approvato l'articolo senza notare il refuso! Classico effetto "gestalt": uno legge quel che vuole leggere, influenzato dal fatto che il ragionamento fila quindi si "aspetta" che il rapporto sia quello giusto, invece era l'inverso!

Cazzarola, che sia vero che i fisici son più attenti ai "dati" degli economisti? :-)

E' un po' ot, ma troppo ghiotta per non segnalarla (è talmente breve che la riporto per intero):

 

L’asse politico presente in Molise tra il Popolo della libertà e l'Italia dei Valori, il 15 luglio scorso, è stato criticato da questo giornale: e ciò significava - scrissero in molti - che il governo aveva mollato il governatore molisano Michele Iorio. Chiaro: mica poteva essere la libera opinione di un quotidiano. Era così valido, lo schema, che il governo ha appena nominato Michele Iorio commissario per la sanità molisana. Resta così valido, lo schema, che ci si torna a chiedere come sia stato possibile: Iorio ha governato per otto anni (è stato anche assessore alla Sanità ad interim) proprio mentre il deficit sanitario saliva a 700 milioni di euro, 166 solo nel 2009. Cioè: Michele Iorio è medico; sua sorella lavora al distretto sanitario di Isernia; il marito di sua sorella è primario a Isernia; il fratello di Iorio è primario a Isernia; un figlio di Iorio, Raffaele, ha aperto un centro privato di ortopedia mentre all'ospedale di Isernia il reparto di ortopedia chiudeva; un altro figlio medico, Luca, è stato assunto all'ospedale di Isernia; un altro figlio, Davide, ha partecipato alla cartolarizzazione dei debiti sanitari molisani; una nuora, infine, è stata appena assunta come anestesista. Poi. Il vice di Iorio, il senatore Ulisse Di Giacomo, coordinatore del Pdl, è primario a Isernia; il fratello della sua compagna è stato appena assunto all'ospedale di Isernia; continuiamo?

 

 

ho tolto il commento, stavo facendo un discorso troppo lungo. Scusate.

 

 

 

ho tolto il commento, stavo facendo un discorso troppo lungo.

 

Questa è da mettere negli annali di nFA! Una persona che si scusa perché sta facendo il discorso "troppo lungo", in un sito dove si pubblicano posts a puntate di 4000 parole l'una!

Io non mi censurerei per la lunghezza, free disposal è sempre un'opzione disponibile!

Quindi non ti "scusiamo" :-)

 

 Forse è meglio moderare l'entusiasmo per le posizioni dell'IDV sull'Alitalia. Di Pietro fu l'unico politico di primo piano a manifestare la propria solidarietà ai dipendenti Alitalia che protestavano per la (falsa) privatizzazione.

Concordo, sottolineando che il "compagno di merende" nel caso specifico era Marco Ferrando, non esattamente il discepolo prediletto di Milton Friedman ...... L'incongruenza è palese e tutt'altro che trascurabile: esiste una posizione vera, oppure si tratta - ancora e sempre, secondo i consueti canoni della politica - di tenere il piede in due scarpe?

A me sembra, in realtà, che la stella polare delle opinioni di DiP sia BS, nel senso che l'importante pare essere solamente l'espressione della sua totale opposizione al premier, a prescindere dal giudizio di merito. Talvolta anche con esiti farseschi: ricordate, ad esempio, ch'egli fu tra i promotori del referendum elettorale e, poi, optò per una parziale retromarcia, quando BS iniziò a valutare un possibile voto favorevole ....

Volendo peccare di ottimismo, non escludo che IDV stia cercando di elaborare una sua proposta complessiva. Magari più in là nel tempo, sarà possibile un giudizio articolato ma, al momento, direi che un apprezzamento si possa basare solo su pie speranze, che trascurino le notevoli perplessità legate al difficile rapporto tra il suo leader ed i principi basilari dell'economia di mercato, cosa peraltro assai comune da queste parti.

Ancora una volta, per chiarezza, ciò non significa che DiP sia peggio di altri ma, semplicemente, che neppure rappresenta una speranza concreta. Poi, chissà, dovesse mai leggere con assiduità nFA, smettendo di giocherellare con le sue manette preferite e di fare il padre-padrone del suo partito, esattamente come il suo nemico ..... :-)

Mi si permetta, infine, di proporre una precisazione in merito alla querelle Alitalia. Che si tratti di una porcheria, mai ho avuto dubbi e sempre l'ho sostenuto (anzi, ancora aspetto la famosa maglietta, meritata con la - peraltro inutile - e-mail inviata in merito a "Radio anch'io" ...) ma, relativamente alla definizione di "favore ad un gruppo di industriali" - come scrive Sandro - è bene ricordare come andarono le cose. Fu BS a voler fortissimamente arrivare ad una conclusione della vicenda - allo scopo di mostrar le sue sbandierate capacità di risolvere qualunque problema - ponendo in atto un deciso pressing ed offrendo, in cambio, uno scandaloso trattamento di favore a danno di cittadini ed imprese (in veste di clienti e di contribuenti). Sul carro saltarono immediatamente i vecchi predatori usi a fare affari con l'appoggio della politica di qualunque colore, ed il cedimento di una Emma Marcegaglia all'inizio del suo mandato fu un gravissimo errore - poi compreso, ma con imperdonabile ritardo - che causò polemiche, insoddisfazioni, arrabbiature vive ancor oggi. Da parte mia, io continuo a ritenere improbabile la definizione di "industriali" per certa gente ......

 

 

Cari amici,

avevoi scritto un lungo commento: al momento dell'invio mi è stato detto che non avevo titolo per inviarlo. Non lo avevo salvato. Riscriverò nei prossimi giorni: servire a chiarire parecchie vostre osservazioni.

Antonio Borghesi

Deputato Idv, Vice presidente Gruppo parlamentare alla Camera, Responsabile del partito per l'economia