Tre cose ovvie sull'evasione fiscale

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Anche se sono ovvie mi pare opportuno dirle perché le vedo completamente assenti dal dibattito. Le tre cose sono: 1) la lotta all'evasione non si fa per colmare buchi di bilancio, si fa perché le leggi vanno rispettate; 2) se a un certo punto lo stato diventa più bravo a reprimere l'evasione e aumenta il gettito, questo ha gli stessi effetti di un aumento delle tasse; 3) esiste una cosa che si chiama ''traslazione dell'imposta'' per cui chi paga alla fine le tasse non è così chiaro.

E' abbastanza scoraggiante seguire i dibattiti sull'evasione fiscale perché quasi invariabilmente la discussione finisce per centrarsi sugli aspetti morali (tipo: chi evade è un ladro, no è lo stato che è un ladro se chiede troppo etc.). Vorrei dare il mio piccolo contributo a un dibattito che s'incentri più su gli aspetti più propriamente economici del problema, e vorrei farlo cercando di ricordare alcune cose che dovrebbero essere scontate ma che paiono proprio non esserlo.

Punto 1. Evasione fiscale e manovre congiunturali. Sia la manovra presentata dal governo sia la contromanovra presentata dall'IdV presentano la ''lotta all'evasione'' come un modo per intervenire su un deficit di bilancio che ha principalmente cause cicliche. Questo, semplicemente, non ha senso. La lotta all'evasione va fatta comunque, e in particolare andrebbe fatta anche se il bilancio dello stato fosse in superavit. Va fatta per la stessa ragione per cui si danno le multe a chi passa con il rosso, perché le leggi vanno rispettate. Pensare di inasprire o alleggerire la lotta all'evasione a seconda delle esigenze di bilancio è profondamente sbagliato. Quello che che si fa a seconda delle esigenze di bilancio è aumentare o ridurre le tasse. Ma una volta decise, le tasse vanno pagate.

Esiste un trade-off quando si decide il livello adeguato di repressione dell'evasione fiscale, ma è un trade-off che non ha nulla a che vedere con la congiuntura. Il trade-off è in verità simile a quello che esiste in tanti altri ambiti in cui lo sforzo per un rispetto puntuale della legge rischia di violare il diritto alla privacy. Ossia, la domanda a cui dobbiamo rispondere come società è: quanto siamo disposti a tollerare che lo stato sia invasivo e possa intervenire nelle nostre faccende personali per garantire il rispetto delle leggi? Vale per le tasse e vale per il rispetto del codice della strada. A un estremo abbiamo lo stato di polizia tributaria, in cui ogni transazione economica deve essere giustificata di fronte alle autorità e i poteri di ispezione dello stato sono massimi. All'altro estremo abbiamo una situazione in cui il diritto alla privacy viene inteso in senso ampio e come conseguenza diventa molto difficile far rispettare le leggi, a cominciare da quelle fiscali. La soluzione che preferiamo come società va ricercata in questo intervallo. Individui differenti avranno preferenze differenti, ed è compito della politica trovare una sintesi. Però i fattori che entrano nel determinare la soluzione non hanno nulla a che fare con la congiuntura. Hanno a che fare invece in come soppesiamo da un lato le nostre libertà civili (prima ancora che economiche) e dall'altro il principio di uguaglianza di fronte alla legge, che è il principio che viene infranto quando si permette ad alcuni di evadere e ad altri no.

Punto 2. Aumentare la repressione dell'evasione fa aumentare la pressione fiscale. Come detto prima, il livello a cui si decide di reprimere l'evasione fiscale dovrebbe essere determinato da fattori che nulla hanno a che vedere con la congiuntura economica. Ma questa non è la pratica abituale, per cui di fatto i nostri politici variano (o dicono di voler variare) il livello di lotta all'evasione a seconda delle contingenze. E' pratica abituale distinguere tra incremento delle entrate derivante dall'evasione fiscale e incremento delle entrate derivante da aumenti delle imposte. Per esempio, il governo afferma che ''non mette le mani nelle tasche degli italiani'' ma allo stesso tempo annuncia un incremento delle entrate come conseguenza dei provvedimenti antievasione. Questo tipo di atteggiamento trova giustificazione, credo, nell'idea che siccome i soldi evasi sono ''comunque dovuti'', stanare gli evasori è equivalente semplicemente a riprendere il maltolto che gli evasori devono alla comunità.

Non mi interessa e comunque non ho la competenza per discutere la valenza morale di questo argomento. Da economista però mi preme dire due cose. La prima è che, dovuto o meno, un aumento delle tasse è un aumento delle tasse. Se impongo, per dire, agli italiani di versare 5 miliardi in più all'erario in virtù di maggiore lotta all'evasione questo ha effetti simili sulla domanda aggregata e sull'incentivo a produrre reddito di un aumento delle imposte per 5 miliardi mediante incremento delle aliquote. La lotta all'evasione andrebbe sempre e comunque fatta mantenendo la pressione fiscale costante, ossia restituendo ai contribuenti un euro in aliquote più basse per ogni euro recuperato per evasione fiscale. La seconda è che l'affermazione che ''non si mettono le mani in tasca agli italiani'' solo perché non si toccano le aliquote è una foglia di fico abbastanza ridicola. Uno dei più spettacolari aumenti della pressione fiscale nella storia italiana è avvenuto negli anni '80 ed è stato in gran parte ottenuto senza alcun intervento formale sulle aliquote. Semplicemente, si è lasciato che l'inflazione spingesse i redditi nominali negli scaglioni di reddito colpiti da aliquote più alte. Il sistema fiscale ha molte componenti e ci sono tanti modi di mettere le mani in tasca ai cittadini. Limitarsi a guardare alle aliquote formali è abbastanza privo di senso.

Punto 3. Le imposte si traslano. Il termine ''traslazione dell'imposta'' viene usato dagli economisti per indicare il fatto una imposta tende a cambiare i prezzi di equilibrio, per cui alla fine viene pagata in parte dai produttori e in parte dai consumatori, secondo proporzioni che dipendono dalle elasticità di domanda e offerta. Se tutto questo vi appare incomprensibile, pensate al semplice caso dell'idraulico che dopo avervi aggiustato il lavandino vi dice ''100 euro senza fattura, 130 con la fattura''. In un mondo in cui l'evasione fiscale non viene repressa, l'idralulico non paga le tasse e il prezzo di equilibrio del suo servizio è 100. Se, all'improvviso, lo stato diventasse bravissimo nel reprimere l'evasione e riuscisse a constringere l'idraulico a fatturare ogni suo servizio cosa accadrebbe? Semplicemente, l'opzione ''100 senza fattura'' sparirebbe. Il ché significa che sicuramente l'idraulico pagherà le tasse, ma anche che voi pagherete i suoi servizi 130 euro al posto di 100. Questa è la traslazione dell'imposta, ossia il fenomeno per cui una tassa che colpisce, diciamo, il produttore finisce per essere pagata (in parte almeno) dai consumatori.

La traslazione si verifica, in misura maggiore e minore, per tutte le imposte e non è legata in modo particolare all'evasione fiscale. Nemmeno è un buon argomento per dire che la lotta all'evasione fiscale non va fatta; certo che va fatta. L'osservazione che qui preme fare però è che l'idea che la lotta all'evasione abbia effetto solo sugli evasori è purtroppo illusoria. Come qualunque altro aumento delle tasse, il costo finirà per essere pagato un po' da tutti quelli che acquistano beni e servizi da chi evade. Alcune imprese marginali, non in grado di sopravvivere se devono pagare le tasse, chiuderanno. Altre imprese comunque vedranno aumentare i loro costi. Il risultato non può che essere uno slittamento verso sinistra della curva di offerta, con conseguente aumento dei prezzi.Se volete, questo è un altro modo di vedere il punto precedente. Se partiamo da un dato livello di repressione dell'evasione e intensifichiamo tale repressione, il risultato è simile a un aumento delle tasse.

Per i puristi dell'economia, ammetto che qua sto commettendo il peccanto di ragionare in termini di equilibrio parziale, mentre un aumento generalizzato delle imposte andrebbe analizzato in termini di equilibrio generale. Ma anche così è veramente difficile pensare che l'argomento di base cambi granchè. L'argomento di base è che gli aumenti delle imposte percolano in tutti i settori che intrattengono transazioni commerciali con i settori colpiti, per cui finiscono per essere pagati un po' da tutti.

Conclusione. Sarebbe bene che dell'evasione fiscale venisse completamente tolto dal dibattito sui provvedimenti congiunturali. E' un tema di buona amministrazione, non di politica fiscale.

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Commenti

Ci sono 130 commenti

Riguardo alla traslazione, una cosa non mi è chiara: con un sistema di tassazione che usa gli studi di settore, l'aliquota marginale non dovrebbe essere zero? Come mai allora esiste l'opzione 100 senza fattura? Se qualche commercialista o competente può chiarire mi fa un favore. 

Gli studi di settore stabiliscono un reddito teorico minimo sulla base di alcuni parametri. Se il contribuente dichiara un reddito imponibile inferiore a tale reddito teorico, deve essere in grado di dimostrare il motivo di tale gap negativo, ovvero a favore dell'erario sussiste per legge una sorta di inversione dell'onere della prova. Quindi, il contribuente dovrà ad esempio spiegare che il minor reddito è dovuto alla congiuntura economica negativa che ha influito sul suo fatturato, o inventarsi qualche altra storia più o meno supportabile documentalmente. In questo caso l'accertamento è automatico.

Qualora il contribuente dichiari un reddito imponibile pari o superiore a quello teorico ottenuto applicando gli studi di settore, l'Agenzia Entrate può comunque eseguire le normali procedure di accertamento, stavolta però l'onere della prova è a carico dell'Agenzia, che potrebbe scoprire transazioni non fatturate o altre irregolarità, ed applicarvi di conseguenza la procedura di recupero dell''imposta e le sanzioni.

Quindi, credo, l'aliquota marginale può essere considerata nulla sino al raggiungimento di un fatturato pari alla soglia minima. Al superamento del fatturato corrispondente al reddito teorico minimo, l'aliquota marginale è la stessa che si avrebbe senza studi di settore. L'idraulico dell'esempio, avrà convenienza a fatturare regolarmente a 130 sino al raggiungimento della soglia (magari ai clienti con p.iva), e poi a fatturare in nero a 100 quanto più gli riesce. Oppure (pratica comune), fattura tutti i lavori, ma indicando in fattura un importo inferiore, stimato in modo da riuscire a fine anno a dichiarare almeno la soglia minima.

 

Da sentito dire tra amici funziona più o meno cosi per gli artigiani:
Per le aziende e per i lavori di costruzione della prima casa si tende a fatturare
Per i privati 100 senza, 130 con.
Lo fanno tutti e gli studi di settore nascono già con il peccato originale incorporato.

IMHO 

Questo argomento generale l'hai usato anche a Trento e sinceramente non l'avevo capito, anche perché lì il punto della translazione del costo non l'avevi precisato come hai fatto sopra.

In effetti l'equivoco è quello che dici tu, e io non è che lo vedessi davvero bene. Il ragionamento di base è che siccome le tasse recuperate con la lotta all'evasione sono comunque dovute allo stato ALLORA recuperarle non costituisce un inasprimento della pressione fiscale, perché è solo maltolto recuperato. Quello che si trascura sono gli appunto gli effetti del recupero dell'evasione che si fanno finta di ignorare (modello superfisso :) )

Le mie domande sono:

a) E' vero che non esiste un modello econometrico che permetta di stimare quanto si potrà incassare con la cosiddetta lotta all'evasione? Queste parole le scrisse Alesina sul Sole nel discutere una manovra di centro-sinistra.

b) Tendenzialmente si assume che il livello di evasione fiscale italiana sia l'effetto della mancanza di moralità pubblica, poca serietà delle agenzie del fisco nel recuperare crediti evasi e così via, mancanza di uno stato storicamente credibile nella spesa ecc ecc. Ma è così? O meglio, è solo così? La domanda magari è ingenua: ma esistono studi che propongano una relazione tra livello della tassazione e livello dell'evasione? Dopo quale livello di tassazione è frequente attendersi elevati livelli di evasione fiscale? La cosa cambia da paese a paese?

c) Il volume dell'evasione fiscale può essere interpretato come un "segno di ricchezza nascosta"? Anche questa magari è una domanda naive, ma spesso mi capita di sentire da amici e parenti (brave persone per carità, ma come me non sono delle cime in economia) che l'evasione fiscale è un segno della ricchezza diffusa che non è catturata dalle misurazione ufficiali...è che dunque il benessere economico degli italiani è maggiore di quello stimato ufficialmente. Tutte cazzate?

d) Ma non c'è una via non penale alla risoluzione del problema? Voglio dire l'evasione è sempre affrontata, nei lidi nostrani, con l'idea che ci voglia più carcere per tutti. In realtà se l'evasione è ai livelli in cui si trova non mi pare credibile minacciare galera e basta. Dunque cosa si può fare? La tua proposta di una riduzione delle aliquote per ogni euro recuperato sembra una cosa complicata per dire: abbassiamo le tasse. Non conviene farlo direttamente? O c'è un problema di giustizia o credibilità dello stato che vuoi preservare? Come dire: PRIMA lo stato ti becca e ti fa rendere i soldi, e POI, ma solo dopo, te li restituisce sotto forma di aliquote più basse. Sbaglio?

M'e' capitato di leggere una barzelletta:

In Germania tutto quello che non è esplicitamente permesso dalla legge è proibito.
In Francia tutto è permesso tranne ciò che è espressamente proibito.
In Russia tutto è proibito, compreso quel che è permesso.
E in Italia per la legge tutto è permesso, specialmente ciò che è proibito.

Secondo me c'e' un fondo di verita'... Opinione personale, ma secondo me esiste un problema comportamentale che deriva dalla scarsa (o non) applicazione delle leggi, o, perlomeno, dalla sensazione che queste non vengano applicate, o che, prima o poi arrivino i "condoni". Parlo della massa.

Non so se voi di nFA avete idea dei comportamenti al volante degli italiani: limiti di velocita' quasi mai rispettati, in citta' si passa con il rosso, etc... Per me questo e' uno specchio anche per cio' che riguarda l'evasione fiscale.

Avete mai guidato in Svizzera o Germania? Tutti, in genere, sono molto rispettosi delle regole. Avete mai visto gli svizzeri o i tedeschi guidare in Italia? Non tutti, ma molti si adeguano: 170 in autostrada, in citta' forse un po' piu' rispettosi degli italiani.

Avete mai visto guidare gli italiani in svizzera o germania? Decisamente molto piu' rispettosi delle leggi.

In germania ci sono telecamere ai semafori. Non si scappa. I controlli sono maggiori, e v'e' la certezza di beccarsi una bella multa se si sgarra. Niente ricorsi, niente discorsi, si paga, punto. (C'e' da dire che da noi a volte i comuni vanno "a caccia" di risorse finanziarie in questo modo, e non semplicemente perche' si deve far rispettare la legge). Solo nell'ultimo anno (parlo di Torino) ho visto le telecamere ai semafori. Immagino che a Napoli le smonterebbero e se le porterebbero via....

Probabilmente ho scritto delle banalita', ma a volte e' utile ricordarle....

P.S.: variante della barzelletta:

Qual è la differenza tra il diritto in America, in Germania, in Russia ed in Italia?
In America tutto ciò che non è proibito per legge è permesso.
In Germania tutto ciò che non è permesso per legge è proibito.
In Russia tutto è proibito, anche se permesso per legge.
In Italia tutto è permesso, anche se proibito per legge. 

 

 

Il volume dell'evasione fiscale può essere interpretato come un "segno di ricchezza nascosta"?

 

anche io sono un ignorante di economia, ma se capisco bene la tua domanda e il modo in cui il PIL è calcolato, allora la risposta dovrebbe essere che, a livello aggregato, quella ricchezza è tutto fuorché nascosta, in quanto finisce nei consumi degli evasori (mega SUV, ville con piscina ecc.). O no?

Amo nfA tra i vari motivi perchè è l'unico posto dove si scrivono queste cose!

Trovo incredibile come i 3 punti esposti, pur essendo incredibilmente ovvi (se ci arrivo io che economista non sono) siano completamente assenti dal dibattito.

Per meglio dire: "lo troverei incredibile" non fosse chiaro che dell'evasione fiscale è sempre fregato poco a tutta la classe dirigente ed è solo usata come scusa per giustificare buchi di bilancio e manovre impopolari.

In particolare, sui media nazionali, passa spesso il messaggio che il deficit statale sia causato dall'evasione fiscale quando invece è causato solo dalla cattiva amministrazione. Fino a prova contraria si manda "avanti la baracca" con i soldi che si hanno in cassa non con quelli che si sarebbero potuti avere (o sbaglio?).

 

Buongiorno

Concordo in pieno sull'articolo. Proporrei anche di aggiungere altri due punti, cosa ne pensate?

4) L'evasione fiscale e' distorsiva della concorrenza, infatti equivale ad un aiuto di Stato in forma di sgravio alle imprese che riescono ad evadere. Se fosse equamente distribuita tra tutti i produttori, non ci sarebbe problema, ma ovviamente non e' cosi'.

5) L'evasione aumenta l'incertezza del rendimento degl'investimenti. In questo, ha degli effetti simili alla corruzione. Se investo in Italia non so esattamente quanto dovro' pagare di tasse: tanto (se non riesco ad evadere) o poco (se ci riesco). Se in valore atteso pago come come, chesso', in Germania, dato che sono avverso al rischio vado a Francoforte.


 

Sui due punti di Faust, sono d'accordo col primo ma perplesso sul secondo.
Se investo in Italia so esattamente quando devo pagare di imposte (un imprenditore si informa, prima) ma eventualmente posso avere un po' di indeterminazione per i continui cambiamenti del governo, per una certa scarsità di informazione (tanto che anni fa la stessa GdF seguiva corsi privati per tenersi aggiornata con la continua produzione di normativa tributaria) ed incertezza sui rapporti con altri imprenditori (fornitori, sub appalti) che propongono affari in nero. 

Francesco

 

 

 

 

Se impongo, per dire, agli italiani di versare 5 miliardi in più all'erario in virtù di maggiore lotta all'evasione questo ha effetti simili sulla domanda aggregata e sull'incentivo a produrre reddito di un aumento delle imposte per 5 miliardi mediante incremento delle aliquote.

 

questo punto non mi è chiaro. La categoria "italiani" è troppo generica. Se divido gli italiani in "abituati a pagare le tasse" e "abituati ad evadere le tasse" (è una distizione troppo manichea?) per quale ragione un aumento di 5 miliardi di imposte dovute a recupero dell'evasione dovrebbe incidere sull'incentivo a produrre reddito di chi le imposte le paga regolarmente? Secondo me non inciderà affatto, o al limite, anche se non è una motivazione razionale, dovrebbe spronare gli onesti a non arrendersi perché finalmente anche gli altri (i disonesti che fanno concorrenza) le pagano.

In aggregato è la stessa cosa, chiaramente le persone colpite sono diverse

Condivido in pieno l'articolo.

Vorrei aggiungere alcuni considerazioni conseguenti :

La traslazione è certa tanto più l'evasione è generalizzata.

Se in un settore evadesse una parte non significativa l'aumento dei prezzi degli evasori / traslatori avrebbe come effetto di metterli fuori mercato;lo stato incasserebbe più di quanto precedentemente evaso perchè tutto il rerddito aggiuntivo realizzato dagli operatori fiscalmente fedeli sarebbe tassato con l'aliquota marginale.

L'evasore oltre alle tasse vere e proprie evade ahimè rette di asilo nido , tasse universitarie , ticket sanitari e tutte le agevolazioni legate al reddito ( mutui agevolati , borse di studio , contributi a fondo perduto ).

Se ogni euro recuperato fosse restituito ai contribuenti la traslazione sarebbe almeno parzialmente compensata dallo sgravio fiscale.

Per valutare l'effetto depressivo bisognerebbe conoscere quanto dell'evasione viene investita all'estero o usata per l'acquisto di beni e servizi importati.

Usare la lotta all'evasione in periodi di magra fa il paio con tagliare le spese inutili : se una spesa è inutile va tagliata sempre.

A questo proposito in periodi di crisi molti si stupiscono che la disoccupazione aumenti più di quanto non ci si aspetti dal calo della produzione e che alla ripresa della produzione la disoccupazione non cali altrettanto.

Ciò è dovuto al fatto che in tempi di vacche grasse le imprese tollerano posizioni non necessarie e non produttive che durante la crisi vengono tagliate e ci vogliono anni di boom perchè posizioni analoghe vengano ricreate.

A volte le cose ovvie sono estremamente opportune.

Alla luce degli argomenti esposti nell'articolo, come si deve valutare lo scudo fiscale?

Gli studi di settore, fatti bene, sono una buona idea, niente di assurdo. Se non funzionano è perché in Italia, molto probabilmente, una cattiva amministrazione del ministero delle finanze compie uno o più dei seguenti errori:

- li fa troppo aggregati e quindi incapaci di cogliere le variazioni di reddito potenziale per aree, gruppi di età, nicchie di specializzazione;

- non utilizzano dati sul consumo per calibrare il reddito implicato;

- non randomizzano nelle ispezioni;

- rendono pubbliche le soglie di riferimento.

Negli USA l'IRS usa criteri e metodi analoghi a quelli degli studi di settore e funzionano benissimo.

Parlo per esperienza (quasi) diretta, credetemi. Uno degli strumenti chiave è proprio la misurazione attenta dei livelli di consumo.

In Italia fanno TUTTI gli errori ipotizzati

Michele  tu non stai parlando di studi di settore, ma di efficient monitoring. Quello che li caratterizza e' proprio la pubblicita' delle soglie. 

Apprezzo molto l'articolo e poi il dibattito che ne è seguito. Meno ideologia e più contenuti.

Propongo di considerare un altro paio di cose ovvie che hanno a che fare con la propagazione dell'evasione:

A) Se in una transazione commerciale (facciamo l'esempio della prestazione venduta da un idraulico a un consumatore) c'è una evasione, allora è altamente probabile (certo?!) che altre evasioni si propaghino nella catena del valore che ha consentito la cessione del bene / servizio. Mi spiego con un esempio: se l'idraulico - imprenditore vende una prestazione in "nero", egli stesso dovrà probabilmente avvalersi di manodopera e/o collaboratori autonomi con partita IVA pagati (almeno per una parte) in "nero". Questo per restare congruo e coerente tra i costi della produzione, i ricavi incassati ed il reddito dichiarato. In analogia la cosa si può estendere anche ai fornitori qualora l'acquisto di un determinato materiale (ad esempio rubinetti) possa portare all'induzione di un certo ammontare di prestazioni effettuate. 

B) Il risparmio generato da redditi evasi per cessioni di prestazioni/servizi, deve trovare (almeno in gran parte) collocazione in investimenti che consentano la gestione del "nero". Più di tanto non posso tenere sotto il materasso, più di tanto non posso mettere in banca (i movimenti sono tracciati). Cosa mi resta da fare? Posso investire in un settore che si presti per collocare la parte residua di risparmio generato in "nero". Il settore che conosco / mi viene in mente è quello immobiliare. Anche così si genera la propagazione dell'evasione. Il reddito generato da attività di cessione di beni e servizi che è stato evaso entro i confini nazionali e che è stato risparmiato, genera a sua volta altra evasione.

Un commento: tra le varie distorsioni, quindi, l’evasione conduce anche ad una distorta allocazione delle risorse (investo dove è possibile far sparire il “nero”) e contribuisce ad una conseguente distorsione dei prezzi di alcuni asset (gli immobili). Che questo possa spiegare in parte la bolla immobiliare in Italia?

Sul punto A concordo; sul punto B un po' meno.

Distorsione nell'allocazione delle risorse? Sì, probabile. Ma perchè

 

deve trovare (almeno in gran parte) collocazione in investimenti che consentano la gestione del "nero".

 

? Sono un idraulico e non rilascio fattura? Quello che guadagno in più in nero mi consente di acquistare l'auto e altri beni. Tanto il redditometro non funziona e posso andare in giro con la Porshe dichiarando 10mila euro di reddito annuo. Cosa ho da nascondere?

Salve,  vi seguo da un po', non sono una economista, nemmeno un po', ma trovo assai interessante leggervi se e quando posso, purtroppo ho l'impressione che, in via di massima, molti qui facciano un errore gravissimo, che è poi comune ai nostri simil-politici: si ragiona sulla carta.

Per esempio, gli studi di settore: non ho la capacità di sapere se sono stati studiati bene o solo per fare cassa e farla selettivamente, come sospetto. So che nel mio piccolo, appena uscirono per la mia attività furono una mazzata, quella finale, chiusi il mio negozio di antiquariato , rovinato letteralmente da un insieme troppo  numeroso di fattori: mafia locale, malversazioni varie di vari soggetti istituzionali + Dini , con le sue leggi cretine ( e non scherzo, ha rovinato la economia residua, ragionando , ammesso che ne sia capace, appunto sulla carta e lasciando che gli uffici   scrivessero apparentemente con i piedi le leggi . Dico apparentemente perchè   in realtà le nostre leggi sono, e non solo quelle di Dini, pensate da simil-politici e scritte poi da chi deve  , dai tecnici immagino,  vengono manipolate in modo da lasciare aperto a chi di dovere ogni spazio per evadere "legalmente" , di modo che il carico vada dove deve, non importa se grande o piccolo,  conta o il tipo di attività, o la dimensione che si vuol favorire, o il  taghet cui si rivolge che magari fa gola a chi può, il tutto secondo  parametri scelti e studiati  con cura, non certo per il bene de Paese, ma per il bene di pochi. Ecco quindi l'importanza che si da ai tecnici,  rovina del paese Italia, tecnici prezzolatissimi, (scusate, mi sembra di capire che molti di voi sono dei tecnici , ), spesso figli di...  e spessisimo gran teste di... , ma anche quasi sempre bravissimi a fare precisamente quello che gli si chiede.

Sto divagando,  e spero che nessuno di voi, che non conosco, si  senta tirato in causa, così non è.

Insomma, nessuno inquesto infelice paese  si è preoccupato in realtà delle mafie locali incignate nel tessuto comunale, regionale, nella asl, nel sindacato.

Nel  mio Paese sulla costa laziale è persino difficile seppellire i morti: c'è il posto e lo si nega.. tangente in arrivo, e va  a funzionari che non si riesce a mandare via.. te li riporta dentro il Tar.  con grande affanno degli impiegati onesti.

Quelli che stracomandano , su qualunque sindaco ovviamente, è gente che arriva a pretender di saltare la fila alla cassa del supermercato, e questo  per me da la misura della protervia degli uni e della sudditanza vile degli altri. Io ho preferito chiudere  ed ho fatto bene: stanno portando alla rovina un sacco di  attività, ma  stanno arricchendo  personaggi noti e no, insomma, questo per dire che  quello che funziona a tavolino, scisso dalla realtà, quando viene applicato fa più rovina che bene. Non so come se ne esce, ma  non certo con le belle teorie.

In breve a me , in una cittadina balneare che  viveva si e no due mesi l'anno, applicavano uno studio di settore per attività di antiquariato  di modo che alla fine io pagavo molto di più di un antiquario -super con  locale della stessa superficie in pieno centro a Roma;  e poi c'erano altre disfunzioni, sempre dovute all'abbandono in cui tengono la PA, libera di fare, disfare, rubare, grassare, pretendere regali in natura dai commercianti, lavori gratis  dagli artigiani.

Ne dico una : A Natale facevano la fila al mio negozio, non comperavano, mi indicavano cosa gli sarebbe piaciuto, ma sa "è roba costosa", io il primo anno non capivo.. poi mi hanno spiegato che dovevo regalare, persino un magistrato mi ha tenuto, tramite interposta persona in bilico con una scrittooio al quale ha fatto  alzare le gambe, ma non lo comperava.. dovevo regalarglielo, non l'ho fatto, ho resistito, diciamo, ma certe cose si pagano care, comunque mi son capitati episodi grotteschi e grossolani, ma credo non sia cambiato nulla.

Ed allora a che serve  seguire Trento,  a che serve  discettare dei sommi sistemi se poi quei sommi sistemi si poggiano su un edificio marcio e verminoso?  Ci si scandalizza per gli episodi  della cricca? Quello è un "sistema" che opera a tutti i livelli e quelli che fanno gli scandalizzati, sono come la gallina che  starnazza di più: è quella che ha fatto l'uovo.

Una soluzione? non certo tecnica, non certo carrozzoni come le autority, non certo politici  che vivono nell'empireo del tutto gratis o quasi, e sappiamo bene che non  conta affatto il colore politico, anzi se debbo dire certe formazioni " virtuose", sono solo abili a nasconder fango sotto il tappeto ed i  loro seguaci conservano la cattiveria di sempre:  con loro la PA diventa più arrogante e pretenziosa, perchè  sa di essere impunita, totalmente impunita. Non se ne esce, forse con tanta benzina ed un cerino, ma è solo un sogno dissennato quello della soluzione finale, ho fatto bene a farmi da parte, ho avuto la fortuna di poterlo fare, ma ancora c'è che prova disappunto perchè ho conservato la proprietà del negozio ( al quale fanno dispetti , il più semplice? lo allagano di notte) Denuciare? Cade nel nulla. Come in molti paesi di Italia, basterebbe fare controlli incrociati: ville, vacanze , barche, terreni  che saranno presto edificabili, incendi su terreni di chi DEVE smettere la sua attività, sviste dell'Enel che manda super bollette, intanto paga e contemporaneamente ti arriva la bolletta pazza  di acqua  e la cartella finta/ pazza e .. molto altro, allora capisci che sei finito:  se ti fermi in tempo salvi il tuo, in ogni caso si perdono posti di lavoro, ma questo noninteressa nessuno, piccole attività, buone da spremere e grassare, altriementi  debbono chiudere. Non so quant a sia la percentuale , ma so che ne conosco molti e ne ho conosciute molte in passato ( ho lavorato in camera di commercio a Roma, in attività collaterale, e ne ho viste e toccate con mano, non racconto chiacchere da mercato, dalle quali per altro qualcuno forse avrebbe pure da imparare per lo meno come  e quanti danni si riescono a fare cone le belle teorie.

Sandro dice bene: i proventi recuperati dai ladri dovrebbero andare a sgravare le aliquote degli onesti,  insomma il sistema dovrebbe muoversi su una "isobata fiscale". Avanzo una piccola proposta di meccanismo, magari non realistica ma che secondo me ha del pregio, di cui mi parlava un amico (naturalmente è declinabile in N varianti e con K migliorie)

1) si promuove il concetto di "trasparenza fiscale" cioè dichiarazione al Fisco di tutta la ricchezza finanziaria disponibile del contribuente, e di tutti i rapporti bancari in essere (es. consenso a che la banca segnali il nominativo del nuovo cliente al fisco, se egli ha optato per il regime di "trasparenza fiscale") 

2) in compenso, per questo diritto di ispezione ed informazione al Fisco, il contribuente (che si presuppone quindi onesto visto che accetta piena disclosure) ottiene uno sconto di aliquota IRPEF per N anni (una riduzione sostanziale, non simbolica)

3) il patrimonio finanziario non dichiarato e poi eventualmente reperito genera sanzioni pesanti qualora non sia compatibile con i redditi dichiarati in passato (facile da calcolare)

4) pubblicazione di un "Albo" in cui vengono indicati i nominativi dei contribuenti dichiaranti (senza indicare gli importi dichiarati, ovviamente)

 

Benefici:

a) incentivo ad optare per il regime di "trasparenza"

b) minore pressione fiscale sui contribuenti trasparenti

c) restrizione dell'ambito su cui concentrare i controlli: i non dichiaranti (sui dichiaranti a quel punto solo controlli random)

d) moralmente equo

e) peer pressure (il notaio Pinco Pallino non è sull'elenco dei "trasparenti"!)

Mi piacerebbe avere commenti, critiche, etc.

 

 

 

 

La proposta mi pare affascinante e sensata, tuttavia credo si basi su 2 presupposti non necessariamente realistici 

1-L'evasione (o presunta tale) percepita come vergogna sociale=> in tanti scelgono la trasparenza per timore del giudizio altrui (lettera e)

2-Il sistema realizza un meccanismo di punizione dell'evasore è più forte della tentazione di evadere

Il punto 1 penso che funzioni in un paese con una morale pubblica diversa da quella Italiana. Inoltre immagino che quanti  non aderiscono alla disclosure, potrebbero usare la foglia di fico della privacy e che i media che invece di sottolineare le "vistose assenze" guarderebbero altrove.

Il punto 2 credo che in ogni caso dipenda dall'efficacia dei controlli anti-evasione: finché la probabilità di essere presi è bassa (e quella di pagare veramente, dopo che ti hanno beccato, ancora minore) il beneficio dall'evasione sarà sempre superiore a qualsiasi sconto si possa riconoscere a chi sceglie la disclosure. 

Io avevo in testa un'idea simile, ma semplificata: la metto in commento a parte per non "confondere" il dibattito sulla tua proposta.

PS non mi sono dimenticato del discorso che abbiamo avviato via email. Ti faccio sapere qualcosa appena riesco.

Credo che l'evasore medio intesterebbe alla moglie cio che vuol far girare in nero.Eccetto i conti offshore, per quelli non ha bisogno di prestanome.

 

Mi piacerebbe avere commenti, critiche, etc.

 

Ma allora basta fare come in CH e mi pare un US, dove il capitale della persona (mobile o immobile) è tassato e questo gettito va naturalmente (a livello aggregato) a diminuire il gettito della tassazione sul reddito. Ok, in Italia la proposta sarebbe da comunisti, ma è la realtà in paesi capitalisti come la svizzera, la francia, gli stati uniti (non ho un elenco completo ma immaginio che essendo la tassazione dei capitali una delle prime forme "liberali" di tassazione, poi sono venut redditi e consumi) non siano pochi i paesi che tassano il capitale delle persone fisiche e giuridiche, sia pur in millesimi.
Mi è stato spiegato che la tassazione dei capitali è un formidabile strumento antievasione per l'autorità tributaria. In effetti forse anche per questo CH e US hanno una % di sommerso tra le piu' basse del mondo OECD.

Francesco

 

1) si promuove il concetto di "trasparenza fiscale" cioè dichiarazione al Fisco di tutta la ricchezza finanziaria disponibile del contribuente, e di tutti i rapporti bancari in essere (es. consenso a che la banca segnali il nominativo del nuovo cliente al fisco, se egli ha optato per il regime di "trasparenza fiscale") 

2) in compenso, per questo diritto di ispezione ed informazione al Fisco, il contribuente (che si presuppone quindi onesto visto che accetta piena disclosure) ottiene uno sconto di aliquota IRPEF per N anni (una riduzione sostanziale, non simbolica)

3) il patrimonio finanziario non dichiarato e poi eventualmente reperito genera sanzioni pesanti qualora non sia compatibile con i redditi dichiarati in passato (facile da calcolare)

4) pubblicazione di un "Albo" in cui vengono indicati i nominativi dei contribuenti dichiaranti (senza indicare gli importi dichiarati, ovviamente)

 

La dichiarazione del patrimonio e una piccola aliquota fiscale sono strumenti ragionevoli sia per meglio ripartire il carico fiscale sia per facilitare iil controllo delle dichiarazioni. Ci sono pero' alcune  controindicazioni che mi vengono in mente, la prima e' che soprattutto i grandi patrimoni sono molto mobili e quindi tenderebbero ad essere collocati in paradisi fiscali, danneggiando il settore finanziario italiano, la seconda obiezione e' che prima di chiedere ai contribuenti collaborazione totale e dichiarazione integrale dei propri averi lo Stato italiano dovrebbe migliorare la sua immagine storica, che e' pessima sia per l'entita' delle aliquote fiscali sugli onesti, ai vertici mondiali, sia per l'abitudine di saccheggiare a volte senza preavviso i beni al sole dai contribuenti, come nel caso del prelievo Amato dai deposiiti bancari in un giorno preso a caso in cui il governo aveva bisogno di soldi.

C'e' poi una terza obiezione. Per recuperare evasione fiscale bisogna prima capire in cosa consista l'evasione fiscale italiana, e mi sembra che i politici proprio non sappiano o non vogliano capirlo.  L'evasione fiscale nel Nord Italia e' gia' minore o uguale, in rapporto al PIL, all'evasione media di Francia e Germania, pur sostenendo una  pressione fiscale sugli onesti nettamente maggiore, e pur essendoci piu' autonomi  e piccole imprese. A parte mantenere la pressione dei controlli fiscali esistente, che e' gia' maggiore evidentemente di Francia e Germania, nonostante la disfunzionalita' e la corruzione degli apparati statali, a Nord non c'e' nulla da fare.  L'evasione italiana in eccesso rispetto a Francia e Germania si verifica in Toscana, Marche ed Umbria, e soprattutto nel Sud Italia.  Nel Sud Italia stimo che in prima approssimazione il 100% del reddito privato al di  fuori della grande industria e delle commesse statali semplicemente non paghi imposte.  Cio' accade per chiara volonta' politica diretta a comperare i voti meridionali. Un sistema del genere non si cambia dall'oggi al domani, e di certo non cambia per nulla chiedendo la dichiarazione dei patrimoni o con le ultime trovate di Tremonti. Se si vuole cambiare qualcosa (ma nessuno vuole veramente cambiare, ne' a destra ne' a sinistra) bisogna programmare un'opera di bonifica pluri-decennale dell'intera Italia del Sud per farla evolvere verso un sistema economico e statale almeno paragonabile a Grecia e Portogallo, dove c'e' elevata evasione fiscale ma stimo non piu' di 1/2 o 1/3 quanto c'e' nel Sud Italia.  Arrivati a quel punto l'evasione italiana in eccesso a quella di Paesi tassati similmente sara' azzerata.

Prendo spunto dal commento di Filippo per suggerire un'altra prospettiva: differenziare la pressione fiscale per tipologia di reddito e per ubicazione geografica.

Sappiamo che alcune tipologie di reddito non possono evadere (lavoratori dipendenti) e che alcune regioni sono più virtuose di altre (cfr analisi di Alberto Luisani). Pertanto credo che si potrebbe innescare un meccanismo per cui i proventi della lotta all'evasione vengono riconosciuti in termini di riduzione della pressione fiscale alle tipologie di reddito e alle regioni più virtuose.

Il lavoratore dipendente sarebbe incentivato a "collaborare" nella lotta all'evasione, perché ne otterrebbe un beneficio diretto. Gli autonomi già virtuosi, vengono premiati per la loro condotta. In generale passerebbe il messaggio che non puoi scaricare sugli altri il costo della tua evasione, perché la pressione fiscale è più alta dove si evade di più.

 

Pertanto credo che si potrebbe innescare un meccanismo per cui i proventi della lotta all'evasione vengono riconosciuti in termini di riduzione della pressione fiscale alle tipologie di reddito e alle regioni più virtuose.
[...]
In generale passerebbe il messaggio che non puoi scaricare sugli altri il costo della tua evasione, perché la pressione fiscale è più alta dove si evade di più.

 

Quanto proponi si ottiene secondo me in maniera piu' semplice e senza chiedere agli apparati statali doti che non hanno con un sano federalismo fiscale che limiti la spesa locale alle imposte locali effettivamente incassate e limiti i trasferimenti dal centro perche' riiducano le differenze di PIL pro-capite ma senza  anche compensare  i diversi tassi di evasione fiscale. Quanto proponi richiede una pianificazione statale centralizzata di qualita' e accuratezza irrealistica per l'Italia. Gli italiani sono invece capaci e abili di fare i propri interessi su scala piu' piccola, se non possono sperare di sottrarre risorse alla cassa comune, inoltre un sistema di responsabilizzazione locale con vincolo tra tasse riscosse e tasse spendibili e' piu' flessibile e resistente alle derive, che invece vengono incentivate da un sistema centralista "vizioso" e inefficiente.

 

Certo, l'idea è prosciugare pian piano il rivolo del nero, incentivando i pagamenti "al sole". Da sola, è chiaro che la misura molto debole, deve combinarsi con una manovra seria a 360° (cfr post precedenti, etc). Inoltre, sono molto d'accordo con "lallo":

Dove si evade meno? dove la probabilità di essere scoperti è alta e se si è scoperti le conseguenze sono gravi. qui se si è scoperti di avere evaso 100 con ricorsi , concordati alla fine si paga [...] 20

E' ovvio che a monte di tutto ci deve essere una forte volontà politica.

 


 

 

Salve, e se molto semplicemente si potesse detrarre tutta la spesa(anche senza l'IVA), solo per  i lavori che richiedono la fattura, visto che per tutto il resto viene rilasciato lo scontrino fiscale? Credo che le entrate supererebbero di gran lunga le uscite. Saluti, nonnoFranco

se intendi detrarre il corrispettivo dall'imponibile mi sa che sia un affare assai magro per il fisco.

vediamo i due casi limite :

a) Assumiamo il profitto del venditore 30% del corrispettivo , l'aliquota IRPEF marginale del compratore la massima ( 43% ) , l'aliquota marginale IRPEF del venditore la minima ( 23% )

Anche considerando i soli evasori dell'IVA "redenti" lo Stato perde su cento euro di corrispettivo 16,1€ : : +20€ di IVA , -43€ di IRPEF del compratore , +6,9€  di IRPEF del venditore.

Poi perde 43€ su 100 per tutti quelli che l'IVA la pagavano 

b) Assumiamo il profitto del venditore sempre 30% del corrispettivo , l'aliquota IRPEF marginale del compratore la minima ( 23% ) , l'aliquota marginale IRPEF del venditore la massima ( 43% )

Sugli evasori il fisco guadagnerebbe 9,9€ su 100 ma perde 23€ su 100 per ogni contribuente il cui fornitore pagava già l'IVA.

Con una semplice equazioncina il fisco guadagnerebbe se gli evasori fossero superiori al 70%.

Per onestà gli evasori smetterebbero di non pagare ticket , di pagare tasse universitarie e rette di asilo ridotte.

C'è anche da mettere in conto la complessità e i costi della gestione.

Insomma è una "Tabacciata".


 

Il punto è far pagare le tasse a chi non le paga.
I contribuenti che hanno denunciato redditi da lavoro dipendente per l’anno
d’imposta 2008 sono stati poco più di 21 milioni. Il reddito medio dichiarato è
stato di 21.660 euro (1.805 euro al mese), l’1,12% in più rispetto al 2007. Ciò
significa che operai e impiegati hanno subito una secca perdita del potere
d’acquisto, visto che nel 2008 l’inflazione è stata del 3,3%. L’incremento delle
retribuzioni, insomma, non ha tenuto il passo con quello dei prezzi. E questo stato di cose va avanti dal 2002. Quindi le detrazioni, da me suggerite, servirebbero intanto a restituire una parte del fiscal drag, secondo ad individuare gli evasori e terzo a creare una mentalità di partecipazione. nonnoFranco

sono daccordo su tutto

ma , come ho dimostrato , l'operazione sarebbe in perdita per le entrate globali del fisco