Scream and Shout (Ft. Beppe Grillo) Parte I

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Sulla “vittoria” di Grillo alle elezioni. Ovviamente il titolo è ironico, anche se non c’è (più) molto da ridere. Ho diviso il post in due parti. Nella prima svolgo delle considerazioni generali sul movimento politico mentre nella prossima cercherò di mostrare come i contenuti del movimento del comico si associno ad atteggiamenti di rifiuto della modernità, intesi in senso lato, periodicamente riemergenti nella società italiana.

In passato leggevo anche io il blog del comico e penso che alcuni suoi post fossero interessanti e condivisibili, così come interessanti e condivisibili sono alcune battaglie simbolo che l’attore ha portato avanti su temi come, fra gli altri, l’abolizione del finanziamento pubblico all’editoria. La precisazione può sembrare di maniera ma è vera e come molti altri noto che se alcune delle posizioni di Grillo fossero state portate nelle sedi istituzionali, forse ora non ci troveremmo con il Movimento Cinque Stelle grande novità politica delle elezioni (ammesso che sia una novità sostanziale, cosa che andrò a discutere).

La violenza verbale

Detto questo, il primo punto che mi preme maggiormente sottolineare è il problema, perché di problema si tratta, della violenza verbale che il comico esprime ormai in ogni sua uscita pubblica. Il punto è complicato dal fatto che Grillo non ha, tecnicamente, un ruolo politico riconosciuto in quanto eletto, è però evidente che è lui la figura portante del movimento che controlla con mano ferrea. Si aggiunga inoltre che il voto espresso in favore del suo movimento è già un voto di protesta, o almeno qualificato come tale dai suoi stessi elettori, e che l’associare a quella protesta di contenuto il ricorso ad un linguaggio violento potrebbe avere esiti infausti per la vita civile del paese. Insomma, io per parte mia non considero accettabile (benché la violenza verbale non sia un tratto distintivo del solo Grillo ma è praticata largamente anche in altri schieramenti politici) che il leader di uno dei partiti maggiori del paese si esprima, nei riguardi di quelli che sono ormai i suoi concorrenti politici, con espressioni ai limiti della minaccia fisica. Spiace che questo punto non sia colto in tutta la sua gravità in un paese come l’Italia, dove alcune decine di anni fa la violenza inizialmente solo verbale faceva rapidamente breccia nelle menti di alcuni, trasformandosi da strumento di battaglia solo polemica ad elemento di violenza materiale nella società. Chiaramente nel paese le condizioni storiche e istituzionali sono cambiate ma sarebbe bene che qualcuno di coloro che più sono vicini al comico facesse presente a costui che ora egli ricopre un ruolo pubblico e che tale ruolo dovrebbe imporgli, almeno sul piano della comunicazione, una maggiore responsabilità.

L'organizzazione centralizzata

Fatta la precisazione sul linguaggio vorrei sottolineare alcune caratteristiche del Movimento Cinque Stelle, e della sua gestione monocratica, che se opportunamente evidenziati chiariscono come la sua novità politica sia meno eclatante di quanto non venga comunemente riconosciuto.

E infatti, è curioso notare come il diffondersi del Movimento sia accompagnato da caratteristiche organizzative e giuridiche che ne rendono la struttura e il funzionamento assai simile ad altri partiti che in passato hanno anch’essi manifestato finalità di radicale cambiamento della società. Mi riferisco in particolare al fatto che il logo del Movimento sia di proprietà di Beppe Grillo, e che a quest’ultimo spettino la presidenza e la rappresentanza legale dello stesso. Aggiungiamo a questi aspetti legali il controllo che Grillo mantiene sugli aderenti, sul contenuto delle loro dichiarazioni pubbliche e sul loro avere o meno titolo a rilasciarle ai giornali o in trasmissioni televisive di approfondimento politico. Ora, che da un punto di vista tattico queste scelte possano pure essere considerate necessarie per tenere in piedi la baracca è cosa certamente vera, quello che sfugge è però che un’organizzazione siffatta, benché rappresenti una reazione (per certi versi legittima) alla chiusura dei partiti tradizionali e al loro scollamento rispetto alla società civile, manifesta quegli stessi tratti di chiusura, autoreferenzialità e leaderismo carismatico esasperato che mostrano molti altri partiti italiani.

Il fatto che per il movimento di Grillo questo centralismo non venga seriamente preso in considerazione, il fatto cioè che ancora una volta gli elettori del movimento pensino che quei tratti istituzionali dell’organizzazione siano accettabili nella misura in cui siano piegati tatticamente alla realizzazione di obbiettivi politici condivisibili e “giusti”, rappresenta, ancora una volta, un limite tipico del ragionamento politico standard dell’elettore medio. Tale limite risiede nel fatto che ad essere prese in considerazione nella valutazione di un movimento politico non sono tanto le condizioni istituzionali (in senso lato, non sono politico) nelle quali gli aspiranti politici si troveranno a lavorare; né ad essere analizzati sono gli incentivi ai quali gli eletti dovranno rispondere, piuttosto ciò che viene considerato dirimente è sempre l’idea che questa volta “i nostri saranno onesti” e “avranno davvero la volontà di cambiare radicalmente le cose”. Questa idea politica “deontologica”, secondo la quale sarebbero le intenzioni dei politici a garantire della bontà del loro progetto politico e della fattibilità delle loro proposte, è una delle tare congenite che scontiamo ogni volta che dobbiamo valutare quale progetto politico sottoscrivere, e presenta inesorabilmente il conto quando le intenzioni, per quanto commendevoli siano, non sono comunque sufficienti a raggiungere gli obbiettivi dichiarati. Ripeto: trovo che sia abbastanza curioso che un movimento con quelle caratteristiche organizzative e con quella visione della politica ambisca davvero a presentarsi come nuovo rispetto al tradizionale panorama politico italiano.

Qualche semplice esempio. È accettabile che Casaleggio, che tanto interesse suscita per la sua posizione defilata, quasi da guru sotterraneo ispiratore del movimento, non solo si sottragga, come il suo sodale Grillo, al giudizio degli elettori, ma anche alle interviste? Ovviamente la cosa potrebbe pure essere considerata una mancanza veniale, del resto Casaleggio potrebbe essere come uno dei mille intellettuali che, pur non candidandosi, “presta” le sue riflessioni e offre i suoi consigli al movimento politico nel quale si riconosce. Mi chiedo però se rispetti gli standard di pubblicità e trasparenza di un movimento politico la richiesta di Casaleggio, che, come abbiamo visto in televisione, al momento di parlare delle sue proposte per le aziende italiane chiede che i giornalisti presenti fino a quel momento si accomodino fuori dalla sala dove si teneva l’incontro. E si badi bene che si parlava di proposte relative a scelte politiche che di lì a poco sarebbero state oggetto di voto da parte degli elettori. Ora, escludendo che il tizio coltivi appositamente un’immagine studiata a tavolino di grande vecchio o di puparo che tira le fila da dietro le quinte, la scelta di non sottoporsi ad un confronto con i giornalisti esprime o una debolezza di fondo sui contenuti che si andavano esponendo (come poi è in effetti risultato “dall’intercettazione” operata dai giornalisti) o a un’inaccettabile, per chi ambisca a ruoli pubblici, secretazione delle proprie posizioni. In entrambi i casi nulla che possa far parlare di un modo nuovo di far politica.

E ancora: si può ragionevolmente ritenere un nuovo e migliore modo di intendere la politica un tentativo massimalista di considerare la frammentazione del quadro politico attuale, con il derivato corollario di ingovernabilità che ne discende, come un’occasione propizia per favorire i propri interessi di parte politica (perché quello è il Movimento Cinque Stelle: una parte politica) fino all’obbiettivo dichiarato di raggiungere la totalità dei consensi? Quale livello di cura per il bene di tutti i cittadini, anche di quelli che non hanno votato Grillo, può trasparire da parte di quanti, per ragioni di accumulazione del consenso, sono disposti a giocare fino in fondo la carta della paralisi istituzionale, pur nei frangenti drammatici nei quali vive l’economia del nostro paese? E siamo sicuri che i grillini, che a parole si dicono così attenti al bene comune, alla tutela delle diversità ambientali, sessuali e di ogni tipo siano solo degli ingenui e ben motivati apocalittici quando aspirano ad una visione della società dove, addirittura, ad una parte politica dovrebbe spettare tutto il consenso disponibile? Si può sicuramente osservare che una simile visione della politica fatta di derisione dell’avversario, negazione di una responsabilità istituzionale verso il paese e i suoi cittadini, subordinazione della tattica del breve periodo al solo accrescimento del consenso, per buone che siano le intenzioni dei suoi promotori, costituisca un’idea pericolosa e sicuramente incompatibile con una visione pluralista della società e delle democrazia.

Le idee anti-moderne

Ma anche venendo alle idee del movimento il quadro non si schiarisce, ma si fa, se possibile, ancora più fosco e anche a questo proposito i tratti della proposta non si discostano poi dall’offerta politica tradizionale. La mia tesi infatti è che il movimento di Grillo costituisca niente più che l’ennesimo episodio della saga politica tutta italiana del rifiuto della modernità, delle sue regole e dei suoi valori, secondo una metrica di valori, atteggiamenti e linguaggi che non sono e nuovi nella storia italiana ma riemergono periodicamente come elementi rimossi e mai risolti nell’autobiografia di una nazione che si scopre sempre inadeguata o non pacificata con il proposito di diventare una democrazia compiuta e pienamente moderna.

Certo, a prima vista può sembrare strano che chi utilizza internet, e fa delle potenzialità della tecnologia del web quasi un feticcio, possa essere annoverato fra gli epigoni della tradizione dell’anti-modernismo. Ma al di sotto della superficie fatta di meet-up, parlamentarie e vaffa-day, e al netto degli anglicismi utilizzati come orpello comunicativo (un orpello efficace, sia chiaro),  rimangono sia quei metodi di gestione del movimento di cui sopra, sia i contenuti profondamente anti-moderni, anti-scientifici e propriamente reazionari.

Per comprendere come un’immagine di (finta) modernità possa poi accompagnarsi a contenuti i più retrivi, si pensi, per esempio (visto che oltre alle elezioni politiche assistiamo ai preparativi per l’elezione del nuovo pontefice) al giudizio che lo storico Le Goff diede del pontificato di Papa Giovanni Paolo II: “Medioevo più televisione”. Con quella formula si voleva precisamente sottolineare che la “modernità” inaugurata dal pontefice polacco, caratterizzata da una pastorale innovativa nei metodi e nella comunicazione, fitta di adunate oceaniche di giovani, esibiti come ad un concerto di una qualunque rockstar, si accompagnavano in realtà a chiusure dottrinarie e teologiche, oltre che nella morale sessuale, e che quelle chiusure erano ben inserite nel solco della storia della chiesa.

L’espressione di Le Goff che mi è tornata alla mente esprime molto bene, a mio avviso, i contenuti di riforma che i grillini vorrebbero implementare se arrivati al potere. Come non possono infatti caderci le braccia nel vedere una candidata, ora parte della compagine dei deputati Cinque Stelle, che si promuove indicando nel suo video, fra i punti qualificanti della sua proposta politica, la difesa dell’acqua pubblica, l’uso dei limoni come detergente per il lavaggio dei piatti e per finire, in un crescendo ridicolo e inquietante, in una rivendicazione del valore dell’Aloe come chemioterapico? L’idea che traspare da questi spot elettorali è che l’adozione di comportamenti individuali magari trascurabili possono essere una base inderogabile per il cambiamento. Ancora una volta, un simile atteggiamento fa il paio con quella politica di “salvaguardia dei principi costi quel costi” della quale non si denuncerà mai abbastanza la pericolosità. Secondo questo modo di ragionare, sarebbero proprio le condotte connotate per il loro valore morale (io direi moralistico), usualmente in opposizione al buon senso e alla valutazione puntuale dei loro costi e dei potenziali benefici, a creare il vero cambiamento. In genere però, queste prescrizioni, alle quali si associano aspettative salvifiche per sé e per gli altri, in una misura del tutto slegata dalla loro reale rilevanza, non sono presentate come il frutto di una valutazione per quanto possibile scientifica ed empirica della proposta; né la condotta singolarmente proposta come risolutiva è discussa nel suo valore etico secondo principi ragionevoli di rapporto del principio affermato con le condizioni materiali della sua applicazione, piuttosto tutto si riduce nell’accettazione della bontà di una condotta che si presume determinerà a catena trasformazioni sempre più grandi e significative.

Da qui tutti gli aneddoti sulla possibilità, e a parlare è sempre la stessa candidata di cui sopra, di sostituire gli assorbenti con la ormai celebre moon-cup, una sorta di tappo di plastica che le donne potrebbero indossare durante il periodo mestruale. Ovviamente non si sa, o almeno non viene specificato, se usare una stessa moon-cup per vari anni sia, da un punto di vista ambientale, più “sostenibile” (i.e: più igienico, pratico e sicuro) che usare un tampax; e io francamente manco ho capito se quella “coppetta della donna” debba essere bollita e riutilizzata o se sia (orrore!) un prodotto usa e getta. Quello che mi colpisce però è che una proposta che pare marginale, e con dei costi igienici e di praticità che sembrano piuttosto alti, viene propagandata come una soluzione credibile che può avere un impatto decisivo sul mondo. Si dirà, ma quella è solo una candidata fra tante. E certamente questo è vero, rimane però che l’atteggiamento della ragazza del video è diffuso nel movimento. E infatti l’aspetto sgradevole di tutta l’impostazione del progetto politico di Grillo è proprio questo. Esso si sottrae, in ragione di un’attitudine visionaria e rivoluzionaria, al rapporto con i vincoli materiali e istituzionali che sono tipici delle nostre società, e nel rifiutare quei vincoli dichiara di voler aspirare a cambiamenti di tipo epocale. Quei cambiamenti però non sono immediatamente disponibili, appunto perché i vincoli rifiutati sono cogenti, ed ecco allora che il progetto ripiega in maniera convinta sui micro-comportamenti, sulle modificazioni dei costumi individuali e sociali (un’insistenza che conferisce a tutta la rabbia grillina un sapore fastidiosamente moralistico perché insiste sulle condotte individuali, giustificate o rigettate per i loro connotati morali, come se le scelte ordinariamente perseguite fino ad ora dai cittadini comuni fossero sempre frutto di una follia “economicista” o di un travisamento generalizzato al quale solo i grillini si sarebbero sottratti).

Ma siamo sicuri che queste idee siano davvero inedite nel panorama politico e culturale italiano? Secondo me no. Ma di questo parlerò tra breve nella seconda parte. 

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Commenti

Ci sono 59 commenti

A mio modo di vedere il problema non è Grillo, né Casaleggio, né tantomeno i rappresentati o gli aderenti al M5S. Il problema è che la Società italiana è da tempo priva di riferimenti efficaci nella sua classe dirigente. Questo provoca come conseguenza l'accettazione, quando non addirittura la ricerca di "Figure Forti".

Prova ne è la passiva accettazione della forzatura istituzionale effettuata ai tempi dell'insediamento del governo Monti, così come il ciclico emergere di figure come quella di Grillo in grado di catalizzare un imprevedibile consenso nella società e quindi tra l'elettorato.

Mancano gli anticorpi propri di una democrazia moderna, passerà anche Grillo e arriverà qualche altro Di Pietro o Bossi, Berlusconi, Ingroia... che proporranno sè stessi come soluzione ai problemi anziché nuove idee.

centrato il punto. la vera questione è perchè la società italiana generi sempre movimenti del genere, verticistici poco democratici al loro interno che offrono soluzioni miracolistiche e semplicistiche ai problemi complessi delle società moderne? forse De Mauro nel 2008, rilanciato qui, hanno visto giusto?

Certo!  Il problema sono sempre gli italiani analfabeti. Il popolino! Questo secondo gli intellettuali che ovviamente non vedono mai loro stessi come problema. Loro sono i migliori d'Europa! Certo, quasi nessuno li conosce dopo Chiasso ma, cosa vuoi, sarà l'invidia, sarà la lingua, sarà la peculiarità italica. 

Era un analfabeta di ritorno che ha eletto Tremonti uomo dell'anno su il sole 24 ore? Sono analfabeti di ritorno quelli che venerano come un guru tal Rampini senza rendersi che fa copia incolla da FT ? Ai tempi, erano analfabeti di ritorno quelli che veneravano Craxi come l'uomo forte? Erano tutti analfabeti di ritorno quelli di CL che votavano compatti Formigoni?

Il problema dell'Italia non è la qualità delle masse (comunque scarsa e lo dico da appartenente alle stesse) ma la qualità delle elite': intellettuali e non (con le dovute eccezioni, naturalmente).

La cosa va avanti da tempo: non erano forse gli intellettuali capeggiati dal Vate che spingevano per entrare nella prima guerra mondiale (ed i due geni che andarono a trattare al tavolo dei vincitori)? Non erano gli intellettuali italiani che in massa si iscrivevano al fascio? Non erano gli intellettuali italiani che per decenni (cioè fino a l'altro ieri) cantavano le lodi del comunismo? Oggi è dalle Università (tra cui la Bocconi) che si cantano le lodi della decrescita felice, non dalle trattorie.

 

 la vera questione è perchè la società italiana generi sempre movimenti del genere, verticistici poco democratici al loro interno 

 

La mia risposta è: perchè l'italiano è uno che non vuole responsabilità.

Il guru che risolve i problemi, il cavaliere che ghe pensi mi, l'uomo della provvidenza altro non sono che la versione politica del "papà" che aiutà i bambini a uscire dai pasticci.

Pensaci: ogni aspetto della società italiana è basato sul principio del non assumersi responsabilità, finchè possibile. Siamo arrivati al punto che si chiudono le scuole nella sola ipotesi che possa nevicare!

E' interessante leggersi ora "l'Italia in camicia nera" di Montanelli, e godersi i paralleli con il fenomeno Grillo.

Ovviamente, il momento attuale non vede come contorno la fame, i disordini e la violenza di allora, ma il modello di sviluppo del movimento-partito è molto simile.

Più simile di quanto lo sia stata la Lega.

Peraltro, tutti e tre movimenti-partiti partoriti da intransigenti ultra-sinistri poi convertiti al pragmatismo-problemismo-vediamo come lo chiamerà Grillo.

Chi è stato eletto è frutto del sempice processo di selezione per cui chi spende più tempo ed energie in un progetto in media ottiene più risultati. Ora teniamo in considerazione che chi crede che in soluzioni salvifiche è disposto assai piu degli altri a investire, spesso con fanatica dedizione, le sue risorse nel movimento ed ecco spiegato l' alto tasso di personaggi con idee bislacche fra i grillini in parlamento.

Inoltre in quanto a fedeltà al capo, pochi dubbi. Grillo è cosi autoritario da sempre, chi è rimasto nel movimento e ci ha messo la faccia candidandocisi ha accettato questo tipo di gestione da molto tempo.

 

Detto questo, ha poco senso pensare che il 25% degli italiani creda a simili scemenze o speri di ritornare indietro di secoli nello stile di vita.

Quello al m5s è stato per lo più voto di protesta, la maggior parte delle persone non ne conosce il programma a parte la generica invettiva anti casta e forse la questione reddito di cittadinanza - come non conosce il programma degli altri partiti ma solo una o due proposte centrali ( IMU etc ) e su quello e poco altro valuta - e per quello li ha votati.

Poi magari mi sbaglio e da domani le moon cup decuplicano le vendite e cosi via.

 

Infine, stando alle scarse informazioni che si hanno sui vari eletti, la composizione e le idee non sono dissimili da quelle che io sperimentai di persona qualche anno fa in un movimento locale. Tante persone oneste, d' accordo. Da loro spero in legge conflitto di interessi e poco più, per il resto siamo del gatto.

 

Quanto all' ultima domanda, credo che Michele Serra ( sì, lui ) abbia centrato il punto qualche giorno fa quando ha detto che alla fine il tasso di verità scientifica dei complottisti non è cosi diverso da quello che avevano lui e la sua generazione quando speravano nella salvezza che sarebbe venuta dal comunismo.

Se Michele Serra spera con queste uscite di giustificare le sue credulonerie giovanili si sbaglia di grosso. E' cambiato un mondo da allora e non sottovaluterei il peso che idee nefaste, come quelle sui vaccini, potrebbero avere sulla popolazione.

Sono amaramente soddisfatto per aver letto questo articolo, finalmente vi siete tolti i paraocchi e guardate in faccia l'elettore italiano per ciò che è e non per ciò che dovrebbe essere. Vorrei proporre un analisi per mettere a confronto i movimenti emergenti degli ultimi 20 anni e ciò che avevano in comune e che li ha portati al successo nella speranza che il gruppo di Fare, o come si chiama adesso ammesso che ci sia ancora un gruppo, capisca ciò che va fatto per affermarsi alle elezioni e fermare il declino di questo paese. Dalle prime elezioni repubblicane fino a tangentopoli il quadro politico italiano ha conosciuto relativamente pochi cambiamenti nelle scelte del elettorato, non analizzerò ciò che ha portato a queste scelte iniziali ne ciò che le ha conservate perché sarebbe fuori dal nostro ambito di interesse immediato, tangentopoli provoco il crollo della DC e degli altri partiti di governo, il PCI avvio un lento e contrastato processo di cambiamento verso la socialdemocrazia, un cambiamento che ancora oggi molti sostenitori soprattutto i più convinti e i più vecchi non hanno ancora accettato, mentre entreranno in gioco nuovi attori per ricoprire vecchi ruoli. Il primo di questi attori di successo sarà la Lega seguita di poco da berlusca e adesso da Grillo, Di Pietro non lo considero perché ha preso quasi sempre pochi voti, ha influito relativamente poco sulle decisioni prese in questi anni e perché il suo movimento è fin troppo facile da spiegare con una generica avversione all'illegalità. Vediamo quali sono le caratteristiche che hanno in comune queste tre forze politiche prese in esame: 1) tutte e tre avevano un certo tipo di leadership caratterizzato in varia misura da: 1a leader carismatico (o presunto tale); 1b leader facilmente riconoscibile sia per le sue pose che per il modo di vestirsi; 1c leader forte e accentratore; 1d leader dal linguaggio istituzionalmente impresentabile; 2) un altra caratteristica che hanno in comune queste forze è il vittimismo la Lega si lamentava che il nord fosse costretto a mantenere il sud, berlusca si lamentava della persecuzione dei giudici comunisti e dei complotti contro di lui da parte dei politici nazionali e adesso anche internazionali e Grillo se la prende con politici, giornalisti, economisti, multinazionali, medici e prossimamente forse con la Disney o con chiunque passi di li per caso; 3) una caratteristica che hanno in comune è ovviamente la demagogia più sfrenata; 4) l'utopia paradisiaca che poteva essere il nord che libero dal sud non paga quasi nessuna tassa, l'intero paese che paga meno tasse e che contemporaneamente aumenta le pensioni per tutti o infine una felice decrescita, (visto il sito in cui sono mi risparmio la fatica di demolire l'idea di decrescita). Allargando un attimo l'osservazione notiamo che una buona parte di questi elementi erano comuni anche al vecchio PCI degli anni dal 45 agli anni 80, poi almeno i dirigenti si sono dati una calmata, perché loro per primi non ci credevano più, ed erano comuni anche al fascismo. Adesso vorrei che qualcuno mi rispondesse e mi dicesse se ritiene che il messaggio serio, maturo, attentamente soppesato, banalmente pragmatico e utile al paese del gruppo dei fondatori è ben compatibile con qualcuno dei punti da me esposti. Un leader carismatico, forte e accentratore quanto è compatibile, sul lungo periodo, con un impersonale rispetto delle regole che è una caratteristica imprescindibile di tutte le forme di liberalismo? Il vittimismo quanto è compatibile con il capitalismo, il liberalismo politico e una legislazione libertaria sui temi etici considerando che tutte queste impostazioni della società hanno, tra l'altro, una base psicologica comune nel ottimismo e nella fiducia in se stessi e nel prossimo? La demagogia quanto è compatibile con una qualunque politica seria di lungo periodo, qui non mi riferisco solo a una politica liberale ma potrei riferirmi anche a una politica social democratica degna di questo nome? Far sognare al popolo un utopia sapendo che essa è, per definizione, irraggiungibile quanto può portare lontano e quale sarebbe il suo rapporto costi benefici? In estrema sintesi il messaggio dei fondatori cosi come è potrà essere accettato dal elettore italiano cosi come è oggi e cosi come è stato nel ultimo secolo? Qui si rischia di far la fine dei radicali che hanno portato avanti per decenni una rispettabile lotta in difesa della libertà individuale restando quasi sempre intorno al 2% dei voti. Da tale situazione, a mio giudizio, ci sono solo due vie d'uscita: la prima la si può mettere in atto alla svelta edulcorando, almeno in campagna elettorale, il programma dei fondatori per renderlo gradito agli elettori ma perdendo cosi la motivazione che aveva portato alla nascita di Fare; la seconda, che si può mettere in atto solo nel corso di alcuni decenni, è cambiare il modo di pensare degli italiani, vasto programma direbbe De Gaulle. Tutte e due le soluzioni hanno i loro, grossi, inconvenienti nel primo caso Fare diventerebbe la versione onesta e senza conflitti di interessi del PDL, ma considerando che gli elettori del PDL, nella maggioranza dei casi, sembrano fregarsene altamente del onestà e dei conflitti di interesse, questo non porterà molto lontano almeno finché berlusca farà politica, visto anche che c'è un 20% degli elettori che sembra essersene perdutamente innamorato, poi quando per un motivo o per l'altro berlusca smetterà di occuparsi di politica Fare potrà ottenere una certa parte di questi elettori, ma non sappiamo ne quando berlusca sparirà dalla scena politica ne quanti dei suoi elettori passeranno a Fare e potrebbero essere troppo pochi e troppo tardi per salvare il paese dal default e dalla crisi demografica. La seconda soluzione richiederebbe un impegno molto capillare e molto protratto nel tempo di conferenze, articoli internet, libri, pamphlet, dibattiti, fumetti pedagogici, video e qualsiasi altra cosa si possa immaginare ma anche se questo sarebbe altamente positivo per la cultura economica e politica di questo paese nel lungo termine sarà sicuramente troppo lento per salvare l'Italia dal declino. Bene attendo o che la mia analisi, che è simile a quella di marco boninu, venga smentita o che venga proposto un progetto che tenga conto di questi dati di fatto.

Tutto interessante quello che ho leggiucchiato (si può scrivere?:-)) nei commenti ma spesso, sentendo parlare colleghi e/o altre persone che frequento, mi viene sempre da pensare che la scuola/ università ha avuto un ruolo gigantesco nell'instillare in moltissime persone credenze nella possibilità di cambiare la natura umana facendoci guidare da un'avanguardia di illuminati che hanno capito come fare. Spesso, quando contrappongo a certi convincimenti moralistici un pò di sano pragmatismo, mi sento rispondere che sono io a non capire perchè loro si comporterebbero in modo diverso se solo la società non fosse composta da individui che ti obbligano ad uniformarti e tutto questo credo abia molto a che fare con l'educazione ricevuta a scuola.

Insomma è un bel casino...

 

Pur essendo un vostro lettore da tempo solo ultimamente mi sono deciso di scrivere su questo blog.

Ho deciso di scrivere perche' continuo a vedere che la realta' e' sempre filtrata da una visione troppo intellettuale che pretende di capire i fatti senza averli provati di persona.

Qualcuno di voi ha mai partecipato ai meetup od ai gruppi M5S ??

Ha mai verificato quali sono le motivazioni che spingono migliaia di persone ad impegnarsi in una attivita' di impegno civico ??

Solo per il fatto di aver risvegliato in moltissimi giovani la voglia di partecipare alla vita civica, bisognerebbe ringraziare Grillo.

Con che spirito si puo' criticare una nuova parlamentare solo per alcuni pareri personali senza prima verificare come si comportera oppure vi vanno bene gli Scilipoti o Razzi ??

Il successo di Grillo e' stato troppo rapido per poter selezionare opportunamente i propri candidati e quindi in mezzo a loro ci sara' sicuramente qualcuno inadeguato ma aspettiamo a vederli in opera prima di giudicarli.

Prima di dare del "dittatore" a Grillo leggetevi l'intervista a Pizzarotti sul sito di Grillo per capire quanto ci sia di "dittatoriale" nel M5S.

Se FARE ha fallito e' perche' si continua a parlare in modo professorale e non ci si abbassa ad usare un linguaggio che i semplici elettori possano capire.

Caro Luigi c'è una differenza tra gli intellettuali, che di solito non hanno nessuna competenza specifica e che si sentono in diritto di parlare di tutto in virtù del loro nulla e un professionista che conosce il suo lavoro e parla di quello, che poi il tono professionale in campagna elettorale porti a perdere e che per vincere un elezioni sia necessario parlare al elettore medio che non è in grado di capire discorsi complessi ti debbo dare ragione ma sei davvero sicuro che la partecipazione dei giovani in politica sia positiva?

 

Se nessuno se lo ricorda i periodi di maggior partecipazione politica dei giovani sono quelli caratterizzati da maggior radicalismo e fanatismo come ad esempio il periodo dell'ascesa del fascismo o il 68 quando si fecero un sacco di scelte cretine di cui stiamo ancora pagando le conseguenze.

 

Poi la scusa del non abbiamo avuto tempo per selezionare i deputati è inaccettabile il M5S esiste da diversi anni e se ci fosse stato uno straccio di organizzazione decente avreste dovuto selezionarli per tempo.

 

Ovvio che voi grillini ormai vi siete esaltati al punto da non capire più nulla e non capirete nulla ancora per un paio di decenni finché Grillo e gli altri non vi avranno nauseato con i loro errori e la loro incompetenza.

 

Poi le motivazioni di una persona mi interessano fino ad un certo punto quello che mi interessa veramente sono i risultati e da un movimento che parla di decrescita non ci si può aspettare nulla di buono.

 

Ma qualcuno nel vostro movimento ha una pur vaga idea di cosa sia la decrescita e di quali conseguenze catastrofiche avrebbe sul occupazione e sui i livelli di benessere della gente comune?

Mi trovo molto d'accordo con questo articolo. 

Leggendolo pero' ho trovato ironico il fatto che alcune delle lacune organizzative e giuridiche del M5S che vengono analizzate ricordano molto i problemi di base che aveva FARE per Fermare il Declino. Leggendo questa frase, quasi non e' chiaro a chi si riferisca:

 

"ad essere prese in considerazione nella valutazione di un movimento politico non sono tanto le condizioni istituzionali (in senso lato, non sono politico) nelle quali gli aspiranti politici si troveranno a lavorare; né ad essere analizzati sono gli incentivi ai quali gli eletti dovranno rispondere, piuttosto ciò che viene considerato dirimente è sempre l’idea che questa volta “i nostri saranno onesti” e “avranno davvero la volontà di cambiare radicalmente le cose”"

Che Fare? Si domandava, a proposito di rifondare la società, un rivoluzionario di successo le cui tesi qui non sono di casa.

Era il punto di vista di un membro di una elite che aveva più sostegno all'estero che in patria, ma il cui obiettivo era mobilitare le masse affinché diventassero consapevoli della propria situazione e quindi del potenziale rivoluzionario che potevano esprimere.

 

Lo so, il paragone è veramente eretico.

 

Certo è che fare passare delle ricette piuttosto sofisticate la cui comprensione richiede una certa dimestichezza con i fondamentali dell'economia e persino della matematica, che in Italia è tra le materie di insegnamento più bistrattate, non è cosa facile. L'esperienza di FiD è lì a ricordarcelo.

Rinunciare? Rassegnarsi a confezionare slogan da supermerket della politica, buoni per il grande pubblico?

Io modestamente penso di no. Non si farebbe un buon servizio all'Italia e credo che nessuno delle persone che frequenta questo sito prenderebbe volentieri una strada simile.

Allora bisognerà pazientemente costruire una rete che si faccia carico di assimilare e diffondere queste idee con gli strumenti ed i metodi più semplici ed efficaci per raggiungere il più vasto consenso possibile.

 

Un punto di partenza c'è e, se state leggendo questo post, vuol dire che un po' ci credete.

 

Che fare?

Emigrare!

Sinceramente se il popolo italiano dopo aver appoggiato stragrande maggioranza Mussolini, dopo aver sognato, con un terzo dei suoi membri, il comunismo, dopo essersi tenuto la corrotta e intrallazona DC per quasi mezzo secolo, dopo aver seguito per un decimo dei sui membri un ignorante in canottiera e per un terzo un imbonitore erotomane, mentre un altro decimo continuava a sventolare la bandiera rossa, anni dopo la caduta del muro di Berlino e dopo aver votano in massa Grillo con le sue cavolate se questo popolo pensa di avere un futuro, decente, di fronte a se, questo popolo non ha capito niente.

Se volete la mia opinione e dai tempi dalla caduta del penultimo governo Giolitti, nel marzo del 1914, che siamo quasi sempre mal governati, con forse l'eccezione degli anni della ricostruzione, dove Einaudi impedì che si facessero troppe cavolate e mise le premesse per il boom degli anni successivi.

Gli italiani, minuscola voluta, si sono allontanati dal fascismo solo dopo anni di disastri e di umilianti e sanguinose sconfitte, ma ancora c'è molta gente che ha un opinione positiva del duce, si sono allontanati dal utopia marxista solo dopo la caduta del muro, ma molti hanno ancora un idea positiva del comunismo, nonostante che già dagli anni venti fosse chiaro a chi lo volesse capire che il comunismo era un regime totalitario e disumano oltre che economicamente pessimo, hanno iniziato ad abbandonare berlusca solo quando stava facendo fallire il paese, nonostante le sue inaccettabili leggi ad personam fossero cosa nota da almeno un decennio, per i leghisti a cui debbo riconoscere un profilo morale un po più alto, visto che hanno mandato a casa Bossi per degli scandali di molto inferiori a quelli di altri, ma debbo anche dire che per come hanno proposto le loro idee le hanno rese irrealizzabili rendendosi ostili a gran parte degli italiani e infine riguardo a Grillo e ai suoi penso che gli italiani abbiano bisogno di un altro ventennio di fallimenti per poter capire a che razza di cialtrone hanno dato fiducia.

Quasi quasi c'è da rimpiangere la DC che in mezzo a tutti gli altri sembra il male minore.

Visto che questo è l'ultimo commento che posso scrivere su questo articolo vorrei dire a Corrado Ruggeri che secondo me il mondo moderno non è nato dalla sconfitta del nazismo e del comunismo ma è molto più antico.

Io penso che il mondo moderno, per moderno intendo una struttura politica che riconosca alcune inviolabili libertà individuali come quella di religione, stampa, parola ecc ecc, che consideri i governi al servizio dei cittadini e non viceversa e che abbia al suo interno una qualche forma di libera votazione che consenta ai cittadini di influenzare direttamente l'operato dei governi che quindi si basino sul consenso e non sul imposizione.

Sia nato nei Paesi Bassi del XVI e XVII secolo con la loro lotta contro la Spagna dell'inquisizione e contro il suo centralismo monarchico assolutistico per difendere il principio della libertà di coscienza e la pratica del autogoverno locale.

Recentemente Grillo ha dichiarato che se non ci fosse stato lui sarebbero tornati gli anni di piombo. Sebbene tale dichiarazione possa sembrare una sbruffonata non credo che abbia tutti i torti. Durante l'ultimo governo Berlusconi nel paese c'era davvero un clima cupo che avrebbe potuto portare a conseguenze serie, anche violente. Gli italiani non ne potevano davvero più, si era arrivati al limite. Il M5S ha in parte canalizzato questa rabbia facendo da valvola di sfogo. A questo hanno contribuito in parte Ingroia e Fare peccato che però Ingroia abbia dato un passaggio a troppi comunisti e pseudo-comunisti ancienne regime tanto da non risultare molto credibile nonostante la sua figura carismatica; per quanto riguarda Fare è inutile negare che l'aver scelto un leader sbagliato gli abbia segato le gambe. Il voto a Grillo non è semplice protesta ma anche insofferenza verso una politica auto referenziale bravissima ad eseguire ordini di potenti e potentati (Berlusconi e Vaticano in primis) ma sorda alle istanze che sorgevano dalla società. Ha ragione chi dice che il popolo italiano non è maturo e cerca costantemente un papà, si gli italiani rifuggono dalle responsabilità, ma non è solo colpa degli italiani, è anche, e forse soprattutto, colpa di una classe politica ignorante e malandrina e anche di una classe intellettuale che ha sempre avuto una sorta di puzza sotto il naso e non è mai stata capace di essere punto di riferimento intellettuale e culturale. Una volta i partiti non erano solo forze politiche ma anche centri di cultura e di formazione, oggi invece sono solo centri di potere e di smistamento personale del denaro pubblico, in quanto all'intelligentia ... non so se ne esista ancora una in Italia. Chi ha potuto ha lasciato il paese e coloro che son rimasti si sono uniformati al degrado e alla decadenza. Anche il nobel Dario Fo da sempre sulle barricate, seppur con tutta la stima e l'affetto, appare oggi un po' appannato ed incapace di dare quella spinta culturale di cui gli italiani avrebbero bisogno. Perchè poi è la cultura che fa crescere, non è il benessere, non è l'iPhone 5,6 ... 20, non è Grillo e nemmeno Ingroia; agli italiani manca la cultura e manca perchè gli intellettuali nostrani hanno fallito.

La storia passata, purtroppo, dimostra che noi italiani abbiamo sempre preferito seguire un Leader capace di conquistare il consenso popolare attraverso l’uso della retorica più adatta al contesto politico e sociale del momento. La nostra politica è personalizzata. Hai perfettamente ragione quando dici che abbiamo bisogno di un papà. Ieri il Capo da seguire si identificava nell’Imperatore, nel Re, nel Papa e nel Duce, mentre oggi, pur di mantenere intatta quella tradizione, siamo disposti a seguire Berlusconi, Bossi, Di Pietro e addirittura Beppe Grillo, Santoro e Travaglio! Siamo inguaribilmente affetti da quella che si potrebbe definire la “sindrome del pastore”In Italia la democrazia è ostaggio di un sistema di minoranze organizzate (Partiti o Movimenti), che prevalgono sulla maggioranza dei cittadini presi singolarmente. Sono ormai vent'anni che siamo costretti a scegliere tra due coalizioni delle quali una ricorre alla retorica dell'antifascismo e l'altra a quella dell'anticomunismo. Ogni volta che, ad esempio, l’avversario politico di turno mette in pericolo la sua presunta egemonia, la Sinistra italiana ricorre al sacro mito della Resistenza agitando lo spettro di un ritorno alla dittatura e utilizzando la consueta e ormai consunta retorica della Repubblica nata dalla lotta partigiana. La Destra ricorre invece alla retorica di un altro cadavere: il Comunismo e le sue nefaste conseguenze. In pratica si evocano due ideologie del secolo scorso che la storia ha già seppellito e che non torneranno mai più se non nella mente di qualche sparuto gruppo di nostalgici. La Storia non si ripete mai, con buona pace di Giovan Battista Vico e della sua teoria dei corsi e ricorsi storici che non trova alcun riscontro proprio nella stessa Storia.  Ma non è tutto! C’è chi, come la Lega, ricorre addirittura alle leggende nate nel XII secolo come quelle di Alberto da Giussano e del Giuramento di Pontida, entrambe assolutamente prive di ogni fondamento storico!  Milioni di persone partecipano ogni anno al rito dell’ampolla che viene riempita con l’acqua del Po a Pian del Re e svuotata nella laguna di Venezia nonostante nessuno sappia con certezza a quale tradizione storica tale rito si ispiri.  Potenza della retorica!  Ora, come se non bastasse, arriva anche "Masaniello Grillo" con la retorica dei sogni, come il reddito di cittadinanza e la democrazia diretta. Come se fosse possibile governare l'economia di un paese a colpi di referendum. Ma dov'è l'intellighentia? Dove sono gli intellettuali? Hai colto nel segno! Non ci sono più i riferimenti culturali che dovrebbero favorire l'evoluzione della società. Oggi purtroppo prevale la cultura delle veline, del Grande Fratello e del gossip. Che tristezza!!

Dal mio punto di vista Ruggeri centra molto il problema con il richiamo alla responsabilità (a cui si sarebbe endemicamente allergici nel Bel Paese) ma, sulle cause - credo - la questione sia meno simile ad "un'eterna adolescenza" e più ad un compromesso socio-economico in cui il Paese è stato immerso dal 1948 in poi.

Siamo stati "coccolati" da soldi (spesso non nostri, americani in testa) ed equilibri/conflitti allo stesso modo "altrui" (la guerra fredda per noi era esattamente la parodia contadina raccontata da Guareschi).

Tutte le riforme, gli sviluppi normativi e sociali, sono stati funzionali al "vivi e lascia vivere", anche le più "rivoluzionarie: dall'industrializzazione allo Statuto del Lavoratori,  dal Sistema Sanitario e di "welfare", all'istituzione delle Regioni, delle nuove Province, ecc., tutto poteva avvenire per due condizioni precise:

- comunque avrebbe pagato Pantalone (dagli errori di progettazione/pianificazione ai corollari clientelari che ne seguivano) che fosse il Governo italiano di turno,  l'Europa o altri..

- esattamente come si svuotava la Cassa del Mezzogiorno (o gli investimenti pubblici per le autostrade/ferrovie/porti del nord) si svuotavano le casse del fisco del 40 - 50 - 70% del fatturato di tre milioni di micro imprese artigiane e commerciali e delle poche eccezioni medio grandi che scaricavano sulla CIG miliardi di mala organizzazione produttiva.

Questo sistema non poteva che deresponsabilizzare tutti, a livelli crescenti (esattamente come la spesa pubblica) e con un livello di in-decenza (morale/civile)  che ci piace raccontare, oggi, essere arrivato a "vette inimmaginabili" ma che invece fa parte del nostro DNA da almeno sessant'anni (i Fiorito e i  Belsito del XXI° secolo fanno quasi sorridere se paragonati alle migliaia di miliardi di lire del "circuito" petrolio-elettrico-agricolo che ha sovvenzionato la politica (e i milioni di italiani ad essa collegati).

Grillo raccoglie molti  italiani che hanno iniziato a capire che "è finita la pacchia" e quindi, oltre a non vedere alternative valide (e che non urlino in continuazione che gli evasori saranno eliminati...) la mettono sullo  "spacco tutto, tutti a casa, tutti zombi, basta vessazioni..." ecc. ecc.

Se ne esce solo con il coraggio di ammettere tanti errori (di tutti), con un lavoro comune di ri-costruzione sociale ed economica che sia basato su regole nuove (accountability, ecc.) e poche strutture "super parte" che sostituiscano la giungla (parassitaria) della burocrazia politico istituzionale uscita dal dopoguerra.

Ma occorre prendere posizioni chiare su argomenti spinosi e delicati e che tutti schivano come pozzanghere: il lavoro, il fisco, la scuola/formazione/ricerca, i diritti fondamentali (sciopero, legalità, rappresentanza, rimaste incompiute dal 1948).

Scusate, ma c'è una cosa che mi lascia perplesso. Noi stiamo qui a criticare atteggiamenti anti-moderni di alcuni del M5S, ma ci ricordiamo chi c'era in parlamento  fino a ieri (e in molti casi sarà lì anche domani)?

Se il M5S ha avuto successo non è per il programma (stravagante e contraddittorio) ma perché il parlamento precedente, che proteggeva propri membri anche quando sospetti di corruzione o  associazione a delinquere, ha davvero toccato abissi di indecenza (senza peraltro farsi mancare una robusta dose di ridicolo, con la votazione sulla nipotina di mubarak).

In un paese dove il Presidente della Repubblica cede alle minacce di un imputato eccellente (il solito), i problemi veri sono  ben a monte di qualsiasi programma elettorale.

ma forse lo sapevamo già, non è vero?

Il Manifesto di Fermare il Declino aveva già indicato le colpe della classe dirigente o, se vogliamo, delle élites - pur sempre emerse da questa società italica che tanti interventi deplorano: eppure s'era scelto di agire proponendo un'alternativa politica.

Quella scelta presupponeva la capacità di farsi comprendere dall'elettorato: se non si è riusciti a tanto, denigrarlo è magra consolazione.

 

Quella scelta presupponeva la capacità di farsi comprendere dall'elettorato: ...

 

A mio avviso a sfavore di Fare ha pesato molto il fattore Giannino.

Questo sia in partenza (puntare tutto su Giannino significa rinunciare a priori a aree di elettorato non irrilevanti), sia  a causa del pasticciaccio della  laurea farlocca, sia per le penose bugie che OG ha ostinatamente cercato di spacciare per un paio di giorni, dopo esser stato beccato (errore esiziale - a mio avviso).

Insisto: in un frangente dove quella "morale" non e' piu' una "questione" ma e' una vera e propria emergenza, i programmi passano in secondo piano.

Per giudicare il M5S aspetterei di vedere come si comporteranno in Parlamento.

Credo che molti limiti della democrazia italiana siano stati correttamente considerati nei commenti precendenti, ma penso anche che forse non si stia centrando il punto.

Non credo che siano poi tanti quelli che prendono Grillo sul serio in blocco. Come è stato più volte ripetuto, è stato anche un voto di protesta: un non-votare qualcun altro.

Oltre a questo, Grillo ha fatto di alcune questioni, irrisolte da decenni e sentitissime dall'elettorato, il suo cavallo di battaglia. Non trovo irrazionale che tanti abbiano deciso di dargli fiducia: la mancanza di democrazia interna, il leaderismo fideistico, la violenza verbale e gli altri problemi rendono improbabile che Grillo darà le risposte che gli Italiani cercano, ma con gli altri partiti si aveva l'assoluta, piena e razionale certezza che i problemi non sarebbero stati affrontati.

Certo, questo vuol dire ridursi ad una scommessa con dei seri margini di rischio, perché una volta comprato il pacchetto Grillo, lo compri intero e se il M5S comincia ad alzare le tasse per sostenere il progetto moon cup (o fa di peggio) non è che ti puoi lamentare...però per molti, e io sento di non dargli torto, pur non avendo votato Grillo, si era arrivati al punto che non era rimasto di meglio da fare che dare una botta al televisore per vedere se si risintonizzava.

Non è detto che da tutto questo venga fuori del male. Se il Paese e le sue elites danno mostra di una minima maturità, questo passaggio grillesco potrebbe essere un momento di passaggio verso qualcosa di più strutturato ed affidabile. 

Ecco, c'è da dire che i partiti attuali non stanno facendo nulla che vada in questa direzione, ma poi non me la prenderei con le masse. Venti anni di Seconda Repubblica hanno distrutto economicamente l'Italia, hanno visto le istituzioni stirate al massimo, abusi di ogni sorta e schifezze evidenti, ma il sistema istituzionale in qualche modo ha retto. Sì può evitare che accada ora.

La "minima maturità" che  potrebbero mostrare il Paese e le  elites, continuo ad avere la senzazione che non abbiano nulla su cui "appoggiarsi" e, parafrasando Longanesi, se ci si appoggiasse ai "principi fondamentali" di Grillo... ho idea che si piegherebbero.

Non sono stati gli "ultimi vent'anni di Seconda Repubblica" a distruggere economicamente l'Italia, è l'insieme di scelte:

-  deresponsabilizzanti (per il modello istituzionale ridondante e "consociativo" adottato);

- economicamente indecenti (perchè basate su sprechi "controbilanciati" da un evasione mostruosa di un sistema industriale polverizzato e senza massa critica);

-  socialmente e politicamente fondato su una finta bipolarità (per decenni cuscinetto all'italiana della guerra fredda e poi teatrino della "nuova destra" e "nuova sinistra" che abbiamo visto al lavoro...).

Grillo gioca a sparigliare questo assetto che oltre a degenerare è profondamente radicato nella nostra cultura e la gente si arrabbia e lo segue proprio perchè si vede scivolare via da sotto i piedi il pavimento che credeva indistruttibile "l'italico stellone.."

O si prova a ri-definire (insieme alla maggior parte di italiani chè altrimenti non funge giocando a guelfi e ghibellini...) il sistema attuale -dalla Costituzione in giù - o si va a toccare il fondo, facendosi male tutti, (e incominciando a scavare..).

 

Ecco, c'è da dire che i partiti attuali non stanno facendo nulla che vada in questa direzione, ma poi non me la prenderei con le masse. [...]

 

Su questo, son d'accordo al 100%.

 

Certo, questo vuol dire ridursi ad una scommessa con dei seri margini di rischio, perché una volta comprato il pacchetto Grillo, lo compri intero e se il M5S comincia ad alzare le tasse per sostenere il progetto moon cup [...]

 

Mi pare che il progetto moon cup vi abbia turbato eccessivamente ;)
Cerchiamo di non inseguire il M5S sul terreno del ridicolo: qualunque cosa sia il progetto moon cup, son certo che non avra' alcun effetto (positivo o negativo) sul livello di tassazione .

PS: tra l'altro il caso vuole che  sia mia moglie che mia cugina siano ostetriche; mia cugina usa ed e' una fan del mooncup, mia moglie non lo trova convincente (e non lo usa). So what?
Probabilmente, come spesso accade, non c'e' un'unica soluzione buona per tutti.

Anziche fare un mucchio di critiche al M5S perche' non provate ad entrare nel M5S con le vostre idee e provate ad indirizzarli. Il M5S e' ancora in fase embrionale ed e' tuttaltro che chiuso quindi voi porofessionisti ed esperti economici avete una opportunita' unica e cioe' provare a far capire ai grillini le vostre idee. Questo presuppone che voi vi iscriviate al M5S e partecipate alla loro attivita' e formazione del programma che come ho gia' detto e' allo stato embrionale. SE non volete iscrivervi provate almeno a partecipare almeno qualche volta alle loro attivita' nel gruppo o meetup piu' vicino a voi e vedrete che le persone che partecipano sono molto aperte e disponibili. L'unico vincolo e' di usare un linguaggio che possano capire tutti. Il M5S e' fatto attualmente da persone inesperte ma non stupide (il 88% degli eletti in parlamento sono laureati) e qundi aperte ia suggerimenti che siano fatti in buona fede e senza supponenza. Come diceva un vecchio slogan pubblicitario "Provare per credere"

lo dice la Lombardi: www.repubblica.it/economia/2013/03/26/news/debiti_pubblica_amministrazione-55388787/

 

Duro intervento intervento del Movimento a 5 stelle che critica la relazione del governo, e del ministro del Tesoro Vittorio Grilli, al Parlmento sulla delibera del pagamento debiti arretrati per 40 miliardi in due anni. Una decisione che viene definita "compatibile con gli equilibri complessivi di bilancio determinati a livello europeo. Inoltre, in prospettiva, una più veloce e sicura ripresa della crescita economica favorirà la sostenibilità della finanza pubblica italiana". Di più: una parte dei pagamenti alle imprese "confluirà immediatamente al settore creditizio, in quanto una quota del portafoglio di debiti risulta già ceduto (pro solvendo o pro soluto) alle banche". Dal Blog di Beppe Grillo è immediato l'attacco della capogruppo alla Camera del M5S, Roberta Lombardi, che denuncia il pagamento di "una parte, nessuno sa quanta" dei crediti alle banche e - dice - "da questa generosa, ennesima, regalìa ci si aspetta che subito erogheranno prestiti e finanziamenti alle Pmi. L'esperienza di questi anni ci ha reso cauti sugli effetti nell'economia reale dei finanziamenti alle banche". L'altro punto critico è l'aumento del deficit che arriverà a sfiorare il 3%, il tetto massimo imposto per legge e quindi "con questo decreto legge, approvato dal Consiglio dei Ministri, presentato in una Commissione speciale che avrà 3 - 4 giorni per curarne la fase istruttoria, presentarlo in aula e votarlo velocemente, ci stiamo giocando tutto l'indebitamento che possiamo stanziare per la crescita per il 2013 e per il 2014. Un decreto fatto in fretta e furia nelle segrete stanze come è solita fare la politica per una porcata di fine legislatura"

 

ussignur... faccio il bibliotecario e non il commercialista, ma i castelletti e il factoring lo so che cosa sono. E poi qualcuno parla male di Fassina :-)