Movimento 5 Stelle. Alcune riflessioni aggiuntive

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Il precedente post sulla politica economica del Movimento 5 Stelle ha attirato un buon numero di interessanti commenti. In questo post vorrei aggiungere alcune riflessioni al dibattito. Temo che il post risulterà un po' ''cerchiobottista''. È il risultato del fatto che rispetto al movimento ho sia speranze sia diffidenze, che cercherò di spiegare con maggiore dettaglio.

Dividerò questo post in due parti. La prima sarà dedicata a una difesa (per mancanza di termine migliore) del Movimento 5 Stelle. La seconda sarà invece dedicata a spiegare le ragioni del mio perdurante scetticismo.

Cominciamo dunque con il colpo al cerchio. In difesa del movimento mi sento di dire quanto segue.

  • Vari lettori hanno lamentato la scarsa qualità dei militanti del M5S, la loro disponibilità a credere alle teorie complottiste più varie e incredibili, l'incapacità di discutere con chi è fuori dal movimento eccetera. Non discuto che fenomeni di questo tipo siano reali. Ma quanto distinguono il Movimento 5 Stelle da qualunque altro partito o movimento politico italiano? Provate a chiedervi se l'elettore o militante medio del centrodestra o del centrosinistra è prono a credere a teorie complottiste, rifiuta di discutere con chi non appartiene alla sua parte etc. Nel provare a rispondere tenete a mente che il principale quotidiano del centrodestra è riuscito a titolare, rispetto alla crisi italiana, ''È stata la culona''; il titolo è infame sotto talmente tanti punti di vista che è impossibile elencarli, ma in particolare sottende una visione complottista della crisi italiana, in cui oscure forze internazionali di cui la Merkel si fa agente sono intervenute per minare le basi della nostra economia e della nostra democrazia. I militanti leghisti e pidiellini che credono fermamente che, se non fosse stato per le losche manovre di tali forze, il governo di centrodestra sarebbe stato un risonante successo sono probabilmente la maggioranza. E non si vede come possa essere differente, visto i mezzi di comiunicazione cui fanno riferimento ripetono continuamente questa tesi. Oppure provate a chiedervi quanti elettori del centrosinistra sono convinti che la recente limitata riforma del mercato del lavoro sia in realtà un complotto sotteso da forze oscure con lo scopo di affamare il proletariato. Anche qui sospetto siano o la maggioranza o comunque una minoranza assai cospicua. E non si vede come possa essere differente, visto che la tesi viene pubblicizzata sul principale giornale del centrosinistra. In questo panorama, accusare i militanti del M5S di essere più disponibili di altri a credere a panzane complottiste mi sembra abbastanza ingeneroso. Come minimo l'onere della prova è sugli accusatori. Non venitemi a raccontare che Tizo o Caio, militanti del M5S, credono alle teorie complottiste più varie; è probabilmente vero, ma non è il punto. Per ogni Tizio e Caio del M5S che credono ai complotti troverò due Semproni in Lega e PdL che credono al complotto internazionale contro Berlusconi o due Semproni nel centrosinistra convinti che i problemi di Grecia, Italia etc. si risolverebbero d'incanto se non fosse per la congiura dei maledetti speculatori. C'è un generale scarso livello del dibattito politico nel paese, e sta a chi accusa il M5S l'onere di provare che questo movimento è peggiore di altri. Io questa evidenza finora non l'ho vista.
  • Il trattamento del M5S sui media è abbastanza indecente. Gli unici casi in cui si fa menzione del movimento sui media sono quelli in cui sorgono contrasti, veri o presunti, tra Beppe Grillo e alcuni esponenti, solitamente per cercare di sostenere la narrativa di Grillo dittatore autoritario. Non si dice praticamente nulla delle iniziative che il movimento porta avanti a livello locale, del lavoro dei suoi eletti, di come funziona effettivamente il dibattito e la democrazia interna. Non credo
    che questo sia il risultato unicamente di malafede. La spiegazione più probabile mi pare una combinazione di scarsa conoscenza da parte dei giornalisti, con aggiunta di una buona dose di pigrizia, e di scarsa esperienza da parte del movimento nel gestire le pubbliche relazioni. Sia come sia, il risultato netto è che per chi non partecipa attivamente al movimento non è facile seguire la discussione, e questo è un grosso peccato a cui bisognerebbe cercare di rimediare. Farò un paragone che può far arrabbiare alcuni militanti del movimento: a me il trattamento del M5S ricorda abbastanza da vicino quello che i giornali riservarono alla Lega Nord negli anni Novanta. Anche quel movimento veniva presentato come fenomeno esclusivamente folcloristico, i militanti erano inevitabilmente dei trinariciuti etc. etc. I tentativi di capire cosa stesse succedendo mancavano, così come mancava quasi totalmente il riconoscimento del fatto che la Lega stava agitando temi reali e importanti. In realtà al tempo la Lega era un magma che poteva evolvere in varie direzioni. Ora, purtroppo, sappiamo come è evoluta e non è un bello spettacolo. Forse era tutto predestinato e non c'era comunque nulla da fare. Ma è possibile che all'evoluzione negativa abbia contribuito un trattamento da parte della stampa che ha fomentato, tra i militanti leghisti, la tendenza all'arroccamento e al rifiuto del dialogo. Mi spiacerebbe molto che una cosa del genere succedesse al M5S.
  • Nel post precedente ho posto in luce quelle che sono alcune contraddizioni e mancanza di chiarezza che vedo nel M5S. Devo aggiungere per completezza che questi sono difetti abbastanza generali. Prendiamo la questione della spesa previdenziale. Certo, fa impressione sentire Grillo ruggire che lui ''se ne frega delle statistiche''. Ma teniamo a mente che il centrodestra e il centrosinistra, anche senza ruggire, hanno fatto esattamente questo: se se sono fregati delle statistiche. Per cui il governo Prodi ha non solo evitato di aumentare l'età pensionabile, ma l'ha addirittura ridotta con l'abolizione del cosidetto ''scalone''. Per cui il centrodestra si è poi ben guardato dal ripristinare lo scalone e ha ripetutamente proclamato, per bocca dei vari Tremonti, Brunetta, Sacconi e compagnia ragliante, che il nostro sistema pensionistico era il migliore possibile e non aveva bisogno di interventi. Gli atti e le parole di chi governa sono infinitamente più gravi dei proclami di un blogger, per quanto famoso. Di nuovo, critichiamo pure il M5S ma teniamo presente cosa è la cultura politica del paese. Interventi confusi e demagogici sulle pensioni e su altri temi di politica economica sono purtroppo merce che si vede quotidianamente nei partiti esistenti. Il M5S non è certo il peggiore, sotto questo punto di vista.
  • Last but not least. Io credo occorra riconoscere al M5S di essere l'unico, ma veramente l'unico, movimento che si è sempre battuto contro i privilegi della casta senza se e senza ma; guardate, come esempio più recente, la questione del finanziamento ai giornali, che continua a resuscitare come gli zombie. Questo è straordinariamente importante nella situazione politico-economica attuale. Non è solo questione di moralità pubblica (che pure è importante), è soprattutto questione che senza un attacco frontale ai privilegi di casta e alle storture da essi causati è impossibile o almeno molto difficile avviare serie riforme economiche che stimolino la crescita. Nessuna altra forza politica sembra essere disposta a ingaggiare questa battaglia e questa è la principale ragione per cui mi ostino a guardare con interesse al M5S. Ed è  per questa ragione che mi prende un certo scoramento quando vedo affiorarare proposte come quella della nazionalizzazione delle banche, che servirebbero solo a rendere la casta più forte e pervasiva. Spero che su questo il M5S discuta e discuta a fondo, perché la confusione sembra regnare sovrana.

E veniamo ora al colpo alla botte. Come ho detto guardo con interesse al M5S e sono perfettamente cosciente che il M5S non è Beppe Grillo. Sono anche convinto che a livello locale si stiano facendo cose interessanti, almeno in alcuni casi. Però quando si decide di fare il salto e presentarsi alle elezioni nazionali, un po' di lavoro preparatorio va fatto. Per l'unica parte su cui sono in grado di dare giudizi, la politica economica, mi pare che al momento non ci siamo proprio. Il prossimo parlamento sarà costretto a dare risposta a un buon numero di domande, che i partiti esistenti hanno evaso per anni, su debito pubblico, tasse e spesa pubblica. A che punto è la discussione nel M5S?

  • In un commento al post precedente, il lettore Emilio Manzoni ha segnalato un paio di siti in cui il Movimento ha prodotto elaborazioni programmatiche. Il programma proposto non è privo di interesse. Per esempio, si propone l'abolizione del valore legale del titolo di studio. Oppure si propone che le frequenze televise vengano assegnate mediante asta ogni 5 anni. Sono proposte molto utili e che altri partiti non fanno. La parte di economia, le pagine 9 e 10, risulta essere un mix strano di cose giuste, cose confuse, e cose sbagliate. C'è un lodevole tentativo di fare proposte che migliorino la corporate governance delle nostre società (abolizione scatole cinesi, migliore rappresentanza dei piccoli azionisti). C'è la proposta di abolire la legge Biagi, ma non si capisce per sostituirla con cosa. Ci sono proposte come ''favorire le produzioni locali'' che sono potenzialmente molto pericolose, dato che aprono i rubinetti dei sussidi protezionistici. E, soprattutto, c'è il solito scantonamento di lato quando si parla di come ridurre il debito pubblico. Ci viene detto che va affrontato ''con il taglio degli sprechi e l'introduzione delle nuove tecnologie'', che francamente non è una risposta seria.
  • La cosa più preoccupante in questa situazione è che non mi pare che ci sia molta coscienza nel movimento di quanto lacunosa sia la proposta di politica economica, né di quanto lavoro sia necessario per tappare tali lacune. Può darsi che occorra semplicemente dare tempo al tempo, e che una volta giunti in Parlamento e costretti a discutere concretamente di questi problemi le cose cambino. Un processo simile, dopotutto, si è visto per i Verdi tedeschi. Purtroppo la situazione economica del paese è grave, il tempo è scarso e i margini di manovra molto limitati. Se per capire quanti danni può fare la nazionalizzazione delle banche occorre veramente vederne gli effetti, beh mi dispiace ma questo come paese non ce lo possiamo permettere. Di gente che non capisce nulla di economia e parla a vanvera se ne trova in abbondanza nei partiti esistenti. Se il M5S vuole caratterizzarsi come forza differente dalle attuali faccia i suoi compiti ed elabori una proposta di politica economica coerente, parlando anche delle questioni ''difficili'' che riguardano debito e spesa pubblica. Al momento, mi spiace osservare, questo non sta accadendo.
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Commenti

Ci sono 66 commenti

In tutta franchezza io non credo che il Movimento 5 Stelle possa avere un futuro come soggetto politico genuinamente riformista. Fondamentalmente per un motivo: sebbene vi siano molti militanti in buona fede ed impegnati sul territorio, il movimento è saldamente nelle mani di Grillo, che lo concepisce esclusivamente come un "veicolo pubblicitario" per la Casaleggio & associati. Grillo ha più volte detto di essere nettamente contrario all'evoluzione di M5S in partito politico e sta dimostrando nella pratica di non tollerare un pensiero divergente dal suo su questo punto. Le motivazioni sono chiare: un partito, se da un lato rischia nel lungo periodo di rimanere soffocato dalla burocrazia e dalla gerarchia interna, dall'altro prevede necessariamente una struttura formale che limita i poteri del leader. Cosa che appunto Grillo vuole evitare a tutti i costi.

Sul piano economico, pur riconoscendo che vi sono alcuni buoni spunti, devo aggiungere che il PD offre molto di più. Tutte le proposte serie di riforma del mercato del lavoro sono giunte o da studiosi iscritti al PD (Ichino) o da economisti comunque "di area" (Tito Boeri). Le prime liberalizzazioni delle professioni sono state fatte da Bersani, prima di essere state abrogate dall'ultimo Governo Berlusconi. Credo quindi che, dovessimo scegliere un partito su cui concentrare le nostre speranze nella predisposizione di un programma serio, dovremmo scegliere, anche se con mille riserve, il Partito Democratico. Che non è certamente perfetto, anzi, è pieno di clericali e di superfissisti, però è il meno peggio.

io non ce la faccio più a votare il meno peggio...

Finché un partito, giudicato il meno peggio -magari anche a ragione-, non vede perdite concrete nelle proprie percentuali elettorali, non è invogliato a cambiare in meglio.

 

La fedeltà elettorale, che da noi è un dato quasi scontato, è la morte della democrazia. C'era un vecchio articolo di NfA sulla disperante fissità dei flussi elettorali in Italia (o mi sto confondendo?). D'altra parte, affidarsi ai M5S, o ad altre fronde, sarebbe un cambiamento, ma anche un bel rischio (come già notava Brusco).

In effetti, non è mica detto che abbiamo delle alternative reali. Ci piace pensarlo, ma poi chissà...

...anche se forse non sono così rappresentativo del militante medio.

Mi sembra notevole come tu abbia messo la tua analisi nel contesto dei problemi della società italiana: è chiaro che se anche potrebbe non essere il M5S a risolvere tutti quei problemi ci sono forze dentro il Movimento e fuori che spingono verso un radicale cambiamento della partecipazione politica ed una riformulazione del "contratto sociale" in Italia.

Non ci vorrà poi molto per formulare qualche discorso economico coerente, che per ora è solo sparso nei meetups: la partecipazione politica oggi obbliga fortemente a ragionare e trovare soluzioni ragionevoli. Guardando alla realtà del M5S credo che il problema di formulare una politica economica sia più politico che tecnico: far emergere le competenze e le capacità è una scelta (paradossalmente politica) costosa e difficile in tutte le organizzazioni politiche e partitiche.

Se poi non sarà il M5S a raccogliere queste forze e queste politiche, o se Grillo non sarà all'altezza di ciò che ha avviato, pazienza, l'importante è averle liberate, quelle forze.

 

Non ci vorrà poi molto per formulare qualche discorso economico coerente, che per ora è solo sparso nei meetups: la partecipazione politica oggi obbliga fortemente a ragionare e trovare soluzioni ragionevoli.

 

Purtroppo non sono d'accordo. Da quando ho ripreso a interessarmi di ciò che succede in Italia io ho l'impressione che sia successo esattamente il contrario, si veda l'assurdo successo di Tremonti e la recente involuzione del PD.   Per cui non son così sicuro che il dibattito interno al M5S, o a qualunque altro partito, porterà naturalmente verso proposte ragionate e ragionevoli.  Secondo me il rischio che il M5S si abbandoni a qualche deriva demagogica e populista è molto concreto. Vedremo, speriamo di no. Credo si potrà veramente iniziare a capire solo dopo aver visto chi entrerà in Parlamento e cosa farà.

Interessante questa lettura di Sandro del M5S. Personalmente avevo culturalmente declassato il M5S dopo aver notato una certa correlazione tra il rumore di fondo nei commenti di molti blog ed i grillini. Però è senz’altro vero che la propensione a credere alle teorie più demenziali, non si registra solo tra i militanti del M5S.

Il problema di fondo del M5S secondo me è che si basa sull’assunto che “i cittadini” sono ontologicamente migliori dei politici. I politici sono dei profittatori che sono entrati nelle istituzioni non per servire la collettività e il bene comune, ma per ottenere vantaggi personali. Quindi basta sostituire la Casta con la casalinga di Voghera che i problemi del paese magicamente si risolvono. 

Tu privato cittadino, dunque onesto, se entri in politica lo fai a pochi euro al mese, come fosse un servizio civile e con una scadenza certa. Siccome facendo politica la tua integrità degrada perché diventi  di fatto un “politico”, dopo tot anni, non ti puoi più ripresentare (il famoso principio del primo Vaffa Day: “due legislature e poi a casa”).

L’approccio alla questione è puramente demagogico. Non mi pare ci sia minimamente la percezione che è lo Stato italiano ad essere intrinsecamente criminogeno, e che se i politici (non solo i parlamentari) possono avvalersi con facilità del pubblico per estrarre valore per sé, è principalmente perché l’assetto dello Stato glielo consente, lo incentiva e lo rende probabile.

beh sì, però una regola come quella aiuterebbe ad avere una struttura statale meno criminogena. Condivido molto l'articolo di Brusco, e credo che quella proposta sia da mettere tra i plus. D'altronde, per molte cariche il principio è già riconosciuto.

"Non mi pare ci sia minimamente la percezione che è lo Stato italiano ad essere intrinsecamente criminogeno..."

 

E' esattamente questo il punto ma il fatto, a mio avviso. è che nessuno ne coglie le ragioni di fondo. E senza coglierle non sarà mai possibile avviare quell'opera di pulizia necessaria innanzi tutto per fare crescere le coscienze dei cittadini.

Lo Stato Italiano nasce da alcune grandi bugie che, per la maggioranza degli Italiani, sono invece la verità.

1) Il Risorgimento, ovvero l'occupazione manu militari da parte di uno Stato di altri Stati indipendenti. Al sud c'era il Regno delle Due Sicilie, con centinaia di anni di storia alle spalle, inefficiente e corrotto quanto vi pare, ma pur sempre sovrano. Venezia addirittura affondava le sue radici nel declinante Impero Romano d'Occidente; lì erano state replicate, adattandole ai tempi, le istituzioni della Roma repubblicana. La Toscana aveva avuto i Medici, con il loro splendore risorgimentale. A Roma il popolo aveva sostituito l'autorità dell'Imperatore con quella del Papa. E a un certo punto arrivano un re e un suo primo ministro che parlano in privato il dialetto piemontese e in pubblico il francese a dire "questa è Italia".

2) La Resistenza: prima noi Italiani ci inventiamo e in massa sosteniamo il fascismo che tanti dani ha prodotto, e continua a produrre, non solo in Italia ma nel mondo intero (Hitler stesso sostenne che lui non sarebbe stato nessuno se prima la strada non l'avesse aperta Mussolini), poi ci sciacquettiamo in massa la coscienza grazie a quei pochi coraggiosi, di cui così facendo oltraggiamo la memoria, che hanno avuto il coraggio di rischiare la pelle.

3) La Costituzione: frutto del compromesso tra due partiti, DC e PCI, che all'epoca servivano padroni stranieri, Vaticano e URSS. Questa non è farina del mio sacco, si veda la Forza del Destino - Storia d'Italia dal 1796 ad oggi di Christopher Duggan.

 

Proviamo a pensare all'aricolo 1 riscritto in forma liberale.

 

L'Ialia è una Repubblica democratica fondata sui principi di liberta e che trae forza dal loavoro dei suoi Cittadini.

La sovranità appartiene ai Cittadini che la esercitano nella forma e nei limiti della Costituzione che essi si sono dati.

 

Non è la stessa cosa rispetto a quello attuale

Resto abbastanza scettico verso il M5S, e continuo a pensare che sebbene la componente genericamente "complottista" sia presente in tutti i partiti, nel movimento "di Grillo" sia significativamente più consistente e abbia una maggiore influenza nel dibattito, e che ciò renderebbe il movimento particolarmente inaffidabile a livello nazionale.

Non posso tuttavia negare che questo pensiero sia frutto di impressioni personali basate sulla conoscenza del tipo prevalente di cultura dominante nei vari meetup della mia zona, e che non ho alcun dato serio al riguardo, sempre ammesso che si possa ottenere qualcosa di simile.

 

Ringrazio ad ogni modo S. Brusco per le utili e per niente scontate osservazioni.

 

Il programma proposto non è privo di interesse.

 

Il programma è pieno di incentivi e incentivazioni -io ne ho contati una decina e più- e mi sembrano eufemismi per finanziamenti pubblici.


Tutto bello, ma non si specifica come e in che misura si intendono finanziare queste iniziative, non c'è un numero. Più che un programma sembra una lista dei desideri.

Il programma ha un sacco di cose problematiche. Nel pezzo ne ho segnalato una che mi ha particolarmente grattato i nervi (''favorire le produzione locali'', una cosa che sembra innocente ma rischia di essere devastante). Come dici tu ce ne sono tante altre. Quello di fare promesse che non si capisce come verranno pagate è un comportamento in cui il M5S non si differenzia dagli altri partiti.  Gli elementi di interesse sono altri, come l'abolizione del titolo di studio o dei contributi all'editoria. La visione d'insieme resta confusa, ma almeno qualche elemento sensato c'è.

Riguardo al trattamento da parte dei mass media vorrei fare una considerazione:  il trattamento indecente c'è per il M5S, ma anche per una forza politica nuova - almeno nelle premesse - come Sinistra Ecologia Libertà. Lo spazio dedicato a questo partito è maggiore, forse a causa di Vendola, però similmente al M5S non si parla mai di cosa avviene a livelllo territoriale, delle sue iniziative di vari tipi, dello spazio concreto dato ai giovani - non quello fittizio dei movimenti giovanili...certo, ogni tanto anche questo partito sembra ancora troppo legato a vecchi schemi ideologici (un ultimo esempio è il dibattito sull'Art. 18), però nel complesso sembra una forza nuova e soprattutto "attiva", caratteristiche che condivide con il M5S per la mia limitata esperienza territoriale.

Sempre secondo la mia limitata esperienza territoriale, noto invece che il M5S è molto più restio al dialogo rispetto agli altri partiti e anche su posizioni in comune preferiscono non affiliarsi ad altri partiti e organizzare le campagne da soli. Forse un motivo è quello di farsi conoscere di più, però credo che una maggiore apertura al dialogo e una maggiore chiarezza su certi temi potrebbero far diventare questo movimento un'alternativa agli altri partiti più interessante di adesso.

Io da questo punto di vista vedo molte analogie con la Lega degli inizi. Intendo sia per il subito l'ostracismo dei media, sia per la scelta di non voler dialogare con gli altri partiti.

Parton tutti incediari e fieri speriamo non finiscan anche questi come a far i pompieri :-)

Paradossalmente il M5S sembrerebbe più un movimento politico reale, articolato sul territorio.

Sinistra,Ecologia e Libertà sembra solo un nome nuovo (e necessario, anche se penso che molti ne avrebbero fatto a meno) per una cosa vecchia, egemonizzata da Vendola.

Infatti, nonostante la maggiore visibilità di SEL, la massa difficilmente riconosce un esponente di spicco di tale movimento che non sia Vendola. Mentre per definizione M5S rifiuta figure "stabili", "di vertice" tra la proprie file (oltre a Grillo), ragione per cui fa fatica ad essere rappresentata nei media.

Nel paese il principio di autorevolezza conta ancora troppo, e nella percezione del corpo elettorale fa differenza se la "linea" è esposta da un giovincello qualunque (così come vogliono apparire quelli di M5S), o da uno che al suo nome affianca una carica di spicco all'interno di un partito.

Per questo ritengo SEL meno "partito", perchè nonostante il fatto di essersi strutturato come tale, ha quasi la stessa visibilità di M5S.

 

Edoardo Perez

...dell'ostracismo mediatico contro i Radicali? Delle loro vecchie e nuove proposte contro la partitocrazia antidemocratica, contro il finanziamento pubblico ai partiti, per controlli seri sulle spese della politica o altri scandali apparentemente secondari, dalle firme false (vedi affaire Formigoni) ai manifesti abusivi. Ai diritti civili, che in Italia ormai sono un optional (vedi obiettori di coscienza contro l'aborto). Se ne parla solo quando si possono dare notizie negative (spiegate in modo parziale e talvolta effettivamente mistificatorio). Qualche mese fa un sacco di persone erano convinte che avessero votato perché Berlusconi restasse al potere, quando invece avevano votato contro.  

Fra l'altro, mi piacerebbe sapere cosa ne pensano a NfA delle proposte radicali (in primis) su economia e giustizia. Mi sembra abbiano idee molto piú chiare del M5S o Sel, e che le portino avanti da molto piú tempo.

Comunque, mi pare che in generale la stampa italiana sia impegnata ad evitare il dibattito, a non diffondere voci ed iniziative valide e/o alternative all'interno dei partiti, di ogni partito, solo gli slogan e le decisioni "deus ex machina" dei segretari di partito.  

Non confondiamo le cose. Se consideriamo i voti raccolti dal M5S, le persone che partecipano ai meetup e l'elemento di novità, allora possiamo parlare di ostracismo. Se consideriamo quanti voti prendono i radicali, quante persone radunano e il fatto che hanno una radio privata pagata coi soldi pubblici si deve parlare non di ostracismo ma di sovraesposizione.

L'ostracismo verso i Radicali e i pochi voti da loro raccolti sono la palese dimostrazione di quanto in Italia sia poco radicato il pensiero autenticamente liberale.

Che poi questo sia anche responsabilità di Pannella, padre-padrone ancor più di Berlusconi e di Grillo, è pure vero. Pannella non ha mai veramente accettato posizioni differenti dalle sue.

E un vero liberale, al 100 %, non avrebbe mai promosso un referendum contro il nucleare.

Signor Brusco, condivido la sua analisi.
Personalmente sono convinto che il M5s abbia tutto il potenziale per essere un partito-movimento migliore di altri e costituire un’alternativa interessante nella politica italiana, ma al momento questo potenziale non è usato correttamente.
A livello nazionale IMHO il movimento ha due strade: o si evolve o muore neanche in tempi lunghissimi.
Per “morire” non intendo necessariamente che si dissolva, ma piuttosto che si frammenti in tante realtà territoriali, magari vincenti singolarmente ma poco o nulla incisive nell’ottica nazionale.
Ci possono essere delle analogie con la Lega delle origini, ma non credo che il M5s potrebbe avere la stessa “carriera” del partito di Bossi, sia perché è diverso lo spirito fondante dei due gruppi sia perché il contesto politico e sociale attuale è differente.
Un’evoluzione (auspicabile) del M5S deve passare attraverso azioni di un certo rilievo sia sulla struttura che sul pensiero del Mov stesso.
Non credo che questo significhi necessariamente diventare un partito “standard”, ma comunque vuol dire operare delle modifiche in profondità che senza dubbio produrranno nell’immediato degli scontenti e del dissenso interno.
Ora tutto sta a vedere se i movimentisti e il patrocinatore vorranno o saranno in grado di compiere questi passi.
Riguardo al patrocinatore, permettetemi una vena polemica, bisogna anche vedere se questi è realmente interessato ad attuare un cambiamento di questo tipo.

A quanto pare Grillo vi legge e, nel post odierno (http://www.beppegrillo.it/2012/04/passaparola_la_2/index.html), decide di esporre alcune idee:

 

Non è possibile continuare con la stessa valuta della Germania, siamo stati globalizzati, non siamo intervenuti nella globalizzazione, è alla rovescia, questi finti industriali che sono vissuti di sussidi statali che fanno il Made in Italy trasferendo la produzione, bisogna tassare la produzione di gente che va a fare il Made in Italy fuori.Risparmi il 30%, di costi del lavoro? Lo restituisci in tasse. Fanno fiduciarie all’estero che vendono alle società di trading a Dubai, poi mettono il Made in Italy, basta!


Stiamo facendo degli sacrifici incredibili, tagli agli stipendi, l’Imu, cose incredibili, tutto per rimanere in questo euro, facciamo questi sacrifici, abbiamo ricercatori in tutto il mondo, italiani che fanno cose straordinarie e siamo dentro questo sistema dover vengono sminuzzate le energie, dove le aziende chiudono, per che cosa? Per stare in piedi con una valuta che non è la nostra? Ci riprenderemo la nostra liretta o staremo nell’Unione Europea senza questi megalomani, che pensano solo a produrre, automobili, acciaio, carbone.

Produrre cosa? Cosa dobbiamo produrre noi? Noi dobbiamo produrre intelligenza. Allora io dico perché non facciamo gli stessi sacrifici per toglierci dall’ Euro, magari per tre anni, ma dobbiamo toglierci da questa greppia che abbiamo. Dobbiamo migliorarci la vita.

 

se questo è il livello meglio che il M5S si occupi di politica comunale, rigorosamente sotto i 5000 abitanti

Qualcuno potrebbe indicarmi, per cortesia, dove si acquistano le pillole della speranza? Ve lo domando seriamente: davvero pensate che per questo triste paese, marcio e corrotto fino al midollo, esista una speranza di riscatto? Suvvia, smettiamola di scherzare…

Caro Brusco,

perché non provare a spiegare a noi irriducibili estremisti perché l'articolo linkato di Repubblica è così ridicolo?

Qua in Spagna, come scritto nell'articolo, la maggiore flessibilità in uscita e la possibilità di riduzione dei salari sono naturalmente incluse nella stessa riforma. Immagino che i liberisti impenitenti che affollano questo (ottimo) blog siano compatti nel plaudire alla strada intrapresa qui. Potrebbero venire a verificare di persona come la riduzione delle tutele e la (ancora) maggiore precarietà agiscano in un Paese già devastato dalla disoccupazione.

L'analisi citata www.repubblica.it/economia/2012/03/20/news/commento_clericetti-31875612/index.html è una delle più lucide uscite su un giornale generalista negli ultimi tempi. Non c'è nessun complotto da sventare. C'e' solo una politica europea troppo debole per affrontare la crisi come dovrebbe, dominata invece dalle politiche di austerità imposte dall'unico Paese che (giustamente) non le esercita (dove anzi i salari dei dipendenti pubblici crescono due volte l'inflazione).

Nel frattempo in Amerika, dove problemi di debito pubblico notoriamente sono assenti, c'è chi propone la strategia opposta www.economist.com/node/21551069 .

Io e miei amici estremisti aspettiamo con ansia un bel post fatto da liberisti con le palle come voi su come provare ad uscire dalla crisi (prima finanziaria, poi economica, poi del debito sovrano, ora politica... quale sarà la prossima?).

Immagino si debba ridurre la spesa pubblica, che altro? Però la riforma delle pensioni l'abbiamo appena fatta, i dipendenti pubblici non li possiamo cacciare in massa (al massimo tagliamo loro un po lo stipendio), la spesa per la ricerca è già ai minimi... e cacchio abbiamo ancora 2000 miliardi di debito.

Forse ci sono: potremmo eliminare gli sprechi della politica! Mi candido col M5S.

i) tagliare gli stipendi dei dipendenti pubblici del 5% (10% per quelli oltre i 1800 euro il mese) ed usare i risparmi per aumentare la dotazione degli ammortizzatori sociali

ii) abolire tutti i sussidi alle imprese e trasformarli in tagli equivalenti delle tasse sulle imprese; usare tutti i proventi della lotta all'evasione per rimborsi IRPEF, iniziando dai redditi medi (20-40000 euro)

iii) liberalizzazioni molto aggressive (compresa quella del mercato del lavoro) e semplificazioni altrettanto aggressive (una sola autorizzazione per avviare un'attività)

Non solo in Germania, ma anche in Italia i salari dei dpendenti pubblici sono saliti molto piu' dell'inflazione e soprattutto il loro numero e' fuori controllo. Ed e' anche per questo che il paese e' in bancarotta.

 

Ma questo i giornali generalisti (foraggiati con i soldi pubblici) non lo scrivono. Raccontano le favolette sulle tutele che riguardano pochi ma si guardano dal raccontare dove finiscono le centinaia di miliardi di acquisti della Pubblica Amministrazione.

Ho trovato questo programma dell'M5S sul Post, provo a dare i miei 2 cents evitando di soffermarmi su ogni singolo punto...

 

1. Stato e cittadini

Abolizione delle province e accorpamento comuni sotto i 5000 abitanti. Le province non sono tutte inutili, su questo siamo d'accordo, ma penso comunque che siano troppo, per esempio in Piemonte (dove vivo) si potrebbero accorpare in modo da arrivare a 4, più che sufficienti a mio parere. Per i comuni piccoli si dovrebbe fare una valutazione costi / benefici (come per tutto del resto), ma se non erro in genere il personale si riduce quasi solo al sindaco, quindi non ci sono molti sprechi; certamente delle unioni di comuni sarebbero necessarie per le opere pubbliche per le quali il gettito fiscale del singolo comune e insufficiente. L'insegnamento obbligatorio della costituzione mi sembra puro populismo, lascerei alle singole scuole il compito di stilare i programmi.

Non sono sicuro di non essere d'accordo con un esame di diritto (non solo costituzionale) per accedere alle cariche pubbliche.

Sono assolutamente contrario all'abolizione delle authority, che andrebbero invece potenziate non tanto nei poteri quanto nella capacità impositiva, multa da poche centinaia di migliaia di euro ad aziende come Telecom sono solo un incentivo a non rispettare la legge.

Per la class action penso basterebbe la norma proposta dal governo Monti e poi eliminata secondo cui basta essere in posizioni analoghe (e non più identiche) per dar vita ad una class action. Sarebbe inoltre il caso di rendere la norma retroattiva, per potersi così rivalere sui vari Tanzi.

Sono contrario al referendum propositivo, fonte di populismo, mentre sono favorevole alle leggi di iniziativa popolare, per le quali si dovrebbe rendere obbligatoria la discussione in aula entro qualche mese e la votazione per chiamata con motivazione scritta dai vari capigruppo. Per il referendum abrogativo una buona riforma era quella che fissava un quorum partecipativo al 25% dei sì (cioè il referendum è valido se il 25% degli aventi diritto vota sì), così da scoraggiare gite balneari (non funziona così in Germania?).

 

2. Energia

Non me ne intendo molto di energia (per usare un eufemismo) quindi non commento. L'unica cosa che farei sarebbe la detassazione (del tutto o in parte) della benzina e l'introduzione di una carbon tax sulle emissioni di CO2 che mi sembra più equa.

 

3. Informazione

Non sono troppo sicuro delle norme sulla polverizzazione dell'azionariato di emittenti televisivi e giornali, preferirei una buona legge antitrust che eviti situazioni come il duopolio televisivo.

Per i contributi pubblici io renderei il canone RAI facoltativo (ovvero chi vuole paga una tessera o qualcosa del genere) ed eviterei trasferimenti diretti di ogni tipo, lasciando in piedi solo alcune agevolazioni fiscale (detrazione parziale dell'IMU per aziende di informazione, IVA al 10%) limitate alla parte online dei giornali (se vuoi la copia cartacea te la paghi tutta tu, gli altri cittadini non pagano per te).

Per quanto riguarda la rete telefonica io procederei subito allo scorporo della stessa da telecom (come anche per SNAM e per RFI) e alla privatizzazione completa dell'azienda di servizi risultante (le reti invece le terrei sotto controllo del tesoro o della CDP).

 

4. Economia (la parte più carente IMHO)

Non ho idea di cosa siano le scatole cinesi in borsa (parlo sul serio, cosa intendono?) per le doppie cariche io le vieterei solo per aziende pubbliche (nel senso che se hai un incarico pubblico diverso da consulente puoi fare solo quello) mentre le lascerei per le aziende private (salvo comportamente collusivi sui quali viligerà l'antitrust).

Sul divieto di incroci con le banche mi sembra una baggianata colossale (per non dire peggio), sono per esempio alla base del successo del modello tedesco di impresa, idem per il protezionismo delle imprese con mercato interno (che tornerà più avanti nel programma).

La responsabilità degli istituti finanziari non è molto meglio, piuttosto si potrebbe obbligare il soggetto pubblico ad una valutazione del rischio prma dell'acquisto di derivati e similari, tra privati opterei per la non regolazione. Ovviamente nessun tetto agli stipendi nelle aziende private. Per i monopoli di fatto ho già parlato in relazione alle reti, aggiungo qui la cessione di Alitalia (e la privatizzazione degli aereoporti) e concessioni più corte per la rete autostradale (già previste da MM se non erro).

Per ridurre il debito ci vuole ben altro, evito anche di commentare il sussidio di disoccupazione , che dovrebbe essere visto nell'ottica più generale della riforma del mercato del lavoro e del welfare (con la riforma Fornero non credo funzionerebbe).

Per l'acqua in bottiglia rientra nella carbon tax, per le produzioni locali ho già commentato sopra.

 

5. Trasporti

Mi sembrano quasi tutte misure di livello più comunale (tuttalpiù provinciale) che statale, gli incentivi green comunque rientrebbero nella carbon tax (che rende i prodotti green più competitivi), quindi non dovrebbero essercene di ulteriori. In ogni caso per le auto elettriche mi sembra presto, mentre per i trasporti pubblici si dovrebbe procedere con gara ed affidamento a privato (io abito a Torino e per quanto in generale funzionino in periferirei e nella cintura c'è ancora molto da fare).

Per la TAV non mi pronuncio sulla battaglia ideologica ma aspetto l'analisi costi benefici (è uscita alla fine?). (Piccolo commento personale sulla TAV, ma possibile che da entrambe le parti continuino a parlare senza uno straccio di numero? Bah...)

 

6. Salute

Non ne capisco molto, mi limito ad osservare che la devolution non funziona se manca il potere di tassazione regionale.

Non sono sicuro della separazione delle carriere dei medici mentre sono contrario al tetto massimo delle tariffe per prestazioni da privato.

 

7. Istruzione

Niente male, anche se non conosco abbastanza la legge Gelmini (chiedo scusa ai redattori ma non ho letto gli articoli sull'argomento), però, per esperienza personale, la valutazione da parte dei soli studenti non funziona.

 

(8. Cosa manca)

Non c'è traccia di politica estera, mancano la riduzione delle tassse, le liberalizzazzioni (sempre le solite: taxi, notai, farmacisti, avvocati...), l'autonomia delle scuole (in particolare le università) con annessa riforma delle tasse universitario sul modello inglese, l'accountability delle cariche pubbliche (non basta internet), la riforma elettorale (tutti in coro con me: MAG-GIO-RI-TA-RIO), gli interventi sul mercato del lavoro, la riforma dell giustizia (almeno del processo civile) con separazione delle carriere giudice / PM, la riforma delle forze armate (troppi generali in rapporto alle truppe e mezzi antiquati) e di polizia (troppi corpi, almeno la GdF dovrebbe rientrare nei carabinieri così da snellire i quadri dirigenti) e tante altro cose che ora non mi vengono in mente (qui mi appello ai lettori).

 

Chiedo scusa fin da ora per gli errori di battitura e le ventuali baggianate scritte.

Posso definirmi un Grillino, sebbene non sia un attivista, ho letto quest'articolo (e l'altro) con molto interesse.
Devo dire che il suo articolo è il primo, tra tanti che ho letto, a contenere delle critiche sensate e una breve analisi del programma, che su altre e più note testate non è stato mai nemmeno citato.
Sarà per questo  che a volte i cosiddetti "grillini" sembrano così poco propensi al dialogo.

Sul problema del Debito Pubblico, mi sembra di osservare che visti gli andamenti dei precedenti governi (dall'inizio della seconda repubblica) sia abbastanza lontana, se non del tutto assente, una ricetta per risanarlo.

Certo, alcuni hanno avuto performance migliori di altri, ma il decremento percentuale, anche volendo mantenere idealmente il picco ottenuto dal governo Prodi (-10,01%) nel 2001, è ben lontano dai parametri assurdi fissati per i prossimi anni (se dovessero rimanere confermati).

Non mi occupo di economia, ma mi sembra di notare che anche il progetto di Tremonti, se pure  volessimo considerarlo errato, abbia subito notevoli perturbazioni durante lo scorso governo, derivanti da ingerenze dell'allora leader S.B. e di altri.

Non voglio dilungarmi nella comparazione tra programmi dei precedenti governi e cose effettivamente attuate, per lo meno abbiamo la certezza che per molte forze politiche il programma sia una brochure pubblicitaria senza molto fondamento .

Comunque le sue obiezioni rimangono sensate, non credo di avere una risposta anche perchè non è decisamente il mio campo, sebbene nutra un pò di speranze nelle possibilità di partecipazione e di proposta dei singoli, e nella non così marcata separazione tra "direttivo" e "militanti/fedeli", anche visti gli sfaceli che i direttivi perenni con variazioni solo apparenti e superficiali hanno creato.

Proprio in base a queste speranze, probabilmente ingenue, rilancio: perchè le sue domande non possono diventare una proposta? In fondo potrebbe essere un buon modo per testare una delle tanto sbandierate prerogative del Movimento, ovvero la partecipazione "dal basso".

Non che questo metodo sia politicamente applicabile a tutto, ma in fondo il M5S è un movimento nato da poco e quindi è certo che rimarrà "da opposizione", per lo meno vera.