E' abbastanza scoraggiante seguire i dibattiti sull'evasione fiscale perché quasi invariabilmente la discussione finisce per centrarsi sugli aspetti morali (tipo: chi evade è un ladro, no è lo stato che è un ladro se chiede troppo etc.). Vorrei dare il mio piccolo contributo a un dibattito che s'incentri più su gli aspetti più propriamente economici del problema, e vorrei farlo cercando di ricordare alcune cose che dovrebbero essere scontate ma che paiono proprio non esserlo.
Punto 1. Evasione fiscale e manovre congiunturali. Sia la manovra presentata dal governo sia la contromanovra presentata dall'IdV presentano la ''lotta all'evasione'' come un modo per intervenire su un deficit di bilancio che ha principalmente cause cicliche. Questo, semplicemente, non ha senso. La lotta all'evasione va fatta comunque, e in particolare andrebbe fatta anche se il bilancio dello stato fosse in superavit. Va fatta per la stessa ragione per cui si danno le multe a chi passa con il rosso, perché le leggi vanno rispettate. Pensare di inasprire o alleggerire la lotta all'evasione a seconda delle esigenze di bilancio è profondamente sbagliato. Quello che che si fa a seconda delle esigenze di bilancio è aumentare o ridurre le tasse. Ma una volta decise, le tasse vanno pagate.
Esiste un trade-off quando si decide il livello adeguato di repressione dell'evasione fiscale, ma è un trade-off che non ha nulla a che vedere con la congiuntura. Il trade-off è in verità simile a quello che esiste in tanti altri ambiti in cui lo sforzo per un rispetto puntuale della legge rischia di violare il diritto alla privacy. Ossia, la domanda a cui dobbiamo rispondere come società è: quanto siamo disposti a tollerare che lo stato sia invasivo e possa intervenire nelle nostre faccende personali per garantire il rispetto delle leggi? Vale per le tasse e vale per il rispetto del codice della strada. A un estremo abbiamo lo stato di polizia tributaria, in cui ogni transazione economica deve essere giustificata di fronte alle autorità e i poteri di ispezione dello stato sono massimi. All'altro estremo abbiamo una situazione in cui il diritto alla privacy viene inteso in senso ampio e come conseguenza diventa molto difficile far rispettare le leggi, a cominciare da quelle fiscali. La soluzione che preferiamo come società va ricercata in questo intervallo. Individui differenti avranno preferenze differenti, ed è compito della politica trovare una sintesi. Però i fattori che entrano nel determinare la soluzione non hanno nulla a che fare con la congiuntura. Hanno a che fare invece in come soppesiamo da un lato le nostre libertà civili (prima ancora che economiche) e dall'altro il principio di uguaglianza di fronte alla legge, che è il principio che viene infranto quando si permette ad alcuni di evadere e ad altri no.
Punto 2. Aumentare la repressione dell'evasione fa aumentare la pressione fiscale. Come detto prima, il livello a cui si decide di reprimere l'evasione fiscale dovrebbe essere determinato da fattori che nulla hanno a che vedere con la congiuntura economica. Ma questa non è la pratica abituale, per cui di fatto i nostri politici variano (o dicono di voler variare) il livello di lotta all'evasione a seconda delle contingenze. E' pratica abituale distinguere tra incremento delle entrate derivante dall'evasione fiscale e incremento delle entrate derivante da aumenti delle imposte. Per esempio, il governo afferma che ''non mette le mani nelle tasche degli italiani'' ma allo stesso tempo annuncia un incremento delle entrate come conseguenza dei provvedimenti antievasione. Questo tipo di atteggiamento trova giustificazione, credo, nell'idea che siccome i soldi evasi sono ''comunque dovuti'', stanare gli evasori è equivalente semplicemente a riprendere il maltolto che gli evasori devono alla comunità.
Non mi interessa e comunque non ho la competenza per discutere la valenza morale di questo argomento. Da economista però mi preme dire due cose. La prima è che, dovuto o meno, un aumento delle tasse è un aumento delle tasse. Se impongo, per dire, agli italiani di versare 5 miliardi in più all'erario in virtù di maggiore lotta all'evasione questo ha effetti simili sulla domanda aggregata e sull'incentivo a produrre reddito di un aumento delle imposte per 5 miliardi mediante incremento delle aliquote. La lotta all'evasione andrebbe sempre e comunque fatta mantenendo la pressione fiscale costante, ossia restituendo ai contribuenti un euro in aliquote più basse per ogni euro recuperato per evasione fiscale. La seconda è che l'affermazione che ''non si mettono le mani in tasca agli italiani'' solo perché non si toccano le aliquote è una foglia di fico abbastanza ridicola. Uno dei più spettacolari aumenti della pressione fiscale nella storia italiana è avvenuto negli anni '80 ed è stato in gran parte ottenuto senza alcun intervento formale sulle aliquote. Semplicemente, si è lasciato che l'inflazione spingesse i redditi nominali negli scaglioni di reddito colpiti da aliquote più alte. Il sistema fiscale ha molte componenti e ci sono tanti modi di mettere le mani in tasca ai cittadini. Limitarsi a guardare alle aliquote formali è abbastanza privo di senso.
Punto 3. Le imposte si traslano. Il termine ''traslazione dell'imposta'' viene usato dagli economisti per indicare il fatto una imposta tende a cambiare i prezzi di equilibrio, per cui alla fine viene pagata in parte dai produttori e in parte dai consumatori, secondo proporzioni che dipendono dalle elasticità di domanda e offerta. Se tutto questo vi appare incomprensibile, pensate al semplice caso dell'idraulico che dopo avervi aggiustato il lavandino vi dice ''100 euro senza fattura, 130 con la fattura''. In un mondo in cui l'evasione fiscale non viene repressa, l'idralulico non paga le tasse e il prezzo di equilibrio del suo servizio è 100. Se, all'improvviso, lo stato diventasse bravissimo nel reprimere l'evasione e riuscisse a constringere l'idraulico a fatturare ogni suo servizio cosa accadrebbe? Semplicemente, l'opzione ''100 senza fattura'' sparirebbe. Il ché significa che sicuramente l'idraulico pagherà le tasse, ma anche che voi pagherete i suoi servizi 130 euro al posto di 100. Questa è la traslazione dell'imposta, ossia il fenomeno per cui una tassa che colpisce, diciamo, il produttore finisce per essere pagata (in parte almeno) dai consumatori.
La traslazione si verifica, in misura maggiore e minore, per tutte le imposte e non è legata in modo particolare all'evasione fiscale. Nemmeno è un buon argomento per dire che la lotta all'evasione fiscale non va fatta; certo che va fatta. L'osservazione che qui preme fare però è che l'idea che la lotta all'evasione abbia effetto solo sugli evasori è purtroppo illusoria. Come qualunque altro aumento delle tasse, il costo finirà per essere pagato un po' da tutti quelli che acquistano beni e servizi da chi evade. Alcune imprese marginali, non in grado di sopravvivere se devono pagare le tasse, chiuderanno. Altre imprese comunque vedranno aumentare i loro costi. Il risultato non può che essere uno slittamento verso sinistra della curva di offerta, con conseguente aumento dei prezzi.Se volete, questo è un altro modo di vedere il punto precedente. Se partiamo da un dato livello di repressione dell'evasione e intensifichiamo tale repressione, il risultato è simile a un aumento delle tasse.
Per i puristi dell'economia, ammetto che qua sto commettendo il peccanto di ragionare in termini di equilibrio parziale, mentre un aumento generalizzato delle imposte andrebbe analizzato in termini di equilibrio generale. Ma anche così è veramente difficile pensare che l'argomento di base cambi granchè. L'argomento di base è che gli aumenti delle imposte percolano in tutti i settori che intrattengono transazioni commerciali con i settori colpiti, per cui finiscono per essere pagati un po' da tutti.
Conclusione. Sarebbe bene che dell'evasione fiscale venisse completamente tolto dal dibattito sui provvedimenti congiunturali. E' un tema di buona amministrazione, non di politica fiscale.
Riguardo alla traslazione, una cosa non mi è chiara: con un sistema di tassazione che usa gli studi di settore, l'aliquota marginale non dovrebbe essere zero? Come mai allora esiste l'opzione 100 senza fattura? Se qualche commercialista o competente può chiarire mi fa un favore.
Gli studi di settore stabiliscono un reddito teorico minimo sulla base di alcuni parametri. Se il contribuente dichiara un reddito imponibile inferiore a tale reddito teorico, deve essere in grado di dimostrare il motivo di tale gap negativo, ovvero a favore dell'erario sussiste per legge una sorta di inversione dell'onere della prova. Quindi, il contribuente dovrà ad esempio spiegare che il minor reddito è dovuto alla congiuntura economica negativa che ha influito sul suo fatturato, o inventarsi qualche altra storia più o meno supportabile documentalmente. In questo caso l'accertamento è automatico.
Qualora il contribuente dichiari un reddito imponibile pari o superiore a quello teorico ottenuto applicando gli studi di settore, l'Agenzia Entrate può comunque eseguire le normali procedure di accertamento, stavolta però l'onere della prova è a carico dell'Agenzia, che potrebbe scoprire transazioni non fatturate o altre irregolarità, ed applicarvi di conseguenza la procedura di recupero dell''imposta e le sanzioni.
Quindi, credo, l'aliquota marginale può essere considerata nulla sino al raggiungimento di un fatturato pari alla soglia minima. Al superamento del fatturato corrispondente al reddito teorico minimo, l'aliquota marginale è la stessa che si avrebbe senza studi di settore. L'idraulico dell'esempio, avrà convenienza a fatturare regolarmente a 130 sino al raggiungimento della soglia (magari ai clienti con p.iva), e poi a fatturare in nero a 100 quanto più gli riesce. Oppure (pratica comune), fattura tutti i lavori, ma indicando in fattura un importo inferiore, stimato in modo da riuscire a fine anno a dichiarare almeno la soglia minima.
Da sentito dire tra amici funziona più o meno cosi per gli artigiani:
Per le aziende e per i lavori di costruzione della prima casa si tende a fatturare
Per i privati 100 senza, 130 con.
Lo fanno tutti e gli studi di settore nascono già con il peccato originale incorporato.
IMHO