Letture per il fine settimana, 23-6-2012

/ Articolo / Letture per il fine settimana, 23-6-2012
  • Condividi

Questa settimana: il think tank occulto di Sinistra e LibertàAlitalia continua la presa per i fondelli; protezionismo e xenofobia nella politica americana; protezionismo e xenofobia nell'estrema sinistra italiana; Maciste contro Ercole, nuova edizione: Martino contro Gresham; un'altra vittoria del proletariato: il compagno Mussari confermato a capo dell'Abi.

Buona lettura e buon fine settimana

  • Chi sono le eminenze grigie, i pensatori occulti che stanno dietro a Vendola? Ma i vostri affezionatissimi professori amerikani! Ce lo spiega Luca Michelini sul sito della rivista ''Il Ponte'' (vedere la nota 2 dell'articolo; il resto dell'articolo potete evitare di leggerlo, non ha niente di nuovo o interessante). In effetti la relazione è così occulta che non la conoscevamo neppure noi. Ma nulla sfugge all'implacabile Michelini. Comunque, Nichi, non avertene a male ma la prossima volta non è che ci mandi prima una e-mail? Certe cose ci piacerebbe saperle prima.
  • L'operazione Alitalia fu una delle più ripugnanti manifestazioni della vera sostanza della destra italiana, una operazione in cui qualunquismo xenofobo e il peggior crony capitalism si coniugarono contro contribuenti e consumatori e a vantaggio di politici demagoghi e imprenditori loro amici. Come era facile prevedere, le cose stanno andando male. Un po' come nei bar di periferia in cui si appendono cartelli annunciando che ''si fa credito solo a partire da domani'', i nostri fulgidi manager vanno alle convenscion, anno dopo anno, annunciando che ''l'utile apparirà l'anno prossimo''. Però gli xenofobi nostrani possono stare tranquilli, il prezzo pagato è stato alto ma Alitalia è destinata a restare italiana!! O forse no. Infatti, riporta l'articolo, secondo Colaninno una futura integrazione di Alitalia nel gruppo Air France-Klm "sarebbe un naturale sviluppo delle cose". E a quel punto (ampiamente previsto) agli idioti che hanno dato retta ai demagoghi resteranno soltanto i mancati guadagni dalla vendita ad Air France nel 2008.
  • La xenofobia non è una malattia solo italiana, purtroppo, e il protezionismo è spesso una delle sue più virulente manifestazioni. Ce lo ricorda questo bell'articolo di Menzie Chinn, professore di economia all'Università di Wisconsin-Madison.
  • Tornando a noi comunque, va segnalato per i suoi pregi comici questo articolo di Salvatore Cannavò, giornalista de Il Fatto e, da quel che apprendiamo da wikipedia, politico a sinistra di Rifondazione Comunista. Il Cannavò ha scoperto il bieco piano della Deutsche Bank per impadronirsi dell'Europa, enunciato ''in suo rapporto di qualche mese fa e che ora abbiamo potuto leggere''. Il rapporto è così segreto che venne reso disponibile online quando uscì, appunto qualche mese fa. Perché Cannavò abbia potuto leggerlo solo ora invece non è dato sapere. Si tratta francamente di una cosa abbastanza banale, una collezione di stime (in buona misura, ci pare, fatte da altri) su quanto si può incassare in vari paesi europei mediante dismissioni pubbliche mirate alla riduzione del debito. Purtroppo credo che, almeno per l'Italia, le stime presentate vadano prese più come upper bounds che altro. Come ho detto, l'intera vicenda ha valore principalmente per il suo contenuto comico, oltre che per l'ennesima messa in evidenza del provincialismo e dell'ignoranza di certi personaggi.
  • Mario Seminerio commenta nel modo che riteniamo più appropriato, ossia cercando di riderci sopra, le recenti uscite di Berlusconi sul ritorno alla lira. Da segnalare un certo signor Antonio Martino, che fu ministro della difesa in un governo che aumentò spettacolarmente la spesa primaria (ma, probabilmente, a sua insaputa), che vorrebbe dare dignità intellettuale all'iniziativa con una bella riunione a porte chiuse. Speriamo che, in camera caritatis, qualcuno gli spieghi la legge di Gresham. No Martino, non quello, che oltretutto si scrive diverso. Quell'altro.
  • Ora, ammetto che mi scoccia un po' il luogo comune che ''la sinistra e la destra non esistono più''. Però, qualche domanda su chi comanda veramente in questa società, chi ha veramente il potere economico e finanziario, chi appartiene veramente alla casta, e quale ruolo giocano lo Stato e la politica in tutto questo secondo me tanta gente a sinistra se la dovrebbe porre. Guardando alla realtà e ai fatti, non al mondo fantastico che tanti tendono a costruirsi. Provando per esempio a rispondere a domande come questa: ma Mussari fa parte o no della casta? Oppure come questa: ma la proprietà pubblica del Monte dei Paschi che benefici ha portato, diciamo, a quelli che stanno nei due decili più bassi della distribuzione del reddito?
Indietro

Commenti

Ci sono 23 commenti

commento rimosso. (avevo confuso Nota con Paragrafo:-)

 Nel suo sito dichiare di essere "storico dell'economia".  In realtà è  professore associato di Storia del Pensiero economico (phew! già mi stavo domandando come potevo non conoscere un simile gigante della mia disciplina) all'università Jean Monnet di Bari. Quindi è sicuramente al corrente dei più reconditi pensieri di Vendola.  Sarà veramente ispirato da nfA e starà aspettando di diventare primo ministro per gettare la maschera. Pensate la faccia di fassina quando Vendola proporrà l'abolizione tout court dell'articolo 18

La vicenda Mussari e' un microcosmo per studiare l'Italia. Di recente ho avuto il piacere di introdurre la presentazione della sua "biografia non autorizzata" scritta da un coraggioso blogger senese, Raffaele Ascheri.

Raffaele, che di mestiere fa l'insegnante di lettere in una scuola superiore, ha pagato di tasca propria la pubblicazione perche' figuratevi quale editore italiano pubblicherebbe un libro che vale veramente la pena di essere letto.

Ora, Mussari e' indagato (e pesantemente indiziato) in due inchieste. Quella piu' nota sullo scellerato acquisto di Antonveneta e quella meno nota per l'ampliamento dell'aeroporto di Ampugnano (chi l'ha detto che le zozzerie si fanno solo nel pubblico? qui le controparti della sconceria sono ilprivato Monte dei Paschi e un fondo lussemburghese, Galaxy, controllato dalla privata Cassa Depositi e Prestiti).

Decenza vorrebbe (esige, in un pease civile) che indagati per importanti reati economici non ricoprano importanti cariche di rilevanza pubblica, specialmente nello stesso settore in cui la magistratura sta cercando di capire se hanno commesso reati o no.

Eppure eccolo li'. Che non sia un banchiere e' irrilevante (l'ABI e' un sindacato, e i banchieri possono decidere che un sindacalista non banchiere fa meglio lobby di un sindacalista banchiere), che sia plurindagato no.

Forse è che mentre si stanno ridisegnando gli equilibri di potere (Generali, Unipol/Sai, Mediobanca, MPS, ecc) qualche punto fermo ci vuole.

una domanda da ignorante: tecnicamente è corretto definire privato il MdP?Che non sia pubblico ci arrivo anche io ma mi risulta comunque "strano"definirlo "privato" viste le modalità con cui viene controllato. Esiste una definizione ad hoc?

Non sono un esperto di Mussari come il blogger senese, ma il MPS è diventato un feudo personale di D'Alema, sin da quando nell'operazione "Banca 121" (Ex popolare di Lecce..) l'acquistato (il banco 121) andò a controllare l'acquirente (de Bustiis nominato DG), da allora solo "personaggi in cerca di autore", come Mussari, appunto.

Il problema vero è che Mussari ha rivelato tutta la sua incompetenza come "banchiere", (difatti proveniva dalla Fondazione), ma ha accumulato troppo sapere per poter essere liquidato senza pericolo. Meglio quindi l'ABI, che è una associazione "politica", visto che serve a difendere gli interessi dei banchieri, e chi meglio di un politico banchiere fallito ? Onestamente, a guardia di interessi oligopolistici chi ci avreste messo ? Un liberista ? Uno studioso di economia ? Ma via, per difendere gli interessi dovete metterci un politico che ha già le mani in pasta, che è compromesso, ma sa molto dei suoi interlocutori, che abbia fatto danni come banchiere è un pre-requisito: non sarà mai un concorrente.

L'uomo giusto al posto giusto (e non solo in Italia, mi vien da dire..)

sempre a proposito di ritorno alla lira, l'articolo di Scacciavillani sul Fatto merita (e alcuni commentatori spaventano)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/06/24/altro-che-euro-arrivano-le-bungalire/273275/

 

L'articolo è volutamente paradossale (anche tornando alla lira ci sarebbero modi di ovviare alla scarsità di contante fisico e i mezzi di pagamento elettronici dovrebbero continuare a funzionare) ma gli effetti complessivi più o meno sarebbero quelli. Poi, Signorini portavoce del governo e la Santanché ministro dell'economia... "the horror, the horror". 

 

PS, a proposito di Michelini (che comunque, partendo da altre premesse giudica lo stesso le opere di Tremonti una schifezza), non ho capito la sua logica nella nota 2: dice che le posizioni di NfA sono finite anche in SeL, e poi lo prova con una citazione da NfA medesima che non ha niente a che fare con SeL?)

Però secondo me ha ragione su questo:

 

 

In ogni caso, paragonando le parole (i testi) con gli atti (la politica economica), e valutando il tipo di pubblicistica proposta da Tremonti, vengono in mente certune mode in voga durante il Ventennio, quando il variopinto corporativismo fascista, in cerca di autonomia di “sistema” tanto dal capitalismo quanto dal comunismo, si riempiva la bocca perfino con Keynes, contribuendo potentemente, purtroppo, a svilirne e fraintenderne la portata. Se si aggiunge a ciò l’evidente e perdurante classismo che l’intervento pubblico in Italia ha spesso e volentieri assunto, non solo durante il Ventennio, si può ben capire il motivo per cui la sinistra italiana è stata cosí pervicacemente attratta, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, dalla cultura antistatalista, e da quella liberista in particolare

 

che è abbastanza vero, specialmente se si interpreta "liberismo" al minimo sindacale di "rifiuto del protezionismo tariffario". E spiegherebbe perché NfA potrebbe trovare udienza anche in SeL. Una volta mi pare che il Manifesto scrisse "meglio che il bilancio dello stato lo fa Berlino che Cirino Pomicino"


Non voglio iniziare una di quelle discussioni sui massimi sistemi da cui poi non ci si districa più, però, forse per distrazione e incultura mia, io questa ''pervicace attrazione'' della sinistra italiana alla ''cultura antistatalista, e da quella liberista in particolare'' proprio non l'avevo notata.  Parlo del sentimento di massa e delle politiche effettive proposte e attuate. Nemmeno ho notato tale pervicace attrazione da parte della destra. 

Ciao: anzitutto grazie per aver discusso il mio testo! Volevo solo precisare che so benissimo che voi NON siete SEL! Il mio ragionamento era un altro: mi pareva che anche SEL strizzasse l'occhio al variopino liberismo. Ennesimo caso, insomma, di disorientamento culturale e programmatico. Tutto qua. E poi l'argomento è Tremonti e Berlusconi e su questo mi piacerebbe discutere.

Quanto al resto, come al commento di Federico: beh, polemizzare buttandola sul personale è tipico di chi non ha argomenti, o non li conosce. La sinistra italiana, purtroppo, ha una lunghissima tradizione filo-liberista. L'argomento l'ho affrontato in diversi saggi, ma poi non sono certo il solo ad aver focalizzato l'argomento. In ogni caso, basta essersi anche solo sfogliate un poco di classiche testate socialiste o comuniste, dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri.

Ciao Luca

Ciao Luca, riporto integralmente la nota 2 del tuo testo

 

Esiste un gruppetto di liberisti ultrà italo-americani, critici del berlusconismo e di Tremonti e pronti a colonizzare definitivamente il nostro sistema universitario e la nostra cultura in nome della vera scienza economica di cui si sentono i depositari: cfr. il sito http://noisefromamerika.org/ . Naturalmente costoro hanno trovato ascolto in movimenti … di sinistra: in Sel! Sul sito G. L. Clementi definisce il testo di Tremonti una «cagata pazzesca»: http://noisefromamerika.org/articolo/paura-speranza.

 

Lo so che non hai detto che siamo SEL, né l'ho suggerito (ho scherzosamente detto che siamo i ''pensatori occulti'' dietro a SEL). Hai detto che in SEL ''troviamo ascolto''. Ora, giusto per precisare, non è che ci dispiacerebbe se qualcuno, sia esso Vendola o altri, ci desse ascolto. Però il dato di fatto è che noi abbiamo invece sempre l'impressione di predicare al vento. Ora, siccome (come diceva un famoso senatore americano) ciascuno ha diritto alle proprie opinioni ma non ai propri fatti, saremmo curiosi di sapere quali fatti ti hanno indotto a pensare che abbiamo trovato ascolto in SEL. È semplicemente un'affermazione che non riusciamo a collegare a nessun avvenimento a noi noto.

io poi qui sono un pò in partibus infidelium, comunque bisognerebbe intendersi su liberismo e opposti. Perché "liberismo" ha diversi opposti, che non sono identici, come "protezionismo" e "dirigismo". Comunque, da un punto di vista molto pragmatico (il gatto deve prendere i topi), ci sono proposte liberiste perfettamente compatibili con l'essere di sinistra, anche radicale.

Tremonti: sono d'accordo con te sul fatto che sia più un ideologo, e di destra corporativa/populista, che un economista. Lui ha un modello di società (pre '68 se non pre '89, nel senso 1789) e cerca dei motivi economici per giustificarlo a prescindere.

 

 

La sinistra italiana, purtroppo, ha una lunghissima tradizione filo-liberista. L'argomento l'ho affrontato in diversi saggi, ma poi non sono certo il solo ad aver focalizzato l'argomento. 

 

su "purtroppo" bisogna capirsi. Il liberismo dell'età giolittiana era minoritario e in certi casi legato al darwinismo sociale (lasciamo stare il Pareto economista, ma il Pareto politico che inneggia alla riscossa violenta della borghesia, per dire, pendant di Sorel dall'altra parte) o a velleità ruraliste, e nessun paese, esclusa l'Inghilterra, ha fatto la sua rivoluzione industriale in un contesto puramente di libero mercato. Gli USA avevano tariffe protezioniste, la Germania ci ha dato la terminologia del monopolio, i Konzerne.  Ma senza protezionismo e capitale monopolistico probabilmente non avremmo avuto l'industria moderna. Però, passato il big spurt le politiche liberiste (lotta ai monopoli e ai dazi doganali) sarebbero state positive.

Lo stesso a proposito della subalternità del PCI post liberazione, dove effettivamente qualche elemento di pianificazione si sarebbe potuto introdurre, sempre in funzione anti-rendita: infrastrutture, elettrificazione, urbanistica, welfare universalistico.  

Ma allo stesso tempo, non sarebbero state sbagliate politiche in favore della concorrenza. Sono figlio di un bottegaio col banco di pizzicheria al mercato: mi ricordo ancora una multa che prese perché aveva venduto il pepe confezionato, che era fuori dalla tabella merceologica... oppure le mercerie che potevano vendere i fazzoletti ma non le camicie, roba da inneggiare non solo a Marx ma pure al povero Bastiat...

Mentre spesso la politica economica si riduceva al "facciamo sacrifici perché siamo responsabili e bisogna salvare il paese", conoscerai I comunisti italiani e il riformismo, di Paggi e D'Angelillo.

Però, concretamente, qui ed ora, almeno un set di politiche liberiste servono. In certi casi è solo buonsenso: continuiamo ad avere inquinamento, morti sul lavoro, degrado del territorio ed evasione fiscale nonostante un ambiente regolatorio vessatorio (40 autorizzazioni per aprire un'impresa? e poi i capannoni crollano lo stesso). Oppure i carrozzoni pubblici, vedi quello che costa la SIAE sul Corriere di oggi. Oppure il carico fiscale che ammazza i redditi da lavoro e d'impresa. In altri casi, trovo più convincente l'impianto analitico di NfA, oppure i dati empirici che portano a supporto. 

 

 su socialisti e liberisti

 

Inghirami, S. (1991), La Predica Inutile dei Liberisti (Milan: F.Angeli).

La stima dell'effetto del dazio sui salari è in

Giovanni Federico-Kevin O'Rourke

 

Much ado about nothing? The Italian trade policy in the 19th century in J.Williamson-S.Pamuk (eds) The Mediterranean response to globalisation before 1950, Routledge London pp.269-296

sulle fondazioni www.lavoce.info/articoli/pagina1003148.html e su MPS

 

www.linkiesta.it/governo-italiano-tremonti-bond-2-miliardi-monte-dei-paschi

 

che disastro

 

PS, alla faccia della banca legata al territorio, è più facile avere un prestito al consumo da Santander...

Phastidio publica un secondo post su Martino, ancora piu divertente del primo.

 

phastidio.net/2012/06/27/risposta-a-s-e-on-prof-antonio-martino