Gli economisti che sostengono il programma di FARE

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Pubblichiamo l'elenco, continuamente in espansione, degli economisti accademici che hanno accettato il nostro appello a sostenere il programma di  Fare per Fermare il Declino

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Nota: l'adesione implica un sostegno intellettuale al programma ma non costituisce necessariamente un atto pubblico di adesione al movimento/partito né implica l'appoggio a particolari candidati. Il programma sintetico di FARE ed i suoi approfondimenti tecnici sono disponibili a questo link

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Commenti

Ci sono 11 commenti

Lascio questo commento senza alcuna intenzione polemica, ma non ritenete di dover commentare in qualche modo le ultime vicende di FiD?

 

Credo che la cosa sia stata gestita con dignità (è la prima volta che un leader politico accetta di prendersi le proprie responsabilità per una cosa che sarebbe considerata acqua fresca da altri), ma l'errore di Oscar Giannino c'è, e anche una certa ingenuità di fondo che due parole da spendere  le richiede.

stasera o domani

Ricordo che qualche tempo fa c'era anche una lista di "garanti". Alcuni dei nomi mi pare siano stati spostati tra i "sostenitori". Altri sono proprio scomparsi, come quelli di Alesina e Spence. Qual è la storia?

L'Arca ha imbarcato meno del previsto?

RR 

Che ti devo dire.  Se è di accademici italiani che stiamo parlando, forse una lista corta non è necessariamente un male. E poi che siano pochi o tanti lo si vede dal confronto con le liste degli altri... quanti sarebbero gli economisti disposti a metterci la faccia per Silvio, o per Beppe (per dirne due a caso)?

82 economisti and counting... Senza contare economisti presso istituzioni come la mia, che non possono usare la propria affiliazione per sottoscrivere cause politiche - ma credimi, se potessero lo farebbero in un batter d'occhio.

Caro Renzino, perche' non conti fino a dieci prima di parlare?

Gentile Michele,

 

quando ho scoperto Fare mi e' tornata la speranza che l'Italia possa tornare ad avere un governo degno di questo nome. Ho apprezzato moltissimo l'esposizione onesta e lucida del piano economico e ho deciso di sostenere il partito senza ulteriore esitazione.

Qualche giorno dopo ho presentato ad un'amico l'idea di togliere allo stato ogni partecipazione nelle attivita' industriali, di lascargli solo il ruolo di "arbitro" e garante dell'interesse dei cittadini, e di ridurre spese e tasse...

Sono rimasto molto sorpreso quando il mio interlocutore ha reagito allarmato esclamando: "ma non saranno mica seguaci della scuola di Chicago e delle politiche liberiste di Friedman?!? Quella e' la scuola di pensiero che ha portato alla crisi del 2008! ...." e poi mi ha parlato sommariamente e concitatamente altri casi in cui le idee di Friedman sono state applicate a discapito della povera gente e a favore delle grandi e malefiche multinazionali [corsivo mio]. Poi ha fatto riferimento al libro "Shock Doctrine" di N. Klein...

Dopo una breve ricerca e due collegamenti mentali, mi son convinto che qualcosa in comune con la corrente di Chicago ci sia.

Non so se le teorie di Friedman siano veramente nocive come me le hanno presentate ma vorrei approfondire l'argomento.

 

Ti sarei grato se volessi darmi qualche delucidazione e/o indicarmi risorse per chiarirmi le idee riguardo al rapporto tra Programma di Fare e la corrente di Chicago.

Grazie in anticipo

Ostrega! quanto tempo hai?? ;-)

Prima di tutto, una precisazione: parlare di scuola o dottrina di Chicago e' fuorviante: "Chicago" rappresenta innumerevoli economisti che hanno studiato in modo rigoroso tantissimi argomenti diversi, dai meccanismi della crescita e dello sviluppo al mercato del lavoro, dal capitale umano alle aspettative razionali, dai modelli teorici con moneta alle reti di interazioni sociali. Cerchiamo di evitare la tendenza italica a categorizzare tutto in "scuole". 

2) Le idee di Friedman non hanno granche' a che vedere con la crisi del 2008! Ti rimando a numerosi articoli pubblicati qui su nFA riguardo alla crisi che esaminano in dettaglio la crisi e le sue origini.

 3) Friedman ha si spinto idee liberiste e difeso il ruolo dei mercati nell'evitare distorsioni e inefficienze, ma questo non vuol dire che fosse nemico del popolo e affamatore della povera gente. Un esempio su tutti: guardati questo pezzo di alcuni anni fa e leggiti la parte che riguarda la negative income tax. Fu proprio un'idea di Friedman e andava a vantaggio proprio della povera gente.

4) Il programma di FARE, come forse avrai visto, spinge molto su alcuni principi - merito, accountability, trasparenza - e su alcune idee-chiave, come ridurre la pressione fiscale (in generale ma soprattutto su piccole/medie imprese e lavoratori), creare ammortizzatori sociali moderni (come un moderno sistema di sussidio alla disoccupazione invece della antelucana cassa integrazione), aprire il mercato del lavoro ai giovani e alle donne, ecc. Ti rimando a questa sezione per una lista di interventi, raccomando soprattutto questo e questo.

 Un abbraccio e non ascoltare troppo il tuo amico (e soprattutto continua a leggere nFA!)

Che Santo Versace (della Gianni Versace SpA) e' stato eletto Presidente Fare2014 e Michele Boldrin coordinatore

www.agenparl.it/articoli/news/economia/20140311-fare-2014-versace-acclamato-presidente-boldrin-coordinatore