È proprio razzismo

/ Articolo / È proprio razzismo
  • Condividi

L'episodio di Quinto di Treviso, che m'aveva ispirato un piccolo apologo alcuni giorni fa, m'ha fatto riflettere e leggere in giro per comprendere la natura delle sempre pù numerose sollevazioni popolari contro gli "immigrati", in generale, ed i rifugiati raccolti dai barconi, in particolare. La mia conclusione, che mi piace sperare sia erronea, è che siamo di fronte al manifestarsi d'un razzismo tanto diffuso quanto inconcludente. Ma potenzialmente molto pericoloso, non tanto per i migranti ma per gli italiani.

I fatti di Quinto sono noti, come credo lo siano la mezza dozzina di episodi simili riportati dai media italiani durante le ultime settimane ed i molti altri che non hanno fatto notizia perché non "gravi abbastanza". La dinamica d'ognuno di essi è quasi sempre la stessa: mentre è impossibile verificare se le accuse di "mancanza di coordinazione" - rivolte dalle autorità locali, contrarie all'arrivo dei rifugiati, ai prefetti, che tali trasferimenti devono gestire, ed alle cooperative che ne amministrano poi la vita nel giorno dopo giorno - siano veritiere o meno, ciò che è invece certo è che con grande frequenza stiamo assistendo a veri e propri "pogrom" dei residenti che - appoggiati dagli amministratori locali e dai rappresentanti di Lega Nord, Fratelli d'Italia, Forza Nuova e CasaPound -  cercano di cacciare gli "intrusi". Il grosso della popolazione o approva oppure tace facendo finta di non vedere.

È perfettamente possibile che la conclusione (spero temporanea) a cui sono arrivato non sorprenda nessuno fra i lettori, però ha spiacevolmente sorpreso me che ho cercato di evitarla il più possibile. Ma i sintomi che puntano nella direzione di quella diagnosi sono troppi e troppo dominanti.

Il primo sintomo da rilevare è che la gestione dei circa 90mila rifugiati presenti oggi in Italia sembra essere considerata da tutti come un'emergenza irrisolvibile. I classici rimpalli di accuse da un lato all'altro avvengono in una specie di consenso nazionale secondo cui la questione rifugiati è sia drammatica che insostenibile. Chi si occupa del tema fa giustamente osservare che, in % alla popolazione, siamo uno degli ultimi in Europa e che tutti i paesi dell'Europa del Nord accolgono da tempo quantità sia assolute che relative molto maggiori di rifugiati. L'amministrazione pubblica italiana, si sa, è quanto di più inefficiente vi sia (per la precisione siamo secondi nel mondo: secondo il World Economic Forum quella venezuelana è l'unica peggiore) ma l'inefficienza pubblica, come spiegazione di perché in Italia la questione "migranti" sia diventata l'argomento di scontro politico di maggior rilevanza, non mi convince. Anche perché SE davvero il problema fosse l'inefficienza dell'apparato pubblico, la sua corruzione e la sua irresponsabilità, ALLORA i buoni cittadini italiani se la prenderebbero con quell'apparato e non darebbero fuoco ai beni dei rifugiati. 

Il secondo sintomo è che nel dibattito pubblico italiano i  "rifugiati" vengono quasi sempre confusi con gli "immigranti clandestini". Questo non è vero solo nelle più ipocrite fra le reazioni popolari - esempio tipico: "non ho nulla contro chi viene qui a lavorare ma questi sono clandestini, violano la legge e quindi vanno cacciati" - ma anche sui media e nel dibattito politico. I rifugiati di cui si discute possono essere tante cose ma "clandestini" non sono di certo: all'arrivo vengono schedati e sono poi sottoposti ad un controllo piuttosto stretto che implica, fra le altre cose, l'espulsione alla prima irregolarità. La condizione di "rifugiato" è altra da quella del clandestino, ma questo in Italia sembra non passare. Non solo: la loro permanenza in Italia è tipicamente breve ed i 35 euro giornalieri di "costo" d'ognuno di loro sono finanziati, in gran parte, da UN ed UE (si veda per esempio qui www.huffingtonpost.it/2014/04/22/immigrazione-europa_n_5191540.html). Di nuovo: che la responsabilità di spiegare tutto questo sia dello stato e che questo faccia un pessimo lavoro è fuor di dubbio ma che, guarda caso, sia il "rifugiato", tipicamente africano o d'una qualche stirpe araba, ad attirare gli strali della popolazione è un indicatore rilevante.

Il terzo sintomo è che l'Italia è paese di recente immigrazione, che il tasso di irregolarità è particolarmente alto [ho trovato stime d'ogni tipo cercando in rete, nessuna delle quali mi ha convinto di più di quelle presentate alle nostre recenti giornate a EUI, alle quali quindi rimando] e che la qualità della nostra immigrazione è particolarmente bassa, specialmente se la si confronta con quella dei paesi del Nord Europa (lasciamo stare gli USA, che sono un altro mondo) in cui il fenomeno migratorio è più antico. Tutto questo, senza dubbio alcuno, provoca tensioni sociali, fastidi, paure e confusioni d'ogni tipo. L'emigrante, ovunque, delinque più della media dei residenti (non a causa della sua etnia o nazionalita' ma per ragioni che hanno a che fare con le sue caratteristiche demografiche e socioeconomiche) e, in un paese in cui il sistema di polizia e giudiziario è d'una inefficienza mostruosa, questo si nota. Insomma, un paese in crisi strutturale ed in calo demografico rapido come l'Italia, che da secoli esportava persone, è il meno adatto ad accoglierne di nuove e, soprattutto, di tanto diverse. Ma, di nuovo, che questa "paura del foresto" non abbia prodotto, in più d'un decennio, alcuna politica organica dell'immigrazione ma solo esacerbate polemiche ed atti di violenza contro la componente più debole del flusso migratorio deve far riflettere. Come nel punto precedente la domanda diventa: perché l'opinione pubblica, l'elettorato, i media e le organizzazioni politiche italiane sembrano incapaci di far altro che o ben predicare l'insulso "accoglierli è nostro dovere" o ben gridare l'ancor più insulso "cacciarli è nostro diritto"?

Il quarto sintomo, quello che forse m'ha personalmente più colpito, è stato il sentirmi ripetere da ogni lato il seguente argomento: "Mi oppongo all'arrivo del rifugiato perché ospitarli fra di noi riduce il valore di mercato degli immobili e delle strutture che li accolgono. Ospitandoli in strutture residenziali normali si causa un danno economico agli altri residenti. Perché poi ospitarli sempre nelle zone meno abbienti, perché non si accolgono i rifugiati negli appartamenti o nelle ville di lusso?". L'ultima parte di questo ragionamento è sia quello populisticamente più efficace che quello più idiota. Perché, ovviamente, se si decidesse d'accogliere i rifugiati in appartamenti di lusso il loro costo per la collettività si moltiplicherebbe sostanzialmente. L'altro punto, quello della "riduzione del valore dell'immobile", è sia ipocrita (quanti di costoro riterrebbero legittimo che i loro vicini li avessero filtrati in base alla loro condizione socio-economica, al lato dell'affitto o acquisto?) che rivelatore. Perché, quando accompagnato dal grido di Zaia "vogliono africanizzare il Veneto", mi ricorda esattamente la ragione per cui la classe media bianca USA fuggì dalle città e si rifugiò nei "suburbs" utilizzando "zoning" (piano regolatore) a tutto spiano come strumento di discriminazione razziale a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Il motivo era lo stesso, la logica la stessa ed il colore della pelle di quelli che riducevano il valore di mercato dell'immobile lo stesso. Tutto un caso? Forse, ma dopo un numero oramai eccessivo di letture e discussioni mi sono convinto che non sia per nulla un caso. 

Del tutto simile al precedente ma più esplicito è l'argomento secondo cui "siccome sono quasi tutti neri, musulmani o non cristiani, e provengono da società primitive sono sia scarsamente utili che scarsamente integrabili". Ne abbiamo avuto esempi anche in alcuni commenti al mio precedente articolo su Schäuble a Quinto e credo vi sia poco da discutere. Questo argomento è un sintomo esplicito: appartengono a società inferiori quindi non vanno accolti, ci fanno danno, ci corrompono, ci portano nulla di utile. Non credo valga la pena di spiegare che, per esempio, la migrazione dall'hinterland siciliano alla costa est degli USA d'un secolo e passa fa era, in termini relativi, della stessa "pessima qualità" e che, nonostante questo, ha avuto ampio successo. Il mio punto, qui, non è convincere il razzista ma semplicemente notare che, oggi, l'atmosfera in Italia è tale che affermazioni del genere sono diventate possibili in pubblico e vengono fatte frequentemente.

L'ulteriore sintomo, il sesto ed ultimo in questa lista selezionata, è l'uso politico del fenomeno. Non sono così ingenuo da pensare che, di fronte ad un fenomeno che per una ragione o l'altra preoccupa la popolazione, il "politico" debba evitare di utilizzarlo a fini elettorali. Andare a caccia di voti rimestando nel torbido è, nella maggioranza dei casi, ciò che il politico di professione sa fare e fa. Ciò che mi colpisce sono i toni e le forme di tale rimescolare nel torbido: la classe politica italiana ha prodotto solo due reazioni, entrambe mirate ad alimentare lo scontro razziale. Questo è, platealmente, l'obiettivo di praticamente tutta la "destra ufficiale" italiana la quale non tenta nemmeno di proporre una gestione alternativa dei rifugiati e del fenomeno migratorio in generale ma incita, semplicemente e platealmente, al respingimento, alla cacciata, al pogrom. Da Salvini alla Meloni sono tutti, ovviamente, consapevoli che non è certo con i pogrom stile Quinto o Casale San Nicola che si potrà mai gestire quanto avviene, né arrestare il flusso migratorio verso l'Italia e l'Europa. Ma, nella misura in cui governare il fenomeno non è loro obiettivo, è logico che lo si utilizzi per alimentare la guerra razziale nella speranza, folle, che questa porti voti più rapidamente di quanto possa portare, in un futuro non troppo lontano, a forme di scontro sociale sempre più esasperato. Tutto questo è palese e non fa altro che confermare, appunto, che la destra italiana, consapevole del profondo razzismo che serpeggia nella popolazione, ha pensato bene di trasformarlo nel proprio cavallo di battaglia elettorale invece che contrastarlo proponendo una gestione alternativa a quella della sinistra del fenomeno migratorio.

Ma un sintomo ulteriore, più occulto, è a mio avviso la posizione "buonista" da un lato, ed "affarista" dall'altro, che ispira la sinistra italiana. La quale sembra coltivare il sogno folle di un'Italia che accoglie senza filtrare, senza prevenire, senza programmare, senza selezionare ed indirizzare al mercato del lavoro, le masse di migranti in arrivo. I quali poi verranno "gestiti" da un universo sempre crescente di "cooperative sociali buone" finanziate con non si sa quali risorse. Si chiederà il lettore che cosa ci sia, in tutto questo, di razzista. Potrei dare una risposta lunga, a metà fra la filosofia e la psicologia-sociale, ma credo che finirei per aggrovigliarmi nei miei stessi pensieri. Cercherò quindi di dare una risposta in due parti, una banalmente politica e l'altra personale.

Quella banalmente politica è che questa sinistra italiana pensa di poter utilizzare le masse degli immigrati come nuovo "esercito proletario di riserva", da un lato, e come fonte di dominio socio-politico dall'altro. A quest'ultimo scopo lavora la rete sempre più vasta e, come abbiamo visto, parzialmente corrotta, di cooperative sociali che oramai sono parte integrante del sistema politico ed amministrativo italiano. Un mostro statalista che porta voti e soldi allargando a dismisura il controllo della politica sulla vita economica e sociale del paese. Altro che terzo settore, questa è una IRI costruita a forma di ragnatela che avvolge l'intero paese ed ha il compito di gestire, garantendone la fedeltà ideologica, i "poveri immigrati". I quali tali devono rimanere, poveri immigrati, perché quello il loro destino: come facciamo a guidare le masse impoverite se non vi sono masse impoverite da guidare? Ben vengano quindi i "neri" che rimangono tali e guai ad elaborare una politica che trasformi gli immigrati in "bianchi" capaci di badare a se stessi senza il supporto dello stato paternalista. 

Quella personale è che, siccome so di essere istintivamente razzista anch'io (come ho cercato di spiegare nella mia immaginaria conversazione con Schäuble) ed ho dedicato una certa quantità di tempo a riconoscerlo ed a gestirlo, sento il razzismo altrui dall'odore. Ed il buonismo generalizzato della sinistra italiana mi puzza di "denegazione" del proprio razzismo istintivo tanto quanto l'ipocrita appellarsi a legge&ordine ed alla difesa dell'italianità minacciata permette a quello stesso istinto razzista di sfogarsi più apertamente in una pseudo-razionalizzazione patriottica. 

Le conseguenze di questa doppia ipocrisia razzista non son certo di poterle comprendere, men che meno elencarle qui. Ma, di nuovo a naso, non credo saranno molto positive e la prospettiva di uno scontro politico molto aspro, incentrato sulla questione razziale, non mi sembra più tanto remota quanto mi sembrava tre anni orsono quando, in questi giorni, lanciavamo il manifesto per fermare il declino. Che non s'è fermato proprio per nulla, anzi ha accelerato. 

Indietro

Commenti

Ci sono 71 commenti

Mi permetta di ri-farle di nuovo la stessa obiezione che le facevo nell'apologo.
E se mi vuole bannare mi banni, così la moglie smette di arrabbiarsi perché perdo tempo a discutere su nFA, invece di fare altre cose.
Era questa:
Continuando a negare anche solo l'esistenza di un problema culturale connesso all'immigrazione si fa il gioco dei razzisti.
Ogni volta che affronta questo tema, Lei evita di parlarne.
Magari vi accenna (per esempio qui parla di bassa qualità media dell'immigrazione) ma poi scivola via e passa oltre, concentrandosi solo sulle invettive contro i razzisti.
Sterili, queste: me lo faccia dire.

Ma anche ammettendo l'esistenza di un problema culturale, questo cosa risolve?

Volendo possiamo ammettere anche l'esistenza di "problemi" culturali (leggasi differenze) tra Livigno e Lampedusa ... ma con questo? Siamo uniti nella stessa nazione da piu' di 150 anni, vediamo la stessa TV e molti hanno fatto la stessa naja. E allora? Il problema è stato risolto? Le differenze ci sono e come tali restano a lungo. C'è una sostanziale resistenza umana che rende lenti i cambiamenti etico-culturali, che pur ci sono con i secoli. Noi siamo piu' quelli che buttavano via i bambini malformati dalla classica rupe in cui si buttava di tutto. Ogni popolo ha il suo percorso ed è proprio con la fusione e l'incontro che si ha la possibilità di incrementare il ritmo di cambiamento. Ma sono cose che richiedono generazioni, ... un orizzonte temporale molto piu' lungo della classica legislatura a cui guardano i politici.

Se leggi (scusa uso il 'tu' a cui sono abituato su internet) il precendete articolo di Boldrin è estremamente chiaro che riconosce un problema culturale (anche con parole piuttosto forti).

I problemi culturali esistono, anche se sono più complessi e meritano analisi più raffinate di quelle proposte dalla Lega. Senza abusare del tempo altrui ti dico l'idea che mi sono fatto: l'impatto negativo dell'immigrazione di un certo individuo/gruppo di individui può dipendere sia dalla differenza culturale, che dalle circostanze socio-economiche legate all'immigrazione stessa. Se la Svezia domani fosse soggetta a un cataclisma naturale che costringesse i suoi pazienti all'emigrazione, i profughi svedesi destituiti di tutto (nonostante la partecipazione alla cultura occidentale, l'elevato senso civico ecc.) probabilmente avrebbero un tasso di criminalità aumentato (a causa della disoccupazione e dell'emarginazione), produrrebbero un racket di protezione (per le difficoltà a interagire con le istituzioni del paese accogliente) che potrebbe trasformarsi in associazione mafiosa ecc. ecc.; all'estremo opposto ci sono anglo-pakistani di terza generazione, professionisti o piccoil imprenditori agiati, che abbracciano l'estremismo religioso e in alcuni casi anche il terrorismo.

Queste sono tutte considerazioni che meritano dibattito e studio. Ma se Boldrin e tanti con lui si concentrano 'sulle invettive contro i razzisti' è che le argomentazioni di leghisti e soci sono assolutamente inutili per approfondire le tematiche, e viziate dal più becero populismo nel proporre delle soluzioni, quando non totalmente mendaci.

L'immigrazione è un dato di fatto, che nessuno stato è riuscito a eliminare*, e l'accoglienza ai richiedenti asilo rappresenta un piccolo sottoinsieme del fenomeno immigrazione. I politici che berciano al riguardo si limitano ad ottenere facile seguito politico senza avere l'onere di nessuna iniziativa conseguente, e fin qui chi se ne frega a un certo punto; il problema è quando cominciano le race riots.

* per chi voglia tirare fuori l'Australia invito a informarsi sul prezzo che quello stato paga per ogni individuo di cui si evita l'immigrazione, a chiedersi se qualcosa del genere sarebbe applicabile in Italia, e infine ricordarsi che stiamo parlando di un paese in cui il 25% degli abitanti è nato all'estero.

Prof, appoggio con convinzione l'operazione di verità che lei sta a più riprese costruendo su quelli che devono essere considerati - come correttamente e coraggiosamente ha scritto - dei pogrom a tutti gli effetti. Di primo acchito mi viene da pensare che uno degli elementi che contribuisce alla stabilizzazione e alla maturazione delle democrazie moderne sia la cultura del politically correct. In Italia si è diffusa da tempo l'abitudine a disprezzare la comunicazione politically correct accusandola di rendere il dibattio politico ipocrita e melenso. Il politically correct porta con sé necessariamente una certa dose di ipocrisia puritana e ha dato luogo a certi eccessi sicuramente grotteschi. Cionondimeno nel complesso esso contribuisce moltissimo ad evitare al sistema politico quelle oscillazioni e quelle tensioni violente che l'estremismo linguistico e le posizioni populiste provocano. Mi viene quindi da pensare che una risposta eminentemente politica e di sistema al tpo di degenerazione che lei individua possa essere una ferma e tenace campagna per una caratterizzazione del dibattito pubblico italiano nel senso di una maggiore ed esplicita politically correctness.

 

 

Perché, ovviamente, se si decidesse d'accogliere i rifugiati in appartamenti di lusso il loro costo per la collettività si moltiplicherebbe sostanzialmente.

 

non solo,  aggiungerebbero "a loro il lusso e noi  fatichiamo ad arrivare a fine mese."

non capisco la meraviglia. come veicolava il suo messaggio LN? eppure non le ha mai impedito di prendere vagonate di voti

Caro Michele - ho appena comprato casa investendo tutti i risparmi. Se il comune scegliesse di ospitare tutti i 101 rifugiati assegnati alla mia citta' dall'autorita' competente nella palazzina di fianco sarei molto arrabbiato. Un sintomo di razzismo secondo te. Eppure il tuo pezzo non mi sembra per nulla onesto sul punto.

 

Primo, affitto o acquisto da parte di famiglie in condizioni socio economiche disagiate e' cosa (ben) diversa dalla ristrutturazione e concessione in comodato d'uso di immobili comunali. Inoltre, la creazione di immobili/quartieri ghetto e' una politica fallimentare già (ahimè) ben sperimentata in passato. Da un punto di vista urbanistico e' un errore madornale. Secondo, chi chiede di ospitarli anche nei quartieri "bene" non pensa a ville con piscina. Pensa a vecchie scuole, palestre o uffici dismessi in (La zecca ai Parioli?) che possano essere ristrutturati ed accogliere rifugiati. Che cosa c'e' di "idiota" nel chiedere di distribuire i rifugiati sul territorio comunale? Non pensi che amalgamare rifugiati e "locali" possa essere una politica di integrazione più efficace? Un win-win come lo chiamano dalle vostre parti?

 

No? Beh allora e' proprio razzismo il mio.

1) saresti arrabbiato anche se vicino alla casa che hai acquistato costruissero un impianto per lo smaltimento dei rifiuti. Chiamasi NIMBY e nessuno dice che è irrazionale opporsi a qualcosa che riduce il valore di una tua proprietà, ma che il tuo interesse non è l'unico fattore da considerare

2) La decisione del prefetto è discutibile quanto vuoi. Ma nel momento in cui questa decisione (prima che qualsiasi conseguenza possa essere valutata realisticamente) induce non una protesta pacifica, ma un'iniziativa caratterizzata da reati (distruzione di proprietà e intimidazioni), il focus si sposta dal tuo omologo proprietario di casa trevigiano al problema della xenofobia. Se credi di essere tacciato di razzismo nel fare obiezioni ragionevoli e pacate, la colpa è di FN e della Lega, non di Boldrin

3) non conosco i dettagli del caso di Treviso ma, per motivi personali, sono bene informato sulla situazione dei richiedenti asilo nella mia città (Trieste). Quando parli di 'quartieri ghetto' devi fare presente che i richiedenti asilo non sono residenti a lungo termine, ma seguono un iter che va da sistemazioni di fortuna (all'arrivo in Italia), a strutture sempre meno provvisorie (mentre e se le loro pratiche vanno avanti; se la richiesta è rifiutata invece in teoria vengono reimpatriati. Oppure diventano immigrati clandestini, ma a quel punto non rimarranno certo negli appartamenti assegnati).

4) "chi chiede di ospitarli anche nei quartieri "bene" non pensa a ville con piscina. Pensa a vecchie scuole, palestre o uffici dismessi": ragionevolissimo, ad esempio a Trieste (dove gli immigrati vengono dalla 'rotta balcanica' e sono prevalentemente afghani e pakistani) ci sono strutture accoglienti (alberghi, dormitori) anche in centro città e in zone residenziali eleganti. Ora io non so come funzioni a Treviso, ma se veramente nessun profugo è stato messo nei quartieri bene, sarà mica perchè stiamo parlando della patria di Gentilini?

Michele, vorrei approfondire questo punto:

 

Il terzo sintomo è che l'Italia è paese di recente immigrazione, che il tasso di irregolarità è particolarmente alto [ho trovato stime d'ogni tipo cercando in rete, nessuna delle quali mi ha convinto di più di quelle presentate alle nostre recenti giornate a EUI, alle quali quindi rimando]

 

Ho cercato le stime cui ti riferisci sia nelle slide di Fasani che in quelle di Giulio Zanella, le uniche disponibili nella pagina in tema d'immigrazione. L'unico link che ho trovato è nelle prime in cui leggo "Per definizione gli immigrati regolari sfuggono alle statistiche, ma possiamo stimare quanti sono", senza però aggiungere ulteriori cifre né riferimenti.

Siccome me ne sto occupando anch'io in questi giorni, ho fatto un po' di ricerche e in effetti le stime, a occhio, non convincono troppo neppure me. Comunque: secondo questi dati della Fondazione ISMU dal 2008 in poi c'è stato un calo degli irregolari da 650k a 300k.

Anche i dati ISTAT, secondo cui l'immigrazione regolare è diminuita in maniera significativa nello stesso periodo, descrivono un fenomeno simile.

Naturalmente l'immigrazione irregolare non è la cosa più facile del mondo da stimare, per cui aiuterebbe molto avere altre fonti (magari quello su cui si è basato Fasani) per farsi un'idea più accurata.

Per il momento, comunque, tutti i dati relativi all'immigrazione – in qualsiasi forma: regolare, irregolare e richieste di asilo – mi sembrano puntare nella stessa direzione, e cioè che non esiste un problema specifico italiano, né nessuna invasione come cianciano i leghisti.

Edit: preciso: "un problema specifico" nel senso di un numero esagerato di arrivi. Che poi la burocrazia italiana renda complicato gestire numeri anche piccoli, beh, su quello non ho dubbi. Ma non ha nulla a che fare con il fenomeno di per sé, no?

Edit2: giusto per fare l'avvocato del diavolo e auto-confutarmi: l'unico modo in cui si potrebbe – in maniera vagamente ragionevole – parlare di invasione sarebbe per gli sbarchi, che nel 2014-2015 hanno raggiunto un livello mai visto prima. Com'è noto, però, molte di queste persone non hanno la minima voglia di restare in Italia (come dargli torto) e infatti le richieste di asilo da noi non sono così elevate. Come sottolinea anche Frontex, d'altra parte, gli sbarchi sono solo parte più visibile dell'immigrazione irregolare, ma in realtà la fetta più grande passa dagli aeroporti internazionali.

Le impressioni che hai tu, Davide, sono le stesse che ho io quando guardo i dati. Gli immigranti ci sono, fra di essi ovviamente ve ne sono parecchi di irregolari e vi sono anche i rifugiati. Ma, appunto, tutti e tre i gruppi sono, quantitativamente, una % minore della popolazione italiana di quanto essi non siano in molti altri paesi europei. 

Questo fatto sembra acquisito da un pezzo, nel senso che non è così da oggi ma da quando l'immigrazione in Italia è diventata visibile.

Eppure è vero che le strade delle città italiane danno spesso l'impressione di un'invasione di "irregolari", è vero (meglio, sembra vero perché come la stampa italiana oramai scelga di pubblicare o meno notizie) che la microcriminalità dovuta ad immigrati sembra maggiore in Italia che altrove, e cosi' via. 

Alla fine a me sembra che siamo alle solite: da un lato apparati dello stato completamente incapaci (o nolenti) di fare il proprio dovere con un minimo di efficienza e dall'altro una classe politica che ha deciso scientemente di usare il fenomeno migratorio per ricavarne vantaggi elettorali. Non vedo altra spiegazione coerente con quanto ci e' dato osservare.

Ma la scelta di usare l'immigrazione come clava per arrivare al potere non pagherebbe, ed invece sembra stia pagando, se non vi fosse una grande % della popolazione disposta ad ascoltare quel tipo di argomenti e desiderosa d'ottenere una giustificazione "politica" al proprio, forse persino poco consapevole ma non per questo meno profondo, razzismo.

E' per questo che la vedo brutta, molto brutta, nei mesi ed anni a venire. Perche' l'immigrazione non e' certo li' pronta a sparire, il calo demografico italiano continuera', questo stato e' tutt'altro che in via di riforma e chi ha deciso d'usare il razzismo come clava ha tutta l'intenzione di farlo e di aumentare il piu' possibile il livello dello scontro. No, non finira' bene. Se tre o quattro anni fa pensavo che, pur con difficolta', il declino potesse essere arrestato prima di trasformasi in crollo ora comincio sempre di piu' a dubitarlo. Non ne vedo la volonta', ne' nelle elite politiche ne' nell'elettorato. 

Davide Mancino:

 

Per il momento, comunque, tutti i dati relativi all'immigrazione – in qualsiasi forma: regolare, irregolare e richieste di asilo – mi sembrano puntare nella stessa direzione, e cioè che non esiste un problema specifico italiano, né nessuna invasione come cianciano i leghisti.

 

Contesto questa affermazione, per la quale non vengono forniti dati a supporto, almeno in questo commento.

Ci sono vari numeri per i quali si puo' confrontare l'Italia con altri Paesi comparabili in Europa (Spagna, Germania, Francia, Inghilterra): immigrazione netta per 1000 abitanti all'anno, numero totale di residenti nati all'estero, numero di domande di protezione o asilo, numero totale di domande accettate finora.
Sul numero piu' inclusivo degli immigrati, i flussi annuali in rapporto alla popolazione, l'Italia e' ai vertici mondiali assieme alla Spagna, e nel periodo 2002-2011 l'Italia ha accolto come immigrazione netta 3 volte a spanne i flussi accolti in Germania, Francia e Inghilterra, in rapporto alla popolazione. I dati Eurostat sono illustrati qui: immigrazione-e-crescita-economica-in-italia-spagna-germania-francia-ed-inghilterra.
Sul totale dei residenti nati all'estero rispetto alla popolazione residente, l'Italia ha solo un poco meno, diciamo ha l'80-90% rispetto a Germania, Francia, Spagna, UK. Ma i flussi invece sono stati 3 volte tanto nei 10 anni passati.
Le domande di asilo e protezione, e il totale delle domande accolte invece sono molto inferiori, non ricordo a memoria i numeri ma azzarderei 3-10 volte inferiori, in rapporto alla popolazione, rispetto ai Paesi civili nord-europei, perche' l'Italia offre ai profughi e perseguitati riconosciuti il trattamento di gran lunga piu' scadente.
Ci sono quindi due o tre specifici problemi italiani, secondo me piu' gravi anche rispetto alla Spagna:

1) i flussi di ingresso sono ai vertici mondiali da oltre 10 anni, ad un livello 3 volte Francia, Germania e UK;

2) l'Italia ha una percentuale comparabile di nati all'estero ma, a causa di (1) questi sono di molto piu' recente arrivo, in media, quindi meno integrati e piu' irregolari;

3) rispetto alla Spagna, che dal 1990 al 2007 ha avuto una crescita economica poderosa, l'Italia ha avuto una progressione economica comatosa, poi diventata disastrosa con la crisi, col risultato che vi sono piu' immigrati che vivono di espedienti e ai margini della legalita', anche per le caratteristiche di illegalita' diffusa all'italiana e l'inefficienza dell'ordine pubblico e della magistratura.
Se non si tiene conto di questi fatti quantitativi e delle loro implicazioni che ho cercato di riassumere, non si puo' capire perche' ci puo' essere intolleranza nei riguardi dell'immigrazione. Anzi si rischia proprio di alimentare l'intolleranza contro certi politici e intellettuali di chi magari confronta l'andazzo italiano con la situazione dei Paesi civili dove va in vacanza, e poi si sente dire che in Italia non c'e' problema anzi abbiamo meno immigrati che altrove in tutti i sensi. 

Sinceramente non mi sembra che la "destra" italiana si comporti in maniera tanto differente dalla "destra" degli altri paesi europei dove ho vissuto (Paesi Bassi, Francia), anzi mi sembra che Salvini stia tendando (con abbastanza successo) di riproporre in Italia il modello PVV e FN (partiti che hanno conosciuto formidabili successi elettorali) .

Nel senso che e' vero per gli esempi che menzioni, ma ve ne sono di diversi. Il comportamento di Merkel e della (maggioranza della) destra tedesca mi sembra invece ben diverso. Idem per i conservatori inglesi e molti altri. 

Non v'e' dubbio alcuno che venga soprattutto "da destra" la reazione xenofoba, e' quasi inevitabile se fai mente locale ad alcuni dei fondamenti ideologici della medesima, specialmente in Europa (ma, ed e' bene ammetterlo, anche la destra USA ha subito una mutazione antropologica da Reagan in poi e le tendenze xenofobo-razziste abbondano).

Ma il punto su cui vale la pena riflettere e' appunto questo: perche' dovremmo accettare l'idea secondo cui la liberta' di movimento degli individui e la fine della discriminazione razziale devono essere valori esclusivi di chi persegue l'espansione sempre maggiore del potere statale e politico?

non leggevo NfA da tanto e per caso la scorsa settimana ho letto l'apologo, ed oggi questo pezzo di Michele con il quale mi trovo d'accordo al 100%

Con pazienza, tante volte ho cercato di spiegare a diverse persone perche' i loro atteggiamenti fossero razzisti. Spesso l'argomento contro cui perdo fiato ed energie e' quello che mette assieme (in)sicurezza ed immigrazione (spiegare che il 'problema' non e' l'etnia ma le caratteristiche socio-demografiche e il sistema di incentivi a chi non vuol capire e' difficile...).

@Emilio, si puo' discutere infinitamente tra persone civili su quale sia l'allocazione ottimale dei rifugiati. Ma Michele coglie nel segno, l'argomento diffuso oggi ricorda il vecchio Chirac e il suo 'Le bruit et l'odeur'

quand'e' che ritorni sulla scena scrivendo qualcosa di saggio? Abbraccio. 

Io mi sento come Michele, confesso che ho una vena latente di "razzismo" nelle vene, il mio sentimento è però diretto verso i Rom, che nella mia zona costituiscono un autentico problema di microcriminalità (per la macro abbiamo la Camorra e la corruzione politica...), ma tralascio i fatti personali per concentrarmi sulla parte "politica".
Io su una cosa non concordo con Michele, e riaccendo la questione, che a spegnerla siamo sempre in tempo, il razzismo strisciante in ognuno di noi è alimentato da alcuni politici, o i politici stanno seguendo gli istinti presenti in ognuno di noi e sfociati nella "rivolta" di Treviso ?
Io ho l'idea che Salvini, Meloni & Co. si siano messi a rimorchio dell'idea del FN francese (dopo aver flirtato con gli indipendentisti scozzesi per la "secessione", do you remember  ?) di "destra nazionale", copiandone tutti, ma proprio tutti gli atteggiamenti, solo dopo aver visto la marea montante di rabbia popolare (vabbè, colpiti dalla crisi, etc.,etc.), rabbia che prima era diretta verso Roma ladrona, per poi andare verso "il negher", ma in maniera autonoma, non indirizzata.
Adesso è inidirizzata e organizzata ed è diventata più palese, e l'operazione politica di Salvini è evidente: appropriarsi della destra storica tipo MSI, ma "modernizzata" e cambiare la questione da settentrionale a "nazionale" per aumentare il consenso della Lega Nord.
Da lì in poi tutto quel che dice e fa Salvini è un clichè del FN francese: razzismo, No Euro, prima gli italiani (qualunque cosa voglia dire), perfino aumento delle pensioni (18 milioni di voti in libera uscita...), tutto fa brodo per salire.
Se domattina la pancia degli italiani dovesse dire "olio di ricino ai comunisti" Salvini andrebbe in TV a dire che occorre l'olio di ricino, ma non lo proporrà mai di sua volontà.
Questo per dire che anche in politica mancano i leader che indichino una strada, ci sono solo quelli che seguono sentieri già tracciati da altri, e il razzismo (beh, io lo chiamerei diffidenza verso gli altri, quelli "di fuori"), ci piaccia o no, un pò ce l'abbiamo dentro.

Non poso che esprimere il mio più profondo dissenso rispetto all'impostazione dell'articolo. La realtà è che la gestione delle politiche sull'immigrazione (in generale), come peraltro viene candidamente riconosciuto, è gravemente deficitaria (o meglio fallimentare) e la cosa crea parecchi problemi di ordine pubblico e di sicurezza (ai cittadini che poi vengono "allegramente" abbandonati dalle istituzioni al loro triste destino). Accettare (di correre il concreto rischio) che tali problemi si presentino, mentre si fa la guerra al burocrate di turno (inamovibile per definizione) è semplicemente folle: la gente reagisce come può (magari eccedendo, anzi sicuramente eccedento, ma l'esasperazione porta anche a quello)! Razzismo? Per quanto mi riguarda, assolutamente no! Esasperazione, al limite.

Dividere il mondo tra una destra razzista e xenofoba e una sinistra "buonista" e "affarona" è, a mio modesto avviso, il classico atteggiamento del politico a caccia di un voto moderato. Triste!

Rimanendo in tema di di integrazione e di immigrazione (anzi, di migrazione, perché, come diceva il principe di Salina, cambiamo i nomi perché...) la vedo nera per un semplice motivo: l' integrazione può avvenire efficacemente se (sicuramente necessario, forse pure sufficiente) si condividono regole rispettabili, rispettate e fatte rispettare; se tu rispetti le norme siamo d' accordo e chi se ne frega se sei giallo, negro o blu, se non le rispetti puoi essere anche il re di Norvegia, sei uno zozzo. E su questo fronte noi italiani siamo molto carenti (premio eufemismo d' oro 2015): abbiamo un' allergia rabbiosa, manco serenamente teppistica, alle norme, che manco col cortisone, e ad ogni livello ed in ogni settore. La nostra rabbia latente la possiamo sfogare solo con chi è patentemente diverso da noi. A questo si aggiunga che, quando delinquono, gli immigrati sono più appariscenti: se il mio treno di pendolare si ferma perché zingari hanno rubato il rame, se c' è una rapina/stupro/omicidio, sono (sembrano, o sono trattati) in genere in modo più appariscente, ma io sarei contento se i servizi segreti/la mafia avessero ucciso in proporzione quanto gli immigrati o se l' INPS si fosse limitata a rubarmi il rame del mio treno: ma chi lo nota ? Il simbolico, come le norme, non ci compete: avete presente i risultati dei nostri test PISA quanto a matematica ? Appunto.

Direi (nessun typo).

Azzollinianamente. Impossibile affrontare alcun percorso reale di palingenesi sinaptica senza (i) approccio bottom-up (viva Maxwell e Galilei e ii) codice binario (v/f).

Posto che 1) chiunque venga, si rimette in sesto e parte verso lidi piu' felici (ovvero, il resto del Pianeta non appartenente al cosiddetto Terzo Mondo, dove non si paghi piu' del 70% di tasse sui commercial profits e ci siano premier con fattori mafiosi (chissa' come mai...qualche inferenza statistica sui rischi contro cui fare hedging?) ii) sono illazioni e congetture ispirate da false dissonanze cognitive.

Credo bisognerebbe chiedere a Google translate di introdurre il criminalese, come nuova lingua gergale Italiana, visto il livello di illegalita' e le cinque o sei mafie che imperano.

E' l'ITALIA il Terzo Mondo, e non viceversa. Al netto dei circa venti milioni di pensionati, e delle cinque o sei mafie, cosa rimane?

Ho amici con la doppia cittadinanza...no taxation without representation, no? Spiace per l'enfasi (sublimazione parziale della rabbia per la crassa ignoranza di un popolo di ignoranti..ICT? ma cosa sono gli algoritmi??) Chiedere al.. prof. latitante Messina Denaro...

Siamo Maxwelliani anche nei Post, pls. E' l'Italia, il Terzo Mondo---

Solo un commento sul problema della qualità dell'immigrazione in Italia. 

La bassa qualità non mi sembra che dipenda dal caso, dalla posizione geografica o da qualunque altra causa esogena. Mi sembra uno dei pochi casi in cui il sentimento della popolazione ha trovato perfetta sponda nelle scelte politiche. Noi vogliamo gli stranieri per fare i lavori che non vogliamo fare (trito luogo comune, lo so) e non vogliamo che gli stranieri facciano lavori a cui potrebbero ambire i nostri figli. In questo siamo perfettamente supportati dal potere politico con la totale mancanza di leggi antidiscriminatorie efficaci nel mondo del lavoro (etnia, sesso, età), con il ridicolo requisito della nazionalità per essere assunti nel settore pubblico e con tanto altro. 

L'Inghilterra, al contrario incoraggia attivamente l'immigrazione di qualità mentre è (fin troppo) protettiva verso la fascia più bassa dell'occupazione indigena (fascia da noi inesistente, almeno prima dell'attuale recessione) . 

In Inghilterra è facilissimo per chiunque avere un visto per motivi di studio, ma dopo il conseguimento di un titolo di laurea, anche un semplice BA, si ha un anno di tempo per trovare un lavoro che renda almeno 40.000 sterline annue, altrimenti si torna a casa. 

Non oso pensare quanti euro siano al cambio attuale, ma temo che se usassimo lo stesso metro in Italia ci sarebbero solo stranieri che potrebbero trattare da morti di fame il 95% degli italiani. 

Però in Inghilterra ci sono leggi antidiscriminazione (etnia, sesso, età, ecc.) e vengono fatte rispettare. 

Grazie per il contributo e per le osservazioni su UK. Mi sembrano ragionevoli.

Dove comunque crescono le tensioni anti-immigranti, evidentemente la "protezione" per la porzione più debole della forza lavoro non funziona più come una volta. 

qui un po' di numeri e poi altri spunti interessanti su schengen euro brexit. 

aggiungo al quadro il deteriorarsi della situazione in libia.