La riduzione del debito pubblico secondo PdL e PD

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Sandro Brusco

In questi caldi giorni estivi sia il PdL sia il PD si sono cimentati sul tema della riduzione del debito pubblico. Quello che si vede fa abbastanza paura. In sostanza, i due maggiori partiti continuano a negare la realtà e sperano chiaramente di riuscire a infinocchiare gli elettori mediante racconti che con tutta evidenza non stanno in piedi. Proviamo a fare un po' di chiarezza.

Il tema della riduzione del debito sembra essere tornato di moda, cosa di cui non possiamo che rallegrarci. Ma le cose che si dicono al riguardo fanno semplicemente accapponare la pelle, per il livello di disconnessione tra la classe politica e la realtà dei fatti che segnalano. Proviamo allora a spiegare più in dettaglio perché i supposti piani per la riduzione del debito presentati dai grandi partiti fanno acqua da tutte le parti e rappresentano in buona sostanza una colossale presa in giro.

Cominciamo dal PdL, che è quello che più rumore ultimamente ha fatto. Con un conferenza stampa di qualche giorno fa, il portavoce provvisorio Angelino Alfano ha annunciato un meraviglioso piano per abbattere il debito pubblico di circa 400 miliardi, portandolo quindi a circa il 100% del PIL. Tanto meraviglioso è il piano che, oltre alla riduzione del debito, ci porterà in dote pure una riduzione della pressione fiscale di 5 punti di PIL. Abbiamo già spiegato perché il piano non sta in piedi. Senza una parallela e robusta discesa della spesa primaria, il solo risparmio della spesa per interessi non può, semplicemente non può, garantire la riduzione del debito e contemporaneamente la riduzione delle tasse. Di riduzione della spesa ovviamente Alfano non ha parlato nella conferenza stampa (far parlare i politici italiani di riduzione della spesa è un po' come chiedere a Fonzie di dire ''ho sbagliato''). Stiamo ancora aspettando di leggere il prestigioso studio su cui la proposta PdL è basata, e che a nostra conoscenza non è ancora stato pubblicato (sembra esca domani, da quel che ci è dato capire). Nel frattempo però il dinamico duo Alfano-Brunetta è uscito sulla stampa chiarendo meglio il progetto. I due interventi vanno letti congiuntamente per capire bene quanto poco credibile sia il progetto PdL.

Cominciamo da Brunetta, che è intervenuto sul Giornale con un articolo dal solito titolo di sapore xenofobo (''la Merkel ci vuole comprare''; ma figuriamoci). La storiella è sempre più o meno la stessa che i politicanti come Brunetta hanno dispensato negli anni. La colpa non è nostra, sono gli altri che hanno fatto male l'euro, impongono ricette sbagliate etc. etc. Noi non c'eravamo e se c'eravamo dormivamo. Non si può più chiedere nulla ai ''Paesi come Italia e Spagna, che i compiti a casa li hanno fatti e che non sono in grado o non vogliono accettare ulteriori, inutili, sacrifici". Fin qui niente di nuovo, semplicemente le solite pagliacciate autoassolutorie cui ci ha abituato questa classe dirigente. L'unica cosa relativamente nuova e interessante arriva in fondo all'articolo, in cui il Nobel mancato fornisce l'interpretazione vera del piano per la riduzione del debito. Riporto per intero il pezzo:

 

Ed è in questa reazione orgogliosa e razionale al vicolo cieco in cui ci ha cacciato la Germania che va inserito un plus di credibilità che nessuno ci ha chiesto: avviare fin da subito una forte e immediata strategia shock di attacco al nostro debito pubblico.

In tal modo l’Italia può acquisire una posizione negoziale fortissima dicendo a chiare lettere che non ha alcuna intenzione di proseguire sulla strada della spirale recessiva. Che non ha alcuna intenzione di vendere i gioielli di famiglia, come vorrebbe qualcuno nel mondo tedesco, con qualche interessata sponda anche in Italia. E che manterrà questa posizione a qualsiasi costo, fino alle estreme conseguenze, fino all’uscita dall’euro. Mai lascerà fare affari ai predatori con la tripla A, che parlino inglese, francese o tedesco.

 

Traduco: primo, niente tagli di spesa (mica si può ''proseguire sulla strada della spirale recessiva''). Quindi, contro il buon senso, le riduzioni delle tasse si finanziano con ingressi straordinari di vendita del patrimonio pubblico. Se poi una volta finite le dismissioni, ammesso che mai inizino, ricomparirà il buco daremo al colpa ai tedeschi, immagino, o a qualche altro malcapitato straniero. Secondo, non abbiamo affatto intenzione di vendere quello che effettivamente si può vendere rapidamente, ossia le quote delle imprese pubbliche. Queste devono fermamente restare sotto il controllo della casta italiota. Il tutto condito dalla solita retorica xenofoba sui ''predatori con la tripla A'', i quali avrebbero l'immensa colpa di pagare le imprese in euro sonanti anziché in chiacchiere. Meglio quindi che le imprese di Stato continuino a depredarle Brunetta e i suoi compari, con tanti auguri alla riduzione del debito.

Quindi, niente riduzione della spesa (diamine, è recessiva!) e niente vendita degli asset che veramente si possono vendere (mica possiamo perdere la sovranità!). Cosa resta quindi del meraviglioso piano di riduzione del debito pubblico più riduzione delle tasse?

Ce lo spiega il portavoce provvisorio Alfano in una intervista al Corriere della Sera.  Dopo il solito nonsenso sulle terribili colpe dell'Europa, che se non ci fossero stati loro signora mia come ce la saremmo cavata bene da soli, il giornalista fa finalmente una domanda sensata e chiede dove cavolo pensa il signor Alfano di acchiappare i 400 miliardi di cui ciancia. Ecco la parte rilevante della risposta:

 

Si tratta della valorizzazione di alcuni asset pubblici non strategici. È un'operazione che può portare il rapporto debito/pil sotto quota 100%. Lo strumento è un grande fondo al quale conferire beni immobili e anche alcuni beni mobili. Avremmo anche disponibili somme per dare respiro all'economia, abolendo l'Imu sulla prima casa e avviando un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti

 

Ecco quindi svelato il busillis. Le imprese di Stato non si possono vendere, la spesa non si può tagliare, e quindi restano gli immobili (e, pudicamente, ''alcuni beni mobili'', ma non quelli ''strategici'', mi raccomando). Pura fantasia. La vendita degli immobili è operazione che già si è fatta in passato (ricordate le cartolarizzazioni delle operazioni SCIP 1 e SCIP 2?). Le cifre che realisticamemte, e di realismo c'è un maledetto bisogno, si possono attendere da una simile operazione non sono certo vicine a quelle che spaccia Alfano. Inoltre i tempi sono di solito lunghissimi. Però secondo Alfano tale operazione sarebbe sufficiente non solo a ridurre il debito, non solo a elminare l'IMU sulla prima casa, ma anche ad ''avviare un percorso di riduzione della pressione fiscale per tutti''. Potenza della fantasia. Oltretutto, di grazia, ci piacerebbe sapere perché la riduzione dell'IMU, anziché quella delle tasse su lavoro e imprese, dovrebbe essere la priorità.

Niente da fare sul fronte PdL quindi,solo fuffa e nessun piano minimamente realistico.

E il PD? Beh, qui bisogna armarsi di santa pazienza e leggersi per intero la Carta d'Intenti del partito, che dovrebbe spiegare agli elettori cosa si vuol fare nella prossima legislatura. Noi ci siamo messi di buona volontà e la carta l'abbiamo letta tutta. Gli unici numeri che siamo riusciti a trovare sono stati quelli che numeravano le pagine. Nel cappello introduttivo il PD ci annuncia che stiamo affrontando la crisi con ''la zavorra di un debito pubblico da ridurre drasticamente e che richiederà scelte responsabili, di rigore e al tempo stesso di enorme coraggio''. Va bene, ma intanto non è che ci dite come pensate effettivamente di operare questa drastica riduzione, quali sarebbero queste scelte di ''enorme coraggio''? La risposta, semplicemente, è no. Leggete con accuratezza il resto del documento, e diteci se vedete un solo pezzo in cui ci siano non solo dei numeri chiari su come affrontare il debito ma semplicemente qualche suggerimento concreto.

Per esempio, si suggerisce di ridurre la spesa? Leggiamo a pagina 7: ''Se l'austerità e l'equilibrio dei conti pubblici, pur necessari, diventano un dogma e un obiettivo in sé - senza alcuna attenzione per occupazione, investimenti, ricerca e formazione - finiscono per negare se stessi''. La traduzione, semplicemente, è che non si possono ridurre le spese. Il lettore attento può osservare la straordinaria affinità con le tesi di Brunetta (il famoso vero ''pensiero unico'' delle classi dirigenti italiane). 

Magari aumentare le tasse allora? Beh, sì e no. Ecco cosa dice la Carta: ''Il primo passo da compiere è un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull'impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari''. Quanto veramente si riesca a ridurre la tassazione di lavoro e impresa aumentando le tasse sul patrimonio è questione su cui torneremo. Qua semplicemente notiamo che l'operazione che propone il PD sembra essere (possiamo solo dire sembra, dato che numeri non ne danno) a gettito invariato: meno tasse per alcuni, più tasse per altri. Quindi anche qua non sembra esserci alcuna fonte di riduzione del debito.

Resta quindi la vendita di patrimonio pubblico. Ma qui l'unico pezzo in cui se ne parla è solo per avvertirci con severità che ''è tramontata l'idea che la privatizzazione e l'assenza di regole siano sempre e comunque la ricetta giusta''. Perché mai la privatizzazione dovrebbe accompagnarsi all'assenza di regole è cosa che andrebbe spiegata, ma non polemizziamo. Quel che conta qui rilevare è che mentre il PdL fa finta di voler vendere qualcosa per ridurre il debito, il PD non fa nemmeno finta. Quindi, qual è la strategia del PD per ridurre il debito? A noi pare che sia esattamente identica a quella del PdL. Ossia, non c'è.

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Commenti

Ci sono 46 commenti

per cui è inutile cercare alleanze con certi troll ingombranti e costosi.

Sulle parole di Brunetta inutile commentare, è la solita propaganda populista.
Lui sa benissimo che l'euro ha permesso a lui e al resto del branco di continuare a prosperare, sguazzando felicemente.
Gli italiani dovrebbero solamente ringraziare la Germania, se hanno ancora un briciolo di cervello, e non quei quattro avvoltoi della anti-politica italiana (non può essere, seriamente parlando, definita politica quella).

Il PD, solito non-programma che perdura dalla caduta del loro mito, ovvero l'Unione Sovietica (prima i dettami arrivavano direttamente da là).
Continuano a parlare di privatizzazioni, quando quelle che servono sono le liberalizzazioni (ma forse sanno che il loro potere politico potrebbe essere limitato a quel punto). Aprire ogni tanto un libro di economia, magari potrebbe fargli bene.

Questo articolo dovrebbe comparire domani su tutti i quotidiani, per quanto mi riguarda, e far capire all'elettorato che razza di criminali (bisogna dire le cose come stanno) compongono i principali partiti italiani.


Anche Grillo non scherza con certi proclami, ma lo ritengo il meno peggio (qualcuno non sarà d'accordo, vabbè).

Anche con le partecipazioni strategiche non è che ci siano molte verze da sfogliare. Delle Società quotate:

Enel capitalizza oggi 22,4 mld il MEF partecipa al 31,2% circa 7 miliardi.

Eni capitalizza 65,2 mld il MEF partecipa al 3,93%circa 2,6 miliardi; la CDP partecipa al 26,37% circa 17,2 miliardi

Snam capitalizza 11,2 mld la CDP partecipa al 50% 5,6 mld

Terna capitalizza 5,7 mld la CDP partecipa al 29,75% circa 1,7 miliardi

Finmeccanica capitalizza 1,9 mld il MEF partecipa al 30,2% circa 0,6 mld

STMicroelectronics capitalizza circa 5,5 mld e il MEF partecipa al 50% circa 2,6 mld

Alla fine il MEF dispone di 12,8 mld, la CDP  di 24,5 mld che non possono essere usate per ridurre il debito ma massimo per manovre tipo "Giavazzi"

Delle non quotate ci sono le Poste, Trenitalia , ANAS e SOGEI al100%, RAI al 99,56%, CDP stessa al 70% e altre minori: il valore si dovrebbe stabilire con l'eventuale compratore. Interessanti poi società e partecipazioni per lo più dei comuni che però, a meno che i proventi della vendita siano usati per ridurre i debiti dei comuni proprietari, lo stato dovrebbe comunque risarcire. Non trascurabile che ad oggi il dividendo sul capitale di quasi tutte le società quotate è molto maggiore degli interessi sul debito (Enel per esempio è al 12%); lo Stato ci perderebbe, altro che usare gli interessi risparmiati per ridurre la p.f.

D'accordo con Aldo. Le privatizzazioni sono una componente del sentiero di riduzione del debito. Ma bisogna stare molto attenti a due cose 1) assicurarsi che le privatizzazioni vengano dopo gli opportuni provvedimenti di liberalizzazione dei mercati, quando necessari 2) non aver fretta e vendere al miglior prezzo possibile. Anche così, tra partecipazioni e immobili (e mettiamoci pure una bella tassa sulle fondazioni bancarie) è difficile far miracoli.  La stima governativa di un gettito di 15-20 miliardi l'anno è probabilmente la cosa che più si approssima alla realtà, ma anche quello va verificato puntigliosamente.  Le cose che dicono Alfano e Brunetta invece sono puramente oniriche.

Aldo, queste cose non solo non si scrivono, nemmeno si pensano.

Perche'? Perche' sono erronee.

Basta un corso elementare in corporate finance per scoprire che un conto e' il valore di borsa di un'impresa ed un conto il valore del pacchetto azioanrio di controllo della medesima. Specialmente quando il pacchetto dell'impresa in questione passa da gestori/management inefficienti ed incompetenti a gestori/manager competenti ed efficienti.

Se la differenza fra questi due valori non fosse, spesso, abissale, gli ostile take over non esisterebbero e le OPA ostili, o meno, nemmeno. Spero di non dover elaborare ulteriormente sul concetto perche', davvero, e' elementare.

Cosa implica tutto questo? Implica che il pacchetto di controllo di Finmeccanica vale enormemente di piu' dei 0,6 mld di euro che tu fai finta valga usando la sua quotazione di borsa attuale. Idem per Terna, Enel e tutto il resto. Il pacchetto di controllo di ognuna di queste imprese puo' tranquillamente valere tre, quattro o anche dieci volte quanto vengono quotate oggi in borsa.

Per non parlare poi di Poste Italiane o RAI o CDP .... eccetera. Perche' mai RAI dovrebbe valere meno di Mediaset, tanto per dire?

Non ho nessuna intenzione di mettermi qui a sparare valori a caso, ma nemmeno dovresti farlo tu usando i corsi odierni della borsa.
Non c'entrano ALCUNCHE'.

 

Spero i lettori ne prendano nota.

Standing ovation per Sandro.

Da quello che ho capito, quindi, il PDL sta cercando di imbrogliare (per l'ennesima volta) gli italiani (si potrebbero usare anche parole piu' pesanti), mentre il PD offre solo spessa nebbia padana. In effetti l'offerta e' differenziata; non dicono proprio le stesse cose.

nFA è un ottimo luogo di discussione e dibattito su tutti quei temi cari a tutti coloro che hanno aderito al manifesto di FiD. È funzionale anche il lavoro di diffusione di idee tramite Twitter, G+ o FB (che non uso ma posso immaginare).

Mi chiedo però se non sia il caso di aggregare i contributi più significativi - tipo questo articolo, interviste, editoriali o altri interventi dei firmatari, etc. - direttamente in una quinta sezione su fermareildeclino.it. Potrebbe risultare semplicemente in una rassegna di link, ordinati e con breve descrizione. Diventerebbe il punto di riferimento per molti, soprattutto se poco avvezzi ai social network. Inoltre contribuirebbe ad interessare alcuni dei visitatori "di passaggio" sul sito di FiD.

È prematuro? Oppure è inappropriato per qualche ragione che mi sfugge?

Marco, ci stiamo lavorando. A giorni, spero non troppi, il sito di fermare il declino sarà rinnovato, conterrà più materiale e permetterà molta più comunicazione e scambio di informazioni.

Non sorprende che PdL e PD dicano cose di questo genere, in fondo stanno semplicemente facendo il loro mestiere, ovvero nulla di buono per il paese, come oramai hanno capito anche i più tontoloni. E’ pertanto del tutto inutile perdere tempo ed energie con costoro, cercare il dialogo o tentare di convincerli.

Occorre invece, secondo me, concentrarsi sulla comunicazione efficace del messaggio che si vuole trasmettere e sul target che si vuole raggiungere.

La domanda che ci si deve porre è la seguente:

cosa occorre fare per raggiungere la massa degli elettori e catturarne le simpatie e il voto, pur non disponendo, come la concorrenza, di giornali e televisioni ? Qui sta il problema. Sappiamo bene che RAI e Mediaset non offriranno spazio televisivo alla nascente forza politica promossa da nFA, sarebbe come autoflagellarsi.

Ma Sky? Sono attualmente 5 milioni le famiglie abbonate a Sky Italia, ipotizziamo pure, a spanne, 10 milioni di individui adulti.

Pongo la domanda senza conoscerne la risposta: si possono raggiungere televisivamente queste persone con un programma ad hoc da concordare con il Sig. Murdoch?

 

 

Scusami, ho letto tardi. Intendevo questo, scrivendo quanto scritto qua sotto, con "Giò".

Domanda.

Visto e considerato che solamente una minima parte degli italiani è in grado o ha intenzione di entrare nel merito dei programmi politici presenti nel panorama elettorale, e visto che soltanto una minima parte di questa minima parte è in grado di scindere con cognizione di causa ciò che è credibile da ciò che non lo è - motivo per cui è necessario (o ne è la causa), per la politica tutta, l'utilizzazione un "leader carismatico" che si sostituisca al ruolo dell'intelligenza - mi chiedo, come sia possibile competere, per "Fermare il declino" - espressione (agli occhi volgari, sia chiaro) di "un partito come un altro", piuttosto che dell'"ideologia capitalista depravata", con leader che, seppur soltanto parzialmente apprezzati (oggi più che mai) rappresentano ideologie - quelle si - decisamente allettanti, agli occhi della masse?

Detto questo, le soluzioni, hai miei occhi di ventenne, non possono che essere due:

o si rende il movimento "Fermare il declino", un movimento comunicativamente efficace, sulla logica (banale) che persiste ovunque (in proporzione al livello di istruzione), secondo la quale non è buono ciò che è buono ma è buono ciò che è BELLO (e Berlusconi, a modo suo, lo era). Oppure - in più o in alternativa - ci si concentra sulla potenzialità della rete, rendendo SEMPLICE ciò che non lo è. In particolare, è necessaria la creazione di un portale che esprima concetti articolati in maniera diretta (ma non per questo incompleta) e VIRALE. La miglior propaganda, come ho già ripetuto altrove, è la sistematica critica delle convinzioni altrui tramite un linguaggio efficace, innovativo (filmati? documentari?slogan?), trasparente, sincero, libero e costruttivo.

E' necessario far propria l'unica eredità positiva di Berlusconi, e cioè il suo eccentrismo e la sua efficacia comunicativa terra-terra (ma non così tanto terra-terra) senza rinunciare alla competenza e alla divulgazione "scientifica". Se poi a questo si aggiunge la disposizione esplicita a rimetterci la testa.... 

 

Serve un luogo di incontro che faccia da ecosistema in cui è possibile trovare tutto, per tutti, e meglio di tutti.

 

E' chiaro che a leggermi, forse, rimarrei io stesso stizzito dal quantitativo di ovvietà (astratte) che ne escon fuori. Ma quando poi mi focalizzo sull'attuale stato di cose, e osservo i miei coetanei, così come la gente spensierata (ma comunque convinta) attorno a me, mi rendo conto che in pochi hanno intenzione di instaurare un vero e genuino rapporto con la conoscenza. Questo, penso, significa sconfitta.
Se Maometto... 

 

Grazie.

Il problema è che lo leggo io e pochi altri.

Ho appena letto sul FattoQuotidiano l'articolo riguardante lo stato penoso della rete internet in Italia, e c'era una torta che diceva che il 41% di italiani non è mai andato su internet.

Gli italiani guardano la televisione.

Se FiD vuole avere anche una minima possibilità di successo deve andare in tivù.

Deve piazzare un rappresentante in OGNI trasmissione dove compaiono politici è controbattere qualsiasi cosa dicano, coma fa qui il buon Brusco.

Come un martello pneumatico...

 

Non sarà facile ma, se si vuol vincere, la battaglia si vince in televisione.

Il fiscal compact che il nostro paese ha approvato, fra altre cose, ci obbliga a diminuire il debito pubblico / pil , a partire dal 2013, in venti anni e in misura uniforme, sotto il 60%. Questo significa che il nostro debito dovrà essere ridotto di circa il 3,3% annuo ([126  -60]/20).

In regime di quasi pareggio, anche con crescite reali modestissime o nulla, la crescita nominale dovrebbe automaticamente contribuire per almeno l'1,8%: per il rimanente 1,5% che vale inizialmente circa 24 miliardi, dovranno essere trovate altre risorse. Scartate per ovvie ragioni aumenti d'imposta, per i primi cinque anni potrebbero essere usati i tagli proposti ( 6% = circa 100 miliardi) che però non sarebbero più disponibili per il taglio delle imposte (proposti 5 punti in 5 anni). Ecco che l'alienazione di assets puo divenire utile alla condizione che venga diluita negli anni. Infatti se fossimo anche capaci di vendere nel 2013 (o conferire ad un fondo esterno alla P.A.) one shot 200 miliardi il nostro impegno verso il fiscal compact si ridurrebbe a un 2,85% annuo ([114-60]/19); parte dello 1,05%  (circa 17 miliardi) non coperto dalla crescita verrebbe dalla diminuzione degli interessi (9 miliardi) ( si immagina che la mancata rendita degli asset alienati sia compensata dall' IMU poi pagata dai privati sugli immobili sugli immobili) ma rimangono sempre 8 miliardi da reperire.

Questo per dire che la tempistica della vendita degli assets deve essere stabilita anche con un occhio agli impegni che ci derivano dal fiscal compact. 

Sbaglio?

 

 

 

 

 

 

c'è qualcosa circa la correzione per il ciclo, come per il deficit? pretendere da un paese in recessione una riduzione del debito del 3.3% è assurdo.

non so se sbagli, non ho gli strumenti teorici necessari in questo caso, perché non sono economista. Mi chiedo pero' come cambia l'Italia a fronte di un calo del 6% della spesa e di un calo del 5% della pressione fiscale.  Sempre che, naturalmente, si vada toccare quella spesa pubblica da eliminare e si riducano le tasse giuste.  E sempre premettendo che non è affatto detto che ridurre la spesa pubblica del 6% significhi tagliare servizi essenziali. Anzi per me ci sono spazi per il miglioramento della socialità anche riducendo la spesa.  Ma una riduzione delle imposte sul lavoro (lavoratori ed imprese) credo che dovrebbe portare maggior crescita ed  aumentare i consumi, soprattutto per quei casi che si continua a dire che non arrivano alla fine del mese. E dovrebbe aumentare gli investimenti delle imprese. Non so quanto di tutto questo si traduce in crescita ed incremento del PIL. 

C'è anche da dire che la fase recessiva oggi sta riducendo i consumi e soprattutto le importazioni. La nostra bilancia dei pagamenti, tipicamente in rosso, ora tende al pareggio e se riuscissimo a portarla in attivo, valorizzando le nostre eccellenze (ed un calo della pressione fiscale puo' mettere il nostro export in posizione migliore) questo significherebbe afflusso di capitali per investimenti e quindi crescita.

Insomma non so se sbagli perché credo che non è tutto fisso (per cui 6 meno 5 fa 1) ma dinamico e l'esperimento modifica la realtà. I nostri redattori possono dirci come.

Non so se siete state voi a far partire le danze, ma in questi giorni sembra che la riduzione del debito pubblico sia diventato l'argomento principale dei giornali. Ad esempio su La Stampa troviamo il commento di M. Deaglio (il sig. Fornero, marito della ministra) che si intitola 'Per risanare i conti dello Stato meglio usare l'oro' (della Banca d'Italia).

 

Ora qualcuno dovrebbe ricordare all'autore un paio di cosuccie che potrebbero avere una qualche rilevanza.

 

La Banca d'Italia è, almeno formalmente,  posseduta da banche e assicurazioni (Banca Intesa, Unicredit, ass. Generali, ecc.) che, altrettanto formalmente, sono società private, quotate in borsa e possedute anche da investitori esteri. E' chiaro che la questione del controllo della Banca d'Italia  è un po' ingarbugliata (tipicamente italiana, oserei dire) e per non fare danni forse è meglio lasciare le cose come stanno.

 

A ben guardare l'oro della Banca d'Italia  costituisce già una 'garanzia' al sistema europeo dei pagamenti (Target), dove la banca centrale italiana è debitore per ca. 300 mld di euro. Probabilmente se qualcuno 'sfilasse' (o solo manifestasse l'idea di farlo) l'oro dai forzieri della Banca d'Italia immagino che i creditori del sistema dei pagamenti europeo (la Bundesbank in particolare) non rimarrebbero certo impassibili.  Anzi, probabilmente potrebbe costituire l'occasione per mandare tutto all'aria invocando l'inandempienza altrui. Che ne pensa Deaglio ?

 

PS La battuta sui numeri delle pagine del documento del PD è esilarante.

che il sole 24 ore dedichi un'intera pagina al piano pdl, come se fosse cosa seria.

... che di riduzione della spesa non se ne parla.

Già ad una prima lettura ci sono notevoli errori.

Per esempio l'importo previsto dalla convenzione con la Svizzera ("per un totale di 30-40 miliardi subito e ulteriori 5-7 miliardi negli anni successivi") è di pura fantasia.  Con quelle aliquote scapperebbero tutti. In realtà se va bene saranno 15-17 miliardi una tantum e 640 milioni ogni anno.  Inoltre da un lato si dice che quegli importi vanno a diminuzione del debito, piu' avanti parla di "stimolo agli investimenti", che a casa mia è spesa pubblica.

Oscuro è anche il fatto che si possa dimezzare l'onere degli interessi ("35-40 miliardi annui dal tendenziale dimezzamento del servizio del debito) alla progressiva riduzione della pressione fiscale dal 45% attuale al 40% in 5 anni, di un punto percentuale l'anno, nonché al cofinanziamento degli investimenti") senza dimezzare il debito (come se un presunto calo degli interessi - che è la pelle dell'orso venduta prima di prenderlo - si riversasse automaticamente sull'intero stock del debito emesso) e anche qui assistiamo al gioco delle tre carte, con gli stessi importi che vengono messi a diminuzione del debito ma anche a finanziamento di investimenti.  Un po' come i carriarmati di Mussolini e gli 8 milioni di baionette, sono sempre gli stessi importi che vengono usati in modo diverso e contati piu' volte.

So che dovrebbe essere superfluo pubblicare un'analisi critica del documento brunettiano ma la situazione secondo me lo impone.

 

qui il testo in formato elettronico, per attingere al testo in modo preciso.

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2012-08-10/attacco-debito-nuova-politica-063937.shtml?uuid=AbOhrDMG  (vedere anche le pagine seguenti)

 

discutono del tema (e  citano nFA)

che noi tutti ringraziamo per il lavoro paziente e preciso.

E' il mio primo post in questo ed in qualsiasi altro blog, per cui mi scuso in anticipo in caso il mio post non sia conforme per qualsiasi motivo alla discussione.

 

Vengo al dunque: Vorrei capire per quale motivo l'idea di una ristrutturazione del debito italiano sia potenzialmente non fattibile o da "irresponsabili".  Riconosco di non aver dedicato troppo tempo a studiare l'argomento e mi propongo di sfruttare le menti del blog per arrivare ad un "rapida" valutazione dell'idea.

 

Il principio per cui chi investe sa di rischiare e per questo viene remunerato in proporzione si applica tranquillamente al debito Italiano.

 

Per come la vedo io (non credo sia l'unico, ma ripeto non mi sono di premurato di capire chi e come), insieme alle varie riforme strutturali che sicuramente sono state enunciate nel tempo qui dai bloggers abbiamo un problema di liquidita' da risolvere allo stesso tempo che sta strangolando un minimo la nostra economia reale (80-100MLD di interessi l'anno mi pare)

 

Per cui una ristrutturazione del debito che prevede (ma i parametri specifici vanno definiti, li butto li' come pour parler):

1- congelamento del pagamento degli interessi (esempio per 5 anni?)

2- hair cut sul rimborso del montante oltre un certo livello di investimento (esempio 200k?) e/o riscadenzamento del debito.

 

potrebbe aiutare lo stato italiano a venir fuori dal tunnel.

 

Provo ad anticipare le obiezioni:

1- Banche Italiane: detengono mi pare sui 200 MLD di debito italiano. Che si fa? Le si nazionalizza temporaneamente? oppure si concerta con la BCE un minisalvataggio (cosa che sta gia' avvenendo in ogni caso). Credo che se sia one-off, con riforme immediate che garantiscano solvibilita' nel medio lungo, potrebbe funzionare?

 

2- risparmiatori: la maggior parte sarebbero un minimo coperto. I grandi patrimoni, come dicevo, magari hanno le spalle larghe abbastanza per prendere perdite di questo tipo....credi sia meglio questo che una patrimoniale indiscriminata allargata a categorie di investimento che magari sono piu vicine all'economia reale.

 

3- Fiducia mercati: Magari i mercati no nsarebbero molto contenti ed in futuro emissioni di titoli di debito sarebbero impossibili o costosissime. E qui chiedo aiuto: mi pare di capire che siamo in avanzo primario, per cui se blocchiamo il pagamento interessi e ristrutturiamo dovremmo non aver bisogno dei mercati in futuro si spera. (ovvio cio' presuppone le riforme strutturali che no nsono oggetto del topic ma sono necessarie).

 ...ma io personalmente penso che se lo stato centrale italiano ha problemi a finanziarsi dopo questo big bang sia forse quasi un bene ed un buon viatico per il futuro, con motivazione a mantenere salutari avanzi di bilancio.

 

4- problemi politici a livello internazionale?: qualche debitore tipo Francia o Germania crea problemi a livello comunitario o rompe diplomaticamente? Idee su cosa potrebbe accadere?

 

5- Euro o lira: la ristrutturazionedel debito italiano ci imporrebbe l'uscita dall'euro? io credo di no soprattutto se possibilmente concertata con la BCE, voi che ne pensate?

 

In generale, condividerei l'idea che e' sempre meglio non impelagarsi in ristrutturazioni tipo argentina, ma vista la situazione....mi son sentito di lanciare questa provocazione.

 

Grazie in anticipo per l'aiuto.

Per punti:

1) chi paga il salvataggio delle banche? Lo stato insolvente?O i tedeschi?

2) vedi sopra per i piccoli, i grandi scappano appena sentono l' odore di una manovra simile. Non credo che la patrimoniale sia necessaria per evitare il default, al contrario tanto questo che quella servono a continuare la festa senza fare riforme.Molto piu probabile avere entrambi o nessuno.

3)certo, e' solo per una volta, dopo facciamo i bravi e stiamo in avanzo primario per sempre. Magari finisce davvero cosi', visto che le nuove emissioni dovremmo farle al 15-20% se in euro. Ed il problema si estenderebbe alle imprese, visto che si considera il rischio di un prestito al paese come un minimo per uno ad un ente ospitato.

Inoltre tieni presente che dopo il default e con le banche a pezzi le imprese non possono finanziarsi e riducono i livelli di attivita', non e' banale mantenere l'avanzo primario in quelle condizioni.Peraltro mi pare che non ci siamo nemmeno ora, e la decrescita del pil d 2% annuo di sicuro non l' avvicina.

4)nessuno vorrebbe piu avere a che fare con l' italia o le imprese italiane, probabilmente qualcuno sequestrerebbe i beni di aziende e privati italiani all' estero (mi pare gli inglesi abbiano fatto uno scherzo simile all' Islanda) ma mi pare un problema minore rispetto al (3)

5) no. Mandare avanti lo stato senza tagli feroci dopo il default potrebbe imporlo.

 

Certo, potrebbe arrivare il momento in cui il default e' l' unica opzione praticabile, ma certificherebbe che i potenziali investitori non ci devono considerare la punta sud dell' europa ma la punta nord dell' africa.E non solo gli stranieri, che pure tanti italiani preferiscono investire a nord delle alpi, o magari in cina.

Qui le ultime rilevazioni Eurostat in tema di andamento del PIL.

Da notare come l'andamento generale sia in calo ma come alcuni paesi stiano crescendo.

In particolare Svezia e Svizzera, che hanno in questi anni intrappreso decise politche di riduzione della spesa pubblica e di contenimento del debito oggi sono le nazioni che crescono di piu'. Nell'area euro anche Germania, Olanda e Austria registano deboli segnali positivi e come sappiamo la Germania, pur appesantita dal salvataggio delle banche e dagli oneri verso il fondo salvastati si era precedentemente alleggerita con Agenda 2010.

Insomma le nazioni piu' rigorose sono quelle che crescono. Notare la posizione della Francia e poi quella dei PIIGS.

 

pur appesantita dal salvataggio delle banche e dagli oneri verso il fondo salvastati 

 

Dall'analisi della precedente proposizione concessiva mi pare di capire che il pregiudizio che sia solo la Germania a pagare per salvataggi vari sia ormai filtrata dalla Germania alla vicina Svizzera (peraltro ha già raggiunto Como dove ieri ho discusso la materia con un carissimo amico).

Vuole dire poco ma poichè le quote di alimentazione dei vari fondi di salvataggio sono:

Germania: 27,1464%

Italia: 17,9137%

questo vuol dire che ogni volta che la Germania sborsa 1,0 € l'Italia, allo stremo, ne sborsa 0,66  di €.

Rispetto al pil ne sborsa più l'Italia essendo stato nel 2011 il rapporto fra i pil 0,615.

o sono quelli che hanno fatto le strette più dure a crescere meno?

 

anyway siamo connessi e oltre ai compiti a casa, ci vogliono misure a livello Ue, se ne resta il tempo. qui si dice che non ce n'è più, insieme ad altre cose molto interessanti.

 

@aldo lanfranconi

 

ottimo punto.