La questione morale: Berlusconi, Del Turco, e gli italiani

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La deriva peronista è inarrestabile, oltre che palese, perché approvata sia dal popolo che dalle elites socio-economiche. Quest’ultime credono, per l’ennesima volta, di poter continuare a dedicarsi ai propri affari delegando a qualcun altro il lavoro di gestire il paese e le sue irrisolte contraddizioni. Sporco lavoro, quest'ultimo, compensato, ora come nel passato, da uno scambio suicida: l'esenzione dei professionisti della politica dal dovere di rispettare le leggi che essi stessi hanno approvato. Da questo "scambio impuro" non potrà mai venire la rinascita che tutti, a parole, agognano.

L’autocrata che governa l’Italia sta, ancora una volta, generando enormi costi pubblici per proteggere i propri interessi privati. Gli esempi vanno ben aldilà della progressiva macerazione del sistema giudiziario: bastino, in ciò che va del 2008, il caso Alitalia e la conferma “telefonica” della collusione RAI-Mediaset. Il Bel Paese sta diventando sempre di più un’anomalia, ma l’opinione pubblica “che conta” non sembra farci caso, tantomeno preoccuparsene. A leggere i giornali e ad ascoltare televisione e radio si ha l’impressione che il responsabile della deriva nazionale sia un tal Antonio Di Pietro ...

Consapevole che, in Italia, i fatti raramente scalfiggono le opinioni politiche ricordo, fra i cento possibili, due fatti recentissimi. L’amministrazione Bush ha ritenuto appropriato presentare alla stampa il signor BS con una biografia che iniziava così:

 

Il premier italiano è stato uno dei piu’ controversi leaders nella storia di un paese conosciuto per corruzione governativa e vizio. [...]

 

Che Bush abbia poi “smentito”, nulla toglie al fatto che dei funzionari di una amministrazione di destra ritengano del tutto consona una tale descrizione di BS, e dell’Italia.

Israele è un paese che la destra italiana ammira ed erge ad esempio. In questi giorni Olmert è perseguito giudizialmente per fatti che, se provati, porterebbero alle sue dimissioni. I crimini consistono nell’aver richiesto, ed ottenuto, molteplici rimborsi per le stesse spese di viaggio. Trattasi di storie vecchie (precedenti al 30 giugno 2002 ...) ed il danno provocato allo stato è risibile. Nondimeno, l’inchiesta procede e nessuno si scompone: niente lodi Alfano, in Israele. Per gli ideologicamente tarati, una nota: non sostengo che Israele, o l’amministrazione Bush, siano modelli di moralita’. Israele e’ un paese dove i politici sono, relativamente, corrotti e di GWB penso tutto il male possibile: ho scelto questi due esempi esattamente per queste ragioni.

Stabilito quindi che l’agire di BS e del suo governo ci pongono oramai al livello del Venezuela, cerchiamo di capire perche’ le elites italiane considerino invece Di Pietro la fonte di tutti i mali.

La maggioranza degli elettori ha votato BS ben consapevole della sua pessima moralita’ pubblica e privata. Egli lo ricorda frequentemente: uno sparuto numero di giudici, motivati ideologicamente, intende sovvertire il voto popolare attraverso la persecuzione giudiziaria. Astutamente, egli difende sempre qualsiasi politico accusato di qualsiasi cosa: ha appena dichiarato che Del Turco non e’ colpevole di nulla, lui lo sa. Il Teorema BS e’ semplice: gli eletti dal popolo sono al di sopra delle leggi ed immuni dall’azione giudiziaria. Messa cosi’ sembra un’antinomia classica: contano di piu’ le leggi o la volonta’ del popolo? Il Pericle di Tucidide contro quello di Senofonte: niente male per un paese che si pasce di liceo classico.

La scelta e’ banale anche se, in questa triste repubblica, il Pericle di Tucidide siede incomodo sulle spalle di Antonio di Pietro, Sabina Guzzanti e Beppe Grillo. So d’essere in sparuta compagnia - non cosi’ sparuta: nonostante la gogna mediatica, ci informa Mannheimer, il 30% degli italiani sembra essere “tucidideo” - ma fa niente: non son preoccupato per me, ho spalle larghe e pelle dura, ma per voi italiani che qui, dove vengo talora in vacanza, vivete. E per quelli fra i vostri figli, che intendono viverci.

Dicono le persone non prone a facili moralismi che l'ennesima ondata di provvedimenti va trattata con una sana dose di cinquecentesco realismo fiorentino. Trattasi, argomentano, d'un costo relativamente piccolo (esentare un singolo individuo dal rispetto delle leggi) a fronte dei molteplici benefici che ne derivano: un governo che governa e’ meglio di niente in tempi ‘si’ grami. Questo leggiamo non tanto, e non solo, sul Giornale o su Libero – intenti a vendere l’idea che, essendo il tutto una privata questione di “gnocca” ed essendo noi “uomini italici”, non ci si dovrebbe scomporre. Trattasi, ci spiegano, di persecuzione porno-politica: fossero pure veritiere le illazioni della figlia del loro editorialista, che male c’e’ se un vero maschio premia generosamente le sue pollastrelle? – ma sul Corriere, sulla Repubblica, sulla Stampa ... lo dice financo Pansa sull’Espresso. Insomma, le “elites moderate” ritengono poco saggio chiedere a BS (oggi, a Del Turco domani) ragione delle proprie azioni: chiudere la stagone giustizialista, svelenire la vita politica e guardare avanti, questa la consegna.

Ho visto frotte d’editorialisti spiegare che il lodo Alfano e’ il male minore: il paese ha bisogno di stabilita’, non di moralismi inutili. Logica ineccepibile, dovrebbero applicarla piu’ spesso: per svelenire il clima in Campania o in Sicilia - infestato dall’odio fra camorristi, mafiosi e loro complici, da un lato, e le loro vittime, dall’altro - basterebbe depenalizzare due dozzine di reati ed ecco ristabilita l’armonia sociale, la stabilita’ politica e l’ordine costituzionale. Alla faccia di inutili moralisti come Falcone o Borsellino.

Mi son annotato alcune perle: Vittorio Grevi, sul Corriere del 10 Luglio, Giovanni Valentini sulla Repubblica del 12 Luglio, Massimo Franco, sempre sul Corriere, in varie occasioni ... sino al piu’ imbarazzante: EgdL, sul Corriere del 13 Luglio. Quest’ultimo - per la sua alterazione sfacciata sia dei fatti che della logica - meriterebbe attenzioni particolari. Graziaddio che, sul Corriere del 12 Luglio, Piero Ostellino, liberale milanese d’altri tempi, scrive finalmente la verita’:

 

Se cosi’ fosse, chi e’ stato concusso e’ il governo, non le fanciulle in questione. Ogni ragazza sa bene di “essere seduta sulla propria fortuna”. E di poterne disporre come crede. A certi moralisti preferisco una ragazza che dice biblicamente: “Cio’ che do, mi sara’ sempre restituito.”

 

D’altri tempi, appunto.

Gli editorialisti della grande stampa scrivono cio’ che i proprietari della medesima vogliono sentir raccontare, nulla di nuovo sotto il sole del Mediterraneo. Trattasi di uno scambio: l’immunita’ per BS verra’ compensata dal suo governare. A me sembra plateale che le politiche economico-sociali messe in attuazione sino ad ora avvicineranno ulteriormente l’Italia all'Argentina. In Confindustria ed in altri luoghi sembrano pensare altrimenti - e forse alcuni fra loro non errano, pro domo loro. Dibatteremo tali illusioni quando avranno finito d’evaporare: in autunno, nel mezzo della peggiore fra le recessioni europee. Assumiamo, per il momento, che i provvedimenti non giudiziari del BS-III siano tutti ciò che non sono, ossia benéfici per il paese.

Nonostante questo, il Pericle di Tucidide conta di piu’. Perche’? Sarebbe facile rispondere: “perche’ sono un liberale”, lanciandomi in una disquisizione sull’importanza dei principi costi quel che costi. Tutte cose che, vorrebbe uno credere, le elites italiane intendono. Giusto? Sbagliato: nelle elites italiane gli argomenti si valutano solo in base alla loro convenienza pratica momentanea.

Consideriamo quindi un argomento pratico. La “questione morale” rimane, in Italia, la questione centrale: solo dalla sua risoluzione puo’ venire un duraturo rinascimento economico e sociale. Alla radice dei comportamenti di BS&Co, nonche’ delle giustificazioni adotte per i medesimi, siede una sub-cultura medievale nemica dello sviluppo. Tale cultura non e’ propria solo di BS&Co, essa e’ diffusa fra il popolo (da cui la popolarita’ di BS) ed e’ comune a larga parte delle elites del paese. E’ condivisa, in particolare, anche dal gruppo dirigente della parte avversa. Tale cultura ha nello statalismo una colonna e nell’uso dello stato a fini particolari l’altra, gli archi che le uniscono essendo il “clanismo” amorale e l’etica dell’arrangiarsi, di cui andiamo orrendamente fieri.

Lo stato, nella concretezza fisica dei suoi possedimenti e poteri, e’ lo strumento per la realizzazione dei nostri interessi, per l’arrichimento del nostro gruppo, e per nient’altro. Lo stato non serve per fornire beni pubblici, ne’ si regge su di un contratto fra parti diverse che delegano ad agenti temporanei alcune funzioni collettivamente utili. Il governante non e’ un agente che deve rispondere al cittadino-principale, ma un “principe” nel senso tardo medievale del termine: un Medici, un Visconti, uno Sforza o, se volete avvicinarvi nel tempo, un Luigi Bonaparte. A sinistra lo chiamano “il primato della politica”: lo stato si occupa perche’ “ci” appartiene. Esso serve a noi; esattamente come le pollastrelle.

Dettaglio fastidioso: la roulette delle elezioni manda talvolta al potere gli altri. In Italia non succede frequentemente. Dal 1946 al 1994 son sempre andati al potere gli stessi, la qual cosa ha plasmato ancor piu’ - non ve n’era molto bisogno visti gli 86 anni anteriori - la concezione che dello stato hanno le classi dirigenti italiane. Solo negli anni piu’ recenti abbiamo visto una debole alternanza la quale, presentando dei rischi, ha richiesto un’assicurazione reciproca. Ecco, allora, che la sinistra (totalmente coeva a tale concezione della relazione fra stato e societa’, anche se per ragioni ideologiche che sono parzialmente altre) smette di far scudo a Mani Pulite quando le proprie mani si rivelano sporche ed in sette anni di governo non approva nessuna legislazione sul conflitto d’interesse. Il lodo Alfano, invece, si approva in un mese. Ecco che entrambe le bande proteggono il bordello di casta chiamato RAI e si strappano le vesti quando le intercettazioni rivelano i loro piani “industriali” (UNIPOL o Telecom che fossero), la loro passione per la gnocca di stato o la collusione RAI-Mediaset. Ecco che il principe di Napoli firma leggi medievali invitando all’unita’ nazionale mentre BS scorda le colpe di Bassolino&Co nel disastro dei rifiuti campani facendo appello, pure lui, alla solidarieta’ nazionale (i volontari della spazzatura sono poi arrivati a Napoli?). Ecco che Banca Intesa accondiscende finalmente alla richiesta di BS e prova a comprarsi Alitalia, sicura del fatto che sara’ il contribuente a farsi carico degli esuberanti fra i nullafacenti che, mentre scrivo, fan finta di servirmi un’orrenda cena. Ecco che l’ordinamento giudiziario non si riforma, come non si riforma quello elettorale, ne’ si riducono le abnormi dimensioni e gli sprechi faraonici dell’apparato pubblico: la persistenza dello status quo, e del controllo delle risorse che esso garantisce, assicura entrambe le parti che vi e’ comunque un pezzo di stato da occupare a fini privati. Ecco che D’Alema invita gentilmente BS a farsi processare (surreale: immaginate Schroeder che rivolge la medesima richiesta a Koll) e che BS contraccambia dichiarando Del Turco vittima d’un teorema giudiziario, mentre un’editorialista di Repubblica invita la ex ragazza-calendario a richiedere un giuri’ d’onore per difendere il suo diritto a “vivere liberamente la propria sessualita’” ... Un dare ed un avere sottile, mai dichiarato, omertoso, danzato a ritmi e secondo codici che solo chi ha frequentato i salotti della casta sa intendere.

Diranno i saggi: e allora? Occorre pensare alle cose importanti, non alla passione nazionale per la gnocca a pagamento o ai soldi che BS fa controllando sia RAI che Mediaset. Il monopolio, mi son sentito spiegare la settimana scorsa in simultanea da un politico PdL in erba e da un membro dell’elite liberale del PD, e’ spesso efficiente. E la gnocca, suvvia: siamo italiani, no?

Vi dico io che male c’e’: non avete capito su cosa si reggano una societa’ ed un’economia capaci di produrre crescita. Esse si reggono sulla concorrenza, la divisione del lavoro, la competenza e la responsabilita’ individuali: “chi sbaglia paga, economicamente o giudizialmente che sia; avanti un altro”. Gli equilibri sociali si reggono sulla reciprocita’ e la simmetria dei diritti e dei doveri: violati, ripetutamente, i doveri dei governanti diventa giocoforza che i governati violino i loro, ripetutamente. All’immunita’ del membro della casta aduso a tutte le sopraffazioni corrispondono l’impunibilita’ del camorrista dedito ai propri crimini e, si parva licet, l’intoccabilita’ del cittadino-lavoratore uso ad abusare il sistema fiscale, sanitario, previdenziale, o semplicemente l’impresa laddove e’ impiegato. L’altra faccia della medaglia che, da un lato, ha l’immunita’ per BS e tre altre cariche e’ l’Alitalia che mai viene liquidata; la contropartita al fatto che D’Alema e Fassino siano ancora li’, dopo i loro piani industriali, sono i dipendenti pubblici che mai vengono licenziati o gli evasori, che allegramente evadono.

Senza la certezza della legge uguale per tutti - che solo uno stato non occupato da cosche di bravi al soldo di principi puo’ garantire - s’ottengono solo parodie generalizzate della concorrenza, della competenza e della responsabilita’ individuali: l’Italia in cui vivete ed in cui vivranno i vostri figli.

Pensate davvero che una classe politica che ha questa concezione dello stato fara’ mai quelle riforme che, almeno a parole, tanto agognate? Davvero voi - poveri illusi o ricchi ipocriti - pensate che una classe politica, capace di stravolgere l’intero sistema giudiziario perche’ i loro principi non vengano processati, si preoccupera’ di semplificare il sistema fiscale, riformare quello pensionistico, restituire ENI, ENEL e mille altre aziende al mercato, bloccare la trasfusione del sangue fiscale dei produttivi che alimenta l’illegalita’ dei parassiti, e via elencando miracoli? Davvero voi pensate che gente cosi’ possa anche solo concepire delle cose cola’? Proprio non riuscite a capire che il ritrovato peronismo economico tremontiano e’ complementare - no: consustanziale – al peronismo giudiziario berlusconiano? Che sono entrambi frutti della stessa cultura e non se ne andra MAI l’uno senza scacciare l’altro? O si cambia classe politica o la rinascita economica rimane una chimera. Ve ne rendete conto?

No, non ve ne rendete conto, non potete: nella grande maggioranza condividete tale cultura. Nella grande maggioranza gli affari dubbiosi li avete fatti pure voi, lo stato l’avete usato pure voi, i sussidi pubblici li avete presi pure voi ... Questa e’, da secoli, la cultura delle elites italiane. Per un brevissimo periodo - fra gli anni ’60 e gli anni ’70 del XX secolo - si ebbe l’impressione, erronea, che l’asfissiante cappa ch’essa determina si stesse squarciando e che le classi dirigenti italiane avesssero cominciato ad assumere come cultura di riferimento (e non come oggetto dei propri scimiottamenti salottieri) quella che tutti continuano a chiamare del “Nord Europa” ma che domina anche in posti come Madrid. Non successe, ed ora siamo ritornati ad atmosfere, discorsi, atti e comiche da anni ’20 del secolo precedente. Per questo, miei cari, v’e’ un nesso stretto fra la sessualita’ d’alcune fanciulle ed i tagli alla spesa pubblica. Per questo i processi di BS che mai si compiono causano le vostre cause civili che mai si risolvono. Per questo un primo ministro che passa il tempo ad assumere attricette come consulenti di palazzo Chigi non trovera’ il tempo per riformare il mercato del lavoro. Perché, nel contratto politico-sociale su cui si regge un paese, tutto questo è un "equilibrio" dove ogni parte gioca il suo ruolo: per queste praticissime ragione la questione morale è fondamentale, piaccia o no alla vostra praticistica morale dell’arrangiarsi.

Ma le elites italiane, che evidentemente non hanno figli o pensano di mandarli all’estero, questo aspetto pratico della questione lo ignorano. Mal gliene incogliera’.

 

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Commenti

Ci sono 171 commenti

http://www.corriere.it/editoriali/08_luglio_15/panebianco_giudici_pd_8d1fd9c2-5230-11dd-b48c-00144f02aabc.shtml

 

 

http://www.corriere.it/editoriali/08_luglio_15/panebianco_giudici_pd_8d1fd9c2-5230-11dd-b48c-00144f02aabc.shtml

 

"Violante, mi pare di capire, dichiara il suo favore per un sistema nel

quale, come avviene in tanti Paesi occidentali (in passato si è tentato

di farlo anche in Italia ma senza grandi risultati), Guardasigilli e

Parlamento dettino annualmente alla magistratura le priorità."

A quali "paesi occidentali" fa riferimento Panebianco? A quanto mi risulta, sia nei paesi di Common Law che in quelli di Civil Law e' solo il "prosecutor" (il Pubblico Ministero) a dipendere dall'esecutivo, non certo la magistratura nel suo complesso.

 

L’articolo su Repubblica

http://www.repubblica.it/2008/07/sezioni/politica/berlusconi-intercetta-2/carfagna-giuri/carfagna-giuri.html?ref=search

mi ha dato i conati di vomito non mi sono ancora ripresa!

"Ho visto frotte d’editorialisti spiegare che il

lodo Alfano e’ il male minore: il paese ha bisogno di stabilita’, non di

moralismi inutili. Logica ineccepibile, dovrebbero applicarla piu’ spesso: per

svelenire il clima in Campania o in Sicilia - infestato dall’odio fra

camorristi, mafiosi e loro complici, da un lato, e le loro vittime, dall’altro

- basterebbe depenalizzare due dozzine di reati ed ecco ristabilita

l’armonia sociale, la stabilita’ politica"

Direi che questo basta per capire che cavolo di Paese sia

questo! Armonia:mi fa venire in mente la "collezione rosa Harmony" libretti

romantici per adolescenti, che mia madre

definiva quasi porno per la mia età di allora. La gente vuole pace e serenità, suppongo che sia l’etica agognata da tutto il mondo, ma la stabilità politica è

ben altro. Se per stabilità "armonia"

dobbiamo ficcare la testa sotto la sabbia è esattamente quello che sta facendo

"l’Italia drogata" da questa televisione che continua ad insistere su “divertimento”

e “gnocca”. E se si va in piazza e si spara su poxxxini e quant'altro si viene accusati di volgarità.

 

 

... il corriere invece di anticiparci alcune delle prove a carico dell'imputato Del Turco, ci fa sapere che

 

A tratti è rimasto sveglio seduto sul letto con lo sguardo meditabondo.

Lo si apprende da indiscrezioni filtrate dal carcere di Sulmona

 

ma un minimo di rispetto per il lettore non c'è?

 

 

 

Un modesto commento alle orazioni di Michele Boldrin (si nel senso di oratore greco.)

 

Il tutto appare ovvio adesso: evidentemente eliminate alcune persone incomode (Berlinguer? Trentin? Lombardi? Valiani? La Malfa? Lascio a voi decidere chi e' padre e chi sia figlio di chi..) le classi dirigente si sono ricompattate intorno ad un programma di dissanguamento delle varie risorse. Come il segretario generale del Partito Democratico, mandano i propri figli a studiare all'estero. Giustamente (la migliore universita' italiana risulta essere la 173-sima al mondo, non vedo ragione alcuna per privare i propri figli di una educazione.)

 

A mio avviso la questione, che pongo in modo volutamente ingenuo e' la seguente. Se il "caso" e' insolvibile, la "prognosi" e' di andarsene e abbandonare la nave che affonda?

 

Vi sono molti aspetti positivi del suggerimento. Il territorio potrebbe essere ripopolato con popolazioni del bacino mediterraneo che migliorebbero la situazione demografica e la gestione monumentale, lasciando perdere sciocchezze come una presenza militare, o una linea aerea.

 

 

 

 

 

A Enzo Michelangeli, il caso non e' come lui lo dipinge. Il GdS (l'equivalente del ministro di grazia e giustizia) ha nell'ordinamento (della V repubblica) francese un compito sia di indirizzo che un diritto (estremo in alcuni casi) di eliminare via "avocazione" non appellabile qualsiasi provvedimento, atto procuratoriale, e pure sentenze che non passano per la corte costituzionale, la quale ultima ha un ruolo assai limitato in tale ordinamento.

 

 

ma la vera questione è un'altra: sono più fessi loro o noi, che ancora riusciamo ad indignarci di fronte a certe cose?

 

Il punto è "come ce ne liberiamo?", ma soprattutto "ce ne vogliamo liberare"?

Michele, mi sto rendendo conto che la soluzione Argentina è veramente l'unica soluzione per questo paese. Chi affoga affoga, e chi galleggia (speriamo non gli stronzi - sorry per il turpiloquio) scrive le nuove regole. Magari quando si ricostruisce si inizia da capo con teste nuove...

 

 

chi galleggia (speriamo non gli stronzi - sorry per il turpiloquio)

 

avrai certamente notato che quelli purtroppo galleggiano sempre -- e' una legge fisica.

che dire? l'analisi di michele non fa una piega. provo a chiarirne ulteriormente la microfondazione. tra gli elettori di berlusconi (ma direi tra gli italiani in genere) pochi si scompongono e anzi in fondo in fondo plaudono alll'immunita' e allo schiaffeggiamento dei magistrati perche' e' esattamente quello che essi stessi desiderano.

l'italiano medio desidera esattamente questo: che le leggi ci siano ma valgano per gli altri, immunita', impunita', poter prendere a schiaffoni il vigile che fa la multa e perche' no il molesto concittadino che chiede di rispettare la fila. se cosi' non fosse quest'uomo non sarebbe di nuovo al governo dopo 14 (quattordici) anni suonati.

un'esemplare applicazione del teorema dell'elettore mediano: fai quello che l'italiano medio desidera visceralmente e lui continuera' a eleggerti. ma questo e' il vero problema: sparito l'uomo ne sorgera' un altro, e' la causa che e' persistente.

solo istituzioni che impongano in maniera ferrea la legalita' possono cambiare questo stato di cose (perche' allora non ci sarebbe piu' alcun guadagno dal violare le regole) ma ahinoi chi puo' creare queste istituzioni non ha alcun incentivo a farlo. se almeno ci fossero regole europee... ecco, ci vorrebbe che oltre a un tetto al deficit di bilancio ci fosse anche un tetto al deficit di legalita' :-)

 

 

Accidenti, Michele, il pranzo

servito dagli infaticabili addetti della compagnia di bandiera (a mezz'asta) doveva essere proprio indigesto .......... almeno a

giudicare dalla potenza espressiva del pamphlet uscito dalla tua

tastiera in quest'occasione!

Il bello (ma si dovrebbe dire il

brutto) è che hai pure abbondantemente ragione a puntare il

dito contro la pubblica immoralità nella gestione del potere e

le sue nefaste conseguenze, benché io m'imponga di mantenere

testardamente acceso il mio miserrimo lumicino, il cui nome non

voglio sia speranza, ma combattività ........

Permettimi, però, di pensare

tutto il male possibile anche del buzzurro forcaiolo da piazza (il

cui nobile intento rimane – con tutta evidenza - solo quello di

cavalcare l'onda per garantirsi un posto al sole) e di un sistema

inquisitorio lasciato in balia di un protagonismo da “luci della

ribalta” dei singoli magistrati (con le personali ambizioni ed

ideologie, troppo spesso dichiarate a gran voce), nonché di

non avere grandi rimpianti (se non per motivi, ahimé,

meramente anagrafici) di un periodo storico (i primi anni settanta)

caratterizzato dal terrorismo e dalla grande ascesa al potere di quel

cancro economico comunemente noto con l'appellativo di Triplice

Sindacale.

Hic et nunc, in un'ottica comunque

propositiva, il nocciolo della questione rimane “chi può

fare che cosa” o, meglio ancora, quali sono le possibilità

d'intervento di ciascuno di noi, ammesso che si voglia provare a non

darsi per vinti, nell'ambito delle proprie relazioni e nel rispetto

dei singoli ruoli, cercando di operare in sinergia e con il massimo

del pragmatismo.

Senza illusioni, ma rifuggendo

altresì il rimpianto.

P.S. Per quanto riguarda

l'invereconda esternazione mestrina di Madame la Présidente,

comprendo naturalmente la “ragion di Stato” che l'ha motivata

(ben evidenziata dal sempre puntuale Mario Seminerio, as Phastidio)

ma, con la mia consueta mancanza di untuosa democristianità,

mi sto dedicando a propagare nell'aere la motivata opinione che

trattasi di emerita stronzata (pardon my French) e non vedo l'ora di avere

un'occasione per renderne partecipe la diretta interessata.

 

buongiorno a tutti, è il mio primo commento qui....

"L'italia sta diventando un paese "fascista", nel senso di paese in cui il decisionismo e' un valore in se'", dice Edoardo. 

falso, a mio avviso: l'Italia non ha mai smesso di essere un paese fascista, nel senso di paese in cui il decisionismo non esiste. perché non esiste la responsabilità della persona (impensabile in una società/economia socialistoide, cristianoide e intimamente piccoloborghese), sostituita ai tempi dalla volontà (dalle velleità?) del duce (e dell'anonimato del partitone, e della corporazione di riferimento), dopo il '45 dalle direttive (dalle velleità?) di cosca e di partito (e dall'anonimato del polipartitone unico: a restare immutata è soltanto la corporazione di riferimento).

l'unica evoluzione negli ultimi sessant'anni abbondanti è stata quella dei costi, enormemente cresciuti per dover sostenere la corporazione politica, che almeno quando era formata da un partito palesemente unico costava meno. quanto è caro invece il costume della democrazia, quanto ci costa il feticcio dell'antifascismo, quanti sprechi per dover fingere che sia cambiato qualcosa......

Prego dare un'occhiata al titolo del commento. La tarda ora e la pessima connessione italica mi impediscono di dilungarmi.

Stranamente siamo tutti d'accordo e, se ne avessi la forza e le possibilità tecniche, vorrei chiarire perché tutto quanto vedo scritto in questi commenti alla fine concordi (incluso quanto dice "baron litron" (ma no ti gavevi n'altro nome?) a modo suo). Sarebbe bello pensare che quanto sentono e pensano i lettori di nFA fosse morale condivisa, ma non lo è. 

Chiarisco solo due o tre cose:

- Che ci sia da riformare il sistema giudiziario, anche lungo le linee che Andrea Gilli e Mario Seminerio suggeriscono, non ci piove. Le cose che Alberto ed Axel hanno scritto nei mesi scorsi chiariscono dove siano i problemi e quali ne siano le causa. Il problema è che occorre riformarlo per farlo funzionare, ossia per mettere in galera i delinquenti ed assicurare l'indipendenza della magistratura, non per paralizzarla. Niente di quanto oggi si dice di voler fare va in questa direzione.

- Vi è una sintomatica e non casuale coincidenza: molti di coloro che oggi attaccano la cosidetta "magistratura" per le sue ingerenze politiche (strane ingerenze, visto che arrestano ed incriminano a destra ed a manca: i magistrati son diventati tutti "grillini"? Ma non erano comunisti?) sono riconducibili all'antico progetto craxiano. Su questo occorre fare una riflessione seria, per cercare di capire, alla fin fine, che il problema del 2008 non è per nulla differente da quello del 1992: è solo peggiore. Peggiore perché oggi anche quegli elementi che nel 1992 erano estranei o avversi alla casta (parte di AN, la Lega, parte degli allora comunisiti) ne sono oramai divenuti parte organica.

- Infine, vale anche la pena di chiedersi molto laicamente: che fare? Francamente credo si tratti solo di "testimoniare il nostro disprezzo morale". Non vedo possibilità di vittoria per quella parte del paese che vorrebbe vivere in una società aperta e liberale, nella quale valgano per tutti le medesime leggi. Vedo solo la possibilità di un esercizio intellettuale - o, se volete, di morale civile - continuando a ripetere che tutto questo è follia, consapevoli di stare a parlare con una nazione impazzita. Non è dato a noi scegliere i tempi ed i luoghi della nostra vita, quelli bisogna saperli accettare senza abbassare lo sguardo che mira all'orizzonte, per oscuro che esso sia. 

P.S. Oggi ho accesso il televisore sul terzo canale RAI per vedere la tappa del Tour ... non sapevo del giorno di riposo. Mi sono quindi beccato un pezzo di dibattito parlamentare, ed ho ascoltato il discorso di Antonio Di Pietro. Tralasciando il fatto che, decisamente, l'uomo non sa ben parlare in italiano e che grande oratore certo non è, non son riuscito a trovare niente di sbagliato in quanto gli ho sentito dire. Ho sentito, invece, profferire indegne cazzate da parte di quasi tutti gli altri iscritti a parlare; almeno sino a quando, annoiato, ho deciso di spegnere. Questo è un fatto, e per me i fatti contano più delle ideologie che mi scelgo di volta in volta.

 

Sono abbastanza convinto (magari perchè sono un illuso) che Del Turco (ammesso che sia davvero colpevole, aspettiamo di saperne di più) forse non pensava neanche di delinquere,  ma che il tutto facesse parte di un sistema più o meno legale, che bene o male reggeva, che andava avanti cosi da un sacco di tempo, e che forse non era peggio della sanità del Lazio o della Sicilia.

 Ben venga la Magistratura, con le sue indagini ed i suoi arresti,  ma prima della Magistratura avrei una piccola e relativamente facile richiesta da fare ai nostri governanti:  che i bilanci delle ULS, delle Regioni, dei comuni, delle società da questi controllate vengano certificati da primarie società di revisione internazionali (con il rischio almeno che, se succede un'altra ENRON, anche Arthur Andersen o chi per lei ci lasci le penne). Nel caso di mancato rilascio della certificazione si proceda semplicemente alla sostituzione degli amministratori o governatori che siano. Magari il "povero" Del Turco ci avrebbe rimesso la carega qualche anno fa, ma oggi starebbe a casetta sua, a curarsi i nipotini, e gli italiani ci avrebbero guadagnato qualche punto in meno di spesa pubblica.

 

E' la prima volta che ti sento fare una stima inferiore a quella di Michele sull' intelligenza di un politico :)

Sinceramente l' ipotesi non mi sembra credibile: dopo mani pulite concussione è la terza parola che si insegna ai bambini dopo mamma e papà, se pure Del Turco si fosse fermato alla seconda uno straccio di portaborse con la licenza elementare l'avrà pure lui. 

 

D'accordo con Marcello: se (manteniamo il dubitativo, per ora) Del

Turco è colpevole, non può non esserne consapevole, a meno che non sia

fervidamente convinto dell'esistenza di Babbo Natale, ma allora la

sistemazione più adatta mi pare l'asilo infantile, invece della galera.

Solo all'inizio di "mani pulite" si poteva forse - e solo forse

- pensare che una parte dei coinvolti ritenesse normali le pratiche in

uso (non lecite, attenzione, solo normali!), oggi una simile

giustificazione supera abbondantemente la soglia del ridicolo.

Ciò

non toglie - lo ribadisco - il fastidio di una spettacolarizzazione

mediatica delle inchieste, farcite di conferenze stampa senza

contradditorio, corroborate da arresti e celle d'isolamento per indurre

l'indagato alla confessione (pratica incivile ben messa a punto, come

ricorderete, dal pool di magistrati milanesi).

Invece, mi pare interessante che

 

i bilanci delle ULS, delle Regioni, dei comuni, delle società da questi

controllate vengano certificati da primarie società di revisione

internazionali (con il rischio almeno che, se succede un'altra ENRON,

anche Arthur Andersen o chi per lei ci lasci le penne). Nel caso di

mancato rilascio della certificazione si proceda semplicemente alla

sostituzione degli amministratori o governatori che siano

 

con l'importante eccezione, però, delle società controllate le quali, imho, dovrebbero semplicemente  esser poste sul mercato in un contesto di reale liberalizzazione dei servizi e non, ovviamente, di privatizzazioni configurate come (s)vendite agli amici, operazioni di cui non mancano eclatanti esempi.

 

ciao a tutti, vorrei aggiungere i miei 10 cent sull'argomento.

visto che sono emersi dubbi sulla consapevolezza o meno di Del Turco di stare commettendo atti illeciti, ho pensato che qualche ragguaglio sulle modalità in cui gli illeciti sono (sarebbero) avvenuti potrebbe aiutare a capire.

se non l'avete già fatto e vi va di approfondire, provo a fornire una ricostruzione stilizzata delle vicende, aiutandomi con qualche articolo ben fatto.

per quel che può valere, io sono originario di Chieti, e da queste parti in questi giorni le informazioni che circolano (anche semplicemente per la maggior dimestichezza con i personaggi) sono un po' meno generiche di quelle che fornisce la stampa nazionale e soprattutto la televisione. 

il personaggio chiave della vicenda è Vincenzo Angelini: è un grosso nome della sanità privata abruzzese (IL grosso nome); sui media nazionali sta apparendo come 'vittima' di un sistema corrotto, il che in questi paraggi appare una tesi un po' bislacca, dato che (già dai tempi di 'zio' Remo Gaspari) ha sempre goduto di rapporti 'privilegiati' con la politica, che gli hanno consentito di costruire un piccolo impero miliardario in tutta tranquillità, attaccato alle abbondanti e generose mammelle della spesa pubblica. 

per capire meglio i meccanismi attraverso i quali sono stati messi in atto i reati in questione, è bene partire da un'inchiesta del 2007, che descrive lo scenario che precede i fatti attuali.

--> link

questo, grosso modo, è quanto avveniva (sarebbe avvenuto, ok, d'ora in poi assumete i dubitativi d'ordinanza), con la scorsa giunta di centrodestra. l'articolo è abbastanza ben fatto, il meccanismo è chiaro: la Regione affida alla sanità privata una serie di prestazioni, alle quali viene imposto un tetto. l'imprenditore privato viene pagato ex-post, per numero di prestazioni effettuate. e, dato che la sanità in abruzzo da diversi anni è in rosso (diciamo rosso scuro..), la cartolarizzazione dei crediti è un passaggio fondamentale per garantire la liquidità necessaria al pagamento delle prestazioni.

nel caso in cui i tetti delle prestazioni vengano superati (e questo non necessariamente perché le prestazioni dichiarate siano state realmente effettuate), ma si abbia a disposizione un direttore ASL compiacente (cioè che chiuda tutti e 2 gli occhi sullo sforamento dei tetti e sulla fondatezza delle auto-dichiarazioni) e una giunta che non si fa problemi ad approvare una cartolarizzazione, ecco che alla clinica privata si aprono rosee prospettive di profitti poco meritati. ed ecco come ai più spregiudicati la possibilità di oliare qualcuno di questi passaggi possa essere apparsa allettante.

in effetti le indagini in corso riguardano anche alcuni esponenti della giunta precedente, tra cui Pace stesso, nonché vari ex-direttori delle ASL locali (tra cui Conga, quello trovato con le mazzette nel Cayenne che poi ha finto un malore).. comunque procediamo, e arriviamo ai nostri giorni. 

arrivano le elezioni, c'è una nuova giunta, e vengono nominati nuovi manager delle ASL. in teoria non c'è ragione per cui il giochetto non debba continuare anche con la nuova giunta (un'imprecisione abbastanza significativa (deformazione professionale dell'Espresso?) attribuisce ad Angelini il ruolo di 'finanziatore di Forza Italia'. in realtà Angelini appoggiava per non sbagliare ambedue le parti).  

infatti Del Turco approva un'ulteriore cartolarizzazione, attraverso la quale garantisce il pagamento ai privati non solo delle prestazioni regolari, ma anche di quelle extra (cioé quelle al di fuori dei tetti e dei regolamenti) già effettuate, e addirittura di quelle future (?!).

il gioco però  si inceppa quando i nuovi direttori ASL (non disperiamo, qualcuno che ha ancora un po' di  senso civico lo si trova anche da queste parti), ricevute le dichiarazioni di prestazioni effettuate decidono di fare i giusti controlli; di fronte alla palese inverosimiglianza, rifiutano il pagamento per la parte ritenuta non dovuta ed entrano in contenzioso.

anche qui la giunta cerca di intervenire per autorizzare comunque i pagamenti, ma gli arresti non lasciano il tempo di approvare la delibera. è su questa delibera (e sulla precedente che autorizzava la cartolarizzazione) che sarebbe avvenuta la corruzione.

a questo proposito volevo far notare che se anche si sottoponesse la revisione dei bilanci delle ASL ad agenzie di rating esterne, rimarrebbe comunque il problema di come assicurarsi che chi controlla le prestazioni effettuate lo faccia nell'interesse del bilancio della sanità, e non di quello dei proprietari di cliniche. anche perché non so (nel senso che non ne ho idea) se un revisore di Moody's abbia le capacità/possibilità di mettersi a controllare  se i ricoveri dichiarati corrispondano effettivamente a prestazioni erogate ecc.

resta il fatto che la politica nazionale di tutto si sta occupando, fuorché di cercare di immaginare sistemi di responsabilizzazione/incentivi tali da evitare il ripetersi in futuro di distorsioni talmente macroscopiche nella gestione del budget della sanità locale. 

un saluto a tutti.

un altro po' di link ad articoli utili: il Centro, Repubblica1 e 2  

 

 

Bellissimo post, che esprime in maniera elegante, chiara e convincente ciò che penso io, e tantissime altre persone (ahimè, la minoranza del Paese).

periodo ipotetico della possibilità, almeno per noi che le inchieste le

vediamo in tv e le leggiamo sui giornali (ossia non ne capiamo un tubo

se non in parte gli outcomes). Scrivo a fronte di un paio di frasi

sentite al telegiornale (non ricordo quale, rai 1 credo).

... se alla fine rilasciassero il Del Turco come hanno fatto con la Lonardo

Mastella (che se ricordo bene è stata prosciolta dalle accuse)?

Non esito a credere che il "sistema" sanitario sia come lo

raccontano certi giornali e che probabilmente scavando in altre regioni

si troverebbero le stesse porcate. La "moralità" è comunemente corrotta

o - come ipotizza mario morino - probabilmente qualcuno non pensava

nemmeno di delinquere perchè "così fan tutti" (aggiungo io, "e se non

faccio anche io così me magnano").

Il punto è uno: che Tangentopoli è nata 16 anni fa, che di risultati

veri e duraturi non è riuscita a crearne realmente (in galera c'è

finito Cusani, che se l'è fatta, e Craxi se ne è fuggito come un

vigliacco - in parte a ragione perchè tutti i suoi lacchè che avevano

mangiato alla stessa greppia lo hanno scaricato). Le inchieste del 1992

hanno destato troppi sospetti che non fossero veramente indipendenti e

alla fine i magistrati hanno perso il sostegno dei cittadini. Perso il

sostegno dei cittadini, tutti siamo tornati a pacioccare come nostro

solito sul bordo della legalità perchè - come ho già scritto - "così

fan tutti (e se non faccio anche io così me magnano)", consci che tanto

le leggi si fanno ma nessuno le fa rispettare.

Lo so che sta cosa fa schifo e che l'atteggiamento di appeasement, di

malcelata rassegnazione, non è dimostrazione di buona coscienza civile.

Ahimè, però, ho la sensazione che lo sdegno scritto su un blog non sia

sufficiente. Non aggiungo altro perchè non voglio dilungarmi troppo e scatenare un flame.

 

Già, se non chiedo anch'io il pizzo me magnano.

Che dici, dovremmo scusarci col signor provenzano per la disparità di trattamento?

Che lo sdegno su un blog serva a nulla o quasi è chiaro, ma mi pare altrettanto chiaro che questi signori (se le accuse sono fondate) sono pienamente coscienti e responsabili delle proprie azioni.

Se pure il sistema fosse irriformabile, nessuno ha mai vietato a chichessia di mollare la cadrega e dedicarsi ai nipotini, come dice Mario.Se han deciso di darsi al malaffare che rischino almeno un po' di galera.

Nemmeno io voglio scatenare un flame, ma secondo me il ragionamento non è "se no me se magnano" ma piuttosto "tanto la fai sempre franca".

 

 

Luciano, perdonami, la pars construens dov'e'??

 

Credo sia il caso di fare uno sforzo per tenere alcune questioni

attentamente separate, e per compiere dei distinguo.

1) Che il sistema giustizia in Italia non funzioni non ci piove. Se ne è discusso

anche qui, in maniera precisa e con dati ed argomenti. Però occorre chiedersi

se il mal funzionamento del sistema giustizia sia quello che ha in mente la

casta (ossia, che si mettono in galera i Del Turco e si processano (meglio si

tenta) i BS per i reati di cui sono accusati) o sia, invece, quello che abbiamo

documentato noi e che soffrono milioni di italiani (e che include ANCHE il

fatto che i membri della casta la scampano sempre). Son due cose BEN DIVERSE.

Mischiarle non aiuta. Cerchiamo quindi di definire chiaramente CHE COSA

riteniamo non funzioni! Se non si è chiari sulla diagnosi della malattia,

parlare di medicine è perdita di tempo.

2) Questa tiritera del “clamore mediatico” attorno agli arresti dei politici

va smessa, trattasi di buffonata retorica. In tutti i paesi del mondo se un

parlamentare o uomo di governo viene arrestato o accusato di un reato i

giornali ne parlano molto di più di quanto facciano quando le stesse cose

succedono a Pinco Pallino. Lo stesso vale per i matrimoni: di quello di Gigio e

Gigia i giornali non parlano, mentre dedicano paginoni a quelli di Briatore e

le sue belle. È il costo ovvio di essere VIP, che nel caso dei politici e’

doveroso: trasparenza ed informazione sono l’unico strumento nelle mani dei

cittadini. A questo riguardo non vedo alcuna differenza fra Italia e resto del

mondo, e fra comportamento dei magistrati italiani e quelli degli altri paesi.

Davvero servono esempi? Per favore, andate sulla pagine internet di qualsiasi

giornale straniero ed aspettate sino a che un politico locale viene beccato con

le mani nel sacco, poi ne riparliamo. Smettiamola, per favore, di dire cose a

caso solo perche’ i pennivendoli nazionali ed i mezzibusti televisivi le

ripetono su ordine dei loro datori di lavoro.

3)  Sulla questione "risorse scarse ed obbligatorietà dell'azione

penale", credo occorra fare uno sforzo sia di coerenza logica che di

concretezza. Ha perfettamente ragione AG a ricordare che le risorse sono

scarse, ed hanno perfettamente ragione altri a ricordare che il potere

legislativo ha la possibilità di indirizzare quelle risorse scarse contro gli

atti che esso desideri perseguire semplicemente decidendo, per via legislativa,

quali atti sono reati e quali no. Idem, con patate perché controlla

l'allocazione delle risorse alle procure, per il potere esecutivo. Si dà il

fatto che cambiare ogni anno o due cosa sia e cosa non sia reato è pessima

pratica, quindi occorre trovare un equilibrio fra il metodo “legislativo” e

quello “amministrativo” (ordinare ai PM di perseguire questi reati e non

quelli). Ed occorre, soprattutto, trovare un equilibrio fra la finalità

d'indirizzo politico su ciò che va perseguito e ciò che no, ed il rischio

autocratico che esecutivo e legislativo usino subdolamente tale potere per

immunizzarsi e porsi al di sopra delle leggi che valgono per tutti gli altri.

Di QUESTO, che non mi sembra un problema di facile risoluzione nella concreta

situazione italiana, credo sia il caso di discutere. E su questo problema

ammetto di condividere i timori e le perplessita’ che EM esprime.

4) Mi si permetta di avere dei dubbi e dei sospetti a-priori sulle vere

intenzioni di BS e dei suoi comparielli (inclusi parecchi dentro al PD).

Dichiarare che occorre riformare il sistema giudiziario alla radice DOPO aver

fatto passare la legislazione che si sta facendo passare, DOPO aver cercato di

togliere alla magistratura inquirente uno degli strumenti più utili per

indagare (intercettazioni) solo per (ora lo capiamo!!) far sparire le proprie

scandalose conversazioni e DOPO aver dichiarato che Del Turco certamente è innocente

ed è tutta una montatura, la dice lunga sulle motivazioni e le finalità. Esiste

poi una seconda fonte di dubbio sulle vere intenzioni: non credo esista un

piano organico ed articolato del PdL o di chichessia su come riformare la

giustizia in toto. Questo vuol dire che se a settembre si comincia l’attivita

parlamentare verra monopolizzata da questo argomento per tempi lunghissimi,

facendo passare in secondo piano il resto. E nel resto si trova anche, se non

erro, il federalismo fiscale ...

5) Dubito alquanto che il dibattito, pur d'alto livello, che si svolge in un

piccolo blog come questo possa fare granché di differenza, ma concludere da

questo, come alcuni fanno, che bisogna supinamente accettare tutto e che tanto

vale rassegnarsi non mi sembra così ovvio. Ognuno, poi, fa le scelte che fa e

si guarda allo specchio quando e come ne ha voglia. 

Infine, mi chiedo: ma i nostri "esperti di questioni giudiziarie"

proprio ora dovevano andare in vacanza senza internet? A&A&S, dove

siete? 

 

 

Eccomi qua, i’m back. Mi sembra appena in tempo per rispondere alle sollecitazioni.

 

Cominciamo proprio da qua  

 

 

 Infine, mi chiedo: ma i nostri "esperti di questioni giudiziarie" proprio ora dovevano andare in vacanza senza internet? A&A&S, dove siete?   

 

 

Michele se vado in vacanza che mi porto internet a fare? Dove sono stato, vivevo in una dimensione semirurale, a malapena c’era la luce elettrica altro che internet! Oltretutto, se mi portassi il computer che vacanza sarebbe? Anzi, se quando vieni in montagna ad agosto, ti dovessi portare il PC, è meglio che effettivamente te ne vai a Cortina, perché Tarfusser ed io lì non siamo (ancora) competenti. Altrimenti avvierei un’immediata pratica di interdizione legale nei tuoi confronti :-).

 

Veniamo al sodo

 

 

Peró occorre chiedersi se il mal funzionamento del sistema giustizia sia quello che ha in mente la casta (ossia, che si mettono in galera i Del Turco e si processano (meglio si tenta) i BS per i reati di cui sono accusati) o sia, invece, quello che abbiamo documentato noi e che soffrono milioni di italiani (e che include ANCHE il fatto che i membri della casta la scampano sempre). Son due cose BEN DIVERSE. Mischiarle non aiuta.

 

 

concordo in pieno. Ci troviamo di fronte a due problemi completamente diversi. Il primo è quello del non funzionamento della giustizia, il secondo è quello del rapporto tra di essa e la politica, questione che con il malfunzionamento ha ben poco a che fare. Anzi, sotto certi profili, nei confronti dei politici, se ci si ragiona, la giustizia funziona fin troppo bene, tanto che le si mettono continuamente dei bastoni tra le ruote. Per questo motivo, e paradossalmente, il rapporto deteriorato con la politica ha determinato un aggravio del malfunzionamento della giustizia per i comuni cittadini. Non dimentichiamoci che BS ha già avuto occasione di governare con una maggioranza piuttosto solida (almeno sotto questo profilo) per 5 anni ed un ministro ingegnere. Durante quel periodo non fece nulla, dico nulla, per rendere più efficiente il sistema. Al contrario, lo peggiorò ulteriormente soprattutto con le famigerate leggi ad personam ed, in particolare, con la legge c.d. Ex-Cirielli, che ha abbreviato i termini di prescrizione dei reati, incentivando il meccanismo perverso da me descritto nella seconda puntata della telenovela. Lo peggiorò anche nel settore civile, dove, anziché semplificare, furono introdotti mille nuovi riti, tanto che i miei colleghi civilisti non ci capiscono più niente. Per il resto, la priorità per ridare efficienza al sistema, secondo BS, pareva essere la riforma dello status dei giudici. In sostanza, tutta la colpa del malfunzionamento è dei giudici lavativi e politicizzati. Sotto questo profilo, evidentemente, avrebbe dovuto prendere il toro per le corna ed agire in due direzioni. Il primo consistente nell’introduzione di sistemi di selezione meritocratica dei magistrati, sia sotto il profilo di carriere e quindi di gestione di potere, sia, probabilmente, sotto il profilo della incentivazione - che non può che essere una selezione - economica (ma solo per fare contento Alberto). Il secondo profilo, è quello della separazione delle carriere tra giudici e PM, mettendoli sotto il ferreo controllo della politica. Si potrebbe anche separare la carriera mantenendo ferma comunque l’indipendenza del PM. ció, indubbiamente gioverebbe alla credibilitá del sistema, senza comunque migliorarlo sotto il profilo del suo fuzionamento. La cosa sarebbe tranquillamente possibile, con un governo appena più credibile. Bene, la maggioranza dell´epoca fece una prima proposta di legge assolutamente gattopardesca, tanto per poter mettere la riforma tra i propri meriti senza aver cambiato nulla. Nonostante fosse gattopardesca ed il ministro fosse ancora disposto a trattare su alcuni punti, la magistratura associata (non dimentichiamoci che sono italiani anche i magistrati) proclamò uno sciopero di una miopia estrema. Difatti, i politici, a quel punto, si incaponirono e scrissero un pastrocchio altrettanto gattopardesco e talmente fatto male, da essere completamente ingestibile, tanto che la stessa destra ne avallò la sostanziale cancellazione da parte di Mastella. Di fatto nulla si fece se non aggravare il dissesto già evidente. Comunque, vogliamo veramente sostenere che, mettendo la mordacchia ai PM politicizzati, la giustizia, in un batter d´occhio funzionerebbe?

Ciò non toglie che, dai tempi di tangentopoli vi sia effettivamente un problema tra la giustizia e la politica ed in particolare con il buon BS. Questi si lamenta che la magistratura vuole sovvertire il risultato elettorale. In realtà si guarda bene dal dire che fu rinviato a giudizio prima che tornasse al potere. La verità è che in uno stato più serio, uno così non sarebbe stato mai candidato. Resta il fatto che il problema c´è, è reale, inutile negarlo. Fino ai tempi di tangentopoli politica e giustizia non si pestavano i piedi a vicenda. Poi venne il ciclone Dipietro, il quale, peraltro, non fece altro che dare il colpo finale ad un sistema moribondo. Non esito a dire che, a quei tempi la magistratura e, in particolare, la Procura di Milano, fecero effettivamente politica ed il famoso avviso di garanzia spedito a BS a Napoli era una mossa di natura politica e non giudiziaria. Fu un delirio di onnipotenza che la magistratura adesso sta pagando caro, ma fu un delirio che finí, al piú tardi, con la prima ascesa al potere di Prodi. Dopodichè ci furono, come è noto, altri processi al buon BS. Ora questi fa credere di essere vittima di un complotto da parte di giudici di sinistra. Personalmente ritengo che la cosa non sia vera. Non c´è alcuno scopo politico. Non sono i magistrati a creare, a tavolino, i procedimenti. A loro arrivano notizie di reato da fonti esterne (Polizia, enti pubblici, privati cittadini), i PM prendono le notizie e le approfondiscono. Perché ne siano arrivate cosí tante sul conto di BS è per me un mistero che solo la Procura di Milano potrebbe spiegare. In ogni caso, molti magistrati hanno commesso molti errori nei rapporti con la politica, nel momento in cui non si sono liberati del delirio onnipotenza, della mentalitá “devono pagare anche i potenti”, “devo salvare la patria”, “voglio entrare nella storia”, ecc. Le conseguenze sono procedimenti iniziati con arresti eccellenti annunciati sui giornali, si sono sgonfiati come neve al sole. L´ultimo esempio sul punto, stando agli elementi di prova emergenti dai resoconti giornalistici, fu quello dell´arresto di Lady Mastella. Manca, in altre parole, alla magistratura la capacitá di gestire con sufficiente saggezza l´immenso potere di cui gode e gli strumenti interni di controllo, GIP e successivo dibattimento, di fatto non funzionano, perché sono deboli (il primo) o arrivano con estremo ritardo a riabilitare l´eventuale politico ingiustamente processato. Questo determina l´effetto perverso per cui, mentre nel resto del mondo un politico inquisito si dimette, in Italia rimane tranquillamente sulla sua poltrona... Questo è, a mio avviso, uno dei problemi principali. Detto ció, una volta candidato e votato BS per la terza volta, non si puó continuare con questa guerra tra poteri che ha contribuito a paralizzare il paese. Va trovata una soluzione e, personalmente, sono ormai dell´opinione che il famoso lodo Alfano, sia, allo stato, la soluzione migliore per svelenire il clima.

 

 

 

Questa tiritera del “clamore mediatico” attorno agli arresti dei politici va smessa, trattasi di buffonata retorica.

 

 

Anche questa è vera. Sotto questo profilo, per fortuna, la magistratura è molto migliorata. C´è stato, comunque, in passato un eccesso di protagonismo che molti danni ha causato. Oggi non esistono più i sostituti eroi come ai tempi di tangentopoli. Non siamo ancora ai livelli della Germania, dove ogni procura ha un portavoce, ma ci stiamo avvicinando, la cosa giova all’immagine della giustizia nel suo complesso. C’è, tuttavia, ancora molto da fare. Quanto al contenuto delle intercettazioni, non è, almeno per mia personale esperienza, la magistratura a passarle alla stampa. Spesso esse escono dopo il loro deposito presso le cancellerie, quando vi anno accesso anche le parti. Credo comunque che sia giusto costringere il giornalista a svelare le sue fonti ovvero, in alternativa, punire lui ed il giornale che le ha pubblicate.

 

 

 

 Sulla questione "risorse scarse ed obbligatorietà dell'azione penale", credo occorra fare uno sforzo sia di coerenza logica che di concretezza. 

 

 

Personalmente sono del parere che lo stato attuale delle cose non sia accettabile, perché lasciato, spesso nel completo arbitrio del singolo magistrato. Faccio presente che non in tutte le procure è cosí. A Bolzano le risorse disponibili consentono di perseguire tutti i reati, nelle grandi realtá urbane ció non è possibile. Come ho giá detto, per quanto trasparente è comunque discutibile che, in assenza di criteri legali, siano i singoli uffici a stabilire con criteri del presunto “allarme sociale”, a quali reati dare la prioritá. Si tratta di una scelta di natura politica che un PM non politico o non controllato politicamente non puó fare. Ed allora, credo che la via piú trasparente  (oltre ad una significativa depenalizzazione ed all´íntroduzione deil´istituto dell´irrilevanza penale del fatto) sia quella di stabilire con legge quali reati debbano essere prioritariamente perseguiti. Vá valutata la compatibilitá costituzionale di una simile norma, ma mi sembra, allo stato, l´unica soluzione corretta sotto il profilo istituzionale. 

 

 

uno degli strumenti più utili per indagare (intercettazioni) solo per (ora lo capiamo!!) sulle intercettazioni

 

 

mi ero ripromesso di fare un articolo. Lo ha fatto, piú autorevolmente di me Armando Spataro, Procuratore aggiunto di Milano. Chiederó l´autorizzazione di pubblicarlo sul sito ed io lo commenteró.  

 

 

Esiste poi una seconda fonte di dubbio sulle vere intenzioni: non credo esista un piano organico ed articolato del PdL o di chichessia su come riformare la giustizia in toto. 

 

 

Proprio cosí, ce l´abbiamo solo noi di nFA :-) Sará oggetto della puntata finale della telenovela.

 

  

 

ma concludere da questo, come alcuni fanno, che bisogna supinamente accettare tutto e che tanto vale rassegnarsi non mi sembra così ovvio. 

 

 

Hai ragione anche qui, proviamoci, per quanto con uno zerovirgola di speranze. 

 

 

Ognuno, poi, fa le scelte che fa e si guarda allo specchio quando e come ne ha voglia.

 

 

Ecco, questo è un grandissimo privilegio che io ho. La mattina mi posso guardare allo specchio, sempre e comunque. In Italy, questo non è poco.

 

Adesso sono stufo di doverti dare continuamente ragione. Meglio che torniamo a parlare di economia :-).

 

 

 

 

segnalo, a propos giustizia fascismo e potere in Italia:

http://www.guardian.co.uk/world/2008/jul/17/italy.g8

e avverto che come direbbe la BBC, "some readers may find some descriptions disturbing".

 

L'Internazionale degli Squadristi Democratici nel suo eterno peregrinare turistico per il vasto mondo ha fatto tappa stavolta a Londra: scontri, feriti, assalti a banche ecc. ecc. In un modo o nell'altro c'è scappato pure il morto. I metodi della polizia sono sotto il fuoco della critica, di certa critica. Anche il Guardian s'interroga in questo senso. Stranamente, perché la coerenza intellettuale dell'integerrimo democratico dovrebbe racchiudere in un solo quesito le due possibili spiegazioni del fattaccio: è Berlusconi che porta sfiga o il fascismo sta facendo capolino pure oltre Manica?

Piccola premessa. La giustizia penale riguarda tutti i processi legati alla repressione dei reati, ossia quei fatti (e in alcuni casi e luoghi anche le idee ed i comportamenti) che lo Stato (con S maiuscola) ritene di dover punire perchè dannosi o pericolosi per la comunità dei cittadini o per lo stato stesso.

La circostanza che un determinato fatto sia considerato come reato contribuisce a fissare le regole del gioco di  una comunità: si sa che alcune cose si posso ed altre non si possono fare, quindi i cittadini sono spinti a comportarsi di coseguenza: è uno dei meccanismi (forse il principale) che contribuisce all'ordine sociale.

Talvolta alcune regole diventano obsolete e quindi i fatti puniti vengono depenalizzati, talvolta altri fatti, prima non sentiti come pericolosi, diventano oggetto di reato perchè si vuole dare maggiore forza alla regola di comportamento.

Chi si occupa di far rispettare le regole del gioco sono gli organi di polizia e, in uno stato democratico, una magistrature indipendente dal potere esecutivo. In quest'ottica l'obbligatorietà dell'azione penale è una assoluta garanzia per il cittadino: non è il magistrato, nè il potere politico, a decidere quali reati perseguire, ma tutti indistintamente devono esserlo.

Infatti, una regola è una regola, o la si applica o non la si applica, non vedo vie di mezzo logiche.

Se si vuole eliminare l'obbligatorietà dell'azione penale, lo si può fare in due modi, entrambi a mio parere dannosi:

a - il potere politico, che può essere il governo o il parlamento, indica quali reati perseguire con preferenza

b - il magistrato (presumo il capo dell'ufficio) dà delle priorità alla repressione

Nel primo caso c'è una evidente incongruenza logica: se una determinato fatto è talmente poco pericoloso da dover indicare ai PM di lasciarlo da parte e non perseguirlo, non si capisce per quale motivo dovrebbe essere ancora considerato come reato, lo si depenalizzi punto e basta. A meno che con l'abrogazione della obbligatorietà dell'azione penale non si voglia che il ministro, di volta in volta possa avere la possibilità di intervenire sui singoli casi e decidere nello specifico: le conseguenze dannose sono talmente evidenti che mi sembra inutile parlarne

Nel secondo caso non può certo essere il magistrato, privo di qualsiasi controllo, a decidere di volta in volta quali reati ritiene utile perseguire e quali no. Tra l'altro  si potrebbero avere effetti paradossali e perversi  di forum shopping.

Poniamo (tanto per fare un esempio)  che la produzione falsi rolex a Palermo venga lasciata  da parte, mentre a Milano no. Ecco che allora potrebbe essere conveniente per i truffatori mettere su l'intera oganizzazione a Palermo, perchè tanto si sa che quella procura si dedica ad altro e così via.

Molti di noi hanno giocato a calcio o comunque si divertono a guardarlo. Ebbene, si sa che ci sono delle regole, per la quali, ad esempio, la palla non si può toccare con le mani, un intervento a gamba tesa viene punito ed un attacante non può posizionarsi dietro la linea dei difensori.

Ipotizziamo però che la FIFA, pur mantenendo la regola, dia però indicazioni agli arbitri di non fischiare più i fuori gioco, dando prefereza invece alla punizione del gioco falloso, è evidente che l'intera organizzazione di gioco verrebbe falsata, dato che gli attaccanti si andrebbero a poszionare davanti al portiere, certi della impunità o, ancora, quanti non accetterebbero di giocare una partita in cui si sa che l'arbitro, per sua scelta, decide che l'intervento a piedi uniti non viene punito. Si badi, che non sto parlando di "interpretazione della regola" (come avviene ad esempio per un arbitraggio all'inglese), ma della precisa scelta di non punire un comportamento specifico.

In quanto tempo, secondo voi, quel gioco del calcio cesserebbe di essere il "gioco del calcio" per diventare qualcosa d'altro ?

 

 

 

 

qualora, numeri alla mano, si dimostrasse che un'effettiva implementazione del principio dell'obbligatorieta' dell'azione penale non e' possibile, quale sarebbe a tuo avviso la strada da prendere?  Proviamo a trattare i giudici come banker, assumendoli e licenziandoli in massa man mano che il "ciclo" evolve? Facciamo pressioni, come societa' civile, affinche' la politica riduca il numero di reati fino a portare le stime dell'attivita' della magistratura entro confini di spesa ed efficienza sostenibili?

Se si continua a far finta di niente, si offre alla politica l'alibi per altri 15 anni di malfunzionamento. Se, invece, si ritiene che il problema non esista e che sia tutta una montatura della politica per aggirare le proprie responsabilita', lo si dica chiaramente.

 

 

In un mondo ideale, Sabino, il ragionamento non farebbe una grinza

ma, nella realtà, la discrezionalità della magistratura

(o, meglio, dei singoli magistrati inquirenti) è acclarata e

confermata dagli stessi appartenenti a quest'ulteriore casta (che,

magari, sarà migliore di altre ma, francamente, non ci

metterei la mano sul fuoco) e, d'altra parte, occorre anche chiedersi

perché l'obbligatorietà dell'azione penale rimane una

peculiarità tutta italiana.

Tornando all'argomento da cui si è iniziato a dibattere,

credo siamo tutti d'accordo che il problema di fondo da risolvere sia

lo scadentissimo senso della legalità che caratterizza lo

stivale e che, ovviamente, la cura non possa prescindere da un

funzionamento ineccepibile della macchina giudiziaria, i cui

risultati, però, sono - con tutta evidenza - alquanto lontani

anche solo da una sufficienza stiracchiata.

In questo blog si è più volte discusso

dell'argomento - anche usufruendo della competenza di alcuni addetti

ai lavori, spesso in contradditorio con le insoddisfacenti esperienze

di chi si è trovato, suo malgrado, ad interagire con il

sistema - e sono state evidenziate difficoltà e carenze,

d'altra parte ben conosciute dagli operatori economici d'oltre

confine che, notoriamente, attribuiscono al problema rilevanza tale

da sconsigliare investimenti imprenditoriali nel belpaese (si veda il

"Forum degli investitori esteri", ad esempio).

A questo punto, dunque, mi pare assolutamente indispensabile

avanzare proposte anziché prendere posizione in qualunque

schieramento, avendo ben presente che, così, le cose non

funzionano e che, almeno in una prima fase, sarà necessario

accettare qualche compromesso, pur contrario agli "inalienabili

principi", pena l'immobilismo tipico del tentativo di ottenere

il meglio senza mai accontentarsi del possibile.

Faccio un primo pragmatico tentativo, cercando di valorizzare gli

aspetti positivi di quanto in discussione a livello governativo,

anziché soffermarmi sugli errori e sulle azioni "pro domo

BS" già ampiamente evidenziate e, giustamente, criticate:

a qualcuno sembra sbagliato decidere di mettere da parte procedimenti

svuotati di ogni significato da quella porcheria che è stato

l'indulto?

Ancora, perchè non dovrebbe essere condivisibile la

priorità ai processi a carico di persone detenute oppure per

reati di mafia o terrorismo?

Non sostengo certo che il decreto sicurezza sia la panacea – ci

mancherebbe! - ma, ferma restando la necessità di una

riorganizzazione tesa a dare efficienza alla macchina giudiziaria e

di una determinata azione di tipo culturale (sin dalla scuola

elementare) come investimento per il futuro, mi sembra che un'analisi

puntuale delle norme in discussione, per distinguere il “bene”

dal “male” possa configurarsi come un contributo di serietà.

 

 

Chi si occupa di far rispettare le regole del gioco sono gli organi di

polizia e, in uno stato democratico, una magistrature indipendente dal

potere esecutivo. In quest'ottica l'obbligatorietà dell'azione penale è

una assoluta garanzia per il cittadino: non è il magistrato, nè il

potere politico, a decidere quali reati perseguire, ma tutti

indistintamente devono esserlo.

Infatti, una regola è una regola, o la si applica o non la si applica, non vedo vie di mezzo logiche.

 

Ma nella pratica applicazione la via di mezzo esiste eccome. Si lascia al singolo magistrato il cherry picking su quali reati perseguire, su come allocare le risorse di tempo e mezzi di cui dispone, e tutto questo senza di fatto nessuna conseguenza per chi non fa decentemente il suo lavoro. Sicuramente e' meglio che le scelte discrezionali su come allocare risorse sulla persecuzione dei reati siano decentrate piuttosto che accentrate a magari affidate - violando la separazione dei poteri - a chi scrive le leggi. Quello che e' profondamente sbagliato nel sistema italiano e' l'assenza di ogni conseguenza per i magistrati che non fanno decentemente il loro lavoro, e l'assenza di ogni criterio meritocratico che premi chi fa meglio. La Costituzione affida ai magistrati il compito di auto-amministrarsi: questo e' un altro principio astratto, la cui applicazione pratica e' semplicemente penosa.

E' essenziale per l'Italia trovare dei mezzi perche' nella pratica applicazione vi siano premi per i magistrati che operano bene e conseguenze negative per quelli che operano male. Per il potere legislativo ed esecutivo ci sono le elezioni: se una maggioranza di governo fa pena ha buone possibilita' di perdere le successive elezioni, almeno. E' urgente che si trovino meccanismi paragonabili o si avvii una prassi virtuosa per cui anche nella magistratura accada qualcosa di simile. E' urgente perche' in caso contrario l'alternativa piu' semplice e' quella di sottomettere almeno parte della magistratura allo stesso potere politico che scrive le leggi, col vantaggio di avere un controllo democratico tramite le elezioni ma con lo svantaggio di avere minore separazione di poteri e quindi maggiori spazi per arbitri e iniquita'.

Non credo sia realistico esigere di avere in Italia una giustizia paragonabile per efficienza ed equita' a quelle nord-europee, perche' alla fine il funzionamento dello Stato non puo' non riflettere i problemi di fondo e l'arretratezza della societa' italiana. Penso pero' sia possibile rendersi conto che certi principi astratti per quanto logici e belli e costituzionanali non sono sufficienti a contrastare lo sfascio quotidiano dell'amministrazione della giustizia e del funzionamento dello Stato in generale.

 

 

Disturbing? Come on, pleeeeeease... Just a little bit of common sense non guasterebbe proprio. Se un marziano capitasse in Italia e sentisse parlare del "massacro" e delle "torture" della Bolzaneto e della Diaz, a cosa penserebbe, se non a famiglie che ancor oggi piangono i propri morti? A orbi, sciancati e zoppi che ancor oggi si portano dietro i segni delle torture? E invece, tra le vittime di queste ormai mitiche imprese fasciste non c'è nessun morto, nessun ferito che non se la sia cavata con qualche settimana al massimo - per quello che ne so io - di cure. Vogliamo andare a vedere tutte le volte che polizie di altri paesi democratici e civili ha abusato dei propri poteri e si è spinta nell'arbitrio? Perché non vogliamo parlare del ricatto di tanti sedicenti democratici di razza purissima e superiore, della manovalanza che mette a ferro e fuoco una città, con centinaia di automobili incendiate, e degli spettatori compiaciuti e  complici nelle strade e nelle stanze dei giornali, che non aspettano altro che la polizia perda la testa, pur di provare che viviamo in un paese fascista? Ma dai…

Così da permettere al magistrato di turno, qualche anno dopo, come ha fatto oggi il PM Zucca di sentenziare tartufescamente nella requisitoria contro gli imputati per i fatti della Diaz:"Speriamo che la sentenza riporti alla luce e abbia come base il principio fondamentale della democrazia, che è che la polizia rispetti la legge. Noi avremmo voluto che lo facesse. I fatti che abbiamo illustrato sono così gravi perchè minacciano la democrazia più delle molotov lanciate"

Dio che ipocrisia! Ma pensi al codice penale, questo giustiziere democratico, e non dia lezioni di democrazia da quattro soldi al popolo bue.

“Noi avremmo voluto che lo facesse” No, non è vero: c’era buona parte dell’Italia democratica che sperava proprio il contrario e che per i fatti della Bolzaneto e della Diaz strinse i pugni per soddisfazione.

 

Secondo me sei un troll.

 

Fa sorridere vedere gli "opposti estremismi" sempre ed alacremente al lavoro.

La marmaglia che provò a mettere a ferro e fuoco Genova sei anni fa andava controllata, detenuta, ed anche bastonata (in pubblico e con tutti i crismi della legge) se necessario. Il tutto andava fatto in maniera trasparente, seria e rigidissima. Al signor cardinale di Genova andava rivolto l'invito di farsi i cazzi suoi in cattedrale e di non mischiarsi negli affari politici interni italiani, idem per la solita valanga di fighetti nazionali che si offrirono per fare i garanti di questo e di quello. L'ordine pubblico e' l'ordine pubblico: invece di passare settimane a patteggiare e far compromessi bastava fermare gli organizzatori (dal delinquente veneto il cui nome non ricordo a quello napoletano all'avvocato milanese) imputandoli del reato che stavano compiendo: organizzare un'adunata sediziosa che intendeva mettere a ferro e fuoco la città.

Tutto questo si poteva fare ed in un paese serio si sarebbe fatto.

Invece la destra italiana decise di non farlo e la sinistra italiana, che ama da sempre giocare con il fuoco del cialtronismo insurrezionista, appoggiò l'adunata dei cialtroni ed offrì loro copertura politica. I cialtroni, guidati da delinquenti tuttora a piede libero, fecero quello che intendevano fare: saccheggiare Genova. Le forze di polizia - incompetenti e scarsamente professionalizzate, come son sempre state, oltre che poco disponibili allo scontro di piazza per controllare i manifestanti, perché lo scontro di piazza è faticoso ed al sindacato di polizia non piace - si "vendicarono" con la criminale impresa Diaz-Bolzaneto dove scaricarono le loro frustrazioni, la loro impotenza, i loro istinti fondamentalmente reazionari su chi venne loro a tiro.

Anche questo si sarebbe potuto evitare, in un paese serio.

Invece siamo qui, sei anni dopo, con la sinistra demenziale che commemora i martiri della Bolzaneto e mette le lapidi in onore di quell'altro delinquente (quello che finì ammazzato mentre tirava estintori addosso alle camionette) e la destra reazionaria ed ugualmente demenziale che sostiene che quattro schiaffoni se li meritavano ed alla Bolzaneto non è successo nulla ed e' tutta colpa dei PM comunisti!

E poi vi chiedete perché andate a fondo guidati da un ladro peronista?

 

 

Ops...nel mio intervento qui sopra volevo rispondere a Gianni de Fraja, o meglio, al Guardian.

 

A me non interessa vivere in un mondo ideale, ma semplicemente in un mondo dove le cose possano ragionevolmente funzionare e perchè ciò  possa accadere, a mio parere, è necessario il mantenimento di alcuni principi  di base.

Francamente mi interessa anche relativamente poco se l'obbligatorietà dell'azione penale c'è solo da noi oppure in altre venticinque nazioni, dato che nel campo penale, molto più che in altri settori, il diritto si sviluppa, con corpi ed anticorpi, in base alla evoluzione storica di una specifica nazione e quindi il trapianto o l'amputazione di determinati istituti giuridici solo perchè così si fa da altre parti non rappresenta automaticamente la panacea, ma anzi può dare il via a fenomeni di rigetto o di cancrena.

Ciò che occorre chiedersi è se qui ed oggi in questa Italia anarcoide, con scarsissima voglia di rispettare le regole, con fenomeni di controllo mafioso del territorio, con limitati ed inconsistenti strumenti di controllo da parte della pubblica opinione, possiamo permetterci di fare a meno di un principio qual'è quello della obbligatorietà.

Al riguardo, poi, trovo deboli le affermazioni per le quali già oggi ci sarebbe una discrezionalità di fatto nell'azione penale. Un conto è la patologia di un sistema ed  un altro è far diventare la patologia regola comune.

Oltretutto, così argomentando potrei dire che i magistrati potrebbero benissimo continuere ad esercitare una discrezionalità di fatto anche nell'ambito dei processi che il potere dice loro di istruire, per esempio spingendo l'acceleratore per le indagini su Tizio e rallentando invece  quelle su Caio, se si ipotizza che i controlli su efficienza e buona giustizia non funzionano oggi, non si vede perchè mai dovrebbero funzionare domani, a sistema compromesso.

Comunque, la verità è che lo scenario che si sta prefigurando non è neanche quello in cui il parlamento dà gli indirizzi politici o il procuratore generale fissa le priorità, ma puramente e semplicemente quello per cui il governo si intromette nella singola indagine. Tornando all'esempio calcistico è come se dalla tribuna ci fosse qualcuno che dice all'arbitro, di volta in volta, quali falli fischiare e quali no.

Sia chiaro, che la mia difesa del principio della obbligatorietà dell'azione penale non è l'apologia dello status quo, ma l'efficienza si può ritrovare attraverso altri mezzi: depenalizzazioni, eliminazione delle storture procedurali così bene segnalate da Axel, razionalizzazione delle risorse, controlli sulla produttività  dei magistrati (e conseguenti sanzioni), incentivi all'efficienza e così via.

 

 

 

 

Sia chiaro, che la mia difesa del principio della obbligatorietà

dell'azione penale non è l'apologia dello status quo, ma l'efficienza

si può ritrovare attraverso altri mezzi: depenalizzazioni, eliminazione

delle storture procedurali così bene segnalate da Axel,

razionalizzazione delle risorse, controlli sulla produttività  dei

magistrati (e conseguenti sanzioni), incentivi all'efficienza e così

via.

 

Infatti non capisco perche' si mescolano due cose che non c'entrano un fico l'una con l'altra: l'aumento dell'efficienza, e il controllo politico sulle priorita' nella prosecuzione. Parliamoci chiaro: i politici sono in misura crescente una massa di gangsters e di conniventi coi gangsters, e il fatto che siano eletti dai cittadini non cambia questa realta' (al piu', autorizza tristi considerazioni sulla societa' italiana). Le priorita' decise dai politici sarebbero: eliminazione delle intercettazioni, eliminazione degli organismi per la lotta alla corruzione, eliminazione tout court della perseguibilita' di reati commessi da politici. Anzi, non "sarebbero", sono:1, 2 e 3 (salvo smentita d'ufficio se il solito cagnolino al guinzaglio finge di ringhiare, ma ci siamo abituati).

 

Il problema, a mio avviso, è che alla casta politica non interessa una vera riforma della giustizia. BS se ne sta occupando da 15 anni solo in funzione dei suoi interessi privati. La sinistra ha usato strumentalmente i processi contro Berlusconi per fare campagna elettorale ed oggi il Veltronismo è fuori tempo massimo. Soprattutto con un Cavaliere al 60%.

Il problema giustizia, come tanti altri problemi in Italia, non si riesce a risolvere poichè nessuno sa effettivamente come sta il malato. I politici intervengono a casaccio nella speranza di azzzeccare il provvedimento giusto. Emblematico il blocca-processi, presentato come merce di scambio per ottenere il Lodo Alfano. Nessuno sapeva, di fatto, a quanti processi si sarebbe applicato poichè, come ha scritto Luigi Ferrarella sul Corsera, nessuno sa realmente quali e quanti sono i procedimenti giudiziari in Italia.

Per smaltire il lavoro ai tribunali penali sarebbe opportuna una amnistia per tutti quei reati coperti da indulto e i cui processi si concluderanno praticamente con un nulla di fatto.  Il problema è che è un provvedimento politicamente nefasto dal punto di vista dell'immagine che un governo cowboy come l'attuale non potrà mai varare.

 

Caro Michele Boldrin,

trovo il suo intervento davvero convincente. E condivisibili interamente anche i successivi chiarimenti (sebbene abbia qualche difficoltà a definir "marmaglia" chiunque manifesti).

Il passaggio sulla questione morale

La “questione morale” rimane, in Italia, la questione centrale: solo

dalla sua risoluzione puo’ venire un duraturo rinascimento economico e

sociale. Alla radice dei comportamenti di BS&Co, nonche’ delle

giustificazioni adotte per i medesimi, siede una sub-cultura medievale

nemica dello sviluppo. Tale cultura non e’ propria solo di BS&Co,

essa e’ diffusa fra il popolo (da cui la popolarita’ di BS) ed e’

comune a larga parte delle elites del paese. E’ condivisa, in

particolare, anche dal gruppo dirigente della parte avversa. Tale

cultura ha nello statalismo una colonna e nell’uso dello stato a fini

particolari l’altra, gli archi che le uniscono essendo il “clanismo”

amorale e l’etica dell’arrangiarsi, di cui andiamo orrendamente fieri.

è particolarmente illuminante, per me, e vero.

Eppure in un suo precedente intervento in vista delle elezioni, attraverso un ragionamento, allora a me apparso strumentale e non condivisibile, in qualche modo aveva espresso un orientamento di voto a favore di BS, superando, (forse) italianamente (non me ne voglia), l'irrinunciabile radicalità liberale della questione morale e il conseguente suo costo in termini economici.

Grazie.

 

 

(sebbene abbia qualche difficoltà a definir "marmaglia" chiunque manifesti).

 

Anche io, e se ho dato quell'impressione ho sbagliato ad esprimermi. La "marmaglia" era quella che a Genova c'è andata solo per fare il casino che è poi riuscita a fare. La gente che manifesta pacificamente, per qualsiasi ragione, è gente che manifesta e basta. L'ho fatto, lo faccio e lo farò anche io.  

 

in un suo precedente intervento in vista delle elezioni, attraverso un

ragionamento, allora a me apparso strumentale e non condivisibile, in

qualche modo aveva espresso un orientamento di voto a favore di BS,

superando, (forse) italianamente (non me ne voglia), l'irrinunciabile

radicalità liberale della questione morale e il conseguente suo costo

in termini economici.

 

Giusto. Mi corressi poi, suggerendo l'astensione. Del valore strumentale del suggerimento non me ne pento (prima gli iscritti al PD cacciano a pedate VW e tutta la casta PCI-DC che li governa, prima hanno mezza possibilità di diventare un partito decente), ma riconosco di non aver calcolato quanto dannoso potesse essere BS al potere, né m'ero reso conto che avesse ancora così tante cause urgentemente pendenti! La qual cosa, sia detto, spiega l'ossessiva fretta che aveva di far cadere il governo Prodi e la campagna acquisti nella quale si è lanciato ... chissà cosa avrà ricevuto Mastella sotto banco per il suo gesto, forse un giorno lo scopriremo. 

Devo dire che, sull'argomento "tattico" di chi votare, continuo ad essere in lite con me stesso. Da un lato capisco che farsi governare da uno di questi due gruppi politici è estremamente dannoso. Dall'altro capisco che al momento solo uno dei due gruppi può governare il paese e l'altro era già al potere e stava facendo danni gravissimi. Infine, esiste anche il fatto che il rinnovamento politico in Italia può avvenire solo se si cacciano questi gruppi dirigenti sulla base di sconfitte elettorali. Quindi da qualche parte occorre cominciare e qualcuno dev'essere sconfitto radicalmente. Evidentemente la legnata ricevuta dal PD non è stata sufficiente, perché non solo non si rinnovano ma sembrano degenerare nella nuova DC (come previsto) con una rapidità sorprendente. 

 

concordo con l'appello di doktor franz. torniamo a parlare di economia, o comunque proponiamo ragionamenti fondati e dimostrati come sempre su nfA. la discussione su Genova, per quanto moderata, e' ad un punto morto, opinioni diverse.

poi, un segno dello scadimento della conversazione e' la frase sotto che purtroppo leggo solo dopo molti giorni: 

 

E se dobbiamo trovare un colpevole, più degli altri, di questa incertezza del diritto

come non vederlo in quella stessa sinistra che per i sessant'anni del

dopoguerra non ha fatto altro che delegittimare istituzioni e

maggioranze politiche regolarmente elette, veicolando ossessivamente,

velenosamente, nell'opinione pubblica l'idea di essere governati non da

inetti o incapaci passabilmente trafficoni, ma volta a volta da:

clerico-fascisti, golpisti di stato, stragisti di stato, corrotti,

mafiosi ecc. ecc. E' questa grande tribù sedicente democratica che ha

educato tutte le piccole tribù peninsulari ad appropriarsi del proprio

pezzetto d'Italia

 

Questa frase io davvero non la capisco. si tratta di un'opinione politica di propaganda oppure c'e' un fondamento di fatti e documenti a provarla? se ci sono, mi farebbe piacere leggerli visto che la storia che ho letto io non mi ha mai portato ad una conclusione simile. 60 anni?? cioe', se ho capito bene stiamo parlando di Togliatti, Berlinguer e Lombardi da una parte e Fanfani, Andreotti e Rumor dall'altra. forse i primi avrebbero dovuto fare un pochino di piu' per deleggittimare gli ultimi. questa e' un'opinione personale. lo dico subito. vorrei sapere se anche la frase citata lo e'. grazie.

 

Scusi, perché strilla? Se l'articolo di Boldrin avesse trattato di argomenti strettamente economici, la zampetta dentro il blog l'avrei messa con molta, molta prudenza, viste le mie cognizioni in materia, che non sono comunque quelle di uno completamente a digiuno. Ma l'articolo era di stampo politico, nel senso più largo del termine, e di tono abbastanza apocalittico. Qualcuno poi ha tirato fuori dal cilindro i fatti del G8 2001 conditi di allusioni al fascismo, la qual cosa mi è parsa una grossolana esagerazione. E sono intervenuto come per dire: diamoci una calmata. Punto.

Quanto al resto. La questione morale - dal punto di vista della propaganda politica - è un'invenzione di Berlinguer negli anni '70. Che a fare l'alfiere di questa crociata moralistica fosse il capo di un partito alimentato dall'oro di Mosca e che curava con professionale pervasività rapporti osmotici con un pezzo importante dell'economia italiana - quantomeno e non solo - fa semplicemente sorridere, o no? In un certo senso la questione morale fu la continuazione del comunismo con altri mezzi. Dalla fine della seconda guerra mondiale, la sinistra italiana ha sempre avocato a sé, nel panorama domestico, l'esclusiva della democraticità. Lo ha fatto perché era di radice comunista. E questo ha avvelenato e bloccato la vita politica nel nostro paese quasi fino ad oggi. Per dimostrare questa esclusiva di democraticità fino agli anni '70 bastò il patentino marxista. Ma il declino dell'impero sovietico, i fatti cambogiani ecc. ecc., il terrorismo interno, spinsero la sinistra a rimaneggiare la propria immagine. Fu un ritorno all'originario giacobinismo: il partito dei democratici e degli onesti. Portavoce principale: il nuovo quotidiano La Repubblica. Ma il tacito corollario era sempre lo stesso: gli altri non erano né democratici né onesti. Oggi la sinistra, con la solita disinvoltura, ha fatto della figura di Aldo Moro un santino della parte giusta, dimenticando che prima di essere "processato" e "giustiziato" dalle Brigate Rosse, lo stesso Aldo Moro si era alzato in Parlamento dicendo che "la Democrazia Cristiana non si farà processare". E' inutile che oggi si voglia far passare Berlusconi per la grande anomalia della democrazia italiana. Berlusconi è solo l'ultimo episodio della saga del grande complotto antidemocratico di cui si nutre l'infantilismo della sinistra nostrana: la legge truffa, i clerico-fascisti, la mistica del golpe sempre incombente, la Dc che copriva le stragi di stato, la P2, e poi negli anni '80 i ladrocini del socialfascista Craxi, colpevole in realtà - ovviamente - di essersi opposto alla resa della Dc al Pci, ragion per cui alla fine fu messo in mezzo e eliminato dai postcomunisti e dalla sinistra Dc, non a caso oggi le anime (morte) del Partito Democratico. Che l'antiberlusconismo sia solo l'ultima versione di questa pulsione giacobina della sinistra italiana lo si ricava facilmente prendendo in mano i libri e i giornali degli anni '60, '70, quando l'Italia visse un epocale ed inevitabile cambiamento di costumi che la sinistra cavalcò e guastò. Nel 1960, quasi mezzo secolo fa!, Pannunzio - non un comunista - scriveva sul Mondo:

 

«Siamo o meno alla vigilia di un nuovo ‘22? Non si tratta di un problema accademico. [...] Insomma il fascismo degli anni sessanta non può essere il fascismo degli anni venti: ma non per questo il fenomeno del ‘60 è qualcosa di profondamente diverso da quello del ‘20. È finito il fascismo delle squadre d'azione, della violenza combattentistica, del nazionalismo esasperato: è rimasto - e in qualche misura - lo spirito antidemocratico, la tendenza all'autoritarismo, la pressione degli interessi economici; e c'è, inoltre essenziale novità in una situazione dominata dalle forze cattoliche, la volontà di potenza di un corpo, come la gerarchia ecclesiastica, con i suoi organismi e i suoi laici, estraneo alla società organizzata a Stato, e proprio perché estraneo intrinsecamente sopraffattore. I caratteri formali del movimento che rovesciò il regime democratico quarant'anni fa sono mutati; il colpo di Stato è un obiettivo che oggi non ha più senso. Ma che l'attacco esterno del fascismo allo Stato sia divenuto l'interna degenerazione clerico-fascista dello Stato, nulla toglie all'essenziale, se non in questo: che ha reso più difficile riconoscere un pericolo che è identico».

 

Bum! E' evidente che tutta questa ventata di moralismo e sedicente democraticità aveva più i caratteri della violenza rivoluzionaria - quindi strumentale a fini di potere - che quelli del civismo disinteressato. Gli italiani, all'ingrosso, lo sentivano, ne hanno avuto paura e l'hanno respinta. Nelle scelte politiche di fondo il primum vivere è stata la maledizione necessaria del nostro paese. Hanno governato sempre gli stessi? Stupisce che non se ne veda la ragione. Tutto sommato la Spagna postfranchista e la Grecia postcolonnelli hanno trovato abbastanza agevolmente un loro equilibrio politico, nel quadro di un bipartitismo di stampo europeo, composto da un partito socialdemocratico ed uno popolare/conservatore. L'Italia no. E non lo ha trovato, questo equilibrio funzionale, perché la sinistra italiana - comunista, signori miei - non è stata mai un partito moderno vero e proprio; è stata una setta, una fazione, quasi uno stato nello stato, con la sua economia, con i suoi media, con la sua magistratura ecc. ecc., che ha attirato molti perché a molti offriva i suoi vantaggi; una fazione tanto grossa da pretendere infine di diventare lo stato tout-court.

E' per questo che dico che questa grande tribù sedicente democratica ha educato tutte le piccole tribù peninsulari ad appropriarsi del proprio pezzetto d'Italia. Cito da un mio post:

 

[...] in uno stato tanto impiccione quanto imbelle e disertore dei suoi doveri fondamentali, che ha scarsa considerazione dei diritti del singolo, con noncuranza sottoposto sistematicamente a continui calvari burocratici e con pari trascuratezza gettato tranquillamente in pasto all'opinione pubblica, e che però viceversa si mostra assai molle e conciliante nei confronti della violenza del branco, col quale viene a patti concedendo generosamente patenti di legalità e salvacondotti di extraterritorialità, la tentazione di costituirsi in fazione viene vieppiù sentita come una necessità. Fazione abbiamo detto, e quindi per sua natura in distruttiva competizione con le altre fazioni per la conquista del bene pubblico; e nella cui logica belligerante non c'è posto per il singolo e non c'è posto per una visione dinamica e prospettica di crescita generalizzata, economica e culturale, della nazione ma solo per quella statica, intimamente materialista, della pura rivendicazione hic et nunc di una parte di ricchezza e di potere. In un paese siffatto, dove ciascuno diffida dell'altro, non c'è nemmeno spazio per il clima di fiducia necessario a largamente condivisi investimenti strutturali a lungo termine. E non si fanno neanche figli. Col venir meno allora del sentire comune tra le varie categorie sociali e le generazioni ciascuno cerca di intrupparsi o di crearsi il suo piccolo partito, come nelle cittadelle fortificate medioevali. E' una reazione panica generalizzata, in virtù della quale, nella perversione dei ruoli, a chi grida più forte viene perfino riconosciuto il ruolo di difensore dei diritti democratici. Niente di sorprendente allora che i Sindaci si atteggino a capipopolo, che i pensionati si stringano a coorte (senza essere minimamente pronti alla morte), che all'interno dei partiti politici si creino delle ben strutturate e personali correnti, che logiche di potere sovrintendano alle concentrazioni bancarie, che l'editoria sia campo di battaglia per ragioni tutt'altro che economiche, che la gioventù si adegui okkupando fisicamente zone non ben sorvegliate del territorio, che i tifosi tentino di fagocitare le società sportive con la logica del racket, che le minoranze etniche o religiose pretendano legislazioni ad hoc alternative o suppletive. Il paese a poco a poco viene suddiviso in zone presidiate e il singolo ha solo la scelta di assoldarsi in qualche compagnia di ventura per non restare solo, visto che lo Stato si riduce ormai alla composizione arlecchinesca di piccoli e trasversali Enti Sovrani non territoriali. Col tangibile risultato di un disperante immobilismo per cui non si possono fare ponti, strade, depositi di scorie nucleari (per non parlare di centrali nucleari), degassificatori, ferrovie ad alta velocità, inceneritori (neanche dove la gente è costretta a chiudere le finestre per difendersi dal lezzo dell'immondizia in strada), riforme pensionistiche, riforme degli ordini professionali, riforme della giustizia, riforme della scuola, riforme del lavoro, il tutto in un clima desolante di glaciazione sociale, mascherato dalla gattopardesca e abnorme produzione legislativa. Ma se lo spirito di fazione si è così ben radicato nel nostro paese non è solo a causa di un qualche normale ritardo culturale o della secolare storia particolare d'Italia, ma trova una causa precisa nell'affermarsi dopo la seconda guerra mondiale di una Grande Fazione che ha agito come uno Stato nello Stato ed ha, nella sua progressiva occupazione della società, causato per reazione ed imitazione il sistematico chiudersi a riccio corporativo di tutti i segmenti della società italiana. Il Partito Comunista, al cui fucilino rimase in canna il colpo della rivoluzione, scaricò l'inespressa violenza che aveva in corpo nella demonizzazione della classe politica e nell'organizzazione di una Cosa Nostra Comunista, con una propria economia, una propria magistratura, una propria classe intellettuale, una propria stampa, un proprio sindacato e un nugolo di associazioni "democratiche e indipendenti" organiche al partito.

 

Ed è questa setta che ha causato l'impaludamento e l'immobilismo della politica italiana, ed ha spinto il cittadino a cercare protezione nella politica. Nel 2008 quel trenta per cento di cui parla Boldrin non raccoglie i resti sparsi del civismo italico, purtroppo, ma i resti di questa setta. La sinistra deve stare attenta: se non riuscirà a rinunciare una volta per tutte al patto mefistofelico col manipulitismo e riannodare le fila con l'eredità del socialismo italiano, rischia l'isolamento e l'estinzione. Perché il paese è stanchissimo. A questo punto davvero Sua Emittenza lo Psiconano rischia di diventare non solo il rifondatore della destra italiana, ma anche della sinistra. Ad un certo punto il Popolo della Libertà si dividerà in due: quello popolare e quello socialista. L'Italia entrerà in Europa. Il paese sarà rappacificato. E respirerà. E allora anche la pubblica moralità potrà diventare veramente, programmaticamente, realisticamente, una priorità. Silvio Augusto si ritirerà riverito dalla politica; non in monastero, ma nel suo eremo in Sardegna passando il tempo a correr dietro alle fanciulle, perché lui non è della razza dei Carlos V, quanto piuttosto di quella dei Carlos Menem, El Simio. Da ridere, veramente.

 

Non mi interessa riaprire la questione di Genova e delle violenze. Noto solo alcune cose.

Violentismo. Esiste in parte del movimento no-global (ma esiste ancora? o sono tutti diventati consulenti economici di Tremonti) un atteggiamento di tolleranza, condiscendenza e alle volte di  giustificazione della violenza di piazza, specialmente se rivolta contro cose invece che persone, e sopratutto se tale violenza si rivolga contro attività commerciali che possiedano un valore simbolico speciale per i pregiudizi tipici dei no-global-brain. Basti pensare agli attacchi alle banche che vi sono stati durante il G8 di Genova, o si pensi a quell'energumeno francese di Bovè che assaltava i McDonalds, con la compiacente solidarietà di alcuni, anche in Italia, che pensavano fosse giusto devastare i fast-food in nome di un cibo più sano, più slow e così via. Se non si riconosce questo fatto, la discussione è morta e sepolta. Voglio dire: non ho nessuna simpatia per i Papa Boys (o meglio non ho nessuna simpatia per i "valori" morali e politici che le adunate dei papa boys intendono promuovere- ma perchè nessuno parla mai delle papa girls? ci sono anche le ragazze in quelle adunate, oh no? :-), ecco dicevo non mi piacciono le adunate dei Papa Boys, però bisogna ammettere che lì non succede davvero mai nulla di eclatante (a parte la massa di preservativi usati raccolti nei prati a Tor Vergata dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000)...quindi credo sarebbe sano riconoscere che la sinistra deve impegnarsi di più nel liberarsi dalle scorie del violentismo. Quando venne il padre di Giuliani, il ragazzo ucciso durante quelle giornate, a parlare nella mia città, la sua testimonianza venne accolta con il solito repertorio di frasi fatte sul sistema repressivo capitalistico, con la solita odiosa retorica degli sbirri assassini e così via. Al che, io mi sono alzato e ho chiesto "scusi signor Giuliani, mi rendo conto di essere assai volgare, ma suo figlio, ricordiamo, stava sollevando un estintore contro un Carabiniere di complemento (non era un carabiniere di mestiere, ma stava facendo la leva nei CC) che era anagraficamente più piccolo di suo figlio. Ebbene non abbiamo niente da dire rispetto a quel gesto?" Ovviamente la reazione dei presenti (che per definizione erano tutti pacifisti, anti-autoritari, anti-repressivi and so on) è stata quella di gridare contro di me e accusarmi delle cose peggiori...e per fortuna non c'erano estintori in sala (come si sa le università italiane non sono mai a norma, sia per la didattica sia per le dotazioni di sicurezza). Il mio esempio mostra solo che anche in quella sala, dove ho incontrato il papà di Giuliani (che per inciso sosteneva che il figlio, alzando l'estintore, stesse difendendo i suoi compagni dai carabinieri) e a diverso tempo di distanza dal fattaccio, ancora si discuteva come se la violenza dei manifestanti fosse comunque una reazione, giustificata, alla violenza (manco a dirlo fascista) della polizia. Dunque c'è un problema di violenza nei settori del profondo rosso sinistrismo italiano e bisognerebbe ammetterlo, almeno se si vuole con qualche credibilità criticare l'operato delle forze dell'ordine.

Polizia e affini. Possiamo affermare che, seppure sui generis, la polizia e i carabinieri sono dipendenti pubblici? Si. Possiamo ricordarci che qual'è la condizione di produttività efficienza ed efficacia dell'operato dei dipendenti pubblici italiani? Si. Possiamo ricordarci i metodi di assunzione nel pubblico impiego italiano? Si. Se hai risposto tre si, passa oltre. Voglio dire, guardiamoci negli occhi: ma davvero pensiamo che il problema dei dipendenti pubblici non riguardi anche la Polizia e i Carabinieri, oltre alle poste, alitalia e ministeri vari. Pensiamoci bene. Nell'arruolamento in corpi militari CC e paramilitari PS quale grado di trasparenza potrà mai essere fatta valere, se ad essere arruolato è il figlio di un alto ufficiale o di un politico? Nessuno e io credo, anche se non posso dimostrarlo, che anche gli apparati di sicurezza italiani sono stati piagati dalle forme di inefficienza, clientelismi e favoritismi che ammorbano l'aria del pubblico impiego, di cui la cattiva gestione della piazza è uno degli esempi. [ricordate la vicenda dei paracudisti del Tuscania che a Genova si perdono mentre guidano i blindati?] Certo poi ci sono problemi tecnici che potrebbero essere risolti. Intanto non capisco perchè a fare ordine pubblico debbano esserci dei militari (i carabinieri sono militari, e per giunta quarta forza armata insieme a esercito, marina e aviazione: decisione dell'indimenticabile governo D'Alema-Cossiga del 1999) così come la Guardia di Finanza che, per chi non lo sapesse, è un corpo militare. Io mi chiedo sempre se il fatto che CC e Guardia di Finanza siano militari non incida sul tipo di controllo politico e democratico che può essere esercitato su di loro e sui loro archivi e così via. Secondo me, a scanso di equivoci, andrebbero smilitarizzati. Comunque sulle violenze di Genova c'è un punto su cui il nostro Johnny ha ragione: la violenza di teppaglia black block e della polizia, non è assimilabile. I primi sono feccia da disperdere con idranti, lacrimogeni e decenni di carcere, i secondi sono pubblici ufficiali, che a quanto pare, hanno ecceduto dalle loro attribuzioni, e siccome rappresentano lo Stato, nei suoi rapporti con i cittadini, una volta accertate le loro responsabilità, andavano puniti e non consegnati alla prescrizione...a proposito: tutto questo processo per il G8 è destinato alla prescrizione, i cui tempi sono stati notevolmente abbreviati dalla nostra destra law and order, come si conviene a questo circo a cielo aperto che è l'Italia. La mia ultima affermazione significa che imputati e giudici vanno in aula ben sapendo che anche le riconosciute responsabilità personali non saranno comunque effettivamente perseguite. Però se fossimo un grande paese e non un contenitore di rovine, archeologiche e morali, avremmo ancora una possibilità: ovvero che i superiori dei poliziotti riconosciuti responsabili della cattiva gestione della piazza in ragione dell'autonomia decisionale che le gerarchie militari e di polizia possiedono, rispetto ai dipendenti pubblici "normali", fossero messi a dirigere il traffico, senza mascherina, all'incrocio tra Piazza Venezia e Via del Corso a Roma... ma ho come l'impressione che tutto finirà col solito giro di danza gattopardesco.

 

 

(a parte la massa di preservativi usati raccolti nei prati a Tor Vergata dopo la Giornata Mondiale della Gioventù del 2000)

 


Ecco una grandiosa notizia censurata dai media asserviti al Vaticano! Non mi sorprende, ma mi rallegra e mi fa sorridere (leggermente amaro: così piccoli e già così ipocriti) ... andrebbe publicizzata assai!

 

Comunque sulle violenze di Genova c'è un punto su cui il nostro Johnny

ha ragione: la violenza di teppaglia black block e della polizia, non è

assimilabile. I primi sono feccia da disperdere con idranti,

lacrimogeni e decenni di carcere, i secondi sono pubblici ufficiali,

che a quanto pare, hanno ecceduto dalle loro attribuzioni, e siccome

rappresentano lo Stato, nei suoi rapporti con i cittadini, una volta

accertate le loro responsabilità, andavano puniti e non consegnati alla

prescrizione...

 

Scherzi vero? Ora mi vuoi convincere che l'antropologo confuso sostiene le stesse cose che sostengo io? No, perché quella è la teoria mia! :-)

 

 

per carità, caro Boldrin, si diverta pure da ateo a prendere in giro i cattolici.

però lo faccia con cognizione di causa.

nella sua critica gli errori di interpretazione e anche soltanto di sostanza si contano a decine.

io, non essendo chierico né papaboy, non glieli posso illustrare compiutamente, ma un  minimo di infarinatura dottrinaria ce l'ho, e certi strafalcioni (sebbene comprensibilissimi e sicuramente involontari) non rendono merito ad una cultura che altrimenti si esprime su livelli decisamente più elevati.

Eh no ! La replica è troppo generica. Per favore ci fornisca qualche ulteriore dettaglio dottrinario e non che ci consenta di comprendere appieno gli "strafalcioni" dell'illustre Boldrin, il quale peraltro, ci sia consentito, ama comunque le prediche come e forse più dell'altrettanto illustre Bettino XVI...

 

Ciao Baron Litron.

Intanto per rispondere alle fesserie, ai taboo e all'oscurantismo della Chiesa Cattolica non è necessario conoscere la dottrina della chiesa, basterebbe limitarsi alle contraddizioni personali e istituzionali della chiesa che, se si è credenti, si vive ogni giorno, e se si è laici, si subisce in silenzio.

Pensare che io per poter contestare l'idea sessuofobica e malata dell masturbazione di Monsignor Sgreccia, mi debba leggere il suo manuale di bioetica significa sostenere che la masturbazione fisica è peccato mentre non lo è quella intellettuale su libri che hanno uno spessore intelletuale ridicolo. Solo una concezione autoritaria e paternalista di cosa significa "scambio intellettuale" può, su questioni morali ed etiche, invocare il ricorso alla dottrina di una delle parti che discute come punto dirimente della discussione. Bada bene che non sto dicendo che non è giusto conoscere cosa dica ufficialmente la chiesa sulle questioni etiche, dico solo che il discorso mio, e di Michele, non è a quel livello: io non intendo trovare la falla nel sistema teologico di S.Tommaso pe mostrare che la chiesa dica cazzate, mi basta usare conoscenze prese da scenari non teologici, che ne so: storia, filosofia, diritto e così via. Quindi il tuo richiamo alla dottrina non è niente più che un argomento ad autoritatem e forse ad pagliam, visto che davvero le posizioni della chiesa, vedi masturbazione, sbriciolano nel ridicolo più becero. A proposito della masturbazione, siccome l'argomento della dispersione del seme faceva sorridere anche i polli depressi (come giustificare infatti la dispersione del seme involontaria...polluzione notturna? E se io sono sterile, allora posso disperderlo ad libitum?), da un po di tempo stanno usando un refinement dell'argomento, usando tutto il personalismo (no, non quello clientelare cui ci hanno abituato i preti cui si chiedono, specie nei paesi, le raccomandazioni per trovare lavoro:BARON ANCHE QUESTA E' ETICA! NON RACCOMANDARE GLI AMICI DEGLI AMICI, E INVECE I PRETI NEL SUD ITALIA ALLE VOLTE SONO DEI LAIDI E CINICI MANEGGIONI), no dicevo, il personalismo filosofico francese di cui sono capaci i preti, sostengono che la masturbazione è male perchè essendo solitaria nega "l'incontro con l'altro", perchè appunto è una forma di soddisfazione non a due. Ora, capisco che su certe cose è meglio tacere, ma qualcuno dovrà pure spiegarglielo a Monsignor Sgreccia che l'attività in questione può svolgersi pure in allegra compagnia! Ma anche qui come fare a introdurre l'argomento?

Vedi Baron Litron, tu magari sei cattolico, e anche io lo ero, e mi dispiace di essere a tratti offensivo, però siccome il pastore tedesco che i porporati hanno messo a guardia del bidone vuoto (vedi preservativi usati dei Papa Boys and Girls) dell'ortodossia di stato vaticana, è uno che parla dell'omosessulità come "condotta oggettivamente dis-ordinata" oltre che sputare editti in cui definisce crimine l'aborto e così via...ecco siccome da parte sua non c'è nemmeno la parvenza di voler adottare uno stile più rispettoso nei confronti di quanti non adottano idee e taboo simili ai suoi, ebbene visto che è la Chiesa la prima che insulta, allora io non porgo l'altra guancia, ma rispondo allo stesso modo. ( Tra l'altro una domanda: Ratzinger è sempre lì a dire che lui è contro il matrimonio tra gay, ma perchè lo ripete con tanta insistenza? Tu che hai un po di dottrina, me lo spieghi? Ma c'è qualcuno che in curia a Roma gli sta proponendo qualcosa del genere? Davvero non capisco.)

Quanto alla proverbiale ipocrisia di Santa Romana Chiesa c'è poco da ridere. Infatti se uno ha in mente le vicende alla Bocaccio o alla Pietro Aretino allora tutti sorridiamo delle nostre umane debolezze, e in fondo mi rallegro del fatto che nessuna ideologia (il cattolicesimo è una ideologia, il punto è che è non ha un muro di Berlino che frani fisicamente, anche se le crepe ci sono già) possa sopraffare la natura umana (quella fatta di istinti, che anche Ratzinger ha sotto le sacre pantofole e gli ermellini cangianti, di Prada?). Ma se penso all'ipocrisia di uno che va ogni mattina a messa e poi bacia il Capo dei Capi (Riina non RAtzinger) e quando può regala vassoi d'argento agli uomini d'onore detti Cugini Salvo, allora rabbrividisco.

Perchè mi ripugna la condotta della Chiesa? Perchè vedi con tutti i pronunciamenti sulla morale sessuale che ci tocca sorbirci, perchè la Curia non trova mai il modo di esprimersi con altrettanta nettezza sulla mafia? Perchè non scomunicare chi è condannato per mafia? me lo spieghi perchè Ratzinger non fa una lettera enciclica sulla mafia? Perchè non va a catanzaro a gridare il suo schifo ai mafiosi? Invece no, organizza queste fiere di avanspettacolo, che come dice Viano, per uscire bene ci vogliono cantanti, papi (per chi crede) o dittatori dove ancora ci sono. Altro che dottrina! Il luna park di Piazza San Pietro a me ricorda non i teologi medievali ma i maghi da fiera paesana!

 

chiedo umilmente perdono a monsù Boldrin per essermi permesso di metterne in dubbio la competenza dottrinaria per quanto riguarda la chiesa cattolica e la predicazione dell'attuale papa e dei suoi predecessori.

fu da parte mia gesto di imperdonabile superbia, viziato da una lettura disattenta e superficiale del suo dottissimo commento, che tengo a ribadire non contiene, a mio avviso, alcuna inesattezza sul piano teologico, morale, dottrinario nel suo esame approfondito degli atteggiamenti e delle convinzioni di chi segue, frequenta e crede nella religione cattolica, soprattutto se giovane e moderatamente ipocrita.

 

ok, ok, ok.

non ho tempo (e soprattutto voglia) di rispondere: parto domani e ho un lavoro da finire.

ritiro pertanto la mia critica a monsù Boldrin, e mi struggo per averla concepita.

noto che la critica alla chiesa cattolica (della quale preciso che non faccio parte né come officiante né come fedele praticante) va sempre di moda, e che viene condotta con i più svariati metodi e sulle più svariate questioni, sieno esse fondate o meno.

non tornerò più sull'argomento, e chiedo pertanto a tutti di dimenticare il mio intervento. 

Mamma mia, ragazzi miei religiosi, ma come v'incazzate rapidi!

Ma come? Noi miscredenti ci sorbiamo la predica giornaliera di migliaia di preti, frati, suore, vescovi e cardinali, e non diciamo nulla. Ogni sentenza del pastore tedesco viene pubblicata e diffusa urbi et orbi, ripetuta ad nauseam da tutte le TV di stato e di BS. Costui, il pastore tedesco, ed i suoi dipendenti, ci insultano ogni giorno, ci chiamano il male del mondo, la fonte di tutte le disgrazie, l'origine della degenerazione della società, veniamo descritti come peggio delle cavallette, della peste, del colera e perfino dei musulmani fondamentalisti. Tutto questo sopportiamo, in silenzio, da secoli, grati di non venir torturati e poi bruciati in pubblica piazza come eretici!

Voi, invece, appena uno vi ricorda scherzosamente (nessuna predica, per carità, in questo caso proprio nessuna predica: io sono a favore del peccato, specialmente dei vostri peccati) che peccate, peccate, peccate e poi ancora peccate (consapevoli di farlo) per poi farci i predicozzi moralistici, voi che fate? V'incazzate. O suvvia, figlioli, o suvvia un pelino di tolleranza per noi peccatori, no? Mica è colpa nostra se voi peccate contro i vostri stessi comandamenti!

P.S. Caro BaronLitron, che mi sei pure simpatico assai, non ti cruciare. Finisci pure i lavori urgenti. Ma quando hai un attimo, chiariscimi le decine d'errori di dottrina contenuti nel mio scritto, che davvero ne sarei curioso, davvero. Sono un tipo precisino e la "dottrina" di santamadrechiesa temo mi sia familiare, a meno che non l'abbiano recentemente mutata ...

 

ehhh chissà quando torni...

 

Baron, amico mio, ancora non sai in che ginepraio ti sei cacciato: venir qui a perorar la causa di Herr Fanatiker & Co. senza nemmeno lo straccio di una ponderosa ed inoppugnabile documentazione a sostegno delle tue tesi, solo piangendo l'ignobile persecuzione vilmente architettata contro l'alto magistero che dispensa la luce a noi povere pecorelle smarrite!

Tu sai che altre volte ho espresso qualche argomentata opinione non proprio tenera in materia ma, forse, non immagini quali pamphlets, in quest'agorà, altri possano mettere in campo (la vis polemica di Michele è nota quanto la sua certosina ricerca delle fonti ........ )

Ne vuoi discutere, con tuo comodo, conscio del fatto che liberali e religiosi (qualunque sia la confessione) han visioni un tantinello differenti ed una buona dose d'inconcilibilità di base, nonostante i blogs di centro-destra tentino ciecamente di aggregarli?

Buon viaggio :-)

 

 

Trattasi, ci spiegano, di persecuzione porno-politica

 

«Non possiamo lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord. Il problema della scuola è molto sentito perché tocca tutta la famiglia. È la verità, un nostro ragazzo è stato bastonato agli esami perché aveva presentato una tesina sul federalista Carlo Cattaneo. La Padania ormai è nel cuore di tutti. Noi ai bambini insegniamo fin da quando nascono che non siamo schiavi e non lo siamo mai stati»


invece per quanto riguarda il figlio di Bossi trattasi, ci spiegano, di terroni ignoranti che non conoscono o si oppongono  ai padri fondatori del nord. E' una questione politica. Non di asini che vengono bocciati a dovere per due volte di fila.


http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/news_collection/awnplus_topnews/2008-07-20_120245329.html

http://dagospia.excite.it/articolo_index_42269.html

 

 

Boldrin carissimo, quando torno (e prima d'iniziare il prossimo lavoro urgente) ti scrivo, senza fallo (così è contento pure Benedettone...).

tra l'altro, rileggendo ho visto d'avere esagerato, gli errori non sono "decine" ma solo dontré.

comunque, la mia rimane un'opinione, valida come qualunque altra, e in fondo s'accosta parecchio a quanto diceva poco sopra monsù Vincenzo.

@johnny, io torno il 29, già che t'interessava.

Neanche a farlo apposta, questa sera (Lunedi 21 luglio) la

rete televisiva LA7 sta trasmettendo un allucinante, ma estremamente ben fatto,

documentario proprio sui fatti di Genova. Non so a che ora sia iniziato, ma

dura comunque da circa tre quarti d’ora e continua. Dovrebbe essere trasmesso

in prima serata, a rete unificate, per vari giorni, non di nascosto a quest'ora!

L’unico commento consiste

in un’intervista a Casarini la quale viene trasmessa alternata a

filmati d’ogni tipo che documentano cosa avvenne nelle strade. Casarini parla

descrivendo i suoi “piani”, i filmati ne mostrano l’attuazione e le

conseguenze. La colonna sonora dei filmati consiste di tre tipi di suoni: quando

ci sono, quelli attinenti al filmato stesso; le comunicazioni radio dei

dirigenti delle forze di polizia con i propri reparti sul terreno; le telefonate

su telefonate di genovesi disperati, o anche solo desiderosi di aiutare, ai

centralini della polizia.

Il quadro che ne emerge è chiarissimo e conferma in tutto e

per tutto – con la forza tipica delle immagini, che anche a distanza di sei

anni impressionano, per non dire spaventano – quanto si e andato dicendo qui

nei commenti di questi giorni.

Un piano organizzato a tavolino, chiaramente diretto e

pianificato da Casarini (che lo descrive con un linguaggio terrificante ma “penalmente

neutro” e chiaramente consigliatogli dai suoi avvocati), Agnoletto (sp?) e quanti

altri organizzarono il cosidetto raduno Anti-G8. Un piano che implicava il

concentrarsi su Genova di migliaia di delinquenti equipaggiati di tutto punto

per la violenza di piazza, la distruzione di qualsiasi bene arrivasse loro a

tiro, il mordi e fuggi vigliacco e violento teso a terrorizzare i cittadini ed

a distruggere quanto più possibile, senza discriminazione alcuna.

L’attuazione del piano stesso da parte sia delle migliaia di

“organizzati militarmente” sia da molte altre migliaia di “spontanei” i quali,

vista l’opportunita offertagli e l’impunita di cui hanno goduto per due o tre

giorni, ci si sono gettati a capofitto rivelando la vera ragione per cui erano

andati a Genova: non a manifestare pacificamente ma a distruggere, possibilmente

uccidere, qualsiasi simbolo del “sistema” gli fosse arrivato a tiro. Le decine

di scene in cui gruppi di carabinieri e poliziotti vengono sopraffatti,

malmenati, attaccati a sanpietrini e spranghe mentre fuggono ed i loro veicoli

vengono bruciati, sono veramente educative. Educative perche a compiere tali

atti non sono sempre degli organizzati, ma centinaia di “alternativi ed

alternative” in maglietta e calzoncini i quali, vista l’occasione, cercano di

colpire il “sistema” massacrando poliziotti, distruggendo qualsiasi negozio o ufficio sia a loro tiro, ed ovviamente bruciando le utilitarie dei

disgraziati genovesi.

La spaventosa incompetenza ed impreparazione delle forze di

polizia, che appaiono completamente allo sbando in praticamente quasi tutti gli

episodi che sto guardando. Non solo sono sempre pochissimi, male equipaggiati,

sprovvisti di mezzi, inferiori numericamente a chi li attacca. Il fatto

drammatico è che non sanno cosa fare: non sanno cosa fare i poliziotti in

piazza, non sanno cosa fare i loro capi, non sanno cosa fare, chiaramente, i

capi dei loro capi. Nemmeno le centraliniste che rispondono sanno fare il

proprio lavoro: continuano a polemizzare con i cittadini incazzati e ad

auto-giustificarsi, invece di lavorare. Le forze dell’ordine finiscono continuamente

i lacrimogeni, richiedono automezzi che non arrivano, vanno nei posti

sbagliati, arrivano dopo, hanno soprattutto e visibilmente paura, paura, paura.

Non sanno fare il proprio lavoro, da un lato, e non sono messi in grado di

farlo, dall’altro. Cosa fanno quindi? Non riescono a contenere i danni, non

riescono a rispondere alla domanda di protezione dei genovesi terrorizzati, non

riescono a scontrarsi con chi fa violenza finché la sta facendo: sanno solo

vendicarsi quando possono. Quando “ne beccano uno” lo massacrano di botte, in

cinque, dieci, venti, in maniera irrazionale, inutile, analoga a quella della

marmaglia che li attacca. Lo fanno, ovviamente, per scaricare la propria

frustrazione, la propria paura, la propia incompetenza: la vendetta di una

banda contro un’altra. La prova visiva che lo stato italiano è uno stato debole,

vigliacco e “fascista” nel senso proprio del termine. Ossia quello di “undici

milioni di baionette” e di “armiamoci e partite”: roboanti e retoriche

affermazioni, profferite con il classico e pesante accento di sempre, a cui non

corrispondono mai fatti ma pagliacciate e piccoli, quanto squallidi, crimini.

La scelta di mostrare il filmato della morte di Giuliani come "finale e morale" delle follie genovesi non la trovo molto condivisibile, ma fa lo stesso. Chiarisce ancora una volta la dinamica dell'episodio, oltre a rendere chiaro, nelle discussioni di piazza che ne fanno immediatamente seguito, il reciproco odio cieco delle due parti. Certo che vedere centinaia di delinquenti che fino ad un attimo prima stavano mettendo a ferro e fuoco la città che gridano "assassini, guardate cosa avete fatto" ai poliziotti paralizzati la dice lunga sulla "falsa coscienza" di marxiana memoria! Ma lasciamo stare, il filmato intanto parla da solo.

“Il seme della follia”, questo il titolo del film, che

termina ora con una salomonica e, guarda caso, ipocrita morale: che quasi

sette anni dopo non si sa chi erano i violenti che calarono su Genova –

centinaia di facce dei quali si vedono chiaramente nelle immagini del film

stesso, ed i cui piani si ascoltano dalle parole di Casarin – ne si sa chi, fra

le forze dell’ordine perse la testa – come se i nomi e cognomi del Primo

Ministro dell’epoca, del Ministro dell’Interno, e via via sino all’ultimo degli

agenti, non fossero pubblici da sempre! Ad ogni buon conto, consiglio la visione del film, le immagini e le registrazioni dal vivo bastano ed avanzano a chiarire il tutto.

 

io quel documentario l'ho visto tempo fa e quindi non posso replicare con esattezza.

però qui www.la7.it/tv/dettaglio_prog.asp c'è la descrizione del doc e non mi pare si tratti delle stesse cose che racconti tu.

a meno di non confondere il blocco nero con casarini e agnoletto.

non vorrei però lasciare dubbi: non sto giustificando "la guerriglia urbana" di cui si parla nell'ultima riga.

Riporto dal sito di La7:


"Il pacifico corteo partito dal Carlini - ventimila persone con in testa

i disobbedienti di casarini - scende da via Tolemaide. Per motivi mai

chiariti, il capitano dei carabinieri Picozzi, decide di caricare il

corteo autorizzato, dando inizio agli scontri che porteranno alla morte

di Carlo Giuliani.

All'uscita dal carlini le tute bianche

si mischiano alla moltitudine dei ventimila che assaliranno i potenti

della terra. Casarini racconta lo stato di tensione positiva, la

sensazione di vivere una giornata importante. Poi l'arrivo quasi

all'incrocio con corso Torino, i lacrimogeni, l'inattesa carica dei

carabinieri, mentre il commissaro Gaggiano grida inutilmente di

togliersi da lì, di lasciarli passare,bardature e scudi si rivelano

inutili, le prime file dei manifestanti vengono travolte, chi finisce

oltre il cordone dei carabinieri viene massacrato di botte.

Nel frattempo però i disobbedienti si sono organizzati, e hanno reagito alle cariche. Si è scatenata la guerriglia urbana."

Aggiungo che fino ad un certo punto gli stessi giudici hanno giustificato le azioni anche violente dei manifestanti perchè da considerarsi azioni a difesa della propria incolumità e libertà messa in pericolo da una carica violentissima e illegale. Siccome ormai bisogna specificare tutto: non lo dico io, non lo dice Agnoletto. Lo dicono le carte processuali che, a questo punto, devono essere state redatte direttamente dal blocco nero della magistratura. Poi le violenze da parte dei manifestanti sono continuate al di là della ragionevole difesa e ovviamente chi doveva è stato condannato - purtroppo non tutti.


 

 

Vorrei porre due questioni sul crinale tra economia e morale:

1) la Lega sta affossando il disegno di legge sulle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, anzi, pare l'abbia già fatto con emendamenti ad hoc. Non è che la Lega difende in Padania quel sistema clientelare (che trova nei servizi pubblici il sui habitat natuarale) che critica a Roma? E' questo il federalismo che si prepara a diffondere in tutto lo stivale? 

2) Un articolo di fondo sul Corriere Economia di ieri riportava la notizia che Carlo Toto si accinge ad investire sulle autostrade grazie ad accordi con il concessionario ovvero Benetton il quale sarebbe nel gruppo degli imprenditori disponibili a rilevare la nuova Alitalia che si accinge a nascere. Che ne pensate? 

 Grazie per l'attenzione

 

sul punto uno: il sistema clientelare abita benissimo e forse di più

anche i servizi pubblici locali "liberalizzati". perchè la gente che li

liberalizza è esattamente la stessa che li abita e le cordate che

comprano sono solitamente amici degli amici. tra l'altro le grandi privatizzazioni targate ds - penso di non sbagliarmi - sono state porcate immani. a partire da Telecom Italia, Aereporti di Roma e le Autostrade. non c'è motivo di ritenere che quelle "piccole" abbiano un destino differente.

 

 

1) la Lega sta affossando il disegno di legge sulle liberalizzazioni

dei servizi pubblici locali, anzi, pare l'abbia già fatto con

emendamenti ad hoc. Non è che la Lega difende in Padania quel sistema

clientelare (che trova nei servizi pubblici il sui habitat natuarale)

che critica a Roma? E' questo il federalismo che si prepara a

diffondere in tutto lo stivale? 

 

La posizione della Lega sul tema e' costante: sfiducia nell'affidamento ai privati di servizi pubblici che in ambito locale sono monopoli naturali, e preferenza per una gestione da parte degli amministratori locali.  Quello che mi stupisce e che non conosco (avendo letto pochi giornali ultimamente) e' che fosse in discussione un DDL serio sulla liberalizzazione dei servizi pubblici: puoi dare qualche collegamento su questo? Piu' in generale, il controllo pubblico di attivita' economiche sui servizi pubblici e' storicamente associato in Italia a poltronifici per politici e commesse e posti di lavoro per le clientele anche a causa della struttura centralistica della tassazione e della spesa pubblica. Se la Lega realizzasse un federalismo serio in cui il costo dei servizi pubblici fosse adebitato direttamente alle comunita' che ne usufruiscono a livello regionale, provinciale e ovunque possibile anche comunale, sarebbe piu' difficile usare i servizi pubblici per sistemare amici, parenti e clienti.

 

2) Un articolo di fondo sul Corriere Economia di ieri riportava la

notizia che Carlo Toto si accinge ad investire sulle autostrade grazie

ad accordi con il concessionario ovvero Benetton il quale sarebbe nel

gruppo degli imprenditori disponibili a rilevare la nuova Alitalia che

si accinge a nascere. Che ne pensate?

 

Io ne penso tutto il male possibile. Se accade quanto descritto si ha l'ulteriore conferma che quando in Italia lo Stato cede pezzi di monopolio naturale ai privati (Autostrade ai Benetton) invece di agire poi da regolatore a difesa dei consumatori come accade nei paesi civili come l'Inghilterra, si accorda coi privati per continuare a garantire loro extra-profitti monopolistici a danno degli utenti in cambio di servizi di vario genere, in questo caso il salvataggio economico dei parassiti in fallimento dell'Alitalia.

 

Gent. Boldrin,

hai ragione, hai talmente ragione che ci ho riflettuto tutta la sera e anche stamattina.

Poi ho pensato fosse giusto commentare perché il tuo post credo possa essere una sferzata salutare per italiani che abbiano a cuore le sorti del loro Paese.

Sono conscio che alla maggior parte non gliene può fregare di meno, e sono sicuro che all'attuale classe dirigente, le cose vadano bene come stanno, (come tu scrivi tutti i segnali indicano questo), però la consapevolezza di cosa è stata l'Italia negli ultimi 60 anni, mi fa sperare che, come spesso è accaduto e, come diceva il buon Guareschi, che di italiani se ne intendeva: "Gli italiani non li uccidi neanche se li ammazzi", però devono sempre arrivare sull'orlo del burrone per dare un colpo di reni e sorprendere gli osservatori con recuperi inverosimili.

So bene che rispetto a quando sono state scritte queste righe, (secondo dopoguerra), molte cose sono cambiate, però noi siamo sempre gli stessi e ciò che hai scritto ne è una palese dimostrazione.

Una sola cosa temo, il desiderio italiano di farsi guidare, (Montanelli diceva, anche poco prima di morire che gli italiani non vedono l'ora che qualcuno si riaffacci al balcone). Spero che la svolta possa esserci prima che questo accada e voi, con i vostri commenti e le vostre analisi, penso possiate dare una mano.

Grazie da Parma, Italia

 

 

Immagino freghi quasi niente a quasi tutti, ma io son proprio felice che Nones e Kehrer ce l'abbiano fatta a scendere e siano ora in salvo. Ed altrettanto mi dispiace per la morte di Karl Unterkircher, un vero grande. Anche solo a leggere le descrizioni giornalistiche di quanto è successo e di come ne sono usciti non posso trattenere un'ammirazione smodata per questa gente. Amen.

 

 

A me frega, e sottoscrivo parola per parola il commento di michele.

Aggiungo la grandissima ammirazione per le mogli dei tre, in particolare per la moglie di Unterkircher, che hanno dimostrato una forza e una dignità impressionanti, a dispetto delle solite domande idiote e banali dei giornalisti. Se pensiamo alle interviste che quasi quotidianamente appaiono sui tg in occasione di tragedie di vario genere, il contrasto è impressionante (un altro esempio positivo in tal senso, se ricordo bene, è il superstite della strage di erba).

Mi è sembrato invece un po' fuori luogo questo commento critico: http://www.corriere.it/cronache/08_luglio_24/soccorso_vergognoso_alpinismo_2c2ecfea-5999-11dd-94cb-00144f02aabc.shtml , mi sembra un tentativo di approfittare della notorietà del momento per farsi un po' di pubblicità, ma non essendo un alpinista non mi sento in grado di giudicare.

 

È morto Antonio Gava, e son tutti d'accordo che era un grande uomo politico, ingiustamente perseguitato. Tutti d'accordo, dal principe di Napoli al peroncito di Arcore: un'altra vittima del giustizialismo dei moralisti dissennati, come lo sono stati Andreotti, Darida, il povero Craxi ...

Attendo con ansia il 12 Marzo 2012, per poter beatificare finalmente anche Salvo Lima nel ventennale del suo martirio a causa di fuoco (ex)amico.

Nel medesimo momento, a due passi da qui, il signor Saccà ha dichiarato d'essere un giusto ingiustamente perseguitato, spiegandocene i particolari ma senza farmeli capire. Ha anche sottolineato che Berlusconi non raccomenda solo donzelle, ma anche giovanotti e signori maturi: così fan tutti, ha aggiunto, che c'è di strano? L'elite nazionale, che inquina l'aria e le terre del Cadore per due mesi all'anno, lo ha calorosamente applaudito. 

 

 

La beatificazione post-mortem non si nega ad alcuno .... :-)

Se ci fai caso, qualunque farabutto passa immediatamente di grado, una volta conclusa la sua esperienza tra noi e la cosa non riguarda solo la politica: credo abbia a che fare con l'innata ipocrisia umana (magari appena appena accentuata nei cattolici, don't you think?)

Per il resto, l'hai voluto tu il Cadore, bellissimo, ma con le sue frequentazioni estive......