Per rispondere alle tre domande occorre ripercorrere almeno gli ultimi 27 anni (dal 1991, vedi sotto) di storia italiana. Pretesa ridicola, quindi ci provo. Prima il modello, poi le osservazioni e a seguito le argomentazioni a supporto della combinazione modello-dati da me scelta. Infine le conclusioni: questo è oggi un governo privo di opposizione politica e chi volesse costruirne una dovrà necessariamente passare sulle ceneri del PD e FI. No, non può essere Matteo Renzi o qualcuno dell'attuale dirigenza PD+FI+LeU.
Il mio modellino - banalissimo - è il seguente.
- Da sempre (per quanto concerne questo articolo, dal 1946 ma, in realtà e come argomenterò in futuro, da quando uno stato chiamato "Italia" venne creato dai Savoia e dai Francesi nel 1860) per la stragrande maggioranza degli italiani lo schema interpretativo con cui si valutano le scelte politico-sociali è quello della contrapposizione fra una elite signorile/esclusiva/invidiata/remota/arbitraria/ladra/corrotta/incapace/elargitrice ed un popolo onesto e lavoratore, ma bisognoso (di elargizioni);
- Il rapporto del "popolo" con tale elite è bimodale. Le si richiedono elargizioni, favori, garanzie e prebende; finché questi arrivano le rimostranze verso l'elite medesima vengono mantenute nell'ambito privato, mentre in quello pubblico si favorisce quel membro dell'elite che massimizza la speranza individuale di prebende per se stessi e la piccola comunità con cui ci si identifica (paese, associazione professionale, parocchia, famiglia). Quando praticamente tutti i membri dell'elite fra cui si era adusi scegliere diventano incapaci di offrire favori, garanzie e prebende, si opera per spodestarli a favore di chiunque prometta favori, garanzie e prebende.
- Con mille dettagli e specificazioni (il PCI crebbe negli anni '70 perché sembrava essere in grado di offrire maggiori prebende che la DC, idem per il PSi di Craxi negli anni '80, eccetera) dal 1946 al 2011 circa (le avvisaglie per alcuni gruppi cominciarono ad arrivare già nel 1990-92) vi fu prima crescita reale (sino a circa i primi anni '80) e poi debito pubblico emissibile a sufficienza da permettere che alcune componenti delle elite promettessero credibilmente favori.
- A partire dal 1992 e, in crescendo, sino al 2011-12 è diventato chiaro a sempre più gruppi sociali o di interesse che non c'era più nulla da elargire, ben via crescita o ben via debito pubblico. A quel punto i medesimi gruppi si son messi alla ricerca di nuove elite di riferimento a cui chiedere prebende. Il M5S e la Lega si sono offerte e sono state credute. Gli altri sono stati abbandonati: non hanno ALCUNA chance di essere recuperati, non è mai successo.
Lo so che in questa storia mancano la guerra fredda, le lotte sindacali e studentesche anni 60-70, lo shock petrolifero, la caduta del regime sovietico, le stranezze delle regole costituzionali ed elettorali italiane, la questione meridionale (no, questa non manca, anzi è uno dei fondamenti storici del modellino ...), la globalizzazione, i fenomeni migratori, il cambiamento tecnologico, l'euro ed un paio di altre cose (tipo i social).
Ma queste cose (eccezion fatta per la questione meridionale che, come ho annunciato, nel modellino c'è solo che ne parlo un altro giorno) sono state condivise da più di una dozzina di altri paesi europei, incluse le strane regole costituzionali ed elettorali, e non sono specifiche dell'Italia. Ovviamente hanno contato e contano moltissimo e per questo il modellino è banale. Ma, al momento, mi sto interrogando su ciò che è specifico dell'Italia - piaccia o meno siamo l'unico grande paese occidentale con una solidissima maggioranza degli elettori che appoggia un governo rosso-brunato - e vorrei cercare di spiegarlo con elementi specificatamente italiani. A questo serve il modello. Se l'argomento regge fra qualche settimana, quando proverò a riflettere sul mondo occidentale più in generale, cercherò di mettere in campo anche queste cose, ok? Torniamo al modellino banalissimo, quindi.
I fatti, ovvero perché è ovvio che oggi si identifichino "le elite nemiche del popolo" con il mondo del PD+FI.
1) Da un lato, il PD è andato raccogliendo praticamente tutto il personale politico, sopravissuto a Mani Pulite, che aveva controllato (sino al 1994) il potere politico in Italia. Ci son davvero TUTTI, con l'eccezione di qualche ladro del PSI che, dopo averla scampata, è passato a FI. Dall'altro lato, il PD si è venuto creando (per stadi successivi: c'è una ovvia linea rossa che va dal PDS del 1991 al PD del 2008) durante gli anni in cui la fine della crescita e della capacità di generare altro debito avevano reso impossibile elargire prebende per far dimenticare la contrapposizione elite-popolo.
2) Non a caso, a partire dal fallimento dell'ultimo governo di BS (2008-11) anche costui ed il suo partito sono, di colpo, diventati parte delle elite nemiche del popolo: BS ed accoliti erano quella parte dell'elite "di riserva" che per circa 17 anni è riuscito a promettere (ed in parte elargire) prebende e favori, facendo infatti scempio delle finanze pubbliche. Non è un caso che il crollo del 2011 sia avvenuto proprio su questo nodo: BS, Tremonti e soci han cercato d'ignorare il vincolo del debito, per continuare a comprarsi voti, in una situazione in cui era diventato oggettivamente impossibile farlo. Ed i fatti li hanno travolti sotto forma dell'oramai celebre spread, non a caso il nemico (da allora e particolarmente oggi) di ogni politico che voglia elargire favori in cambio di voti.
3) L'attuale governo gode dell'appoggio di più del 60% dei potenziali elettori. Alle ultime elezioni ha ricevuto circa il 55% dei voti (includo Fd'I, il perché è ovvio). Sino a 5 anni fa questa stessa coalizione raccoglieva circa il 30%. Se facciamo il confronto con le europee del 2014 lo spostamento percentuale è persino maggiore (prossimo fatto). Durante questi anni è diventato palese a milioni di italiani che "qualcosa" che prima era sempre stato dato per garantito non c'era più.
4) Nella ricerca del qualcosa è naturale concentrarsi anzitutto sulla situazione economica: reddito, disoccupazione, crescita e quant'altro. Mi scuserete se non riporto i dati (sono facilmente rintracciabili partendo, per esempio, da qui) ma tutti gli indicatori economici italiani sono andati malissimo dal 2008 in avanti (in realtà da molto prima, ma questo lo sostenevano praticamente solo i redattori di questo blog ...) ed hanno raggiunto un minimo attorno al 2014 (un anno prima per alcuni, un anno dopo per altri, perdonate l'approssimazione). Il 2014 è stato l'anno in cui (alle elezioni europee) PD+FI e satelliti han superato il 60%, mentre la futura coalizione rosso-brunata neache sommava il 30%! Da allora TUTTI gli indicatori economici sono migliorati; di poco ed alcuni di pochissimo, vero, ma il segno è +. Nonostante questo, meno di 4 anni dopo il rapporto di voti si è invertito e tra i 10 ed i 15 milioni di elettori hanno abbandonato le antiche elite per andarsene a trovare di nuove! Epocale.
5) Lo tsunami verificatosi il 4 marzo 2018 era in formazione, ed aveva generato temporali e monsoni, da più di 25 anni. Telegraficamente: crisi del 1992; Mani Pulite; sparizione di DC+PSI&Co; emergenza Lega; vittorie BS basate su promesse mirabolanti; dodici cruciali anni (1996-2008) di opportunità per riformarsi, offerti dalla calma artificiale dell'euro e della great-moderation mondiale, buttati al vento nell'assoluto nulla o peggio; emergenza e crescita M5S; risultato M5S nel 2013. Nel mettere in fila questi eventi io ci vedo tre cose: (a) le elite storiche (Ulivo/PD) incapaci di riformare/rsi ed impantanate nella loro corruzione/privilegio, (b) le elite di riserva (FI/BS) dedite al brigantaggio politico ed al tentativo, fallito, di usare debito per elargire favori, (c) l'emergere, senza un piano ma per pura reazione istintiva, di un'opposizione di sistema: Lega+M5S. Basterebbero questi fatti, banali, a far capire non solo il 4 marzo ma anche il 5 marzo 2018: devono governare assieme perché sono loro oggi la cristalizzazione (per temporanea che sia) del movimento anti-sistema che delle elite incapaci, miserabili e financo brigantesche hanno alimentato dal 1992 in avanti.
6) I temi che da decenni dominano il dibattito pubblico italiano non sono quelli del merito, della crescita, della produttività, della globalizzazione, della scienza, del cambio tecnologico, della mobilità sociale, dell'educazione, eccetera. Per nulla: i temi dominanti sono quelli della corruzione, dello spreco, della casta, del paese tradito, del popolo abbandonato, dello stato che non attende ai cittadini ma è solo fonte di privilegi per i politici e di favori per il potentato economico, dei servizi pubblici che fanno schifo perché ci sono i "tagli alla spesa pubblica". I toni sono quelli della rivendicazione, della protesta, del dileggio e del totale cinismo: tutti ladri. Da decenni il discorso pubblico di massa si articola attorno ad alcune semplici contrapposizioni: (i) popolo vs casta politico-economica, (ii) onesti vs corrotti, (iii) tagli alla spesa pubblica vs privilegi delle elite, (iv) troppe tasse vs poca spesa.
Tutto questo non è successo per caso: è successo perché le "elite storiche" che hanno fatto il PD hanno anche scelto di fare quanto elencato brevemente sopra e perché le "elite di riserva" di BS/FI hanno fatto ancora peggio, giocando alla roulette russa sul debito pubblico nel tentativo di comprare i voti necessari a far stare BS fuori dalla galera (obiettivo, questo e solo questo, raggiunto in pieno).
Conclusione
Pur avendo come fondamento "intellettuale" le quattro colonne ed il loro collante menzionati nell'articolo precedente, questo governo ha le proprie radici storicamente contingenti in un gigantesco atto di rabbia contro e rigetto delle elite esistenti. Il voto del 4 marzo è il punto di arrivo di un processo di cambio di regime (il riferimento è alla terminologia di Massimo L. Salvadori, anche se la mia lettura dei meccanismi causali è diversa dalla sua ed io vedo tre e non quattro regimi dal 1860 ad oggi) iniziato nel 1991-93. Questa "insurrezione" si è venuta trasformando - a causa del contesto internazionale, ma su questo torneremo - in un tentativo di negare o bloccare processi in corso da quasi mezzo secolo a livello mondiale per paura di esserne travolti, essendo completamente incapaci di comprenderli prima ancora che di parteciparvi.
Due parole riassumono oggi l'atteggiamento mentale del 60-80% degli italiani: pessimismo e vendetta. Pessimismo sul proprio futuro e sulle proprie capacità di gestire positivamente quel che arriva dal resto del mondo; senso di inanità ed impotenza di fronte ad eventi e cambiamenti che appaiono troppo grandi per essere affrontabili. Desiderio di vendetta - motivato o immotivato esso sia, ed io propendo per la prima - diretto verso le elite (ovvero PD+FI) che raccolgono quanto ne rimane di coloro che hanno gestito il paese dagli anni '80 all'altro giorno.
Da questo segue quanto affermato in apertura: se mai dovesse emergere una classe dirigente alternativa a quella del nuovo regime rosso-brunato essa non potrà che emergere dalle ceneri di PD-FI.
Sostanzialmente d’accordo, ma indebolirei il modellino, in quanto ritengo che una larga parte del popolo non sia in grado di cogliere il nesso fra i provvedimenti governativi e i propri interessi immediati, tranne che per quei (rari) provvedimenti di riforma che li colpiscano in modo molto evidente (tipo riforma Fornero), la reazione ai quali non è forse poi così rilevante.
Per larga parte del popolo, il meccanismo principale mi sembra piuttosto questo: finché il tran tran cui si sono adattati si mantiene, continuando a offrire ai figli almeno le prospettive che aveva offerto ai genitori, politicamente poco o nulla succede; quando invece le condizioni di vita e le prospettive per i figli peggiorano, gradualmente molti si rivoltano contro le passate élite e si affidano a chi prometta una restaurazione del passato.
“Elargizioni, favori, garanzie e prebende” sono visibili e quindi rilevanti per alcune categorie (per i tassisti, ad esempio; per alcune categorie di agricoltori; assai meno forse per i piccoli commercianti), e questo ha certamente un forte peso; ma per larga parte del popolo il meccanismo di mantenimento e perdita del consenso a me sembra ancora più grossolano di come lo rappresenta Michele Boldrin, meno razionale - per quanto miope sia la razionalità in questione.
Non sono sicuro di quanto ho appena detto, sono solo ipotesi, peraltro poco diverse da quelle di Boldrin, quasi solo una diversità di accenti. Però forse fanno un po’ di differenza nell’analisi politica: l’ostacolo alle riforme in Italia non sarebbe tanto la resistenza di un popolo che saprebbe riconoscere le minacce alle “elargizioni, favori, garanzie e prebende” di cui gode; sarebbe piuttosto la mediocrità intellettuale e morale di élite (PD, FI) cui non par vero di rinunciare alle necessarie riforme radicali con la scusa che la gente non le accetterebbe. Perfino la riforma Fornero, nonostante i mugugni, è stata sostanzialmente accettata, e credo che ben poca gente speri e pretenda che venga davvero cancellata.
Per questo, in attesa di quello che Michele sosterrà al riguardo, imputerei la mancanza di un'opposizione seriamente riformista più ai difetti delle classi dirigenti (media inclusi, e riconoscendo l'importanza dei quattro pilastri culturali identificati nella prima puntata) che a quelli del popolo, senza naturalmente negare questi ultimi. Ho l'impressione che la (cattiva) specificità italiana vada cercata, nella scala sociale, più sopra che sotto.